RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 320 - Testo della trasmissione di mercoledì 16 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’udienza generale: la memoria del bene che Dio fa all’uomo di ogni tempo sia più forte della memoria del male. Benedetto XVI invita a prevenire l’aborto per dare speranza all’umanità

 

La vera laicità accetta il ruolo pubblico della religione: così il cardinale Martino presentando oggi ai parlamentari italiani il Compendio della dottrina sociale della Chiesa

 

Globalizzazione e istruzione”: ne discutono oggi e domani in Vaticano le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali. Con noi, mons. Francesco Follo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Terza giornata dell’Assemblea della CEI: echi al messaggio del Papa sulla necessità di sacerdoti che agiscano in nome di Cristo e in comunione con i vescovi. Ce ne parla mons. Luca Bonari

 

Oggi è la Giornata internazionale della tolleranza: intervista con Vittorio Cotesta

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperto stamane a Tunisi il vertice mondiale sulla società dell’informazione

 

Per valorizzare la presenza attiva dei laici nella Chiesa, in grande crescita negli Stati Uniti, i vescovi americani hanno approntato un nuovo sussidio

 

Secondo l’OMS i cattivi stili di vita, assorbono in Europa due terzi della spesa sanitaria: sotto accusa alcol, fumo e obesità ma anche scarso esercizio fisico e diete povere di frutta e verdura

 

Chiusa oggi a Busan, in Corea del Sud, la Conferenza ministeriale dei 21 Paesi dell’APEC

 

Sono 37 milioni gli italiani che ogni giorno ascoltano la radio

24 ORE NEL MONDO:

Bush, in viaggio in Asia,  chiede alla Cina  maggiore libertà per i suoi cittadini

 

Gli USA confermano l’impiego di armi al fosforo bianco durante i raid contro  Falluja

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 novembre 2005

 

 

IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE: LA MEMORIA DEL BENE CHE DIO FA ALL’UOMO DI OGNI TEMPO SIA PIU’ FORTE DEI RICORDI DELLE SOFFERENZE PATITE. BENEDETTO XVI HA INVITATO A LOTTARE CONTRO L’ABORTO PER TESTIMONIARE IL VANGELO DELLA VITA

 

Un grande inno che racconta come la misericordia di Dio per gli uomini sia diventata “storia” attraverso l’Incarnazione di Gesù. E’ il tema di fondo del Salmo 135, che Benedetto XVI ha spiegato questa mattina all’udienza generale in Piazza San Pietro, davanti a 22 mila fedeli. Il Papa ha concluso l’udienza con un forte appello contro “l’aborto volontario”, così da proclamare “in maniera concreta il Vangelo della vita”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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         Dal cosmo alla storia. La seconda parte del Salmo 135, già analizzato mercoledì scorso, canta la misericordia di Dio scovandone i segni nel tempo dopo averlo fatto, con i primi versetti, nello spazio. La storia è quella del popolo ebraico e delle sue bibliche traversie: dall’esodo egiziano alla Terra promessa, passando per il Mar Rosso e decenni di deserto.

 

(canto salmo)

 

Il “Grande Hallel” – altro nome del Salmo 135 – celebra, ha spiegato Benedetto XVI, “le azioni liberatrici del Signore” che hanno, come sempre, una valenza più grande rispetto all’azione in sé. “Deserto e mare – ha osservato – rappresentano allora il passaggio attraverso il male e l’oppressione per ricevere il dono della libertà e della terra promessa”:

 

Questa celebrazione enfatica, che va oltre la realtà di quella terra, vuole esaltare il dono divino. Un dono che permette al popolo di essere libero, un dono che nasce - come si continua a ripetere nell’antifona che scandisce ogni versetto - dal hesed del Signore, cioè dalla sua 'misericordia', dalla sua fedeltà all’impegno assunto nell’alleanza con Israele, dal suo amore che continua a svelarsi attraverso il 'ricordo'”.

 

         Nel tempo delle prove e delle oppressioni, ha proseguito Benedetto XVI, “Israele scoprirà sempre la mano salvatrice del Dio della libertà e dell’amore”. Così come l’umanità di ogni tempo, della quale Israele è l’immagine: nella pienezza del tempo, ha affermato il Pontefice, “il Signore entrerà in scena per offrire all’intera umanità il cibo, confermando la sua identità di Creatore”:

 

“Col Salmo 135 si intrecciano, dunque, due modalità dell’unica Rivelazione divina, quella cosmica e quella storica. Il Signore è, certo, trascendente come creatore e arbitro dell’essere; ma è anche vicino alle sue creature, entrando nello spazio e nel tempo. Anzi, la sua presenza in mezzo a noi raggiunge il suo apice nell’Incarnazione di Cristo”.

 

         Un avvenimento, quest’ultimo, che il Salmista non aveva ancora conosciuto ma che i cristiani hanno sempre manifestato con un senso infinito di gratitudine fin dai primissimi tempi, attraverso i Padri della Chiesa. E un’eco di quella riconoscenza le migliaia di pellegrini presenti all’udienza hanno potuto coglierla nelle parole che Benedetto XVI ha aggiunto come chiosa spontanea al testo ufficiale della catechesi, parlando della venuta di Gesù:

 

“Il vero dono che Dio ci ha fatto: il dono del Figlio, il dono dell’Incarnazione nella quale Dio si è donato a noi e rimane con noi nell’Eucaristia, nella sua Parola, ogni giorno fino alla fine della storia. Il nostro pericolo umano è che la nostra memoria del male, dei mali sofferti, spesso sia più forte della memoria del bene. Il salmo serve per risvegliare in noi anche la memoria del bene, di tanto bene che il Signore ci ha fatto e fa. E possiamo vedere se il nostro cuore diventa attento a questo bene”.

