RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
323 - Testo della trasmissione di sabato 19 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
A Firenze il XXV Convegno nazionale dei
Centri di aiuto alla vita: ce ne parla Olimpia Tarzia
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
La Commissione degli Episcopati della Comunità Europea ha
concluso a Bruxelles la sua plenaria
La riforma della FAO al centro della 32.ma Conferenza
biennale dell’agenzia ONU da oggi a Roma
Si è chiuso ieri a Tunisi il Summit mondiale sulla società dell’informazione
In programma il 29 novembre ad Hanoi, in Vietnam,
l’ordinazione sacerdotale di 57 diaconi
Mancano i fondi per completare la ricostruzione
dell’unica Chiesa cattolica del Tibet
Ancora violenza in Iraq: almeno 15 i morti per un attentato nel centro di
Baghdad
La comunità
internazionale stanzia oltre 5 miliardi di dollari per la ricostruzione delle
zone terremotate del Pakistan
19
novembre 2005
OGGI SI APRONO NUOVI SPAZI DI DIALOGO CON I NON
CREDENTI SUL RISPETTO
DELLA
VITA, NONOSTANTE LA PRESENZA DI UN SECOLARISMO RADICALE.
E’ QUANTO HA DETTO IL PAPA AI PARTECIPANTI
ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL GENOMA CONCLUSA
OGGI IN VATICANO
La dignità dell’uomo non si
identifica con i geni del suo DNA e non diminuisce per la presenza di diversità
fisiche o difetti genetici. E’ quanto ha detto il Papa ricevendo oggi i
partecipanti alla Conferenza
internazionale sul “genoma umano” promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio
per la Pastorale della Salute. Benedetto XVI ha sottolineato che oggi,
nonostante la presenza di un secolarismo radicale, si sono aperti nuovi spazi
di dialogo anche con i non credenti sul rispetto della vita. Il genoma umano,
lo ricordiamo, è l’intero patrimonio genetico dell’uomo che si trova
all’interno del nucleo di tutte le sue cellule. Il servizio di Sergio
Centofanti.
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Benedetto XVI vede oggi nuovi
spazi di “dialogo rispettoso e leale con i non credenti” sul tema della vita e
su “valori fondamentali su cui si regge l’umana convivenza” e da cui dipende il
“futuro dell’umanità”. Il Papa auspica che “ogni nuova scoperta scientifica
possa servire al bene integrale della persona, nel costante rispetto della sua
dignità”. Il mondo attuale – afferma - è segnato da un processo di
secolarizzazione che se da una parte rivendica “una giusta autonomia della
scienza e dell’organizzazione sociale” dall’altra, dimentica “il legame delle
realtà temporali con il loro Creatore, giungendo anche a trascurare la salvaguardia
della dignità trascendente dell'uomo ed il rispetto della sua stessa vita”:
“Oggi tuttavia la secolarizzazione, nella forma del secolarismo
radicale, non soddisfa più gli spiriti maggiormente consapevoli ed attenti. Ciò
vuol dire che si aprono spazi possibili e forse nuovi per un dialogo proficuo
con la società e non soltanto con i fedeli, specialmente su temi importanti come
quelli attinenti la vita. Questo è possibile perché nelle popolazioni di lunga
tradizione cristiana rimangono presenti semi di umanesimo non raggiunti dalle
dispute della filosofia nichilista, semi che tendono, in realtà, a rafforzarsi
quanto più gravi diventano le sfide”.
“Il credente, del resto – ha
proseguito il Papa - sa bene che il Vangelo ha una sintonia intrinseca con i
valori inscritti nella natura umana. L'immagine di Dio è così profondamente
impressa nell'animo dell’uomo che difficilmente la voce della coscienza può essere
messa del tutto a tacere!” E Gesù “ci
ricorda che c'è sempre del terreno buono in cui il seme attecchisce, germoglia
e fa frutto”:
“Anche uomini che non si riconoscono più come membri della Chiesa o
che hanno perduto addirittura la luce della fede restano comunque attenti ai
valori umani ed ai contributi positivi che il Vangelo può apportare al bene
personale e sociale. E’ facile
rendersene conto soprattutto riflettendo su ciò che costituisce l’oggetto della
vostra Conferenza: gli uomini del nostro tempo, resi anche più sensibili dalle
vicende terribili che hanno funestato il ventesimo secolo e l’inizio stesso
dell’attuale, sono in grado di ben comprendere come la dignità dell'uomo non si
identifichi con i geni del suo DNA e non diminuisca per l'eventuale presenza di
diversità fisiche o di difetti genetici”.
“Il principio di ‘non
discriminazione’ sulla base di fattori fisici o genetici – ha detto il Papa - è
profondamente entrato nelle coscienze ed è formalmente enunciato nelle Carte
sui diritti dell'uomo. Tale principio ha la sua fondazione più vera nella
dignità insita in ogni uomo per il fatto di essere creato ad immagine e
somiglianza di Dio”:
“L’analisi serena dei dati scientifici, peraltro, porta a riconoscere
la presenza di tale dignità in ogni fase della vita umana, a cominciare dal
primo momento della fecondazione. La Chiesa annuncia e propone queste verità
non soltanto con l'autorità del Vangelo, ma anche con la forza derivante dalla
ragione, e proprio per questo sente il dovere di fare appello ad ogni uomo di
buona volontà, nella certezza che l’accoglienza di queste verità non può che
giovare ai singoli ed alla società. Occorre infatti guardarsi dai rischi di una
scienza e di una tecnologia che si pretendano completamente autonome nei
confronti delle norme morali inscritte nella natura dell’essere umano”.
Il Papa ricorda che “le odierne
scoperte scientifiche toccano la vita delle famiglie, impegnandole in scelte
impreviste e delicate”. Sottolinea quindi la necessità di “un’istruzione
adeguata” e di una “formazione delle coscienze approfondita e chiara” nel campo
della genetica perché i credenti possano assumersi “le proprie responsabilità
in coerenza con la propria fede” anche di fronte a “falsi valori o informazioni
deviate” che possono prevalere nell’opinione pubblica.
