RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
318 - Testo della trasmissione di lunedì 14
novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa riceve il Cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel
La Beatificazione di Charles de Foucauld. Ai
nostri microfoni fratel Nino Patanè
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi è la Giornata Mondiale del diabete. Ce ne parla Umberto
Valentini
CHIESA E SOCIETA’:
Allarme della FAO: il mondo perde ogni anno 7 milioni di
ettari di foreste
In Pakistan, bande di musulmani
bruciano alcune chiese, conventi, scuole e case cristiane
Oggi ad
Assisi inizia la 55.ma Assemblea
generale della Conferenza episcopale italiana
L’episcopato
brasiliano contro la depenalizzazione dell’aborto nel Paese
Sat2000, l’emittente satellitare dei cattolici italiani,
lancia il nuovo palinsesto
Giordania sotto choc dopo l’intervista alla kamikaze mancata
di Amman
Decine di morti in Iraq
in nuovi attentati e scontri
14 novembre 2005
COMMOSSA
CERIMONIA A PALAZZO MONTECITORIO A TRE ANNI DALLA STORICA VISITA DI GIOVANNI
PAOLO II AL PARLAMENTO ITALIANO. BENEDETTO XVI INVIA
UN
MESSAGGIO: LA CHIESA NON RIVENDICA PRIVILEGI MA VUOLE SOLO ADEMPIERE ALLA
PROPRIA MISSIONE NEL RISPETTO DELLA LAICITA’ DELLO STATO
Tre anni fa, il 14 novembre 2002, un giorno storico per
l’Italia: Giovanni Paolo II varcava la soglia di Palazzo Montecitorio, in
visita al Parlamento, riunito in seduta congiunta, alla presenza del capo dello
Stato. Per celebrare quell’even-to, stamane, nell’aula parlamentare è stata
scoperta una targa commemorativa. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Grande commozione, il sentimento comune, di questa
cerimonia, presieduta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,
insieme al presidente della Camera Pierferdinando Casini, al cardinale vicario
Camillo Ruini e all’arcive-scovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di
Stato, che ha portato un messaggio di Benedetto XVI, a rievocare una “visita
storica” frutto - si legge - “di una visione serena delle relazioni tra Chiesa
e Stato, nella consapevolezza degli ‘impulsi altamente positivi’ che da tali
relazioni hanno tratto, nel corso del tempo, sia la Chiesa che la Nazione
italiana”. “La Chiesa in Italia e in ogni Paese, come pure nei diversi consessi
internazionali, non intende rivendicare per sé alcun privilegio, – sottolinea
il Papa – ma soltanto avere la possibilità di adempiere alla propria missione
nel rispetto della laicità dello Stato”, che “se bene intesa, non è in contrasto
con il messaggio cristiano”, ma piuttosto ne è “debitrice, come ben sanno gli
studiosi della storia delle civiltà”. Da qui l’auspicio del Santo Padre “che
tale spirito di sincera e leale collaborazione si approfondisca sempre più”.
Nel messaggio anche l’invito ai parlamentari di ispirarsi
“fattivamente” agli insegnamenti di Giovanni Paolo II, “promuovendo la
formazione della persona umana, la cultura, la famiglia, la scuola, una piena e
dignitosa occupazione, con una sollecita attenzione per i più deboli e per le
antiche e nuove povertà”. “Un’Italia fiduciosa di sé e internamente coesa” –
come affermava Papa Wojtyla – “costituisce una grande ricchezza per le altre
nazioni d’Europa e del mondo”. Ma “tale coesione – afferma Benedetto XVI –
presuppone un centro, un nucleo di significato e di valore intorno al quale
possano convergere le diverse posizioni ideologiche e politiche. Questo centro
non può che essere la persona umana, con i valori inerenti alla sua dignità
individuale e sociale che la Chiesa desidera ardentemente servire”. E “il mio
auspicio - conclude il Papa - è che la Santa Sede e lo Stato italiano sappiano
cooperare sempre più in tale nobile impegno”.
Molti i testimoni questa mattina nell’Aula parlamentare di
Montecitorio, che hanno avuto l’onore tre anni fa di accogliere Giovanni Paolo
II, ascoltando il suo storico discorso rivolto nel ‘cuore’ politico dello Stato
italiano, invitando le Istituzioni a lavorare per il progresso del Paese e
dell’Europa intera, a partire dalle categorie più deboli:
“Le sfide che stanno
davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di
buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa
all'edificazione del bene comune della Nazione”.
Una cooperazione – raccomandava Papa Wojtyla – che non può
prescindere dai “fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa
dell’essere umano”, mettendo in guardia dal “rischio dell’alleanza fra
democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro
punto di riferimento morale, e la priva, più radicalmente, del riconoscimento
della verità”. Non si può fare dunque a meno di una “verità ultima che guidi e
orienti l’azione politica”, l’ammonimento profetico Giovanni Paolo II:
“Le idee e le
convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia
senza valori si converte
facilmente in un totalitarismo aperto oppure
subdolo, come dimostra la storia”.
Si legge nella targa posta sulla destra rispetto allo
scranno presidenziale dell’aula parlamentare che Giovanni Paolo II “fece
auspicio di nuovi e fecondi traguardi di giustizia e di pace nel solco dei
valori di civiltà della Nazione (italiana) per una umanità senza confini”.
Da parte sua, il presidente della Camera, Casini ha
suggellato così il significato di quella visita: “Con quel gesto - ha detto -
un cammino difficile e assai
controverso giungeva a compimento: le barriere e le incomprensioni che tanto a lungo avevano
segnato le relazioni tra Santa Sede e
Stato italiano venivano superate una volta per tutte”.