 

(applausi)

 

         Anche il dopo udienza, ha visto il Papa pronunciare parole di rilievo sul tema della vita e della solidarietà nell’economia. Per i rappresentanti della Confcommercio, che festeggiano i 60 anni di questo organismo, Benedetto XVI ha auspicato che le imprese commerciali operino “in modo tale da non disgiungere mai l’economia e il mercato dalla solidarietà” e “contribuiscano sempre più alla crescita sociale dell’Italia”. Rivolgendosi quindi ai delegati del Movimento per la Vita, il Papa li ha ringraziati per la “coraggiosa attività trentennale volta – ha detto - a promuovere e difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni persona umana dal suo concepimento alla sua morte naturale”. Ed ha aggiunto:

 

“Impegnandovi a prevenire l’aborto volontario, con un’attenta azione di supporto per le donne e le famiglie, voi collaborate a scrivere pagine di speranza per il futuro dell’umanità, proclamando in maniera concreta il 'Vangelo della Vita'.

 

(canto salmo)

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Al termine dell’udienza generale il Papa ha ricevuto in successive udienze: l’arcivescovo Felix Del Blanco Prieto, nunzio apostolico in Malta e in Libia; l’arcivescovo Henryk Jozef Nowacki, nunzio apostolico in Slovacchia; l’arcivescovo Francisco-Javier Lozano, nunzio apostolico in Croazia.

 

Il Papa ha nominato vescovo di Formosa, in Brasile, il rev.do sacerdote Paulo Roberto Beloto, del clero della diocesi di Marília, finora direttore spirituale del Seminario Maggiore Rainha dos Apóstolos della provincia ecclesiastica Marília.

Il Rev.do Paulo Roberto Beloto è nato il 9 aprile 1957 a Adamantina, nella diocesi di Marília, in Brasile.  E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1986.

 

Il Santo Padre ha quindi nominato nunzio apostolico in Paraguay mons. Orlando Antonini, arcivescovo titolare di Formia, finora nunzio apostolico in Zambia e in Malawi.

 

 

LA VERA LAICITA’ ACCETTA IL RUOLO PUBBLICO DELLA RELIGIONE:

COSI’ IL CARDINALE MARTINO PRESENTANDO OGGI AI PARLAMENTARI ITALIANI

IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

 

Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha presentato stamane ai parlamentari italiani il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. L’incontro, cui ha partecipato anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, si è svolto nella Sala del Cenacolo, nei pressi di Montecitorio. Il porporato ha sottolineato nell’occasione che la laicità è un principio cristiano istituito da Gesù con l'espressione ‘date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio’. Ha quindi ribadito che bisogna distinguere la laicità dal laicismo, ricordando che non è pensabile una fede disimpegnata dalla vita pubblica. Il servizio di Paolo Scappucci.

 

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         Contestando una concezione della laicità che escluda la religione dalla vita pubblica, relegandola a fatto puramente privato, il cardinale Martino ha ribadito che il cattolicesimo non potrà mai rinunciare ad un ruolo pubblico della fede. Ascoltiamo il porporato:

 

“Un regime politico autenticamente laico accetta sia che i singoli cristiani agiscano da cristiani nella società, senza camuffarsi da uomini qualunque, sia che la Chiesa manifesti le proprie valutazioni sulle grandi questioni etiche in gioco. E’ questo un interesse della stessa politica, in quanto se essa pretende di vivere come se Dio non ci fosse, alla fine si inaridisce e perde la consapevolezza dell’intangibile dignità umana”.

 

         Illustrando quindi la concezione della democrazia secondo il Compendio, il presidente di Giustizia e Pace ha detto che la democrazia è quella intesa non solo come libertà politica ed elettorale, non solo come partecipazione di tutti al pubblico dibattito, e nemmeno come rivendicazione di diritti, ma anche e soprattutto come tutela e sviluppo della persona. Dal canto suo il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha definito il Compendio un punto di riferimento insostituibile per le scelte difficili che tutti siamo chiamati a compiere. Egli ha anche sottolineato che la Chiesa si limita a proporre e non certo ad imporre la propria visione delle questioni sociali. Le reazioni, ha detto il presidente Casini, aspre e quasi sempre intolleranti, che tali proposte provocano, sono figlie più di una crisi di credibilità della politica che di un intento prevaricatore da parte della Chiesa e delle autorità ecclesiastiche.

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“GLOBALIZZAZIONE E ISTRUZIONE”: NE DISCUTONO OGGI E DOMANI IN VATICANO

I MEMBRI DEL GRUPPO DI LAVORO CONGIUNTO DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE

DELLE SCIENZE E DELLE SCIENZE SOCIALI

- Con noi, mons. Francesco Follo -

 

Formulare un progetto educativo per un mondo sempre più globalizzato, fondato sulla conoscenza dell’essere umano, sull’interdipendenza tra culture e sull’universalità dei valori etici: con questo scopo, i membri del Gruppo di lavoro congiunto delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sono riuniti oggi e domani in Vaticano, per un incontro sul tema: “Globalizzazione e istruzione”. Tra gli argomenti in esame, il ruolo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione e l’educazione degli immigrati e dei loro figli. Ma quali sono gli effetti della globalizzazione sull’istruzione? Roberta Moretti lo ha chiesto all’osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, mons. Francesco Follo:

 

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R. – Dante, quando parlava del suo maestro Brunetto Latini, diceva che gli insegnò come l’uomo si eterna. L’educazione vera, se introduce all’infinito e alla realtà, necessariamente è universale e sarebbe la vera globalizzazione.

