RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 316 - Testo della trasmissione di sabato 12 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Gli Stati Uniti continuino ad esercitare la propria leadership cooperando con le diverse istanze internazionali per risolvere le grandi questioni del nostro tempo: così Benedetto XVI nel discorso al nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede

 

Saggia integrazione, collaborazione e pacifica convivenza con le diverse componenti culturali e religiose del Paese. E’ quanto raccomanda Benedetto XVI alla Bulgaria nel discorso ai vescovi del Paese

 

Proseguire sulla strada della pace e della riconciliazione: la consegna di Benedetto XVI per il popolo iracheno, affidata ai vescovi caldei

 

Domani la Chiesa proclama tre nuovi beati: tra questi, Charles de Foucauld, missionario nel Sahara tra i Tuareg: ai nostri microfoni fratel Gianluca Bono

 

Da oggi in Vaticano un seminario di studi su “L’acqua e l’ambiente”: con noi mons. Marcelo Sanchez Sorondo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il rapporto tra sport e Chiesa, tra sport ed evangelizzazione al centro del seminario “Il mondo dello sport oggi: un campo di impegno cristiano” promosso dal Pontificio Consiglio per i laici: ce ne parlano mons. Carlo Mazza, mons. Marian Florczyk e mons. Rylko

 

Lo scandalo della tubercolosi in aumento nel mondo: quasi due milioni le vittime ogni anno, nonostante che sia una malattia curabile. Intervista con Mario Raviglione

 

Nel Vangelo di domani la parabola dei talenti: la riflessione di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio del cardinale Crescenzio Sepe per i partecipanti al Congresso eucaristico del nord del Perù, in corso a Trujillo fino a domani

 

Lettera pastorale dei vescovi del Kenya in vista del referendum del prossimo 21 novembre nel Paese africano per l’adozione della nuova costituzione

 

Nel 30.mo anniversario dell’indipendenza dell’Angola dalla dominazione portoghese, i vescovi del Paese lodano l’impegno della popolazione verso la pace e lo sviluppo

 

 

Un clero sempre più anziano e una presenza più numerosa di sacerdoti stranieri nelle parrocchie: è la situazione dei sacerdoti in Italia, descritta nel libro “La parabola del clero”

 

Il 90 per cento dei “conflitti dimenticati” nasce nei Paesi del sud del mondo: è quanto emerge dal rapporto Caritas diffuso in questi giorni, dal titolo: “Guerre alla finestra”

 

In corso, oggi ad Assisi, il terzo pellegrinaggio delle matricole universitarie di Roma e del Lazio, promosso dall’Ufficio per la pastorale universitaria del vicariato di Roma

24 ORE NEL MONDO:

In Germania trovato l’accordo ieri tra CDU e SPD: Angela Merkel sarà il primo cancelliere donna della storia tedesca

 

Ancora disordini stanotte nelle periferie parigine. Vietati i raduni nella capitale per tutto il fine settimana

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 novembre 2005

 

GLI STATI UNITI CONTINUINO AD ESERCITARE LA PROPRIA LEADERSHIP

 COOPERANDO CON LE DIVERSE ISTANZE INTERNAZIONALI PER RISOLVERE

LE GRANDI QUESTIONI DEL NOSTRO TEMPO: COSI’ BENEDETTO XVI

NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE AMERICANO PRESSO LA SANTA SEDE

 

Gli Stati Uniti esercitino la propria leadership cooperando con le diverse    istanze internazionali: è l’esortazione di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede, Francis Rooney, ricevuto stamani in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Papa, che ha espresso solidarietà a quanti colpiti dagli uragani nel sud degli Stati Uniti, ha richiamato l’importanza della dimensione morale nell’agire politico. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

“In un mondo dove cresce la globalizzazione, sono fiducioso che gli Stati Uniti continueranno a dimostrare una leadership nella promozione di valori come la libertà, l’integrità e l’autodeterminazione”. E’ quanto affermato da Benedetto XVI nel discorso al nuovo ambasciatore statunitense. Il Papa ha sottolineato come tale leadership vada accompagnata da una “cooperazione con le diverse     istanze internazionali che lavorano per un consenso reale e per sviluppare” azioni comuni “nel confrontare temi critici per il futuro dell’umanità”. Il Santo Padre, che ha espresso nuovamente la sua solidarietà alle popolazioni colpite dai recenti uragani nel sud degli Stati Uniti, ha quindi ribadito l’importanza di una “intrinseca dimensione etica in ogni decisione politica”.

 

 La guerra, come l’ingiustizia e la violenza – ha detto ancora – “possono essere contrastate solo da un rinnovato rispetto della legge universale morale, i cui principi derivano dal Creatore stesso”. Quindi, ha avvertito che “il riconoscimento del ricco patrimonio di valori e principi insiti in questa legge è fondamentale per costruire un mondo che riconosca e promuova la dignità, la vita e la libertà di ogni persona umana”. Base, questa, per “creare le condizioni di giustizia e pace in cui possano prosperare gli individui e le comunità”.“Come stabilito dal Concilio Vaticano II – ha proseguito Benedetto XVI – la missione universale della Chiesa non le permette di identificarsi con un sistema politico, economico e sociale”. Tuttavia, la sua missione “serve come fonte di impegno, direzione e forza che può contribuire a stabilire e consolidare la comunità umana in accordo con la legge di Dio”.