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IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL PREMIER ITALIANO,
SILVIO BERLUSCONI.
RIAFFERMATA LA RECIPROCA COLLABORAZIONE SANCITA
DAI PATTI LATERANENSI
- A cura di Alessandro De Carolis -
Un incontro per ribadire la
volontà comune di collaborazione tra l’Italia e della Santa Sede, secondo il
Concordato del 1929. E’ questo il senso dell’udienza concessa questa mattina da
Benedetto XVI al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ricevuto
in Vaticano con una delegazione. In essa, figurava, tra gli altri, il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ha presenziato al colloquio
privato, durato 34 minuti. “Nel corso dei cordiali
colloqui – si legge in una dichiarazione del vicedirettore della Sala Stampa
della Santa Sede, padre Ciro Benedettini - vi è stato uno scambio di opinioni
sui problemi bilaterali fra Stato e Chiesa in Italia ed è stata riaffermata la
comune volontà di collaborazione fra le Parti, nel solco dei Patti
Lateranensi”. “La visita del capo del governo Italiano – prosegue la nota - ha
poi permesso alcune reciproche informazioni sull'attuale situazione
internazionale”.
Per Silvio
Berlusconi, 69 anni, si è trattato della seconda visita in Vaticano in veste
ufficiale, la prima con Benedetto XVI. Il premier ha donato al Papa un antico
crocefisso di ebano e avorio di manifattura francese, mentre Benedetto XVI ha ricambiato
donando alle otto persone della delegazione dei rosari e la serie delle
medaglie del Pontificato. Successivamente all’udienza, un comunicato diffuso da
Palazzo Chigi ha messo in luce la “speciale convergenza tra gli indirizzi dell'Italia e gli obiettivi
morali e religiosi della Chiesa cattolica nel mondo”.
IL PAPA STABILISCE LE
NUOVE NORME PER LE BASILICHE DI SAN FRANCESCO
E DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI IN ASSISI CHE SONO
AFFIDATE D’ORA IN AVANTI
ALLA GIURISDIZIONE DEL
NUOVO VESCOVO DELLA DIOCESI
MONS. DOMENICO SORRENTINO,
NOMINATO OGGI
Con un Motu Proprio in data 9 novembre, Benedetto XVI ha stabilito i nuovi
vincoli ai quali dovranno attenersi d’ora in poi, per le loro iniziative pastorali,
i massimi luoghi sacri della tradizione francescana: la Basilica e il Sacro
Convento di Assisi e la Basilica di Santa Maria degli Angeli. Nella sostanza,
ad avere la giurisdizione canonica su entrambe le Basiliche sarà la diocesi di
Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, per la quale il Papa ha nominato
l’arcivescovo Domenico Sorrentino, che prende il posto – per raggiunti limiti
di età - di mons. Sergio Goretti. Per i particolari del documento pontificio,
il Servizio di Alessandro De Carolis.
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“Il vescovo di Assisi - Nocera
Umbra - Gualdo Tadino d’ora innanzi avrà la giurisdizione prevista dal diritto
sulle chiese e sulle case religiose per quanto riguarda tutte le attività
pastorali svolte dai Padri Conventuali della Basilica di San Francesco e dai
Frati Minori di Santa Maria degli Angeli”. E inoltre, i Padri Francescani,
Conventuali e Minori, “per tutte le iniziative che hanno risvolti pastorali”,
dovranno “chiedere ed ottenere il consenso” del vescovo locale, il quale potrà
“sentire il parere del presidente della Conferenza episcopale umbra per le
iniziative che hanno riflessi sulla Regione umbra o della presidenza della
Conferenza episcopale italiana per le quelle a più ampio raggio”. Sono i
paragrafi 2 e 3 del Motu Proprio di
Benedetto XVI a contenere le disposizioni principali che ridisegnano i rapporti
gerarchici tra le Basiliche di Assisi e la diocesi locale.
Benedetto XVI spiega nel
preambolo del documento le ragioni che hanno portato all’aggiornamento
dell’attuale disciplina giuridica, fissata nel 1968 da Paolo VI. Si tratta,
scrive il Papa, di “realizzare una più efficace intesa” delle attività che si
svolgono nella Basilica di San Francesco e in quella di Santa Maria degli
Angeli con la pastorale della diocesi di Assisi. Nel ricordare, all’inizio,
come “da tutto il mondo” si guardi “con speciale considerazione” a questi
luoghi resi celebri dal Serafico Padre, Benedetto XVI ribadisce pure i
“singolari vincoli” e la “speciale sollecitudine” che i Papi hanno sempre
nutrito, nei secoli, riguardo i “due Templi maggiori francescani”, finora
“soggetti direttamente alla loro giurisdizione”. Una predilezione riconfermata
al punto 1 del Motu Proprio con
l’assegnazione di un cardinale in veste di rappresentante pontificio, il quale
– spiega il Papa – “pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di
perpetuare con la sua autorità morale gli stretti vincoli di comunione tra i
luoghi sacri alla memoria del Poverello e questa Sede Apostolica”. E potrà,
inoltre, “impartire la Benedizione Papale nelle celebrazioni che presiederà in
occasione delle maggiori solennità liturgiche”.
Nel contesto di tale riforma, si
inserisce la nomina dell’arcivescovo Domenico Sorrentino, 57 anni, a capo della
diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Originario della provincia di
Napoli, mons. Sorrentino è dal 2003 segretario della Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dopo aver prestato servizio per anni
presso la Prima sezione della Segreteria di Stato. Spetterà dunque al nuovo
vescovo della diocesi umbra – teologo ma anche dottore in Scienze politiche -
il compito di guidare il nuovo corso inaugurato da Benedetto XVI in
collaborazione con i Padri Francescani dei due Ordini, Minori e Conventuali.
Esortati dal Papa – in conclusione del documento - ad “attenersi con generosa disponibilità”
alle norme esposte nel Motu proprio,
“in spirito di sincera comunione” con il vescovo di Assisi e, attraverso di
lui, con la Conferenza episcopale regionale e con quella nazionale.