 

D. – Qual è il ruolo delle sempre più evolute tecnologie della comunicazione nel progetto educativo della Chiesa?

 

R. – Questo è il vero futuro e vedo che la Chiesa, grazie a Dio, è veramente impegnata in questo. Bisogna non dimenticare che queste nuove tecnologie sono usate al massimo dal 6 per cento della popolazione mondiale. Se io penso all’Africa, a gran parte dell’Asia e dell’America Latina il problema è lì ancora. E qui è una lancia che spezzo in favore della Radio Vaticana perché chi può ancora accogliere questo messaggio, anche educativo, se non questo mezzo che è tuttora, rispetto agli altri tradizionali, il più efficace?

 

D. – Come conservare la forza del messaggio cristiano nel contesto di una cultura che tende ad omologare tutto secondo modelli standardizzati?

 

R. – Ridando all’insegnante il suo ruolo non solo di trasmettitore di alcuni dati perché sarebbe interscambiabile con un computer. Il maestro è colui che chiede all’alunno di paragonarsi con lui, di paragonarsi con quella mia ipotesi di vita che per me cristiano è Gesù Cristo. Allora non sarà più un’ipotesi ma qualcosa di più: è la proposta di un paragone tra due umanità perché una faccia crescere l’altra.

 

D. – Si parla spesso di scontro di civiltà: come coniugare dialogo e identità culturale? 

 

R. – Più che di choc di civiltà bisogna parlare di choc di ignoranze perché sono quelli che non si conoscono, le persone o i fanatici che eventualmente si scontrano. Quando siamo persone realmente civili, di qualsiasi cultura noi siamo, possiamo veramente dialogare.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Proclamando il 'Vangelo della vita' collaborate a scrivere pagine di speranza per il futuro dell'umanità": Benedetto XVI all'udienza generale rivolge il suo pensiero ai delegati del Movimento per la Vita e li ringrazia per la coraggiosa testimonianza resa nei trent'anni di attività. 

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Africa.

 

Servizio estero - Iraq: il Pentagono ammette di aver usato fosforo bianco nell'offensiva su Falluja del novembre scorso.

 

Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo "Un 'buco nero' che ha trascinato vittime e carnefici negli abissi dell'animo": presentati i primi due volumi della Utet sulla storia della Shoà.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della devolution.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 novembre 2005

 

 

TERZA GIORNATA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI ITALIANI:

ECHI AL MESSAGGIO DEL PAPA SULLA NECESSITA’ DI SACERDOTI CHE AGISCANO

 IN NOME DI CRISTO E IN COMUNIONE CON I VESCOVI

- Intervista con mons. Luca Bonari -

 

I cattolici italiani sono chiamati a “testimoniare con fermezza e con ragionevolezza che solo l'amore crea spazi di comune vivibilità”, anche se non sempre vengono compresi “nelle intenzioni ed apprezzati nelle loro posizioni”. È quanto ha detto stamane il nunzio apostolico in Italia mons. Paolo Romeo nella Basilica di Santa Maria degli Angeli durante la Messa nel terzo giorno dell'assemblea generale della CEI, in corso ad Assisi. Il presule ha parlato di un impegno per “la vita, la famiglia, la giustizia sociale, la pace, l'attenzione ai poveri, agli stranieri, alle situazioni di emarginazione e di disagio sociale”. Momento di profonda riflessione ha costituito in questi giorni il messaggio del Papa ai vescovi italiani: Benedetto XVI ha sottolineato la necessità per la Chiesa di oggi di sacerdoti “pienamente consapevoli del dono di grazia che ricevono con l’ordinazione presbiterale” e che sappiano agire “in nome di Cristo” e “in piena comunione con i loro vescovi” in questo “tempo di rapidi e profondi cambiamenti”. Ma quale specifica missione è oggi affidata ai sacerdoti? Tiziana Campisi lo ha chiesto al direttore del Centro Nazionale Vocazioni della CEI mons. Luca Bonari:

 

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R. – Quella di essere un storia d’amore che indica a tutti che la vocazione all’amore è la vocazione alla quale ogni uomo è chiamato prima della creazione del mondo e sulla quale alla sera della vita ciascuno di noi sarà giudicato. Quindi il Papa giustamente sottolinea quanto bisogno abbia oggi la Chiesa di presbiteri che, consapevoli di questa vocazione, poi ne fanno il cuore stesso della loro missione.

 

D. – Il Papa dice ancora: “la Chiesa ha bisogno di presbiteri che sappiano sempre conformare il loro agire al modello del buon Pastore lasciandosi guidare con docilità dallo Spirito Santo in piena comunione con i loro vescovi”. A quali sfide sono chiamati oggi i sacerdoti nella collaborazione con i vescovi?

 

R. - Io credo che la più grande sfida, di fronte alla quale ci troviamo adesso è quella di un uomo che vive al di sotto delle sue possibilità, che, provato probabilmente dal processo di secolarizzazione, dal consumismo, dall’edonismo ha finito per accontentarsi di una vita al di sotto delle sue possibilità e al di sotto delle possibilità alle quali l’uomo può accedere per avere una gioia vera, una gioia piena. Quindi la grande sfida credo sia la nostra capacità di riconsegnare l’uomo a se stesso, alla sorgente del senso della sua vita che è, appunto, Dio.

