RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 318 - Testo della trasmissione di lunedì 14  novembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Commossa cerimonia a Palazzo Montecitorio a tre anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II al Parlamento italiano. Benedetto XVI invia un messaggio: la Chiesa non rivendica privilegi ma vuole solo adempiere alla propria missione nel rispetto della laicità dello Stato

 

Il dialogo tra cristiani ed ebrei, seme di pace e di riconciliazione per il futuro del pianeta: così Benedetto XVI ai membri del Simon Wiesenthal Center degli Stati Uniti

 

Il Papa riceve il Cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel

 

Sul richiamo del Papa all’importanza del ruolo dei laici nella vita della Chiesa, ieri all’Angelus, la riflessione di  Sergio Marelli e Maria Luisa Santolini

 

La Beatificazione di Charles de Foucauld. Ai nostri microfoni fratel Nino Patanè

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Spagna Zapatero lancia il dialogo con i promotori della manifestazione contro la legge sulla scuola: intervista con Antonio Pelayo

 

Oggi è la Giornata Mondiale del diabete. Ce ne parla Umberto Valentini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Allarme della FAO: il mondo perde ogni anno 7 milioni di ettari di foreste

 

In Pakistan, bande di musulmani bruciano alcune chiese, conventi, scuole e case cristiane

 

Oggi ad Assisi inizia la 55.ma Assemblea  generale della Conferenza episcopale italiana

 

L’episcopato brasiliano contro la depenalizzazione dell’aborto nel Paese

 

Sat2000, l’emittente satellitare dei cattolici italiani, lancia il nuovo palinsesto

 

24 ORE NEL MONDO:

Giordania sotto choc dopo l’intervista alla kamikaze mancata di Amman

 

Decine di morti in Iraq in nuovi attentati e scontri

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 novembre 2005

 

COMMOSSA CERIMONIA A PALAZZO MONTECITORIO A TRE ANNI DALLA STORICA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II AL PARLAMENTO ITALIANO. BENEDETTO XVI INVIA

UN MESSAGGIO: LA CHIESA NON RIVENDICA PRIVILEGI MA VUOLE SOLO ADEMPIERE ALLA PROPRIA MISSIONE NEL RISPETTO DELLA LAICITA’ DELLO STATO

 

Tre anni fa, il 14 novembre 2002, un giorno storico per l’Italia: Giovanni Paolo II varcava la soglia di Palazzo Montecitorio, in visita al Parlamento, riunito in seduta congiunta, alla presenza del capo dello Stato. Per celebrare quell’even-to, stamane, nell’aula parlamentare è stata scoperta una targa commemorativa. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Grande commozione, il sentimento comune, di questa cerimonia, presieduta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, insieme al presidente della Camera Pierferdinando Casini, al cardinale vicario Camillo Ruini e all’arcive-scovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, che ha portato un messaggio di Benedetto XVI, a rievocare una “visita storica” frutto - si legge - “di una visione serena delle relazioni tra Chiesa e Stato, nella consapevolezza degli ‘impulsi altamente positivi’ che da tali relazioni hanno tratto, nel corso del tempo, sia la Chiesa che la Nazione italiana”. “La Chiesa in Italia e in ogni Paese, come pure nei diversi consessi internazionali, non intende rivendicare per sé alcun privilegio, – sottolinea il Papa – ma soltanto avere la possibilità di adempiere alla propria missione nel rispetto della laicità dello Stato”, che “se bene intesa, non è in contrasto con il messaggio cristiano”, ma piuttosto ne è “debitrice, come ben sanno gli studiosi della storia delle civiltà”. Da qui l’auspicio del Santo Padre “che tale spirito di sincera e leale collaborazione si approfondisca sempre più”.

        

Nel messaggio anche l’invito ai parlamentari di ispirarsi “fattivamente” agli insegnamenti di Giovanni Paolo II, “promuovendo la formazione della persona umana, la cultura, la famiglia, la scuola, una piena e dignitosa occupazione, con una sollecita attenzione per i più deboli e per le antiche e nuove povertà”. “Un’Italia fiduciosa di sé e internamente coesa” – come affermava Papa Wojtyla – “costituisce una grande ricchezza per le altre nazioni d’Europa e del mondo”. Ma “tale coesione – afferma Benedetto XVI – presuppone un centro, un nucleo di significato e di valore intorno al quale possano convergere le diverse posizioni ideologiche e politiche. Questo centro non può che essere la persona umana, con i valori inerenti alla sua dignità individuale e sociale che la Chiesa desidera ardentemente servire”. E “il mio auspicio - conclude il Papa - è che la Santa Sede e lo Stato italiano sappiano cooperare sempre più in tale nobile impegno”.

        

Molti i testimoni questa mattina nell’Aula parlamentare di Montecitorio, che hanno avuto l’onore tre anni fa di accogliere Giovanni Paolo II, ascoltando il suo storico discorso rivolto nel ‘cuore’ politico dello Stato italiano, invitando le Istituzioni a lavorare per il progresso del Paese e dell’Europa intera, a partire dalle categorie più deboli:

 

Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune della Nazione”.

 

Una cooperazione – raccomandava Papa Wojtyla – che non può prescindere dai “fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell’essere umano”, mettendo in guardia dal “rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale, e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità”. Non si può fare dunque a meno di una “verità ultima che guidi e orienti l’azione politica”, l’ammonimento profetico Giovanni Paolo II:

 

“Le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”.

 

Si legge nella targa posta sulla destra rispetto allo scranno presidenziale dell’aula parlamentare che Giovanni Paolo II “fece auspicio di nuovi e fecondi traguardi di giustizia e di pace nel solco dei valori di civiltà della Nazione (italiana) per una umanità senza confini”.

