RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
320 - Testo della trasmissione di mercoledì 16 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi
è la Giornata internazionale della tolleranza: intervista con Vittorio Cotesta
CHIESA E SOCIETA’:
Aperto stamane a Tunisi il
vertice mondiale sulla società dell’informazione
Chiusa oggi a Busan, in Corea del Sud, la
Conferenza ministeriale dei 21 Paesi dell’APEC
Sono 37 milioni gli italiani che ogni giorno
ascoltano la radio
Bush, in viaggio in Asia, chiede alla Cina maggiore libertà per i suoi cittadini
Gli USA confermano l’impiego di armi al fosforo
bianco durante i raid contro Falluja
16 novembre 2005
IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE: LA MEMORIA DEL BENE
CHE DIO FA ALL’UOMO DI OGNI TEMPO SIA PIU’ FORTE DEI RICORDI DELLE SOFFERENZE PATITE. BENEDETTO
XVI HA INVITATO A LOTTARE CONTRO L’ABORTO PER TESTIMONIARE IL VANGELO DELLA
VITA
Un grande inno che racconta come la misericordia di Dio per gli uomini sia diventata
“storia” attraverso l’Incarnazione di Gesù. E’ il tema di
fondo del Salmo 135, che Benedetto XVI ha spiegato questa mattina
all’udienza generale in Piazza San Pietro, davanti a 22 mila fedeli. Il Papa ha
concluso l’udienza con un forte appello contro
“l’aborto volontario”, così da proclamare “in maniera concreta il Vangelo della
vita”. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Dal
cosmo alla storia. La seconda parte del Salmo 135, già
analizzato mercoledì scorso, canta la misericordia di Dio scovandone i segni
nel tempo dopo averlo fatto, con i primi versetti, nello spazio. La storia è
quella del popolo ebraico e delle sue bibliche traversie: dall’esodo egiziano
alla Terra promessa, passando per il Mar Rosso e decenni di deserto.
(canto salmo)
Il “Grande Hallel”
– altro nome del Salmo 135 – celebra, ha spiegato Benedetto XVI, “le azioni
liberatrici del Signore” che hanno, come sempre, una valenza più grande rispetto all’azione in sé. “Deserto e mare – ha
osservato – rappresentano allora il passaggio attraverso il male e
l’oppressione per ricevere il dono della libertà e della terra promessa”:
“Questa celebrazione enfatica, che
va oltre la realtà di quella terra, vuole esaltare il dono divino. Un dono che
permette al popolo di essere libero, un dono che nasce
- come si continua a ripetere nell’antifona che scandisce ogni versetto - dal hesed del Signore, cioè dalla sua 'misericordia', dalla sua
fedeltà all’impegno assunto nell’alleanza con Israele, dal suo amore che
continua a svelarsi attraverso il 'ricordo'”.
Nel tempo delle prove e delle oppressioni, ha
proseguito Benedetto XVI, “Israele scoprirà sempre la mano salvatrice del Dio
della libertà e dell’amore”. Così come l’umanità di ogni
tempo, della quale Israele è l’immagine: nella pienezza del tempo, ha affermato
il Pontefice, “il Signore entrerà in scena per offrire all’intera umanità il
cibo, confermando la sua identità di Creatore”:
“Col Salmo 135 si intrecciano, dunque, due
modalità dell’unica Rivelazione divina, quella cosmica e quella storica. Il
Signore è, certo, trascendente come creatore e arbitro dell’essere; ma è anche
vicino alle sue creature, entrando nello spazio e nel tempo. Anzi, la sua
presenza in mezzo a noi raggiunge il suo apice nell’Incarnazione di Cristo”.
Un avvenimento, quest’ultimo, che il Salmista non aveva ancora
conosciuto ma che i cristiani hanno sempre manifestato con un senso infinito di
gratitudine fin dai primissimi tempi, attraverso i Padri della Chiesa. E
un’eco di quella riconoscenza le migliaia di
pellegrini presenti all’udienza hanno potuto coglierla nelle parole che
Benedetto XVI ha aggiunto come chiosa spontanea al testo ufficiale della
catechesi, parlando della venuta di Gesù:
“Il vero dono che Dio ci ha fatto:
il dono del Figlio, il dono dell’Incarnazione nella
quale Dio si è donato a noi e rimane con noi nell’Eucaristia, nella sua Parola,
ogni giorno fino alla fine della storia. Il nostro pericolo umano è che la nostra memoria del male, dei mali sofferti, spesso sia più
forte della memoria del bene. Il salmo serve per risvegliare in noi anche la
memoria del bene, di tanto bene che il Signore ci ha fatto e fa. E possiamo vedere se il nostro cuore diventa attento a
questo bene”.
(applausi)
Anche il dopo udienza, ha visto il Papa pronunciare parole
di rilievo sul tema della vita e della solidarietà nell’economia. Per i
rappresentanti della Confcommercio, che festeggiano i
60 anni di questo organismo, Benedetto XVI ha
auspicato che le imprese commerciali operino “in modo tale da non disgiungere
mai l’economia e il mercato dalla solidarietà” e “contribuiscano sempre più
alla crescita sociale dell’Italia”. Rivolgendosi quindi ai delegati del
Movimento per la Vita, il Papa li ha ringraziati per la “coraggiosa attività
trentennale volta – ha detto - a promuovere e difendere il diritto alla vita e
la dignità di ogni persona umana dal suo concepimento
alla sua morte naturale”. Ed ha aggiunto:
“Impegnandovi a prevenire l’aborto volontario, con un’attenta azione
di supporto per le donne e le famiglie, voi collaborate a scrivere pagine di
speranza per il futuro dell’umanità, proclamando in maniera concreta il 'Vangelo della Vita'”.
