RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 323 - Testo della trasmissione di sabato 19 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Oggi si aprono nuovi spazi di dialogo con i non credenti sul rispetto della vita, nonostante la presenza di un secolarismo radicale. Così il Papa ai partecipanti alla Conferenza sul genoma

 

In udienza da Benedetto XVI il premier italiano, Silvio Berlusconi. Riaffermata la reciproca collaborazione sancita dai Patti Lateranensi

 

Il Papa stabilisce le nuove norme per le Basiliche di San Francesco e Santa Maria degli Angeli in Assisi, affidate alla giurisdizione del nuovo vescovo della diocesi mons. Domenico Sorrentino

 

Domani a Guadalajara, in Messico, la Beatificazione di 13 martiri messicani, vittime della persecuzione religiosa: con noi padre Aitor Jímenez Echabe

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A Firenze il XXV Convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita: ce ne parla Olimpia Tarzia

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Commissione degli Episcopati della Comunità Europea ha concluso a Bruxelles la sua plenaria

 

Laurea Honoris Causa in “Conservazione dei beni culturali” al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in visita in Emilia Romagna fino a domani

 

La riforma della FAO al centro della 32.ma Conferenza biennale dell’agenzia ONU da oggi a Roma

 

Si è chiuso ieri a Tunisi il Summit mondiale  sulla società dell’informazione

 

In programma il 29 novembre ad Hanoi, in Vietnam, l’ordinazione sacerdotale di 57 diaconi

 

Mancano i fondi per completare la ricostruzione dell’unica Chiesa cattolica del Tibet

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenza in Iraq: almeno 15 i morti per un attentato nel centro di Baghdad

 

La comunità internazionale stanzia oltre 5 miliardi di dollari per la ricostruzione delle zone terremotate del Pakistan

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 novembre 2005

 

 

OGGI SI APRONO NUOVI SPAZI DI DIALOGO CON I NON CREDENTI SUL RISPETTO

 DELLA VITA, NONOSTANTE LA PRESENZA DI UN SECOLARISMO RADICALE.

E’ QUANTO HA DETTO IL PAPA AI PARTECIPANTI

ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL GENOMA CONCLUSA OGGI IN VATICANO

 

La dignità dell’uomo non si identifica con i geni del suo DNA e non diminuisce per la presenza di diversità fisiche o difetti genetici. E’ quanto ha detto il Papa ricevendo oggi i partecipanti  alla Conferenza internazionale sul “genoma umano” promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Benedetto XVI ha sottolineato che oggi, nonostante la presenza di un secolarismo radicale, si sono aperti nuovi spazi di dialogo anche con i non credenti sul rispetto della vita. Il genoma umano, lo ricordiamo, è l’intero patrimonio genetico dell’uomo che si trova all’interno del nucleo di tutte le sue cellule. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI vede oggi nuovi spazi di “dialogo rispettoso e leale con i non credenti” sul tema della vita e su “valori fondamentali su cui si regge l’umana convivenza” e da cui dipende il “futuro dell’umanità”. Il Papa auspica che “ogni nuova scoperta scientifica possa servire al bene integrale della persona, nel costante rispetto della sua dignità”. Il mondo attuale – afferma - è segnato da un processo di secolarizzazione che se da una parte rivendica “una giusta autonomia della scienza e dell’organizzazione sociale” dall’altra, dimentica “il legame delle realtà temporali con il loro Creatore, giungendo anche a trascurare la salvaguardia della dignità trascendente dell'uomo ed il rispetto della sua stessa vita”:

 

“Oggi tuttavia la secolarizzazione, nella forma del secolarismo radicale, non soddisfa più gli spiriti maggiormente consapevoli ed attenti. Ciò vuol dire che si aprono spazi possibili e forse nuovi per un dialogo proficuo con la società e non soltanto con i fedeli, specialmente su temi importanti come quelli attinenti la vita. Questo è possibile perché nelle popolazioni di lunga tradizione cristiana rimangono presenti semi di umanesimo non raggiunti dalle dispute della filosofia nichilista, semi che tendono, in realtà, a rafforzarsi quanto più gravi diventano le sfide”.

 

“Il credente, del resto – ha proseguito il Papa - sa bene che il Vangelo ha una sintonia intrinseca con i valori inscritti nella natura umana. L'immagine di Dio è così profondamente impressa nell'animo dell’uomo che difficilmente la voce della coscienza può essere messa del  tutto a tacere!” E Gesù “ci ricorda che c'è sempre del terreno buono in cui il seme attecchisce, germoglia e fa frutto”:

 

“Anche uomini che non si riconoscono più come membri della Chiesa o che hanno perduto addirittura la luce della fede restano comunque attenti ai valori umani ed ai contributi positivi che il Vangelo può apportare al bene personale e sociale.  E’ facile rendersene conto soprattutto riflettendo su ciò che costituisce l’oggetto della vostra Conferenza: gli uomini del nostro tempo, resi anche più sensibili dalle vicende terribili che hanno funestato il ventesimo secolo e l’inizio stesso dell’attuale, sono in grado di ben comprendere come la dignità dell'uomo non si identifichi con i geni del suo DNA e non diminuisca per l'eventuale presenza di diversità fisiche o di difetti genetici”.

 

“Il principio di ‘non discriminazione’ sulla base di fattori fisici o genetici – ha detto il Papa - è profondamente entrato nelle coscienze ed è formalmente enunciato nelle Carte sui diritti dell'uomo. Tale principio ha la sua fondazione più vera nella dignità insita in ogni uomo per il fatto di essere creato ad immagine e somiglianza di Dio”:

 

“L’analisi serena dei dati scientifici, peraltro, porta a riconoscere la presenza di tale dignità in ogni fase della vita umana, a cominciare dal primo momento della fecondazione. La Chiesa annuncia e propone queste verità non soltanto con l'autorità del Vangelo, ma anche con la forza derivante dalla ragione, e proprio per questo sente il dovere di fare appello ad ogni uomo di buona volontà, nella certezza che l’accoglienza di queste verità non può che giovare ai singoli ed alla società. Occorre infatti guardarsi dai rischi di una scienza e di una tecnologia che si pretendano completamente autonome nei confronti delle norme morali inscritte nella natura dell’essere umano”.