        

Da parte sua, il presidente della Camera, Casini ha suggellato così il significato di quella visita: “Con quel gesto - ha detto - un cammino difficile e assai  controverso giungeva a compimento: le barriere e le  incomprensioni che tanto a lungo avevano segnato le relazioni  tra Santa Sede e Stato italiano venivano superate una volta per tutte”.

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IL DIALOGO TRA CRISTIANI ED EBREI, SEME DI PACE E DI RICONCILIAZIONE

PER IL FUTURO DEL PIANETA: COSI’ BENEDETTO XVI

AI MEMBRI DEL SIMON WIESENTHAL CENTER DEGLI STATI UNITI

 

Un mondo rigenerato dalla pace e dal dialogo, grazie anche all’impegno congiunto di cristiani ed ebrei, che posseggono un’antica e comune eredità spirituale. L’auspicio è stato espresso questa mattina da Benedetto XVI alla delegazione del Simon Wiesenthal Center statunitense, ricevuta nella Sala del Concistoro. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Nel 40.mo della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, che formulò “i principi che hanno guidato gli sforzi della Chiesa nel promuovere una comprensione migliore fra ebrei e cattolici”, Benedetto XVI ha riconosciuto la “storia difficile e dolorosa” dei rapporti fra le due comunità, ma anche “la nuova e più positiva direzione” che li caratterizza attualmente.

 

“Dobbiamo continuare ad avanzare - ha osservato il Papa davanti alla quarantina di ospiti ricevuti in udienza - lungo il percorso del rispetto e del dialogo reciproci, ispirato dalla nostra eredità spirituale comune ed impegnato in una cooperazione più efficace al servizio della famiglia umana”. I cristiani e gli ebrei, ha proseguito, “possono fare molto per permettere alle generazioni future di vivere nell'armonia e nel rispetto”, secondo quella dignità donata ad ogni essere umano dal Creatore. Benedetto XVI ha concluso esprimendo la speranza, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che questo secolo possa vedere “il nostro mondo emergere dalla ragnatela del conflitto e della violenza, e seminare i germi per un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace”.

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UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina, in successive udienze, il cancelliere federale austriaco, Wolfgang Schüssel, il presidente della Regione irachena del Kurdistan, Masoud Al-Barzani, e un gruppo di sei presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Ceca, guidati dal cardinale arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk.

 

In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lodi presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Giacomo Capuzzi. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Giuseppe Merisi, finora ausiliare dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Mons. Merisi, 67 anni, è originario della provincia di Bergamo. Ex‑allievo salesiano, si è dapprima laureato in Giurisprudenza all'Università Cattolica, quindi è entrato nel Seminario di Venegono Inferiore per gli studi ecclesiastici. Ordinato sacerdote nel 1971 e vescovo nel ‘95, è membro della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute e delegato CEI nella Commissione degli episcopati della Comunità Europea.

 

A Cuba, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Holguín presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Héctor Luis Lucas Peña Gómez. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato mons. Emilio Aranguren Echeverría, finora vescovo di Cienfuegos. Il 55.enne neo vescovo di Cuba ha studiato nel Seminario minore di San Basilio a Santiago di Cuba e poi in quello Maggiore San Carlos y San Ambrosio di San Cristóbal de La Habana. E’ stato più volte parroco, quindi dopo l’ordinazione episcopale avvenuta nel 1991 è stato nominato primo vescovo di Cienfuegos. Sempre dal 1991, mons. Aranguren è segretario della Conferenza episcopale e attualmente è presidente del Dipartimento “Comunión Eclesial y Diálogo” del CELAM.

 

Benedetto XVI ha nominato il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, suo inviato speciale al primo Congresso eucaristico nazionale del Ciad, in programma a Moundou dal 4 all’8 gennaio 2006.

 

 

SUL RICHIAMO DEL PAPA ALL’IMPORTANZA DEL RUOLO DEI LAICI NELLA VITA

DELLA CHIESA, IERI ALL’ANGELUS, LA RIFLESSIONE DI DUE LAICI CATTOLICI IMPEGNATI NEL SOCIALE: SERGIO MARELLI, PRESIDENTE DELLA FOCSIV E MARIA LUISA SANTOLINI, PRESIDENTE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMIGLIARI

 

All’Angelus di ieri, Benedetto XVI ha ribadito l’importanza del ruolo dei laici nella vita della Chiesa. Ricordando alcuni documenti fondamentali come la Costituzione conciliare Lumen Gentium e il decreto Apostolicam actuositatem, il Papa ha incoraggiato le associazioni dei laici a rinnovare il proprio impegno. Parole accolte con entusiasmo da Sergio Marelli, presidente della FOCSIV, la Federazione degli organismi cristiani di volontariato, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Innanzitutto, mi sembra un messaggio – ancora una volta – di grande continuità e che forse toglie – per chi ne avesse mai avuto – ogni ombra di dubbio anche sull’attenzione verso il sociale di questo nuovo Papa, di Benedetto XVI. E la dottrina sociale della Chiesa, questo grande filone che dal Concilio Vaticano II continua a permeare la coscienza di tutti coloro i quali hanno compreso che, essere nel mondo ma non del mondo, è un impegno, è una richiesta che viene fatta a tutti i cristiani e a tutti i credenti.

 

D. – Benedetto XVI ha messo l’accento sull’apostolato organizzato. Come accoglie questo incoraggiamento?

 

R. – Si tratta ogni tanto anche di ricevere un incoraggiamento a continuare sulla strada sempre perseguita, ovvero della necessità che tra gli individui si creino delle sinergie, delle organizzazioni perché lottare contro le strutture di peccato, così come le aveva chiamate Giovanni Paolo II, è un’impresa ardua, è una lotta difficile, è una tendenza controcorrente. Le organizzazioni dei laici organizzati, dei laici che si mettono insieme per richiedere maggior giustizia, è in qualche modo un’esigenza dettata dal fatto di andare contro una cultura dominante che sembra negare i valori, addirittura in molti casi il valore stesso della vita.