 

D. – Benedetto XVI mostra preoccupazione anche per la diminuzione del clero. Come affrontare questo problema oggi?

 

R. – Aiutare una persona a realizzare la sua vocazione al sacerdozio significa in realtà aiutarla a realizzare la sua vocazione all’amore. Allora bisogna che in tutti i modi, nelle nostre comunità cristiane cresca questa attenzione alla vocazione, all’amore delle nuove generazioni e che le stese comunità cristiane si mettano nella condizione di creare come in un grembo materno il contesto necessario perché questa vocazione fiorisca e porti frutto.

 

D. - Il Santo Padre pone anche l’accento sulla necessità di un’azione formativa per i presbiteri. Quali sono i programmi della CEI in proposito?

 

R. – La prospettiva è formare nel cuore dei futuri sacerdoti il cuore di Cristo. E’ la situazione che è profondamente cambiata per cui le sfide dei formatori nei nostri seminari sono rese diverse dalla diversità culturale nella quale le nuove generazioni crescono, i giovani maturano e quindi nei nostri seminari dovrà esserci innanzitutto una grande attenzione alla persona, una grande attenzione alle difficoltà che si frappongono tra il desiderio di seguire Gesù e la capacità concreta poi di porre i nostri passi alla sequela del Buon Pastore. Il prete non è un uomo che non ha moglie. Il prete è un uomo che vive una esperienza sponsale straordinaria: è un uomo che pone tutto se stesso a servizio del rapporto sponsale fra Cristo e la Chiesa e non desidera altro per tuta la vita che servire le ragioni del cuore di Cristo e le ragioni del cuore della Chiesa.

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IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA TOLLERANZA,

CHE RICORRE OGGI, KOFI ANNAN ESORTA I GOVERNI A PROMUOVERE DIALOGO

 E COOPERAZIONE FRA I POPOLI

- Con noi Vittorio Cotesta -

 

“La tolleranza deve implicare uno sforzo da parte di tutti per scoprire il positivo che esiste nelle tradizioni di ciascun popolo”. È quanto ribadito dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione dell’odierna Giornata internazionale della tolleranza. Di fronte all’aumento della xenofobia e dell’estremismo nel mondo, Annan esorta i governi a promuovere dialogo e cooperazione fra differenti civiltà. Proprio sull’importanza dello scambio culturale, Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Vittorio Cotesta, docente di sociologia presso l’università “Roma Tre”:

 

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R. – Se guardiamo a tutte le tradizioni, noi oggi, a partire dal vocabolario, dobbiamo riconoscere la compresenza dei contributi che vengono da altre tradizioni culturali. Allora possiamo capire che quello che noi orgogliosamente diciamo essere il nostro pensiero, la nostra tradizione, si nutre di pensieri, di teorie, di elaborazioni fatte in culture differenti. Ed è in questa direzione che dobbiamo andare, prima di tutto riconoscendo quello che già c’è stato nel passato; poi cercando di essere aperti ai contributi che oggi possono venire.

 

D.- Secondo Lei perché il diverso fa ancora tanta paura?

 

R. – Non credo che sia soltanto un problema di paura. In effetti c’è una competizione molte volte per le risorse, altre volte c’è una costruzione della diversità senza cercare di riconoscere gli elementi comuni. E’ chiaro che il problema è di come si viene orientati nella formazione e nella percezione degli eventi del mondo oggi.

 

D. – Quello che sta succedendo in Francia cosa ci può insegnare?

 

R. - La Francia ha perseguito per un lungo periodo una politica imperniata sulla assimilazione, sul fatto, cioè, che tutti dovessero divenire cittadini francesi, ma concretamente diventa complicato promettere integrazione senza offrire le risorse perché questo avvenga. A questo punto io credo che bisogna saper integrare le differenze in un patrimonio comune condiviso. E’ facile dirlo ma è più complicato realizzarlo in termini di politica per la casa, per esempio; in termini di politica scolastica, di opportunità di lavoro. Il problema è che si arriva a certi risultati dopo cicli di vita che sono stati imperniati sull’esclusione. Perciò, se vogliamo evitare questi aspetti preoccupanti del vivere comune, del vivere sociale, oggi e nel futuro dobbiamo preoccuparci di fare una distribuzione delle risorse in modo più equo, più giusto. Questo ci può condurre ad una migliore convivenza.

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CHIESA E SOCIETA’

16 novembre 2005

 

APERTO STAMANE A TUNISI IL VERTICE MONDIALE SULLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE, DEDICATO AD INTERNET E AI DIVARI INFORMATICI

TRA NORD E SUD.

AD INAUGURARE I LAVORI, IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN

- A cura di Andrea Rustichelli -

 

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TUNISI. = Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha aperto stamattina i lavori del World Summit on the Information Society, che si tiene nella capitale tunisina fino a venerdì 18 novembre. Presenti 70 capi di Stato, 15.000 delegati: 100 i Paesi coinvolti. Il Summit di Tunisi segue quello di 2 anni fa a Ginevra, che si concluse con una dichiarazione di principi e con un piano d’azione incentrati sulla promozione di Internet come veicolo di libertà, sviluppo e conoscenza soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. Già trapela una cauta soddisfazione dalle varie delegazioni diplomatiche. Il vertice è politicamente già risolto, afferma un tecnico della delegazione italiana, alludendo alle trattative preliminari che si sono svolte nei giorni scorsi e fino a qualche ora fa. La posta in gioco principale del Summit è la questione della governance della rete, che oggi è nelle mani di un organismo di diritto privato, chiamato ICANN (International Corporation for Assigned Names and Numbers), sottoposto all’egida dal Dipartimento del commercio del Governo americano. L’ICANN governa, in ultima istanza, l’assegnazione di tutti gli indirizzi internet e tecnicamente ha il potere di creare ma anche di cancellare i domini della Rete. La gran parte dei Paesi dell’ONU già da tempo auspicava una cessione di sovranità che l’amministrazione Bush ha sempre negato. Fino a questa notte, appunto, quando si è aperto lo spazio per una trattativa che porterà negli anni alla progressiva internazionalizzazione della governance di Internet attraverso un Forum a cui parteciperanno governi, imprese e società civili di tutti i Paesi. Siamo grati agli Stati Uniti per aver creato Internet, ma riconosciamo anche l’esigenza di una maggiore partecipazione internazionale, ha detto Kofi Annan nel suo discorso di apertura. Ma già arrivano proteste da varie organizzazioni non governative per la scelta della Tunisia come Paese ospitante a causa di diversi problemi in fatto di rispetto dei diritti umani della libertà di opinione. E va rivelato come qui da Tunisi sia impossibile collegarsi ad una serie di siti Internet sgraditi al governo tunisino. Un paradosso per un Summit mondiale sull’information society.

