RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 324 - Testo della trasmissione di domenica 20 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La missione della Chiesa è annunciare Cristo in ogni tempo, perché tutti gli uomini realizzino la loro vocazione di figli di Dio. Lo ha detto all’Angelus Benedetto XVI, che ha pregato per la vita contemplativa e per le vittime della strada

 

Il pensiero del Papa all’Angelus per i 13 martiri messicani che oggi pomeriggio, a Guadalajara, saranno beatificati, vittime della persecuzione religiosa: ce ne parla padre Francisco Ramirez

 

L’impegno del Papa per l’unità dei cristiani ribadito in un messaggio di congratulazioni al Patriarca ecumenico ortodosso, Bartolomeo I, insignito di una laurea honoris causa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Giornata mondiale dell’infanzia: l’UNICEF impegnata a strappare da anonimato e miseria milioni di bambini. Il Parlamento italiano premia lo scoutismo internazionale: con noi, Antonio Scalvi

 

Dopo la pace, nella Repubblica democratica del Congo si muore ancora: allarmante la situazione sanitaria, secondo Medici senza frontiere: intervista con Gianfranco De Maio

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio dei vescovi boliviani, in vista delle elezioni nel Paese, in programma a dicembre

 

“Il debito dei Paesi poveri è una forma insopportabile di usura”: questa la denuncia del cardinale Tarcisio Bertone durante un Convegno promosso dalla Commissione diocesana Giustizia e Pace

 

Accordo tra Chiesa cattolica ed Opera svizzera di mutua assistenza operaia per migliorare l’istruzione in Burkina Faso

 

Garantire istruzione e accesso ai pubblici uffici. Queste le conclusioni del Seminario organizzato a Bangalore, nel sud dell’India, dalla “Dalit Christian Federation”

 

“Mysterium, l’Eucaristia nei capolavori dell’arte europea”: è il titolo di una mostra prestigiosa che si aprirà il prossimo 24 novembre a Bruxelles

 

Per la prima volta dopo 57 anni, i greco-cattolici di Oradea, in Romania, celebrano la Messa nella loro cattedrale, restituita dagli ortodossi, ai quali era stata assegnata dal comunismo nel 1948

 

24 ORE NEL MONDO:

Estendere i diritti umani in Cina e garantire maggiore libertà religiosa: questo l’imperativo del presidente Bush in visita nel Paese asiatico.

 

In Iraq, sale a 50 il bilancio dei morti dell’attentato di ieri, durante un funerale a Bakuba. E decine anche oggi le vittime in diverse esplosioni.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 novembre 2005

 

 

 

LA MISSIONE DELLA CHIESA E’ ANNUNCIARE CRISTO IN OGNI TEMPO,

PERCHE’ TUTTI GLI UOMINI REALIZZINO LA LORO VOCAZIONE DI FIGLI DI DIO.

LO HA DETTO ALL’ANGELUS BENEDETTO XVI,

CHE HA PREGATO PER LE BEATIFICAZIONI DEI MARTIRI MESSICANI,

PER LA SCELTA DELLA VITA CONTEMPLATIVA E PER LE VITTIME DELLA STRADA

- Intervista con Angelo Comastri -

 

Un Regno costruito con la Croce, nel quale il potere esercitato è quello dell’amore. Un amore del quale la Chiesa, da duemila anni, si fa annunciatrice nel mondo, per realizzare la vocazione e le aspirazioni dell’uomo di ieri come di oggi. E’ il messaggio di Benedetto XVI all’Angelus di oggi, solennità di “Cristo Re dell’Universo”. Una circostanza che ha visto ancora una volta il Papa parlare dell’importanza del Concilio Vaticano II, ma anche di manifestare la propria vicinanza spirituale al Messico che oggi eleva agli onori degli altari 13 martiri. Il servizio di Alessandro De Carolis:

        

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L’essenza della regalità di Cristo capovolge gli schemi umani del predominio. Per trent’anni è una regalità nascosta “in un’esistenza ordinaria a Nazareth”. Poi è vissuta nell’annuncio di un Regno non appartenente al mondo, dove pace, perdono e fraternità sono le leggi principali. Infine è una regalità sublimata dal sacrificio della morte e, più ancora, della Risurrezione. All’Angelus di oggi, in una Piazza San Pietro soleggiata ma fredda e con diverse migliaia di fedeli raccolti sotto la finestra del Pontefice, Benedetto XVI ha spiegato in poche pennellate il “senso messianico” che si cela dietro la definizione di “Cristo Re dell’universo”. Nel Libro dell’Apocalisse, ha ricordato Benedetto XVI, Cristo dice di sé stesso: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”. La stessa frase, ha notato il Papa subito dopo, che dà il titolo ad un paragrafo della Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II:

 

“In quella bella pagina, che riprende alcune parole del Servo di Dio Papa Paolo VI, leggiamo: “Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni”.

 

Dopo 40 anni, lo forza innovatrice scaturita dall’assise conciliare non ha esaurito la sua carica, come più volte ricordato in queste settimane dal Papa nelle varie celebrazioni dedicate al Vaticano II:

 

“Alla luce della centralità di Cristo, la Gaudium et spes interpreta la condizione dell’uomo contemporaneo, la sua vocazione e dignità, come pure gli ambiti della sua vita: la famiglia, la cultura, l’economia, la politica, la comunità internazionale. E’ questa la missione della Chiesa ieri, oggi e sempre: annunciare e testimoniare Cristo, perché l’uomo, ogni uomo possa realizzare pienamente la sua vocazione”.

 

Diversi i pensieri di rilievo di Benedetto XVI al momento dei saluti, dopo la recita dell’Angelus. Il primo, un saluto in spagnolo riservato soprattutto alla Chiesa e ai fedeli del Messico, che oggi pomeriggio a Guadalajara partecipano alla solenne Beatificazione di 13 martiri dei primi decessi del secolo scorso. Il secondo pensiero del Papa si lega alla memoria liturgica di domani della Presentazione di Maria Santissima al tempio, per tradizione una giornata di preghiera dedicata alla vita contemplativa.

 

“A nome di tutta la Chiesa esprimo gratitudine a quanti consacrano la loro vita alla preghiera nella clausura, offrendo un’eloquente testimonianza del primato di Dio e del suo Regno. Esorto ad essere loro vicini con il nostro sostegno spirituale e materiale”.