 

 Riconoscendo la generosità sempre mostrata dal popolo americano verso i bisognosi in ogni continente, il Pontefice ha poi messo l’accento sull’impegno della Santa Sede a “cercare soluzioni per fronteggiare i problemi più significativi che l’umanità sta affrontando in questi anni”, come lo “scandalo” della fame, della povertà e delle malattie che affliggono ancora tante parti del mondo. Per sanare queste piaghe – ha rilevato il Papa – “non ci si può limitare a considerazioni economiche”, ma  serve “una visione più ampia di solidarietà pratica assieme a decisioni coraggiose” dagli effetti a lungo termine come la cancellazione del debito che “alimenta la povertà in molte delle nazioni meno sviluppate”. Il Papa ha infine auspicato che le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti “si rafforzino e si consolidino” negli anni a venire.

**********

 

Nel suo indirizzo di saluto, l’ambasciatore Francis Rooeny ha assicurato che gli Stati Uniti guardano alla “Santa Sede come partner negli sforzi per diffondere la pace, incoraggiare la democrazia e sconfiggere il terrorismo”. Il diplomatico americano ha quindi indicato nella lotta all’AIDS e al traffico di essere umani due temi che hanno visto Washington e la Santa Sede unire i propri sforzi.

 

Nato a Tulsa  in Oklahoma, il 4 dicembre 1953, l’ambasciatore Rooney è sposato ed ha tre figli. Ha frequentato la Georgetown University, conseguendo una laurea in Letteratura Inglese, una specializzazione in Economia ed un dottorato in Legge. Dopo aver svolto la professione forense, ha assunto incarichi direttivi in società private. Attualmente è presidente e direttore generale della Manhattan Construction Company e del gruppo Rooney Holdings Inc.

 

 

SAGGIA INTEGRAZIONE, COLLABORAZIONE E PACIFICA CONVIVENZA

CON LE DIVERSE COMPONENTI CULTURALI E RELIGIOSE DEL PAESE.

È QUANTO RACCOMANDA BENEDETTO XVI ALLA BULGARIA NEL DISCORSO

AI VESCOVI DELLA NAZIONE DEL SUD-EST EUROPEO

A CONCLUSIONE DELLA LORO VISITA AD LIMINA

- A cura di Tiziana Campisi -

 

**********

Con le sue diverse componenti culturali e religiose la Bulgaria può essere esempio di saggia integrazione, di collaborazione e di pacifica convivenza. Così il Papa ai vescovi bulgari nel discorso rivolto al termine della loro visita ad limina. “La Comunità cattolica, pur essendo in minoranza nel contesto del Paese – ha detto Benedetto XVI – può svolgere un compito di generosa testimonianza dell’universale carità di Cristo”.

 

“Dopo il triste periodo dell’oppressione comunista, i cattolici che hanno perseverato con alacre fedeltà nella loro adesione a Cristo avvertono ora l’urgenza di rassodare la propria fede e di diffondere il Vangelo in tutti gli ambiti sociali – ha proseguito il Pontefice –  specialmente dove più manifesto è il bisogno dell'annuncio cristiano. Penso, ad esempio, alla forte denatalità, all'alta percentuale di aborti, alla fragilità di tante famiglie, al problema dell'emigrazione”. Il Santo Padre si è anche felicitato per l’impegno della Chiesa cattolica bulgara nel campo sociale ed ha esortato i presuli ad offrire con entusiasmo testimonianza a Cristo invitandoli a diffondere, pur nella limitatezza del numero dei sacerdoti, il vangelo della Speranza e dell’amore.

 

“Ciò che conta – ha sottolineato Benedetto XVI – non è tanto l’efficienza dell’organizzazione, quanto piuttosto l’incrollabile fiducia in Cristo, perché è proprio lui a guidare, reggere e santificare la sua Chiesa, anche attraverso il vostro indispensabile ministero”. “Nei suoi imperscrutabili disegni – ha aggiunto il Papa – Dio vi ha posto ad esercitare il vostro servizio ecclesiale fianco a fianco dei nostri fratelli della Chiesa ortodossa bulgara. Auspico che le buone relazioni esistenti si sviluppino ulteriormente a vantaggio dell’annuncio del Vangelo del Figlio di Dio, principio e fine di ogni azione compiuta dal cristiano”. Quindi Benedetto XVI ha voluto sollecitare l’episcopato bulgaro con queste parole: “Occorre proseguire il cammino intrapreso, intensificando la preghiera perché si affretti l’ora in cui potremo sedere all’unica Mensa, per mangiare l’unico Pane della salvezza”.

**********

 

 

PROSEGUIRE SULLA STRADA DELLA PACE E DELLA RICONCILIAZIONE:

LA CONSEGNA DI BENEDETTO XVI PER IL POPOLO IRACHENO,

AFFIDATA AI VESCOVI CALDEI

        

Incoraggiamento e solidarietà a tutto il popolo iracheno ha espresso stamane il Papa ricevendo i vescovi caldei, al termine del loro Sinodo speciale, celebrato questa settimana a Roma. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

**********

“Un fervido incoraggiamento” alle comunità caldee e a tutti i cittadini iracheni: Benedetto XVI lo ha affidato ai 20 presuli dell’Iraq e della diaspora, convenuti a Roma, in un periodo tanto travagliato per il loro Paese.

 

“Alla parola di solidarietà si accompagna l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera, affinché il vostro amato Paese, pur nell’attuale difficile situazione, sappia non perdersi d'animo e proseguire nella strada verso la riconciliazione e la pace.”