In un loro
comunicato, i frati del Sacro Convento di Assisi esprimono “gioia e speranza”
per la nomina di mons. Sorrentino a capo della diocesi umbra. “Nel suo
messaggio – scrive al vescovo padre Vincenzo Coli, superiore del Convento -
siamo felici di trovare un chiaro riferimento ai valori francescani di Assisi,
questo per noi e' motivo di gioia e di speranza”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Sempre stamane il Papa ha
ricevuto in successive udienze l’ambasciatore
di Francia Pierre Morel, in visita di
congedo, e l’Iniziatore
del Cammino Neocatecumenale Kiko Argüello.
Oggi
pomeriggio il Pontefice riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha nominato vescovo di
Chilpancingo-Chilapa, in Messico, mons. Alejo Zavala Castro, finora vescovo di
Tlapa.
DOMANI A GUADALAJARA LA BEATIFICAZIONE DI 13
MARTIRI MESSICANI,
VITTIME
DELLA PERSECUZIONE RELIGIOSA
-
Intervista con padre Aitor Jìmenez Echabe -
Domani
saranno proclamati Beati nello stadio di Guadalajara, in Messico, tredici martiri
messicani vittime della persecuzione religiosa durante gli anni venti del
secolo scorso. La celebrazione sarà presieduta dal prefetto della Congregazione
per le Cause dei Santi, cardinale José Saraiva Martins. Tra i futuri Beati figurano
il sacerdote José Trinidad Rangel Montaño, il missionario claretiano Andrés
Sola Molist, e il laico Leonardo Pérez Larios, assassinati il 25 aprile 1927 a
Rancho de San Joaquín, in Messico. Per un profilo biografico di questi tre futuri
Beati ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, il postulatore della Causa
di Beatificazione, padre Aitor Jìmenez Echabe:
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R. – Ci troviamo di fronte a tre
cristiani, che hanno vissuto la loro fede - la sequela di Cristo - fino in
fondo. Il padre Ranjel, sacerdote diocesano, nacque in un piccolo “rancho” del
Messico; sentì molto presto la chiamata sacerdotale, ma fino a 20 anni non gli
fu possibile entrare in seminario. E da quel momento fu consapevole della sua
vocazione al sacerdozio e di quello che comportava: seguire Cristo fino alla
morte. Padre Solá, claretiano nato in Spagna in un piccolo paese della
Catalogna, sviluppò in Messico tutto il suo ministero missionario, soprattutto
come predicatore. A León subì il martirio insieme con gli altri due. L’ultimo è
un laico, il signor Pérez, una persona con una fede molto profonda e,
soprattutto, un laico che amava e viveva per l’Eucaristia. L’elemento
eucaristico è una realtà molto bella per tutti e tre questi futuri beati. Credo
che proprio l’Eucaristia sia stata la loro forza per poter affrontare il
martirio, la sequela di Cristo; sono queste tre esempi di comunione molto
belli.
D. – Vuole illustrarci
l’ambiente in cui è maturato il martirio. Le cause anche che l’hanno prodotto,
la situazione che si era creata in Messico a quell’epoca…
R. – E’ una situazione
difficile, possiamo dire, perché con il presidente, Plutarco Elia Calles, nel
1926 comincia una persecuzione religiosa contro la Chiesa cattolica. Incomincia
con l’espulsione di tutti i sacerdoti. E qui troviamo padre Solá, che sceglie
di rimanere accanto e insieme con i suoi fedeli. Poi, l’iscrizione obbligatoria
di tutti i sacerdoti messicani in un albo civile per controllare chi fossero i
sacerdoti. E qui troviamo padre Ranjel, che obbediente a quello che gli disse
il suo prelato di non iscriversi, si rifugiò e visse nelle catacombe insieme a
padre Solà, a León. Ci troviamo in una situazione molto difficile di
persecuzione. Il presidente Calles con l’espulsione dei sacerdoti stranieri e
l’albo civile per i sacerdoti vorrebbe provocare uno scisma all’interno della
Chiesa. Ma questo scisma non si verifica. Calles emana anche 19 norme penali
per punire tutti i sacerdoti, e tutti quelli che non li denunciano allo Stato.
Questa realtà cominciò man mano a prendere piede civilmente e portò alla
chiusura delle chiese. Non c’era quindi la possibilità di celebrare
l’Eucaristia, non c’era la possibilità, se non di nascosto, di ricevere i sacramenti.
Il popolo protestò contro la normativa anticlericale e anticattolica del
presidente, e scatenò una rivolta. I tre futuri beati l’hanno sempre vissuta
dalla parte della fede e mai in maniera violenta, sempre aiutando e mettendo
una parola di pace e di amore per quelli che li perseguitavano, come Gesù fece
sulla Croce.
D. – Questi uomini hanno dato la
loro vita per la fede. Qual è il loro messaggio?
R. – Certamente loro ci lasciano
un bel messaggio di cui noi dobbiamo far tesoro. E’ il messaggio della
“valentia”. Bisogna essere delle persone coraggiose di fronte ad una società
che ci invita proprio a non pensare, che ci invita a non coltivare i valori
cristiani, perché abbiamo paura di essere rifiutati. Loro non hanno mai avuto
questa paura. Loro hanno sempre avuto la fermezza della fede: Cristo per loro
era tutto. Vivere secondo Cristo, manifestare la fede secondo Cristo, è quello
di cui oggi più che mai abbiamo bisogno in una società che ci invita ad addormentarci.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - Lettera Apostolica "Motu proprio" contenente nuove disposizioni
circa le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi.
Servizio
vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti alla Conferenza internazionale
sul genoma umano; il Papa ha ricordato il compito imprescindibile di una
pastorale aggiornata della salute.
Servizio
estero - Iraq: l'Onu sollecita un'inchiesta internazionale sulle condizioni
delle carceri irachene.
Servizio
culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo "Da Esopo ai
Grimm: la fantasia come 'magica porta' per la crescita dell'uomo di domani":
a Berlino il quindicesimo Congresso internazionale della fiaba.
Servizio
italiano - In primo piano il tema dell'immigrazione.
