RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
321 - Testo della trasmissione di giovedì 17 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Aperta
in Vaticano la Conferenza sul genoma:
con noi il cardinale Javier Lozano Barragan
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Congresso alla Lateranense
sull’enciclica Evangelium Vitae a dieci anni dalla pubblicazione
Atteso
domani a Bologna il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I
Vertice
sull’informazione a Tunisi: negato il visto al direttore di Reporter senza
Frontiere
L’apertura delle urne nello Sri Lanka per le presidenziali segnata da
attacchi contro seggi elettorali nel Nord-Est del Paese
In Indonesia due nuovi decessi per l’influenza aviaria, in Cina due casi
di contagio umano
17
novembre 2005
NELL’INCONTRO CON IL
PRESIDENTE ISRAELIANO, MOSHE KATSAV,
IL PAPA
RIBADISCE LA POSIZIONE DELLA SANTA SEDE IN FAVORE DELLA
COESISTENZA E COLLABORAZIONE TRA I DUE STATI,
ISRAELE E PALESTINA
L'attuazione degli accordi tra Santa Sede e Israele e la
situazione in Terra Santa: questi i temi chiave dell’incontro di stamani tra
Benedetto XVI e il presidente israeliano, Moshe Katsav, che dopo l’udienza con
il Papa ha avuto anche un colloquio con il cardinale segretario di Stato,
Angelo Sodano. Sull’incontro è stata diramata una nota del vicedirettore della
Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Sull’attuale situazione in Terra
Santa, si legge nella nota della Sala Stampa vaticana è stata nuovamente
esposta “la posizione della Santa Sede favorevole all’esistenza ed alla
collaborazione fra i due Stati, Israele e Palestina”. Nell’incontro tra il Papa
e il presidente Katsav, sono stati inoltre “esaminati i rapporti che si sono
sviluppati fra Israele e la Santa Sede dopo l’inizio delle relazioni
diplomatiche fra le Parti nel 1994”. Particolare attenzione, spiega padre
Benedettini, “è stata data all’attuazione dei due Accordi finora sottoscritti
fra Israele e la Santa Sede: l’Accordo Fondamentale del 1993 e l’Accordo
sulla personalità giuridica del 1997”. “Una parte importante del colloquio
– conclude la nota – è stata pure dedicata alle possibilità di una più intensa
collaborazione nel campo umanitario, specialmente in Africa, come pure nel settore
culturale”.
Significativo lo scambio dei
doni, al termine dell’udienza durata circa 25 minuti: il Papa ha regalato al
presidente israeliano un quadro con la riproduzione della Dichiarazione
conciliare Nostra Aetate, pietra miliare nei rapporti tra cattolici ed ebrei
oltre alla riproduzione di uno scritto autografo di Giovanni Paolo II, con il discorso
pronunciato in occasione della visita ad Auschwitz. Dal canto suo, il presidente
Katsav ha donato al Pontefice un frammento di papiro con scritte in ebraico,
due foto dei mosaici recentemente scoperti a Megiddo, e tre libri.
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Subito
dopo l’incontro con il Papa il presidente israeliano Katsav ha tenuto una
conferenza stampa per i giornalisti. C’era per noi Giancarlo La Vella.
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“Ho invitato il Papa in Israele
per una visita di Stato ufficiale che spero possa avvenire già nel prossimo
anno. E’ stato un incontro cordiale, libero e aperto, sia con il Papa che con
il segretario di Stato vaticano, cardinale Sodano”.
Queste le prime parole del
presidente Katsav ai giornalisti, per spiegare il colloquio che a 360° ha
affrontato i temi più caldi del momento che coinvolgono lo Stato di Israele. Il
presidente ha poi ringraziato il Pontefice per la visita fatta alla Sinagoga di
Colonia, in occasione dell’ultima Giornata mondiale della gioventù e per le sue
numerose espressioni favorevoli allo Stato di Israele. Il capo dello Stato ha
sottolineato l’emozione del Papa nell’apprendere della Chiesa cristiana ritrovata
in un recente sito archeologico. Emozione che si è fatta commozione, quando è
stata donata al Santo Padre una copia di uno dei primi mosaici, nel quale
risalta il nome di Gesù Cristo.
Katsav ha poi detto dell’unanime
condanna della violenza e dell’uso della religione a fini terroristici. “E’
auspicabile – ha sottolineato – che agli sforzi del cristianesimo ed ebraismo
si unisca anche l’islam. E a proposito dei rapporti con la Chiesa, Katsav ha
detto che saranno risolte quanto prima le ultime questioni relative alla
definizione delle controversie sulle proprietà della Chiesa in Israele.
Infine, un ricordo sentito da
parte del presidente Katsav di Giovanni Paolo II, “la personalità più
importante del XX secolo”, ha detto. “Il Popolo ebraico continuerà ad ammirarlo
per quanto ha fatto in suo favore durante tutto il suo Pontificato. L’auspicio
è che si lavori ancora per diffondere i principi della Nostra Aetate in tutto
il mondo”.
Dall’aeroporto militare di
Ciampino, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.
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CATTOLICI E GRECO-ORTODOSSI RIAFFERMINO LE RADICI
CRISTIANE DELL’EUROPA:
COSI’ BENEDETTO XVI IN UNA LETTERA A AL CARDINALE
JEAN-LOUIS TAURAN PER LA PUBBLICAZIONE DEL MENOLOGIO DI BASILIO II,
LIBRO LITURGICO BIZANTINO. NELL’OCCASIONE, IL PAPA INVITA A ROMA SUA BEATITUDINE
CHRISTODOULOS,
ARCIVESCOVO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA
Rafforzare il dialogo ecumenico tra cattolici e greco-ortodossi per il
bene dell’Europa: è l’esortazione di Benedetto XVI contenuta in un messaggio
inviato al cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa
Romana Chiesa, in occasione della pubblicazione del Menologio di Basilio II,
realizzata grazie alla collaborazione fra la Biblioteca Vaticana e la Chiesa
Ortodossa di Grecia. Il Pontefice ha indirizzato, attraverso il porporato, un invito a Sua Beatitudine Christodoulos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia a recarsi a
Roma. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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I cattolici e i greco-ortodossi “possono aiutare le nazioni europee a
riaffermare le proprie radici cristiane” da cui attingere “nuova energia” per
il bene delle persone e della società intera. E’ quanto sottolinea Benedetto
XVI in un messaggio per la pubblicazione del Menologio di Basilio II,
libro liturgico bizantino che
contiene per esteso la vita dei Santi. La presentazione ufficiale del
lavoro avviene nella capitale greca alla presenza di Sua Beatitudine Christodoulos,
arcivescovo di
Atene e di tutta la Grecia.