 

D. – Nella veste di presidente delle Associazioni delle ONG italiane, lei si confronta con persone in realtà in cui non c’è un radicamento nella fede. Qual è la sua esperienza al riguardo?

 

R. – A volte è anche un confronto arduo che necessita un forte radicamento e soprattutto un continuo e costante, assiduo confronto con la parola di Dio. Ma da questo punto di partenza, io penso che si possa anche con chi non condivide la nostra fede, provare punti di convergenza e insieme portare avanti quei valori che noi sappiamo essere i valori che derivano da un’ispirazione evangelica.

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Sempre all’Angelus di ieri, il Papa ha affermato che “tutti i battezzati sono chiamati alla perfezione della vita cristiana: sacerdoti, religiosi e laici, ognuno secondo il proprio carisma e la propria specifica vocazione”. Un richiamo alla pluralità presente nella Chiesa su cui si sofferma Maria Luisa Santolini presidente del Forum delle Associazioni Familiari, al microfono di Alessandro Gisotti:

 

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R. – Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da una grande presenza di un laicato organizzato, con una presenza anche diversificata però con la stessa ansia per il bene comune, con una differenza di carismi ma tutti uniti nell’affermare la dignità dell’uomo.

 

D. – Il Papa ha ribadito che la fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo. Come si vive questo aspetto spirituale che caratterizza l’impegno del cristiano nella vita sociale?

 

R. – Non bisogna farsi travolgere dal fare, e farsi travolgere anche dall’ansia degli obiettivi perché si rischia poi di diventare delle succursali di realtà che sono molto più vicine alla città dell’uomo che alla città di Dio. Non vorrei che noi impegnati tanto e su tanti fronti, diventassimo auto-referenti, un po’ troppo sicuri di noi stessi, portando avanti – appunto – più le nostre idee che le parole del Concilio, della Chiesa, del Magistero e, in definitiva, di Cristo.

 

D. – Il Concilio Vaticano II – ha detto Benedetto XVI – insiste sull’importanza dell’apostolato organizzato per incidere sulla mentalità generale. Una sfida non sempre facile, oggi …

 

R. – Siccome siamo davanti ad una sfida di tipo culturale, fondamentalmente, non è facile perché abbiamo a che fare con persone agguerrite, molto decise a contrastare proprio la cultura che deriva dall’esperienza cristiana. E quindi, abbiamo di fronte sfide che sono sempre più radicali e sempre più profonde, sono questioni che minano alla base il discorso della vita, il discorso della famiglia … Per questo, dobbiamo essere più preparati ma anche più umili; con una chiara identità ma anche più dialoganti.

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LA BEATIFICAZIONE DI CHARLES DE FOUCAULD:

MISSIONARIO TRA I TUAREG NEL SAHARA

E APOSTOLO DELLA FRATELLANZA UNIVERSALE

- Intervista con fratel Nino Patanè -

 

“Ha posto l’Eucaristia e il Vangelo al centro della sua esistenza”, ha seguito Gesù “nell’umiltà e nella povertà”, ci ha invitato alla “fraternità universale”. Con queste  parole il Papa ha salutato ieri la Beatificazione di Charles de Foucauld in San Pietro. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

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“Dio costruisce sul nulla”: così soleva ripetere Charles de Foucauld che ricordava: “E' con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel nulla dei mezzi umani che si conquista il cielo e che la fede viene propagata". Lui può parlare così perchè ha fatto esperienza di essere niente: cacciato dall’esercito francese per indisciplina, alla ricerca disperata del significato della vita e senza alcuna fede. Nel fallimento più totale ha i primi segni di Dio nel deserto proprio in mezzo agli arabi. Quindi trova la fede nel confessionale: ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto, fratel Nino Patanè dei Piccoli fratelli di Gesù:

 

“Il confessionale è il punto di arrivo di una ricerca iniziata in Algeria, quando era ufficiale dell’esercito francese, e in Marocco dove compie una pericolosa esplorazione. Negli anni della sua permanenza in Africa del Nord la fede degli arabi, con i quali necessariamente convive, lo impressiona. La loro preghiera, la loro ospitalità, la loro sottomissione al volere del Dio Unico e Trascendente fanno sorgere in lui il grande interrogativo: ‘E se Dio esistesse veramente?’. Anche l’esempio affettuosamente discreto della sua famiglia, profondamente cristiana, gli pone degli interrogativi. Stima troppo i suoi per disprezzare ciò in cui credono. Nel confessionale trova quel Dio misericordioso e pieno di tenerezza che non lo aveva mai abbandonato. Quel Dio che per amor suo si era fatto Uomo per salvarlo e che, per nutrirlo, aveva accettato anche di divenire Eucaristia. Quel Dio che, non avendolo mai abbandonato, lo aspettava per accoglierlo”.

 

Padre Charles annuncia il Vangelo ai Tuareg, ai poveri del Sahara: è  più povero di loro ma li istruisce e li difende dai predoni.  E dai predoni del deserto viene ucciso: cercavano il suo tesoro, di cui spesso parlava. Non avevano capito che quel tesoro era Gesù nel Tabernacolo. Charles de Foucauld era pronto. Così si rivolgeva a Dio ogni giorno: “Padre, mi abbandono a Te, fa di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature: non desidero nient'altro, mio Dio. Rimetto l'anima mia nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo. E’ per me un’esigenza d’amore il donarmi a Te, l’affidarmi alle tue mani, senza misure, con infinita fiducia: perché tu sei mio Padre”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – L’apostolato personale associativo dei laici esige una robusta spiritualità.

La beatificazione dei servi di Dio Charles de Foucauld, Maria Pia Mastena e Maria Crocifissa Curcio alla presenza di 25.000 fedeli.