        

Sono circa 600 mila i cattolici caldei in Iraq, su 800 mila cristiani presenti nel Paese, cui si aggiungono 150 mila fedeli della diaspora, in America, Europa, Oceania. E compito dei presuli a Roma è stato di portare a compimento “il progetto  di revisione dei testi della Divina Liturgia in rito siro-orientale”. “Una riforma – ha sottolineato il Papa – che dovrebbe permettere un nuovo slancio di devozione”. “Un lavoro – come ha ricordato – che ha comportato anni di studio e di non sempre facili decisioni, ma è stato un periodo durante il quale la Chiesa caldea ha potuto riflettere più a fondo sul grande dono dell’Eucaristia”. I presuli iracheni hanno inoltre analizzato la bozza del Diritto Particolare, “che dovrebbe regolare la vita interna” delle comunità, dato che – ha osservato il Santo Padre – “un’appropriata disciplina canonica è necessaria per l’ordinato svolgersi della missione” affidata loro da Cristo. Da qui “la comune preghiera di gratitudine”, che Benedetto XVI ha rivolto al Signore insieme ai presuli caldei prima di accomiatarli con una particolare raccomandazione:

 

“Vi esorto, carissimi, a proseguire nel vostro impegno pastorale e nel vostro ministero di speranza per l'intera Nazione irachena.”

**********

 

RINUNCE E NOMINE

        

Il Santo Padre ha nominato oggi il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, suo Inviato speciale al Primo Congresso Eucaristico Nazionale del Ciad, che sarà celebrato a Moundou dal 4 all’8 gennaio 2006.

 

Il Papa ha inoltre accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Forlì-Bertinoro, presentata da mons. Vincenzo Zarri, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico mons. Lino Pizzi, del clero dell’arci-diocesi di Modena-Nonantola, finora rettore del Seminario diocesano.

 

 

 

DOMANI LA CHIESA PROCLAMA TRE NUOVI BEATI:

TRA QUESTI, CHARLES DE FOUCAULD, MISSIONARIO NEL SAHARA TRA I TUAREG

- Intervista con fratel Gianluca Bono -

 

Domani la Chiesa avrà 3 nuovi Beati: il sacerdote francese Charles de Foucauld, missionario in Africa tra i nomadi Tuareg; Maria Crocifissa Curcio, fondatrice delle Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù; Maria Pia Masténa, fondatrice delle Suore del Santo Volto.  Al termine della celebrazione  Benedetto XVI giungerà in Basilica per venerare le Reliquie dei nuovi Beati e rivolgere un saluto ai presenti. La celebrazione sarà presieduta, infatti, dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella Basilica Vaticana. A partire dalle 9.30 la nostra emittente seguirà la cerimonia  con commento in italiano, tedesco, francese, spagnolo e inglese, sull’onda corta, sull’onda media e in modulazione di frequenza.

 

Oggi parliamo di Charles de Foucauld: nato a Strasburgo nel 1858, è morto a 58 anni ucciso dai predoni nel deserto del Sahara, dove era andato a portare la presenza dell’Eucaristia. Di famiglia nobile conduce in gioventù vita dissoluta e senza Dio: ma in realtà lo cerca disperatamente. Trova l’amore di Dio nel confessionale dove fa l’esperienza del perdono. Ma ascoltiamo fratel Gianluca Bono, dei Piccoli Fratelli del Vangelo, istituto che si ispira alla spiritualità di Charles De Foucauld. L’intervista è di Giovanni Peduto:

 

**********

R. – Fratel Charles ha vissuto la maggior parte della sua vita, prima e dopo la sua conversione, in Paesi di lingua araba a maggioranza musulmana. Ha conosciuto la Siria, la Palestina. Ha molto amato il Marocco, ma soprattutto ha vissuto nel Sahara algerino. In questi Paesi i cristiani sono in minoranza e Charles de Foucauld ha inaugurato uno stile di testimonianza evangelica fondato sull'amicizia, sulla condivisione delle vita e sul rispetto reciproco. Fu molto importante il suo lavoro di studio della lingua e della cultura dei Tuareg, per conoscere a fondo il popolo con il quale condivideva la vita. In un certo senso si può dire che è un precursore dell’inculturazione, anticipando una visione missionaria che divenne comune solo dopo il Concilio Vaticano II.

 

D. – Qual è stata la caratteristica peculiare della sua spiritualità?

 

R. – Charles de Foucauld visse profondamente l’esperienza della misericordia di Dio: si sentì accolto e amato dopo una vita di ozio e di indifferenza. La sua risposta all'amore gratuito e accogliente del Padre fu una grande passione per Gesù Cristo e il Suo Regno. Charles era un vero innamorato di Gesù, e si sentiva attratto soprattutto dal mistero di Nazareth, da quei trent'anni che Gesù visse come un povero carpentiere, mischiato alla massa delle persone semplici, con una vita fatta di preghiera, umile lavoro e amicizia. De Foucauld fu un uomo di grande silenzio e preghiera, profondamente legato al Mistero eucaristico e nello stesso tempo fu un uomo appassionato dell'umanità, della giustizia, preoccupato che anche ai più poveri e agli schiavi fosse riconosciuta la dignità di figli di Dio. Seppe fare una grande unità nella sua vita, sempre alla ricerca del volto di Cristo riconosciuto allo stesso tempo e, direi con lo stesso realismo, nel Pane Eucaristico e nel povero che bussa alla porta.

