RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 319 - Testo della trasmissione di martedì 15 novembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Genoma umano e riflessione etica: al centro della 20.ma Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio della salute:  700 partecipanti di 81 Paesi in Vaticano, da giovedì. Ai nostri microfoni, il cardinale Javier Lozano Barragán, mons. José Redrado e il prof. Angelo Serra

 

Alla Pontificia Università Gregoriana un convegno ha ripercorso i rapporti tra Santa Sede e Polonia nel XX secolo. Tra i relatori, il cardinale Achille Silvestrini e l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Formazione presbiterale, pastorale sanitaria, terrorismo, catastrofi naturali, tutela della vita: ieri la prolusione del cardinale Camillo Ruini alla 55esima Assemblea generale della CEI

 

I campi elettromagnetici non sono nocivi per la salute e non provocano tumori: così, ai nostri microfoni, l’oncologo Umberto Veronesi, Direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano

 

Da domani a Tunisi il summit dell’ONU sulla società dell’informazione: ci sarà mons. John Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Roma, tavola rotonda sulle mine anti-uomo

 

Pubblicato a Baghdad il Rapporto della missione umanitaria dell’ONU in Iraq

 

In una lettera pastorale, l’episcopato argentino invita allo studio della Dottrina sociale della Chiesa

 

Con una Messa a Manila, festeggiati i 25 anni dei programmi di “Radio Veritas” in lingua bengalese

 

L’Unione Europea si avvia a rafforzare le misure di sicurezza aerea

 

24 ORE NEL MONDO:

Formalizzato l’accordo israelo-palestinese sull’apertura del valico di Rafah

 

In Germania, caduti tutti gli ostacoli per la Grande Coalizione

 

In Uganda, scontri in varie città dopo l’arresto del leader dell’opposizione

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 novembre 2005

 

POSSESSO CARDINALIZIO

 

Il cardinale Carlo Furno, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, arciprete emerito della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore, prenderà possesso, domenica 20 novembre, alle 12.00, del titolo del Sacro Cuore di Cristo Re, Diaconia elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale, situata in Roma, Viale Mazzini, 32. Lo conferma una nota dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

 

 

NOMINE

 

In Messico, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Guadalajara il sacerdote mons. José Leopoldo González González, finora vicerettore dell’Università Cattolica di Guadalajara. Il neo presule, 50 anni, ha studiato nel Seminario Maggiore di Guadalajara e quindi a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana. E’ stato, tra l’altro, parroco, prefetto e professore nel Seminario maggiore di Guadalajara. Dal 1993 al 2000 è stato Addetto del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace presso la Santa Sede. Attualmente ricopre anche la carica di segretario della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale messicana.

 

In Slovenia, il Pontefice ha nominato ausiliare di Ljubljana il sacerdote mons. Anton Jamnik, rettore del Liceo arcidiocesano S. Stanislao di Šentvid, Ljubljana. Mons. Jamnik ha 44 anni. Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1987, è stato vice-parroco a Kočevje (Ljubljana) per tre anni e, per quattro, segretario dell’arcivescovo Šuštar, predecessore di S.E. Rodé a Ljubljana. Dottore in Teologia, con la specializzazione in Filosofia, è da anni professore di Filosofia alla Facoltà Teologica di Ljubljana. E’ inoltre Prelato d’Onore di Sua Santità.

 

 

STUDIARE IL GENOMA UMANO ED ESPLORARNE LE POSSIBILITA

 DI INTERVENTO TERAPEUTICO, PURCHE’ LA RICERCA SCIENTIFICA

SIA SEMPRE AL SERVIZIO DELL’UOMO. IL TEMA E’ AL CENTRO

DELLA XX CONFERENZA INTERNAZIONALE, PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO

DELLA SALUTE E PRESENTATA OGGI IN CONFERENZA STAMPA

 

Il genoma umano, come scrigno che racchiude il mistero della vita, e la riflessione etica necessaria per gestire le informazioni che riguardano aspetti delicati, come le prevenzione delle malattie, la medicina fetale, la terapia genetica. Sono alcuni degli argomenti di dibattito della 20.ma Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, in programma in Vaticano dal 17 al 19 novembre prossimi. L’evento, che vedrà 700 partecipanti di 81 Paesi, è stato presentato questa mattina in Sala stampa della Santa Sede da un’equipe guidata dal presidente del dicastero organizzatore, il cardinale Javier Lozano Barragán. Questi, a margine della presentazione, ha ribadito ai giornalisti che lo sollecitavano in merito alla pillola abortiva che il suo utilizzo, piccolo o grande che sia, è “sempre un aborto, quindi un omicidio della peggiore specie”. Sui contenuti della conferenza, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Ad approvare per la Conferenza internazionale un tema all’avanguardia dal punto di vista scientifico quanto morale era stato Giovanni Paolo II nel gennaio scorso. Un retroscena che il cardinale Javier Lozano Barragán ha voluto sottolineare in apertura di conferenza stampa, prima di presentare ai giornalisti le modalità con le quali scienziati, medici e ricercatori di ogni parte del mondo affronteranno, da giovedì a sabato prossimi, la riflessione sul “genoma umano”, definito dal presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, l’elemento organizzativo del corpo umano, “nelle sue dimensioni individuali ed ereditarie”.