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19
novembre 2005
20 MILA LE DONNE GESTANTI AIUTATE OGNI
ANNO E’ UNO DEI DATI EMERSI
DURANTE IL
XXV CONVEGNO NAZIONALE DEI CENTRI DI AIUTO ALLA VITA,
APERTO IERI A FIRENZE
- Intervista con Olimpia Tarzia -
Tutelare la vita nascente e la
donna. E’ la sfida lanciata dal XXV Convegno nazionale dei Centri di aiuto alla
vita, iniziato ieri a Firenze, nel 30° anniversario di attività di queste
strutture. I centri sono 278 e circa 20 mila le donne
aiutate ogni anno. Dal 2004, l’11 per cento delle gestanti assistite ha potuto
usufruire anche di ospitalità in case di accoglienza, presso famiglie o altre
strutture. Ascoltiamo, al microfono di Massimiliano Menichetti, la segretaria generale
del Movimento per la vita italiano, Olimpia Tarzia.
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R. - In questi 30 anni, sono
stati strappati all’aborto 70 mila bambini, aiutando le loro mamme sono stati
avviati più di 11 mila progetti di adozione delle mamme in attesa di un bambino
dal terzo mese fino al primo anno di vita. La nostra esperienza e quella che
vogliamo mettere a disposizione proprio delle istituzioni è quella che ad una
donna bisogna sempre dare la possibilità di scegliere per la vita.
D. - Ma di questo aspetto se ne
dovrebbero occupare i consultori…
R. - Questo oggi nei consultori
non avviene. E’ urgente una riforma dei consultori che individui due momenti
distinti, quello dell’aiuto alla maternità e alla paternità e quello della
certificazione di aborto che deve essere una struttura differente.
D. – Il movimento è stato in
prima linea contro il referendum sulla procreazione artificiale. Quali
consapevolezze sono nate?
R. - Si è affermato il diritto
alla vita come un valore laico, non appartenente a nessuna fede religiosa e né
politica, fondamento proprio della democrazia stessa.
D. – Da trent’anni sottolineate
che l’aborto è stato banalizzato. Adesso c’è l’aborto chimico ovvero la
RU486...
R. – Io vorrei
dire che tra le menzogne che vengono dette adesso è che non è vero affatto che
la pillola RU486 sia meno traumatica dell’aborto chirurgico, per le ricadute
sulla salute sia fisica che psichica della donna. Con la RU486 è lei che si
auto somministra una dose sapendo che quella pillola ucciderà il suo bambino e
vive l’aborto in diretta, con tanto di contrazioni, di emorragie. Questo è
devastante per la psiche della donna, quindi che non continuassero a dire che è
per la salute della donna!
D. – Siete stati criticati per
aver auspicato l’inserimento di un componente del movimento per la vita
all’interno dei consultori. Cosa volete ottenere?
R. – Noi vorremmo porci in
atteggiamento positivo di aiuto alla maternità perché non è possibile che oggi,
in una società che si dichiara evoluta, ci sia una mamma che dica: “Non posso
portare avanti questo figlio perché non ho i soldi, perché perdo il lavoro”.
Questo dovrebbe essere l’investimento positivo.
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Domani 20 novembre, Solennità di Cristo Re dell’Universo e
ultima Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù racconta come si svolgerà il giudizio finale.
Quando il Figlio dell'uomo verrà
nella sua gloria saranno riunite davanti a lui tutte le genti e accoglierà nel
suo regno quelli che stanno alla sua destra. Ma cosa ci salverà? Ecco quello
che dice Gesù:
“Perché io ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi… In verità vi dico: ogni volta
che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete
fatto a me”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Siamo giunti alla fine dell’anno liturgico. Il Vangelo ci parla dell’inevitabile
giudizio che aspetta la storia alla sua fine. Attraverso le domeniche dell’anno
abbiamo seguito Cristo nella sua rivelazione di Figlio di Dio e Salvatore degli
uomini. Abbiamo constatato le resistenze e la non accoglienza, ma a quelli che
lo accolgono e lo riconoscono come Figlio di Dio ritrovano in Lui il rapporto
con il Padre. In Cristo si sono scoperti partecipi di un unico infinito amore
del Padre che attraversa tutta la storia e unisce tutti gli uomini in una
fratellanza universale nel Figlio di Dio.
“Ogni volta che avete fatto
queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”.
La vita dell’uno è legata alla vita dell’altro. Nessuno può salvare se stesso
se non attraverso i fratelli e l’amore del Padre si fa particolarmente denso
proprio in quei fratelli che non hanno nessun punto di appoggio, che non hanno
niente di solido tra le mani, quelli che il Vangelo chiama “piccoli”.
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19
novembre 2005
FAMIGLIA E RICERCA AL CENTRO DEI LAVORI DELLA
COMMISSIONE
DEGLI EPISCOPATI DELLA COMUNITA’ EUROPEA (COMECE),
CHE HA CONCLUSO IERI
A BRUXELLES LA PLENARIA D’AUTUNNO
- A cura di Laura Forzinetti -
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BRUXELLES. = La COMECE,
Commissione degli episcopati della Comunità Europea, ha concluso ieri i lavori
della sua riunione plenaria d’autunno, dedicata all’attuale situazione
dell’Europa comunitaria. Lavori che erano cominciati mercoledì scorso a
Bruxelles. I vescovi hanno stilato e sottoscritto due documenti: uno sulla
famiglia e uno sulla ricerca, punti cardine di una proposta di collaborazione
con le politiche comunitarie. La strategia europea per le famiglie prende la
via della pubblicazione del Libro Verde sui cambiamenti demografici, che mette
in evidenza l’invecchiamento della popolazione e le nascite in diminuzione. Per
affrontare alla radice il problema, la COMECE chiede alla Commissione europea
di concepire una strategia comunitaria basata sul vincolo del matrimonio, che
potrebbe comportare un main streaming
della famiglia. Pieno sostegno della Chiesa cattolica anche al settimo
programma comunitario che incentiva, con maggiori fondi, la ricerca
scientifica, ma i vescovi si dicono particolarmente preoccupati del fatto che
le procedure decisionali applicate dall’Unione Europea nel decidere gli
stanziamenti di fondi non prendono sufficientemente in conto la specificità di
certe questioni etiche. Ci si appella alle istituzioni comunitarie perché non
si finanzino progetti di ricerca che implichino l’uso di embrioni umani e di
cellule staminali embrionali umane. I vescovi hanno dibattuto sulla situazione
di crisi, la più grave dalla sua nascita, che vive l’Unione Europea e sulle
sfide rappresentate dall’allargamento a Croazia, Turchia, Balcani occidentali.