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IL DIALOGO TRA CRISTIANI ED EBREI, SEME DI
PACE E DI RICONCILIAZIONE
PER IL
FUTURO DEL PIANETA: COSI’ BENEDETTO XVI
AI
MEMBRI DEL SIMON WIESENTHAL CENTER DEGLI STATI UNITI
Un mondo rigenerato dalla pace e dal dialogo, grazie anche
all’impegno congiunto di cristiani ed ebrei, che posseggono un’antica e comune
eredità spirituale. L’auspicio è stato espresso questa mattina da Benedetto XVI
alla delegazione del Simon Wiesenthal
Center statunitense, ricevuta nella Sala del Concistoro. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
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Nel 40.mo della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, che formulò “i principi
che hanno guidato gli sforzi della Chiesa nel promuovere una comprensione
migliore fra ebrei e cattolici”, Benedetto XVI ha riconosciuto la “storia difficile
e dolorosa” dei rapporti fra le due comunità, ma anche “la nuova e più positiva
direzione” che li caratterizza attualmente.
“Dobbiamo continuare ad avanzare - ha osservato il Papa
davanti alla quarantina di ospiti ricevuti in udienza - lungo il percorso del
rispetto e del dialogo reciproci, ispirato dalla nostra eredità spirituale
comune ed impegnato in una cooperazione più efficace al servizio della famiglia
umana”. I cristiani e gli ebrei, ha proseguito, “possono fare molto per
permettere alle generazioni future di vivere nell'armonia e nel rispetto”,
secondo quella dignità donata ad ogni essere umano dal Creatore. Benedetto XVI
ha concluso esprimendo la speranza, insieme a tutti gli uomini e le donne di
buona volontà, che questo secolo possa vedere “il nostro mondo emergere dalla
ragnatela del conflitto e della violenza, e seminare i germi per un futuro di
riconciliazione, di giustizia e di pace”.
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Benedetto XVI ha ricevuto questa
mattina, in successive udienze, il cancelliere federale austriaco, Wolfgang
Schüssel, il presidente della Regione irachena del Kurdistan, Masoud
Al-Barzani, e un gruppo di sei presuli della
Conferenza Episcopale della Repubblica Ceca, guidati dal cardinale arcivescovo di
Praga, Miloslav Vlk.
In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Lodi presentata per raggiunti limiti di età dal
vescovo Giacomo Capuzzi. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Giuseppe
Merisi, finora ausiliare dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi
Tettamanzi. Mons. Merisi, 67 anni, è
originario della provincia di Bergamo. Ex‑allievo salesiano, si è
dapprima laureato in Giurisprudenza all'Università Cattolica, quindi è entrato
nel Seminario di Venegono Inferiore per gli studi ecclesiastici. Ordinato
sacerdote nel 1971 e vescovo nel ‘95, è membro della Commissione Episcopale per
il servizio della carità e la salute e delegato CEI nella Commissione degli
episcopati della Comunità Europea.
A Cuba, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Holguín presentata per raggiunti limiti di età dal
vescovo Héctor Luis Lucas Peña Gómez. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato
mons. Emilio Aranguren Echeverría, finora
vescovo di Cienfuegos. Il 55.enne neo vescovo di Cuba ha studiato nel Seminario
minore di San Basilio a Santiago di Cuba e poi in quello Maggiore San Carlos y
San Ambrosio di San Cristóbal de La Habana. E’ stato più volte parroco, quindi
dopo l’ordinazione episcopale avvenuta nel 1991 è stato nominato primo vescovo
di Cienfuegos. Sempre dal 1991, mons. Aranguren è segretario della Conferenza
episcopale e attualmente è presidente del Dipartimento “Comunión Eclesial y
Diálogo” del CELAM.
Benedetto XVI ha nominato il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, suo inviato speciale al
primo Congresso eucaristico nazionale del Ciad, in programma a Moundou dal 4
all’8 gennaio 2006.
SUL RICHIAMO DEL PAPA ALL’IMPORTANZA DEL RUOLO DEI LAICI NELLA VITA
DELLA CHIESA, IERI ALL’ANGELUS,
LA RIFLESSIONE DI DUE LAICI CATTOLICI IMPEGNATI NEL SOCIALE: SERGIO MARELLI,
PRESIDENTE DELLA FOCSIV E MARIA LUISA SANTOLINI, PRESIDENTE DEL FORUM DELLE
ASSOCIAZIONI FAMIGLIARI
All’Angelus di ieri, Benedetto XVI ha ribadito
l’importanza del ruolo dei laici nella vita della Chiesa. Ricordando alcuni
documenti fondamentali come la Costituzione conciliare Lumen Gentium e
il decreto Apostolicam actuositatem, il Papa ha incoraggiato le associazioni
dei laici a rinnovare il proprio impegno. Parole accolte con entusiasmo da
Sergio Marelli, presidente della FOCSIV, la Federazione degli organismi
cristiani di volontariato, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. –
Innanzitutto, mi sembra un messaggio – ancora una volta – di grande continuità
e che forse toglie – per chi ne avesse mai avuto – ogni ombra di dubbio anche
sull’attenzione verso il sociale di questo nuovo Papa, di Benedetto XVI. E la
dottrina sociale della Chiesa, questo grande filone che dal Concilio Vaticano
II continua a permeare la coscienza di tutti coloro i quali hanno compreso che,
essere nel mondo ma non del mondo, è un impegno, è una richiesta che viene
fatta a tutti i cristiani e a tutti i credenti.
D. – Benedetto XVI ha messo l’accento sull’apostolato
organizzato. Come accoglie questo incoraggiamento?
R. – Si tratta ogni tanto anche di ricevere un
incoraggiamento a continuare sulla strada sempre perseguita, ovvero della
necessità che tra gli individui si creino delle sinergie, delle organizzazioni
perché lottare contro le strutture di peccato, così come le aveva chiamate
Giovanni Paolo II, è un’impresa ardua, è una lotta difficile, è una tendenza controcorrente.
Le organizzazioni dei laici organizzati, dei laici che si mettono insieme per richiedere
maggior giustizia, è in qualche modo un’esigenza dettata dal fatto di andare
contro una cultura dominante che sembra negare i valori, addirittura in molti
casi il valore stesso della vita.