(canto salmo)
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Al termine
dell’udienza generale il Papa ha ricevuto in successive udienze: l’arcivescovo Felix Del Blanco Prieto, nunzio apostolico in Malta e in Libia;
l’arcivescovo Henryk Jozef Nowacki, nunzio apostolico in Slovacchia; l’arcivescovo Francisco-Javier Lozano, nunzio
apostolico in Croazia.
Il Papa ha nominato vescovo di
Formosa, in Brasile, il rev.do sacerdote Paulo Roberto
Beloto, del clero della diocesi di
Marília, finora direttore spirituale del Seminario
Maggiore Rainha dos Apóstolos
della provincia ecclesiastica Marília.
Il Rev.do Paulo Roberto Beloto è nato il 9 aprile 1957 a Adamantina, nella
diocesi di Marília, in Brasile. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno
1986.
Il Santo Padre ha quindi
nominato nunzio apostolico in Paraguay mons. Orlando Antonini,
arcivescovo titolare di Formia, finora nunzio
apostolico in Zambia e in Malawi.
LA VERA LAICITA’ ACCETTA IL RUOLO PUBBLICO DELLA
RELIGIONE:
COSI’ IL CARDINALE MARTINO PRESENTANDO OGGI AI
PARLAMENTARI ITALIANI
IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace, ha presentato stamane ai parlamentari italiani il
Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. L’incontro, cui ha partecipato
anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, si è svolto nella Sala
del Cenacolo, nei pressi di Montecitorio. Il
porporato ha sottolineato nell’occasione che la
laicità è un principio cristiano istituito da Gesù con l'espressione ‘date a
Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’.
Ha quindi ribadito che bisogna distinguere la laicità
dal laicismo, ricordando che non è pensabile una fede disimpegnata dalla vita
pubblica. Il servizio di Paolo Scappucci.
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Contestando
una concezione della laicità che escluda la religione
dalla vita pubblica, relegandola a fatto puramente privato, il cardinale
Martino ha ribadito che il cattolicesimo non potrà mai rinunciare ad un ruolo
pubblico della fede. Ascoltiamo il porporato:
“Un regime politico
autenticamente laico accetta sia che i singoli cristiani agiscano
da cristiani nella società, senza camuffarsi da uomini qualunque, sia che la
Chiesa manifesti le proprie valutazioni sulle grandi questioni etiche in gioco.
E’ questo un interesse della stessa politica, in quanto se essa pretende di
vivere come se Dio non ci fosse, alla fine si inaridisce
e perde la consapevolezza dell’intangibile dignità umana”.
Illustrando
quindi la concezione della democrazia secondo il Compendio, il presidente di
Giustizia e Pace ha detto che la democrazia è quella
intesa non solo come libertà politica ed elettorale, non solo come
partecipazione di tutti al pubblico dibattito, e nemmeno come rivendicazione di
diritti, ma anche e soprattutto come tutela e sviluppo della persona. Dal canto
suo il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha
definito il Compendio un punto di riferimento insostituibile per le scelte
difficili che tutti siamo chiamati a compiere. Egli ha anche sottolineato
che la Chiesa si limita a proporre e non certo ad imporre la propria visione
delle questioni sociali. Le reazioni, ha detto il presidente Casini, aspre e quasi sempre intolleranti, che tali proposte provocano, sono
figlie più di una crisi di credibilità della politica che di un intento
prevaricatore da parte della Chiesa e delle autorità ecclesiastiche.
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“GLOBALIZZAZIONE E ISTRUZIONE”: NE DISCUTONO OGGI E DOMANI IN VATICANO
I MEMBRI DEL GRUPPO DI
LAVORO CONGIUNTO DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE
DELLE SCIENZE E DELLE SCIENZE SOCIALI
- Con noi, mons.
Francesco Follo -
Formulare un progetto educativo
per un mondo sempre più globalizzato, fondato sulla conoscenza dell’essere
umano, sull’interdipendenza tra culture e sull’universalità dei valori etici:
con questo scopo, i membri del Gruppo di lavoro congiunto delle Pontificie Accademie
delle Scienze e delle Scienze Sociali sono riuniti
oggi e domani in Vaticano, per un incontro sul tema: “Globalizzazione e istruzione”.
Tra gli argomenti in esame, il ruolo delle tecnologie della comunicazione e
dell’informazione e l’educazione degli immigrati e dei loro figli. Ma quali sono gli effetti della globalizzazione
sull’istruzione? Roberta Moretti lo ha chiesto
all’osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, mons. Francesco
Follo:
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R. – Dante, quando parlava del
suo maestro Brunetto Latini, diceva che gli insegnò come l’uomo si
eterna. L’educazione vera, se introduce all’infinito e alla realtà,
necessariamente è universale e sarebbe la vera
globalizzazione.
D. – Qual è il ruolo delle
sempre più evolute tecnologie della comunicazione nel progetto educativo della
Chiesa?
R. – Questo è il vero futuro e vedo che la Chiesa,
grazie a Dio, è veramente impegnata in questo. Bisogna non dimenticare che
queste nuove tecnologie sono usate al massimo dal 6 per cento della popolazione
mondiale. Se io penso all’Africa, a gran parte
dell’Asia e dell’America Latina il problema è lì ancora. E qui è una lancia che
spezzo in favore della Radio Vaticana perché chi può
ancora accogliere questo messaggio, anche educativo, se non questo mezzo che è
tuttora, rispetto agli altri tradizionali, il più efficace?
D. – Come conservare la forza del messaggio
cristiano nel contesto di una cultura che tende ad
omologare tutto secondo modelli standardizzati?