La COMECE vede con favore tale processo. Il suo presidente ha confermato il
favore da parte del clero croato perché il Paese entri a far parte dell’Unione
Europea.
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LAUREA HONORIS CAUSA IN “CONSERVAZIONE DEI
BENI CULTURALI” AL PATRIARCA
ECUMENICO
DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I, IN VISITA IN EMILIA ROMAGNA.
A CONFERIRLA, L’UNIVERSITA’ ALMA MATER STUDIORUM
DI BOLOGNA
- A cura di Stefano Andrini -
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BOLOGNA. = La Facoltà di
Conservazione dei Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum-Università di
Bologna ha conferito la laurea Honoris
Causa in “Conservazione dei Beni Culturali” al Patriarca Ecumenico di
Costantinopoli, Bartolomeo I, per il suo impegno attento e costante ai problemi
che riguardano la conservazione dell’ambiente. La cerimonia, che si è svolta
nella Basilica di San Vitale a Ravenna, rientra nell’ambito di una serie di appuntamenti
che vedranno fino a domani la presenza di Sua Santità in Emilia–Romagna. Di
ambiente, il Patriarca ha parlato ieri, nel corso di un incontro svoltosi a
Bologna nell’aula Magna Santa Lucia, alla presenza di tanti giovani cattolici.
“La salvaguardia del creato scuote le corde del nostro cuore e ci spinge a
lavorare per favorire la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, perché siano
adottate, a livello planetario, adeguate misure”, ha detto. Di fronte a uno
stato di cose sempre più preoccupante, ha aggiunto, “la coscienza è l’unica
forza che l’uomo può opporre all’inquinamento”. “Dobbiamo convincere gli uomini
– ha sottolineato il Patriarca – che Dio ci ha dato il comandamento di lavorare
e custodire la Terra. Abbiamo cioè il diritto di nutrirci secondo le nostre
necessità ma anche l’obbligo che il nostro pianeta continui a produrre per chi
viene dopo”. Sempre ieri, accompagnato dall’arcivescovo di Bologna, Carlo
Caffarra, Bartolomeo I ha voluto recarsi al Santuario della Beata Vergine di
San Luca, dove ha sostato in preghiera davanti alla venerata icona. Di fronte
all’Immagine, con un gesto che ha commosso l’arcivescovo di Bologna, Bartolomeo
I ha voluto invitarlo presso il Patriarcato ecumenico
di Costantinopoli il prossimo 12 marzo, in occasione della grande festa
dell’Ortodossia. Oggi, alle 18.30, nella Basilica di San Petronio, il Patriarca
presiederà la solenne liturgia dei Vespri in rito bizantino.
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LA RIFORMA
DELLA FAO: QUESTO, IL TEMA CENTRALE DELLA 32.MA CONFERENZA
BIENNALE DELL’AGENZIA DELLE NAZIONI UNITE PER IL
CIBO E L’AGRICOLTURA,
AL VIA
OGGI A ROMA FINO AL 26 NOVEMBRE
ROMA. = Riforma della FAO, lotta
alla fame nel mondo, emergenza aviaria e riforma agraria: questi, i temi
principali della 33.ma Conferenza biennale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per
il Cibo e l’Agricoltura, al via oggi a Roma fino al 26 novembre. Attualmente, sono
188 i Paesi membri e nel corso della settimana è atteso il voto per l’ingresso
della Repubblica della Bieolorussia, mentre il principato di Andorra ha
proposto la propria candidatura. Tra gli appuntamenti della prima giornata,
l’elezione del direttore generale della FAO, che a partire dal prossimo gennaio
resterà in carica per 6 anni. Unico candidato è l’attuale direttore, Jacques
Diouf, al suo posto dal 1994. Verranno poi consegnati alcuni premi, fra cui
quello giornalistico, a due redattori del Wall Street Journal e a Giampaolo
Cadauno, de La Repubblica, il primo italiano dopo molti anni. Nel corso della
settimana, i Paesi Membri saranno chiamati anche a valutare la proposta di
riforma dell’organizzazione, avanzata dallo stesso Diouf, che sottoporrà al
voto un documento dal titolo “Riforma della FAO. Una visione per il XXI
secolo”, dove si sottolinea la necessità di adattare l’Agenzia ONU “ad un contesto
mondiale in continua evoluzione e alle mutate esigenze, in particolare per
quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo del Millennio”.
Verrà poi presentato il Rapporto sullo
stato dell’alimentazione nel mondo. Se è vero che dal 35 per cento di persone
che soffrivano la fame del 1960, si è passati al 13 per cento del biennio
2000-2002, ad oggi sono ancora più di 800 milioni coloro che non hanno accesso
a questo diritto primario. (R.M.)