D. – Nella veste di presidente delle Associazioni delle
ONG italiane, lei si confronta con persone in realtà in cui non c’è un
radicamento nella fede. Qual è la sua esperienza al riguardo?
R. – A volte è anche un confronto arduo che necessita un
forte radicamento e soprattutto un continuo e costante, assiduo confronto con
la parola di Dio. Ma da questo punto di partenza, io penso che si possa anche
con chi non condivide la nostra fede, provare punti di convergenza e insieme
portare avanti quei valori che noi sappiamo essere i valori che derivano da
un’ispirazione evangelica.
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Sempre all’Angelus di ieri, il Papa ha affermato che
“tutti i battezzati sono chiamati alla perfezione della vita cristiana:
sacerdoti, religiosi e laici, ognuno secondo il proprio carisma e la propria
specifica vocazione”. Un richiamo alla pluralità presente nella Chiesa su cui
si sofferma Maria Luisa Santolini presidente del Forum delle Associazioni Familiari,
al microfono di Alessandro Gisotti:
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R. – Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da una
grande presenza di un laicato organizzato, con una presenza anche diversificata
però con la stessa ansia per il bene comune, con una differenza di carismi ma
tutti uniti nell’affermare la dignità dell’uomo.
D. – Il Papa ha ribadito che la fecondità dell’apostolato
dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo. Come si vive questo
aspetto spirituale che caratterizza l’impegno del cristiano nella vita sociale?
R. – Non bisogna farsi travolgere dal fare, e farsi
travolgere anche dall’ansia degli obiettivi perché si rischia poi di diventare
delle succursali di realtà che sono molto più vicine alla città dell’uomo che
alla città di Dio. Non vorrei che noi impegnati tanto e su tanti fronti,
diventassimo auto-referenti, un po’ troppo sicuri di noi stessi, portando
avanti – appunto – più le nostre idee che le parole del Concilio, della Chiesa,
del Magistero e, in definitiva, di Cristo.
D. – Il Concilio Vaticano II – ha detto Benedetto XVI –
insiste sull’importanza dell’apostolato organizzato per incidere sulla
mentalità generale. Una sfida non sempre facile, oggi …
R. – Siccome siamo davanti ad una sfida di tipo culturale,
fondamentalmente, non è facile perché abbiamo a che fare con persone
agguerrite, molto decise a contrastare proprio la cultura che deriva
dall’esperienza cristiana. E quindi, abbiamo di fronte sfide che sono sempre
più radicali e sempre più profonde, sono questioni che minano alla base il
discorso della vita, il discorso della famiglia … Per questo, dobbiamo essere
più preparati ma anche più umili; con una chiara identità ma anche più dialoganti.
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LA BEATIFICAZIONE DI CHARLES DE FOUCAULD:
MISSIONARIO
TRA I TUAREG NEL SAHARA
E
APOSTOLO DELLA FRATELLANZA UNIVERSALE
-
Intervista con fratel Nino Patanè -
“Ha posto l’Eucaristia e il Vangelo al centro della sua
esistenza”, ha seguito Gesù “nell’umiltà e nella povertà”, ci ha invitato alla
“fraternità universale”. Con queste
parole il Papa ha salutato ieri la Beatificazione di Charles de Foucauld
in San Pietro. Ce ne parla Sergio Centofanti:
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“Dio costruisce sul nulla”: così soleva ripetere Charles
de Foucauld che ricordava: “E' con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è
con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa; è con la santità e nel
nulla dei mezzi umani che si conquista il cielo e che la fede viene
propagata". Lui può parlare così perchè ha fatto esperienza di essere
niente: cacciato dall’esercito francese per indisciplina, alla ricerca
disperata del significato della vita e senza alcuna fede. Nel fallimento più
totale ha i primi segni di Dio nel deserto proprio in mezzo agli arabi. Quindi
trova la fede nel confessionale: ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto,
fratel Nino Patanè dei Piccoli fratelli di Gesù:
“Il confessionale è il punto di arrivo di una ricerca iniziata
in Algeria, quando era ufficiale dell’esercito francese, e in Marocco dove
compie una pericolosa esplorazione. Negli anni della sua permanenza in Africa
del Nord la fede degli arabi, con i quali necessariamente convive, lo
impressiona. La loro preghiera, la loro ospitalità, la loro sottomissione al
volere del Dio Unico e Trascendente fanno sorgere in lui il grande
interrogativo: ‘E se Dio esistesse veramente?’. Anche l’esempio affettuosamente
discreto della sua famiglia, profondamente cristiana, gli pone degli interrogativi.
Stima troppo i suoi per disprezzare ciò in cui credono. Nel confessionale trova
quel Dio misericordioso e pieno di tenerezza che non lo aveva mai abbandonato.
Quel Dio che per amor suo si era fatto Uomo per salvarlo e che, per nutrirlo,
aveva accettato anche di divenire Eucaristia. Quel Dio che, non avendolo mai
abbandonato, lo aspettava per accoglierlo”.
Padre
Charles annuncia il Vangelo ai Tuareg, ai poveri del Sahara: è più povero di loro ma li istruisce e li
difende dai predoni. E dai predoni del
deserto viene ucciso: cercavano il suo tesoro, di cui spesso parlava. Non
avevano capito che quel tesoro era Gesù nel Tabernacolo. Charles
de Foucauld era pronto. Così si rivolgeva a Dio ogni giorno: “Padre, mi abbandono
a Te, fa di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la tua volontà si compia in me e in
tutte le tue creature: non desidero nient'altro, mio Dio. Rimetto l'anima mia
nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti
amo. E’ per me un’esigenza d’amore il donarmi a Te, l’affidarmi alle tue mani,
senza misure, con infinita fiducia: perché tu sei mio Padre”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – L’apostolato
personale associativo dei laici esige una robusta spiritualità.
La beatificazione dei servi di
Dio Charles de Foucauld, Maria Pia Mastena e Maria Crocifissa Curcio alla
presenza di 25.000 fedeli.