 

D. – Quale messaggio offre all’uomo di oggi Charles De Foucauld?

 

R. – Le persone di oggi, così schiacciate dal chiasso e dal materialismo, possono scoprire la dimensione contemplativa della loro esistenza. Non si tratta di fuggire nel deserto, ma di scoprire il quotidiano come luogo concreto della santità. Ognuno di noi è chiamato a scoprire Cristo come il vero amico, unificando tutta la nostra vita intorno a lui, divenendo uomini e donne integrali. Non c'è separazione tra la vita concreta, fatta di lavoro e di relazioni, e il cammino spirituale. Possiamo vivere anche noi come Gesù a Nazareth e scoprire il suo volto nella Parola, nell'Eucaristia e nei poveri. In questo Charles de Foucauld è un apripista come pure nell'indicarci il dialogo e il rispetto fra le culture e le religioni, in un'epoca in cui si propaganda lo scontro di civiltà.

**********

 

 

DA OGGI IN VATICANO UN SEMINARIO DI STUDI SU “L’ACQUA E L’AMBIENTE”

- Intervista  con mons. Marcelo Sanchez Sorondo -

 

L’acqua bene primario, simbolo e misura di equità sociale: se ne discute da oggi a lunedì in Vaticano nel seminario promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze. I contributi di studiosi ed esperti, sul tema: “L’acqua e l’ambiente”, aprono un dibattito che cercherà di analizzare l’impatto dello sfruttamento delle risorse idriche sugli ecosistemi e sullo sviluppo sostenibile. Si discuterà anche della conservazione dei grandi bacini e della necessità di una distribuzione equa e solidale dell’acqua. Ma quali sono le principali emergenze in proposito? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cancelliere della Pontificia Accademia, mons. Marcelo Sanchez Sorondo:

 

**********

R. – Tra le principali emergenze di oggi c’è la tendenza a privatizzare le risorse dell’acqua. Naturalmente, se queste vengono privatizzate, sarà poi molto difficile che gli Stati possano in qualche modo occuparsi della distribuzione dell’acqua. Come diceva già Paolo VI, tutti i beni della Terra hanno una destinazione universale, cioè sono ‘per tutti gli uomini’, e in questo caso per tutte le specie viventi. Quindi, con la questione di trovare l’acqua potabile e di capire come conservarla, c’è il problema di sapere come distribuirla: il problema della distribuzione. E naturalmente, se viene privatizzata non è facile la distribuzione.

 

D. – E poi ci sono i cambiamenti climatici che influiscono sulle risorse idriche …

 

R.– Naturalmente! I cambiamenti climatici oggi influiscono sulle risorse dell’acqua ed è una delle cose nuove che emergeranno in questo seminario. A sua volta l’acqua influisce sui cambiamenti climatici. C’è una dialettica nuova che adesso cerchiamo di conoscere e di interpretare.

**********

 

=======ooo=======

 

                                                   

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza di Benedetto XVI ai vescovi di Bulgaria: la Chiesa cattolica di Bulgaria - ha affermato il Papa - è viva e desiderosa di offrire con entusiasmo la propria testimonianza a Cristo in mezzo alla società in cui vive.

 

Servizio vaticano - Nel discorso al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti, il Santo Padre ha sottolineato che la diffusione inquietante del disordine sociale, della guerra, dell’ingiustizia può essere contrastata solo dal rispetto della legge morale universale.

Il discorso di Benedetto XVI ai presuli partecipanti al Sinodo speciale dei Vescovi caldei: “Incoraggio tutti i cittadini dell’Iraq - ha detto il Papa - e prego affinché il vostro amato Paese non si perda d’animo e prosegua nella strada verso la riconciliazione e la pace”.   

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica”, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Bosnia ed Erzegovina: la pace ancora incompiuta”.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “La letteratura dialettale non è la dimora dei mediocri”: in margine al convegno dedicato allo scrittore Salvatore Di Giacomo.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

12 novembre 2005

 

 

IL RAPPORTO TRA SPORT E CHIESA AL CENTRO DEL SEMINARIO

“IL MONDO DELLO SPORT OGGI: UN CAMPO DI IMPEGNO CRISTIANO”,

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

- Interviste con mons. Carlo Mazza, mons. Marian Florczyk, mons. Rylko -

 

 

Lo sport alla luce del magistero della Chiesa e lo sport come frontiera della nuova evangelizzazione. Sono i temi affrontati, stamani, nell’ambito del seminario internazionale “Il mondo dello sport oggi: un campo di impegno cristiano”, organizzato dal pontificio Consiglio per i laici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

***********

Il contributo del magistero della Chiesa sullo sport inizia agli albori del ‘900 con Pio X. Al centro degli interventi dei Papi sullo sport, che sono oltre 200, c’è sempre l’uomo. Ascoltiamo il responsabile dell’Ufficio per lo sport e tempo libero della CEI, mons. Carlo Mazza:

 

R. – Alla Chiesa sta a cuore l’uomo perché l’uomo è il segno più alto del dito di Dio, della creazione. Attraverso lo sport, che riguarda la persona umana e in particolare il corpo dell’uomo, si esprime la potenza, la bellezza, la gloria del Signore.

 

Ricordando il pensiero di Giovanni Paolo II sullo sport, mons. Carlo Mazza ha poi contrapposto alla figura dell’atleta ‘super star’, diffusa nella società contemporanea, un altro modello di atleta: Gesù.

 

R. – E’ ancora commovente ricordare la preghiera di Giovanni Paolo II il 28 ottobre del 2000, allo stadio Olimpico. Al termine della sua omelia il Papa prega per l’atleta e lo paragona all’atleta di Dio, Gesù. Quindi, offre il modello di Gesù a tutti gli sportivi, a tutti gli atleti.