R. – Ridando all’insegnante il suo ruolo non solo
di trasmettitore di alcuni dati perché sarebbe
interscambiabile con un computer. Il maestro è colui che
chiede all’alunno di paragonarsi con lui, di paragonarsi con quella mia ipotesi
di vita che per me cristiano è Gesù Cristo. Allora non sarà più un’ipotesi ma qualcosa di più: è la proposta di un paragone tra
due umanità perché una faccia crescere l’altra.
D. – Si parla spesso di scontro
di civiltà: come coniugare dialogo e identità culturale?
R. – Più che di choc di civiltà bisogna parlare di
choc di ignoranze perché sono quelli che non si
conoscono, le persone o i fanatici che eventualmente si scontrano. Quando siamo persone realmente civili, di qualsiasi cultura
noi siamo, possiamo veramente dialogare.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "Proclamando il 'Vangelo della vita' collaborate a scrivere pagine di speranza per il
futuro dell'umanità": Benedetto XVI all'udienza generale rivolge il suo
pensiero ai delegati del Movimento per la Vita e li ringrazia per la
coraggiosa testimonianza resa nei trent'anni di attività.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Africa.
Servizio
estero - Iraq: il Pentagono ammette di aver usato fosforo bianco nell'offensiva
su Falluja del novembre scorso.
Servizio
culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal
titolo "Un 'buco nero'
che ha trascinato vittime e carnefici negli abissi dell'animo": presentati
i primi due volumi della Utet sulla storia della Shoà.
Servizio
italiano - In rilievo il tema della devolution.
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16 novembre 2005
TERZA
GIORNATA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI
ITALIANI:
ECHI
AL MESSAGGIO DEL PAPA SULLA NECESSITA’ DI SACERDOTI CHE AGISCANO
IN NOME DI CRISTO E IN COMUNIONE CON I VESCOVI
-
Intervista con mons. Luca Bonari -
I
cattolici italiani sono chiamati a “testimoniare con fermezza e con ragionevolezza
che solo l'amore crea spazi di comune vivibilità”, anche se
non sempre vengono compresi “nelle intenzioni ed apprezzati nelle loro
posizioni”. È quanto ha detto stamane il nunzio
apostolico in Italia mons. Paolo Romeo nella Basilica di Santa Maria degli
Angeli durante la Messa nel terzo giorno dell'assemblea generale della CEI, in
corso ad Assisi. Il presule ha parlato di un impegno per “la vita, la famiglia,
la giustizia sociale, la pace, l'attenzione ai poveri, agli stranieri, alle situazioni
di emarginazione e di disagio sociale”. Momento di
profonda riflessione ha costituito in questi giorni il messaggio del Papa ai
vescovi italiani: Benedetto XVI ha sottolineato la
necessità per la Chiesa di oggi di sacerdoti “pienamente consapevoli del dono
di grazia che ricevono con l’ordinazione presbiterale” e che sappiano agire “in
nome di Cristo” e “in piena comunione con i loro vescovi” in questo “tempo di
rapidi e profondi cambiamenti”. Ma quale specifica missione
è oggi affidata ai sacerdoti? Tiziana Campisi lo ha
chiesto al direttore del Centro Nazionale Vocazioni della CEI mons. Luca
Bonari:
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R. – Quella di
essere un storia d’amore che indica a tutti che la
vocazione all’amore è la vocazione alla quale ogni uomo è chiamato prima della
creazione del mondo e sulla quale alla sera della vita ciascuno di noi sarà
giudicato. Quindi il Papa giustamente sottolinea
quanto bisogno abbia oggi la Chiesa di presbiteri che, consapevoli di questa
vocazione, poi ne fanno il cuore stesso della loro missione.
D. – Il Papa dice ancora: “la
Chiesa ha bisogno di presbiteri che sappiano sempre conformare il loro agire al
modello del buon Pastore lasciandosi guidare con docilità dallo Spirito Santo
in piena comunione con i loro vescovi”. A quali sfide sono chiamati oggi i
sacerdoti nella collaborazione con i vescovi?
R. - Io credo che la più grande sfida, di fronte
alla quale ci troviamo adesso è quella di un uomo che vive al
di sotto delle sue possibilità, che, provato probabilmente dal processo
di secolarizzazione, dal consumismo, dall’edonismo ha finito per accontentarsi
di una vita al di sotto delle sue possibilità e al di sotto delle possibilità
alle quali l’uomo può accedere per avere una gioia vera, una gioia piena.
Quindi la grande sfida credo sia la nostra capacità di
riconsegnare l’uomo a se stesso, alla sorgente del senso della sua vita che è,
appunto, Dio.
D. – Benedetto XVI mostra preoccupazione anche per
la diminuzione del clero. Come affrontare questo problema oggi?
R. – Aiutare una persona a realizzare la sua
vocazione al sacerdozio significa in realtà aiutarla a realizzare la sua
vocazione all’amore. Allora bisogna che in tutti i modi, nelle nostre comunità
cristiane cresca questa attenzione alla vocazione,
all’amore delle nuove generazioni e che le stese comunità cristiane si mettano
nella condizione di creare come in un grembo materno il contesto necessario perché
questa vocazione fiorisca e porti frutto.
D. - Il Santo Padre pone anche l’accento sulla
necessità di un’azione formativa per i presbiteri. Quali sono i programmi della
CEI in proposito?
