RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
317 - Testo della trasmissione di domenica 13 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
All’Angelus,
il Papa ribadisce l’importanza del ruolo dei laici
nella vita della Chiesa
Messaggio
del Pontefice al Movimento Ecclesiale di Impegno
Culturale (MEIC)
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Messaggio dei vescovi del Paraguay al termine della loro assemblea plenaria ordinaria
Con solenni celebrazioni,
ricordato il 400.mo anniversario di fondazione del Sacro Monte di Varese
Si apre oggi a Roma la IV edizione della rassegna “40 concerti nel giorno del
Signore”
In corso a Piacenza un convegno
sul Beato Giovanni Battista Scalabrini
Dal 16 al 18 novembre, si terrà
a Tunisi un forum sul ruolo dei media elettronici
In Francia, la
violenza non si ferma. Scontri nella notte a Lione e nella provincia di Sant-Etienne
A Madrid, una grande folla in piazza contro il progetto di riforma
scolastica del governo
13 novembre 2005
SFORZIAMOCI DI IMITARE GLI
ESEMPI DI SANTITA’:
COSI’ BENEDETTO XVI AL TERMINE DEL RITO DI BEATIFICAZIONE
DEI SERVI DI DIO CHARLES DE FOUCAULD, MARIA CROCIFISSA
CURCIO E MARIA PIA MASTÉNA,
CELEBRATO STAMANI IN SAN PIETRO
“Sforziamoci di imitare gli esempi di santità”: è la viva
esortazione di Benedetto XVI a tutti i fedeli nel giorno in cui sono stati
proclamati tre nuovi Beati. Il sacerdote francese Charles
de Foucauld, missionario in Africa tra i nomadi Tuareg, Maria Pia Masténa, fondatrice delle Suore del Santo Volto e Maria Crocifissa Curcio,
fondatrice delle Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù: questi i tre Servi di Dio proclamati Beati
stamani in una solenne celebrazione in San Pietro, presieduta dal cardinale
José Saraiva Martins,
prefetto della congregazione delle Cause dei Santi. Al termine della cerimonia,
Benedetto XVI si è recato nella Basilica Vaticana per venerare le reliquie dei
nuovi Beati ed ha poi rivolto un saluto ai pellegrini che hanno preso parte al
rito. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
(canti)
“Tre
persone che, in forme diverse, hanno consacrato l’esistenza a Cristo e ripropongono ad ogni cristiano l’ideale sublime della
santità”. Così, Benedetto XVI ha sintetizzato il profondo legame tra i nuovi
Beati nel saluto ai pellegrini venuti in San Pietro per la solenne
celebrazione. Parole corredate da una viva esortazione:
“Rendiamo grazie al Signore per il
dono di questi nuovi Beati e sforziamoci di imitarne gli esempi di santità”.
Il Papa
si è così soffermato sulle figure dei tre Beati di cui ha incensato le reliquie:
“PAR
SA VIE CONTEMPLATIVE …”
“Attraverso
la sua vita contemplativa e nascosta a Nazareth – ha sottolineato
il Pontefice – Charles de Foucauld ha incontrato la
verità dell’umanità di Gesù, invitandoci a contemplare il mistero
dell’Incarnazione”. Proprio un pellegrinaggio in Terra Santa, infatti, rivela a
de Foucauld la sua vocazione: seguire il Signore “nell’umiltà e nella
povertà”. A Nazareth, ha aggiunto il
Papa, scopre dunque che Gesù, venuto a condividere la nostra umanità, “ci invita alla fraternità universale”. Un impegno, questo,
che nell’esempio di Cristo, Charles de Foucauld ha
vissuto sino alla morte, nel deserto algerino del Sahara.
Ha così
rivolto il pensiero alla Beata Maria Pia Mastena, che
durante la Prima Guerra Mondiale aveva sempre una parola di conforto per le
mamme e le spose dei giovani che partivano per il fronte:
“Quanto
mai attuale è il carisma della Beata Maria Pia che, conquistata dal Volto di Cristo,
ha assimilato i sentimenti di dolce premura del Figlio di Dio verso l’umanità
sfigurata dal peccato, ne ha concretizzato i gesti di compassione ed ha poi
progettato un Istituto con la finalità di “propagare, riparare, restituire
l’immagine del dolce Gesù nelle anime”.
Quindi,
ha salutato i pellegrini venuti per onorare la Beata Maria Crocifissa
Curcio, che dedicò tutta la sua esistenza al servizio
degli ultimi:
“La sua esistenza fu un continuo
pregare anche quando si recava a servire la gente, specialmente le ragazze
povere e bisognose”.
Il
solenne rito della Beatificazione dei tre Servi di Dio è stato presieduto dal
cardinale José Saraiva Martins,
che ha dato lettura della Lettera Apostolica con la
quale il Papa iscrive nell’albo dei Beati il sacerdote francese e le due
religiose italiane. Nell’omelia, il porporato ha messo l’accento sulla preziosa
eredità lasciata da questi testimoni del Cristo Risorto:
“Impariamo dai nuovi Beati a vivere una fede
contagiosa, comunicativa, perché una fede innocua, che non dice niente a
nessuno, che non si traduce in testimonianza, rimane un dono inutilizzato”.
Soffermandosi
sulla figura di Charles de Foucauld, il cardinale Saraiva Martins ha rilevato come
il missionario francese abbia avuto una “influenza importante sulla spiritualità
del XX secolo e resta, all'inizio del Terzo Millennio,
un riferimento fecondo, un invito ad uno stile di vita radicalmente
evangelico”. E il patrimonio lasciato dal nuovo Beato
è stato richiamato anche al momento della preghiera dei fedeli. “L’anelito di Charles de Foucauld dia slancio alla missionarietà di tutti
i credenti – è stata l’invocazione – in particolare di
quanti seguono il nuovo Beato nella via dei piccoli e dei lontani”. Tra le
preghiere, anche un incoraggiamento ai battezzati a non nascondere “mai la loro
identità cristiana” e ad entrare “in dialogo con quanti professano altre
religioni”.