Benedetto XVI coglie questa occasione per sottolineare i grandi passi avanti
compiuti nelle relazioni tra cattolici e greco-ortodossi, in particolare dopo
la visita di Giovanni Paolo II ad Atene nel maggio del 2001. Attraverso il
cardinale Tauran, il Papa invita a Roma l’arcivescovo Christodoulos. Incontro,
rileva, che segnerebbe una nuova tappa “sul cammino della riconciliazione e
della cooperazione”, in vista di una piena unità dei credenti in Cristo. Il
Pontefice esprime quindi il desiderio di intensificare i rapporti “fraterni”
con i fedeli greco-ortodossi per “lavorare assieme nei numerosi cantieri
dell’evangelizzazione”.
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“La cultura attuale” – afferma
il Papa – è “ profondamente segnata da un soggettivismo che sfocia non poche
volte nell'individualismo estremo o nel relativismo” e “spinge gli uomini a
farsi unica misura di se stessi, perdendo di vista altri obiettivi che non
siano quelli centrati sul proprio io, divenuto unico criterio di valutazione
sia della realtà che delle proprie scelte”.
“L'uomo, in tal modo –
sottolinea Benedetto XVI - tende a ripiegarsi sempre più su se stesso, a
rinchiudersi in un microcosmo esistenziale asfittico, in cui non hanno più
posto i grandi ideali, aperti alla trascendenza, a Dio. L'uomo, invece, che
supera se stesso e non si lascia rinchiudere nell’angusto steccato del proprio
egoismo – prosegue il Papa - è capace di uno sguardo autentico verso gli altri
e verso il creato. Diviene così consapevole della sua caratteristica essenziale
di creatura in continuo divenire, chiamata ad una crescita armoniosa in tutte
le sue dimensioni, a cominciare proprio dall'interiorità, per giungere alla
compiuta realizzazione di quel progetto che il Creatore ha impresso nel suo essere
più profondo”.
“Talune tendenze o correnti
culturali – scrive il Pontefice - mirano a lasciare gli uomini in uno stato di
minorità, di infanzia o di adolescenza prolungata. La Parola di Dio, al contrario,
ci sprona decisamente verso la maturità e ci invita ad impegnarci con tutte le
forze verso una misura alta di umanità”. San Paolo – ricorda il Papa – esortava
i cristiani a non comportarsi come i pagani “nella vanità
della loro mente, accecati nei
loro pensieri, estranei alla vita di Dio”. Al contrario, i veri discepoli del
Signore, “lungi dal restare nello stato di bambini sballottati da ogni vento di
dottrina, si sforzano di arrivare allo stato di uomo perfetto, nella misura che
conviene alla piena maturità di Cristo”. E', dunque, Gesù Cristo, Figlio di
Dio, donato dal Padre all'umanità per restaurarne l'immagine sfigurata dal
peccato, l'uomo perfetto, su cui si misura il vero umanesimo. Con Lui deve confrontarsi
ogni uomo, è a Lui che, con l'aiuto della grazia, egli deve tendere con tutto
il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, per realizzare pienamente la
sua esistenza, per rispondere con gioia ed entusiasmo all'altissima vocazione inscritta
nel suo cuore”.
Il Papa esorta quindi gli
Accademici a promuovere questo “nuovo umanesimo”, riproponendo “la bellezza, la
bontà, la verità del volto di Cristo, in cui ogni uomo è chiamato a riconoscere
i suoi tratti più autentici ed originali, il modello da imitare sempre meglio”.
Si tratta di un “arduo compito” e di una “alta missione”: “additare Cristo
all'uomo d'oggi, presentandolo come la vera misura della maturità e della
pienezza umana”.
Infine il Papa, accogliendo la
proposta formulata dal Consiglio di Coordinamento, si è detto lieto di
attribuire il Premio delle Pontificie Accademie al dott. Giovanni Catapano, di
Pordenone, per l'opera “Il concetto di filosofia nei primi scritti di Agostino.
Analisi dei passi metafilosofici dal Contra Academicos al De vera
religione”, in cui viene acutamente indagata la concezione filosofica del
“primo” Agostino nei suoi aspetti più originali. Su suggerimento dello stesso
Consiglio di Coordinamento, ha poi donato una Medaglia del Pontificato a due
altri studiosi: il dott. Massimiliano Marianelli, di Lama (Perugia), per
l'opera “La metafora ritrovata. Miti e simboli nella filosofia di Simone Weil”,
ed il prof. Santiago Sanz Sánchez, originario di Talavera de la Reina (Toledo),
per la dissertazione dal titolo “La relación creación y alianza en la teología
contemporánea: status quaestionis y reflexiones filosófico-teológicas”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Stamane il
Papa ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale della
Repubblica Ceca, in visita “ad Limina”, il cardinale Geraldo Majella Agnelo,
arcivescovo di Sao Salvador da Bahia, presidente della Conferenza Episcopale
Brasiliana, con il vice presidente mons. Antonio Celso Queiroz, vescovo di
Catanduva, e con il segretario generale mons. Odilo Pedro Scherer, vescovo tit.
di Novi, ausiliare di Sao Paulo.
Il
Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Resistencia, in Argentina,
mons. Fabriciano Sigampa, finora vescovo di La Rioja.
APERTA STAMANE IN VATICANO LA XX CONFERENZA
INTERNAZIONALE SU “GENOMA
UMANO E PROSPETTIVE BIOLOGICHE, MEDICHE ED
ETICHE”, PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE.