 

Del rapporto particolare che Giovanni Paolo II ha avuto con il mondo dello sport ci parla anche il vescovo ausiliare di Kyelce, in Polonia, mons. Marian Florczyk:

 

R. – Conosceva il valore dello sport per il corpo ma anche per lo spirito. Attraverso lo sport, l’uomo può crescere come persona. Per questo, Giovanni Paolo II praticava lo sport. Come Santo Padre, parlava dello sport e voleva essere sempre vicino alla gente che pratica lo sport.

 

Il seminario ha approfondito, in particolare, le potenzialità e le minacce dello sport. Sentiamo, in proposito, il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Stanislao Rylko:

 

R. – Lo sport ha delle grandi potenzialità: può far riscoprire il senso del sacrificio, il senso dell’impegno, della lealtà. Ma allo stesso tempo, lo sport contemporaneo presenta anche vari rischi, quali l’ingerenza dell’economia e la ricerca della vittoria ad ogni costo. E’ comunque importante dire che ci sono anche delle grandi risorse per promuovere una crescita integrale della persona umana attraverso lo sport.

 

Il presule ha anche detto che per molte persone lo sport è diventato un surrogato dell’esperienza religiosa. Stadi e palestre – ha aggiunto – sembrano templi del nuovo culto. E’ quindi urgente rinnovare il mondo dello sport. Ascoltiamo ancora mons. Rylko:

 

R. – Vogliamo guardare lo sport come campo di impegno per noi cristiani, cercando di capire insieme che cosa si possa realmente fare per ricondurlo alle radici dei grandi ideali che lo hanno animato lungo la storia.

 

Ed in questo solco si inserisce questo convegno, “Il mondo dello sport oggi un campo di impegno cristiano”, che ha dato inizio all’attività della sezione “Chiesa e sport” del dicastero per i laici.

***********

 

 

LO SCANDALO DELLA TUBERCOLOSI IN AUMENTO NEL MONDO:

 QUASI DUE MILIONI LE VITTIME OGNI ANNO,

NONOSTANTE SIA UNA MALATTIA CURABILE

- Intervista con Mario Raviglione -

 

La tubercolosi al centro di una riunione mondiale che si è conclusa ieri ad Assisi. Esperti governativi e non governativi della coalizione internazionale “Stop alla TBC”, dove sono rappresentati 350 partners, hanno discusso su come eliminare entro il 2050 questa malattia, che ancora oggi miete quasi 2 milioni di morti ogni anno. Nel 2005 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato la TBC un’emergenza in Africa ed ha lanciato un allarme particolare anche per l’Europa.  Roberta Gisotti ha intervistato il dott. Mario Raviglione, rappresentante dell’OMS, incaricato della lotta globale alla TBC nel mondo:

 

**********

D. – Ogni giorno 5 mila morti per la tubercolosi nel mondo. Dott. Raviglione abbiamo forse sottovalutato questa patologia, che credevamo in via di estinzione almeno nei Paesi sviluppati, che cosa è accaduto, invece?

 

R. – La tubercolosi è effettivamente un’autentica pandemia, cioè una epidemia che coinvolge tutto il mondo. Non c’è alcun Paese in cui non ci sia la tubercolosi. Sicuramente c’è stata una certa esitazione a fare degli sforzi per controllare la tubercolosi in modo più efficace. Tant’è che noi dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità continuiamo a ripetere che questa è una malattia ben lungi dall’essere eliminata. Occorre fare il massimo sforzo ora: ci sono alcune aree che hanno un problema particolare e che sono l’Africa e l’Europa dell’est.

 

D. – Meraviglia questo problema dell’Europa dell’est ...

 

R. – Il problema dell’Europa dell’Est è in gran parte dipendente da ciò che è successo in questi Paesi negli ultimi 20 anni. Lo smantellamento dei sistemi di salute pubblica dell’ex Unione sovietica, l’impoverimento delle società, la transizione, eccetera, hanno determinato praticamente la formazione di sacche di popolazione che sono particolarmente vulnerabili alla tubercolosi, alcolisti, persone senza casa che vivono nelle grandi metropoli. Queste   cause hanno determinato un aumento drastico dei casi di tubercolosi per esempio in Russia o in Ucraina. In più nell’Europa dell’est abbiamo il grandissimo problema della “multifarmaco resistenza”, cioè di una forma di tubercolosi che non può essere trattata con gli abituali antibiotici che noi usiamo.

 

D. – Quindi, per combattere questo tipo di Tbc si stanno facendo delle ricerche ulteriori…

 

R. – Si fanno ricerche su nuovi farmaci, ma io credo che siamo lontani dall’avere uno o due nuovi farmaci efficaci che possano rimpiazzare quelli attuali. Dobbiamo, per questo motivo e per forza di cose, usare farmaci vecchi, cioè farmaci che erano fuori commercio praticamente da molti anni e che rimangono l’unica arma disponibile. Sono farmaci molto più costosi, molto più tossici.

 

D. – Invece, per quanto riguarda l’Africa, la principale causa scatenante di questa recrudescenza della Tbc è forse la diffusione dell’Aids?

 

R. – Sicuramente. In Africa abbiamo visto che a partire dalla fine degli anni ’80, quindi in coincidenza con l’aumentare del problema Aids HIV, c’è stata una recrudescenza di tubercolosi formidabile, con un aumento del numero dei casi che si aggira intorno al 5,6 o 7 per cento annuo e continua. Parliamo di 1500 morti al giorno in Africa, per intenderci.