La cerimonia di
beatificazione è stata seguita da migliaia di pellegrini sia nella Basilica che in piazza San Pietro, dove tanti fedeli hanno seguito il
rito attraverso i maxi schermi. Tra i concelebranti il
cardinale vicario, Camillo Ruini, e il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam. Al termine della celebrazione, il
Papa ha voluto salutare alcuni Tuareg, sgargianti nelle loro vesti azzurre, che
hanno partecipato al rito di beatificazione di Charles
de Foucauld, per molti anni vissuto in mezzo a loro nel deserto del Sahara.
(canti)
**********
ALL’ANGELUS,
IL PAPA SOTTOLINEA L’IMPORTANZA DEL RUOLO DEI LAICI
NELLA
VITA DELLA CHIESA
All’Angelus, il Papa ha sottolineato che i tre Servi di Dio, proclamati oggi Beati
nella Basilica di San Pietro, vanno ad aggiungersi alla folta schiera di Beati
che, durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, sono stati proposti alla
venerazione delle Comunità ecclesiali in cui sono vissuti, nella consapevolezza
di quanto fortemente espresso dal Concilio Vaticano II. Il Pontefice si è poi
soffermato, in particolare, sul ruolo dei laici nella vita della Chiesa. Il
servizio di Dorotea Gambardella:
**********
“Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha fortemente sottolineato
che tutti i battezzati sono chiamati alla perfezione della vita cristiana:
sacerdoti, religiosi e laici, ognuno secondo il proprio carisma e la propria
specifica vocazione”.
In una Piazza San Pietro gremita
ed illuminata dal sole, il Papa ha osservato come “il
Concilio abbia posto grande attenzione al ruolo dei fedeli laici, dedicando
loro un intero capitolo – il quarto – della Costituzione “Lumen gentium” sulla Chiesa, al fine di definirne la vocazione e
la missione”. “Vocazione e missione – ha evidenziato - radicate nel Battesimo e
nella Cresima e orientate a cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali
e orientandole secondo Dio”. A tal proposito, Benedetto XVI ha citato il
Decreto sull’apostolato dei laici – l’Apostolicam actuositatem – approvato dai Padri conciliari il 18
novembre 1965.
“Esso sottolinea innanzitutto che “la fecondità
dell’apostolato dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo”, cioè da
una robusta spiritualità, alimentata dalla partecipazione attiva alla Liturgia
ed espressa nello stile delle beatitudini evangeliche”.
“Per i laici, inoltre – ha
posto in evidenza il Santo Padre – sono di grande importanza la competenza
professionale, il senso della famiglia, il senso civico
e le virtù sociali”. E anche se “essi sono chiamati
individualmente a rendere la loro testimonianza personale, tuttavia il Concilio
– ha proseguito - insiste sull’impor-tanza dell’apostolato organizzato,
necessario per incidere sulla mentalità generale, sulle condizioni sociali e
sulle istituzioni”. Infine ha rammentato che proprio al tema della vocazione e
missione dei laici, Giovanni Paolo II ha dedicato
l’assemblea sinodale del 1987, dopo la quale è stata pubblicata
l’Esortazione Apostolica Christifideles laici.
Dopo la preghiera dell’Angelus,
il Papa ha ricordato che oggi in Italia si celebra la “Giornata del
Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro” e ha auspicato che “la
recente Nota pastorale dei vescovi italiani dedicata al mondo rurale aiuti
questa parte così importante della società a conservare il suo ricco patrimonio
religioso e culturale, per il bene di tutto il Paese”.
**********
IMPARARE
A CONIUGARE LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ: QUESTA LA SFIDA
INDICATA
DA BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO INVIATO ALLA IX ASSEMBLEA NAZIONALE DEL MEIC, IL
MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE
“Occorre tener fermo il
principio secondo cui l’uomo come uomo, è soggetto di
diritto e porta in sè valori e norme che è compito
della riflessione culturale rinvenire, insieme ai limiti e ai doveri che quella
stessa condizione pone”. È la riflessione offerta da Benedetto XVI nel
messaggio inviato alla IX assemblea nazionale del
MEIC, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, che si conclude oggi a Roma.
Il servizio di Donika Lafratta:
**********
Il Santo Padre ha indicato
alcune urgenze culturali alle quali il Movimento può dare un valido contributo di intelligente attenzione e di sicura competenza. In modo
particolare, Benedetto XVI sottolinea la necessità di
imparare a coniugare libertà e responsabilità. “La vera libertà – avverte – è,
nell’uomo, un segno privilegiato dell’immagine divina”. Il Pontefice esorta
così gli aderenti al MEIC ad escogitare nuove iniziative di promozione umana e
di perseguimento del bene comune.
Nel messaggio, Benedetto XVI ribadisce, inoltre, l’urgenza di riflettere sulle nuove frontiere
della biotecnologia e sui valori portati in sé da ogni uomo. Auspica, inoltre,
che i lavori dell’assemblea contribuiscano a creare strutture di solidarietà e
di partecipazione nella comunità civile nella ferma convinzione che “chiunque
promuova la comunità umana nell’ordine della famiglia, della cultura, della vita
economica e sociale e della politica porta aiuto alla comunità della Chiesa”.