All’Angelus Benedetto XVI prosegue la riflessione sull’attualità del Concilio, soffermandosi sul Decreto “Apostolicum actuositatem”.

 

Servizio vaticano - Il Messaggio del Papa al Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica italiana.

Il discorso di Benedetto XVI ad una Delegazione del “Simon Wiesenthal Center” degli Stati Uniti 

 

Servizio estero - Francia: deciso lo stato d’emergenza per tre mesi.

 

Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti dal titolo “Arnolfo di Cambio e la rinascita medievale”: a Perugia e a Orvieto una mostra per i settecento anni dalla morte dell’artista.

 

Servizio italiano - Iraq; ritiro delle truppe solo se concordato: le parole del Ministro della difesa Martino a Nassiriya.

Un articolo dal titolo “Multiformi attacchi alla cultura della vita”: dalla pillola abortiva ai consultori familiari.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 novembre 2005

 

 

SPAGNA: IL PREMIER ZAPATERO CONVOCA GLI ORGANIZZATORI

DELLA GRANDE MANIFESTAZIONE CONTRO LA LEGGE SULLA SCUOLA

- Intervista con Antonio Pelayo -

 

Il premier spagnolo, Zapatero, ha convocato gli organizzatori della grande manifestazione contro il disegno di legge sulla scuola che ha riunito sabato scorso nel centro di Madrid centinaia di migliaia di persone appartenenti ad associazioni familiari e scolastiche. Una pressante richiesta al capo del governo era stata fatta per bloccare la normativa che, secondo i manifestanti, viola il diritto alla libertà di educazione e declassa l’insegnamento della religione. Ma quali i motivi di questa parziale apertura di Zapatero? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Pelayo, corrispondente a Roma dell’emittente Amtena Tres:

 

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R. – Io credo che, alla fine, il presidente del governo spagnolo ha capito che non poteva ignorare una manifestazione così massiccia della volontà dei cittadini. Il presidente, per più di un anno, si è rifiutato di ricevere i presidenti di queste associazioni che avevano raccolto tre milioni di firme per difendere l’insegnamento della religione, e alla fine credo che si sia arreso al buon senso: un politico non può ignorare la voce della strada, anche se non corrisponde ai suoi programmi di governo.

 

D. – Dopo questa vicenda, i sondaggi danno in calo la popolarità del governo Zapatero. La decisione di incontrare i rappresentanti dei manifestanti, crede sia dovuta al tentativo di recuperare il consenso popolare?

 

R. – Diciamo che il ribasso della popolarità di chi governa è un fenomeno fino ad un certo punto naturale; così presto, è un altro discorso, vuol dire che si stanno commettendo errori grossi, perché non è che si perdono sei-sette punti in pochi mesi!

 

D. – Si può pensare, a questo punto, che il disegno di legge sull’educazione scolastica possa subire sensibili modifiche?

 

R. – Questa legge è ancora nella fase parlamentare, dunque è possibile introdurre dei cambiamenti; sarebbe perfino possibile ritirarla, ma bisogna tener conto del fatto che nel Parlamento spagnolo il Partito socialista ed i suoi alleati hanno una maggioranza ‘comoda’ che permette loro di poter far approvare le leggi senza l’accordo con le altre forze parlamentari. Non so se si sia scelta questa via, o se si vorrà scendere a patti con l’opposizione che è pronta a fare, come ha detto, degli emendamenti che consentano di ritirare alcuni articoli considerati lesivi per i diritti dei genitori e per i diritti della società.

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SENSIBILIZZARE VERSO UNA PREVENZIONE TEMPESTIVA DEL DIABETE,

MALATTIA “SILENZIOSA” CHE COLPISCE 170 MILIONI DI PERSONE AL MONDO:

L’OBIETTIVO DELL’OMS E DELLA FID PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE

- Intervista con Umberto Valentini -

 

Partiamo con il piede giusto: evitiamo l'amputazione”. E’ un titolo che propone con garbata provocazione il dramma che colpisce molti dei 170 milioni di diabetici che oggi vengono ricordati nella Giornata mondiale promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Federazione internazionale del diabete (FID). Lo slogan del titolo richiama l'attenzione sulle complicazioni del diabete mellito,  principale causa di amputazione degli arti inferiori per i problemi neurologici e vascolari periferici che spesso accompagnano la malattia. Una prevenzione tempestiva del male, sottolineano i dati dell’OMS, potrebbe prevenire almeno l’80% degli interventi di amputazione e le sue possibili conseguenze: decesso,  disabilità, riduzione della qualità della vita degli  amputati. Marina Tomarro ne ha parlato con Umberto Valentini, presidente dell’Associazione medici diabetologi (AMD):

 

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R. – La malattia diabetica viene chiamata anche “malattia del silenzio”, nel senso che è una malattia che non dà disturbi, non dà sintomi nella stragrande maggioranza dei casi. Quindi, una persona può avere la malattia senza rendersene assolutamente conto. E la malattia può manifestarsi con gravissimi episodi, tipo un infarto, ictus e così via, che sono espressione di una malattia presente da anni e non diagnosticata. Quindi, il fatto di sensibilizzare la popolazione a questa malattia ha un significato per la prevenzione, in quanto sappiamo che gli stili di vita, un’alimentazione corretta, lo stare nel peso forma, un’attività fisica adeguata, permettono alle persone a rischio di prevenire la malattia o di rallentarne la comparsa. Dall’altra, il significato è anche quello di riuscire ad individuare quelle persone che sono malate ma non lo sanno. Dai calcoli si dice che il 5 per cento della popolazione è affetta da diabete, di cui il 3 per cento sa di avere questa malattia e il 2 per cento è malata ma non sa di averla. E’ talmente radicata la convinzione comune che se non c’è dolore non c’è malattia che molto spesso la malattia viene sottovalutata. Uno dice “Sì, mi hanno detto che ho il diabete, ma fondamentalmente mi sento bene. Lavoro, sono in forze. Tutto sommato che senso ha curarmi, quando non ho problemi di salute”. Quindi, l’assenza di dolore è qualcosa che non funziona con questa patologia, anzi si possono avere delle lesioni molto, molto gravi, senza avere proprio nessun tipo di dolore. La prevenzione, quindi, e la diagnosi precoce della malattia sono fondamentali, affinché una persona abbia una buona qualità della vita all’interno di una buona qualità della salute.