 

L’ultimo pensiero, di impronta sociale, è stato suggerito al Pontefice dalla Giornata dedicata in Francia alle vittime della strada. “Invito tutti gli automobilisti – è stata l’esortazione di Benedetto XVI - a una condotta prudente e responsabile, così da combattere efficacemente, insieme con le autorità, contro questo male sociale e per ridurre il numero delle vittime”.

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La regalità di Cristo, improntata al servizio e all’amore, scardina dunque la mentalità umana, che considera la supremazia in termini di potere, prestigio, vantaggio personale. Una caratteristica che l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, riprende e commenta, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Dobbiamo subito precisare che Gesù è “Re” non alla maniera umana. La regalità di Cristo dobbiamo capirla alla luce del Vangelo. Bisogna ricordare che, dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, presa dall’entusiasmo, cercò Gesù per farlo re e Gesù scappò. E dicono gli evangelisti che si ritirò sul monte solo a pregare. I Vangeli non lo dicono, ma io sono convinto che Gesù pianse. Pianse nel vedere come la gente era distante dal suo cuore e soprattutto dal cuore di Dio, perché la gente cercava un re potente, un re che desse soltanto il pane per lo stomaco, mentre Gesù sapeva che l’uomo ha bisogno del pane per l’anima. Ha bisogno di un nutrimento che riempia il vuoto interiore che lo rende infelice. Paradossalmente, Gesù ha detto “io sono re” quando era già sotto giudizio, quando era processato, quando era la vigilia della Passione. Lo ha detto davanti a Pilato, che sicuramente lo doveva guardare con scherno, o per lo meno con compassione, perché lui si sentiva rappresentante dell’imperatore, mentre cos’era Lui, questo povero rabbì di Galilea? Eppure Gesù disse a Pilato “Io sono re”, ma aggiunse subito, “il mio regno non è di questo mondo”, perché il Regno di Dio è il regno dell’amore totale. E’ il regno dell’amore senza violenze, è il regno dell’amore senza infingimenti, è il regno dell’amore senza sfruttamenti. Ecco perché il trono di Cristo è la croce, e sulla croce Gesù ha svelato la sua regalità, la regalità di Dio, perché nella croce e sulla croce Gesù ha detto all’umanità “io vi amo”, nonostante i vostri peccati, nonostante le vostre ingratitudini, nonostante quello che mi avete fatto: voi mi avete inchiodato sulla croce, ma io vi amo ancora. E con quell’atto di amore pronunciato sulla croce, Gesù ha realizzato la più grande vittoria di Dio perché ha inserito dentro la storia umana l’amore stesso di Dio, la sua regalità. E qui potrebbe sorgere la domanda: ma quell’atto di amore è stato soffocato? Quell’atto d’amore è stato compresso? Quell’atto d’amore - uno potrebbe addirittura dire con maggiore malignità - è inefficace. Ma se guardiamo la storia quell’atto d’amore è efficace, eccome. La carità di Francesco d’Assisi da dove viene? Dalla croce. La carità di San Vincenzo de’ Paoli, da dove viene? Dalla croce. La carità di San Giovanni Bosco, da dove viene? Dalla croce. La carità di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, da dove viene? Dalla croce. La carità di Raoul Follereau, da dove viene? Dalla croce. La carità di madre Teresa di Calcutta, da dove viene? Dalla croce. La carità di Giovanni Paolo II che, anche negli ultimi giorni della sua vita, voleva spendere le poche energie che ancora gli restavano, da dove veniva? L’ha detto lui stesso: veniva dalla croce. E questo è ciò che noi vediamo, quello che è più vistoso. Tutta la carità che c’è nel mondo parte da quell’atto di amore perché in quell’atto di amore, l’amore stesso di Dio è entrato dentro la storia umana e la sta cambiando.

 

D. – La Chiesa ci insegna che con il Battesimo anche noi diveniamo come Gesù, re, sacerdoti e profeti. Che significa?

 

R. – Noi diventiamo re alla maniera di Cristo, cioè capaci di vincere con l’amore. Diventiamo sacerdoti cioè capaci di offrire noi stessi come offerta di amore. Diventiamo profeti cioè capaci di annunciare, di dire, qual è il vero Regno di Dio che è il regno della bontà, il regno delle beatitudini, è la regalità di Cristo che passa in noi e nella nostra vita, attraverso il Battesimo, come anche il suo sacerdozio, come anche la sua profezia. Ma tutto a partire dal mistero della croce che è il mistero attraverso il quale l’amore di Dio entra dentro l’odio umano e lo redime.

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A GUADALAJARA, LA BEATIFICAZIONE DI 13 MARTIRI MESSICANI,

VITTIME DELLA PERSECUZIONE RELIGIOSA DEI PRIMI DEL NOVECENTO

- Intervista con padre Francisco Ramirez -

 

“Esempio permanente e stimolo per una testimonianza coerente della propria fede nella società attuale”. Con queste parole, Benedetto XVI ha indicato all’Angelus di oggi l’eccellenza di vita dei 13 martiri messicani che oggi pomeriggio, alle 17 ora locale, verranno beatificati nello stadio della città di Guadalajara. La celebrazione sarà presieduta dal prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, cardinale José Saraiva Martins. Tra questi futuri beati c’è anche un martire di quattordici anni, José Luis Sánchez del Río, assassinato “in odio alla fede” il 10 febbraio del 1928. Catturato e minacciato di morte dalle forze governative, rifiutò di rinnegare la sua fede e morì gridando “Viva Cristo Re”. Dario Acosta Zurita fu assassinato a Veracruz il 25 luglio 1931 appena tre mesi dopo la sua ordinazione sacerdotale, e il laico avvocato e padre di famiglia, Anacleto González Flores, ucciso con sette suoi compagni martiri tra il 1927 e il 1928. Per un profilo biografico dei Beati, ascoltiamo il rettore del Collegio messicano a Roma, padre Francisco Ramirez, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Questi Beati sono nati tutti alla fine del XIX secolo. Tutti appartenevano ad un’organizzazione religiosa, come per esempio all’Associazione Cattolica della Gioventù messicana. Qualcuno aveva studiato in seminario, qualcun altro faceva parte dell’Adorazione notturna del Santissimo Sacramento. Tutti avevano fatto un percorso di fede, vivendo la fede all’interno della società. Siamo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, e questi martiri hanno sempre avuto il riconoscimento del popolo di Dio, del popolo cristiano. Anacleto González Flores è stato un uomo di Dio con grandissime qualità umane e cristiane, autore di libri, di articoli, di discorsi. Luís Padilla Gomez è stato presidente diocesano dell’Associazione Cattolica della Gioventù messicana. Ramon Vargas ha studiato medicina e poi ha esercitato la professione di medico. Salvador Huerta Gutiérrez era capofamiglia e lo è sempre stato con somma responsabilità. Miguel Gómez Loza è stato avvocato e spesso, nell’esercizio della sua professione, ha patito il carcere per difendere i più poveri.