CENTINAIA I PARTECIPANTI DA OGNI PARTE DEL MONDO PER FARE IL PUNTO SUI
PROGRESSI DELLA GENETICA
E SULLE IMPLICAZIONI PER LA VITA DELL’UOMO E PER
LO SVILUPPO DELL’UMANITA’
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Il mistero
chiave della vita al centro di questa Conferenza, dedicata al genoma umano,
ovvero al codice genetico della persona, che - possiamo dire - organizza il
corpo nella dimensione individuale ed ereditaria. 700 gli specialisti, di circa
80 Paesi, di varie discipline, giunti in Vaticano per un dialogo al più alto
livello sulla ricerca genetica e le ricadute positive sulla salute, ma non
solo, anche per trovare risposta ad alcune domande angoscianti del mondo contemporaneo
sul senso ultimo della vita.
Ad aprire i
lavori è stato il cardinale Javier Lozano Barragán, il presidente del Pontificio
Consiglio per la Pastorale della salute, con una relazione complessa, che ha
trattato gli aspetti scientifici, filosofici e teologici, legati alla genetica.
Partendo dalla domanda “Cos’è la vita?”, il porporato ha ricordato che tre milioni
di caratteri chimici formano il codice genetico di ogni persona, da cui si
evince che la vita è “un movimento organico di mutua complementarietà”, con una
finalità ben definita “per essere e attuare”, in una dimensione di “amorevole,
totale, reciproca donazione”. “Questa è la vita”, ha osservato il cardinale
Barragán, richiamando, come insegnavano i mistici, a vedere Dio nelle cose
create, con occhio puro e trasparente, per guardare nell’intimo delle cose,
“perché nei geni – ha detto – possiamo trovare la Santissima Trinità”. Ma si
può agire sul genoma in favore della salute umana senza violare la dignità
della persona? Ascoltiamo il porporato al microfono di Giovanni Peduto:
“Penso che proprio questa sia la
norma: agire nel genoma umano senza violare la dignità della persona umana. In
altre parole, tutte le tecniche terapeutiche che sono rivolte a costruire la persona
umana, la Chiesa le accoglie volentieri. Invece quelle che mirano a distruggere
la persona umana, anche se per il bene dell’umanità, quelle certamente la
Chiesa non le accetta. Non perché sia contro il progresso, ma perché c’è una
forza grandissima della Chiesa che si basa sul fondamento che tutti hanno diritto
alla vita e in abbondanza, come ha detto Cristo. Dove, nel surrogato della vita,
si nasconde la cultura della morte e della distruzione, la Chiesa deve dire
‘no’. Tante volte si dice: “Tu sei contro il progresso. No, sono contro il
progresso del male, non contro il progresso delle scienze, nè tanto meno contro
il progresso della vita”.
Dopo il
cardinale Barragán ha preso la parola il professor George Robert Fraser, fisico
del Royal College di Londra, che ha parlato delle grandi speranze aperte dalla
genetica per migliorare la salute delle popolazioni, ma ha pure messo in
guardia sui rischi etici di possibili derive di applicazione che potrebbero aumentare
le disuguaglianze e le ingiustizie e allontanare la medicina dal principio che
“la vita è sempre un bene”. Il microfono è andato poi ai genetisti, tra cui i
professori Pietro Chiurazzi e Maurizio Genuardi, della Cattolica di Roma e
dell’Università di Firenze, che hanno illustrato i progressi raggiunti. Ma il
cammino da fare è ancora lungo se oggi abbiamo molte informazioni diagnostiche,
ma poche cure risolutive. La Conferenza
proseguirà nel pomeriggio fino a sabato “a comporre - come ha osservato, il
professor Angelo Serra, che presiede i lavori - “un mosaico dove ogni tessera
farà brillare tante conquiste della scienza”.
Dall’Aula Nuova
del Sinodo, Roberta Gisotti.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Impegno unitario per il vero bene delle persone e della società”: messaggio di
Benedetto XVI ai vescovi italiani riuniti ad Assisi per la 55.ma Assemblea
Generale.
Servizio vaticano - Lettera di
Benedetto XVI; Cattolici ed Ortodossi insieme possono aiutare con maggiore
forza le Nazioni europee a riaffermare le loro radici cristiane, al fine di
ritrovarvi la linfa nutriente e feconda per il loro futuro.
Servizio estero - Iraq: anche
Londra, dopo Washington, ammette l’uso di armi al fosforo bianco in operazioni
militari.
Servizio culturale - Un articolo
di Biagio Buonomo dal titolo “Salvatore Di Giacomo al centro della lirica del
Novecento”: un Convegno sul grande poeta napoletano.
Servizio italiano – In rilievo
il tema della devolution.
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17
novembre 2005
OGGI POMERIGGIO IL PAPA
PARTECIPA IN VATICANO ALLA PROIEZIONE
IN ANTEPRIMA DEL FILM SU GIOVANNI PAOLO II, INTERPRETATO DA JON VOIGHT
- Intervista con
l’attore -
Oggi
pomeriggio Benedetto XVI parteciperà alla proiezione in anteprima del film
“Giovanni Paolo II”, nell’Aula Paolo VI in Vaticano. La miniserie della Lux
Vide, diretta dal canadese Jon Kent Harrison, annovera nel cast Jon Voight nella parte di Papa Wojtyla. Il servizio di
Luca Pellegrini.
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In un progetto televisivo dedicato al XX secolo, la
personalità e l’immensa opera di Papa Giovanni Paolo II, che quel secolo ha
indelebilmente segnato, non poteva mancare. Compito, dunque, di grande
responsabilità storica e documentaristica quello assunto dalla coproduzione
internazionale per questa nuova biografia per immagini dedicata a Papa Wojtyla,
narrazione di una vita straordinaria che inizia dalla Polonia martoriata nel
1939 e si conclude con la morte e un corpo martoriato dalla sofferenza nel
2005. Vera e propria sfida artistica e umana quella dell’attore americano Jon
Voight. Gli abbiamo chiesto che cosa, grazie a questo impegno televisivo, è
riuscito maggiormente a comprendere dell’uomo e del Pontefice:
R. – THE IMPORTANT THING…
La
cosa importante che ho scoperto è come questo personaggio sia diventato ciò che
abbiamo visto in televisione, come sia riuscito a creare gli eventi che noi
abbiamo ammirato oppure che ci hanno colpiti, tutte le cose che abbiamo preso
per scontate in questo personaggio: la sua politica, la sua capacità di
trattare con le persone, la sua tremenda fede, le sue posizioni morali, da dove
veniva questa sua energia. L’opportunità di recitare questo ruolo mi ha
condotto a fare molte riflessioni. Penso che la gente si commuoverà molto con
questo lavoro.