R. – La prospettiva è formare nel cuore dei futuri
sacerdoti il cuore di Cristo. E’ la situazione che è
profondamente cambiata per cui le sfide dei formatori
nei nostri seminari sono rese diverse dalla diversità culturale nella quale le
nuove generazioni crescono, i giovani maturano e quindi nei nostri seminari dovrà
esserci innanzitutto una grande attenzione alla persona, una grande attenzione
alle difficoltà che si frappongono tra il desiderio di seguire Gesù e la
capacità concreta poi di porre i nostri passi alla sequela del Buon Pastore. Il
prete non è un uomo che non ha moglie. Il prete è un uomo che vive una esperienza sponsale straordinaria: è un uomo che pone
tutto se stesso a servizio del rapporto sponsale fra Cristo e la Chiesa e non
desidera altro per tuta la vita che servire le ragioni del cuore di Cristo e le
ragioni del cuore della Chiesa.
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IN OCCASIONE
DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA
TOLLERANZA,
CHE RICORRE
OGGI, KOFI ANNAN ESORTA I GOVERNI A PROMUOVERE DIALOGO
E COOPERAZIONE FRA I
POPOLI
- Con noi
Vittorio Cotesta -
“La
tolleranza deve implicare uno sforzo da parte di tutti per scoprire il positivo che esiste nelle tradizioni di ciascun popolo”. È
quanto ribadito dal segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, in
occasione dell’odierna Giornata internazionale della tolleranza. Di fronte
all’aumento della xenofobia e dell’estremismo nel mondo, Annan
esorta i governi a promuovere dialogo e cooperazione fra differenti civiltà.
Proprio sull’importanza dello scambio culturale, Eugenio Bonanata
ha raccolto il commento di Vittorio Cotesta, docente
di sociologia presso l’università “Roma Tre”:
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R. – Se
guardiamo a tutte le tradizioni, noi oggi, a partire dal
vocabolario, dobbiamo riconoscere la compresenza dei contributi che vengono da
altre tradizioni culturali. Allora possiamo capire che quello che noi
orgogliosamente diciamo essere il nostro pensiero, la nostra tradizione, si
nutre di pensieri, di teorie, di elaborazioni fatte in
culture differenti. Ed è in questa direzione che
dobbiamo andare, prima di tutto riconoscendo quello che già c’è stato nel
passato; poi cercando di essere aperti ai contributi che oggi possono venire.
D.- Secondo Lei perché il diverso fa ancora tanta paura?
R. – Non credo che sia soltanto un problema di paura. In effetti c’è una competizione molte volte per le risorse,
altre volte c’è una costruzione della diversità senza cercare di riconoscere
gli elementi comuni. E’ chiaro che il problema è di come si viene
orientati nella formazione e nella percezione degli eventi del mondo oggi.
D. – Quello che sta succedendo in Francia cosa ci può insegnare?
R. - La Francia ha perseguito per un lungo
periodo una politica imperniata sulla assimilazione, sul fatto, cioè, che tutti
dovessero divenire cittadini francesi, ma concretamente diventa complicato
promettere integrazione senza offrire le risorse perché questo avvenga. A
questo punto io credo che bisogna saper integrare le differenze in un
patrimonio comune condiviso. E’ facile dirlo ma è più
complicato realizzarlo in termini di politica per la casa, per esempio; in
termini di politica scolastica, di opportunità di lavoro. Il problema è che si
arriva a certi risultati dopo cicli di vita che sono
stati imperniati sull’esclusione. Perciò, se vogliamo evitare
questi aspetti preoccupanti del vivere comune, del vivere sociale, oggi e nel
futuro dobbiamo preoccuparci di fare una distribuzione delle risorse in modo
più equo, più giusto. Questo ci può condurre ad una migliore convivenza.
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16 novembre 2005
APERTO STAMANE
A TUNISI IL VERTICE MONDIALE SULLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE, DEDICATO AD
INTERNET E AI DIVARI INFORMATICI
TRA NORD E SUD.
AD INAUGURARE I LAVORI, IL
SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN
- A cura di Andrea
Rustichelli -
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TUNISI. = Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha
aperto stamattina i lavori del World Summit on the Information
Society, che si tiene nella capitale tunisina fino a venerdì 18
novembre. Presenti 70 capi di Stato, 15.000 delegati: 100 i Paesi coinvolti. Il
Summit di Tunisi segue quello di 2 anni fa a Ginevra, che si concluse
con una dichiarazione di principi e con un piano d’azione incentrati sulla
promozione di Internet come veicolo di libertà, sviluppo e conoscenza soprattutto
per i Paesi in via di sviluppo. Già trapela una cauta soddisfazione dalle varie
delegazioni diplomatiche. Il vertice è politicamente già risolto, afferma un
tecnico della delegazione italiana, alludendo alle trattative preliminari che
si sono svolte nei giorni scorsi e fino a qualche ora fa. La posta in gioco
principale del Summit è la questione della governance
della rete, che oggi è nelle mani di un organismo di diritto privato, chiamato
ICANN (International Corporation for
Assigned Names and Numbers), sottoposto all’egida dal Dipartimento del
commercio del Governo americano. L’ICANN governa, in ultima istanza,
l’assegnazione di tutti gli indirizzi internet e tecnicamente ha il potere di
creare ma anche di cancellare i domini della Rete. La gran parte dei Paesi
dell’ONU già da tempo auspicava una cessione di sovranità che l’amministrazione
Bush ha sempre negato. Fino a questa notte, appunto, quando si è aperto lo
spazio per una trattativa che porterà negli anni alla progressiva
internazionalizzazione della governance di Internet
attraverso un Forum a cui parteciperanno governi, imprese e società civili di
tutti i Paesi. Siamo grati agli Stati Uniti per aver creato Internet, ma riconosciamo
anche l’esigenza di una maggiore partecipazione internazionale, ha detto Kofi
Annan nel suo discorso di apertura. Ma già arrivano
proteste da varie organizzazioni non governative per la scelta della Tunisia
come Paese ospitante a causa di diversi problemi in fatto di rispetto dei
diritti umani della libertà di opinione. E va rivelato
come qui da Tunisi sia impossibile collegarsi ad una
serie di siti Internet sgraditi al governo tunisino. Un paradosso per un Summit mondiale sull’information
society.