 

D. – Padre Ramirez, qual è l’ambiente in cui è maturato il martirio, le condizioni socio-politiche del tempo?

 

R. – Il Messico nasce come nazione indipendente nel 1821, dopo l’esperienza di circa 300 anni di dominazione spagnola. Dopo questa data, i gruppi dominanti del Paese cercarono di erigere un modello sociale adatto al Messico ma sfortunatamente non si riuscì a conciliare gli interessi opposti. Per quali motivi? Perché tutti i leader erano in realtà impreparati per svolgere questo lavoro. All’inizio del 1900, precisamente nel 1910, c’è una rivoluzione di carattere economico. In questi anni, viene approvata una legge per cui viene soppresso il culto religioso: non si può più celebrare la liturgia e si chiudono le chiese. Questo provoca una risposta da parte dei cattolici, una risposta che qualcuno vede “ispirata” dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, in cui il Papa invita a vivere “tutto in Cristo”. Questi cattolici sono stati veramente in sintonia con la responsabilità storica e le rivendicazioni sociali del momento. Una cosa è chiara: quando si pronuncia la parola cristeros, qualcuno pensa che essa abbia a che fare con persone che fanno la guerra, guerriglieri… Ma questi uomini hanno sempre agito partendo dalla loro fede: si chiama “resistenza pacifica attiva”, sempre nel pieno della responsabilità derivante dalla promessa battesimale, per la trasformazione della struttura sociale.

 

D. – Qual è in breve il messaggio all’uomo di oggi, di questi uomini che hanno dato la vita per Cristo?

 

R. – Mi sembra provvidenziale. Domenica, 13 novembre, all’Angelus, Benedetto XVI ha detto che per i laici è di grande importanza la competenza professionale, il senso della famiglia, il senso civico e le virtù sociali. Il Santo Padre ha detto che la risposta dei laici non deve essere soltanto un fatto personale, ma deve essere un fatto organizzato, cioè deve essere un apostolato organizzato, necessario per poter influire sulla mentalità generale, sulle condizioni sociali e sulle istituzioni. Mi sembra provvidenziale che proprio in prossimità di questa grande festa della fede per la Chiesa, soprattutto per la Chiesa del Messico, il Santo Padre richiami alla memoria un documento molto importante del Concilio, la Apostolicam Actuositatem, in cui nell’articolo 4 si dice precisamente questo: “apostolato” vuol dire per i laici entrare in unione vitale con Cristo e costruire una solida spiritualità alimentata dalla partecipazione attiva alla liturgia. Questo mi sembra un messaggio molto importante.

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L’IMPEGNO DEL PAPA PER LA “SANTA CAUSA” DELL’UNITA’ DEI CRISTIANI

RIBADITO IN UN SUO MESSAGGIO DI CONGRATULAZIONI AL PATRIARCA ECUMENICO

 ORTODOSSO, BARTOLOMEO I, INSIGNITO DELLA LAUREA HONORIS CAUSA

PER LA DIFESA DEI BENI DEL CREATO

 

“Un opportuno riconoscimento dell’azione di vostra Santità per favorire la crescita nell’opinione pubblica della comprensione dei valori insiti nella Creazione”. Con queste parole, Benedetto XVI ha definito in un messaggio indirizzato al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, la laurea honoris causa in “Conservazione dei beni culturali”, conferita ieri dall’Università di Bologna al primate ortodosso, che ieri ha presieduto un rito sacro nella Basilica di San Petronio. Ce ne parla Stefano Andrini:

 

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“Attendo con gioia di incontrarla personalmente quando, a Dio piacendo, potrò farLe visita nel Patriarcato ecumenico”. Così ha scritto Benedetto XVI al patriarca ecumenico Bartolomeo I nel messaggio letto ieri sera dal cardinale Roger Etchegaray al termine dei Vespri in rito bizantino presieduti dall’arcivescovo di Costantinopoli nella Basilica di San Petronio. “In occasione della sua visita a Bologna e a Ravenna - prosegue il Papa - mi è gradito porgerle il mio fraterno saluto. La laurea honoris causa che la Facoltà dei Beni culturali dell’Università di Bologna intende attribuirle rappresenta un opportuno riconoscimento dell’azione di Vostra Santità per favorire la crescita nell’opinione pubblica della comprensione dei valori insiti nella Creazione”. La Basilica di San Vitale, scelta come solenne contesto di tale evento, aggiunge il Papa “richiama alla memoria il tempo in cui Oriente ed Occidente erano più vicini, e lo slancio della fede innalzava al Signore templi di incomparabile bellezza spirituale. Tale viva memoria invita ad intensificare ogni sforzo possibile per camminare verso la piena unità di tutti i discepoli di Cristo”. “Con totale fiducia in Dio e piena docilità all’azione della sua grazia”, conclude Benedetto XVI, “vorrei fin d’ora confermare il mio impegno a dedicarmi, con ogni energia, alla santa causa della promozione dell’unità dei cristiani, che sta molto a cuore a Vostra Santità. Assicurando la mia preghiera per la sua alta missione, sono lieto di scambiare con lei il mio fraterno abbraccio di pace”. Da parte sua Bartolomeo I, rivolgendosi al cardinale Roger Etchegaray, ha risposto: “La preghiamo di ricambiare i saluti al Santo Padre, assicurandogli il nostro costante ricordo nella preghiera per l’altissima missione spirituale alla quale è stato chiamato, nel succedere all’indimenticabile Papa Giovanni Paolo II. Si fa sempre più vivo il desiderio di poter incontrare presto di persona Sua Santità, a Dio piacendo”. 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 novembre 2005

 

 

 

OGGI, GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA:

L’UNICEF AL LAVORO PER STRAPPARE DA ANONIMATO E MISERIA MILIONI DI BAMBINI.