**********
=======ooo=======
13 novembre 2005
NELL’ODIERNA GIORNATA NAZIONALE DEL
RINGRAZIAMENTO,
LA CHIESA ITALIANA RIFLETTE SUL MONDO RURALE
CHE CAMBIA
- Con
noi, mons. Paolo Tarchi -
In Italia ricorre oggi la Giornata nazionale del
Ringraziamento. Quest’anno è Siena ad ospitare la celebrazione. Nella città
toscana si è svolta una giornata di studio sulla nota pastorale “Frutto
della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia”. Oggi la celebrazione eucaristica in Duomo,
presieduta dall’arcivescovo Antonio Buoncristiani,
con la benedizione delle macchine e degli attrezzi
agricoli. Il servizio di
Massimiliano Menichetti:
**********
Il mondo rurale che cambia, le
nuove sfide dell’agricoltura ma soprattutto il rendimento di grazie a Dio per i
frutti della terra.
Sono i cardini che sorreggono la giornata nazionale del Ringraziamento. La riflessione di mons. Paolo Tarchi, direttore
dell’ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per i problemi
sociali e il lavoro.
“Questa
giornata ha le sue origini nel Dopoguerra. Si inserisce
in quel rapporto fra lavoro, creazione e redenzione che è una delle esperienze
più forti che la vita cristiana ci offre. Quei doni ricevuti attraverso la
collaborazione fattiva dell’opera e del lavoro dell’uomo vengono
riconsegnati in una nuova unità, in un nuovo ordine nelle mani del Padre. I prodotti
della terra sono poi l’elemento materiale della realtà dei Sacramenti e dei
sacramentali. Pensiamo al pane, al vino, all’olio e così via. Quindi, c’è un rapporto strettissimo fra quelli che sono i
doni della terra, i frutti del lavoro dell’uomo e la vita anche spirituale e
liturgica delle nostre comunità”.
Siena è
stata scelta per il legame con il monachesimo camaldolese che per nove secoli
ha custodito il territorio. A confermare questo patrimonio è il primo codice
forestale rintracciato proprio all’interno di una comunità monastica nel 1200.
Ma quali sono le sfide di oggi? Ancora mons. Tarchi:
“La
nuova dimensione della globalizzazione, ma anche le
nuove tecnologie, fare discernimento in ordine ad una biotecnologia che non sia
fine a se stessa ma che abbia sempre nei parametri etici i suoi riferimenti,
attraverso quello che si chiama il principio della precauzione. Spero che
questa festa del Ringraziamento dia al mondo dell’economia, al mondo della produzione
quel respiro spirituale di cui oggi c’è sempre più bisogno per evitare di
essere chiusi in una dinamica che dai consumi passa
alla produzione e dalla produzione passa ai consumi, ma che perde il senso del
tempo e delle cose che stiamo facendo”.
**********
nuove
sinergie fra Santa Sede e Stato italiano
per
combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo
- Con noi, mons. Karel Kasteel, Giuseppe Deodato e
Sergio Marelli -
Consolidare la collaborazione fra
Santa Sede e Stato italiano nel campo degli aiuti umanitari. Ne hanno parlato in questi
giorni i partecipanti al convegno dal titolo “Azione umanitaria e sinergie tra
la Santa Sede e l’Italia nell’aiuto allo sviluppo”, che si è svolto presso la
pontificia università “Urbaniana” di Roma. L’incontro
è stato promosso dalla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del
ministero degli Esteri in collaborazione con il pontificio consiglio “Cor Unum”. Il servizio di Eugenio Bonanata:
**********
Santa Sede e Stato italiano
insieme per combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo. E’ l’impegno annunciato
nell’incontro che ha definito, in linea di massima, gli intenti di questa
cooperazione. Ecco il commento di mons. Karel Kasteel, segretario del pontificio consiglio “Cor Unum”:
“Penso che sia molto importante che l’Italia capisca
l'enorme importanza di unire i propri sforzi con quelli di molti fedeli, di
molte organizzazioni cattoliche, consapevoli che un buon cristiano non può
camminare allegramente in questo mondo quando c’è
tanta miseria, tanto bisogno. Appunto abbiamo scelto la parola ‘sinergia’ perché vuol dire ‘mettersi
insieme’ per ottenere un risultato maggiore che non
ciascuno per conto proprio”.
Un’occasione importante, dunque, per avviare – sempre in
nome della solidarietà – nuove forme di sinergia, rinsaldando i legami già
esistenti. Lo sottolinea Giuseppe Deodato, direttore
generale per la Cooperazione allo Sviluppo:
“Si tratta soprattutto di approfittare di grandi capacità
che ci sono nel campo dell’aiuto allo sviluppo e che certamente la Chiesa
cattolica possiede per ragioni di ordine storico e di
ordine strutturale. Siamo sicuri che una collaborazione in questo campo possa
produrre grandissimi risultati”.
E’ difficile riassumere in poche parole l’impegno della
Chiesa al fianco dei popoli che soffrono. Una missione che,
attraverso diverse esperienze di cooperazione, si radica in tutto il mondo.
Lotta alla povertà, difesa dei diritti umani, promozione
dello sviluppo: sono i paletti che definiscono questo percorso. Uno strumento, questo, efficace per promuovere la pace in aree
calde del mondo. Ancora mons. Kasteel:
“Se ci si aiuta a vicenda ci sono molti meno pericoli di guerra, di
tensioni e si può costruire la pace. Ne parla già il Beato Giovanni XXIII
nell’Enciclica “Pacem in Terris”.
Anche gli altri Papi lo hanno sempre detto: se volete
la pace, lavorate per la giustizia e fatelo nella carità”.