 

Il Papa ricorda che “le odierne scoperte scientifiche toccano la vita delle famiglie, impegnandole in scelte impreviste e delicate”. Sottolinea quindi la necessità di “un’istruzione adeguata” e di una “formazione delle coscienze approfondita e chiara” nel campo della genetica perché i credenti possano assumersi “le proprie responsabilità in coerenza con la propria fede” anche di fronte a “falsi valori o informazioni deviate” che possono prevalere nell’opinione pubblica.

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IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL PREMIER ITALIANO, SILVIO BERLUSCONI.

RIAFFERMATA LA RECIPROCA COLLABORAZIONE SANCITA DAI PATTI LATERANENSI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un incontro per ribadire la volontà comune di collaborazione tra l’Italia e della Santa Sede, secondo il Concordato del 1929. E’ questo il senso dell’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ricevuto in Vaticano con una delegazione. In essa, figurava, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ha presenziato al colloquio privato, durato 34 minuti. “Nel corso dei cordiali colloqui – si legge in una dichiarazione del vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini - vi è stato uno scambio di opinioni sui problemi bilaterali fra Stato e Chiesa in Italia ed è stata riaffermata la comune volontà di collaborazione fra le Parti, nel solco dei Patti Lateranensi”. “La visita del capo del governo Italiano – prosegue la nota - ha poi permesso alcune reciproche informazioni sull'attuale situazione internazionale”.

 

Per Silvio Berlusconi, 69 anni, si è trattato della seconda visita in Vaticano in veste ufficiale, la prima con Benedetto XVI. Il premier ha donato al Papa un antico crocefisso di ebano e avorio di manifattura francese, mentre Benedetto XVI ha ricambiato donando alle otto persone della delegazione dei rosari e la serie delle medaglie del Pontificato. Successivamente all’udienza, un comunicato diffuso da Palazzo Chigi ha messo in luce la “speciale convergenza tra gli indirizzi dell'Italia e gli obiettivi morali e religiosi della Chiesa cattolica nel mondo”.

 

 

IL PAPA STABILISCE LE NUOVE NORME PER LE BASILICHE DI SAN FRANCESCO

 E DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI IN ASSISI CHE SONO AFFIDATE D’ORA IN AVANTI

ALLA GIURISDIZIONE DEL NUOVO VESCOVO DELLA DIOCESI

MONS. DOMENICO SORRENTINO, NOMINATO OGGI

 

Con un Motu Proprio in data 9 novembre, Benedetto XVI ha stabilito i nuovi vincoli ai quali dovranno attenersi d’ora in poi, per le loro iniziative pastorali, i massimi luoghi sacri della tradizione francescana: la Basilica e il Sacro Convento di Assisi e la Basilica di Santa Maria degli Angeli. Nella sostanza, ad avere la giurisdizione canonica su entrambe le Basiliche sarà la diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, per la quale il Papa ha nominato l’arcivescovo Domenico Sorrentino, che prende il posto – per raggiunti limiti di età - di mons. Sergio Goretti. Per i particolari del documento pontificio, il Servizio di Alessandro De Carolis.

 

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“Il vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino d’ora innanzi avrà la giurisdizione prevista dal diritto sulle chiese e sulle case religiose per quanto riguarda tutte le attività pastorali svolte dai Padri Conventuali della Basilica di San Francesco e dai Frati Minori di Santa Maria degli Angeli”. E inoltre, i Padri Francescani, Conventuali e Minori, “per tutte le iniziative che hanno risvolti pastorali”, dovranno “chiedere ed ottenere il consenso” del vescovo locale, il quale potrà “sentire il parere del presidente della Conferenza episcopale umbra per le iniziative che hanno riflessi sulla Regione umbra o della presidenza della Conferenza episcopale italiana per le quelle a più ampio raggio”. Sono i paragrafi 2 e 3 del Motu Proprio di Benedetto XVI a contenere le disposizioni principali che ridisegnano i rapporti gerarchici tra le Basiliche di Assisi e la diocesi locale.

 

Benedetto XVI spiega nel preambolo del documento le ragioni che hanno portato all’aggiornamento dell’attuale disciplina giuridica, fissata nel 1968 da Paolo VI. Si tratta, scrive il Papa, di “realizzare una più efficace intesa” delle attività che si svolgono nella Basilica di San Francesco e in quella di Santa Maria degli Angeli con la pastorale della diocesi di Assisi. Nel ricordare, all’inizio, come “da tutto il mondo” si guardi “con speciale considerazione” a questi luoghi resi celebri dal Serafico Padre, Benedetto XVI ribadisce pure i “singolari vincoli” e la “speciale sollecitudine” che i Papi hanno sempre nutrito, nei secoli, riguardo i “due Templi maggiori francescani”, finora “soggetti direttamente alla loro giurisdizione”. Una predilezione riconfermata al punto 1 del Motu Proprio con l’assegnazione di un cardinale in veste di rappresentante pontificio, il quale – spiega il Papa – “pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di perpetuare con la sua autorità morale gli stretti vincoli di comunione tra i luoghi sacri alla memoria del Poverello e questa Sede Apostolica”. E potrà, inoltre, “impartire la Benedizione Papale nelle celebrazioni che presiederà in occasione delle maggiori solennità liturgiche”.