IL PARLAMENTO ITALIANO PREMIA LO SCOUTISMO INTERNAZIONALE

- Intervista con Antonio Scalvi -

 

Sono diverse le iniziative promosse in tutto il mondo in occasione dell’odierna Giornata internazionale dell’infanzia. In Italia - dove la Giornata è stata celebrata a Montecitorio, la Commissione parlamentare per l’Infanzia ha assegnato a due sigle dello scoutismo internazionale (la World Association of Girl Guides and Girl Scouts e la World Organization of the Scout Movement) il Premio parlamentare per l’Infanzia 2005 per l'azione educativa svolta a favore dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti nel mondo. La giornata di oggi coincide con la stesura della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, proclamata dall’ONU il 20 novembre del 1989. Per l’occasione, l’UNICEF-Italia ha lanciato una campagna incentrata sui diritti dei “bambini invisibili”. Si stima infatti che nel mondo siano almeno 50 milioni i piccoli che non vengono neppure registrati all’anagrafe, oltre 100 milioni quelli analfabeti, centinaia di migliaia le vittime di catastrofi naturali o guerre che non hanno la paradossale fortuna di finire sotto i riflettori dei media. Per un bilancio sulla condizione dei minori, Eugenio Bonanata ha intervistato Antonio Scalvi, presidente dell’UNICEF-Italia:

 

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R. – La Convenzione fissava una lunga serie di interventi e di principi che in parte sono stati realizzati e in parte stiamo cercando di realizzare. Per un periodo abbastanza lungo, siamo andati avanti su interventi di sola sussistenza nei confronti dell’infanzia, in moltissimi Paesi. Da due anni, abbiamo iniziato invece un lavoro circa la cultura dei diritti, che va ben oltre la sussistenza. Dunque, non solo il diritto del bambino ad essere curato - a mangiare e a bere - ma anche il diritto a studiare e ad avere buone scuole. Sulle vaccinazioni in questi 16 anni molto è migliorata la situazione nel mondo e gli interventi sono stati molto significativi anche per prevenire una lunga serie di malattie. Si è introdotto, tuttavia, il problema dell’AIDS: un problema enorme perché cominciano ad essere milioni i bambini orfani nei Paesi in via di sviluppo. Su questi è abbastanza difficile intervenire visto che non siamo d’accordo a metterli negli istituti, perché una volta lì i bambini non maturano, non diventano persone adulte. Nell’infanzia, c’è il futuro dei nostri Paesi perché l’infanzia di oggi formerà il Paese di domani, quindi è tutta un’azione che noi svolgiamo perché si possa andare avanti a testa alta per il futuro.

 

D. – Dopo il devastante terremoto, quali sono le condizioni dei bambini in Paksitan?

 

R. – Bambini ce ne sono ancora molti, ma circa 17 mila sono deceduti perché si trovano dentro le scuole quando è avvenuto il sisma. In Pakistan - questa è una notizia strana - non possono essere utilizzati i cellulari perché sono sotto controllo da parte dell’antiterrorismo. Così diventa complicato raggiungere e dare notizie sulle zone disastrate. Noi stiamo comunque finendo di raggiungere tutte le aree. Non solo, abbiamo già vaccinato circa 160 mila bambini e portiamo acqua potabile, ma forniamo anche coperte perché si va verso un inverno in quei luoghi molto rigido.

 

D. – Cosa succede, invece, nel nostro Paese?

 

R. – Come agenzia internazionale stiamo anche muovendoci per i diritti dei nostri giovani. Noi abbiamo sacche nelle città metropolitane, al sud ma non solo, dove i bambini hanno pochissimi diritti. Lavorano pur essendo molto piccoli, l’assistenza c’è, ma non c’è chi li segue nella prevenzione delle malattie. Altro problema importante sono poi gli immigrati. Si contano ufficialmente già più di 5.500 bambini, immigrati, minorenni, che sono nel nostro Paese in balia delle autorità che in qualche modo devono risolvere il problema e che noi stiamo osservando. Tutta la nostra azione è ora rivolta anche al nostro territorio. Questa è dunque una nuova linea che vogliamo lanciare chiedendo anche alleanze con altre associazioni.

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DOPO LA PACE, NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

SI MUORE ANCORA: ALLARMANTE LA SITUAZIONE SANITARIA,

SECONDO MEDICI SENZA FRONTIERE

- Con noi Gianfranco De Maio -

 

“Nonostante la pace sia stata ristabilita in gran parte della Repubblica Democratica del Congo, la situazione sanitaria per la popolazione rimane allarmante”. È la denuncia di Medici Senza Frontiere, che nei giorni scorsi a Kinshasa, Nairobi e Roma ha presentato il rapporto: Accesso alle cure, mortalità e violenza nell’ex Zaire. Dopo le intese di pace siglate tra il 2002 e il 2003, al termine di una guerra civile che ha causato circa quattro milioni di morti, perché ora questo nuovo allarme per il Paese africano? Giada Aquilino lo ha chiesto a Gianfranco De Maio, responsabile sanitario di Medici Senza Frontiere, che a lungo ha vissuto nel Congo-Kinshasa:

 

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R. – Oggi si dice che la pace è arrivata e quindi la Repubblica Democratica del Congo non è più in emergenza. Invece, quello che sperimentavamo quotidianamente nei nostri ambulatori l’abbiamo verificato con un’inchiesta, che ci mostra come esistano gli stessi livelli di mortalità del 2001, quando ancora imperversava la guerra: anzi tali indici sono peggiorati. Si arriva ad un tasso di mortalità di 6 per 10 mila al giorno: una catastrofe. Il nostro appello alle organizzazioni internazionali è quello di non abbassare la guardia, non dire che si è passati alla fase della ricostruzione, perché siamo ancora in emergenza.

 

D. – Perché si continua a morire?

 

R. – Si muore di infezioni respiratorie, di malaria, di diarrea. Si muore perché non si riesce ad arrivare alle strutture sanitarie, quando esistono.