 

D. – In che modo possiamo prevenire il diabete? Quali sono i consigli che lei può dare proprio per prevenire questa malattia?

 

R. – Ci sono degli studi certi, fatti su migliaia di persone, che dimostrano come un’attività fisica adeguata ed un’alimentazione corretta nelle persone a rischio riducano la comparsa del diabete. Cosa vuol dire in pratica? Vuol dire che basterebbe, secondo questi studi, un calo di peso di quattro chili e una camminata al giorno a passo sostenuto di 30 minuti, per rallentare la comparsa della malattia. Paradossalmente sono interventi apparentemente semplicissimi. In realtà, queste cose semplici non vengono fatte.

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CHIESA E SOCIETA’

14 novembre 2005

 

 

IL MONDO PERDE OGNI ANNO 7 MILIONI DI ETTARI. E’ QUESTO L’ALLARME LANCIATO DAL RAPPORTO DELLA FAO SULLE RISORSE FORESTALI PRESENTATO A ROMA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ROMA. = Ogni anno la terra viene privata di un’area boschiva della grandezza della Sierra Leone. E’ uno degli allarmanti dati emersi dall’ultimo rapporto della FAO, intitolato “Valutazione delle Risorse Forestali Mondiali 2005” e presentato stamani a Roma. Il fenomeno della deforestazione, si legge nello studio, è in parte arginato dai programmi di rimboschimento e dall’espansione naturale delle foreste. Ad aver subito i danni maggiori, sono il Sud America e l’Africa, con oltre 4 milioni di ettari persi all’anno. In Asia, invece, si è registrato un recupero  annuo di un milione di ettari grazie in particolare agli sforzi della Cina. Per quanto riguarda l’Europa, le aree boschive continuano ad espandersi, ma ad un ritmo più lento rispetto agli anni ‘90. Lo studio sottolinea, poi, che il 30 per cento del territorio mondiale è ricoperto attualmente da foreste: oltre i due terzi di esse si trovano in 10 Paesi. Lo Stato con la più vasta area boschiva è la Russia, seguita da Brasile e Canada. La ricerca evidenzia anche come le foreste siano i grandi polmoni della Terra: nel complesso, il carbonio assorbito da questi habitat è circa il 50 per cento in più di quello contenuto nell’atmosfera. Non si può dimenticare, inoltre, la funzione produttiva degli alberi: un terzo delle foreste del pianeta è impiegato per la produzione di legname. Partendo da questo dato, il rapporto sottolinea l’importanza dei prodotti forestali per le economie locali, nazionali e internazionali, che vedono impiegati in totale quasi 10 milioni di persone. L’obiettivo, indicato dalla FAO, è quello di offrire un aiuto ai governanti nell’adozione di politiche e programmi forestali che cerchino di conciliare l’economia con la tutela dell’ambiente.

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IN PAKISTAN, MIGLIAIA DI MUSULMANI BRUCIANO CHIESE, CONVENTI, SCUOLE E CASE CRISTIANE. LA COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE ACCUSA DI “NEGLIGENZA”

LA POLIZIA E I POLITICI E CHIEDE DI ABOLIRE LE LEGGI SULLA BLASFEMIA

 

LAHORE. = In Pakistan, circa 2 mila persone hanno attaccato e incendiato ieri, in un villaggio nel distretto del Punjiab, diverse strutture cattoliche: sono state prese di mira, in particolare, tre chiese, un convento, due scuole e la casa di un parroco. Almeno 450 famiglie cristiane sono fuggite dal villaggio nel timore di nuovi episodi di violenza. L’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, ha riferito che “gli attacchi sono stati pianificati e organizzati”. “La nostra gente – ha detto il presule all’agenzia AsiaNews – è in ansia e desideriamo che il governo faccia qualcosa”. La nuova ondata di violenze è stata scatenata da un presunto caso di blasfemia. Secondo diversi fondamentalisti musulmani, il cristiano Yousaf Masih avrebbe bruciato alcune copie del Corano. Dopo gli attacchi, la Commissione Giustizia e Pace ha diffuso una dichiarazione in cui si afferma che “la polizia locale sembra essere parte in causa di questi atti di terrore”. La religione – si legge nel documento – viene utilizzata in modo strumentale per diffondere odio contro le minoranze religiose. La dichiarazione ribadisce anche che “le leggi sulla blasfemia sono la causa principale e lo strumento per creare squilibri nella società”. La negligenza di ministri e politici – si legge poi nel testo – ne permette l’abuso in larga scala, provocando ingiustizie. Per questo, si chiede al governo di “fare dei passi per educare le masse alla tolleranza e alla pace, eliminando elementi discriminatori verso le religioni nelle scuole e nei media, e cancellando le leggi discriminatorie”. In Pakistan, la controversa legge sulla blasfemia punisce con l'ergastolo le offese al Corano e prevede la pena capitale per “tutti coloro che con parole o scritte insultano il profeta Maometto”. (A. L.)