CON L’IMPEGNO A COSTRUIRE UNA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE
INCENTRATA
SULLE PERSONE E ORIENTATA ALLO SVILUPPO, SI È
CHIUSO IERI A TUNISI
IL SUMMIT MONDIALE DELLE NAZIONI UNITE SULLA SOCIETÀ
DELL’INFORMAZIONE
- A cura di Andrea Rustichelli -
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TUNISI. = “Noi, i rappresentanti
dei popoli del mondo, ribadiamo il nostro desiderio e impegno a costruire una
società dell’informazione incentrata sulle persone, inclusiva ed orientata allo
sviluppo”: queste, le prime battute del documento finale del Summit mondiale sulla
Società dell’Informazione, il vertice dell’ONU che si è concluso ieri a Tunisi,
con la presenza di oltre 18 mila delegati da 176 nazioni di tutto il mondo. Il
Summit è stato centrato sulla questione della governance di Internet, risolta con una soluzione diplomatica che accontenta
un po’ tutti: tanto gli Stati Uniti, detentori dell’organismo che governa il
funzionamento degli indirizzi web, quanto la gran parte degli altri Paesi che
auspicavano una cessione di sovranità. Essa è avvenuta in via di principio con
la creazione del Forum per la governance
di Internet, che non elimina il ruolo dell’ente americano, ma apre comunque la
partecipazione di governi, industrie e società civili degli altri Paesi. A proposito
dell’altro grande tema del vertice, quello del divario tecnologico dei Paesi poveri,
il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, ha elogiato la funzione del Fondo di
solidarietà digitale, istituito nel febbraio 2004 a Ginevra, su sua proposta,
per promuovere lo sviluppo informatico nei Paesi africani. “Ora l’Africa
finalmente è connessa alla rete”, ha affermato. Anche mons. Foley, presidente
del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, ha osservato, nel suo
intervento a Tunisi, come i Paesi più sviluppati debbano “assumersi la
responsabilità di accelerare il processo di informatizzazione, permettendo un
maggior accesso ai nuovi media”. Sullo sfondo del Summit, l’imbarazzo della
comunità internazionale per le violazioni che il governo tunisino perpetra ai
danni dei diritti umani e della libertà di opinione, con intimidazioni ai
giornalisti e siti Internet oscurati anche durante i giorni del vertice. Pesa
poi l’esclusione della Tunisia del presidente di Reporter senza frontiere,
Robert Menard, che era arrivato nel Paese per partecipare al Summit. Espulsione
deprecata anche dal presidente del Parlamento europeo, Borrel.
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IN PROGRAMMA, AD HANOI, IN VIETNAM, L’ORDINAZIONE
SACERDOTALE
DI 57 DIACONI. LA CELEBRAZIONE, PREVISTA PER IL 29
NOVEMBRE,
SARA’ PRESIEDUTA DAL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE
PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, IL CARDINALE
CRESCENZIO SEPE
HANOI.
= Il 29 novembre prossimo, nella cattedrale di Hanoi, in Vietnam, il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
popoli, ordinerà al sacerdozio 57 diaconi. L’annuncio è stato dato dal
Seminario Maggiore regionale di Hanoi, che sottolinea il valore storico
dell’avvenimento. Esso infatti segna una variazione di tendenze sul numero
delle vocazioni e sulla politica del governo vietnamita. I futuri candidati
provengono da 8 diocesi del Nord. Nel 1954, quando il Vietnam è stato diviso
fra Nord e Sud, molti sacerdoti del Nord hanno seguito l’esodo e la fuga verso
meridione dei loro fedeli. Questo ha creato per lungo tempo una mancanza di
sacerdoti nella zona settentrionale del Paese. Inoltre, per molti anni il
governo non ha mai permesso l’apertura di seminari, consentendo solo pochissime
ordinazioni. La situazione è cambiata alla fine degli anni ‘80: nel 1987 è
stato riaperto il seminario interdiocesano di Hanoi e quello di Ho Chi Minh
City; nell’‘88 quelli di Can Tho e di Vinh. Nel ‘92 è stata la volta di Nha
Trang e, nel ’94, di Huê. Inizialmente, le autorità permettevano l’ammissione
dei candidati solo ogni 6 anni. Negli anni ’90, ogni 3 e, in seguito, ogni 2.
Per il seminario di Hanoi, vi è il permesso di accogliere vocazioni ogni anno.
Il governo ha però mantenuto da sempre il numero chiuso, fissando una quota
totale di seminaristi per ogni seminario. Anche per questo aspetto, il
seminario di Hanoi ha avuto un trattamento di favore: fino agli anni ‘90 la
quota fissata era di 50; poi si è passati a 60. Nel luglio 2004, l’Ufficio affari
religiosi del Vietnam ha stabilito un tetto massimo di 90 seminaristi. La
recente Ordinanza sulle credenze e le religioni, del 18 giugno 2004, ha
facilitato l’iter per le ordinazioni, non essendo più necessario il permesso
previo del governo. Come annunciato da tempo, il cardinale Sepe visiterà il
Vietnam dal 28 novembre al 6 dicembre, su invito della Conferenza episcopale
del Paese. (R.M.)
MANCANO I FONDI PER
COMPLETARE LA RICOSTRUZIONE DELL’UNICA CHIESA CATTOLICA DEL TIBET. L'EDIFICIO, DISTRUTTO DURANTE LA RIVOLUZIONE CULTURALE E
RICOSTRUITO, ERA STATO DANNEGGIATO NUOVAMENTE DA UN TERREMOTO
NEL 1999
MANGKAM.
= L’unica parrocchia cattolica del Tibet, nel villaggio sud orientale di Shangyanjing,
cerca fondi per completare la ricostruzione della chiesa locale e degli edifici
annessi, avviata nel 2001. Il debito con i costruttori, come afferma il
parroco, padre Lawrence Lu Rendi, supera i 400 mila yuan, equivalenti a circa
40 mila euro. “La compagnia edile è venuta più volte a pianificare il bilancio,
e noi l’abbiamo assicurata del pagamento”, racconta padre Lu. Il 70 per cento
della popolazione del villaggio è costuituita da 520 parrocchiani, la maggior
parte dei quali sono di etnia tibetana. Vi sono anche donne di etnia Naxi o Han
che hanno sposato uomini di etnia tibetana. Il villaggio è situato 3 mila metri
sopra il livello del mare nel Paese di Mangkam, vicino ai confini delle
province del Sichuan e dello Yunnan. Il cattolicesimo venne introdotto a
Shangyanjing nella metà del 19.mo secolo da missionari francesi. La chiesa
originale, in stile europeo, era stata distrutta durante la Rivoluzione
culturale, avvenuta dal 1966 al 1976. Nel 1985, il governo aveva rimpiazzato la
chiesa con una in argilla, ma un terremoto l’ha danneggiata nuovamente nel
1999. Un altro prete tibetano, padre Ding Yaohua, afferma che i parrocchiani
cercano di risolvere il problema del pagamento, ma possono offrire solo un
piccolo aiuto, perché impegnati nelle spese per la loro stessa sopravvivenza.