 

D. – Ma come mai non è cambiata la situazione dal periodo della guerra ad oggi?

 

R. – Non è cambiata perché si lavora essenzialmente nella capitale. A Kinshasa e in pochi altri centri, la situazione va migliorando e i mercati si riaprono. Ma il Congo è un’enorme campagna e le persone continuano a vivere nell’isolamento, con un’economia di sussistenza. Anche per ragioni politiche, non si è ancora messa mano alla ricostruzione del Paese. La Repubblica Democratica del Congo non è stata distrutta semplicemente negli ultimi anni. E’ dal tempo della dittatura di Mobutu che il Paese è allo sfascio.

 

D. – Cosa serve dunque oggi alla Repubblica Democratica del Congo?

 

R. – Serve non far credere ai politici del Congo e alla stessa comunità internazionale che sia partita la ricostruzione. Dobbiamo mantenere alta la guardia, basarci su dei parametri riguardanti la salute della gente e non soltanto su dei parametri economici. Non ripetere insomma per l’ex Zaire lo stesso errore che ogni volta – il Niger di recente lo ha provato – si commette, cioè considerare che la ripresa si fondi semplicemente su questioni economiche. Alla popolazione serve innanzitutto avere accesso alle cure gratuitamente e in tutte le zone del Paese: perché nell’est, soprattutto, l’emergenza guerra non è finita, ci sono delle bande armate che aggrediscono la popolazione e, per questo, si muore ancora di violenza.

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CHIESA E SOCIETA’

20 novembre 2005

 

 

“E’ TEMPO CHE I CANDIDATI DIMOSTRINO CHE NON CERCANO IL POTERE PER AMBIZIONI E INTERESSI DI GRUPPO O PERSONALI,

MA PER DIFENDERE LA VITA UMANA IN TUTTE LE SUE TAPPE, E PER GOVERNARE SECONDO I VALORI ETICI E MORALI”: COSI’,

I VESCOVI BOLIVIANI, IN UN MESSAGGIO DIFFUSO IN VISTA DELLE ELEZIONI,

 IN PROGRAMMA NEL PAESE IL PROSSIMO 18 DICEMBRE

 

LA PAZ. = In un messaggio intitolato “Camminiamo verso le elezioni con speranza”, l’episcopato boliviano, riunito per l’annuale Assemblea plenaria a La Paz, ha invitato l’elettorato del Paese a partecipare in massa alle consultazioni politiche attese per il prossimo 18 dicembre. Nel comunicato, i presuli hanno ricordato le difficoltà attraversate dalla Bolivia per garantire la governabilità e la convivenza in una società costantemente minacciata dalla violenza, dagli scioperi e dal confronto radicale fra regioni e culture. Per questo, secondo i vescovi, la consultazione elettorale può essere l’occasione per ricostruire “i destini della nazione”. Tuttavia, non è sufficiente il semplice recarsi alle urne. Occorre “investire i nuovi governanti di autorità democratica – ha precisato l’episcopato boliviano – per condurre il Paese sul cammino dello sviluppo con equità e giustizia sociale, condizioni indispensabili per recuperare lo Stato di diritto, consolidare la democrazia e garantire l’unità nazionale”. Solo un voto consapevole, “risultato di una profonda riflessione”, consentirà il raggiungimento di questi obiettivi. Di qui, l’appello affinché i candidati propongano piani concreti per combattere la corruzione e il nepotismo, dimostrando di “cercare il potere non per ambizioni e interessi di gruppo o personali, bensì per difendere la vita umana in tutte le sue tappe, per governare secondo i valori etici e morali, per promuovere un’economia al servizio dell’uomo, per lottare contro la povertà e per servire la nazione nei suoi bisogni di base”. Sembrano tuttavia a rischio le elezioni politiche boliviane. Una sentenza del Tribunale costituzionale, dello scorso settembre, ha sancito che i 27 seggi del Senato debbano essere assegnati alle province del Paese in modo proporzionale alla distribuzione della popolazione sul territorio. Ne è seguita una disputa accesa, che ha indotto il presidente della Repubblica, Eduardo Rodriguez Veltzé, a spostare la data delle elezioni, previste inizialmente per il 4 dicembre. Contro questo decreto, è stato presentato tuttavia ricorso di nullità al supremo organo costituzionale. Se la Corte dovesse pronunciarsi per la sua ammissibilità, occorrerebbe sospendere il processo elettorale fino alla sentenza definitiva. (A. R.)

 

 

“IL DEBITO DEI PAESI POVERI E’ UNA FORMA INSOPPORTABILE DI USURA”.

E’ LA DENUNCIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,

 ARCIVESCOVO DI GENOVA, DURANTE UN CONVEGNO PROMOSSO DALLA COMMISSIONE DIOCESANA GIUSTIZIA E PACE

 

GENOVA. = “I prestiti internazionali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario e quelli da Paese a Paese sono ormai ad usura e dovrebbero essere dichiarati illegali”. A denunciarlo è l’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, parlando del debito delle nazioni a basso reddito al convegno “Siamo ancora in debito, l'Africa non può aspettare”, organizzato dalla Commissione diocesana Giustizia e Pace in collaborazione con Italia-Africa, il comune di Genova e la Fondazione giustizia e solidarietà. “Il debito infatti - ha spiegato il porporato - diventa usura quando lede il diritto inalienabile alla vita, cioè tutti quei diritti che non sono stati concessi all'uomo ma gli appartengono per natura”. Dura la critica del cardinale Bertone nei confronti “dei tecnocrati, specie quelli delle multinazionali, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario, che impongono alle popolazioni povere condizioni inaccettabili, come la sterilizzazione obbligatoria o l'obbligo di chiudere le scuole cattoliche”. Nel suo intervento, il porporato ha poi sottolineato la ferma condanna dell’usura da parte della Chiesa cattolica, definendola “un omicidio indiretto quando provoca la morte favorendo miseria e povertà”. Infine, l’arcivescovo di Genova ha ricordato che il debito pesa per 6.000 dollari su ogni bambino nato nelle nazioni a basso reddito e metà del prodotto interno lordo di quei Paesi viene utilizzato per pagare gli interessi. (D.G.)