 

A dare conto della risonanza che questo tema riveste presso la comunità scientifica bastano alcuni dati: più di 200 esperti solo dall’Italia e dalla Spagna, 10 dal Burkina Faso, ma anche – inedito storico e quindi tanto più rimarcabile - un rappresentante del Patriarca ortodosso russo, Alessio II, e uno della Chiesa ortodossa di Grecia. Il tema - ha affermato il cardinale Barragán - “è molto ampio e soggetto a nuove ricerche e riscoperte” e dunque la Conferenza lo tratterà sotto l’aspetto specifico della salute, con particolare attenzione all’aspetto terapeutico:

 

“Esamineremo la situazione attuale della Genetica in questo ordine: Genomica e post Genomica; gli errori genetici e le malattie congenite; le malattie monogeniche, poligeniche e plurifattoriali; la predisposizione al cancro ed alle malattie latenti; l’assistenza medica ai malati ed alle loro famiglie; il giudizio, l’errore e la negligenza; gli aspetti genetici nella medicina materno fetale; lo screening genetico delle popolazioni; la geneterapia. Studieremo anche i problemi della Genetica umana ed il suo statuto giuridico internazionale, della ricerca genetica e della cooperazione internazionale (…) Speriamo che il nostro sforzo possa apportare un solido contributo all’orientamento del mondo attuale su una materia che lascia già intravedere l’apparizione eclatante di un futuro imminente”.

 

Un futuro, in parte già presente e in rapidissima trasformazione, che interpella le coscienze e la Chiesa sotto il profilo umano e pastorale. Lo studio sui meccanismi meno visibili che rendono la vita una realtà non può prescindere da un’impostazione etica. Lo ha riaffermato mons. José L. Redrado, segretario del Pontificio Consiglio:

 

“Nell’aspetto della ricerca scientifica dobbiamo cercare soprattutto che la tecnica sia al servizio dell’uomo. Questo è sacro. La seconda idea è che non tutto è negativo. Il positivo e il negativo dipenderanno dalle scelte etiche che verranno fatte. La terza idea è che operando nel campo genetico è necessario salvaguardare la vita e l’identità genetica di ogni individuo umano, perché intangibile”.

 

Chiariti i presupposti antropologici e morali, la ricerca scientifica può procedere su binari più certi, spingendosi ad esplorare aree sconosciute che lasciano intravedere possibilità terapeutiche straordinarie dal punto di vista genico. Lo ha spiegato il prof. Angelo Serra, professore emerito di Genetica umana all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma:

 

“Siamo, da un punto di vista tecnico, ancora lontani dal poter dire che riusciremo presto, esaminando un soggetto, un embrione, a dire ‘ha questa o quell’altra malattia’. Primo, dovrebbe essere un dovere per la medicina lavorare per riuscire ad ottenere anzitutto la conoscenza vera - c’è o non c’è la malattia – e, secondo, capire qual è la via che noi possiamo usare per correggere le anomalie. Ed è precisamente il problema della geneterapia. Siamo ancora lontani, ma si sta lavorando intensamente”.

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ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ GREGORIANA UN CONVEGNO HA RIPERCORSO

I RAPPORTI TRA SANTA SEDE E POLONIA NEL XX SECOLO. TRA I RELATORI,

IL CARDINALE ACHILLE SILVESTRINI E L’ARCIVESCOVO LAJOLO,

SEGRETARIO VATICANO PER I RAPPORTI CON GLI STATI

- Ai nostri microfoni mons. Józef Kowalczyk -

 

Una ricognizione storica sulla vita recente della Polonia e dell’Europa, vista con lo sguardo della Chiesa. E’ quanto offerto dal convegno tenutosi stamani alla Pontificia Università Gregoriana in occasione dell’80.mo anniversario del primo concordato tra la Repubblica polacca e la Santa Sede. Molti i relatori, alcuni dei quali hanno arricchito la loro analisi con ricordi personali. L’incontro è stato aperto dall’introduzione dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, che ha svolto una disamina sulla diplomazia concordataria della Santa Sede attraverso i secoli. Alla Gregoriana c’era per noi, Alessandro Gisotti:

 

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L’arcivescovo Lajolo ha messo l’accento sulla notevole attività internazionale che ha caratterizzato il Pontificato di Giovanni Paolo II. Impegno evidenziato dall’istituzione di molte nuove rappresentanze pontificie nei cinque continenti. A volte - è stata la riflessione del segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati - si è rimproverato alla Santa Sede di aver “accettato di concludere accordi anche con regimi totalitari, dando loro in qualche modo un avallo morale”. In realtà - ha affermato - “va però precisato anzitutto che con tali accordi la Santa Sede non ha mai riconosciuto un determinato regime”. Chi stipula l’accordo - ha proseguito - “è lo Stato che resta e non il governo o il regime che invece passa. Né si può dimenticare che la Santa Sede nel concludere degli accordi mira a proteggere la libertà della Chiesa in un Paese” e ciò “può risultare ancora più necessario proprio quando chi governa lo Stato non rispetta pienamente i diritti fondamentali”. A margine della conferenza, interpellato dai giornalisti, il presule ha sottolineato l’attenzione con la quale la Santa Sede segue la questione del nucleare iraniano.

 

Il nunzio apostolico in Polonia, mons. Jozef Kowalczyk, si è invece soffermato sull’importanza del Concordato del 1993 tra Santa Sede e Repubblica polacca. Quindi, ai nostri microfoni, ha evidenziato quanto sia viva l’eredità di Giovanni Paolo II nelle relazioni diplomatiche, al di là della storia recente della Polonia:

 

“Il Santo Padre cercava di rispettare quello che la dottrina del Concilio Vaticano II ci indica, cioè di leggere i segni dei tempi e rispondere. Uno dei segni era rispettare l’autonomia dello Stato e rispettare, però, anche la libertà religiosa dei fedeli che fanno parte di uno Stato civile. In questo senso, Giovanni Paolo II ci ha tracciato una linea ben chiara e duratura”.

 

Dal canto suo, il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della congregazione per le Chiese Orientali è intervenuto sui rapporti della Santa Sede con Varsavia dalla prospettiva dell’Ostpolitik vaticana. Il porporato ha ricordato la grande figura del Primate di Polonia, il cardinale Wyszynski, che - ha detto - “ha sempre avuto una visione della Chiesa e del destino della sua nazione”. Quindi, ha indicato nell’elezione di Papa Wojtyla e nel suo primo viaggio in Polonia nel 1979 dei momenti dirompenti per il blocco sovietico. Con Giovanni Paolo II - ha aggiunto - venivano amplificati tutti i motivi di rivendicazione della Chiesa e della società polacca, a partire dalla libertà religiosa. “La Chiesa della Polonia – ha affermato il cardinale Silvestrini – ha vinto grazie alla forza d’animo” del Papa polacco che “non si è mai scoraggiato”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq. Blair ritiene possibile un graduale ritiro delle truppe britanniche nel 2006; Bush ribadisce: "Resteremo all'offensiva finché la vittoria non sarà completa".