Mons. Kasteel
ha tuttavia messo in guardia da alcuni rischi:
“Come in ogni caso di collaborazione, anche qui bisogna
mantenere la propria identità. La Chiesa cattolica è spinta dalla carità di
Cristo. E occorre che questa cultura evangelica venga
capita e, speriamo, accettata da quanti vogliono aiutare il prossimo che è nel
bisogno”.
Parlando di cooperazione, però, bisogna fare i conti con i
tagli che il governo italiano ha annunciato per il 2006. Ecco l’amara
riflessione di Sergio Marelli, presidente delle ONG
italiane e direttore generale della FOCSIV:
“Sono tagli drastici che
raggiungono il 40 per cento e che riducono le già scarsissime risorse da 552
milioni di euro nel 2005 a 350 per il 2006. Sono ridotti oramai ad un lumicino
di candela con il quale poco si può fare in favore dei
poveri della Terra”.
Al convegno, che si è svolto nell’ambito delle Giornate
per la cooperazione italiana 2005, hanno partecipato diversi rappresentanti del
mondo della cooperazione come, tra gli altri, la Caritas,
la Comunità di Sant’Egidio e l’AVSI.
**********
OCCORRE RINNOVARE IL MONDO DELLO SPORT.
QUESTO
L’APPELLO LANCIATO AL TERMINE DEL SEMINARIO
INTERNAZIONALE
SULLE
REALTA’ SPORTIVE, PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
- Intervista con mons. Josef Clemens -
Con l’intervento finale del segretario del pontificio
consiglio per i Laici, mons. Josef Clemens, si è chiuso, ieri, il seminario internazionale “Il
mondo dello sport oggi: campo di impegno cristiano”.
Per un bilancio su questa iniziativa il commento di
mons. Clemens, intervistato da Amedeo Lomonaco:
**********
R. – La prima
cosa che abbiamo imparato in questi due giorni è la
vastità del problema. La Chiesa si impegna di più,
anche in forma istituzionale. Io ho capito che era proprio l’ora di istituire
questa nostra nuova sezione “Chiesa e sport” nel pontificio consiglio per i
Laici, punto di riferimento per questo grande mondo
dello sport. Mi ha molto impressionato che la Chiesa sia
già presente nell’ambito sportivo in molti Paesi: con cappellani, ma anche a
livello accademico e a livello universitario. Sono contento che finalmente
anche con la Santa Sede siamo presenti in questo grande
mondo.
D. – Di questo grande mondo sono
stati indicati limiti e potenzialità. E’ un mondo che ha bisogno di essere però educato attraverso una sorta di “scuola
dell’umanità”, che poi possa promuovere effettivamente la crescita della
persona. Come ottenere questo risultato, partendo dalla visione cristiana?
R. – Il primo passo, secondo me, è la riflessione e già ci
siamo impegnati in molti campi. Ma è l’ora di riflettere ancora di più, perché
abbiamo visto i mille problemi: lo sport e la commercializzazione, il problema
del doping, il problema della violenza e anche il ruolo dei media. Qui, la voce
della Chiesa, e la voce dei cattolici impegnati in questo
campo, è molto importante. Penso allora che siamo nella fase di riflessione e
che vogliamo costruire, per così dire, una rete di responsabilità a diversi
livelli.
D. – Come rendere un campo sportivo un campo di impegno cristiano?
R. – La testimonianza dello sportivo, che è impegnato e si dedica a questo hobby, deve riflettersi sulla
sua possibilità di essere un buon cristiano, un buon testimone della fede.
**********
CREARE
UNA RETE TRA TUTTI I COMUNICATORI CATTOLICI: CON QUESTO OBIETTIVO,
SI È
TENUTO A LIONE IL CONGRESSO ANNUALE DEL SIGNIS,
L’ASSOCIAZIONE
CATTOLICA MONDIALE PER LA COMUNICAZIONE
- Ai
nostri microfoni, Marc Aellen
-
Farsi “ponte” tra tutti i comunicatori cattolici: è questo
l’impegno assunto dai membri del Signis,
l’associazione cattolica mondiale per la comunicazione, nel corso del loro
Congresso annuale, svoltosi questa settimana a Lione. Tra i momenti principali
dell’incontro, la conferenza pubblica su “I media al
servizio della pace” e l’assemblea per eleggere il nuovo presidente
dell’organizzazione, il malaysiano, Augustine Loorthusamy. Al microfono di Roberta
Moretti, ascoltiamo il segretario generale del Signis,
Marc Aellen:
**********
R. – Il concetto principale è quello della collaborazione
tra tutti i comunicatori cattolici. Una delle linee di azione
è incrementare la rete di radio nel mondo nel senso di scambiarsi i programmi.
Un altro esempio concreto è la televisione. C’è questo progetto di fare un
magazine che si chiamerà “Sign”, una coproduzione per
far vedere a tutti gli spettatori delle televisioni interessate
le realtà della Chiesa nelle varie parti del mondo. Anche
a livello di cinema siamo presenti in tanti festival per dare la voce della
Chiesa e premiamo dei film con dei valori. Poi abbiamo iniziato una rete di “educomunicatori” in tutti i continenti, che scambieranno le
loro esperienze perché nella nostra società è fondamentale imparare ad usare i media per poter diventare cittadini completi.
D. – Oggi, come possono i mass
media cattolici annunciare con più incisività il messaggio cristiano nella
costante attenzione ai segni dei tempi?
R. – Questi sono i due pilastri, secondo me,
dell’atteggiamento che cerchiamo di avere tutti noi presenti a Lione, cioè il dialogo con al società di oggi, che comprende anche
il dialogo ecumenico, interreligioso. Nello stesso momento non aver paura di
dare i nostri valori al mondo, perché tante persone aspettano questo.
D. – Quali sono le prospettive del “Signis”
per i prossimi mesi?