 

Nel contesto di tale riforma, si inserisce la nomina dell’arcivescovo Domenico Sorrentino, 57 anni, a capo della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Originario della provincia di Napoli, mons. Sorrentino è dal 2003 segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dopo aver prestato servizio per anni presso la Prima sezione della Segreteria di Stato. Spetterà dunque al nuovo vescovo della diocesi umbra – teologo ma anche dottore in Scienze politiche - il compito di guidare il nuovo corso inaugurato da Benedetto XVI in collaborazione con i Padri Francescani dei due Ordini, Minori e Conventuali. Esortati dal Papa – in conclusione del documento - ad “attenersi con generosa disponibilità” alle norme esposte nel Motu proprio, “in spirito di sincera comunione” con il vescovo di Assisi e, attraverso di lui, con la Conferenza episcopale regionale e con quella nazionale.

 

In un loro comunicato, i frati del Sacro Convento di Assisi esprimono “gioia e speranza” per la nomina di mons. Sorrentino a capo della diocesi umbra. “Nel suo messaggio – scrive al vescovo padre Vincenzo Coli, superiore del Convento - siamo felici di trovare un chiaro riferimento ai valori francescani di Assisi, questo per noi e' motivo di gioia e di speranza”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Sempre stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze l’ambasciatore di Francia Pierre Morel, in visita di congedo, e l’Iniziatore del Cammino Neocatecumenale  Kiko Argüello.

Oggi pomeriggio il Pontefice riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Chilpancingo-Chilapa, in Messico, mons. Alejo Zavala Castro, finora vescovo di Tlapa.

 

 

DOMANI A GUADALAJARA LA BEATIFICAZIONE DI 13 MARTIRI MESSICANI,

VITTIME DELLA PERSECUZIONE RELIGIOSA

- Intervista con padre Aitor Jìmenez Echabe -

 

Domani saranno proclamati Beati nello stadio di Guadalajara, in Messico, tredici martiri messicani vittime della persecuzione religiosa durante gli anni venti del secolo scorso. La celebrazione sarà presieduta dal prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cardinale José Saraiva Martins. Tra i futuri Beati figurano il sacerdote José Trinidad Rangel Montaño, il missionario claretiano Andrés Sola Molist, e il laico Leonardo Pérez Larios, assassinati il 25 aprile 1927 a Rancho de San Joaquín, in Messico. Per un profilo biografico di questi tre futuri Beati ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, il postulatore della Causa di Beatificazione, padre Aitor Jìmenez Echabe:

 

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R. – Ci troviamo di fronte a tre cristiani, che hanno vissuto la loro fede - la sequela di Cristo - fino in fondo. Il padre Ranjel, sacerdote diocesano, nacque in un piccolo “rancho” del Messico; sentì molto presto la chiamata sacerdotale, ma fino a 20 anni non gli fu possibile entrare in seminario. E da quel momento fu consapevole della sua vocazione al sacerdozio e di quello che comportava: seguire Cristo fino alla morte. Padre Solá, claretiano nato in Spagna in un piccolo paese della Catalogna, sviluppò in Messico tutto il suo ministero missionario, soprattutto come predicatore. A León subì il martirio insieme con gli altri due. L’ultimo è un laico, il signor Pérez, una persona con una fede molto profonda e, soprattutto, un laico che amava e viveva per l’Eucaristia. L’elemento eucaristico è una realtà molto bella per tutti e tre questi futuri beati. Credo che proprio l’Eucaristia sia stata la loro forza per poter affrontare il martirio, la sequela di Cristo; sono queste tre esempi di comunione molto belli.

 

D. – Vuole illustrarci l’ambiente in cui è maturato il martirio. Le cause anche che l’hanno prodotto, la situazione che si era creata in Messico a quell’epoca…

 

R. – E’ una situazione difficile, possiamo dire, perché con il presidente, Plutarco Elia Calles, nel 1926 comincia una persecuzione religiosa contro la Chiesa cattolica. Incomincia con l’espulsione di tutti i sacerdoti. E qui troviamo padre Solá, che sceglie di rimanere accanto e insieme con i suoi fedeli. Poi, l’iscrizione obbligatoria di tutti i sacerdoti messicani in un albo civile per controllare chi fossero i sacerdoti. E qui troviamo padre Ranjel, che obbediente a quello che gli disse il suo prelato di non iscriversi, si rifugiò e visse nelle catacombe insieme a padre Solà, a León. Ci troviamo in una situazione molto difficile di persecuzione. Il presidente Calles con l’espulsione dei sacerdoti stranieri e l’albo civile per i sacerdoti vorrebbe provocare uno scisma all’interno della Chiesa. Ma questo scisma non si verifica. Calles emana anche 19 norme penali per punire tutti i sacerdoti, e tutti quelli che non li denunciano allo Stato. Questa realtà cominciò man mano a prendere piede civilmente e portò alla chiusura delle chiese. Non c’era quindi la possibilità di celebrare l’Eucaristia, non c’era la possibilità, se non di nascosto, di ricevere i sacramenti. Il popolo protestò contro la normativa anticlericale e anticattolica del presidente, e scatenò una rivolta. I tre futuri beati l’hanno sempre vissuta dalla parte della fede e mai in maniera violenta, sempre aiutando e mettendo una parola di pace e di amore per quelli che li perseguitavano, come Gesù fece sulla Croce.

 

D. – Questi uomini hanno dato la loro vita per la fede. Qual è il loro messaggio?

 

R. – Certamente loro ci lasciano un bel messaggio di cui noi dobbiamo far tesoro. E’ il messaggio della “valentia”. Bisogna essere delle persone coraggiose di fronte ad una società che ci invita proprio a non pensare, che ci invita a non coltivare i valori cristiani, perché abbiamo paura di essere rifiutati. Loro non hanno mai avuto questa paura. Loro hanno sempre avuto la fermezza della fede: Cristo per loro era tutto. Vivere secondo Cristo, manifestare la fede secondo Cristo, è quello di cui oggi più che mai abbiamo bisogno in una società che ci invita ad addormentarci.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Lettera Apostolica "Motu proprio" contenente nuove disposizioni circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi.

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti alla Conferenza internazionale sul genoma umano; il Papa ha ricordato il compito imprescindibile di una pastorale aggiornata della salute.