 

 

LA FORMAZIONE AL MINISTERO PRESBITERALE E LA PASTORALE DEL MONDO

DELLA SANITÀ. SONO I TEMI AL CENTRO DELLA 55.MA ASSEMBLEA  GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, CHE SI APRIRÀ QUESTO POMERIGGIO AD ASSISI

 

ASSISI. = Con la prolusione del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini, si aprirà nel pomeriggio, ad Assisi, la 55.ma Assemblea generale della CEI. I principali argomenti al centro dei lavori saranno la formazione al ministero presbiterale e la pastorale nel mondo della sanità. La discussione sul primo tema sarà accompagnata dalla presentazione del documento La formazione per il ministero presbiterale nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme per i Seminari”. Il testo esamina la nozione di “carità pastorale” come aspetto peculiare della natura e della missione del sacerdote. Il documento analizza, inoltre, i criteri di ammissione al seminario maggiore e sottolinea l’impor-tanza del discernimento vocazionale. L’altro aspetto centrale, la pastorale nel mondo della sanità, sarà approfondito con interventi sulle strutture di ispirazione cristiana e sull’assistenza religiosa negli ospedali e nelle case di cura. Alla relazione introduttiva “L’azione pastorale della Chiesa nel mondo della salute nel contesto attuale: sfide e prospettive” seguiranno poi analisi e considerazioni sullo scenario socio-legislativo nell’ambito della sanità. Verrà anche ricordato il 40.mo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano Vaticano II: nel corso dell'Assemblea, che si concluderà il prossimo 18 novembre, è prevista infatti nella Cattedrale di San Rufino, una celebrazione di ringraziamento per il dono del Concilio alla Chiesa universale. (A. L.)

 

 

“UN ATTACCO FRONTALE AL DIRITTO FONDAMENTALE DI OGNI ESSERE UMANO:

IL DIRITTO DI NASCERE”. SI EPRIME IN QUESTI TERMINI L’EPISCOPATO BRASILIANO

CONTRO LE PROPOSTE LEGISLATIVE DEL GOVERNO

A FAVORE DI UNA DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO NEL PAESE

 

BRASILIA. = La Conferenza episcopale del Brasile (CNBB) ha espresso con una nota dal titolo “Il diritto di nascere” la propria contrarietà nei confronti di un pacchetto di proposte di legge, “che cercano di depenalizzare l’aborto” nel Paese sudamericano. Nel documento, i presuli sostengono che si stia compiendo “un attacco frontale al diritto fondamentale di ogni essere umano”: il diritto alla vita. I vescovi ricordano che “la vita umana inizia con la fecondazione, a partire dalla quale l’essere umano ha un patrimonio genetico e un sistema immunologico proprio”. “La vita umana - aggiungono i vescovi - deve essere rispettata e difesa dall’inizio della sua esistenza fino alla morte naturale”. L’episcopato brasiliano parla di una vera e propria violazione dei diritti umani, ritenendo perciò “incoerente” qualunque discorso relativo alla loro protezione. Ad essere negato è “il diritto primordiale di nascere e vivere”. “La madre – ribadiscono i vescovi – non ha il diritto di porre fine liberamente alla gravidanza”, essendo partecipi della dignità umana anche i figli affetti da malattie incurabili o malformazioni. La CNBB ribadisce anche l’inviolabilità del diritto all’obiezione di coscienza dell’intero personale sanitario che non voglia essere coinvolto, contro i propri principi morali, nel compimento di questi atti. Il presidente della Conferenza episcopale brasiliana, cardinale Majella Agnelo, ha illustrato giovedì scorso al presidente della Camera dei deputati brasiliana, Aldo Rebelo, i timori della Chiesa cattolica in Brasile sui disegni di legge in corso, poiché liberano “la pratica dell’aborto fino al momento del parto”. Secondo il cardinale, per un Paese di cultura cattolica come il Brasile, grande è la costernazione “di fronte alla distruzione della vita” (A. R.) 

 

 

STIMOLARE UNA FORTE INTERAZIONE CON IL PUBBLICO: CON QUESTO OBIETTIVO

SI APRE OGGI LA STAGIONE 2005/2006 DI SAT2000, L’EMITTENTE SATELLITARE

DEI PRESULI ITALIANI. AL VIA NUOVI PROGRAMMI, SPAZI DI APPROFONDIMENTO,

ED UN APPOSITO NUMERO VERDE

 

ROMA. = Viene inaugurato oggi il nuovo palinsesto di Sat2000, l’emittente satellitare dei vescovi italiani, già presente nella piattaforma Sky. Il suo ingresso nel digitale terrestre nel giugno scorso ha costituito infatti l’occasione per rinnovare il dialogo con i telespettatori, attraverso la predisposizione di un apposito numero verde e di un sito web (www.sat2000.it) rispondendo alle finalità del “progetto culturale” promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’emittente satellitare è stata inaugurata nel 1998 come luogo di studio e di analisi critica della realtà, con una particolare sensibilità per i valori della vita, della famiglia e della solidarietà. A partire da oggi, nuovi spazi saranno dedicati alla musica, ai documentari, ai corti d’autore e, in particolare, ai giovani. Saranno, infatti, cinque i giovani chiamati a curare la programmazione giornaliera, con interventi e letture di notizie al termine delle trasmissioni. Le novità investono anche i programmi previsti, fra i quali “A est di dove”, condotto da Pupi Avati in 60 puntate per ripercorrere la storia dei popoli dell’Est europeo, un tempo divisi dall’Occidente dalla “cortina di ferro”. “Il grande talk”, trasmissione giunta oramai alla sua quinta edizione, quest’anno sarà presentata inoltre dal giornalista e critico letterario di Avvenire, Alessandro Zaccuri. Sono stati ampliati, infine, i momenti dedicati all’infor-mazione, con il debutto dell’edizione delle 12 del telegiornale. (A. R.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 novembre 2005