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PER
VALORIZZARE LA PRESENZA ATTIVA DEI LAICI NELLA CHIESA,
IN GRANDE
CRESCITA
NEGLI STATI
UNITI, I VESCOVI AMERICANI HANNO APPRONTATO UN NUOVO SUSSIDIO.
LA NUOVA
“GUIDA ALLO SVILUPPO DEL MINISTERO ECCLESIALE LAICO” SARA’ APPROVATA
DALL’ASSEMBLEA DEI PRESULI STATUNITENSI, RIUNITA FINO A DOMANI A WASHINGTON
WASHINGTON. = Un
sussidio sul ruolo e la funzione dei laici nella Chiesa, una nuova dichiarazione
contro la pena di morte, l’indizione di una Giornata di preghiera per i
marinai e la gente di mare, un nuovo lezionario per
le Messe adattato ai bambini. Sono i progetti principali all’ordine del giorno
dell’assemblea autunnale dei vescovi degli Stati
Uniti, che si chiuderà domani a Washington. Ad aprire i lavori è stato, lunedì
scorso, il presidente della Conferenza episcopale (USCCB), mons. William S. Skylstad, che prima di illustrare i punti in agenda ha
voluto esprimere l’incoraggiamento dei vescovi ai tanti sacerdoti la cui
dedizione pastorale è stata offuscata in questi anni dalle note vicende degli
abusi su minori. I presbiteri, ha detto, sono “un tesoro e un baluardo della
Chiesa intesa come comunità eucaristica” e purtroppo la cattiva pubblicità
generata dalle colpe “di alcuni” ha causato tanta sofferenza anche a quella “grande maggioranza di sacerdoti che non lo meritava”. In primo piano, dunque, l’approvazione del sussidio “Collaboratori
nella vigna del Signore: guida allo sviluppo del ministero ecclesiale laico”.
Il documento, frutto di diverse rielaborazioni, è stato presentato ieri da
mons. Dale J. Melczek, presidente della Commissione episcopale per i Laici, e da mons. Gerald F. Kikanas,
presidente della Sottocommissione per il Ministero dei laici. Esso vuole
essere una risposta a uno dei fenomeni più significativi
del dopo-Concilio: la netta crescita della presenza attiva del laicato nella
vita della Chiesa. Nei soli Stati Uniti, quasi 33 mila laici, di cui 30.632
retribuiti, affiancano parroci e diaconi nei diversi aspetti del loro lavoro
pastorale: dalla liturgia, all’educazione religiosa, alla pastorale giovanile.
Il sussidio, ha spiegato mons. Melczek, non si
propone come un elenco di norme e prescrizioni, quanto piuttosto come uno
strumento di orientamento volto a valorizzare meglio
questa preziosa risorsa per la Chiesa. In questo senso, ha precisato mons. Kikanas, importante è anche la terminologia scelta per
questa speciale funzione: ministero (ministry)
ecclesiale laico, in
sintonia con le indicazioni date nell’Istruzione vaticana del 1998 sulla
collaborazione dei fedeli laici al ministero dei presbiteri. L’approvazione del
sussidio è attesa in giornata. Altro punto importante
in agenda è la pena di morte: alla luce anche del mutato atteggiamento
dell’opinione pubblica statunitense sulla questione, i vescovi hanno deciso di
pubblicare un nuovo documento intitolato “Una cultura della vita e la pena di
morte”, per ribadire la loro più che ventennale ferma
opposizione alla pena capitale. I presuli dovranno poi discutere e approvare il
nuovo Lezionario per bambini che dovrà sostituire,
previa approvazione vaticana, quello in uso ad experimentum
negli Stati Uniti dal 1993. Altri punti all’ordine del giorno alla riunione
sono l’approvazione del bilancio di previsione 2006,
il rinnovo di diverse cariche direttive e varie relazioni, tra cui una dedicata
al recente uragano “Katrina”. (L.Z.)
I
CATTIVI STILI DI VITA, ASSORBONO IN EUROPA DUE TERZI DELLA
SPESA SANITARIA:
SOTTO
ACCUSA ALCOL, FUMO E OBESITA' MA ANCHE SCARSOESERCIZIO FISICO E DIETE POVERE DI
FRUTTA E VERDURA. LO DENUNCIA UN RAPPORTO DELL’OMS
GINEVRA. = L'Europa ricca è causa del suo male: i cattivi
stili di vita incidono infatti sulla spesa totale in
misura abnorme, oltre il 66 per cento secondo il rapporto 2005 sulla salute in
Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). I principali fattori di
rischio sono il fumo, l'alcol, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia,
il sovrappeso, la scarsa assunzione di frutta e verdura ed il
ridotto esercizio fisico, nell'insieme responsabili dei due terzi dei
costi sanitari. La povertà e l’impossibilità di accedere
ai servizi aumentano ulteriormente le spese in alcuni Paesi dell'Europa
orientale. Circa il 30 per cento dei costi sanitari sono
dovuti a cardiopatie ischemiche, malattie
psichiatriche cerebrovascolari, respiratorie
croniche, cancro al polmone, patologie collegate all’abuso di alcol. Il
rapporto documenta inoltre che dal 1990, l'aspettativa
generale di vita è cresciuta da 73,1 a 74 anni, ma che si riduce fertilità e
cresce la popolazione anziana. Per questo, secondo l’OMS, è necessario non solo
ridurre l'incidenza delle malattie infantili, ma anche migliorarne la
resistenza allo stress e quindi la capacità di mantenersi in buona salute il
più a lungo possibile. La povertà, e di conseguenza lo scarso sviluppo
socioeconomico, restano la principale minaccia per la
salute infantile. (R.G.)