D. -
Nel corso delle riprese, mano a mano che approfondiva il personaggio di Karol Wojtyla
e prendeva confidenza con l’enorme statura del Papa, si è trovato artisticamente
e umanamente più vicino, al Giovanni Paolo II missionario e pellegrino per il
mondo, oppure a quello anziano, posto sotto il peso della malattia e del
dolore, ma sempre profeticamente ispirato?
R. – IF YOU LOOK AT MY WORK…
Se
guarda alla mia carriera, dovrebbe dire che se c’è un dono che distingue il mio
lavoro di attore è proprio quello di aver interpretato molto bene le anime di
coloro che soffrono. Credo sia questo che possa motivare il perché io potevo
essere adatto a recitare questo ruolo. D’altra parte lei ha menzionato anche il
Papa pellegrino. Ho sempre cercato anch’io l’incontro con le persone, ogni
giorno. Per questo mi sono forse molto identificato con l’amore che Giovanni
Paolo II aveva per la gente.
D. -
Lei ha più volte ripetuto che questo suo impegno professionale contiene anche
tutte le sue preghiere. In quale senso?
R. – MY PRAYERS ARE FOR…
Le mie preghiere sono per tutti i giovani. Le mie
preghiere si levano perché essi possano trovare una guida che li aiuti ad
attraversare i pericoli che esistono nella vita moderna. Ecco il problema: si
sta offrendo ai giovani del veleno, anziché il vero cibo. Essi soffrono per la
mancanza di una guida morale e dell’esempio morale. L’esempio morale è vivere
moralmente. E questo è un vero viaggio verso la libertà e la gioia: io lo credo
davvero e questo è quello che lui proclamava.
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IL CONCILIO VATICANO II
E’ UNA GUIDA PER PORTARE PACE E GIUSTIZIA NEL MONDO:
COSÌ, I VESCOVI ITALIANI
NEL MESSAGGIO CONSEGNATO AI GIOVANI, IERI AD ASSISI,
PER I 40 ANNI DALLA FINE
DELL’ASSISE CONCILIARE, L’8 DICEMBRE 1965
L’eredità
del Concilio Vaticano II è “viva e feconda”, “anche se non è stato possibile
arrestare i processi di secolarizzazione e purtroppo di scristianizzazione”: è
quanto affermano i vescovi italiani, riuniti in Assemblea generale ad Assisi,
nel messaggio consegnato ieri, nel duomo di San Rufino, ai giovani, in
occasione dei 40 anni dalla chiusura dell’assise conciliare, avvenuta l’8
dicembre 1965. Ce ne parla, nel servizio, Roberta Moretti:
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Il messaggio si apre con il ricordo commosso dei vescovi italiani della
cerimonia di chiusura del Concilio. E se allora, seminaristi o giovani
sacerdoti, erano convinti “di vivere una stagione di promesse e di speranze”,
oggi, 40 anni dopo, i presuli portano ancora nel cuore quei desideri e
quell’amore per la Madre Chiesa, perché, affermano, “il Concilio ci ha
ricordato che l’uomo non è solo, gettato a vivere nella fredda immensità
dell’universo, ma è chiamato da una parola amica a rispondere a un appello e a
costruire insieme un mondo degno dell’uomo e di Dio”. L’esperienza conciliare
ha ravvivato quella passione “per la causa del Vangelo” e “per l’unità del
corpo ecclesiale di Cristo, e dunque l’impegno ecumenico, cui tutti siamo
chiamati”. “Da qui – proseguono i vescovi - viene l’urgenza di riscoprire il
legame della Chiesa con la sua santa radice, la fede d’Israele, e di avere a
cuore il dialogo e l’amicizia con i ‘fratelli maggiori’, gli ebrei”. “Da questa
vocazione alla comunione con Dio – spiegano – nasce anche l’urgenza del dialogo
con i credenti di tutte le religioni”. Nel messaggio si accenna anche al
periodo postconciliare: “In Italia - sottolineano i presuli - il rinnovamento
conciliare, per cui tanto si è speso, con non poca sofferenza, Paolo VI e poi,
con altrettanta fedeltà, Giovanni Paolo II, ha inciso in maniera profonda sul
volto e sulla realtà delle nostre Chiese, e anche sui modi e sulle forme della
presenza cristiana nella vita del Paese: anche se – continuano – non è stato
possibile arrestare i processi di secolarizzazione e purtroppo di
scristianizzazione, il rinnovamento conciliare ha indubbiamente aiutato a comprendere
le radici di questi fenomeni e soprattutto ha stimolato la risposta pastorale e
culturale, in chiave di missione e di evangelizzazione”. Il Concilio è una
“bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre”, secondo la
definizione di Giovanni Paolo II, poi ribadita da Benedetto XVI nel suo primo
messaggio. La vocazione profetica della Chiesa, riaffermata dal Concilio, viene
infine affidata ai giovani, attraverso le parole a loro dirette dai padri
conciliari: “La Chiesa vi guarda con fiducia e amore, essa è la vera giovinezza
del mondo, essa possiede ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la
capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di
rinnovarsi e ripartire verso nuove conquiste”.