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Giordania sotto choc dopo l’intervista televisiva alla kamikaze che mercoledì scorso non è riuscita a fare detonare l’esplosivo nell’attacco contro uno dei tre alberghi di Amman presi di mira dal commando suicida. La donna, intervistata dalla Tv pubblica del regno hashemita, ha raccontato di essere arrivata dall’Iraq in compagnia del marito, il braccio destro del terrorista Al Zarqawi, di non essere riuscita a farsi detonare e, mostrando il suo giubbetto esplosivo, ha confermato di voler colpire ed uccidere più persone possibili. Ma come valutare questo video? Salvatore Sabatino ha chiesto un parere a Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:

 

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R. – E’ un video, diffuso dalla tv giordana, interessante. E’ un video che è stato usato dai giornali, non tanto per far vedere quanto sia cattivo Al Zarqawi, ma per far vedere la pericolosità e quello che ormai rappresenta la crisi irachena, in grado di partorire e di creare figure di questo tipo, dove donne irachene partecipano alle azioni suicide. Fino ad oggi si è sempre detto che gli iracheni non sono votati al martirio, a fare i kamikaze. Ebbene, questa è una smentita netta e chiara. Il video è soltanto un ammonimento pesante, soprattutto agli occidentali, perché capiscano quello che sta accadendo.

 

D. – L’Iraq diventa a questo punto un pericolo concreto per la Giordania, come confermato ieri anche dal re Abdallah. E’ solo una questione di vicinanza geografica? Oppure ci sono dei motivi strategici?

 

R. – Certamente la vicinanza geografica favorisce l’esportazione della violenza e del terrorismo. In secondo luogo, la Giordania è una grande piattaforma di sicurezza. Gli americani hanno lì la più grande ambasciata del Medio Oriente e l’intelligence americana si avvale della Giordania nella lotta al terrore, anche per detenere pericolosi terroristi in maniera clandestina. Quindi, c’è un implicazione strategica. E’ chiaro che cominciando a destabilizzare i Paesi dell’area, Al Zarqawi vuol cominciare dalla Giordania, perché gli è più facile e proprio perché sa che le conseguenze potrebbero essere molto forti, se gli attentati dovessero continuare.

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Un’altra giornata di sangue in Iraq: 3 persone morte vicino alla zona verde di Baghdad e 3 civili uccisi nel centro della capitale, mentre a Ramadi sei persone sono rimaste uccise ed  altre 30 ferite quando un ordigno è esploso vicino a due autobus. Intanto le forze armate americane hanno affermato di aver ucciso 37 insorti  iracheni in attacchi aerei in Iraq occidentale. L’offensiva al confine con la Siria, battezzata ‘Cortina  d’acciaio’, è la più importante delle oltre 200 operazioni militari congiunte delle forze americane e irachene lanciate da una settimana a questa parte in tutto il Paese. Obiettivo dichiarato: creare condizioni di sicurezza migliori in vista delle elezioni legislative del 15 dicembre.

 

Intanto, il premier britannico Blair ha dichiarato che prevedere un ritiro delle truppe britanniche dall’Iraq il prossimo anno “è realistico”, ribadendo tuttavia che ciò avverrà solo “a lavoro finito”. “Ritengo realistico parlare della possibilità del ritiro delle truppe il prossimo anno”, ha detto il premier a Downing  Street nel corso di una conferenza stampa congiunta con il  vicepresidente iracheno Abel Abdul Mahdi. Di possibile ritiro entro la fine del prossimo anno aveva  parlato il presidente iracheno Jalal Talabani in un’intervista  all’emittente britannica Itv.

 

Due esplosione a Kabul a distanza di un’ora hanno provocato due morti e un ferito. Nella prima esplosione ha perso la vita un soldato tedesco della Forza internazionale della NATO (ISAF). Sia la prima che la seconda esplosione sono avvenute nello stesso quartiere della capitale afghana.

 

E’ ormai in vista un accordo fra israeliani e palestinesi per la riapertura del valico di Rafah, fra Gaza e l’Egitto. L’accordo per la riapertura del valico di Rafah, “è quasi pronto”: lo ha affermato oggi a Ramallah il presidente palestinese Abu Mazen in una conferenza stampa congiunta con il segretario di Stato USA, Condoleeza Rice. Rice ha precisato che diversi aspetti tecnici, piuttosto complessi, devono ancora essere messi a punto. Intanto oggi a Ramallah l’Alto Rapprentante UE, Javier Solana, è stato ricevuto dal  premier palestinese Abu Ala, prima del colloquio con  il presidente Abu Mazen.  Rice e Solana, nel pomeriggio, parteciperanno a Gerusalemme alle solenni cerimonie per il decimo anniversario della uccisione del premier israeliano Yitzhak Rabin.

 

Il governo francese ha approvato un  progetto di legge per prorogare di tre mesi, a partire dal 21  novembre, lo stato di emergenza per rispondere alla crisi delle  banlieue. Il progetto di legge sarà discusso domani all'Assemblea nazionale, mentre stasera parlerà Chirac. Il nostro servizio:

 

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Mentre prosegue lo stato di emergenza, stamattina sono state otto le “operazioni” in diverse banlieue per identificare e fermare  autori delle violenze urbane, nel quadro di quello che il direttore generale della polizia, Michel Gaudin, ha definito un “dispositivo  specifico”. Gaudin ha precisato che nella 18.ma notte di disordini, sono stati incendiati 284 veicoli e sono state fermate 115 persone in  tutta la Francia: un bilancio ulteriormente in calo rispetto alle notti precedenti. Ieri mattina il bilancio parlava di 374 auto in fiamme e 212 fermati. “Non possiamo certo essere  soddisfatti”, ha aggiunto il capo della polizia, perchè ogni notte ci sono auto che continuano a bruciare, ma le cifre - ha aggiunto – “confermano la tendenza alla calma”. Fra i “focolai” di  violenze urbane più accesi, Gaudin ha citato “il settore di Lione e quello di Tolosa”. Il numero dei fermati è arrivato a 2.767 persone dall’inizio dei tumulti. Chirac, alle 20.00, farà una dichiarazione dall’Eliseo che sarà diffusa dalle tv francesi. Sembra, quella del presidente, una risposta alle critiche per il suo atteggiamento troppo  riservato dall’inizio, il 27 ottobre, delle violenze urbane nelle  banlieue: è intervenuto soltanto il 6 novembre nel cortile  dell’Eliseo e il 10 novembre a margine del vertice franco-spagnolo.