CHIUSA OGGI A BUSAN, IN COREA DEL SUD, LA CONFERENZA MINISTERIALE
DEI 21 PAESI DELL’APEC,
L’ASSOCIAZIONE PER LA COOPERAZIONE ECONOMICA
NELLA REGIONE
DELL’ASIA-PACIFICO. NEL DOCUMENTO FINALE,
L’INTENZIONE DI ACCELERARE
LA CHIUSURA DEI NEGOZIATI PER
LA PIENA LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI COMMERCIALI.
BUSAN. = Si è chiusa oggi a Busan,
in Corea del sud, la Conferenza ministeriale, indetta dall’APEC, l’Associazione
per la cooperazione economica, che raggruppa 21 Paesi della regione Asia-Pacifico. Nel documento finale due indicazioni: intensificare
gli sforzi per concludere i negoziati, in seno
all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), per la piena liberalizzazione
degli scambi e rafforzare la cooperazione contro l'influenza aviaria. La
Conferenza ha preceduto il vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi
associati, che si terrà venerdì e sabato. I 21 Paesi dell’APEC – tra questi
Stati Uniti, Australia, Cina e Giappone - rappresentano il 57 per cento del Pil mondiale e quasi il 46 per cento dell'interscambio commerciale
globale. L'accordo per accelerare le trattative nel
nuovo round di Doha del WTO arriva all'indomani di una delle più massicce e violente dimostrazioni no-global
delle organizzazioni degli agricoltori sudcoreani
contro la liberalizzazione del mercato del riso, voluta dal governo del
presidente Roh Moo Hyun, in linea con l'agenda del WTO. Per diverse ore, oltre
10.000 dimostranti, molti armati di spranghe di ferro e bastoni di bambù, si
sono scontrati con la polizia, al grido di “No all'APEC, no al WTO, no a Bush''. Una quarantina di dimostranti sono
stati tratti in arresto, e un'ottantina di persone, tra cui 10 agenti, sono
stati ricoverati, alcuni in gravi condizioni. Il libero scambio di prodotti
agricoli è uno dei punti chiave del negoziato WTO, con la maggior parte dei
Paesi membri, Stati Uniti, Australia in testa, che chiedono all’Unione Europea
e ad altri Paesi come Corea del sud e Giappone, l'abolizione o ladrastica riduzione dei sussidi pubblici e la fine delle
misure di protezione contro le importazioni. Il documento finale sollecita
anche la conclusione di accordi bilaterali di libero
scambio (FTA) tra i vari Paesi membri. Quanto all'influenza aviaria, i Paesi
APEC hanno approvato una linea d'azione per rafforzare i meccanismi di
rilevamento del virus e di intervento contro gli
allevamenti infetti, la trasparenza e lo scambio di informazioni, le misure di
prevenzione e gli aiuti economici ai Paesi più colpiti. Il documento finale
avrebbe dovuto contenere anche un ''forte'' messaggio
politico alla Corea del Nord perché ''faccia progressi più rapidi e credibili'' nello smantellamento dei suoi arsenali e
programmi atomici. Ma alla fine ci si è accordati su
una sollecitazione verbale nel discorso finale del ministro degli Esteri
sudcoreano, Ban Ki Moon, presidente della Conferenza ministeriale, che ha
invitato la Corea del nord a prendere “serie misure aggiuntive” per la
soluzione della crisi. Il prossimo vertice APEC si terrà in Giappone nel 2010.
(R.G.)
SONO
37 MILIONI GLI ITALIANI CHE OGNI GIORNO ASCOLTANO LA RADIO,
IN
CASA E IN MOLTI ALTRI LUOGHI DI LAVORO E DI SVAGO.
GRADITA E APPREZZATA COMPAGNIA QUOTIDIANA, LA RADIO SUPERA LA TELEVISIONE PER
LA CAPACITA’
DI
INFORMARE E DIVERTIRE: LO RIVELA UN’INDAGINE DELLA SOCIETA’ ASTRA RICERCHE
MILANO. = Gli italiani adorano la radio: la ascoltano in
più dell'80% dei casi e lo fanno quando sono in casa
(72%), guidano (63%), sono in viaggio (48%), lavorano (23%), fanno jogging o
sport (13%), camminano (7%), vanno in bici (5%). I giovani anche quando
studiano (12%) o sono a scuola (2%). C'e' pure un 16% di
pubblico che la sente dappertutto. E' quanto emerge da un'indagine sul
rapporto tra gli Italiani e la Radio presentato oggi da Felice Lioy, presidente di Audiradio, che ha commissionato la ricerca, e dal sociologo
Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche. ''La Radio è un mezzo sempre più presente nella vita degli
italiani - ha detto Finzi
- viene ascoltata da oltre 37 milioni di persone ogni giorno''.
Sulla base dei risultati dell'indagine, realizzata attraverso 2005 interviste (a persone
dai 15 anni in su), Audiradio ha deciso di dar vita
ad una vasta campagna istituzionale “a favore della radiofonia che, pur
costituendo un fenomeno molto diffuso, è ancora ben lungi dall'espletare tutte
le sue potenzialità, come invece è avvenuto in molti Paesi europei ed extraeuropei”.