 

 

ACCORDO TRA CHIESA CATTOLICA ED OPERA SVIZZERA DI MUTUA ASSISTENZA OPERAIA PER MIGLIORARE L’ISTRUZIONE IN BURKINA FASO

OUAGADOUGOU. = Promuovere un’educazione primaria di qualità in Burkina Faso. Questo l’obiettivo della convenzione siglata nei giorni scorsi tra l’Opera Svizzera di Mutua Assistenza Operaia (OSEO) ed il Segretariato nazionale per l’Insegnamento cattolico (SNEC) del Burkina Faso. Nel 2006, la somma necessaria da stanziare per il programma scolastico è, secondo l’Organizzazione elvetica, di 1 milione e 220 mila franchi svizzeri. L’accordo ha una durata triennale, fino al 2007 quindi, ma è rinnovabile. Secondo la stampa locale, grazie ad esso si potranno trovare soluzioni alternative ai problemi educativi di base ed incrementare il tasso di scolarizzazione delle donne. Il progetto prevede anche di combattere preventivamente l’analfabetismo, rivolgendo una particolare attenzione ai bambini tra i 3 e i 6 anni. “L’efficacia di questo tipo di insegnamento è stato dimostrato dopo 4 anni di sperimentazione, dal 1994 al 1998”, ha dichiarato Paul Taryam Ilboudo, rappresentante dell’OSEO nel Paese africano. Secondo mons. Wenceslas Compaoré, direttore dello SNEC, “l’appoggio dell’OSEO favorirà la produzione di testi didattici in quantità e qualità”. La convenzione, infine, permetterà l’apertura di nuovi istituti e l’organizzazione di valutazioni periodiche comparative tra scuole bilingue e scuole classiche. Stando ai dati dell’Annuario statistico della Chiesa, in Burkina Faso la Chiesa cattolica gestisce 16 scuole materne con 1.739 bambini; 83 elementari con 10.899 alunni; 44 medie inferiori e superiori con 13.161 studenti. (D.G.).

 

 

GARANTIRE ISTRUZIONE E ACCESSO AI PUBBLICI UFFICI. QUESTE LE CONCLUSIONI

DEL SEMINARIO ORGANIZZATO DI RECENTE A BANGALORE, NEL SUD DELL’INDIA, DALLA “DALIT CHRISTIAN FEDERATION”,

PER RISOLVERE I PROBLEMI DEI CRISTIANI DALIT

 

BANGALORE. = In un seminario organizzato di recente dalla “Dalit Christian Federation” a Bangalore, capitale dello Stato di Karnataka, nel sud dell’India, si è discusso della condizione dei cristiani dalit, i fuoricasta della comunità indiana convertiti al cristianesimo. Secondo quanto riferisce l’agenzia AsiaNews, hanno preso parte a questo incontro politici, attivisti sociali, leader dalit e oltre 500 persone giunte dalle aree rurali e urbane. I lavori si sono conclusi sottolineando che solo un livello adeguato di istruzione e la garanzia di un lavoro possano effettivamente “migliorare la situazione dei cristiani oppressi”. Questo è stato, del resto, l’appello lanciato in occasione dell’apertura della sessione, il 14 novembre, dal membro della Commissione nazionale per le minoranze, V.V. Augustine. “Il 70% dei cristiani in India – ha precisato l’esponente dell’organismo - sono poveri: non hanno né un impiego né un tetto adeguato. Molti di loro fanno lavori umili, in particolar modo nell’industria del pesce e nell’agricoltura”. Secondo V.V. Augustine, grave sarebbe il crimine commesso dai politici, qualora rinunciassero ad occuparsi di queste masse. Intervenendo sulla questione, l’ex parlamentare C. Narayanaswamy ha ricordato che un impegno in tal senso era stato preso dal governo presieduto da Deve Gowda, leader del partito Janata Dal (Jd). Tuttavia, la sua caduta non aveva consentito l’adozione del disegno di legge predisposto a questo scopo. Il presidente dell’All India Catholic Union, John Daval, ha rilevato, in un’intervista ad AsiaNews, le difficoltà di questa battaglia a favore dei cristiani dalit. Dal 1950, un decreto presidenziale li esclude dalle quote riservate di posti di lavoro pubblici. La disposizione – che colpisce anche quanti si sono convertiti all’Islam - non vale tuttavia per quanti sono diventati indù, buddisti o sikh. Ora, tutto si gioca nella Corte suprema, che ha deciso nel febbraio scorso di esaminare una richiesta per il riconoscimento ai dalit cristiani degli stessi diritti dei “fuori-casta” appartenenti ad altre religioni, per l’assegnazione di posti di lavoro negli uffici pubblici. Tuttavia “la battaglia - ha proseguito John Daval – continua anche nel Parlamento federale, in quello dei vari Stati e nel Consiglio per l’integrazione nazionale”. Non manca poi un impegno attivo a livello internazionale, nell’ambito delle Nazioni unite, del Congresso statunitense, dell’Unione Europea, e del Congresso internazionale sulla discriminazione razziale di Durban. Dayal ha insistito infine, d’accordo con Augustine, sulla centralità del fattore educativo, che va sostenuto “attraverso borse di studio, ammissioni preferenziali in scuole con alloggi gratuiti, o anche gruppi di micro-finanza per favorire le attività imprenditoriali”. (A. R.)

 

 

“MYSTERIUM, L’EUCARISTIA NEI CAPOLAVORI DELL’ARTE EUROPEA”. QUESTO

 IL TITOLO DI UNA MOSTRA PRESTIGIOSA CHE SI APRIRÁ IL PROSSIMO

24 NOVEMBRE A BRUXELLES. ATTESA LA PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA

 MONDIALE DEL CROCIFISSO LIGNEO ATTRIBUITO A MICHELANGELO BUONARROTI

 