R. – Una cosa molto bella, che è emersa alla fine di questo incontro, è di non guardare tanto i produttori della
televisione per sé, quelli della radio solo tra di loro, quelli del cinema, ma
studiare la trasversalità, i punti in comune. Uno dei grandi lavori che avremo
da fare sarà di trovare dei ponti tra tutti questi mondi. Vogliamo anche mettere in rilievo il ruolo delle donne che sono
comunicatrici. Noi cercheremo con vari progetti di promuovere il ruolo delle
donne che fanno comunicazione.
**********
IL DRAMMA DI SACCO E VANZETTI,
I DUE EMIGRATI ITALIANI
CONDADANNATI A MORTE INGIUSTAMENTE NEGLI STATI UNITI DEGLI
ANNI ’20
RIVIVE IN UN FILM PER LA TV, STASERA E
DOMANI SU CANALE 5
- Ai nostri microfoni Fabrizio de Blasio
e Riccardo Noury -
Oggi e domani su Canale 5 andrà in
onda “Sacco e Vanzetti”, la storia dei due emigranti
italiani condannati a morte negli Stati Uniti nel 1927, con l’accusa di duplice
omicidio durante una rapina. La mano del boia non si fermò, nonostante le
evidenti prove della loro innocenza. Il film è accompagnato da un’iniziativa di Amnesty Italia
per la raccolta di fondi contro la pena di morte, purtroppo applicata tuttora
in numerosi Stati. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
**************
Non bastarono né la mobilitazione mondiale, né le prove
testimoniali a favore, né la confessione del vero assassino a ridare la libertà
a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, uccisi sulla
sedia elettrica dopo anni di processi. Su di loro pesavano accuse non
dichiarate e ben più pesanti di quella del duplice omicidio: quelle di appartenere
al movimento anarchico e di essere italiani. Era il
1927. 50 anni dopo, i due italiani vittime
dell’ingiustizia furono riabilitati dal governatore del Massachussetts,
Dukakis, e gli Stati Uniti chiesero scusa al mondo
intero. Nella storia di questi due uomini entra l’orrore dell’intolleranza
razziale e il dolore dell’emigrazione. La loro vicenda è sullo schermo in una
miniserie, di impegno civile e non politico,
interpretata da Sergio Rubini, Ennio Fantastichini e
Anita Caprioli:
“Io mi
rendo conto che raccontiamo una storia che, per assurdo, può sembrare anacronistica,
e anche la pena di morte, per assurdo, può sembrarlo, l’emigrazione, lo
sfruttamento degli immigrati, della gente più povera … ma
è quello che viviamo oggi! E’ il nostro contesto sociale!”.
46 foto
di scena, che documentano la realizzazione della fiction, sono esposte a Roma in una mostra a favore di Amnesty International, organizzazione da sempre in prima linea
contro la pena di morte, alla quale andrà il ricavato della vendita degli scatti.
Il fotografo è Fabrizio de Blasio.
“Probabilmente, l’immagine a cui sono più legato è quella del ‘ciak’ del film, appoggiato al banco della giuria vuoto: dà proprio il senso, secondo me, di quello che è successo, un processo in cui la giuria è come se non ci fosse stata!”.
Quasi 80 anni dopo, la pena di morte continua ad essere applicata in decine di Stati, dalla Cina all’Arabia Saudita. A fine novembre negli Stati Uniti verrà eseguita la condanna numero mille dal 1976, anno della reintroduzione della pena capitale. La riflessione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia:
“La storia recente della pena di morte negli Stati Uniti è
piena di esecuzioni nei confronti di appartenenti a
minoranze, di persone rivelatesi innocenti, come nel caso di Sacco e Vanzetti. Quello delle violazioni dei diritti umani, basate
sull’origine etnica, delle difficoltà che ancora oggi hanno i migranti in
tantissimi Paesi, è un tema attualissimo”.
**********
=======ooo=======
13 novembre 2005
“CHE I SACERDOTI, I DIACONI E LE RELIGIOSE NON SI STANCHINO
MAI DI ADOPERARSI PER FAVORIRE LA COMUNIONE E LA PARTECIPAZIONE
NELLE
LORO COMUNITÀ”.
È
L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI DEL PARAGUAY NEL LORO MESSAGGIO
A
CONCLUSIONE DELLA 174.MA
ASSEMBLEA PLENARIA ORDINARIA
ASUNCION. = “La nostra Chiesa presenta luci ed ombre: ci
sono persone molto devote, che si sforzano di imitare Gesù, ma ve ne sono anche
molte altre che non si impegnano a fondo per vivere
come veri cristiani”. È quanto si legge nel messaggio dei vescovi paraguayani a conclusione della 174.ma assemblea plenaria ordinaria. “Siamo coscienti – è
scritto ancora nel documento – che la Chiesa, trovandosi in un particolare
ambito socioculturale, è esposta agli stessi peccati che inquinano la società e
che, spesso, coinvolgono gli stessi membri ed istituzioni ecclesiali”. Le
condizioni sociopolitiche ed economiche non sono migliorate, denunciano i vescovi. “Il livello di fame e
di miseria è in aumento, ad esso si aggiunge una
corruzione diffusa sia in ambito pubblico che privato, dovuta anche all’impegno
insufficiente degli organi di governo”. “Questi mali tuttavia – continuano i
presuli del Paraguay – sono anche la conseguenza di
una fede debole. L’inefficacia della nostra evangelizzazione
è dimostrata anche dall’incremento di conversioni ad altre religioni”. “In
questo contesto - conclude il messaggio – diviene
un’urgenza per noi vescovi e per tutti i membri della nostra Chiesa proclamare
la Buona Novella al fine di rendere la nostra società più giusta, più onesta,
più solidale e più pacifica”. (D.G.)