All’Angelus Benedetto XVI prosegue
la riflessione sull’attualità del Concilio, soffermandosi sul Decreto
“Apostolicum actuositatem”.
Servizio vaticano - Il
Messaggio del Papa al Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica
italiana.
Il discorso di Benedetto XVI ad
una Delegazione del “Simon Wiesenthal Center” degli Stati Uniti
Servizio estero - Francia:
deciso lo stato d’emergenza per tre mesi.
Servizio culturale - Un
articolo di Susanna Paparatti dal titolo “Arnolfo di Cambio e la rinascita
medievale”: a Perugia e a Orvieto una mostra per i settecento anni dalla morte
dell’artista.
Servizio italiano - Iraq;
ritiro delle truppe solo se concordato: le parole del Ministro della difesa
Martino a Nassiriya.
Un articolo dal titolo
“Multiformi attacchi alla cultura della vita”: dalla pillola abortiva ai
consultori familiari.
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14
novembre 2005
SPAGNA: IL PREMIER ZAPATERO CONVOCA GLI
ORGANIZZATORI
DELLA GRANDE MANIFESTAZIONE CONTRO LA LEGGE SULLA
SCUOLA
- Intervista con Antonio Pelayo -
Il premier spagnolo, Zapatero,
ha convocato gli organizzatori della grande manifestazione contro il disegno di
legge sulla scuola che ha riunito sabato scorso nel centro di Madrid centinaia
di migliaia di persone appartenenti ad associazioni familiari e scolastiche.
Una pressante richiesta al capo del governo era stata fatta per bloccare la
normativa che, secondo i manifestanti, viola il diritto alla libertà di
educazione e declassa l’insegnamento della religione. Ma quali i motivi di
questa parziale apertura di Zapatero? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad
Antonio Pelayo, corrispondente a Roma dell’emittente Amtena Tres:
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R. – Io credo che, alla fine, il
presidente del governo spagnolo ha capito che non poteva ignorare una
manifestazione così massiccia della volontà dei cittadini. Il presidente, per
più di un anno, si è rifiutato di ricevere i presidenti di queste associazioni
che avevano raccolto tre milioni di firme per difendere l’insegnamento della
religione, e alla fine credo che si sia arreso al buon senso: un politico non
può ignorare la voce della strada, anche se non corrisponde ai suoi programmi
di governo.
D. – Dopo questa vicenda, i
sondaggi danno in calo la popolarità del governo Zapatero. La decisione di
incontrare i rappresentanti dei manifestanti, crede sia dovuta al tentativo di
recuperare il consenso popolare?
R. – Diciamo che il ribasso
della popolarità di chi governa è un fenomeno fino ad un certo punto naturale;
così presto, è un altro discorso, vuol dire che si stanno commettendo errori
grossi, perché non è che si perdono sei-sette punti in pochi mesi!
D. – Si può pensare, a questo
punto, che il disegno di legge sull’educazione scolastica possa subire
sensibili modifiche?
R. – Questa legge è ancora nella
fase parlamentare, dunque è possibile introdurre dei cambiamenti; sarebbe
perfino possibile ritirarla, ma bisogna tener conto del fatto che nel
Parlamento spagnolo il Partito socialista ed i suoi alleati hanno una
maggioranza ‘comoda’ che permette loro di poter far approvare le leggi senza
l’accordo con le altre forze parlamentari. Non so se si sia scelta questa via,
o se si vorrà scendere a patti con l’opposizione che è pronta a fare, come ha
detto, degli emendamenti che consentano di ritirare alcuni articoli considerati
lesivi per i diritti dei genitori e per i diritti della società.
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SENSIBILIZZARE
VERSO UNA PREVENZIONE TEMPESTIVA DEL DIABETE,
MALATTIA “SILENZIOSA”
CHE COLPISCE 170 MILIONI DI PERSONE AL MONDO:
L’OBIETTIVO DELL’OMS E
DELLA FID PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE
- Intervista con
Umberto Valentini -
“Partiamo con il piede giusto: evitiamo l'amputazione”. E’ un
titolo che propone con garbata provocazione il dramma che colpisce molti dei
170 milioni di diabetici che oggi vengono ricordati nella Giornata mondiale
promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Federazione
internazionale del diabete (FID). Lo slogan del titolo richiama l'attenzione
sulle complicazioni del diabete mellito,
principale causa di amputazione degli arti inferiori per i problemi
neurologici e vascolari periferici che spesso accompagnano la malattia. Una
prevenzione tempestiva del male, sottolineano i dati dell’OMS, potrebbe
prevenire almeno l’80% degli interventi di amputazione e le sue possibili
conseguenze: decesso, disabilità,
riduzione della qualità della vita degli
amputati. Marina Tomarro ne ha parlato con Umberto Valentini, presidente dell’Associazione
medici diabetologi (AMD):
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R. – La
malattia diabetica viene chiamata anche “malattia del silenzio”, nel senso che
è una malattia che non dà disturbi, non dà sintomi nella stragrande maggioranza
dei casi. Quindi, una persona può avere la malattia senza rendersene assolutamente
conto. E la malattia può manifestarsi con gravissimi episodi, tipo un infarto,
ictus e così via, che sono espressione di una malattia presente da anni e non
diagnosticata. Quindi, il fatto di sensibilizzare la popolazione a questa
malattia ha un significato per la prevenzione, in quanto sappiamo che gli stili
di vita, un’alimentazione corretta, lo stare nel peso forma, un’attività fisica
adeguata, permettono alle persone a rischio di prevenire la malattia o di
rallentarne la comparsa. Dall’altra, il significato è anche quello di riuscire
ad individuare quelle persone che sono malate ma non lo sanno. Dai calcoli si
dice che il 5 per cento della popolazione è affetta da diabete, di cui il 3 per
cento sa di avere questa malattia e il 2 per cento è malata ma non sa di
averla. E’ talmente radicata la convinzione comune che se non c’è dolore non
c’è malattia che molto spesso la malattia viene sottovalutata. Uno dice “Sì, mi
hanno detto che ho il diabete, ma fondamentalmente mi sento bene. Lavoro, sono
in forze. Tutto sommato che senso ha curarmi, quando non ho problemi di salute”.