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17
novembre 2005
VANGELO, SCIENZA ED ETICA A CONFRONTO PER
AFFRONTARE LA QUESTIONE
DELLA VITA. IN UN CONGRESSO APERTOSI A ROMA
SI DISCUTE DELL’INFLUSSO DELL’ENCICLICA EVANGELIUM VITAE NELLA BIOETICA,
A
DIECI ANNI DALLA PUBBLICAZIONE
- A
cura di Tiziana Campisi -
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ROMA. =
Quali sfide si trova ad affrontare oggi la scienza medica a 10 anni
dall’Enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium Vitae? In che modo la bioetica
deve
porsi
dinanzi alla questione della vita? A questi e ad altri interrogativi cerca di rispondere
il Congresso internazionale “Lo splendore della vita: Vangelo, scienza ed
etica” apertosi stamani a Roma, alla Pontificia Università Lateranense. Ad introdurre
ai lavori, il rettore mons. Rino Fisichella, che ha sottolineato come “nella
misura in cui l’uomo pensa di poter dominare la vita e la morte si illude di
una condizione che non gli appartiene e in questo modo si allontana dalla vera
comprensione di sé”. Il presule ha ricordato quanto importante sia, nel campo
della formazione, la responsabilità delle famiglie, degli educatori e di coloro
che dedicano la vita alla ricerca, allo studio e all’insegnamento. La
moltiplicazione di teorie che toccano la vita umana, questioni di etica e di
ordine morale, ha detto il presule, sembrano condurre ad un forte
disorientamento per l’arroganza di quanti fanno della scienza e della tecnica
l’unico criterio di giudizio. Occorre costruire invece, come suggerisce
l’Evangelium vitae, una cultura della vita, che sappia rispondere alle nuove
sfide del mondo contemporaneo. Per mons. Elio Sgreccia, presidente della
Pontificia Accademia della Vita, l’uomo deve recuperare la consapevolezza di
essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, solo allora la sua vita
acquista il sapore di essere un dono. Oggi l’antropologia secolarizzata e
riduzionista cerca di staccare l’uomo dalla sua sorgente di vita, ha osservato
mons. Sgreccia, ma smarrendo il senso di Dio l’uomo perde il senso di sé e la
sua dignità. L’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II insegna invece a
riscoprire che l’uomo viene da Dio e che è Cristo ad illuminare il mistero
della vita. A questo bisogna formare le coscienze dei fedeli. E la Sacra
Scrittura rivela che vita e morte hanno compimento in Dio, ha osservato suor
Elena Bosetti, docente di esegesi alla Gregoriana; l’uomo trova nella
possibilità di poter vedere il suo Creatore la speranza che dà il senso alla
sua vita, alle sue sofferenze e alla sua morte, ma solo una vita umana che
realizza l’amore potrà ereditare la vita eterna. Infine padre Livio Melina,
docente dell’Istituto Giovanni Paolo II della Lateranense, ha evidenziato che
la bioetica non può prescindere dalla teologia e che la luce della Parola di
Dio può guidare l’uomo nel porre le sempre più raffinate capacità tecniche di
intervento a servizio del grande destino cui la vita dell’uomo e del cosmo è
chiamata.
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ATTESO DOMANI A BOLOGNA IL PATRIARCA ECUMENICO
DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I. IN PROGRAMMA, UNA CONFERENZA
SULLA SALVAGUARDIA DEL CREATO, IL CONFERIMENTO
DELLA LAUREA
“HONORIS CAUSA” E LA CELEBRAZIONE DEL VESPRO IN
RITO BIZANTINO
- A cura di Stefano Andrini -
BOLOGNA. = Una Cconferenza sulla
salvaguardia del creato, il conferimento della Laurea “honoris causa” e la
celebrazione del Vespro in rito bizantino. Sono questi i principali appuntamenti
di Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che sarà per la prima
volta in Emilia Romagna su invito dell’Università di Bologna e del “Centro
della voce”. Domani, alle 15.30 nell’Aula magna di Santa Lucia, il primo
incontro dedicato all’ambiente al quale parteciperanno i giovani della Chiesa
petroniana. Sua Santità svolgerà una lezione magistrale sul tema: “Il patriarcato
ecumenico e i problemi dell’ambiente”. Sabato, alle 11.00, il Patriarca ecumenico
si trasferirà a Ravenna dove, nella Basilica di San Vitale, gli verrà conferita
la Laurea honoris causa in Conservazione dei beni culturali. La sua prolusione ha come titolo “Belle
arti: la prospettiva ortodossa”. Alle 18.30 Bartolomeo I sarà nuovamente nel
capoluogo emiliano: nella basilica di San Petronio presiederà la liturgia dei
Vespri in rito bizantino, con l’assistenza
pontificale dell’arcivescovo di Bologna, mons. Carlo Caffarra. La
cerimonia sarà resa ancora più solenne dai magnifici canti intonati dal Coro
greco-bizantino diretto da Lycourgos Angelopoulos. “È un
momento di grazia che il Signore ci concede – scrive in una notificazione alla
diocesi l’arcivescovo di Bologna – e stimolo profondo ad elevare al Signore
fervide preghiere per l’unità della Chiesa”. L’ultima tappa è in
programma domenica mattina sempre a Bologna: alle 10.00, nella chiesa
greco-ortodossa di San Demetrio, il Patriarca ecumenico presiederà la celebrazione
della Divina liturgia.
NEGATO IL VISTO DI ACCESSO IN TUNISIA AL DIRETTORE
DI REPORTER
SENZA FRONTIERE. DOVEVA PARTECIPARE AL SUMMIT
MONDIALE SULLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE, PROMOSSO IN QUESTI GIORNI A TUNISI
DALLE NAZIONI UNITE
- A cura di Andrea Rustichelli -
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TUNISI. = Le autorità tunisine
hanno negato il visto d’ingresso nel Paese al direttore di Reporter Senza
Frontiere, che avrebbe dovuto partecipare al Summit mondiale sulla Società
dell'Informazione, promosso in questi giorni a Tunisi dalle Nazioni Unite. L’ha
riferito stamani l’organizzazione internazionale, che difende la libertà di
stampa. In primo piano al Vertice, la questione della governance di Internet, che oggi è nelle mani di un’ente privato
chiamato Internet Corporation for
Assigned Names and Numbers (ICANN), sottoposta al Dipartimento del Commercio
del governo americano. Con il documento di 40 paragrafi, approvato a Tunisi e
chiamato “Tunis Commitment”, l’Impegno di Tunisi, cui si affianca un altro testo,
l’Agenda di Tunisi, si è aperto uno spazio per la trattativa con gli Stati
Uniti che dovrebbe portare alla progressiva internazionalizzazione della governance di internet attraverso un Forum
mondiale con governi, imprese e i soggetti della società civile. L’ICANN,
comunque, rimane operativa. Ma è anche rafforzato l’impegno dei vari Stati per
attenuare il divario tecnologico, il cosiddetto ‘digital divide’ con i Paesi del Terzo Mondo, un tema primario di
questo Vertice che dovrà trovare soluzioni concrete al di là dei molti impegni
verbali presi dalle varie delegazioni. Un primo esempio a tal proposito è stato
presentato da Kofi Annan e da Nicolas Negroponte, fondatore del ‘Medialab’ al Massachussetts Institute of Technology: si tratta di un computer
portatile che costerà 100 dollari, pensato appositamente per i bambini dei Paesi
in via di sviluppo. Ma qui a Tunisi vanno registrate anche le proteste di
alcune associazioni e organizzazioni non governative, locali e internazionali,
a causa delle violazioni del governo tunisino in materia di diritti umani e di
libertà d’opinione, una cornice che stride con i principi proclamati dall’Information Society.