 

D. – Come correre ai ripari?

 

R. – Fortunatamente disponiamo, nel caso della tubercolosi, di una strategia mondiale che abbiamo promosso come Organizzazione mondiale della Sanità nell’ultimo decennio. Si basa su alcuni principi di diagnostica, di terapia e di monitoraggio del trattamento. Quindi, è possibile curare la tubercolosi, è possibile guarire, è possibile assolutamente eliminare il problema nell’ambito della società.

**********

 

=======ooo=======

 

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 13 novembre, 33ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù racconta la parabola dei talenti: un uomo consegna ai servi i suoi beni. A chi non fa fruttare quanto ricevuto, anche solo consegnandolo ai banchieri, toglie tutto. Ma a chi impiega i talenti e ne guadagna altrettanti dice:

 

“Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone ... Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

L’uomo che ha ricevuto un solo talento, ha avuto paura del padrone e ha sepolto il talento in terra. Ha avuto paura perché pensava che colui che gli aveva dato il talento fosse un uomo duro ed esigente, che voleva il profitto. Ma proprio qui si nasconde la contraddizione. Se lui sapeva che il padrone era esigente e voleva raccogliere dove non aveva seminato, doveva proprio darsi da fare con il talento ricevuto. Ma questa idea sul padrone lo blocca con la paura, e non crea niente. Anzi, una strana paura di perdere tutto rende il suo talento totalmente sterile. Il padrone smaschera la sua contraddizione ed evidenzia così che la paura falsa la conoscenza e chiude l’uomo in se stesso. Ma per salvarsi, bisogna essere fondati sul fondamento che è Cristo, altrimenti si perderà anche quel fondamento che si pensa di avere.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

12 novembre 2005

 

 

 

“L’EUCARISTIA È IN SÉ STESSA UN EVENTO MISSIONARIO, CHE RENDE

LA CHIESA SACRAMENTO DI CRISTO E LUCE PER LE NAZIONI”:

 COSÌ, IL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, CARDINALE CRESCENZIO SEPE,

 NEL MESSAGGIO AL CONGRESSO EUCARISTICO DEL NORD DEL PERÙ, IN CORSO A TRUJILLO

 

TRUJILLO. = “Un forte richiamo alle radici della fede cristiana e un invito a viverla alla luce del segno sacramentale della Pasqua settimanale, espressione dell’identità della comunità cristiana e centro della sua vita e della sua missione”: così, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, definisce il Congresso Eucaristico del Nord del Perù, in corso a Trujillo fino a domani. Nel suo messaggio, indirizzato all’arcivescovo della città, mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, e a tutti i partecipanti al Congresso, il porporato rileva che la Chiesa sente che “il mandato missionario è più che mai attuale”. “Oggi – spiega – quando non di rado si dichiara come obiettivo sufficiente la semplice promozione umana e, invocando il rispetto della coscienza e della libertà dell’uomo, si esclude ogni proposta di conversione, è il tempo per far risuonare con forza e senza tentennamenti il gioioso annuncio di Gesù Cristo nella vostra società e anche al di là delle vostre frontiere”. L’aiuto necessario e costante per questo grande impegno si potrà ottenere dalla partecipazione assidua al Sacramento dell’Eucaristia. In questa prospettiva, il prefetto del Dicastero Pontificio rileva che il “Sacramento dell’Eucaristia è, in sé stesso, un evento missionario”. “In esso – aggiunge – si realizza quel nesso inseparabile tra comunione e missione, che fa della Chiesa il sacramento di Cristo, la Luce che illumina tutte le nazioni. Da esso otteniamo la forza immancabile per essere testimoni e araldi di Cristo”. Portando il saluto e la benedizione del Santo Padre, il cardinale Sepe sottolinea: “Se l’Eucaristia occuperà il centro delle nostra vita, potremo portare con gioia, ognuno a partire dal proprio carisma, la Buona Novella della salvezza fino ai confini della terra”. (R.M.)

 

 

“NON ABBIATE PAURA: VOTATE INFORMANDOVI E APPREZZATE CHI HA OPINIONI

 DIVERSE DALLE VOSTRE”: COSÌ, I VESCOVI DEL KENYA, NELLA LETTERA PASTORALE,

 IN VISTA DEL REFERENDUM DEL PROSSIMO 21 NOVEMBRE NEL PAESE AFRICANO

PER L’ADOZIONE DELLA NUOVA COSTITUZIONE

 