Quindi, l’assenza di dolore è qualcosa che non funziona con questa patologia,
anzi si possono avere delle lesioni molto, molto gravi, senza avere proprio
nessun tipo di dolore. La prevenzione, quindi, e la diagnosi precoce della
malattia sono fondamentali, affinché una persona abbia una buona qualità della
vita all’interno di una buona qualità della salute.
D. –
In che modo possiamo prevenire il diabete? Quali sono i consigli che lei può
dare proprio per prevenire questa malattia?
R. – Ci sono degli studi certi, fatti su migliaia di persone, che
dimostrano come un’attività fisica adeguata ed un’alimentazione corretta nelle
persone a rischio riducano la comparsa del diabete. Cosa vuol dire in pratica?
Vuol dire che basterebbe, secondo questi studi, un calo di peso di quattro
chili e una camminata al giorno a passo sostenuto di 30 minuti, per rallentare
la comparsa della malattia. Paradossalmente sono interventi apparentemente semplicissimi.
In realtà, queste cose semplici non vengono fatte.
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14 novembre 2005
IL MONDO PERDE OGNI ANNO
7 MILIONI DI ETTARI. E’ QUESTO L’ALLARME LANCIATO DAL RAPPORTO DELLA FAO SULLE
RISORSE FORESTALI PRESENTATO A ROMA
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
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ROMA.
= Ogni anno la terra viene privata di un’area boschiva della grandezza della
Sierra Leone. E’ uno degli allarmanti dati emersi dall’ultimo rapporto della
FAO, intitolato “Valutazione delle Risorse Forestali Mondiali 2005” e
presentato stamani a Roma. Il fenomeno della deforestazione, si legge nello
studio, è in parte arginato dai programmi di rimboschimento e dall’espansione
naturale delle foreste. Ad aver subito i danni maggiori, sono il Sud America e
l’Africa, con oltre 4 milioni di ettari persi all’anno. In Asia, invece, si è
registrato un recupero annuo di un
milione di ettari grazie in particolare agli sforzi della Cina. Per quanto riguarda
l’Europa, le aree boschive continuano ad espandersi, ma ad un ritmo più lento
rispetto agli anni ‘90. Lo studio sottolinea, poi, che il 30 per cento del territorio
mondiale è ricoperto attualmente da foreste: oltre i due terzi di esse si trovano
in 10 Paesi. Lo Stato con la più vasta area boschiva è la Russia, seguita da
Brasile e Canada. La ricerca evidenzia anche come le foreste siano i grandi polmoni
della Terra: nel complesso, il carbonio assorbito da questi habitat è circa il
50 per cento in più di quello contenuto nell’atmosfera. Non si può dimenticare,
inoltre, la funzione produttiva degli alberi: un terzo delle foreste del pianeta
è impiegato per la produzione di legname. Partendo da questo dato, il rapporto
sottolinea l’importanza dei prodotti forestali per le economie locali,
nazionali e internazionali, che vedono impiegati in totale quasi 10 milioni di
persone. L’obiettivo, indicato dalla FAO, è quello di offrire un aiuto ai
governanti nell’adozione di politiche e programmi forestali che cerchino di
conciliare l’economia con la tutela dell’ambiente.
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IN PAKISTAN, MIGLIAIA DI
MUSULMANI BRUCIANO CHIESE, CONVENTI, SCUOLE E CASE CRISTIANE. LA
COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE ACCUSA DI “NEGLIGENZA”
LA POLIZIA
E I POLITICI E CHIEDE DI ABOLIRE LE LEGGI SULLA BLASFEMIA
LAHORE. = In Pakistan, circa 2 mila persone hanno
attaccato e incendiato ieri, in un villaggio nel distretto del Punjiab, diverse
strutture cattoliche: sono state prese di mira, in particolare, tre chiese, un
convento, due scuole e la casa di un parroco. Almeno 450 famiglie cristiane
sono fuggite dal villaggio nel timore di nuovi episodi di violenza. L’arcivescovo
di Lahore, mons. Lawrence John
Saldanha, ha riferito che “gli attacchi sono stati pianificati e organizzati”.
“La nostra gente – ha detto il presule all’agenzia AsiaNews – è in ansia e
desideriamo che il governo faccia qualcosa”. La nuova ondata di violenze è
stata scatenata da un presunto caso di blasfemia. Secondo diversi
fondamentalisti musulmani, il cristiano Yousaf Masih avrebbe bruciato alcune
copie del Corano. Dopo gli attacchi, la Commissione Giustizia e Pace ha diffuso
una dichiarazione in cui si afferma che “la polizia locale sembra essere parte
in causa di questi atti di terrore”. La religione – si legge nel documento –
viene utilizzata in modo strumentale per diffondere odio contro le minoranze
religiose. La dichiarazione ribadisce anche che “le leggi sulla blasfemia sono
la causa principale e lo strumento per creare squilibri nella società”. La
negligenza di ministri e politici – si legge poi nel testo – ne permette
l’abuso in larga scala, provocando ingiustizie. Per questo, si chiede al governo
di “fare dei passi per educare le masse alla tolleranza e alla pace, eliminando
elementi discriminatori verso le religioni nelle scuole e nei media, e
cancellando le leggi discriminatorie”. In Pakistan, la controversa
legge sulla blasfemia punisce con l'ergastolo le offese al Corano e prevede la
pena capitale per “tutti coloro che con parole o scritte insultano il profeta
Maometto”. (A. L.)
LA FORMAZIONE AL MINISTERO PRESBITERALE E LA
PASTORALE DEL MONDO
DELLA SANITÀ. SONO I TEMI AL CENTRO DELLA 55.MA
ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA, CHE SI APRIRÀ QUESTO POMERIGGIO AD ASSISI
ASSISI.