Sempre in prima, un articolo di mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo di Viterbo, dal titolo "Amico di Gesù, fratello per tutti": la beatificazione di Charles de Foucauld.

Servizio vaticano - La conferenza stampa di presentazione della Conferenza internazionale sul tema "Il genoma umano"

 

Servizio estero - Francia: per Chirac la rivolta nelle periferie parigine testimonia una crisi di identità e un malessere profondo.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Maurizio Sannibale dal titolo "La cultura pluridisciplinare di un 'etruscologo da campo' ": un Convegno a dieci anni dalla morte di Massimo Pallottino.

Per l'"Osservatore libri" un articolo di Angelo Mundula dal titolo "Una scrittura segnata da un inconfondibile nitore stilistico": "Memorie, racconti, poemetti in prosa" di Carlo Betocchi, edito da "Le Lettere".

 

Servizio italiano - Conferenza episcopale italiana: in un'ampia sintesi la prolusione del Cardinale Camillo Ruini all'Assemblea generale straordinaria in corso ad Assisi.                                  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 novembre 2005

 

 

FORMAZIONE PRESBITERALE, PASTORALE SANITARIA, TERRORISMO,

CATASTROFI NATURALI, TUTELA DELLA VITA: AL CENTRO DELLA PROLUSIONE

DEL CARDINALE RUINI PER LA 55ª ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI, IERI AD ASSISI

 

La formazione presbiterale, il rilancio della pastorale sanitaria, il terrorismo, le catastrofi naturali e la tutela della vita. Questi alcuni temi al centro della prolusione del cardinale Camillo Ruini ieri ad Assisi per la 55ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Ruini parlando “a quanti temono o lamentano una eccessiva presenza o anche ingerenza nella vita pubblica italiana” ha ribadito che alla Chiesa “sta a cuore la pace civile e religiosa” e che è “consapevole di dover essere fattore di unità e non di divisione dell'Italia”. Massimiliano Menichetti:

 

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Il cardinale Ruini è tornato a difendere la vita proprio mentre in Italia si discute dell’introduzione della Ru-486 in alcune regioni come Toscana, Liguria e Piemonte. Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana senza esitazioni ha rimarcato che la pillola abortiva “sopprime la vita umana innocente”. Alla prolusione per la 55ª Assemblea Generale della CEI, Ruini ha mostrato anche preoccupazione per il comparto economico italiano, ha auspicato interventi per il mezzogiorno ed a sostegno delle famiglie. Il pensiero del cardinale, in apertura, è comunque andato alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia 2005 e al recente Sinodo dei vescovi: rimarcata la fecondità dei doni dello Spirito Santo e il grande respiro della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, di cui ricorre il 40esimo dalla conclusione.

 

Parlando della formazione al ministero presbiterale, ha detto che bisogna assumere “una più marcata caratterizzazione missionaria”, così da consentire ai sacerdoti di essere capaci di ''capire le persone, i contesti sociali e culturali in cui si è chiamati ad operare”. Sulla Chiesa e il mondo della Salute, ha evidenziato un nuovo slancio sia nell’assistenza agli ammalati sia alle loro famiglie, per promuovere “un’autentica cultura della vita e della solidarietà” incentrata in Cristo. In questo campo tre le osservazioni: migliorare le condizioni della sanità nelle regioni meridionali; potenziare l’assistenza ai malati cronici e sostenere le famiglie che affrontano casi di vere e proprie patologie psichiche. Quindi riferendosi ai tragici eventi internazionali, il presidente dei vescovi si è soffermato sugli attentati di matrice islamica in Giordania, nel Caucaso, in Indonesia, in India, in Medio Oriente, notando che in Iraq si sta percorrendo un lento progresso verso la stabilizzazione. Positivo anche lo sguardo sull’Afghanistan in cui, nonostante la tragica morte del militare italiano Michele Sanfilippo, le elezioni parlamentari si sono svolte con regolarità e una buona partecipazione.

 

Il porporato ha quindi evidenziato come in Egitto e in Indonesia siano avvenute uccisioni di cristiani ed è stata attaccata anche una chiesa. Ruini ha quindi analizzato le devastazioni naturali causate dagli uragani in America Centrale, che hanno causato migliaia di vittime, e il terremoto dell’8 ottobre scorso in Kashmir dove - ha sottolineato – c’è stata limitata copertura mediatica e limitati aiuti. Poi, i mali dell’Africa: malattie, povertà e i tanti tentativi per stabilire condizioni di pace e di autentico sviluppo. Sui problemi d’integrazione il riferimento è andato alle violenze di questi giorni nelle periferie parigine e, tornando all’Italia, ha presentato il dibattito sulla nuova legge elettorale, le elezioni interne ai partiti, la riforma della docenza universitaria e le molte manifestazioni di protesta che si sono succedute “con forme - ha precisato - non sempre accettabili”. Ha ricordato l’omicidio a Locri di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, ha ribadito la condanna della Chiesa contro la criminalità organizzata e il crescente fenomeno delle droghe.