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E le violenze nelle periferie francesi si allargano ad altri Paesi. Episodi simili sono stati segnalati in Belgio dove la polizia ha fermato almeno 50 persone in seguito a pesanti disordini scoppiati a Bruxelles, Liegi e Charleroi. Ma altre violenze si registrano in Olanda e Grecia con auto incendiate e concessionari bruciati sia a Rotterdam che ad Atene.

 

CDU, CSU e SPD hanno convocato per oggi i rispettivi congressi chiamati ad approvare il programma concordato per il nuovo governo di Grosse Koalition.   Le previsioni, nonostante qualche voce critica, sono per un largo consenso. Già ieri i direttivi dei tre partiti si erano  pronunciati a favore del programma di governo, che prevede severe misure di austerità e sensibili aumenti fiscali diretti a risanare le finanze pubbliche. Dopo l’approvazione da parte dei congressi dei tre partiti, il documento di programma della Grosse Koalition verrà firmato dalle parti in una cerimonia ufficiale prevista per il 18 novembre, mentre il 22 Angela Merkel sarà eletta prima donna cancelliere nella storia della Germania.

Dobbiamo procedere con i negoziati per definire lo status finale del Kosovo “il più velocemente possibile”. Lo ha detto oggi a Bruxelles il neo-nominato inviato speciale dell’ONU, Martti Ahtisaari, non indicando comunque alcuna data per la conclusione delle trattative. Ribadendo quanto già detto ad Helsinki la scorsa settimana, l’ex presidente finlandese ha precisato che è pronto ad offrire il suo posto a chi gli dice che i negoziati possono concludersi in 3/4 mesi. Pur sottolineando che deve ancora avviare contatti diretti con le varie parti, Ahtisaari si è detto comunque ottimista: “Stanno già accadendo molte cose e sono già in corso diversi  incontri. Il mio compito - ha aggiunto l’inviato dell’ONU - sarà di incoraggiare questo processo”. Ahtisaari ha confermato inoltre che si recherà alla fine del  mese nella regione per riavviare relazioni dirette con i serbi e i kosovari.

 

In Burkina Faso quasi quattro milioni di elettori sono stati chiamati ieri alle urne per scegliere il nuovo presidente tra 12 candidati, compreso il capo dello Stato uscente Compaorè, al potere da 18 anni, che si dice certo della vittoria per un terzo mandato. Affluenza intorno al 50%. Il risultato si conoscerà il 17 novembre.

 

Le forze dell’ordine indiane hanno arrestato la presunta mente dei tre attentati dinamitardi che lo scorso 29 ottobre a New Delhi hanno causato la morte di 62 persone ed il ferimento di altre 210. L’uomo sarebbe legato ad una delle principali organizzazioni separatiste islamiche del Paese che, all’indomani degli attacchi, si era dichiarata estranea ai fatti.

 

Un impegno alla lotta alla povertà e al terrorismo. E’ quanto deciso nel 13.mo vertice della SAARC, l’Associazione dei sette Paesi del sud dell’Asia, chiusosi ieri a Dhaka, Bangladesh. I capi di Stato e di governo di Bhutan, India, Pakistan, Maldive, Nepal, Sri Lanka e Bangladesh si sono accordati anche a rafforzare l’integrazione economica dell’area, che dal 1° gennaio sarà trasformata in una zona di libero scambio. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:

 

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La dichiarazione finale di Dacca contiene 56 punti, molti dei quali sono però una ripetizione di promesse non mantenute. In tutti questi anni la SAARC non è mai riuscita a decollare, a causa delle rivalità interne e soprattutto per quella tra India e Pakistan, che ha praticamente offuscato ogni vertice. Adesso che il disgelo è stato avviato proprio al Summit della SAARC nel gennaio del 2004, ad Islamabad si aprono nuove prospettive per raggiungere l’obiettivo di creare un’unione economica e commerciale, che possa anche migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. A questo proposito è stato creato un fondo anti povertà. Altro argomento, la lotta contro il terrorismo: tema scottante dopo le bombe ai mercati di New Delhi, che porterebbero la firma di un’organizzazione islamica filopakistana. A proposito della controversa svolta autoritaria in Nepal, il re Gyanendra ha assicurato, in un incontro bilaterale con il premier indiano, Manmohan Sing, che intende ripristinare la democrazia il prima possibile. Questo Summit ha anche ufficializzato l’allargamento della SAARC a otto, con l’ingresso dell’Afghanistan, mentre sono stati ammessi come osservatori Cina e Giappone.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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In Bangladesh, una bomba è stata lanciata da un uomo contro un auto in transito. Le due persone a bordo sono morte. Si trattava di magistrati. L’episodio è accaduto a 250 km a sud di Dhaka. L’attentatore, rimasto ferito, è stato arrestato.

 

Governi in allarme in  Asia dove secondo le ultime rilevazioni sono in aumento i casi sospetti di influenza aviaria tra la popolazione: una dozzina di  persone avrebbero contratto il virus H5N1 in Indonesia, in Vietnam, Thailanda, Cina, Paesi dove il totale delle vittime per aviaria è di 64 morti e 125 casi di infezione dal 2003.

 

Il presidente americano George W. Bush ha lasciato in mattinata Washington per la sua seconda missione internazionale in due settimane: un viaggio in Asia di otto giorni, dopo quello in America Latina dal 3 al 7 novembre, al Vertice delle Americhe a Mar del Plata in Argentina e poi in  Brasile e a Panama.

 

 

 

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