= Con la prolusione del presidente della Conferenza episcopale italiana,
cardinale Camillo Ruini, si aprirà nel pomeriggio, ad Assisi, la 55.ma Assemblea
generale della CEI. I principali argomenti al centro dei lavori saranno la formazione
al ministero presbiterale e la pastorale nel mondo della sanità. La discussione
sul primo tema sarà accompagnata dalla presentazione del documento “La formazione per il ministero presbiterale
nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme per i Seminari”. Il
testo esamina la nozione di “carità pastorale” come aspetto peculiare della
natura e della missione del sacerdote. Il documento analizza, inoltre, i
criteri di ammissione al seminario maggiore e sottolinea l’impor-tanza del
discernimento vocazionale. L’altro aspetto centrale, la pastorale nel mondo
della sanità, sarà approfondito con interventi sulle strutture di ispirazione
cristiana e sull’assistenza religiosa negli ospedali e nelle case di cura. Alla
relazione introduttiva “L’azione pastorale della Chiesa nel mondo della salute
nel contesto attuale: sfide e prospettive” seguiranno poi analisi e
considerazioni sullo scenario socio-legislativo nell’ambito della sanità. Verrà
anche ricordato il 40.mo anniversario
della conclusione del Concilio Vaticano Vaticano II: nel corso dell'Assemblea, che si concluderà il
prossimo 18 novembre, è prevista infatti nella Cattedrale di San Rufino, una
celebrazione di ringraziamento per il dono del Concilio alla Chiesa universale.
(A. L.)
“UN
ATTACCO FRONTALE AL DIRITTO FONDAMENTALE DI OGNI ESSERE UMANO:
IL
DIRITTO DI NASCERE”. SI EPRIME IN QUESTI TERMINI L’EPISCOPATO BRASILIANO
CONTRO
LE PROPOSTE LEGISLATIVE DEL GOVERNO
A FAVORE
DI UNA DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO NEL PAESE
BRASILIA. = La Conferenza
episcopale del Brasile (CNBB) ha espresso con una nota dal titolo “Il diritto
di nascere” la propria contrarietà nei confronti di un pacchetto di proposte di
legge, “che cercano di depenalizzare l’aborto” nel Paese sudamericano. Nel
documento, i presuli sostengono che si stia compiendo “un attacco frontale al
diritto fondamentale di ogni essere umano”: il diritto alla vita. I vescovi
ricordano che “la vita umana inizia con la fecondazione, a partire dalla quale
l’essere umano ha un patrimonio genetico e un sistema immunologico proprio”.
“La vita umana - aggiungono i vescovi - deve essere rispettata e difesa
dall’inizio della sua esistenza fino alla morte naturale”. L’episcopato brasiliano
parla di una vera e propria violazione dei diritti umani, ritenendo perciò
“incoerente” qualunque discorso relativo alla loro protezione. Ad essere negato
è “il diritto primordiale di nascere e vivere”. “La madre – ribadiscono i
vescovi – non ha il diritto di porre fine liberamente alla gravidanza”, essendo
partecipi della dignità umana anche i figli affetti da malattie incurabili o
malformazioni. La CNBB ribadisce anche l’inviolabilità del diritto
all’obiezione di coscienza dell’intero personale sanitario che non voglia
essere coinvolto, contro i propri principi morali, nel compimento di questi
atti. Il presidente della Conferenza episcopale brasiliana, cardinale Majella
Agnelo, ha illustrato giovedì scorso al presidente della Camera dei deputati
brasiliana, Aldo Rebelo, i timori della Chiesa cattolica in Brasile sui disegni
di legge in corso, poiché liberano “la pratica dell’aborto fino al momento del
parto”. Secondo il cardinale, per un Paese di cultura cattolica come il
Brasile, grande è la costernazione “di fronte alla distruzione della vita” (A.
R.)
STIMOLARE UNA
FORTE INTERAZIONE CON IL PUBBLICO: CON QUESTO OBIETTIVO
SI APRE OGGI
LA STAGIONE 2005/2006 DI SAT2000, L’EMITTENTE SATELLITARE
DEI PRESULI
ITALIANI. AL VIA NUOVI PROGRAMMI, SPAZI DI APPROFONDIMENTO,
ROMA. = Viene inaugurato oggi il nuovo palinsesto di Sat2000,
l’emittente satellitare dei vescovi italiani, già presente nella piattaforma
Sky. Il suo ingresso nel digitale terrestre nel giugno scorso ha costituito
infatti l’occasione per rinnovare il dialogo con i telespettatori, attraverso
la predisposizione di un apposito numero verde e di un sito web (www.sat2000.it)
rispondendo alle finalità del “progetto culturale” promosso dalla Conferenza
episcopale italiana. L’emittente satellitare è stata inaugurata nel 1998 come
luogo di studio e di analisi critica della realtà, con una particolare
sensibilità per i valori della vita, della famiglia e della solidarietà. A
partire da oggi, nuovi spazi saranno dedicati alla musica, ai documentari, ai
corti d’autore e, in particolare, ai giovani. Saranno, infatti, cinque i
giovani chiamati a curare la programmazione giornaliera, con interventi e
letture di notizie al termine delle trasmissioni. Le novità investono anche i
programmi previsti, fra i quali “A est di dove”, condotto da Pupi Avati in 60
puntate per ripercorrere la storia dei popoli dell’Est europeo, un tempo divisi
dall’Occidente dalla “cortina di ferro”. “Il grande talk”, trasmissione giunta
oramai alla sua quinta edizione, quest’anno sarà presentata inoltre dal giornalista e critico letterario di Avvenire, Alessandro
Zaccuri. Sono stati ampliati, infine, i momenti
dedicati all’infor-mazione, con il debutto dell’edizione delle 12 del
telegiornale. (A. R.)