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I CAMPI ELETTROMAGNETICI NON SONO NOCIVI PER LA SALUTE E NON PROVOCANO

 TUMORI: COSÌ, AI NOSTRI MICROFONI, L’ONCOLOGO UMBERTO VERONESI,

DIRETTORE SCIENTIFICO DELL'ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA DI MILANO

- Intervista con Umberto Veronesi -

 

I campi elettromagnetici non provocano tumori. La ricerca scientifica
inizia ad offrire risposte chiare sugli effetti delle onde elettromagnetiche sulla salute umana. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche altre agenzie internazionali, sono infatti ormai concordi nell'affermare con ragionevole certezza che le emissioni radio non hanno "capacità mutagene", cioè la possibilità di modificare il DNA umano escludendo l'insorgere di tumori che rappresentano l'ansia maggiore per le popolazioni. Al microfono di Luca Collodi l'oncologo prof. Umberto Veronesi, Direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano:

 

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R. – Direi che queste conclusioni confermano quanto già sembrava ormai acquisito scientificamente. Ricordo che proprio quattro anni fa, da ministro della Salute, in Italia avevo istituito una Commissione che era giunta esattamente alle stesse conclusioni. Naturalmente, erano ancora dati in qualche maniera provvisori ma a noi sembravano convincenti. Perché, convincenti? Perché era chiaro che le onde elettromagnetiche non hanno quelle che noi chiamiamo le “capacità mutagene”, cioè di modificare il DNA; cioè, non sono “genotossiche”. E questa è una cosa fondamentale, perché se una sostanza o un’azione o un agente fisico non è “genotossico”, cioè non incide sul DNA, si può già escludere che possano avvenire od occorrere dei tumori che sono la causa di ansia maggiore. Lei ricorderà che il pericolo dell’elettrosmog era quello della leucemia dei bambini, ma le leucemie necessitano di un’alterazione del DNA. Quindi, già allora tutto questo era chiaro. Poi, in questi ultimi anni, sono arrivati una quantità di incontri, di commissioni, di relazioni, di studi, di ricerche e, come vede, le conclusioni sono esattamente le stesse.

 

D. – Professor Veronesi, la comunità scientifica mondiale conferma la non nocività dei campi elettromagnetici ?

 

R. – C’è ormai una presa di coscienza e anche di necessità informativa da parte delle grandi organizzazioni internazionali. Quindi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha già deciso e, in un certo senso, ha già mostrato dei documenti – diciamo conclusivi per quanto riguarda le commissioni organizzate dall’OMS stessa - che arrivano a questa definizione di non nocività. Lo stesso hanno fatto le altre agenzie: europee, americane, quella internazionale sul cancro di Lione, che sono tutte concordi. Quindi, la valutazione sulle alte frequenze, ma anche sulle basse frequenze, su tutte queste diversità di azione possibili, sono tutte di senso univoco.

 

D. – Se ho capito bene, la comunità scientifica ci dice con ragionevole certezza che i campi elettromagnetici non sono dannosi per la salute umana. Ma perchè, allora, la gente scende ancora in strada e protesta …

 

R. – Ma, vede, la gente, la popolazione è spesso preda di paure non controllate, come se ci fosse sempre il pericolo di una grande catastrofe che incombe: è una cosa che ci portiamo dietro da millenni. Bene, qualche volta,  qualcosa di non perfettamente comprensibile da un punto di vista scientifico da parte della popolazione genera la paura, come la paura delle antenne per le gigantesche azioni elettromagnetiche che emanano con le radiazioni. Ma le radiazioni, l’elettromagnetismo, il magnetismo, fanno parte della condizione stessa dell’universo. Siamo tutti immersi in campi magnetici, viviamo in campi magnetici, la Terra stessa è un gigantesco elettromagnete, basti pensare alla forza di attrazione che ha la forza di gravità. E quindi, questa paura della gente è un bisogno psicologico. Non è una realtà facilmente contrastabile, proprio perché è un’esplosione che si basa non su dati solidi ma su condizioni emotive.

 

D. – Professor Veronesi, lei è un oncologo ma è stato anche ministro della Salute pubblica. Oggi ci sono istituzioni locali, ultima in ordine di tempo la Regione Lazio, che lavorano a leggi contro l’inquinamento elettromagnetico. Come guarda ad Istituzioni che rispondono alla paura della gente con leggi, diciamo, “ad hoc” ?

 

R. – Ma, vede, le istituzioni locali, qualche volta, accontentano le persone; se la gente ha paura, , accontentiamole eliminando la causa di questa paura. E’ un discorso fin troppo semplicistico ma sostanzialmente è così. Quindi, molto dipende da come le persone sono informate, anche dai mezzi di comunicazione!

 

D. – Quindi, rischiamo leggi strumentali?

 

R. – Molte leggi sono strumentali. In fondo, è compito del legislatore anche di avere una popolazione soddisfatta, tranquilla, serena e quindi è anche comprensibile, sotto una certa ottica. Naturalmente, bisogna vedere se questa tranquillità che si offre alla popolazione non costa poi alla popolazione stessa, perché c’è un costo collettivo che va sostenuto se si cambiano certe regole. I costi, tecnologicamente parlando, diventano giganteschi! Quindi, qualcuno deve pur sopportarli, che poi alla fine è sempre la popolazione con le tasse che deve pagare! Quindi bisognerebbe che la popolazione fosse informata intelligentemente, adeguatamente, ma qui la stampa e le televisioni non ci vengono in aiuto perché per definizione i giornali e i mezzi di comunicazione sono alla ricerca di sensazione, di sensazionalismo, e tutto viene amplificato, tutto viene ingigantito … Poi, il giornalista non guarda tanto se una data affermazione viene da una Commissione di 50 membri di grande prestigio oppure viene da una semplice affermazione di un isolato personaggio che in quel momento ha avuto questa uscita! Quindi, è molto difficile!

 

D. – Quindi, ad esempio, conta di più un Comitato di cittadini contro l’elettrosmog che non una ricerca scientifica che confermi la non correlazione tra salute pubblica e campi elettromagnetici?

 

R. – Dal punto di vista giornalistico, sì! Persone che scendono in piazza e fanno grande baccano sono riportate su otto colonne, il risultato di un comitato scientifico … mah, forse neanche su tre righe! E quindi c’è un divario e la popolazione percepisce di più gli aspetti – diciamo – emotivi e reattivi del problema. E’ un circolo vizioso che in qualche maniera, prima o dopo, andrà comunque risolto e interrotto!