RIFLETTERE
SUL PELLEGRINAGGIO E SUL SUO SIGNIFICATO STORICO.
RICORDARE
I SANTUARI CHE, NEL NOSTRO CONTINENTE, HANNO CONTRIBUTO
A
FORMARE I POPOLI D’EUROPA E LA LORO INDENTITÁ COMUNE.
QUESTA L’ANALISI
DEGLI
STUDIOSI CHE VENERDĺ SCORSO HANNO APRTECIPATO
ALLA CELEBRAZIONE
PER
RICORDARE IL QUATTROCENTISIMO ANNIVERSARIO
DELLA
FONDAZIONE DEL SACRO MONTE DI VARESE
- A
cura di Fabio Brenna -
**********
VARESE.
= Il pellegrinaggio è stato un contributo determinante
per la formazione di un’identità europea ed i luoghi del pellegrinaggio sono le
coordinate entro cui per secoli è avvenuto un fecondo incontro tra i popoli.
Nell’ultimo appuntamento del 2005, venerdì scorso, per ricordare il
quattrocentesimo anniversario della fondazione del Sacro Monte di Varese, avvenuta nell’aprile del 1605, studiosi come don
Nicola Bux, Andrè Vauchez, Davide Gandini, Danilo Zardin e Luigi Zanzi hanno
ricostruito quella “geografia del sacro” costituita dalla rete di santuari del
nostro continente che hanno contribuito a formare i popoli d’Europa e la loro
identità comune, inscindibilmente legata all’evangelizzazione e alla diffusione
del Vangelo. Il pellegrinaggio nasce dapprima verso Gerusalemme, Roma e Santiago
de Compostela. Giovanni Paolo II definì nel 1982, il
cammino verso il santuario spagnolo come un elemento che favorì “la
comprensione reciproca di popoli europei tanto diversi, quali erano i latini, i
germani, i celti, gli anglosassoni e gli slavi”.
Diventato impossibile raggiungere Gerusalemme e
continuare nell’incontro fra Oriente ed Occidente, il distacco dalla
quotidianità è diretto verso il sepolcro di Pietro a Roma. In epoca controriformistica emergono poi i sacri monti, che anche
simbolicamente si ergono come baluardo della fede, riproduzioni e riproposizioni di luoghi santi che rimettono in viaggio i
popoli per pellegrinaggi più brevi ma ancora occasione
di un’incontro che ha nel Cristianesimo la sua lingua, come sosteneva Goethe. In questo contesto, il
Sacro Monte di Varese emerge come il più processionale fra i sacri monti, dove
si propone di contemplare accadimenti e non idealizzarli, riportando alla
fondazione della nuova Gerusalemme a cui cooperarono non poco i francescani in
Oriente come in Italia attraverso appunto presepi e sacri monti. Altre
iniziative programmate nel corso del 2006 si soffermeranno sul contributo dato
dai sacri monti come quello varesino alla diffusione
della fede.
**********
AL VIA
LA IV EDIZIONE DELLA RASSEGNA “40 CONCERTI NEL GIORNO DEL SIGNORE”.
LA
RASSEGNA DI MUSICA SACRA E CLASSICA PROMOSSA DAL SERVIZIO DIOCESANO
PER LA
PASTORALE GIOVANILE DEL VICARIATO DI ROMA, SI APRE OGGI
CON
L’ESECUZIONE DELL’ORATORIO PER SOLI, CORO E ORCHESTRA DI MARCO FRISINA
ROMA. = Saranno le basiliche
del centro storico di Roma, l’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense,
la Sala Riaria del Palazzo della Cancelleria, Il
Teatro Valle e il Chiostro del Bramante, i principali palcoscenici della IV rassegna di musica sacra e classica “40 Concerti
nel giorno del Signore” al via da oggi, domenica 13 novembre. In programma, fino al 18 giugno del 2006, I concerti-lezione di Schumann, nel 150.mo anniversario della sua morte, e l’integrale delle
opere per violoncello e pianoforte di
Beethoven; le
Nozze di Figaro di Mozart, nel 250.mo anniversario della nascita
dell’autore e la Tosca di Puccini. Da segnalare anche le due serate
dedicate a “Le grandi voci dell’Opera: il
Soprano e il Mezzosoprano” con Mirella Freni e Fiorenza Cossotto
e lo spettacolo “Ninne nanne italiane
– L’incantesimo del mondo” in scena al Teatro Valle. In programma inoltre,
il concerto per violoncello e pianoforte con Luca Pincini
e Gilda Butta, con l’esecuzione in prima assoluta di
quattro pezzi sacri sulle tre grandi religioni monoteiste e sul buddismo e il
concerto commemorativo del maestro Gianandrea Gavezzani eseguito dall’Ensemble della Filarmonica del
Teatro alla Scala di Milano. Primo appuntamento di questa ricca rassegna
promossa dal servizio diocesano per la pastorale giovanile del Vicariato di
Roma con il patrocinio del ministero per i Beni e le
Attività Culturali e della Regione Lazio, è il concerto dell’oratorio per soli,
coro e orchestra “Confido in te” composto dal maestro Marco Frisina.
L’Opera ispirata agli scritti di Santa Faustina Kowalska,
verrà eseguita questa sera nella Basilica di San
Giovanni in Laterano dal coro della Diocesi di Roma e dall’orchestra sinfonica Laus. (D.L.)
UN
CONVEGNO STORICO SU “L’ECCLESIOLOGIA DI SCALABRINI”
CONCLUDE LE
CELEBRAZIONI PER IL CENTENARIO DELLA MORTE
DEL
BEATO GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI
PIACENZA.= E’ in corso nella
Casa Madre dei Missionari Scalabriniani, a Piacenza
il convegno storico su “L’ecclesiologia di Scalabrini”.