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“COMUNICARE È PARTECIPARE: DAI MASS MEDIA ALLA
COMUNICAZIONE PARTECIPATIVA, QUALI SFIDE PER LA CHIESA?”: È IL TEMA DEL
SIMPOSIO IN CORSO A ROMA PER CELEBRARE IL 25.MO ANNIVERSARIO DEL CENTRO
INTERDISCIPLINARE
SULLA COMUNICAZIONE SOCIALE DELLA PONTIFICIA
UNIVERSITÀ GREGORIANA
- A cura di Dorotea Gambardella -
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ROMA. = La comunicazione non è
semplice trasmissione di messaggi, ma condivisione di significati: è uno dei
concetti più volte ribaditi dai diversi relatori alternatisi al microfono,
durante la mattinata dei lavori. In particolare, il Rettore magnifico
dell’Università Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda, nel suo saluto ha
ricordato l’invito rivolto da Benedetto XVI ai rappresentanti dei mezzi di
comunicazione sociale il 25 aprile scorso. Ovvero: perché gli strumenti di
comunicazione possano rendere un servizio positivo al bene comune, occorre
l’apporto responsabile di tutti. Non
può esservi comunicazione senza la partecipazione del pubblico, ha aggiunto il
direttore del CICS, il professore Jakob Sdrampikal. L’audience, infatti, è
stato evidenziato, riveste un ruolo notevole nel determinare il significato dei
messaggi diffusi dai mass media. La comunicazione partecipativa è dunque quella
in cui viene aperto uno spazio di libertà che invita tutti, anche mediante
accesi confronti, ad esprimere le proprie opinioni nel riconoscimento del
talento di ciascuno: a sottolinearlo è l’ex direttore del CICS, il professor Robert
White, il quale ha tenuto a precisare che ogni dibattito deve però tradursi
sempre in azione. Padre White ha affermato che Gesù stesso ci ha rivelato il senso
più profondo della comunicazione partecipativa. Lo ha fatto mediante la sua
incarnazione, ristabilendo una comunicazione tra Dio e il suo popolo. Uniti con
Cristo, infatti – ha spiegato – non siamo più un popolo di lingua, nazione e
razza diverse, ma partecipiamo allo stesso modo dello stesso amore. Infine,
padre Peer-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, ha
detto che la comunicazione non può più essere un campo riservato agli
specialisti, ma ha una dimensione apostolica prioritaria per tutta la Chiesa,
il cui duplice obiettivo è continuare a dare spessore alla comunicazione
cristiana in seno alla società ed ottenere una maggiore partecipazione laicale.
A tal fine – ha sottolineato – è fondamentale un approccio interdisciplinare
incentrato su teologia, ecclesiologia e comunicazione e l’utilizzo di un
linguaggio inclusivo che sappia superare barriere e discriminazioni.
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ITALIA,’FANALINO DI
CODA’ IN EUROPA PER POLITICHE
DI WELFARE E SUSSIDIARIETA’ FAMILIARE: E’ QUANTO
EMERGE DA UNO STUDIO
DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO
- A cura di Fabio Brenna -
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MILANO. = E’ impossibile parlare
di un unico modello di famiglia a livello europeo, tanto sono variabili le
forme familiari che caratterizzano il Vecchio Continente. Ma dall’interessante
viaggio comparativo, proposto dalla prof.ssa Giovanna Rossi dell’Università
Cattolica di Milano, emerge un’Italia ‘fanalino di coda’ per politiche di welfare
e sussidiarietà familiare. Basti pensare, ha suggerito la Rossi, che il
sostegno offerto alle madri sole in Danimarca è di gran lunga superiore a
quanto si fa per la famiglia italiana. L’analisi comparativa ha riguardato sia
lo stato dell’istituto familiare che le politiche a riguardo in Germania, Regno
Unito, Danimarca, Svizzera, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Ma è in Francia
dove si nota un intervento più strutturale a favore della famiglia, pur in
presenza di una pluralità di modelli familiari: non solo sussidi, ma sgravi
fiscali continuativi, interventi per favorire il lavoro della coppia e
soprattutto della donna. In Italia viene destinato alla famiglia lo 0,9 per
cento del Prodotto Interno Lordo, una percentuale decisamente bassa rispetto
alla media dell’Unione Europea, che arriva a toccare il 2.3 per cento. In
ambito europeo emerge un’attenzione soprattutto per contenere e prevenire il
disagio: il Consiglio d’Europa è intervenuto in tema di mediazione familiare
come accompagnamento per i nuclei in crisi, mentre la normativa europea punta
ad incrementare i progetti di mediazione scolastica e comunitaria. Si sente
però la necessità – ha sottolineato la prof.ssa Rossi – di pensare ad una
sussidiarietà per la famiglia, che punti a sinergie fra pubblico e privato, per
fornire soprattutto servizi. Questa conferenza ha inaugurato il ciclo
organizzato dalla Fondazione Europea Dragàn, intitolato “L’Europa in movimento.
Nuove prospettive per il Vecchio continente” che, attraverso incontri a cadenza
mensile, affronterà i temi dell’identità europea, dei nuovi confini, della
Costituzione e la crescita economico-istituzionale, per chiudere con una
riflessione sui valori dimenticati del continente col filosofo Vittorio Reale.