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PER VALORIZZARE LA PRESENZA ATTIVA DEI LAICI NELLA CHIESA,

IN GRANDE CRESCITA

NEGLI STATI UNITI, I VESCOVI AMERICANI HANNO APPRONTATO UN NUOVO SUSSIDIO.

LA NUOVA “GUIDA ALLO SVILUPPO DEL MINISTERO ECCLESIALE LAICO” SARA’ APPROVATA DALL’ASSEMBLEA DEI PRESULI STATUNITENSI, RIUNITA FINO A DOMANI A WASHINGTON

 

WASHINGTON. = Un sussidio sul ruolo e la funzione dei laici nella Chiesa, una nuova dichiarazione contro la pena di morte, l’indizione di una Giornata di preghiera per i marinai e la gente di mare, un nuovo lezionario per le Messe adattato ai bambini. Sono i progetti principali all’ordine del giorno dell’assemblea autunnale dei vescovi degli Stati Uniti, che si chiuderà domani a Washington. Ad aprire i lavori è stato, lunedì scorso, il presidente della Conferenza episcopale (USCCB), mons. William S. Skylstad, che prima di illustrare i punti in agenda ha voluto esprimere l’incoraggiamento dei vescovi ai tanti sacerdoti la cui dedizione pastorale è stata offuscata in questi anni dalle note vicende degli abusi su minori. I presbiteri, ha detto, sono “un tesoro e un baluardo della Chiesa intesa come comunità eucaristica” e purtroppo la cattiva pubblicità generata dalle colpe “di alcuni” ha causato tanta sofferenza anche a quella “grande maggioranza di sacerdoti che non lo meritava”. In primo piano, dunque, l’approvazione del sussidio “Collaboratori nella vigna del Signore: guida allo sviluppo del ministero ecclesiale laico”. Il documento, frutto di diverse rielaborazioni, è stato presentato ieri da mons. Dale J. Melczek, presidente della Commissione episcopale per i Laici, e da mons. Gerald F. Kikanas, presidente della Sottocommissione per il Ministero dei laici. Esso vuole essere una risposta a uno dei fenomeni più significativi del dopo-Concilio: la netta crescita della presenza attiva del laicato nella vita della Chiesa. Nei soli Stati Uniti, quasi 33 mila laici, di cui 30.632 retribuiti, affiancano parroci e diaconi nei diversi aspetti del loro lavoro pastorale: dalla liturgia, all’educazione religiosa, alla pastorale giovanile. Il sussidio, ha spiegato mons. Melczek, non si propone come un elenco di norme e prescrizioni, quanto piuttosto come uno strumento di orientamento volto a valorizzare meglio questa preziosa risorsa per la Chiesa. In questo senso, ha precisato mons. Kikanas, importante è anche la terminologia scelta per questa speciale funzione: ministero (ministry) ecclesiale laico,  in sintonia con le indicazioni date nell’Istruzione vaticana del 1998 sulla collaborazione dei fedeli laici al ministero dei presbiteri. L’approvazione del sussidio è attesa in giornata. Altro punto importante in agenda è la pena di morte: alla luce anche del mutato atteggiamento dell’opinione pubblica statunitense sulla questione, i vescovi hanno deciso di pubblicare un nuovo documento intitolato “Una cultura della vita e la pena di morte”, per ribadire la loro più che ventennale ferma opposizione alla pena capitale. I presuli dovranno poi discutere e approvare il nuovo Lezionario per bambini che dovrà sostituire, previa approvazione vaticana, quello in uso ad experimentum negli Stati Uniti dal 1993. Altri punti all’ordine del giorno alla riunione sono l’approvazione del bilancio di previsione 2006, il rinnovo di diverse cariche direttive e varie relazioni, tra cui una dedicata al recente uragano “Katrina”. (L.Z.)

 

 

I CATTIVI STILI DI VITA, ASSORBONO IN EUROPA DUE TERZI DELLA SPESA SANITARIA:

SOTTO ACCUSA ALCOL, FUMO E OBESITA' MA ANCHE SCARSOESERCIZIO FISICO E DIETE POVERE DI FRUTTA E VERDURA. LO DENUNCIA UN RAPPORTO DELL’OMS

 

GINEVRA. = L'Europa ricca è causa del suo male: i cattivi stili di vita incidono infatti sulla spesa totale in misura abnorme, oltre il 66 per cento secondo il rapporto 2005 sulla salute in Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). I principali fattori di rischio sono il fumo, l'alcol, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, il sovrappeso, la scarsa assunzione di frutta e verdura ed il ridotto esercizio fisico, nell'insieme responsabili dei due terzi dei costi sanitari. La povertà e l’impossibilità di accedere ai servizi aumentano ulteriormente le spese in alcuni Paesi dell'Europa orientale. Circa il 30 per cento dei costi sanitari sono dovuti a cardiopatie ischemiche, malattie psichiatriche cerebrovascolari, respiratorie croniche, cancro al polmone, patologie collegate all’abuso di alcol. Il rapporto documenta inoltre che dal 1990, l'aspettativa generale di vita è cresciuta da 73,1 a 74 anni, ma che si riduce fertilità e cresce la popolazione anziana. Per questo, secondo l’OMS, è necessario non solo ridurre l'incidenza delle malattie infantili, ma anche migliorarne la resistenza allo stress e quindi la capacità di mantenersi in buona salute il più a lungo possibile. La povertà, e di conseguenza lo scarso sviluppo socioeconomico, restano la principale minaccia per la salute infantile. (R.G.)