 

Servizio estero - Iraq: l'Onu sollecita un'inchiesta internazionale sulle condizioni delle carceri irachene.

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo "Da Esopo ai Grimm: la fantasia come 'magica porta' per la crescita dell'uomo di domani": a Berlino il quindicesimo Congresso internazionale della fiaba.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema dell'immigrazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 novembre 2005

 

20 MILA LE DONNE GESTANTI AIUTATE OGNI ANNO E’ UNO DEI DATI EMERSI

 DURANTE IL XXV CONVEGNO NAZIONALE DEI CENTRI DI AIUTO ALLA VITA,

APERTO IERI A FIRENZE

- Intervista con Olimpia Tarzia -

 

Tutelare la vita nascente e la donna. E’ la sfida lanciata dal XXV Convegno nazionale dei Centri di aiuto alla vita, iniziato ieri a Firenze, nel 30° anniversario di attività di queste strutture. I centri sono 278 e circa 20 mila le donne aiutate ogni anno. Dal 2004, l’11 per cento delle gestanti assistite ha potuto usufruire anche di ospitalità in case di accoglienza, presso famiglie o altre strutture. Ascoltiamo, al microfono di Massimiliano Menichetti, la segretaria generale del Movimento per la vita italiano, Olimpia Tarzia.

 

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R. - In questi 30 anni, sono stati strappati all’aborto 70 mila bambini, aiutando le loro mamme sono stati avviati più di 11 mila progetti di adozione delle mamme in attesa di un bambino dal terzo mese fino al primo anno di vita. La nostra esperienza e quella che vogliamo mettere a disposizione proprio delle istituzioni è quella che ad una donna bisogna sempre dare la possibilità di scegliere per la vita.

 

D. - Ma di questo aspetto se ne dovrebbero occupare i consultori…

 

R. - Questo oggi nei consultori non avviene. E’ urgente una riforma dei consultori che individui due momenti distinti, quello dell’aiuto alla maternità e alla paternità e quello della certificazione di aborto che deve essere una struttura differente.

 

D. – Il movimento è stato in prima linea contro il referendum sulla procreazione artificiale. Quali consapevolezze sono nate?

 

R. - Si è affermato il diritto alla vita come un valore laico, non appartenente a nessuna fede religiosa e né politica, fondamento proprio della democrazia stessa.

 

D. – Da trent’anni sottolineate che l’aborto è stato banalizzato. Adesso c’è l’aborto chimico ovvero la RU486...

 

R. – Io vorrei dire che tra le menzogne che vengono dette adesso è che non è vero affatto che la pillola RU486 sia meno traumatica dell’aborto chirurgico, per le ricadute sulla salute sia fisica che psichica della donna. Con la RU486 è lei che si auto somministra una dose sapendo che quella pillola ucciderà il suo bambino e vive l’aborto in diretta, con tanto di contrazioni, di emorragie. Questo è devastante per la psiche della donna, quindi che non continuassero a dire che è per la salute della donna!

 

D. – Siete stati criticati per aver auspicato l’inserimento di un componente del movimento per la vita all’interno dei consultori. Cosa volete ottenere?

 

R. – Noi vorremmo porci in atteggiamento positivo di aiuto alla maternità perché non è possibile che oggi, in una società che si dichiara evoluta, ci sia una mamma che dica: “Non posso portare avanti questo figlio perché non ho i soldi, perché perdo il lavoro”. Questo dovrebbe essere l’investimento positivo.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 20 novembre, Solennità di Cristo Re dell’Universo e ultima Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù racconta come si svolgerà il giudizio finale.

 

Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria saranno riunite davanti a lui tutte le genti e accoglierà nel suo regno quelli che stanno alla sua destra. Ma cosa ci salverà? Ecco quello che dice Gesù:

 

“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi… In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. 

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Siamo giunti alla fine dell’anno liturgico. Il Vangelo ci parla dell’inevitabile giudizio che aspetta la storia alla sua fine. Attraverso le domeniche dell’anno abbiamo seguito Cristo nella sua rivelazione di Figlio di Dio e Salvatore degli uomini. Abbiamo constatato le resistenze e la non accoglienza, ma a quelli che lo accolgono e lo riconoscono come Figlio di Dio ritrovano in Lui il rapporto con il Padre. In Cristo si sono scoperti partecipi di un unico infinito amore del Padre che attraversa tutta la storia e unisce tutti gli uomini in una fratellanza universale nel Figlio di Dio.

 

“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. La vita dell’uno è legata alla vita dell’altro. Nessuno può salvare se stesso se non attraverso i fratelli e l’amore del Padre si fa particolarmente denso proprio in quei fratelli che non hanno nessun punto di appoggio, che non hanno niente di solido tra le mani, quelli che il Vangelo chiama “piccoli”.

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CHIESA E SOCIETA’

19 novembre 2005

 

 

FAMIGLIA E RICERCA AL CENTRO DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE

DEGLI EPISCOPATI DELLA COMUNITA’ EUROPEA (COMECE), CHE HA CONCLUSO IERI

A BRUXELLES LA PLENARIA D’AUTUNNO

- A cura di Laura Forzinetti -

 