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GOVERNI, SOCIETÀ CIVILE E PRIVATI LEGATI ALL’INFORMAZIONE

 DA DOMANI INSIEME A TUNISI NEL SUMMIT INTERNAZIONALE DELL’ONU

SULLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE

- Intervista con Paolo Serventi Longhi -

 

         Con la partecipazione dei governi ma anche della società civile e del settore privato legato al mondo dell’informazione, prenderà il via domani a Tunisi il Summit internazionale delle Nazioni Unite sulla società dell’informazione (WSIS). Presente ai lavori anche una Delegazione della Santa Sede guidata dall’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Tra gli argomenti del vertice, che proseguirà fino a venerdì prossimo, vi sono la gestione delle nuove tecnologie, le problematiche legate all'accesso all'informazione, allo sviluppo dei media e all'etica della comunicazione. Andrea Cocco ne ha parlato con Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana:

 

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R. – Noi, sindacato italiano e sindacato mondiale dei giornalisti, siamo preoccupati per lo stato del sistema della comunicazione a livello globale. Abbiamo un problema, e, secondo noi, dovrebbe essere un problema centrale del Wsis: quello della riduzione del numero complessivo delle reti, dentro le quali gli operatori ufficiali e indipendenti possano portare i loro contenuti. Sempre meno grandi imprese controllano il sistema e questo è pericoloso, perché rischia di frenare il pluralismo. Chi c’è dietro, per esempio, i grandi portali informativi, da Google a Yahoo? Vi sono pochi imprenditori e azionisti, prevalentemente nordamericani.

 

D. – La concentrazione mediatica, quindi, è uno dei principali problemi che saranno affrontati. Ci sono delle proposte?

 

R. – Sì, noi abbiamo, sia come Federazione italiana che come federazione internazionale, ipotizzato reti libere. Penso a quei Paesi che devono aprirsi al Web, e non solo. Penso al Sud America, al mondo arabo ed anche alla Cina e alla situazione russa, che è una situazione molto delicata.

 

D. – Come si riflette questa concentrazione a livello internazionale sulla qualità dell’informazione, per esempio in relazione alla drammatica situazione della guerra?

 

R. – E’ proprio questo il punto. Una guerra, come quella in Iraq, non può essere raccontata a senso unico. Penso appunto alla coalizione anglo-americana e agli alleati che controllano la stragrande maggioranza delle reti e degli strumenti di comunicazione. Viviamo un momento assolutamente tragico per il mondo. Vedo molta preoccupazione sul terrorismo ed è giusto, ma con l’alibi e con il pretesto del terrorismo si rischia di mettere il bavaglio all’informazione.

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CHIESA E SOCIETA’

15 novembre 2005

 

TAVOLA ROTONDA, OGGI A ROMA, SULLE MINE ANTIUOMO: CIRCA 20 MILA

LE VITTIME OGNI ANNO, PER L’85 PER CENTO CIVILI, DI CUI 3 MILA BAMBINI

- A cura di Massimiliano Menichetti -

 

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ROMA. = Ospitata stamane alla Camera dei Deputati, a Roma, una Tavola rotonda sull’utilizzo delle mine anti-uomo. Presenti numerose personalità, tra le quali Elisabeth Reusse de Crey, presidente dell’Organizzazione non Governativa “Ginevra Call”, in prima linea nella difesa dei rifugiati e contro le torture e le mine anti-uomo. Molto si sta facendo contro le mine, ma bisogna arrivare alla totale messa al bando. Questa la sfida rilanciata alla Tavola rotonda organizzata dalla Campagna italiana contro le mine. Presentato un quadro organico della situazione. Nel 1997, grazie alla campagna mondiale contro le mine, 122 Paesi hanno firmato ad Ottawa la Convenzione che proibisce la produzione e l’uso delle mine. Secondo i dati, circa 20 mila persone ogni anno sono vittime delle mine: 85 per cento civili, 3 mila sono bambini. I Paesi coinvolti in maggioranza nel 2002: Cecenia e Afghanistan. Doppio il piano di lavoro: far sì che tutti gli Stati aderiscano al trattato di Ottawa perché oggi sono ancora fuori Cina, Stati Uniti, Russia e altri 44 Paesi. L’altro piano cerca di coinvolgere i gruppi armati non statali. Secondo il rapporto sull’uso di questi ordigni nel 2004, 65 gruppi, tra cui paramilitari e ribelli, in 19 Paesi, tra cui Sudan, Colombia, India, Afghanistan e Iraq, hanno usato mine.

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RAPPORTO DELLA MISSIONE UMANITARIA DELL’ONU IN IRAQ:

SOTTO ACCUSA ANCHE LE FORZE GOVERNATIVE

CHE NON GARANTISCONO ORDINE, SICUREZZA E RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

 

BAGHDAD. = Milizie e gruppi criminali e terroristici minacciano la sicurezza della popolazione civile in Iraq, dove vaste regioni sono spesso abbandonate all'anarchia. Lo denuncia la Missione umanitaria delle Nazioni Unite in Iraq (UNAMI). In un rapporto pubblicato a Baghdad,  è scritto che “vaste regioni continuano a soffrire a causa della totale mancanza di legge e ordine, con conseguente generalizzato uso della violenza”. Nel rapporto si critica anche il modo di agire delle Forze governative. L’ONU rileva che “centinaia di civili sono stati uccisi o feriti in seguito ad attacchi terroristici, ad assassinii mirati o esecuzioni extra-giudiziarie”. Aggiunge, inoltre, che “le grandi operazioni per il perseguimento della sicurezza” condotte dalla Polizia e dalle Forze speciali irachene “continuano ad ignorare le istruzioni indicate ad agosto 2005 dal ministro degli Interni, con lo scopo di rispettare le garanzie individuali”. Il rapporto stima anche che gli attacchi ripetuti dai gruppi armati contro i civili e le moschee accrescano “i timori che le relazioni tra le comunità possano degenerare in una situazione di paura, di odio e di vendetta”. L’ONU ritiene d'altra parte che le operazioni militari in corso, specialmente nella parte ovest e in quella nord dell’Iraq, abbiano “un effetto devastante sulla popolazione civile” e contribuiscano a provocare spostamenti di popolazione”. Per l’UNAMI, “la proliferazione di milizie ed organizzazioni criminali e terroristiche che agiscono senza essere punite costituisce il maggiore impedimento” ad un ritorno alla normalità. Si sottolinea infine che “il gran numero di persone detenute nel Paese resta un elemento preoccupante” e che “il numero totale delle persone arrestate continua ad aumentare”. (R.G.) 