 

 

CHIUSA OGGI A BUSAN, IN COREA DEL SUD, LA CONFERENZA MINISTERIALE

DEI 21 PAESI DELL’APEC, L’ASSOCIAZIONE PER LA COOPERAZIONE ECONOMICA

NELLA REGIONE DELL’ASIA-PACIFICO. NEL DOCUMENTO FINALE,

L’INTENZIONE DI ACCELERARE LA CHIUSURA DEI NEGOZIATI PER

LA PIENA LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI COMMERCIALI.

 

BUSAN. = Si è chiusa oggi a Busan, in Corea del sud, la Conferenza ministeriale, indetta dall’APEC, l’Associazione per la cooperazione economica, che raggruppa 21 Paesi della regione Asia-Pacifico. Nel documento finale due indicazioni: intensificare gli sforzi per concludere i negoziati, in seno all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), per la piena liberalizzazione degli scambi e rafforzare la cooperazione contro l'influenza aviaria. La Conferenza ha preceduto il vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi associati, che si terrà venerdì e sabato. I 21 Paesi dell’APEC – tra questi Stati Uniti, Australia, Cina e Giappone - rappresentano il 57 per cento del Pil mondiale e quasi il 46 per cento dell'interscambio commerciale globale. L'accordo per accelerare le trattative nel nuovo round di Doha del WTO arriva all'indomani di una delle più massicce e violente dimostrazioni no-global delle organizzazioni degli agricoltori sudcoreani contro la liberalizzazione del mercato del riso, voluta dal governo del presidente Roh Moo Hyun, in linea con l'agenda del WTO. Per diverse ore, oltre 10.000 dimostranti, molti armati di spranghe di ferro e bastoni di bambù, si sono scontrati con la polizia, al grido di “No all'APEC, no al WTO, no a Bush''. Una quarantina di dimostranti sono stati tratti in arresto, e un'ottantina di persone, tra cui 10 agenti, sono stati ricoverati, alcuni in gravi condizioni. Il libero scambio di prodotti agricoli è uno dei punti chiave del negoziato WTO, con la maggior parte dei Paesi membri, Stati Uniti, Australia in testa, che chiedono all’Unione Europea e ad altri Paesi come Corea del sud e Giappone, l'abolizione o ladrastica riduzione dei sussidi pubblici e la fine delle misure di protezione contro le importazioni. Il documento finale sollecita anche la conclusione di accordi bilaterali di libero scambio (FTA) tra i vari Paesi membri. Quanto all'influenza aviaria, i Paesi APEC hanno approvato una linea d'azione per rafforzare i meccanismi di rilevamento del virus e di intervento contro gli allevamenti infetti, la trasparenza e lo scambio di informazioni, le misure di prevenzione e gli aiuti economici ai Paesi più colpiti. Il documento finale avrebbe dovuto contenere anche un ''forte'' messaggio politico alla Corea del Nord perché ''faccia progressi più rapidi e credibili'' nello smantellamento dei suoi arsenali e programmi atomici. Ma alla fine ci si è accordati su una sollecitazione verbale nel discorso finale del ministro degli Esteri sudcoreano, Ban Ki Moon, presidente della Conferenza ministeriale, che ha invitato la Corea del nord a prendere “serie misure aggiuntive” per la soluzione della crisi. Il prossimo vertice APEC si terrà in Giappone nel 2010. (R.G.) 

 

 

SONO 37 MILIONI GLI ITALIANI CHE OGNI GIORNO ASCOLTANO LA RADIO,

IN CASA E IN MOLTI ALTRI LUOGHI DI LAVORO E DI SVAGO. GRADITA E APPREZZATA COMPAGNIA QUOTIDIANA, LA RADIO SUPERA LA TELEVISIONE PER LA CAPACITA’

DI INFORMARE E DIVERTIRE: LO RIVELA UN’INDAGINE DELLA SOCIETA’ ASTRA RICERCHE

 