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BRUXELLES. = La COMECE, Commissione degli episcopati della Comunità Europea, ha concluso ieri i lavori della sua riunione plenaria d’autunno, dedicata all’attuale situazione dell’Europa comunitaria. Lavori che erano cominciati mercoledì scorso a Bruxelles. I vescovi hanno stilato e sottoscritto due documenti: uno sulla famiglia e uno sulla ricerca, punti cardine di una proposta di collaborazione con le politiche comunitarie. La strategia europea per le famiglie prende la via della pubblicazione del Libro Verde sui cambiamenti demografici, che mette in evidenza l’invecchiamento della popolazione e le nascite in diminuzione. Per affrontare alla radice il problema, la COMECE chiede alla Commissione europea di concepire una strategia comunitaria basata sul vincolo del matrimonio, che potrebbe comportare un main streaming della famiglia. Pieno sostegno della Chiesa cattolica anche al settimo programma comunitario che incentiva, con maggiori fondi, la ricerca scientifica, ma i vescovi si dicono particolarmente preoccupati del fatto che le procedure decisionali applicate dall’Unione Europea nel decidere gli stanziamenti di fondi non prendono sufficientemente in conto la specificità di certe questioni etiche. Ci si appella alle istituzioni comunitarie perché non si finanzino progetti di ricerca che implichino l’uso di embrioni umani e di cellule staminali embrionali umane. I vescovi hanno dibattuto sulla situazione di crisi, la più grave dalla sua nascita, che vive l’Unione Europea e sulle sfide rappresentate dall’allargamento a Croazia, Turchia, Balcani occidentali. La COMECE vede con favore tale processo. Il suo presidente ha confermato il favore da parte del clero croato perché il Paese entri a far parte dell’Unione Europea.

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LAUREA HONORIS CAUSA IN “CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI” AL PATRIARCA

 ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I, IN VISITA IN EMILIA ROMAGNA.

A CONFERIRLA, L’UNIVERSITA’ ALMA MATER STUDIORUM DI BOLOGNA

- A cura di Stefano Andrini -

 

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BOLOGNA. = La Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna ha conferito la laurea Honoris Causa in “Conservazione dei Beni Culturali” al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, per il suo impegno attento e costante ai problemi che riguardano la conservazione dell’ambiente. La cerimonia, che si è svolta nella Basilica di San Vitale a Ravenna, rientra nell’ambito di una serie di appuntamenti che vedranno fino a domani la presenza di Sua Santità in Emilia–Romagna. Di ambiente, il Patriarca ha parlato ieri, nel corso di un incontro svoltosi a Bologna nell’aula Magna Santa Lucia, alla presenza di tanti giovani cattolici. “La salvaguardia del creato scuote le corde del nostro cuore e ci spinge a lavorare per favorire la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, perché siano adottate, a livello planetario, adeguate misure”, ha detto. Di fronte a uno stato di cose sempre più preoccupante, ha aggiunto, “la coscienza è l’unica forza che l’uomo può opporre all’inquinamento”. “Dobbiamo convincere gli uomini – ha sottolineato il Patriarca – che Dio ci ha dato il comandamento di lavorare e custodire la Terra. Abbiamo cioè il diritto di nutrirci secondo le nostre necessità ma anche l’obbligo che il nostro pianeta continui a produrre per chi viene dopo”. Sempre ieri, accompagnato dall’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, Bartolomeo I ha voluto recarsi al Santuario della Beata Vergine di San Luca, dove ha sostato in preghiera davanti alla venerata icona. Di fronte all’Immagine, con un gesto che ha commosso l’arcivescovo di Bologna, Bartolomeo I ha voluto invitarlo presso il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli il prossimo 12 marzo, in occasione della grande festa dell’Ortodossia. Oggi, alle 18.30, nella Basilica di San Petronio, il Patriarca presiederà la solenne liturgia dei Vespri in rito bizantino.

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LA RIFORMA  DELLA FAO: QUESTO, IL TEMA CENTRALE DELLA 32.MA CONFERENZA

BIENNALE DELL’AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE PER IL CIBO E L’AGRICOLTURA,

 AL VIA OGGI A ROMA FINO AL 26 NOVEMBRE

 

ROMA. = Riforma della FAO, lotta alla fame nel mondo, emergenza aviaria e riforma agraria: questi, i temi principali della 33.ma Conferenza biennale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura, al via oggi a Roma fino al 26 novembre. Attualmente, sono 188 i Paesi membri e nel corso della settimana è atteso il voto per l’ingresso della Repubblica della Bieolorussia, mentre il principato di Andorra ha proposto la propria candidatura. Tra gli appuntamenti della prima giornata, l’elezione del direttore generale della FAO, che a partire dal prossimo gennaio resterà in carica per 6 anni. Unico candidato è l’attuale direttore, Jacques Diouf, al suo posto dal 1994. Verranno poi consegnati alcuni premi, fra cui quello giornalistico, a due redattori del Wall Street Journal e a Giampaolo Cadauno, de La Repubblica, il primo italiano dopo molti anni. Nel corso della settimana, i Paesi Membri saranno chiamati anche a valutare la proposta di riforma dell’organizzazione, avanzata dallo stesso Diouf, che sottoporrà al voto un documento dal titolo “Riforma della FAO. Una visione per il XXI secolo”, dove si sottolinea la necessità di adattare l’Agenzia ONU “ad un contesto mondiale in continua evoluzione e alle mutate esigenze, in particolare per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo del Millennio”. Verrà  poi presentato il Rapporto sullo stato dell’alimentazione nel mondo. Se è vero che dal 35 per cento di persone che soffrivano la fame del 1960, si è passati al 13 per cento del biennio 2000-2002, ad oggi sono ancora più di 800 milioni coloro che non hanno accesso a questo diritto primario. (R.M.)