Per i suoi ascoltatori, comunque, la Radio è anzitutto
un'amica che tiene compagnia e regala emozioni procurando allegria,
divertimento, distrazioni, calma, anti-depressioni. E' il sottofondo preferito
della vita quotidiana: il 77% degli ascoltatori la usa per tenersi informata e
il 55% l'utilizza anche per pensare, comprendere, avere nuove idee. In molti,
poi, la preferiscono a tv e cinema: perché c'e' poca violenza, poca volgarità,
poche notizie iper-ansiogene e - per definizione - nessuna immagine tragica.
Inoltre, la Radio è sinonimo di libertà per tre ascoltatori su quattro:
permette di fare altre cose contemporaneamente, è poco invadente o aggressiva,
è articolata nell'offerta di moltissime emittenti. E
ancora, la Radio, suggerisce e lascia libera l'immaginazione, oltre ad essere
insostituibile - e senza concorrenti - per alcuni milioni di lavoratori
artigiani, camionisti, taxisti, lavoratori notturni,
persone con problemi di vista. E anche se molto più
vecchia della collega televisione, la radio, dicono i suoi amatori, è molto
migliorata recentemente. Il 47% lamenta però l'affollamento esagerato della pubblicità
in diverse emittenti. (R.G.)
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16 novembre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Prosegue la missione diplomatica del presidente
statunitense, George Bush, in Asia. Il capo della Casa Bianca è arrivato a Busan, in Corea del Sud, per partecipare al vertice di
venerdì e sabato prossimi dell’Associazione per la cooperazione
economica dell’Asia e del Pacifico (APEC), costituita nel 1989 per promuovere
il libero commercio nell’area. Poche ore prima dell’arrivo a Busan, il capo della Casa Bianca ha incontrato stamani a
Kyoto, in Giappone, il primo ministro giapponese e ha lanciato un appello alla Cina chiedendo maggiore libertà per i cittadini cinesi.
Il nostro servizio:
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Il presidente americano, George Bush, e il premier
giapponese, Junichiro Koizumi,
hanno ribadito l’importanza dell’alleanza
politico-militare tra Stati Uniti e Giappone per promuovere “pace, stabilità e
democrazia” in Asia orientale. Un’alleanza – ha detto il premier
nipponico – che può rendere più prospere le relazioni del Giappone con gli
altri Paesi asiatici. Bush ha confermato l’appoggio degli Stati Uniti
all’ingresso del Giappone nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU
come membro permanente e ha ringraziato il governo di Tokyo per il contributo
alla realizzazione della democrazia in Iraq e in Afghanistan. Bush ha anche detto che Stati Uniti e Giappone condividono le
preoccupazioni per i programmi nucleari militari nordcoreani.
Prima di lasciare Kyoto, il capo della Casa Bianca ha
chiesto alla Cina di proseguire nel percorso di
liberalizzazione politica e religiosa. “Adempiendo alle richieste legittime di libertà dei propri
cittadini - ha detto Bush - i governanti cinesi possono aiutare il loro Paese a
crescere e a diventare una nazione moderna, prospera e fiduciosa”. Il
presidente americano ha anche aggiunto che Giappone,
Corea del Sud e Taiwan costituiscono modelli di democrazia e libertà per
l’Asia. Negli Stati Uniti, infine, il Senato ha approvato un emendamento che
impone al presidente Bush di presentare rapporti trimestrali sull’andamento
delle operazioni militari in Iraq. Il Senato ha anche respinto una proposta di
ritiro immediato delle truppe americane dal Paese arabo.
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In Iraq,
il comando militare americano ha reso noto che tre
soldati statunitensi sono morti, ieri, per l’esplosione di una bomba a nord est
di Baghdad. Sempre nella capitale, i militari americani hanno trovato in una prigione del ministero degli
Interni,
gestita dalle Forze di sicurezza irachene, detenuti malnutriti e con evidenti
segni di sevizie e torture. Il primo ministro iracheno, Ibrahim Jaafari, ha annunciato
l’apertura di un’inchiesta. Un caso chiarito, invece, è quello relativo all’utilizzo di armi al fosforo bianco da parte
delle truppe americane durante i raid contro la città irachena di Falluja. Ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Le truppe
americane a Falluja avevano usato armi al fosforo
bianco, lanciandole però contro i ribelli, non contro i civili. L’ammissione è
venuta ieri direttamente dal Pentagono, dopo il documentario di Rainews che aveva denunciato questo episodio.
In principio il dipartimento di Stato aveva smentito tutto,
dichiarando che il fosforo bianco, una sostanza altamente infiammabile, era
stato impiegato solo per illuminare le zone di guerra. Ieri, però, il ministro
della Difesa ha corretto la versione ufficiale del governo degli Stati Uniti.
Il portavoce del Pentagono ha ammesso che le bombe al fosforo vennero utilizzate durante la battaglia per riconquistare Falluja, forse lo scontro più sanguinoso avvenuto in Iraq
dalla caduta di Baghdad. I militari, però, hanno dichiarato che quelle armi
sono impiegate per stanare gli insorti e non vennero
lanciate in maniera indiscriminata sulla popolazione civile. L’ammissione del
Pentagono riaccende le polemiche sulla guerra, perché l’intervento venne giustificato proprio con la necessità di togliere a
Saddam Hussein le sue armi chimiche di distruzione di massa, che non sono mai
state ritrovate. Il portavoce, infatti, ha tenuto a precisare che il fosforo
bianco fa parte delle armi convenzionali e non illegali.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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In
Afghanistan, tre persone sono rimaste uccise in seguito all’attentato suicida
compiuto stamani a Kandahar contro un convoglio di
forze afghane e americane. Le vittime sono tutti civili.