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14
novembre 2005
- A cura
di Fausta Speranza -
Giordania sotto choc dopo l’intervista televisiva alla kamikaze
che mercoledì scorso non è riuscita a fare detonare l’esplosivo nell’attacco
contro uno dei tre alberghi di Amman presi di mira dal commando suicida. La
donna, intervistata dalla Tv pubblica del regno hashemita, ha raccontato di
essere arrivata dall’Iraq in compagnia del marito, il braccio destro del
terrorista Al Zarqawi, di non essere riuscita a farsi detonare e, mostrando il
suo giubbetto esplosivo, ha confermato di voler colpire ed uccidere più persone
possibili. Ma come valutare questo video? Salvatore Sabatino ha chiesto un
parere a Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:
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R. – E’ un video, diffuso dalla tv giordana, interessante.
E’ un video che è stato usato dai giornali, non tanto per far vedere quanto sia
cattivo Al Zarqawi, ma per far vedere la pericolosità e quello che ormai
rappresenta la crisi irachena, in grado di partorire e di creare figure di
questo tipo, dove donne irachene partecipano alle azioni suicide. Fino ad oggi
si è sempre detto che gli iracheni non sono votati al martirio, a fare i
kamikaze. Ebbene, questa è una smentita netta e chiara. Il video è soltanto un
ammonimento pesante, soprattutto agli occidentali, perché capiscano quello che
sta accadendo.
D. – L’Iraq diventa a questo
punto un pericolo concreto per la Giordania, come confermato ieri anche dal re
Abdallah. E’ solo una questione di vicinanza geografica? Oppure ci sono dei
motivi strategici?
R. – Certamente la vicinanza
geografica favorisce l’esportazione della violenza e del terrorismo. In secondo
luogo, la Giordania è una grande piattaforma di sicurezza. Gli americani hanno
lì la più grande ambasciata del Medio Oriente e l’intelligence americana si avvale
della Giordania nella lotta al terrore, anche per detenere pericolosi
terroristi in maniera clandestina. Quindi, c’è un implicazione strategica. E’
chiaro che cominciando a destabilizzare i Paesi dell’area, Al Zarqawi vuol
cominciare dalla Giordania, perché gli è più facile e proprio perché sa che le
conseguenze potrebbero essere molto forti, se gli attentati dovessero
continuare.
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Un’altra giornata di sangue in
Iraq: 3 persone morte vicino alla zona verde di Baghdad e 3 civili uccisi nel centro
della capitale, mentre a Ramadi sei persone sono rimaste uccise ed altre 30 ferite quando un ordigno è esploso
vicino a due autobus. Intanto le forze armate americane hanno affermato di aver
ucciso 37 insorti iracheni in attacchi
aerei in Iraq occidentale. L’offensiva al confine con la Siria, battezzata
‘Cortina d’acciaio’, è la più
importante delle oltre 200 operazioni militari congiunte delle forze americane
e irachene lanciate da una settimana a questa parte in tutto il Paese.
Obiettivo dichiarato: creare condizioni di sicurezza migliori in vista delle
elezioni legislative del 15 dicembre.
Intanto, il premier britannico
Blair ha dichiarato che prevedere un ritiro delle truppe britanniche dall’Iraq
il prossimo anno “è realistico”, ribadendo tuttavia che ciò avverrà solo “a
lavoro finito”. “Ritengo realistico parlare della possibilità del ritiro delle
truppe il prossimo anno”, ha detto il premier a Downing Street nel corso di una conferenza stampa
congiunta con il vicepresidente
iracheno Abel Abdul Mahdi. Di possibile ritiro entro la fine del prossimo anno
aveva parlato il presidente iracheno
Jalal Talabani in un’intervista all’emittente
britannica Itv.
Due esplosione a Kabul a
distanza di un’ora hanno provocato due morti e un ferito. Nella prima
esplosione ha perso la vita un soldato tedesco della Forza internazionale della
NATO (ISAF). Sia la prima che la seconda esplosione sono avvenute nello stesso
quartiere della capitale afghana.
E’ ormai in vista un accordo fra
israeliani e palestinesi per la riapertura del valico di Rafah, fra Gaza e l’Egitto.
L’accordo per la riapertura del valico di Rafah, “è quasi pronto”: lo ha
affermato oggi a Ramallah il presidente palestinese Abu Mazen in una conferenza
stampa congiunta con il segretario di Stato USA, Condoleeza Rice. Rice ha
precisato che diversi aspetti tecnici, piuttosto complessi, devono ancora
essere messi a punto. Intanto oggi a Ramallah l’Alto Rapprentante UE, Javier
Solana, è stato ricevuto dal premier palestinese
Abu Ala, prima del colloquio con il
presidente Abu Mazen. Rice e Solana,
nel pomeriggio, parteciperanno a Gerusalemme alle solenni cerimonie per il decimo
anniversario della uccisione del premier israeliano Yitzhak Rabin.
Il governo francese ha approvato
un progetto di legge per prorogare di
tre mesi, a partire dal 21 novembre, lo
stato di emergenza per rispondere alla crisi delle banlieue. Il progetto di legge sarà discusso domani all'Assemblea
nazionale, mentre stasera parlerà Chirac. Il nostro servizio:
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Mentre prosegue lo stato di
emergenza, stamattina sono state otto le “operazioni” in diverse banlieue per
identificare e fermare autori delle
violenze urbane, nel quadro di quello che il direttore generale della polizia,
Michel Gaudin, ha definito un “dispositivo
specifico”. Gaudin ha precisato che nella 18.ma notte di disordini, sono
stati incendiati 284 veicoli e sono state fermate 115 persone in tutta la Francia: un bilancio ulteriormente
in calo rispetto alle notti precedenti. Ieri mattina il bilancio parlava di 374
auto in fiamme e 212 fermati. “Non possiamo certo essere soddisfatti”, ha aggiunto il capo della
polizia, perchè ogni notte ci sono auto che continuano a bruciare, ma le cifre -
ha aggiunto – “confermano la tendenza alla calma”. Fra i “focolai” di violenze urbane più accesi, Gaudin ha citato
“il settore di Lione e quello di Tolosa”. Il numero dei fermati è arrivato a 2.767
persone dall’inizio dei tumulti. Chirac, alle 20.00, farà una dichiarazione
dall’Eliseo che sarà diffusa dalle tv francesi. Sembra, quella del presidente,
una risposta alle critiche per il suo atteggiamento troppo riservato dall’inizio, il 27 ottobre, delle
violenze urbane nelle banlieue: è intervenuto
soltanto il 6 novembre nel cortile
dell’Eliseo e il 10 novembre a margine del vertice franco-spagnolo.