BRUXELLES. = Da giovedì 24 novembre fino all’8 gennaio 2006, il Museo reale d’arte e di storia di Bruxelles ospiterà una mostra dal titolo “Mysterium, l’Eucaristia nei capolavori dell’arte europea”. L’evento, ammirato già da oltre 20 mila visitatori nella Casa delle Esposizioni di Illegio, nell’alto Friuli, dove si è tenuto fino al 30 ottobre scorso, si caratterizza per la preziosità e la rarità delle opere presentate al pubblico. Grazie alla collaborazione dell’Istituto italiano di cultura, e sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, un inedito Crocifisso in legno rosso, che studi accurati attribuiscono a Michelangelo Buonarroti, verrà mostrato in anteprima mondiale. Suggestiva è la storia di questo capolavoro: pare che il suo autore non riuscisse mai a separarsene, tanto da utilizzarlo come modello nel dipingere la Cappella Sistina e da stringerlo a sé prima di morire. L’opera, facente parte di una collezione privata, costituisce del resto solo una delle 58 esposte, fra le quali figurano due gioielli dei tesori segreti della Santa Sede, straordinariamente concessi per tale occasione. Saranno ripercorse quindi le floride produzioni artistiche di 10 Paesi europei, in un itinerario storico che va dal VI al XIX secolo, con uno sguardo specifico al Medioevo e al Rinascimento. In particolare, sarà possibile contemplare il più antico calice d’Europa, di Diacono Orso, risalente al VI secolo, nonché quelli dell’architetto francese, Pierre Bossan, appartenuti al Beato Papa Pio IX. All’inaugurazione della mostra, per la cui realizzazione sono intervenuti anche il Ministero per i Beni e le Attività culturali, che ne ha il patrocinio, il Ministero degli Affari esteri, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Fondazione Crup, prenderanno parte numerose personalità politiche ed esponenti del Vaticano. Fra essi, l’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, l’arcivescovo di Malines-Bruxelles, il cardinale Godfried Danneels, il nunzio apostolico presso il Regno del Belgio, mons. Karl-Josef Auber, e il nunzio apostolico presso l’Unione Europea, mons. André Dupuy. (A. R.)    

 

 

PER LA PRIMA VOLTA DOPO 57 ANNI, I GRECO-CATTOLICI DI ORADEA, IN ROMANIA, CELEBRANO LA MESSA NELLA LORO CATTEDRALE, RESTITUITA DAI FRATELLI ORTODOSSI, AI QUALI ERA STATA ASSEGNATA NEL 1948 DAL REGIME COMUNISTA

- A cura di Padre Anton Lucaci -

 

ORADEA. = “La via del dialogo porti sempre di più verso la piena comunione della Chiesa”. È quanto scrive il Papa in un messaggio, a firma del cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano, letto durante la Divina liturgia, celebrata oggi nella cattedrale greco-cattolica di San Nicola, ad Oradea, città della Romania occidentale. La cattedrale è stata restituita il 15 novembre scorso dalla Chiesa ortodossa rumena a quella cattolica, dopo 57 anni. Era, infatti, il 1948 quando il regime comunista l’assegnò, come tutte le altre chiese parrocchiali e le cappelle, alla comunità ortodossa. La restituzione è avvenuta dopo lunghi colloqui tra i membri della Commissione composta da greco-cattolici ed ortodossi, ma specialmente tra i vescovi locali. Un esito positivo del dialogo tra Chiese sorelle, dunque. Alla cerimonia di oggi, era assente mons. Lucian Mureşan, il metropolita della Chiesa Romena Unita con Roma. Il suo messaggio è stato letto dal vescovo greco-cattolico di Cluj-Gherla, mons. Florentin Crihalmeanu. Alla Divina liturgia, presieduta dal vescovo locale, mons. Virgil Bercea, era presente anche mons. Petroniu Sălăjanul, vescovo vicario ortodosso dell’arcieparchia di Oradea. E’ stata una grande festa e un grande pellegrinaggio di ringraziamento per l’eparchia greco-cattolica di Oradea e non solo.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 novembre 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Prosegue in Cina la visita del presidente americano Bush, che a Pechino ha incontrato il presidente cinese, Hu Jintao, e il premier, Wen Jiabao. Questioni centrali dei colloqui, visti con ottimismo dalle parti, sono stati fra gli altri il rispetto dei diritti umani e l’attuazione di una effettiva democrazia nel Paese cinese. La giornata del presidente americano, penultima tappa di una missione asiatica di otto giorni, si è aperta con la partecipazione ad una funzione nella chiesa di Gangwashi, una delle cinque chiese protestanti riconosciute ufficialmente nella capitale cinese. Il nostro servizio:

 

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Un gesto forte quello di Bush, che proprio in chiesa ha iniziato la sua giornata di visita a Pechino. “Spero - ha detto il presidente americano - che il governo cinese non abbia paura di cristiani che si riuniscono per pregare”. Una società è sana – ha proseguito Bush - se “accoglie tutte le fedi e dà alla gente la possibilità di esprimersi nella preghiera dell’Onnipotente”. Sul rispetto dei diritti umani, è intervenuto anche il segretario di Stato americano, Coindoleezza Rice, che ha affermato: i progressi della Cina in questo campo “non sono rapidi come avremmo sperato”. Il capo della Casa Bianca, al termine del colloquio con il collega Hu, ha parlato tuttavia di “conversazioni costruttive”, specificando che i due Paesi “condividono opportunità e sfide del XXI secolo”. Sul versante economico, invece, Bush ha chiesto impegni per la riduzione dell’enorme surplus commerciale cinese nei confronti degli USA e per una maggiore flessibilità dello yuan, la valuta cinese. Tra i temi affrontati, anche la cooperazione in materia di energia. Bush ha infine ringraziato la Cina per la collaborazione nella lotta al terrorismo e perché ospita i negoziati sui programmi nucleari nord coreani. Senza assumere impegni concreti, le promesse del presidente cinese si sono limitate agli aspetti economici e commerciali, mentre non sono stati accolti gli spunti sui diritti umani. Il presidente Hu, che ha annunciato di ricambiare la visita di Bush all’inizio dell’anno prossimo, ha anche parlato di Taiwan, riaffermando la volontà di procedere verso "una pacifica riunificazione". Tuttavia, ha specificato che la Cina non tollererà l'indipendenza di Taiwan, mostrando apprezzamento per la posizione americana che è favorevole ad “una sola Cina”.

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha cominciato una visita in Giappone, nel corso della quale affronterà con i leader di Tokyo soprattutto temi economici. Putin aveva già avvertito che non farà concessioni su eventuali rivendicazioni territoriali da parte giapponese sulle isole Curili, situate a nord dell’arcipelago nipponico e inglobate dall’Unione Sovietica al termine della II Guerra mondiale. Durante la visita, i due Paesi firmeranno un accordo in favore della richiesta russa di aderire all’Organizzazione mondiale del commercio.