Padre Lu, nativo di Shangyanjing, sottolinea che il terremoto del 1999 ha
rovinato molte case del villaggio, oltre ad aver distrutto la vecchia chiesa in
argilla. I parrocchiani devono quindi ristrutturare o ricostruire le proprie
abitazioni e con difficoltà riescono a reperire fondi per la ricostruzione
della chiesa. Il Dipartimento degli affari religiosi sotto il controllo della
Commissione della regione tibetana per gli Affari Etnici e Religiosi ha
promesso di dare 70 mila yuan per il progetto, ma il parroco dice di essere
ancora in attesa dei fondi. L’architettura delle nuova chiesa è in stile
tibetano, ma l’interno ha subito un’influenza europea. Nel 2003, la diocesi
giapponese di Yokohama ha donato tre campane, poste poi nel campanile della
chiesa. Le campane erano state donate 50 anni fa alla chiesa di Yokohama da
missionari francesi. (R.M.)
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19 novembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
In Iraq, dopo la sanguinosa
giornata di ieri, costata la vita a 90 persone, anche oggi a Bagdad, almeno 15
persone sono morte per lo scoppio di un autobomba. Altri dieci feriti, invece,
in un secondo attentato sempre nella capitale. Intanto, si è
aperta oggi al Cairo la Conferenza organizzata dalla Lega araba per aiutare la
riconciliazione in Iraq, mentre negli Stati Uniti la Camera dei rappresentanti
ha respinto la notte scorsa la proposta di ritiro immediato degli oltre 150
mila soldati americani di stanza in Iraq. Il nostro servizio:
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Con 403 voti contrari e tre a
favore, la Camera dei rappresentanti statunitense ha detto no al ritiro
immediato delle proprie truppe. La proposta era stata presentata dal Partito
repubblicano per spingere i
democratici a decidere sulla faccenda, dopo che nei giorni precedenti
più voci si erano alzate a favore di un ritiro scadenzato. Ritirarsi ora dall’Iraq sarebbe
''una ricetta per il disastro'', afferma il presidente Bush nel suo discorso pronunciato
alle forze americane di stanza alla base di Osan, in Corea del Sud. “La nostra
strategia – prosegue il capo della Casa Bianca - sarà di combattere i
terroristi in Iraq fin quando non avremo ottenuto la vittoria”. Di
riconciliazione in Iraq si è parlato Al Cairo, dove si è aperta la riunione della Lega Araba, in
previsione della grande conferenza che dovrebbe tenersi dopo il voto iracheno
del 15 dicembre. La riconciliazione nazionale irachena – per il presidente
egiziano Mubarak - è la “condizione essenziale” per il ritiro progressivo delle
truppe della coalizione. Sul terreno iracheno, intanto, si continua a
versare sangue. Teatro delle violenze è il pieno centro di Bagdad, dove almeno
15 persone sono morte per l’esplosione di un autobomba. In precedenza, un’altra
auto imbottita di esplosivo era stata fatta saltare in aria in un mercato a sud
della capitale.
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Di terrorismo internazionale, ma anche dell’allarme per
l’influenza aviaria, con la proposta di una campagna per combattere la diffusione
del virus nel mondo, si è parlato a Pusan, in Corea del Sud, dove in mattinata
si è concluso il vertice dell’APEC – l’Associazione per la cooperazione economica
Asia-Pacifico. In un documento speciale, i 21 capi di Stato e di governo
presenti si sono impegnati a fare di tutto per superare la fase di stallo dei
negoziati multilaterali sui sussidi all’agricoltura. Il servizio è di Chiaretta
Zucconi:
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E’ necessaria una maggiore apertura del mercato europeo ai
prodotti agricoli asiatici, anche attraverso la riduzione di dazi: questo il
messaggio forte e chiaro lanciato oggi dai 21 Paesi dell’APEC all’Unione
Europea, sollecitata a dare risposte immediate e a dimostrarsi più flessibile
per cercare di superare l’impasse raggiunto nei negoziati in materia
agricola. Un impegno necessario anche in vista della prossima riunione
dell’Organizzazione mondiale del commercio fissata per il 13 dicembre a Hong
Kong. Ma nella dichiarazione congiunta in sette punti, rilasciata al termine
delle due giornate del forum, emerge anche un appello altrettanto forte e
chiaro: l’Organizzazione mondiale del commercio è chiamata a prendere in
considerazione in modo equilibrato l’interesse e le necessità dei 148 membri
anche dei Paesi in via di sviluppo e soprattutto di quelli meno sviluppati.
Da Tokyo per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi
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Dopo aver visitato Giappone e Corea del Sud, il presidente degli
Stati Uniti prosegue il suo tour diplomatico in Asia, arrivando oggi in Cina. A
Pechino avrà incontri con le più alte cariche dello Stato, in un momento
particolarmente delicato per i rapporti tra i due Paesi. Nei giorni scorsi, il
capo della Casa Bianca, dal Giappone, ha attaccato Pechino sul fronte dei
diritti umani, ma anche su Taiwan, definendola un modello di democrazia da imitare.
Ma quali sono i rapporti tra Cina e Stati Uniti in questo momento storico?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto al commentatore di politica internazionale,
Fernando Mezzetti:
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R. – Bush arriva in Cina e non può non ribadire la sua politica di
democrazia, di diritti umani, che è tradizionale degli Stati Uniti ma che lui
enfatizza in modo particolare. E infatti, in Giappone ha fatto
significativamente riferimento a Taiwan come modello di democrazia, cosa che la
Cina non è. I rapporti tra i due Paesi sono, in modo latente, tesi come un
confronto tra potenze, perché è chiaro che la Cina si pone come potenza futura.
Già economicamente, la Cina è il maggior creditore degli Stati Uniti dopo il
Giappone. Nel commercio bilaterale, il disavanzo a sfavore degli Stati Uniti è
di oltre 100 miliardi di dollari all’anno: gli americani stanno cercando di
colmarlo fornendo tecnologia, cercando di convincerli a prendere degli aerei
civili per compensare con grosse forniture le innumerevoli forniture di
mercanzia quotidiana, che i cinesi sbarcano negli Stati Uniti.