L’evento, che ha visto la partecipazione del Vicario Generale della
Congregazione Scalabriniana, padre Gaetano Parolin, dell’assessore alle politiche sociali del comune
piacentino, Leonardo Mazzoli, e del vescovo di Piacenza, mons. Luciano Monari, conclude le celebrazioni
per il centenario della morte del Beato Scalabrini,
conosciuto come il “padre dei migranti”. Nel convegno, alla presenza di
numerosi storici e ricercatori è stato affrontato il
tema “L’ecclesiologia e la spiritualità di Scalabrini
nel contesto storico teologico di fine ‘800”. Analizzati, dai relatori, i contesti ecclesiali di tre aree geografiche molto distanti:
Europa, Brasile e Stati Uniti, segno che l’attenzione pastorale del Beato Scalabrini per gli emigranti lo portò inevitabilmente ad
aprire il suo orizzonte a continenti diversi. Nel Brasile della seconda metà
dell’800, trasformato sotto il profilo sociale, politico culturale e religioso,
i primi missionari inviati da padre G.B. Scalabrini
avviarono la cura pastorale per gli immigrati italiani nelle colonie del
Brasile meridionale, nelle fazendas del caffè e nei rioni operai delle
città. Negli Stati Uniti, i missionari di Scalabrini
contribuirono alla costruzione di scuole, parrocchie e centri sociali per
venire incontro alle necessità materiali e spirituali degli italiani. (D.L.)
DAL 16
AL 18 NOVEMBRE A TUNISI IL FORUM DEL “WORLD
BROADCASTING UNIONS”
SUL
RUOLO DEI MEDIA ELETTRONICI NELLA NOSTRA SOCIETA’
TUNISI. = Il ruolo dei media elettronici
nella società dell’informazione. Questo il tema al
centro del Forum del “World Broadcasting Unions”, che si terrà a Tunisi dal 16 al 18 novembre,
con il patrocinio delle Nazioni Unite e dell’UNESCO. Numerosi
gli argomenti su cui dibatteranno i 250 partecipanti al summit, articolato in
sette sessioni. In primo luogo, il contributo dei
mezzi di comunicazione al raggiungimento di un mondo più giusto e con meno
disuguaglianze, anche in vista degli obiettivi di sviluppo fissati
dall’ONU per il nuovo millennio. Quindi, la necessità di
spingere i governi a mobilitare risorse necessarie per recuperare il patrimonio
artistico di tanti Paesi. Ancora, l’utilizzo dei media
per difendere le diversità culturali nell’ottica del dialogo tra le civiltà e
l’adozione di misure a livello internazionale per garantire la sicurezza dei
giornalisti nelle aree di guerra. Al Forum sarà presente anche la Santa Sede
con una propria delegazione guidata dall’arcivescovo John Foley,
presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Della
delegazione fa parte anche il padre Pasquale Borgomeo,
già direttore generale della Radio Vaticana. (D.G.)
=======ooo=======
13 novembre 2005
- A cura di Eugenio
Bonanata -
Grande mobilitazione ieri a Madrid
contro la riforma dell’istruzione proposta dal governo Zapatero, accusata degli
organizzatori della protesta di limitare la libertà di istruzione. Non c’è
accordo sul numero dei partecipanti al corteo, che ha sfilato per il centro
della capitale con lo slogan “Per un’educazione libera”. Un
milione e mezzo di persone secondo il governo regionale di Madrid; 2 milioni per
gli organizzatori; 400 mila per la polizia. La manifestazione è stata
promossa da varie organizzazioni: genitori cattolici, forum della famiglia,
alcune scuole private e gruppi di studenti. Il nostro servizio:
***********
Al di là del consueto balletto di cifre, è
stata massiccia la risposta all’appello lanciato da decine di associazioni
familiari. Genitori, alunni ed educatori hanno
marciato nel cuore di Madrid chiedendo al governo il ritiro del progetto di
legge. C’erano anche sei vescovi. Il raduno, che non è stato convocato dalla
Chiesa, è stato tuttavia definito dalla Conferenza episcopale spagnola uno
“strumento legittimo” per esprimere il dissenso degli educatori. Al lungo
corteo, che secondo gli organizzatori voleva essere apartitico, hanno partecipato
anche diversi esponenti dei partiti del centro destra.
Ma i protagonisti sono stati proprio i genitori per i
quali il progetto di riforma non risolverà i problemi della scuola spagnola,
limitando, peraltro, “il diritto di scegliere l’educazione per i propri figli”.
Diversi i punti della proposta di legge messi sotto accusa.
Il nodo più doloroso
il rischio per la religione di diventare una materia facoltativa che non
influisce più sulla media dei voti, né sull’accesso per l’anno successivo o
all’università né tanto meno per ottenere borse di studio. Al termine del
corteo, che si è svolto sotto lo slogan “Per un'educazione libera”, è stato letto un “Manifesto
per un educazione di qualità”. Lamentando la mancanza di dialogo con il governo,
gli organizzatori hanno chiesto urgentemente un incontro con il premier Zapatero invitandolo a tener conto della volontà del
popolo. Secca, però, la risposta dell’esecutivo: i motivi della protesta,
afferma il ministero dell’Educazione, sono infondati.