 

 

 

CON L’IMPEGNO A COSTRUIRE UNA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE INCENTRATA

SULLE PERSONE E ORIENTATA ALLO SVILUPPO, SI È CHIUSO IERI A TUNISI

IL SUMMIT MONDIALE DELLE NAZIONI UNITE SULLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE

- A cura di Andrea Rustichelli -

 

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TUNISI. = “Noi, i rappresentanti dei popoli del mondo, ribadiamo il nostro desiderio e impegno a costruire una società dell’informazione incentrata sulle persone, inclusiva ed orientata allo sviluppo”: queste, le prime battute del documento finale del Summit mondiale sulla Società dell’Informazione, il vertice dell’ONU che si è concluso ieri a Tunisi, con la presenza di oltre 18 mila delegati da 176 nazioni di tutto il mondo. Il Summit è stato centrato sulla questione della governance di Internet, risolta con una soluzione diplomatica che accontenta un po’ tutti: tanto gli Stati Uniti, detentori dell’organismo che governa il funzionamento degli indirizzi web, quanto la gran parte degli altri Paesi che auspicavano una cessione di sovranità. Essa è avvenuta in via di principio con la creazione del Forum per la governance di Internet, che non elimina il ruolo dell’ente americano, ma apre comunque la partecipazione di governi, industrie e società civili degli altri Paesi. A proposito dell’altro grande tema del vertice, quello del divario tecnologico dei Paesi poveri, il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, ha elogiato la funzione del Fondo di solidarietà digitale, istituito nel febbraio 2004 a Ginevra, su sua proposta, per promuovere lo sviluppo informatico nei Paesi africani. “Ora l’Africa finalmente è connessa alla rete”, ha affermato. Anche mons. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, ha osservato, nel suo intervento a Tunisi, come i Paesi più sviluppati debbano “assumersi la responsabilità di accelerare il processo di informatizzazione, permettendo un maggior accesso ai nuovi media”. Sullo sfondo del Summit, l’imbarazzo della comunità internazionale per le violazioni che il governo tunisino perpetra ai danni dei diritti umani e della libertà di opinione, con intimidazioni ai giornalisti e siti Internet oscurati anche durante i giorni del vertice. Pesa poi l’esclusione della Tunisia del presidente di Reporter senza frontiere, Robert Menard, che era arrivato nel Paese per partecipare al Summit. Espulsione deprecata anche dal presidente del Parlamento europeo, Borrel.

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IN PROGRAMMA, AD HANOI, IN VIETNAM, L’ORDINAZIONE SACERDOTALE

DI 57 DIACONI. LA CELEBRAZIONE, PREVISTA PER IL 29 NOVEMBRE,

SARA’ PRESIEDUTA DAL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE

PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

 

HANOI. = Il 29 novembre prossimo, nella cattedrale di Hanoi, in Vietnam, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, ordinerà al sacerdozio 57 diaconi. L’annuncio è stato dato dal Seminario Maggiore regionale di Hanoi, che sottolinea il valore storico dell’avvenimento. Esso infatti segna una variazione di tendenze sul numero delle vocazioni e sulla politica del governo vietnamita. I futuri candidati provengono da 8 diocesi del Nord. Nel 1954, quando il Vietnam è stato diviso fra Nord e Sud, molti sacerdoti del Nord hanno seguito l’esodo e la fuga verso meridione dei loro fedeli. Questo ha creato per lungo tempo una mancanza di sacerdoti nella zona settentrionale del Paese. Inoltre, per molti anni il governo non ha mai permesso l’apertura di seminari, consentendo solo pochissime ordinazioni. La situazione è cambiata alla fine degli anni ‘80: nel 1987 è stato riaperto il seminario interdiocesano di Hanoi e quello di Ho Chi Minh City; nell’‘88 quelli di Can Tho e di Vinh. Nel ‘92 è stata la volta di Nha Trang e, nel ’94, di Huê. Inizialmente, le autorità permettevano l’ammissione dei candidati solo ogni 6 anni. Negli anni ’90, ogni 3 e, in seguito, ogni 2. Per il seminario di Hanoi, vi è il permesso di accogliere vocazioni ogni anno. Il governo ha però mantenuto da sempre il numero chiuso, fissando una quota totale di seminaristi per ogni seminario. Anche per questo aspetto, il seminario di Hanoi ha avuto un trattamento di favore: fino agli anni ‘90 la quota fissata era di 50; poi si è passati a 60. Nel luglio 2004, l’Ufficio affari religiosi del Vietnam ha stabilito un tetto massimo di 90 seminaristi. La recente Ordinanza sulle credenze e le religioni, del 18 giugno 2004, ha facilitato l’iter per le ordinazioni, non essendo più necessario il permesso previo del governo. Come annunciato da tempo, il cardinale Sepe visiterà il Vietnam dal 28 novembre al 6 dicembre, su invito della Conferenza episcopale del Paese. (R.M.)

 

 

MANCANO I FONDI PER COMPLETARE LA RICOSTRUZIONE DELL’UNICA CHIESA CATTOLICA DEL TIBET. L'EDIFICIO,  DISTRUTTO DURANTE LA RIVOLUZIONE CULTURALE E RICOSTRUITO, ERA STATO DANNEGGIATO NUOVAMENTE DA UN TERREMOTO

NEL 1999

 

MANGKAM. = L’unica parrocchia cattolica del Tibet, nel villaggio sud orientale di Shangyanjing, cerca fondi per completare la ricostruzione della chiesa locale e degli edifici annessi, avviata nel 2001. Il debito con i costruttori, come afferma il parroco, padre Lawrence Lu Rendi, supera i 400 mila yuan, equivalenti a circa 40 mila euro. “La compagnia edile è venuta più volte a pianificare il bilancio, e noi l’abbiamo assicurata del pagamento”, racconta padre Lu. Il 70 per cento della popolazione del villaggio è costuituita da 520 parrocchiani, la maggior parte dei quali sono di etnia tibetana. Vi sono anche donne di etnia Naxi o Han che hanno sposato uomini di etnia tibetana. Il villaggio è situato 3 mila metri sopra il livello del mare nel Paese di Mangkam, vicino ai confini delle province del Sichuan e dello Yunnan. Il cattolicesimo venne introdotto a Shangyanjing nella metà del 19.mo secolo da missionari francesi. La chiesa originale, in stile europeo, era stata distrutta durante la Rivoluzione culturale, avvenuta dal 1966 al 1976. Nel 1985, il governo aveva rimpiazzato la chiesa con una in argilla, ma un terremoto l’ha danneggiata nuovamente nel 1999. Un altro prete tibetano, padre Ding Yaohua, afferma che i parrocchiani cercano di risolvere il problema del pagamento, ma possono offrire solo un piccolo aiuto, perché impegnati nelle spese per la loro stessa sopravvivenza. Padre Lu, nativo di Shangyanjing, sottolinea che il terremoto del 1999 ha rovinato molte case del villaggio, oltre ad aver distrutto la vecchia chiesa in argilla. I parrocchiani devono quindi ristrutturare o ricostruire le proprie abitazioni e con difficoltà riescono a reperire fondi per la ricostruzione della chiesa. Il Dipartimento degli affari religiosi sotto il controllo della Commissione della regione tibetana per gli Affari Etnici e Religiosi ha promesso di dare 70 mila yuan per il progetto, ma il parroco dice di essere ancora in attesa dei fondi. L’architettura delle nuova chiesa è in stile tibetano, ma l’interno ha subito un’influenza europea. Nel 2003, la diocesi giapponese di Yokohama ha donato tre campane, poste poi nel campanile della chiesa. Le campane erano state donate 50 anni fa alla chiesa di Yokohama da missionari francesi. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 novembre 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