NAIROBI. = “In accordo con la legge di Dio e dopo essersi adeguatamente informati, la coscienza aiuta gli individui ad assumersi le responsabilità e a prendere decisioni in libertà”: sono le parole dei vescovi del Kenya, nella lettera pastorale dal titolo “Non abbiate paura”, diffusa giovedì, in vista del referendum del prossimo 21 novembre nel Paese africano per l’adozione della nuova Costituzione. Abbiamo visto – esordisce l’episcopato - come il dibattito sia degenerato in violenza, in discriminazioni etniche, in politiche di personalità, in lotte di potere, in una cultura di bugie e di pubblici scambi di accuse infamanti. E aggiunge: “Notiamo, d’altra parte, che la gente è diventata più consapevole dei propri diritti, della legge e dei meccanismi di governo. Nel nostro Paese si è aperto uno spazio democratico attraverso la libertà di espressione”. I vescovi kenyoti condannano la cosiddetta “violenza della mente”, “come evidenti bugie, intimidazioni, minacce o diffusione della paura”. “Noi – continuano – siamo vicini alle vittime della violenza ed esprimiamo le nostre condoglianze, assicurando le nostre preghiere ai parenti di quanti hanno perso la vita nei recenti scontri”. Ecco allora l’invito “a coloro che detengono il potere di impegnarsi nell’affermazione della verità”: “Per favore – incitano – rivolgetevi agli altri con rispetto e non usate un linguaggio provocatorio. L’episcopato chiede poi alla popolazione “di non vendere i propri voti”: “Votate informandovi e apprezzate chi ha opinioni diverse dalle vostre”. “La coscienza – aggiungono – è un giudizio che viene dalla ragione, tramite la quale un essere umano decide se un argomento o un comportamento è giusto o sbagliato. La coscienza è una legge della mente”. I vescovi ribadiscono infine ai kenyoti di rimanere uniti, non solo prima del referendum, ma anche dopo: “Ci sono voluti molti anni per costruire la pace nel nostro Paese. Non permettiamo che venga distrutta”.  E concludono: “Non abbiate paura”. (R.M.)

 

 

NEL 30.MO ANNIVERSARIO DELL’INDIPENDENZA DELL’ANGOLA DALLA DOMINAZIONE PORTOGHESE,

I VESCOVI DEL PAESE LODANO L’IMPEGNO DELLA POPOLAZIONE VERSO LA PACE E LO SVILUPPO

 

LUANDA. = “Sono stati 30 anni interessati dal dolore, dalle lacrime e dall’allegria, ma soprattutto 30 anni caratterizzati da molte speranze nella terra che rinasce e si rincontra nei suoi figli, uniti nel voler far crescere l’Angola come patria unita, patria della libertà, della giustizia, della fraternità e della pace”: è quanto affermano i vescovi angolani, in un comunicato diffuso ieri nella capitale, Luanda, nel corso della loro seconda Assemblea annuale, per celebrare il trentennale dell’indipendenza dell’Angola. Dopo cinque secoli di colonizzazione portoghese, l’11 novembre 1975 il popolo angolano otteneva il riconoscimento del diritto ad essere una nazione. I vescovi angolani, che presiederanno domani l’Eucaristia nelle diverse parrocchie di Luanda, si recheranno quindi a Mbanza Congo, culla del cristianesimo in Angola e sede della prima diocesi del Paese. Attivo è il loro impegno per la creazione di un ambiente sicuro, senza discriminazioni di carattere politico, economico, culturale e regionale. Come ha spiegato il presidente angolano, Josè Eduardo do Santos, nel discorso pronunciato ieri durante la principale manifestazione svoltasi nello stadio della capitale, alla presenza di numerose personalità politiche, è ancora lunga la strada da percorrere per “consolidare la pace, la democrazia e lo sviluppo”. Del resto, l’Angola è stato uno dei Paesi africani a rimanere coinvolto nella ‘guerra fredda’ tra USA e URSS. La prima, con l’appoggio del Sudafrica e dell’ex Zaire di Mobutu, sosteneva l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (UNITA), mentre l’Unione Sovietica, assieme a Cuba, era a fianco del Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), oggi al governo del Paese. Il conflitto, cessato brevemente nel 1991, riprese con vigore tre anni dopo, a causa delle contestazioni seguite al successo elettorale dell’MPLA. Solo nel 2002, con la morte del capo guerrigliero dell’UNITA, Jonas Savimbi, la situazione è tornata ad essere stabile, per un Paese dalle enormi potenzialità economiche. Come sottolinea l’agenzia Misna, è infatti al secondo posto, dopo la Nigeria, nella produzione di petrolio nell’Africa sub-sahariana e dispone di ingenti miniere di diamanti. Tuttavia, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), l’Angola occupa solo il 166.mo posto nella classifica mondiale relativa ai parametri di ‘sviluppo umano’. La crescita stenta a decollare per la mancanza di infrastrutture di base e  per la minaccia costante delle mine anti-uomo, ereditate dalla guerra civile. (A.R.)

 

 

UN CLERO SEMPRE PIÙ ANZIANO E UNA PRESENZA PIÙ NUMEROSA DI SACERDOTI STRANIERI NELLE PARROCCHIE:

È LA SITUAZIONE DEI SACERDOTI IN ITALIA, DESCRITTA NEL LIBRO “LA PARABOLA DEL CLERO”, PRESENTATO IERI A ROMA

DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (CEI) E DALLA FONDAZIONE GIOVANNI AGNELLI

- A cura di Adriana Masotti -

 

ROMA. = Un clero sempre più anziano e una più numerosa presenza di sacerdoti stranieri nelle parrocchie, che a causa della scarsità delle vocazioni spesso vengono accorpate. E’ la non facile situazione dei sacerdoti in Italia, fotografata dal libro “La Parabola del Clero”, presentato ieri a Roma da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, e dalla Fondazione Giovanni Agnelli. L’analisi, condotta da Stefano Molina e Luca Diotallevi, fornisce anche gli scenari sulla situazione del clero in Italia fra 20 anni, segnalando una diminuzione del numero dei sacerdoti. La popolazione totale dei sacerdoti diocesani è oggi di circa 33 mila, con una densità di un prete ogni 2 mila abitanti, simile a quella di altri Paesi europei, come Belgio e Spagna. L’età media si attesta attorno ai 60 anni. Media ‘ringiovanita’ dall’ingresso di sacerdoti stranieri, circa 1.500, di solito provenienti dall’Africa e dall’Europa dell’Est. “Questo studio – ha commentato mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI – ci toglie certezze e paure in eccesso, più che darci risposte da eseguire meccanicamente. E questo crediamo sia qualcosa di ancora più prezioso”, perché “dobbiamo ricomprendere meglio e ripresentare meglio il profilo del prete”. Proprio questa attività di analisi e rilancio sarà al centro della prossima Assemblea generale della CEI, che si svolgerà da domani a venerdì 18 novembre ad Assisi.