 

 

FESTEGGIATI I 25 ANNI DEI PROGRAMMI DI “RADIO VERITAS” IN LINGUA BENGALESE, CON UNA MESSA A MANILA  PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO DI DACCA

 

DACCA. = Con una solenne Eucaristia celebrata a Manila da mons. Paulinus Costa, arcivescovo di Dacca, capitale del Bangladesh, si sono festeggiati ieri i 25 anni di servizio di “Radio Veritas” in lingua bengalese, come riferisce l’Agenzia Fides. In questa occasione il presule ha sottolineato che i cristiani del Bangladesh, costretti a vivere in condizioni di estremo disagio e povertà, traggono dai programmi dell’emittente in lingua bengalese lo stimolo per rafforzare la loro fede e la loro speranza. Da Manila la Radio cattolica trasmette in diversi Paesi dell’Asia. Riceve numerosi consensi in tutto il Bangladesh, anche fra i non-cristiani, “perché essa – ha ricordato l’arcivescovo di Dacca - diffonde parole di verità. I cristiani vi trovano un sostegno per la loro fede, i non cristiani la stimano perché non è una radio confessionale, ma trasmette programmi molo interessanti per tutti”. Definendola come “la prima missionaria d’Asia”, mons. Costa ha incoraggiato l’emittente a proseguire nella sua opera di diffusione dei precetti evangelici di amore e solidarietà. Un’opera necessaria in un Paese come il Bangladesh, dove su 140 milioni di abitanti solo il 10 per cento è di religione cristiana (l’85 per cento è musulmano). Preoccupanti sono poi i dati riguardanti la povertà: quasi la metà della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. (A. R.)

 

 

UNA “LUCE PER RICOSTRUIRE LA NAZIONE”: COSÍ L’EPISCOPATO ARGENTINO

ESPRIME ALLA 90a ASSEMBLEA PLENARIA A PILAR, A NORD DI BUENOS AIRES,

LA SUA CONCEZIONE DELLA CONOSCENZA E DELLO STUDIO

DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

 

BUENOS AIRES. = In una Lettera pastorale presentata lo scorso 12 novembre nel corso della 90ª Assemblea Plenaria svoltasi a Pilar, la Conferenza episcopale argentina ha invitato allo studio della Dottrina sociale della Chiesa, considerandola una “luce per ricostruire la Nazione”. Il documento, di circa 20 cartelle, è stato illustrato nelle sue linee principali dal presidente uscente della Commissione episcopale di Pastorale sociale, mons. Carmelo Juan Giaquinta, amministratore apostolico di Resistencia, capitale della provincia del Chaco. Nel testo i presuli argentini precisano che non è nelle loro intenzioni “affrontare tutti i capitoli della Dottrina sociale”, sviscerarne “tutte le implicazioni che questi hanno per la vita sociale argentina”. “Vogliamo semplicemente” – si legge nel messaggio, riportato dall’Agenzia Zenit –  “mostrare l’organicità dei principi e valori che sostengono questa Dottrina”. L’obiettivo è quello di far sì che tutti i cristiani possano essere resi partecipi della “comprensione, elaborazione e applicazione” di questi insegnamenti. “E questo” – aggiungono i vescovi argentini – “per stimolare tutti allo studio della Dottrina sociale della Chiesa, analizzare alla sua luce alcuni aspetti della situazione del Paese e, allo stesso tempo, con la scienza e l’esperienza, applicarla al momento presente”. Solo in questo modo sarà possibile, secondo l’episcopato argentino, dare un contributo effettivo “alla ricostruzione del tessuto sociale, rafforzare il senso di appartenenza alla Nazione e aumentare la consapevolezza di essere cittadini”. Si tratta di un chiaro metodo catechistico: a partire dall’espo-sizione di un principio o un valore, si auspica la sua applicazione da parte del lettore ad una situazione concreta. Ad esempio, nella prospettiva di un principio come quello del bene comune, collocato al primo posto, è possibile – si domandano i vescovi – “misurare la nostra volontà di ricostruire la Nazione?”. Allo stesso modo, una volta esposto il principio del destino universale dei beni, i presuli argentini pongono il problema del superamento della povertà. A questo proposito mons. Giaquinta, ricorda tutte le questioni a ciò connesse, “relative alla politica demografica, al rafforzamento dei comuni dell’interno e delle economie regionali, alla riforma agraria a favore dei piccoli e medi produttori, alla concretezza delle leggi che riconoscono il diritto degli indigeni alla terra produttiva e alla proprietà comunitaria, alla preservazione dell’ambiente”. (A.R.)

 

 

L’UNIONE EUROPEA SI AVVIA A RAFFORZARE LE MISURE DI SICUREZZA AEREA.

PRESTO IL VARO DI UN’UNICA LISTA NERA DELLE COMPAGNIE A RISCHIO,

OLTRE ALL’APPLICAZIONE DELLE STESSE NORME COMUNITARIE PER PILOTI E VETTORI

DI PAESI TERZI CHE VOLANO SULL’EUROPA.