D. – Hu Jintao ha ribadito l’apertura del suo Paese nei confronti
delle libertà personali ed ha giustificato la corsa al riarmo per stabilire un
equilibrio sul piano internazionale. Washington come vede queste posizioni di
Hu Jintao?
R. – Washington è molto allarmata dal potenziamento militare
cinese. Non dimentichiamo che i cinesi hanno alle armi un numero di uomini come
neanche la NATO tutta insieme aveva durante la Guerra fredda. E’ un esercito
che si è modernizzato, è un Paese che manda l’uomo nello spazio, e questo ha
grossi riflessi militari, lo sappiamo tutti. Quindi, gli Stati Uniti e il Giappone
sono molto allarmati dalla crescente potenza militare cinese.
D. – Dal punto di vista economico e commerciale, oggi Stati Uniti
e Cina possono essere considerati le due facce della stessa medaglia della globalizzazione?
R. – La Cina, senza globalizzazione, non esisterebbe. I cinesi
hanno ricevuto circa mille miliardi di dollari di investimenti esteri. Ciò non
vuol dire che il commercio estero è quello che più contribuisce allo sviluppo
della Cina, ma costituisce un’importante voce, e la pioggia di investimenti
esteri ha contribuito in modo fondamentale all’auto-sviluppo della Cina.
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In
Pakistan, la Conferenza dei Paesi donatori tenutasi ad Islamabad, ha approvato
lo stanziamento di oltre 5 miliardi di dollari per la ricostruzione delle zone
del Paese sconvolte dal sisma dello scorso 8 ottobre. Il presidente pakistano, Pervez Musharraf, ha ringraziato la comunità
internazionale alla quale il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aveva
chiesto “una risposta senza precedenti”. Commentando la notizia dello stanziamento
approvato dalla Conferenza dei Paesi donatori, Musharraf ha detto che “il mondo
è veramente un villaggio globale”. Questa decisione – ha aggiunto - costituisce
una eredità comune dell’umanità che fa progredire i Paesi.
Nel Canale di Sicilia, sono riprese le ricerche dei clandestini
dispersi nell’ultima sciagura del mare avvenuta ieri nel ragusano. I
sommozzatori controllano i fondali del tratto di mare in cui si è arenata
l’imbarcazione a bordo della quale viaggiavano gli extracomunitari. Nove le
vittime finora accertate; 179, tra cui 14 minorenni, i superstiti intercettati
ieri sulla terraferma. Dopo una serie di interrogatori, gli inquirenti hanno
arrestato due scafisti, mentre un terzo sarebbe invece morto nel naufragio. I
superstiti hanno raccontato di essere partiti dalla Libia e di avere pagato
all’organizzazione che gestisce i traffici di clandestini verso l’Italia circa
1.200 euro.
Il primo ministro dello Sri Lanka, Rajapaksa, ha vinto le elezioni
presidenziali di giovedì battendo di misura il suo avversario, Wickremesinghe.
Secondo gli analisti la sua affermazione potrebbe ridurre le speranze di pace
nel Paese provato da un conflitto etnico durato più di 30 anni. Il neo presidente, in relazione alla
lotta ali ribelli delle Tigri Tamil, prevede infatti la revisione dell’accordo
relativo al cessate il fuoco del 2002 e soprattutto l’azzeramento di quello
stipulato dall'ex presidente Kumarathunga per la spartizione degli aiuti
post-tsunami.
In Burkina Faso, la Commissione elettorale ha annunciato ieri che
il presidente Compaorè, con una percentuale altissima di voti, ha conquistato
il terzo mandato alla guida del Paese africano alle elezioni presidenziali di
domenica scorsa. Critiche per il denaro speso per finanziare la sua campagna
elettorale sono state rivolte da diversi sfidanti, che hanno anche denunciato
irregolarità e brogli durante le operazioni di voto. Ancora nessun ricorso è
stato tuttavia presentato.
Un’esplosione si è verificata a Kabul, sulla strada che porta a
Jalalabad, nella zona est del Paese, dove lunedì scorso un doppio attentato suicida
aveva provocato diversi morti. Lo ha riferito il portavoce delle forze NATO in
Afghanistan, precisando che per il momento non ci sono notizie di eventuali
vittime.
L’Iran ha ripreso la conversione dell’uranio per potenziali scopi
militari. Lo ha confermato ieri l’incaricato per il nucleare di Teheran, Ali
Larijani, dopo che nei giorni scorsi la notizia era stata anticipata da fonti
dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Proprio dall’AIEA giunge la
notizia che Teheran ha criticato l’Agenzia ONU, per le continue richieste,
lodandola – però - per l'approccio tecnico con cui nel dossier diffuso ieri si
è accostata al problema rappresentato dal programma nucleare iraniano.
Una Messa celebrata nella Cattedrale del Principato di Monaco ha
consacrato stamani l’ascesa al trono del principe Alberto II. La funzione
religiosa, alla presenza di una quindicina di delegazioni straniere, è stata
officiata dall’arcivescovo del Principato ed è stata seguita da una sfilata
militare. Alberto II succede al padre Ranieri, morto nell'aprile scorso all’età
di 81 anni.
Il premier spagnolo Zapatero si è detto pronto a negoziare
modifiche alla contestata legge sulla scuola rifiutandosi tuttavia di
ritirarla. Nei giorni passati, in un incontro con gli organizzatori della
manifestazione di sabato scorso, Zapatero ha ribadito che l’insegnamento della
religione non riceverà voti di valutazione né sarà calcolabile nel curriculum
dell’alunno. Il premier si è detto tuttavia favorevole ad offrire ai genitori
maggiori garanzie per la libertà di scelta scolastica insieme allo statuto
giuridico degli istituti parificati. Intanto, secondo i risultati di un
sondaggio, realizzato dal Centro per gli Studi Sociologici di Madrid, la
popolarità di Zapatero è scesa ai minimi da quando fu eletto capo del governo.
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