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17
novembre 2005
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Israele si andrà al voto anticipato entro la
fine di marzo. La decisione è stata presa durante un incontro tra il neo leader
laburista Amir Peretz e il premier Ariel Sharon. La data esatta della
consultazione sarà resa nota entro lunedì prossimo, prima della votazione in
Parlamento sulla fine della legislatura. Ma quali sono i motivi che hanno
spinto laburisti e Likud ad andare alle elezioni anticipate? Roberto Piermarini
lo ha chiesto al corrispondente del Messaggero a Gerusalemme, Eric Salerno:
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R. –
Per quanto riguarda i laburisti, loro cercheranno, con il nuovo leader del
partito, di avanzare con una piattaforma politica più portata verso una
soluzione di pace, ma soprattutto verso i problemi interni: la povertà, la
disoccupazione e altre questioni del genere. Sharon deve cercare di ricompattare
il partito e gli conviene fare questa operazione adesso, prima di tentare
eventuali nuove iniziative unilaterali. Il premier ha fatto capire che non
vuole intraprendere questa iniziativa.
D. –
In questa situazione di stallo ne potrebbe approfittare il terrorismo
estremista palestinese?
R. –
Gli estremisti palestinesi possono approfittare di questo momento, ma possono
approfittare di qualsiasi momento. Il discorso è che, per adesso, c’è una specie
di tregua in atto dall’inizio dell’anno. Il presidente palestinese dovrà
riuscire a convincere le parti a mantenere questa situazione. Anche i
palestinesi hanno le elezioni a fine gennaio – il 25 gennaio – e se non ci sono
provocazioni da parte degli israeliani, probabilmente il terrorismo sarà
contenuto negli spazi, nei modi che abbiamo visto in questo ultimo anno.
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La tortura sui detenuti e l’uso di armi
come il fosforo bianco sono inaccettabili. Lo ha detto il presidente del
governo regionale curdo iracheno, Barzani, in visita a Roma. “In un Iraq
democratico – ha aggiunto - non possiamo accettare queste azioni”. Ieri, il
Pentagono ha confermato che le forze americane hanno utilizzato, lo scorso
anno, bombe al fosforo bianco contro
ribelli a Falluja, in Iraq.
Importante operazione antiterrorismo in
Italia: tre estremisti islamici algerini sono stati fermati a Napoli e a
Brescia con l’accusa di associazione
per delinquere con finalità di terrorismo internazionale. Secondo i carabinieri
dei ROS, i tre erano “potenzialmente operativi” e pronti a colpire. Uno degli
arrestati ha anche frequentato campi di addestramento in Afghanistan e in
Cecenia.
Inquietante allarme lanciato
dalla polizia in Bangladesh: più di 2000 aspiranti kamikaze, molti dei quali
addestrati da combattenti taleban in Afghanistan, si sarebbero riuniti nel
Paese asiatico per organizzare azioni terroristiche. La polizia ha aumentato,
inoltre, le misure di sicurezza e le operazioni di intelligence, nel timore di
altri attacchi dopo l’uccisione di due giudici lunedì scorso nella città
costiera di Jhalakathi. I gruppi estremisti attivi in Bangladesh chiedono
l’introduzione della legge islamica.
Importante risultato in Egitto nella prima fase
delle elezioni legislative per i Fratelli musulmani, partito messo
ufficialmente al bando dalle autorità ma comunque tollerato. La formazione ha
conquistato 34 seggi su 164 disponibili e di fatto diventa la forza
d’opposizione più forte al Partito Democratico Nazionale del presidente Mubarak,
che in questa tornata ha ottenuto 12 seggi.
In un
clima teso, si sono aperti oggi nello Sri Lanka i seggi per le elezioni
presidenziali. Questa mattina, dieci persone sono rimaste ferite in seguito ad
attacchi condotti da ribelli con bombe a mano contro seggi elettorali nel nord
est del Paese, roccaforte degli indipendentisti Tàmil. Nella stessa area, sono
stati uccisi ieri due agenti. Al voto sono chiamati oltre 13 milioni di
elettori che dovranno scegliere tra i 13 candidati in lizza per la successione
al capo di Stato, Chandrika
Kumaratunga. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Nonostante la massiccia
presenza dell’esercito schierato davanti ai 10 mila seggi elettorali, sono
stati diversi gli incidenti. Ieri sono stati uccisi due poliziotti. Nella
capitale Colombo, si sono formate lunghe file davanti ai seggi, ma nel resto
dell’isola, in particolare nel nord e nord-est, dove vive la minoranza Tamil, è
prevista una scarsa partecipazione. Il movimento ribelle delle Tigri Tamil ha
lanciato un appello per boicottare le urne. Una decisione che, secondo alcuni
commentatori, potrebbe favorire la vittoria dell’attuale primo ministro,
Mahinda Rajapakse, delfino della Kumaratunga, che gode del favore dei partiti
buddisti e dei nazionalisti cingalesi. Ma molti dicono che potrebbe essere un
testa a testa con il suo rivale, Ranil Wickremesinghe, ex premier e capo
dell’opposizione, favorevole alle privatizzazioni e artefice della tregua
siglata con le Tigri Tamil nel 2002, con l’intervento della mediazione
norvegese. I risultati si conosceranno domani, ma qualche indicazione potrebbe
già arrivare stasera dagli exit-poll.
La posta in gioco di queste elezioni, che sono le quinte in 5 anni, è lo
sviluppo economico dello Sri Lanka, soprattutto dopo il generoso afflusso di 3
miliardi di dollari di aiuti per la ricostruzione delle coste devastate dallo
tsunami.