In
Egitto, la Fratellanza Musulmana ha ottenuto, ieri, un importante successo
nelle elezioni, dove si è votato per il ballottaggio nella prima delle tre fasi
delle legislative. Lo ha detto il numero due del Partito fondamentalista. La
formazione islamica, che ha anche denunciato brogli e irregolarità, si è
assicurata in tutto 34 seggi, raddoppiando la propria rappresentanza
parlamentare.
“L’Autorità
nazionale palestinese deve isolare le frange terroristiche palestinesi, altrimenti
"nessun negoziato con Israele sarà possibile”. Lo ha detto il presidente
israeliano, Moshe Katsav, incontrando al Quirinale il capo di Stato italiano,
Carlo Azeglio Ciampi. Se le azioni terroristiche
continueranno – ha aggiunto Katsav - saremo costretti ad intervenire da soli.
Intanto, l’organizzazione fondamentalista ‘Hamas’ ha duramente condannato
l’accordo raggiunto, ieri tra, Israele e Autorità nazionale palestinese sulla
riapertura del valico di Rafah, al confine tra
Striscia di Gaza ed Egitto.
In
Italia, a meno di improbabili sorprese, il Senato darà
questa sera il via libera definitivo alla riforma costituzionale voluta dalla
maggioranza di centrodestra e fortemente contrastata dall’opposizione, che ha
già annunciato la raccolta di firme per il Referendum. Dal presidente della
Camera Casini un appello: il federalismo sia costruito sulla responsabilità e
non sulla rissa. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Di tanti scontri politici che hanno contrassegnato la
legislatura, quello sulla riforma della seconda parte della Costituzione è
certamente il più lacerante. Il centrosinistra parla di strappo alla Carta
costituzionale e di Italia spaccata. Il centrodestra
replica: in questo modo modernizziamo il Paese e rafforziamo la stabilità dei
governi. Uomo simbolo della riforma è senz'altro il leader
della Lega Umberto Bossi, che per l'occasione torna in prima persona sulla
scena politica - oggi sarà sulle tribune di Palazzo Madama - dopo la lunga
malattia che lo ha colpito. Una volta confermata dal Referendum già annunciato
dall'Unione, la legge cambierà la forma di Stato e di governo. Le novità
principali sono la devolution
e il premierato. Con la devolution
saranno le Regioni a dettare legge in alcune materie: sanità, organizzazione scolastica
e Polizia locale. Viene però introdotta la clausola di
interesse nazionale, in base alla quale il governo può bloccare una legge
regionale se ritiene che pregiudichi appunto l'interesse nazionale. Arriva poi
il premierato. Il presidente del Consiglio, nominato
dal capo dello Stato sulla base del responso
elettorale, viene sostituito dalla figura del premier, indicato dagli elettori,
per il quale è sufficiente un voto sul programma per insediarsi, con il potere
di sciogliere le Camere, di nominare e revocare i ministri e il compito di
determinare la politica generale. Il Capo dello Stato, da parte sua,
rappresenta la Nazione, è garante della Costituzione e dell'unità federale
della Repubblica e può sciogliere le Camere solo su
richiesta del premier o in caso di sfiducia. Finisce poi l'epoca del
bicameralismo perfetto, le due Camere con uguali poteri. Nasceranno due
Assemblee con basi elettorali e poteri diversi: la Camera, che esamina leggi su
materie riservate allo Stato e il Senato federale, che esamina leggi su materie
concorrenti sulle quali ha l'ultima parola. Una parte della riforma entrerà in
vigore subito dopo il Referendum confermativo. Un'altra solo a
partire dal 2011, cinque anni dopo l'elezione del primo Senato federale.
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Primo presunto caso di contagio umano dell’influenza
aviaria in Cina: anticorpi al virus H5N1 sono stati scoperti in un bambino di 9
anni. Il governo di Pechino sta aspettando i risultati di analisi
congiunte con l'Organizzazione mondiale della Sanità prima di confermare il
caso.
Tragedia in Cambogia: un veicolo è sbandato finendo su una
mina. L’esplosione ha provocato la morte di almeno 13 persone, tra le quali
quattro adolescenti. La Cambogia è uno dei Paesi con il maggior numero di mine
inesplose: si calcola che nelle aree rurali ci siano da quattro a sei milioni
di mine pronte ad esplodere.
“Non sono mai stato un agente dei servizi segreti
comunisti, e non ho mai tradito gli operai”. Sono queste le parole pronunciate
da Lech Walesa, ex Presidente della Polonia ed ex
leader del sindacato Solidarnosc, in occasione del conferimento stamani, a Danzica, dello status di “perseguitato dai servizi segreti
del regime comunista”, da parte dell'Istituto per la memoria nazionale. Walesa
era stato accusato di essere un agente della Polizia segreta comunista durante
il regime ma tutte le accuse si sono rivelate infondate.
L’ex presidente del Ciad, Hissene
Habre, è stato arrestato questa mattina in Senegal, dove
vive in esilio dal 1990, in seguito ad un ordine internazionale di cattura spiccato
il 19 settembre scorso in Belgio. Secondo le organizzazioni di difesa dei
diritti umani, Habre ha fatto arrestare e uccidere
migliaia di oppositori negli otto anni, dal 1982 al
1990, in cui è stato al potere in Ciad.
A Bruxelles è stata sospesa l’odierna udienza del
Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia (Tpi) nell’ambito del processo contro l’ex leader serbo, Slobodan Milosevic. La decisione dei giudici ha accolto la richiesta
avanzata dall’ex dittatore serbo, che ha accusato un malore. Milosevic è processato per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei conflitti che hanno insanguinato
i Balcani negli anni ‘90.
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