In Iraq, dopo la sanguinosa giornata di ieri, costata la vita a 90 persone, anche oggi a Bagdad, almeno 15 persone sono morte per lo scoppio di un autobomba. Altri dieci feriti, invece, in un secondo attentato sempre nella capitale. Intanto, si è aperta oggi al Cairo la Conferenza organizzata dalla Lega araba per aiutare la riconciliazione in Iraq, mentre negli Stati Uniti la Camera dei rappresentanti ha respinto la notte scorsa la proposta di ritiro immediato degli oltre 150 mila soldati americani di stanza in Iraq. Il nostro servizio:

 

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Con 403 voti contrari e tre a favore, la Camera dei rappresentanti statunitense ha detto no al ritiro immediato delle proprie truppe. La proposta era stata presentata dal Partito repubblicano per spingere i democratici a decidere sulla faccenda, dopo che nei giorni precedenti più voci si erano alzate a favore di un ritiro scadenzato. Ritirarsi ora dall’Iraq sarebbe ''una ricetta per il disastro'', afferma il presidente Bush nel suo discorso pronunciato alle forze americane di stanza alla base di Osan, in Corea del Sud. “La nostra strategia – prosegue il capo della Casa Bianca - sarà di combattere i terroristi in Iraq fin quando non avremo ottenuto la vittoria”. Di riconciliazione in Iraq si è parlato Al Cairo, dove si è aperta la riunione della Lega Araba, in previsione della grande conferenza che dovrebbe tenersi dopo il voto iracheno del 15 dicembre. La riconciliazione nazionale irachena – per il presidente egiziano Mubarak - è la “condizione essenziale” per il ritiro progressivo delle truppe della coalizione. Sul terreno iracheno, intanto, si continua a versare sangue. Teatro delle violenze è il pieno centro di Bagdad, dove almeno 15 persone sono morte per l’esplosione di un autobomba. In precedenza, un’altra auto imbottita di esplosivo era stata fatta saltare in aria in un mercato a sud della capitale.

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Di terrorismo internazionale, ma anche dell’allarme per l’influenza aviaria, con la proposta di una campagna per combattere la diffusione del virus nel mondo, si è parlato a Pusan, in Corea del Sud, dove in mattinata si è concluso il vertice dell’APEC – l’Associazione per la cooperazione economica Asia-Pacifico. In un documento speciale, i 21 capi di Stato e di governo presenti si sono impegnati a fare di tutto per superare la fase di stallo dei negoziati multilaterali sui sussidi all’agricoltura. Il servizio è di Chiaretta Zucconi:

 

 

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E’ necessaria una maggiore apertura del mercato europeo ai prodotti agricoli asiatici, anche attraverso la riduzione di dazi: questo il messaggio forte e chiaro lanciato oggi dai 21 Paesi dell’APEC all’Unione Europea, sollecitata a dare risposte immediate e a dimostrarsi più flessibile per cercare di superare l’impasse raggiunto nei negoziati in materia agricola. Un impegno necessario anche in vista della prossima riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio fissata per il 13 dicembre a Hong Kong. Ma nella dichiarazione congiunta in sette punti, rilasciata al termine delle due giornate del forum, emerge anche un appello altrettanto forte e chiaro: l’Organizzazione mondiale del commercio è chiamata a prendere in considerazione in modo equilibrato l’interesse e le necessità dei 148 membri anche dei Paesi in via di sviluppo e soprattutto di quelli meno sviluppati.

 

Da Tokyo per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi

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Dopo aver visitato Giappone e Corea del Sud, il presidente degli Stati Uniti prosegue il suo tour diplomatico in Asia, arrivando oggi in Cina. A Pechino avrà incontri con le più alte cariche dello Stato, in un momento particolarmente delicato per i rapporti tra i due Paesi. Nei giorni scorsi, il capo della Casa Bianca, dal Giappone, ha attaccato Pechino sul fronte dei diritti umani, ma anche su Taiwan, definendola un modello di democrazia da imitare. Ma quali sono i rapporti tra Cina e Stati Uniti in questo momento storico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al commentatore di politica internazionale, Fernando Mezzetti:

 

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R. – Bush arriva in Cina e non può non ribadire la sua politica di democrazia, di diritti umani, che è tradizionale degli Stati Uniti ma che lui enfatizza in modo particolare. E infatti, in Giappone ha fatto significativamente riferimento a Taiwan come modello di democrazia, cosa che la Cina non è. I rapporti tra i due Paesi sono, in modo latente, tesi come un confronto tra potenze, perché è chiaro che la Cina si pone come potenza futura. Già economicamente, la Cina è il maggior creditore degli Stati Uniti dopo il Giappone. Nel commercio bilaterale, il disavanzo a sfavore degli Stati Uniti è di oltre 100 miliardi di dollari all’anno: gli americani stanno cercando di colmarlo fornendo tecnologia, cercando di convincerli a prendere degli aerei civili per compensare con grosse forniture le innumerevoli forniture di mercanzia quotidiana, che i cinesi sbarcano negli Stati Uniti.