Per
la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In
Indonesia, il ministero della Sanità ha annunciato che due ragazze di 16 e 20
anni sono morte per l’influenza aviaria. Il decesso è stato causato dal virus
H5N1, che in Asia ha provocato la morte di oltre 60 persone e l’abbattimento di
circa 150 milioni di volatili nel mondo. In Cina, dove stamani sono stati
individuati due nuovi focolai, il ministero della Sanità ha confermato,
inoltre, i primi due casi di contagio umano del morbo. Nel mondo si
moltiplicano, intanto, le iniziative per scongiurare una epidemia. Il nostro
servizio:
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L’Unione Europea ha approvato
una proposta della Commissione che estende, fino al 31 gennaio 2006, il blocco
delle importazioni di uccelli vivi. Il divieto, dal quale è escluso il pollame,
ha come obiettivo quello di contrastare il diffondersi del virus. L’Unione Europea continua comunque a
ritenere remota la possibilità di una epidemia in Europa. A Roma, intanto, prende il via oggi il vertice dei
ministri dei Paesi del G7 e del Messico sul bioterrorismo e sull’influenza
aviaria. L’incontro, che si concluderà domani, è
dedicato alla sicurezza sanitaria globale e alle minacce chimiche radiologiche
e nucleari. Saranno anche analizzati i piani per affrontare una eventuale
pandemia. Gli esperti temono che il virus possa subire una mutazione ed
essere così facilmente trasmissibile da uomo a uomo. Di fronte a questa
emergenza, diventano prioritarie le capacità di
risposta dei Paesi e la collaborazione fra laboratori diagnostici. L’area più
colpita è l’Asia meridionale ma secondo la FAO, la presenza di uccelli
migratori provenienti dal sud est asiatico espone al rischio di contagio anche
diverse zone dell’Europa orientale e dell’Africa. In Italia, intanto, è mancato
alla Camera il numero legale nella prima votazione sul decreto per fronteggiare
i rischi dell’aviaria. Il decreto prevede, tra le varie misure, il potenziamento
dei servizi veterinari e un centro di coordinamento per le malattie animali. Il
ministero della Salute italiano ha precisato, inoltre, che l’influenza aviaria
non deve comunque creare “inutili allarmismi”. Per informare l’opinione
pubblica, il ministero ha redatto due opuscoli, uno sulla febbre dei polli e
l’altro sull’influenza in genere, che saranno distribuiti nei prossimi giorni.
L’influenza aviaria - si legge nel testo - non si contrae mangiando le carni
bianche cotte, ma venendo a contatto con carni crude e animali infetti.
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Tre persone sono rimaste
ferite in seguito all’esplosione di un ordigno collocato in un mercato
ortofrutticolo a Strpce, una delle residue enclave serbe del Kosovo. L’area, a
maggioranza albanese e formalmente sotto la sovranità di Belgrado, è
amministrata di fatto dall’ONU fin dal 1999. Sono in corso indagini, da parte
della polizia, per stabilire la matrice dell’episodio.
In Italia, il giorno dopo il
‘sì’ definitivo alla riforma costituzionale, con l’introduzione di devolution e premierato, maggioranza di
centrodestra e opposizione di centrosinistra mantengono alti i toni della
polemica anche in vista del referendum confermativo. E intanto si prepara il
prossimo terreno di scontro, con il passaggio in Senato della nuova legge
elettorale già approvata dalla Camera. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Ancora
una volta in Italia la questione di metodo, e cioè l’irriducibile
contrapposizione tra gli attuali due schieramenti, è stata più visibile della
questione di merito, e cioè la comprensione dei reali effetti della legge
all’esame del Parlamento. E stavolta la cosa appare ancora più grave, perché in
gioco c’è la riforma di parte della Costituzione. Ma tra qualche mese ci sarà
il referendum confermativo. Questo riguardando una legge di modifica
costituzionale non ha bisogno del quorum per essere valido. Sarà quella
l’occasione giusta per chiarire se questa riforma garantisce davvero una
maggiore stabilità dei governi, come afferma il centrodestra; o se al contrario
rappresenta un colpo mortale all’unità della nazione, come accusa il
centrosinistra.
Entrambi
i poli si dicono convinti di vincere il referendum. Ma l’occhio sembra rivolto
soprattutto alle elezioni politiche della primavera prossima. Il leader dell’Unione,
Prodi, afferma che l’unica consolazione di queste ore è la certezza che mancano
pochi mesi alla fine dell’esperienza dell’esecutivo di centrodestra. Al
contrario, secondo il premier Berlusconi, l’approvazione della riforma
costituzionale così come di quella elettorale – in dirittura d’arrivo al Senato
– sono il segnale che la Casa delle Libertà sarà al governo anche per i
prossimi cinque anni. Il voto compatto di ieri da parte dei partiti della
maggioranza è certamente destinato a rafforzare la leadership di Berlusconi. Il
leader della Lega, Bossi, ad esempio, subito dopo aver incassato la vittoria
sulla devolution, ha detto che voterà
la legge elettorale che ripristina il sistema proporzionale, anche se di questa
non è affatto convinto. E il neo segretario UDC, Cesa, prova a ridimensionare
il disagio del suo predecessore Follini che chiede libertà di coscienza in
occasione del referendum sulla riforma costituzionale. Da registrare infine
l’addio ad Alleanza nazionale annunciato in aula da Domenico Fisichella,
attuale vicepresidente del Senato, tra i fondatori del partito guidato da Fini,
e avversario dichiarato del federalismo.
Giampiero
Guadagni per la Radio Vaticana.
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Sembra tornare verso la normalità la situazione
nelle periferie delle grandi città francesi. Per lo
meno in termini statistici. La scorsa notte sono state incendiate, in tutto il
Paese, “soltanto” 98 automobili. Il bilancio dei disordini avvenuti finora è
comunque pesante. Complessivamente sono state date alle fiamme oltre novemila
vetture e sono state arrestate quasi tremila persone. Il parlamento di Parigi ha approvato, intanto, la
proroga di tre mesi dello stato di emergenza, una misura adottata al culmine
dei disordini. Intanto, dieci persone sono state espulse con l’accusa di aver
partecipato a recenti episodi di violenza.
Il Tribunale penale internazionale ha prosciolto,
per mancanza di prove, Sefer Halilovic, ex capo di stato maggiore delle forze
bosniache dall’accusa di aver massacrato 33 civili croati nel settembre del
1993. Intanto, una tv bosniaca ha rivelato che l’ex presidente bosniaco Karadzic,
accusato di crimini di guerra, è stato individuato a giugno nel sud del Paese.
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