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E le violenze nelle periferie francesi si allargano ad
altri Paesi. Episodi simili sono stati segnalati in Belgio dove la polizia ha
fermato almeno 50 persone in seguito a pesanti disordini scoppiati a Bruxelles,
Liegi e Charleroi. Ma altre violenze si registrano in Olanda e Grecia con auto
incendiate e concessionari bruciati sia a Rotterdam che ad Atene.
CDU, CSU e SPD hanno convocato
per oggi i rispettivi congressi chiamati ad approvare il programma concordato
per il nuovo governo di Grosse Koalition.
Le previsioni, nonostante qualche voce critica, sono per un largo
consenso. Già ieri i direttivi dei tre partiti si erano pronunciati a favore del programma di governo,
che prevede severe misure di austerità e sensibili aumenti fiscali diretti a
risanare le finanze pubbliche. Dopo l’approvazione da parte dei congressi dei
tre partiti, il documento di programma della Grosse Koalition verrà firmato dalle
parti in una cerimonia ufficiale prevista per il 18 novembre, mentre il 22
Angela Merkel sarà eletta prima donna cancelliere nella storia della Germania.
Dobbiamo procedere con i
negoziati per definire lo status finale del Kosovo “il più velocemente
possibile”. Lo ha detto oggi a Bruxelles il neo-nominato inviato speciale
dell’ONU, Martti Ahtisaari, non indicando comunque alcuna data per la conclusione
delle trattative. Ribadendo quanto già detto ad Helsinki la scorsa settimana,
l’ex presidente finlandese ha precisato che è pronto ad offrire il suo posto a
chi gli dice che i negoziati possono concludersi in 3/4 mesi. Pur sottolineando
che deve ancora avviare contatti diretti con le varie parti, Ahtisaari si è detto
comunque ottimista: “Stanno già accadendo molte cose e sono già in corso
diversi incontri. Il mio compito - ha
aggiunto l’inviato dell’ONU - sarà di incoraggiare questo processo”. Ahtisaari
ha confermato inoltre che si recherà alla fine del mese nella regione per riavviare relazioni dirette con i serbi e
i kosovari.
In Burkina Faso quasi quattro milioni di elettori sono stati chiamati
ieri alle urne per scegliere il nuovo presidente tra 12 candidati, compreso il
capo dello Stato uscente Compaorè, al potere da 18 anni, che si dice certo della
vittoria per un terzo mandato. Affluenza intorno al 50%. Il risultato si
conoscerà il 17 novembre.
Le forze
dell’ordine indiane hanno arrestato la presunta mente dei tre attentati dinamitardi
che lo scorso 29 ottobre a New Delhi hanno causato la morte di 62 persone ed il
ferimento di altre 210. L’uomo sarebbe legato ad una delle principali
organizzazioni separatiste islamiche del Paese che, all’indomani degli attacchi,
si era dichiarata estranea ai fatti.
Un impegno alla lotta alla povertà e al
terrorismo. E’ quanto deciso nel 13.mo vertice della SAARC, l’Associazione dei
sette Paesi del sud dell’Asia, chiusosi ieri a Dhaka, Bangladesh. I capi di
Stato e di governo di Bhutan, India, Pakistan, Maldive, Nepal, Sri Lanka e Bangladesh
si sono accordati anche a rafforzare l’integrazione economica dell’area, che
dal 1° gennaio sarà trasformata in una zona di libero scambio. Ce ne parla Maria
Grazia Coggiola:
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La dichiarazione finale di Dacca contiene 56 punti, molti
dei quali sono però una ripetizione di promesse non mantenute. In tutti questi
anni la SAARC non è mai riuscita a decollare, a causa delle rivalità interne e
soprattutto per quella tra India e Pakistan, che ha praticamente offuscato ogni
vertice. Adesso che il disgelo è stato avviato proprio al Summit della SAARC nel
gennaio del 2004, ad Islamabad si aprono nuove prospettive per raggiungere
l’obiettivo di creare un’unione economica e commerciale, che possa anche
migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. A questo proposito è stato creato
un fondo anti povertà. Altro argomento, la lotta contro il terrorismo: tema
scottante dopo le bombe ai mercati di New Delhi, che porterebbero la firma di
un’organizzazione islamica filopakistana. A proposito della controversa svolta
autoritaria in Nepal, il re Gyanendra ha assicurato,
in un incontro bilaterale con il premier indiano, Manmohan Sing, che
intende ripristinare la democrazia il prima possibile. Questo Summit ha anche
ufficializzato l’allargamento della SAARC a otto, con l’ingresso dell’Afghanistan,
mentre sono stati ammessi come osservatori Cina e Giappone.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In Bangladesh, una bomba è stata lanciata da un uomo contro un auto in
transito. Le due persone a bordo sono morte. Si trattava di magistrati.
L’episodio è accaduto a 250 km a sud di Dhaka. L’attentatore, rimasto ferito, è
stato arrestato.
Governi in allarme in Asia dove secondo le ultime rilevazioni sono
in aumento i casi sospetti di influenza aviaria tra la popolazione: una dozzina
di persone avrebbero contratto il virus
H5N1 in Indonesia, in Vietnam, Thailanda, Cina, Paesi dove il totale delle
vittime per aviaria è di 64 morti e 125 casi di infezione dal 2003.
Il presidente americano George
W. Bush ha lasciato in mattinata Washington per la sua seconda missione
internazionale in due settimane: un viaggio in Asia di otto giorni, dopo quello
in America Latina dal 3 al 7 novembre, al Vertice delle Americhe a Mar del
Plata in Argentina e poi in Brasile e a
Panama.
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