MAGGIORI POTERI ALL’AGENZIA EUROPEA PER LA SICUREZZA

 

BRUXELLES. = Prosegue l’impegno dell’Unione europea per garantire cieli più sicuri: dopo la proposta di creare una lista ‘nera’ unica europea delle compagnie a rischio, Bruxelles  si appresta ad affidare maggiori poteri all'Agenzia europea per la sicurezza area (EASA) di Colonia per controllare anche le compagnie, i piloti e i vettori dei Paesi terzi, che effettuano voli all'interno dell’UE. L’obiettivo della proposta, oggi sul tavolo dall’esecutivo UE a Strasburgo, è di creare un meccanismo di verifica efficace che si applichi non solo (come avviene al momento) alle compagnie aeree degli Stati membri, ma anche agli apparecchi immatricolati in altri Paesi. In pratica, le nuove misure estendono a tutti gli aeroplani che atterrano nell’UE gli obblighi attualmente in vigore per i vettori europei, affidando all’Agenzia europea di Colonia la responsabilità di verificare che tali norme vengano adottate e rispettate, evitando pure che  gli Stati membri applichino con diverso rigore e margine di tolleranza le norme sulla sicurezza aerea. Gli aerei di Paesi terzi dovranno quindi ottenere un certificato che attesti il rispetto delle regole comunitarie, in particolare per la strumentazione di bordo, come ad  esempio i radar anti-collisione, le apparecchiature radio e i controlli sulla quantità e la qualità del carburante. Anche le licenze dei piloti saranno sottoposte a verifiche più accurate. Le nuove misure di controllo saranno presto affiancate dalle norme UE in materia di compagnie ed aeroplani cui è proibito volare nell’UE per questioni di sicurezza. La normativa sulla lista ‘nera’ unica europea è infatti in fase d'arrivo e sarà votata nei prossimi giorni dal Parlamento europeo. Il via libera definitivo è atteso dal Consiglio dei ministri dei Trasporti dell’UE nella prima settimana di dicembre.(R.G.) 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 novembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Sarà aperto il prossimo 25 novembre il valico di Rafah, fra Gaza e Egitto. La decisione, presa al termine di intense trattative tra israeliani e palestinesi, è stata resa nota dal segretario di Stato americano, Condoleeza Rice. Il servizio di Giada Aquilino:

      

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Lo aveva annunciato senza giri di parole: Condoleeza Rice non sarebbe ripartita da Gerusalemme se prima non fosse riuscita ad ottenere un’intesa sul valico di Rafah. E così è stato. L’accordo è arrivato stamani, dopo un incontro tra la Rice e il ministro israeliano della Difesa, Mufaz, e ha giudicato la misura come un rafforzamento della fiducia reciproca con i palestinesi. L’inviata di Washington ha spiegato che il provvedimento riguarda non solo l’accesso alla Striscia di Gaza, ma anche la libertà di movimento. Si tratta di un’intesa determinante per il bilancio dell’economia palestinese e dell’intero processo di pace mediorientale. Nel dettaglio, gli israeliani hanno accettato il passaggio di convogli palestinesi sia passeggeri, sia merci, che faciliteranno i collegamenti tra Gaza e Cisgiordania. Il governo israeliano ha anche accordato il permesso all’Autorità nazionale palestinese ( ANP) per l’esportazione da Gaza di tutti i generi agricoli prodotti durante il 2005. Sarà inoltre consentito il funzionamento ininterrotto dei valichi di confine lungo l’intero perimetro della Striscia, chiusi nelle scorse settimane per il moltiplicarsi di incidenti armati fra miliziani dell’Intifada e pattuglie di confine israeliane.

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Omri Sharon, figlio del premier israeliano Ariel Sharon, si è dichiarato colpevole nella vicenda dei finanziamenti in nero alla campagna elettorale del padre. Omri Sharon si è dichiarato colpevole in tribunale per “falsa testimonianza”. Per la campagna elettorale del padre nel 1999 Omri Sharon ha raccolto finanziamenti molto oltre i limiti imposti dalla legge.

 

Ennesimo attacco terroristico in Pakistan: l’esplosione di un’autobomba davanti ad un fast food a Karachi, nel sud del Paese, ha provocato la morte di almeno tre persone. L’onda d’urto, causata dalla deflagrazione, ha distrutto due agenzie di banca e il locale di ristoro, appartenente ad una catena di ristorazione americana.

 

In Iraq, almeno sei poliziotti sono rimasti uccisi in due distinti attentati condotti dalla guerriglia a Baghdad. Il primo attacco ha provocato la morte di quattro agenti iracheni caduti in un’imboscata tesa da ribelli alla periferia orientale della capitale. Poco dopo, altri due poliziotti sono morti per l’esplosione di un’autobomba nei pressi di un ristorante. Sempre a Baghdad, uomini armati hanno assassinato un docente universitario di letteratura araba.

 

In Afghanistan, gli inquirenti sospettano il coinvolgimento della rete terroristica ‘al Qaeda’ nell’organizzazione dei due attentati di ieri a Kabul contro la missione ISAF della NATO. “Solo al Qaeda ha la capacità di portare a termine  un attacco coordinato di questo tipo”, ha dichiarato il comandante della polizia afgana. Gli attacchi kamikaze, rivendicati dai talebani, hanno causato la morte di nove persone, tra le quali un soldato tedesco, una donna e un bambino.

 

Torna lentamente alla normalità la situazione nelle periferie francesi, dopo 19 notti di tumulti. Più di 160 i veicoli che sono stati dati alle fiamme la notte scorsa, e almeno 40 persone sono state arrestate dalla polizia. Intanto, il governo ha chiesto ieri al parlamento una proroga di tre mesi della scadenza delle misure d’emergenza per fronteggiare la rivolta. Il presidente Chirac, rivolgendosi ieri sera alla nazione, ha detto inoltre che i ragazzi dei quartieri difficili “sono tutti figli della Francia”.