 

Al via, in Egitto, la seconda fase delle elezioni legislative che preannuncia un nuovo confronto fra il Partito nazional democratico (PND) del presidente Mubarak e quello dei Fratelli musulmani, che domenica scorsa si è confermato come la principale forza di opposizione. Stamani, all’apertura dei seggi, nella capitale Alessandria un collaboratore di un candidato dissidente del partito al potere è rimasto ucciso in un agguato. Fra ieri e oggi, inoltre, la polizia egiziana ha arrestato centinaia di seguaci della confraternita musulmana soprattutto nella circoscrizione di el Raml, nella parte settentrionale di Alessandria, dove i Fratelli musulmani sono molto forti e nel 2000 le elezioni vennero annullate. Nella prima fase del voto, il movimento islamico ha più che raddoppiato la presenza in Parlamento, conquistando 34 seggi su 164. Un leader del movimento, ha puntato il dito contro la polizia che ha abbandonato la linea neutrale tenuta nei confronti della Fratellanza nella prima fase delle elezioni.

 

In Iraq, 16 persone sono morte nell’esplosione di un ordigno al passaggio di un convoglio americano ad Haditha, a Nordest di Bagdad. Alla deflagrazione è seguita un’intensa sparatoria in cui hanno perso la vita almeno 8 miliziani. Intanto è salito ad almeno 50 morti il bilancio del tragico attentato dell’autobomba che ieri, nei pressi di Baluba, ha investito una tenda dove una famiglia sciita riceveva le condoglianze per il decesso di un parente.

 

Un ingegnere indiano, il suo autista e due guardie afghane sono stati rapiti ieri nell'Afghanistan occidentale. Lo ha reso noto oggi il Ministero dell’interno afgano specificando che i talebani, attraverso una telefonata, hanno rivendicato la responsabilità del rapimento.

 

I due maggiori partiti israeliani, il Likud e i Laburisti, hanno trovato un accordo sulla data delle elezioni anticipate. Si voterà il 28 marzo prossimo. Lo ha dichiarato un esponente laburista, Benny Shahino, specificando che l'annuncio formale è atteso per domani. Prima, il Likud affronterà una serie di colloqui con i partiti minori. Le elezioni anticipate sono divenute indispensabili dopo che il nuovo leader laburista, Peretz, ha annunciato la fine della collaborazione con il governo.

 

Nove soldati filippini sono rimasti uccisi e altri 20 feriti in un agguato teso da guerriglieri maoisti sull'isola di Panay, nella provincia centrale di Iloilo. Non si conoscono le perdite degli assalitori. I circa 8 mila guerriglieri del Nuovo esercito del popolo (NPA), dalla fine degli anni Sessanta ad oggi hanno ucciso oltre 40 mila persone, scoraggiando investimenti e rallentando lo sviluppo della campagna.  Di recente, il vertice dell’organizzazione ha ordinato ai suoi seguaci di intensificare le azioni contro il governo, approfittando della instabile situazione politica. 

 

Nello Sri Lanka, inizierà al più presto la ripresa dei negoziati di pace con la guerriglia Tamil, in lotta per l’autonomia della regione nord orientale del Paese. E’ quanto ribadito dal neo presidente, Mahinda Rajapakse, investito del mandato per i prossimi sei anni. Il capo di Stato ha sottolineato però l’intenzione di non mettere a rischio l’unità territoriale del Paese.

 

Teheran non permetterà all’AIEA di visitare i siti militari sospetti, a meno che l’Agenzia internazionale per l'energia atomica non presenti "prove concrete" per giustificare le ispezioni. Di fronte alle richieste di trasparenza avanzate all’Iran dalla comunità internazionale, Asefi ha obiettato che il Patto di non proliferazione non obbliga l'Iran ad aprire le porte di siti di questo tipo. Asefi ha poi sottolineato la disponibilità di Teheran a lavorare "solo nell'ambito delle misure di sicurezza". La settimana prossima, intanto, il Consiglio dei governatori dell’Aiea si riunirà per discutere nuovamente dell’adozione di sanzioni a fronte del mancato rispetto di Teheran del Patto di non proliferazione.

 

In Azerbaijan, 30 mila persone hanno manifestato ieri a Baku contro le irregolarità delle elezioni legislative tenutesi nel Paese il 6 novembre scorso e vinte dal partito del presidente Aliev. I manifestanti, molti dei quali sventolavano manifesti color arancione per richiamarsi alla Rivoluzione di fine 2004 in Ucraina, hanno chiesto l’annullamento dello scrutinio e le dimissioni del presidente. Il voto è stato duramente criticato anche dagli osservatori internazionali.

 

Il presidente ugandese, Yoweri Museveni, ha ufficialmente annunciato la sua candidatura alle elezioni del prossimo anno. L'annuncio del leader dell'organizzazione Movimento di resistenza nazionale (Nrmo), che cerca così la sua quarta rielezione consecutiva, è stato fatto ieri in occasione di un discorso tenuto nello stadio di Kampala. A sfidare l’egemonia del presidente, rimasta intatta anche dopo l’introduzione del sistema multipartitico, sarà Kizza Besigye, arrestato per tradimento al suo rientro in patria dopo un autoesilio in Sudafrica durato 4 anni e in attesa di processo. Il suo arresto ha provocato nei giorni scorsi proteste violente nella capitale Kampala, in cui una persona è rimasta uccisa e diverse altre ferite.

 

La Gran Bretagna è soddisfatta del confronto sviluppatosi in Arabia Sudita al Forum sull’energia, che ieri ha riunito i rappresentanti di venti Paesi produttori e consumatori. “E’ un’iniziativa - ha spiegato il cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown - che porterà ad una maggiore stabilità a lungo termine sia del petrolio sia dell’energia, e quindi dell'economia mondiale”. Secondo uno studio del Congresso statunitense, sono stati i produttori OPEC, dando un colpo di freno alla produzione, a spingere in alto prezzo il greggio. Dal canto loro, i produttori ricordano che la mancanza di capacità di raffinazione ha vanificato la possibilità di offrire maggiori quantità di greggio al mercato. A questo, ha spiegato il ministro del Petrolio dell'Arabia Saudita, Ali al-Naimi, si aggiunge l’opera degli speculatori che nei Paesi consumatori riscalda il livello dei prezzi.

 

 

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