MILANO. = Gli italiani adorano la radio: la ascoltano in più dell'80% dei casi e lo fanno quando sono in casa (72%), guidano (63%), sono in viaggio (48%), lavorano (23%), fanno jogging o sport (13%), camminano (7%), vanno in bici (5%). I giovani anche quando studiano (12%) o sono a scuola (2%). C'e' pure un 16% di pubblico che la sente dappertutto. E' quanto emerge da un'indagine sul rapporto tra gli Italiani e la Radio presentato oggi da Felice Lioy, presidente di Audiradio, che ha commissionato la ricerca, e dal sociologo Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche. ''La Radio è un mezzo sempre più presente nella vita degli italiani - ha detto  Finzi - viene ascoltata da oltre 37 milioni di persone ogni giorno''. Sulla base dei risultati dell'indagine, realizzata  attraverso 2005 interviste (a persone dai 15 anni in su), Audiradio ha deciso di dar vita ad una vasta campagna istituzionale “a favore della radiofonia che, pur costituendo un fenomeno molto diffuso, è ancora ben lungi dall'espletare tutte le sue potenzialità, come invece è avvenuto in molti Paesi europei ed extraeuropei”. Per i suoi ascoltatori, comunque, la Radio è anzitutto un'amica che tiene compagnia e regala emozioni procurando allegria, divertimento, distrazioni, calma, anti-depressioni. E' il sottofondo preferito della vita quotidiana: il 77% degli ascoltatori la usa per tenersi informata e il 55% l'utilizza anche per pensare, comprendere, avere nuove idee. In molti, poi, la preferiscono a tv e cinema: perché c'e' poca violenza, poca volgarità, poche notizie iper-ansiogene e - per definizione - nessuna immagine tragica.  Inoltre, la Radio è sinonimo di libertà per tre ascoltatori su quattro: permette di fare altre cose contemporaneamente, è poco invadente o aggressiva, è articolata nell'offerta di moltissime emittenti. E ancora, la Radio, suggerisce e lascia libera l'immaginazione, oltre ad essere insostituibile - e senza concorrenti - per alcuni milioni di lavoratori artigiani, camionisti, taxisti, lavoratori notturni, persone con problemi di vista. E anche se molto più vecchia della collega televisione, la radio, dicono i suoi amatori, è molto migliorata recentemente. Il 47% lamenta però l'affollamento esagerato della pubblicità in diverse emittenti. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 novembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Prosegue la missione diplomatica del presidente statunitense, George Bush, in Asia. Il capo della Casa Bianca è arrivato a Busan, in Corea del Sud, per partecipare al vertice di venerdì e sabato prossimi dell’Associazione per la cooperazione economica dell’Asia e del Pacifico (APEC), costituita nel 1989 per promuovere il libero commercio nell’area. Poche ore prima dell’arrivo a Busan, il capo della Casa Bianca ha incontrato stamani a Kyoto, in Giappone, il primo ministro giapponese e ha lanciato un appello alla Cina chiedendo maggiore libertà per i cittadini cinesi. Il nostro servizio:

 

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Il presidente americano, George Bush, e il premier giapponese, Junichiro Koizumi, hanno ribadito l’importanza dell’alleanza politico-militare tra Stati Uniti e Giappone per promuovere “pace, stabilità e democrazia” in Asia orientale. Un’alleanza – ha detto il premier nipponico – che può rendere più prospere le relazioni del Giappone con gli altri Paesi asiatici. Bush ha confermato l’appoggio degli Stati Uniti all’ingresso del Giappone nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU come membro permanente e ha ringraziato il governo di Tokyo per il contributo alla realizzazione della democrazia in Iraq e in Afghanistan. Bush ha anche detto che Stati Uniti e Giappone condividono le preoccupazioni per i programmi nucleari militari nordcoreani. Prima di lasciare Kyoto, il capo della Casa Bianca ha chiesto alla Cina di proseguire nel percorso di liberalizzazione politica e religiosa.  Adempiendo alle richieste legittime di libertà dei propri cittadini - ha detto Bush - i governanti cinesi possono aiutare il loro Paese a crescere e a diventare una nazione moderna, prospera e fiduciosa”. Il presidente americano ha anche aggiunto che Giappone, Corea del Sud e Taiwan costituiscono modelli di democrazia e libertà per l’Asia. Negli Stati Uniti, infine, il Senato ha approvato un emendamento che impone al presidente Bush di presentare rapporti trimestrali sull’andamento delle operazioni militari in Iraq. Il Senato ha anche respinto una proposta di ritiro immediato delle truppe americane dal Paese arabo.

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In Iraq, il comando militare americano ha reso noto che tre soldati statunitensi sono morti, ieri, per l’esplosione di una bomba a nord est di Baghdad. Sempre nella capitale, i militari americani hanno trovato in una prigione del ministero degli Interni, gestita dalle Forze di sicurezza irachene, detenuti malnutriti e con evidenti segni di sevizie e torture. Il primo ministro iracheno, Ibrahim Jaafari, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. Un caso chiarito, invece, è quello relativo all’utilizzo di armi al fosforo bianco da parte delle truppe americane durante i raid contro la città irachena di Falluja. Ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Le truppe americane a Falluja avevano usato armi al fosforo bianco, lanciandole però contro i ribelli, non contro i civili. L’ammissione è venuta ieri direttamente dal Pentagono, dopo il documentario di Rainews che aveva denunciato questo episodio. In principio il dipartimento di Stato aveva smentito tutto, dichiarando che il fosforo bianco, una sostanza altamente infiammabile, era stato impiegato solo per illuminare le zone di guerra. Ieri, però, il ministro della Difesa ha corretto la versione ufficiale del governo degli Stati Uniti. Il portavoce del Pentagono ha ammesso che le bombe al fosforo vennero utilizzate durante la battaglia per riconquistare Falluja, forse lo scontro più sanguinoso avvenuto in Iraq dalla caduta di Baghdad. I militari, però, hanno dichiarato che quelle armi sono impiegate per stanare gli insorti e non vennero lanciate in maniera indiscriminata sulla popolazione civile. L’ammissione del Pentagono riaccende le polemiche sulla guerra, perché l’intervento venne giustificato proprio con la necessità di togliere a Saddam Hussein le sue armi chimiche di distruzione di massa, che non sono mai state ritrovate. Il portavoce, infatti, ha tenuto a precisare che il fosforo bianco fa parte delle armi convenzionali e non illegali.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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In Afghanistan, tre persone sono rimaste uccise in seguito all’attentato suicida compiuto stamani a Kandahar contro un convoglio di forze afghane e americane. Le vittime sono tutti civili.