 

In Germania, dopo l’approvazione del programma di governo da parte di cristiano-democratici, cristiano-sociali e socialdemocratici, è stato tolto ieri l’ultimo ostacolo alla nascita della Grande Coalizione guidata da Angela Merkel. Il servizio di Giovanni Del Re:

 

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E’ stato un via libera pieno quello che i Congressi di CDU, CSU e SPD hanno dato alla seconda grande coalizione della storia tedesca. Ilsì’ è arrivato compatto. Solo tre voti negativi nella CDU; 15no’ su un totale di 500 votanti fra i social democratici e unanime il consenso dei cristiano-sociali bavaresi. “La grande coalizione - ha ribadito la cancelliere designata, Angela Merkel - è l’unica prospettiva responsabile per il Paese”. Angela Merkel ha inoltre attaccato i critici: “Questa alleanza – ha detto – merita una chance”. I social democratici, dal canto loro, hanno dovuto ammettere dolorose concessioni, come il rallentamento della tutela dei lavoratori dal licenziamento o l’aumento dell’IVA di tre punti entro il 2007. Tuttavia, il cancelliere uscente, Gerhard Schröder, ancora una volta ha voluto mostrarsi soddisfatto. Nel suo ultimo discorso, di fronte ad un Congresso di partito della Merkel, ha detto che “l’accordo di coalizione reca una netta impronta social-democratica”. Intanto, però, vi sono forti polemiche: la stampa, ma anche tre partiti di opposizione, i liberali, i verdi, sinistra       estrema, lamentano la stangata prevista per i cittadini dall’accordo di coalizione. Il provvedimento, in base a queste critiche, non sarebbe accompagnato da un vero stimolo per l’economia. Polemiche che, ormai, non impediranno la firma ufficiale del patto di coalizione venerdì e l’elezione al Bundestag, il 22 novembre, di Merkel a primo cancelliere donna della storia tedesca.

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“Sulla Finanziaria non cambio nulla”. Lo ha detto il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, dopo la decisione della consulta sull’illegittimità dei tagli agli enti locali previsti dalla finanziaria 2006. Il capo di governo ha anche annunciato un piano di cinque anni per dare la casa a tutti gli sfrattati.

 

In Cina, il partito comunista celebrerà in modo ufficiale il 90.mo anniversario della nascita di Hu Yaobang, leader riformista nato il 20 novembre del 1915. L’iniziativa, annunciata stamani dal portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, intende riabilitare la figura di Hu Yaobang, che nel 1987 fu costretto a rassegnare le dimissioni da segretario generale del partito comunista. Dopo la sua morte, avvenuta nell’aprile del 1989, gli studenti manifestarono in favore della democrazia in piazza Tienanmen. Le rivendicazioni studentesche furono represse nel sangue dall’esercito e morirono centinaia di giovani.

 

Con una riunione ministeriale preparatoria si è aperto oggi a Pusan, in Corea del Sud, il forum dell’Associazione per la cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC). In vista del summit annuale dei 21 Paesi membri, venerdì e sabato, i ministri del Commercio si sono incontrati, stamani, con il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), Pascal Lamy. Il vertice vedrà anche la partecipazione del presidente statunitense, George Bush, in questi giorni in visita diplomatica in Asia.

 

Crisi diplomatica tra Venezuela e Messico. Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ed il capo di Stato messicano, Vicente Fox, hanno deciso, ieri, di ritirare i rispettivi ambasciatori. La presa di posizione arriva dopo le aspre polemiche che hanno animato  il Vertice delle Americhe, svoltosi la settimana scorsa a Mar del Plata, in Argentina. In quella occasione, Chavez aveva duramente criticato il progetto dell’ALCA, l’area di libero commercio proposta dagli Stati Uniti, e aveva definito il presidente Fox un “suddito” del capo della Casa Bianca, George Bush.

 

Varie città dell’Uganda sono state teatro di violenti scontri tra forze dell’ordine e sostenitori del leader dell’opposizione Kizza Besigye, arrestato a Kampala con l’accusa di tradimento. Besigye, ritornato in patria dopo quattro anni di esilio in Sud Africa, viene considerato come l’unica alternativa al regime del presidente Museveni, ininterrottamente al potere dal gennaio del 1986. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Besigye sapeva bene di rischiare, ma ha voluto rientrare in Uganda per iscriversi alla tornata elettorale per le presidenziali, in programma il prossimo anno. Besigye dovrebbe comparire oggi davanti al giudice di un’Alta Corte per rispondere dell’accusa di aver tentato di destituire il governo di Kampala alla guida del sedicente Esercito di redenzione del popolo, milizia ribelle di stanza nella Repubblica democratica del Congo. Al suo ritorno in Uganda il mese scorso, Besigye aveva dichiarato ai giornalisti che i tempi sono ormai maturi per porre termine a quella che chiama la dittatura di Museveni. Un tempo, i due contendenti erano grandi amici militando insieme nei ranghi delNational Resistence Army. Besigye era il medico personale di Museveni e appoggiò la sua leadership fin quando non si rese conto che il presidente stava trasformando il governo in una sorta di regime   oligarchico di stampo familiare, tradendo gli ideali della rivoluzione che lo aveva portato al potere. Besigye è accusato di tradimento con altre 22 persone, un reato punibile con la pena di morte. Appena diffusa la notizia del suo arresto, centinaia di sostenitori di Besigye ieri hanno dato vita ad una violenta protesta a Kampala, scontrandosi con le forze dell’ordine. Ma anche in altre parti del Paese sono stati registrati disordini.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Il servizio veterinario cinese ha reso noto che il governo di Pechino intende procedere alla vaccinazione di tutti i 14 miliardi di polli contro l'influenza aviaria. Intanto, almeno 50 uccelli sono morti in un centro di quarantena in Gran Bretagna per il virus dell’influenza aviaria. Lo ha reso noto il ministero dell’Ambiente britannico.

 

 

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