 

D. – Hu Jintao ha ribadito l’apertura del suo Paese nei confronti delle libertà personali ed ha giustificato la corsa al riarmo per stabilire un equilibrio sul piano internazionale. Washington come vede queste posizioni di Hu Jintao?

 

R. – Washington è molto allarmata dal potenziamento militare cinese. Non dimentichiamo che i cinesi hanno alle armi un numero di uomini come neanche la NATO tutta insieme aveva durante la Guerra fredda. E’ un esercito che si è modernizzato, è un Paese che manda l’uomo nello spazio, e questo ha grossi riflessi militari, lo sappiamo tutti. Quindi, gli Stati Uniti e il Giappone sono molto allarmati dalla crescente potenza militare cinese.

 

D. – Dal punto di vista economico e commerciale, oggi Stati Uniti e Cina possono essere considerati le due facce della stessa medaglia della globalizzazione?

 

R. – La Cina, senza globalizzazione, non esisterebbe. I cinesi hanno ricevuto circa mille miliardi di dollari di investimenti esteri. Ciò non vuol dire che il commercio estero è quello che più contribuisce allo sviluppo della Cina, ma costituisce un’importante voce, e la pioggia di investimenti esteri ha contribuito in modo fondamentale all’auto-sviluppo della Cina.

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In Pakistan, la Conferenza dei Paesi donatori tenutasi ad Islamabad, ha approvato lo stanziamento di oltre 5 miliardi di dollari per la ricostruzione delle zone del Paese sconvolte dal sisma dello scorso 8 ottobre. Il presidente pakistano,  Pervez Musharraf, ha ringraziato la comunità internazionale alla quale il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aveva chiesto “una risposta senza precedenti”. Commentando la notizia dello stanziamento approvato dalla Conferenza dei Paesi donatori, Musharraf ha detto che “il mondo è veramente un villaggio globale”. Questa decisione – ha aggiunto - costituisce una eredità comune dell’umanità che fa progredire i Paesi.

 

Nel Canale di Sicilia, sono riprese le ricerche dei clandestini dispersi nell’ultima sciagura del mare avvenuta ieri nel ragusano. I sommozzatori controllano i fondali del tratto di mare in cui si è arenata l’imbarcazione a bordo della quale viaggiavano gli extracomunitari. Nove le vittime finora accertate; 179, tra cui 14 minorenni, i superstiti intercettati ieri sulla terraferma. Dopo una serie di interrogatori, gli inquirenti hanno arrestato due scafisti, mentre un terzo sarebbe invece morto nel naufragio. I superstiti hanno raccontato di essere partiti dalla Libia e di avere pagato all’organizzazione che gestisce i traffici di clandestini verso l’Italia circa 1.200 euro.

 

Il primo ministro dello Sri Lanka, Rajapaksa, ha vinto le elezioni presidenziali di giovedì battendo di misura il suo avversario, Wickremesinghe. Secondo gli analisti la sua affermazione potrebbe ridurre le speranze di pace nel Paese provato da un conflitto etnico durato più di 30 anni. Il neo presidente, in relazione alla lotta ali ribelli delle Tigri Tamil, prevede infatti la revisione dell’accordo relativo al cessate il fuoco del 2002 e soprattutto l’azzeramento di quello stipulato dall'ex presidente Kumarathunga per la spartizione degli aiuti post-tsunami.

 

In Burkina Faso, la Commissione elettorale ha annunciato ieri che il presidente Compaorè, con una percentuale altissima di voti, ha conquistato il terzo mandato alla guida del Paese africano alle elezioni presidenziali di domenica scorsa. Critiche per il denaro speso per finanziare la sua campagna elettorale sono state rivolte da diversi sfidanti, che hanno anche denunciato irregolarità e brogli durante le operazioni di voto. Ancora nessun ricorso è stato tuttavia presentato.

 

Un’esplosione si è verificata a Kabul, sulla strada che porta a Jalalabad, nella zona est del Paese, dove lunedì scorso un doppio attentato suicida aveva provocato diversi morti. Lo ha riferito il portavoce delle forze NATO in Afghanistan, precisando che per il momento non ci sono notizie di eventuali vittime.

 

L’Iran ha ripreso la conversione dell’uranio per potenziali scopi militari. Lo ha confermato ieri l’incaricato per il nucleare di Teheran, Ali Larijani, dopo che nei giorni scorsi la notizia era stata anticipata da fonti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Proprio dall’AIEA giunge la notizia che Teheran ha criticato l’Agenzia ONU, per le continue richieste, lodandola – però - per l'approccio tecnico con cui nel dossier diffuso ieri si è accostata al problema rappresentato dal programma nucleare iraniano.

 

Una Messa celebrata nella Cattedrale del Principato di Monaco ha consacrato stamani l’ascesa al trono del principe Alberto II. La funzione religiosa, alla presenza di una quindicina di delegazioni straniere, è stata officiata dall’arcivescovo del Principato ed è stata seguita da una sfilata militare. Alberto II succede al padre Ranieri, morto nell'aprile scorso all’età di 81 anni.

 

Il premier spagnolo Zapatero si è detto pronto a negoziare modifiche alla contestata legge sulla scuola rifiutandosi tuttavia di ritirarla. Nei giorni passati, in un incontro con gli organizzatori della manifestazione di sabato scorso, Zapatero ha ribadito che l’insegnamento della religione non riceverà voti di valutazione né sarà calcolabile nel curriculum dell’alunno. Il premier si è detto tuttavia favorevole ad offrire ai genitori maggiori garanzie per la libertà di scelta scolastica insieme allo statuto giuridico degli istituti parificati. Intanto, secondo i risultati di un sondaggio, realizzato dal Centro per gli Studi Sociologici di Madrid, la popolarità di Zapatero è scesa ai minimi da quando fu eletto capo del governo.

 

 

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