***********
374 auto incendiate, 212 fermi e due agenti feriti. Questo
il bilancio della 17esima notte di incidenti in
Francia. Migliaia di agenti hanno pattugliato le zone
centrali della capitale, dove la situazione è stata relativamente tranquilla
anche grazie al divieto di raduni imposto ieri. Tumulti si sono registrati
ancora nella provincia, anche se le auto date alle fiamme sono diminuite
rispetto alla notte precedente. Violenti tafferugli
fra la polizia e gruppi di giovani si sono avuti anche nel centro di Lione, poche ore prima che iniziasse il coprifuoco. Da
registrare, infine, violenze anche Tolosa, Strasburgo e nella città meridionale
di Carpentras, dove è stato appiccato il fuoco ad una
scuola elementare.
Le violenze urbane si sono estese dalle banlieue
francesi ad altri Paesi europei con auto incendiate e fermi di polizia in
Belgio, Olanda e Grecia. Tre auto incendiate e una ventina di
persone fermate a Bruxelles dove, proprio per evitare disordini, la vigilanza
era stata rafforzata. Due auto sono state bruciate a Rotterdam, in
Olanda, da un gruppo di giovani; una ventina di auto,
infine, sono state distrutte in due concessionarie di Atene dalle fiamme
appiccate con bottiglie molotov.
E’ stata catturata in Giordania una donna che fallì nel tentativo di farsi esplodere, in concomitanza con
i tre attentati suicidi in altrettanti hotel di Amman. Lo ha annunciato re Abdallah II in persona, intervenendo a
un convegno nella capitale. La presenza di una donna era stata sostenuta anche
nel messaggio di rivendicazione della cellula di Al
Qaeda in Iraq, guidata dal terrorista giordano Al Zarqawi.
Urne aperte da stamani nei circa 12mila seggi del Burkina Faso, dove quasi 4 milioni
di elettori dovranno scegliere il nuovo presidente del
Paese. Favorito, secondo i pronostici il capo dello
Stato uscente, Blaise Compaorè,
al potere da 18 anni in lizza per un terzo mandato. E’ la prima volta, da quando nel 1991 è stato ristabilito il multipartitismo,
che l’opposizione partecipa ad uno scrutinio presidenziale, ed è la prima volta
che il presidente uscente affronta ben 11 avversari. La commissione elettorale
centrale ha annunciato che non sarà dato alcun risultato
prima del 17 novembre prossimo.
Ieri una messa e oggi una solenne
cerimonia militare alla presenza del ministro della Difesa, Antonio Martino. Così, il contingente italiano di
Nassiriya in Iraq celebra il secondo anniversario della strage alla base
“Maestrale”, in cui morirono 17 militari e due civili. Durante la cerimonia
odierna verrà deposta una corona ai piedi del
monumento che ricorda la strage.
Il presidente iracheno Jalal
Talabani ritiene che un ritiro immediato dall’Iraq delle forze della coalizione sarebbe “catastrofico” e condurrebbe ad una
guerra civile con gravi conseguenze per tutto il Medio Oriente. In
un’intervista, il presidente si è espresso in favore di un ritiro graduale che
permetta alle autorità irachene di prendere il posto delle forze della coalizione in varie tappe. Sul piano interno il presidente di etnia curda, che ieri ha
concluso la sua visita in Italia, ha
detto di temere un aumento della violenza in Iraq prima delle elezioni
legislative del 15 dicembre sostenendo, tuttavia, che gli insorti non arriveranno ad influenzarne il risultato.
Il Partito Islamico, principale formazione politica sunnita irachena, chiede la fine delle offensive militari
lanciate contro la guerriglia da forze americane e irachene nelle province del
Nord e dell’Ovest dell’Iraq. “Queste operazioni – si legge in un comunicato
diffuso ieri - hanno
trasformato la vita delle popolazioni in un inferno, con conseguenze disastrose
che hanno portato a morte di civili e distruzioni”. Dal canto suo l’esercito statunitense
ha fatto sapere che l’operazione di rastrellamento è giunta alla fase finale.
In Israele è durata meno di dieci minuti l’odierna seduta
del governo di Ariel Sharon, che ha deciso di mettere
subito fine all’incontro. Il premier ha constatato che
“i ministri del Likud e quelli laburisti non hanno più niente da dirsi”.
Intanto, il deputato Levy ha confermato che mercoledì
presenterà in parlamento una mozione per la conclusione anticipata della
legislatura, indipendentemente – ha precisato - dagli accordi che potrebbero intervenire
fra il premier Sharon e il nuovo capo del partito
laburista, Peretz. Non è chiaro per ora se Sharon e Peretz si incontreranno prima di
mercoledì. Ieri Peretz aveva, tuttavia, precisato che
se un accordo con Sharon per la convocazione di elezioni
anticipate non sarà possibile in tempi brevi, i laburisti potrebbero fare cadere il governo in parlamento.
A Teheran, dopo un incontro con
il capo del Consiglio di sicurezza russo, Ivanov, il
capo dell’Agenzia iraniana per l’energia atomica, Aqazadeh,
ha respinto ieri l’ipotesi di un compromesso che comporti un trasferimento
delle attività di arricchimento al di fuori del Paese.
Nei giorni scorsi fonti giornalistiche e diplomatiche
occidentali avevano parlato della presentazione a Teheran
di una proposta, concordata tra Europa e Stati Uniti, per risolvere il braccio
di ferro sul nucleare iraniano. In base a tale
progetto, l’Iran avrebbe potuto continuare nella conversione dell'uranio, ma
non nella fase finale dell'arricchimento, che avrebbe dovuto essere trasferito
in Russia per le necessarie garanzie che questa tecnologia non potesse essere
usata a fini militari.
Negli Stati Uniti almeno una persona è morta nello Iowa, battuto sabato sera da violenti tornado. Le trombe
d'aria, almeno tre in rapida successione, hanno provocato danni in diverse
località e costretto i tifosi che assistevano a una
partita di football americano ad Ames a cercare
rifugio in una palestra.
======ooo=======