 

In Egitto, la Fratellanza Musulmana ha ottenuto, ieri, un importante successo nelle elezioni, dove si è votato per il ballottaggio nella prima delle tre fasi delle legislative. Lo ha detto il numero due del Partito fondamentalista. La formazione islamica, che ha anche denunciato brogli e irregolarità, si è assicurata in tutto 34 seggi, raddoppiando la propria rappresentanza parlamentare.

 

“L’Autorità nazionale palestinese deve isolare le frange terroristiche palestinesi, altrimenti "nessun negoziato con Israele sarà possibile”. Lo ha detto il presidente israeliano, Moshe Katsav, incontrando al Quirinale il capo di Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi. Se le azioni terroristiche continueranno – ha aggiunto Katsav - saremo costretti ad intervenire da soli. Intanto, l’organizzazione fondamentalista ‘Hamas’ ha duramente condannato l’accordo raggiunto, ieri tra, Israele e Autorità nazionale palestinese sulla riapertura del valico di Rafah, al confine tra Striscia di Gaza ed Egitto.

 

In Italia, a meno di improbabili sorprese, il Senato darà questa sera il via libera definitivo alla riforma costituzionale voluta dalla maggioranza di centrodestra e fortemente contrastata dall’opposizione, che ha già annunciato la raccolta di firme per il Referendum. Dal presidente della Camera Casini un appello: il federalismo sia costruito sulla responsabilità e non sulla rissa. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Di tanti scontri politici che hanno contrassegnato la legislatura, quello sulla riforma della seconda parte della Costituzione è certamente il più lacerante. Il centrosinistra parla di strappo alla Carta costituzionale e di Italia spaccata. Il centrodestra replica: in questo modo modernizziamo il Paese e rafforziamo la stabilità dei governi. Uomo simbolo della riforma è senz'altro il leader della Lega Umberto Bossi, che per l'occasione torna in prima persona sulla scena politica - oggi sarà sulle tribune di Palazzo Madama - dopo la lunga malattia che lo ha colpito. Una volta confermata dal Referendum già annunciato dall'Unione, la legge cambierà la forma di Stato e di governo. Le novità principali sono la devolution e il premierato. Con la devolution saranno le Regioni a dettare legge in alcune materie: sanità, organizzazione scolastica e Polizia locale. Viene però introdotta la clausola di interesse nazionale, in base alla quale il governo può bloccare una legge regionale se ritiene che pregiudichi appunto l'interesse nazionale. Arriva poi il premierato. Il presidente del Consiglio, nominato dal capo dello Stato sulla base del responso elettorale, viene sostituito dalla figura del premier, indicato dagli elettori, per il quale è sufficiente un voto sul programma per insediarsi, con il potere di sciogliere le Camere, di nominare e revocare i ministri e il compito di determinare la politica generale. Il Capo dello Stato, da parte sua, rappresenta la Nazione, è garante della Costituzione e dell'unità federale della Repubblica e può sciogliere le Camere solo su richiesta del premier o in caso di sfiducia. Finisce poi l'epoca del bicameralismo perfetto, le due Camere con uguali poteri. Nasceranno due Assemblee con basi elettorali e poteri diversi: la Camera, che esamina leggi su materie riservate allo Stato e il Senato federale, che esamina leggi su materie concorrenti sulle quali ha l'ultima parola. Una parte della riforma entrerà in vigore subito dopo il Referendum confermativo. Un'altra solo a partire dal 2011, cinque anni dopo l'elezione del primo Senato federale.

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Primo presunto caso di contagio umano dell’influenza aviaria in Cina: anticorpi al virus H5N1 sono stati scoperti in un bambino di 9 anni. Il governo di Pechino sta aspettando i risultati di analisi congiunte con l'Organizzazione mondiale della Sanità prima di confermare il caso.

 

Tragedia in Cambogia: un veicolo è sbandato finendo su una mina. L’esplosione ha provocato la morte di almeno 13 persone, tra le quali quattro adolescenti. La Cambogia è uno dei Paesi con il maggior numero di mine inesplose: si calcola che nelle aree rurali ci siano da quattro a sei milioni di mine pronte ad esplodere.

 

“Non sono mai stato un agente dei servizi segreti comunisti, e non ho mai tradito gli operai”. Sono queste le parole pronunciate da Lech Walesa, ex Presidente della Polonia ed ex leader del sindacato Solidarnosc, in occasione del conferimento stamani, a Danzica, dello status di “perseguitato dai servizi segreti del regime comunista”, da parte dell'Istituto per la memoria nazionale. Walesa era stato accusato di essere un agente della Polizia segreta comunista durante il regime ma tutte le accuse si sono rivelate infondate.

 

L’ex presidente del Ciad, Hissene Habre, è stato arrestato questa mattina in Senegal, dove vive in esilio dal 1990, in seguito ad un ordine internazionale di cattura spiccato il 19 settembre scorso in Belgio. Secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani, Habre ha fatto arrestare e uccidere migliaia di oppositori negli otto anni, dal 1982 al 1990, in cui è stato al potere in Ciad.

 

A Bruxelles è stata sospesa l’odierna udienza del Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia (Tpi) nell’ambito del processo contro l’ex leader serbo, Slobodan Milosevic. La decisione dei giudici ha accolto la richiesta avanzata dall’ex dittatore serbo, che ha accusato un malore. Milosevic è processato per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei conflitti che hanno insanguinato i Balcani negli anni ‘90.

 

 

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