 

 

IL 90 PER CENTO DEI “CONFLITTI DIMENTICATI” NASCE NEI PAESI DEL SUD DEL MONDO: E’ QUANTO EMERGE DAL RAPPORTO CARITAS

 DIFFUSO IN QUESTI GIORNI, DAL TITOLO: “GUERRE ALLA FINESTRA”

 

ROMA. = “Un viaggio tra scenari di violenza e di morte, con cause spesso intricate e molti fenomeni collegati, come il commercio di armi, i traffici illeciti, il dramma dei bambini soldato, degli sfollati e dei rifugiati, le lesioni dei fondamentali diritti umani, il ruolo dei media, delle culture e delle istituzioni, compresa la Chiesa”: con queste parole, la Caritas Italiana descrive, in un comunicato, il Rapporto sui conflitti dimenticati pubblicato di recente in collaborazione con le riviste “Famiglia Cristiana” e “Il Regno”. Il lavoro, dal titolo “Guerre alla finestra”, è edito da “Il Mulino” e nasce con l’obiettivo di studiare la relazione che sussiste fra l’impoverimento delle aree del Sud del mondo, spesso provate anche da disastri naturali, e le guerre e il terrorismo internazionali. All’inizio di quest’anno – si legge – i Paesi coinvolti in conflitti armati di dimensioni significative erano 18, che diventano 20 se si aggiungono 2 vere e proprie guerre”. “Il 90 per cento di questi conflitti – continua la Caritas – nasce nei Paesi del Sud del mondo, spesso già provati da calamità naturali, come il terremoto che l’ottobre scorso ha devastato la zona del Kashmir contesa tra Pakistan e India”. Il rapporto rileva che in Pakistan quasi 6 milioni di euro sono stati impiegati a beneficio di 5.500 famiglie, mentre in India il piano di aiuti della Caritas italiana, in collaborazione con quelle pakistana e indiana, pari a oltre 5 milioni e mezzo di euro, ha riguardato 4 mila nuclei famigliari, soprattutto nei distretti di Baramulla e Uri, nelle diocesi di Jammu e Kashmir. Nonostante questo scenario di guerre e difficoltà, il rapporto della Caritas registra anche segnali positivi dal punto di vista della domanda sempre più forte di mediazioni non violente. Cresce infatti la fiducia nel ruolo svolto dall’ONU e dalla Chiesa cattolica nella costruzione di un mondo di pace, sostenuta rispettivamente dall’80 e dal 42 per cento degli intervistati. Il 97 per cento ritiene, infine, che dietro ogni conflitto, anche i più dimenticati, ci siano interessi internazionali politico-economici. (A.R.)

 

 

IN CORSO, OGGI AD ASSISI, IL TERZO PELLEGRINAGGIO DELLE MATRICOLE

UNIVERSITARIE DI ROMA E DEL LAZIO, PROMOSSO DALL’UFFICIO PER LA PASTORALE

 UNIVERSITARIA DEL VICARIATO DI ROMA. GUIDA IL VICARIO GENERALE DEL PAPA

PER LA CITTÀ DEL VATICANO, MONS. ANGELO COMASTRI

 

ASSISI. = E’ guidato da mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, il terzo Pellegrinaggio delle matricole universitarie di Roma e del Lazio ad Assisi, in corso oggi presso la basilica di Santa Maria degli Angeli. L’incontro, sul tema “E voi chi dite che io sia?” (Mc. 8, 29), è promosso dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Dopo la Concelebrazione Eucaristica, presieduta dallo stesso mons. Comastri, gli studenti raggiungeranno, per gruppi, le chiese di Santa Chiara, San Damiano e la basilica del Santo, mentre la chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, in Piazza del Comune, accoglierà i pellegrini che desiderano fermarsi per l’Adorazione Eucaristica. Concluderà la giornata la preghiera serale nella Basilica Superiore di San Francesco. Il Pellegrinaggio, che si propone come momento d’incontro e di riflessione per gli studenti all’inizio del nuovo anno accademico, registra una  sempre crescente adesione, dalle 860 presenze del 2003 alle 2500 dello scorso anno. Partecipano all’evento i cappellani universitari,  che hanno  rivolto agli studenti  una lettera inaugurale del nuovo anno, tesa ad incoraggiarli nello studio e nell’attività di ricerca: “Il cammino universitario – si legge – deve condurvi a maturare personalità aperte, pronte alla dedizione e al servizio, ad imparare il silenzio e la fatica della ricerca: su questa via incontrerete Gesù, il Redentore dell’uomo, che si fa trovare da coloro che ricercano la verità.” (R.M.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

12 novembre 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

In Iraq, nell’ennesima giornata di sangue costata la vita ad almeno 10 persone, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, è arrivato stamani a sorpresa a Baghdad. Il numero uno del Palazzo di vetro, per la prima volta in Iraq dalla caduta di Saddam Hussein, dopo l’incontro con il premier al Jaafari, ha sottolineato l’importanza della riconciliazione nel Paese. Nella regione di Baquba c’è da registrare, invece, una vasta operazione condotta dalla polizia irachena che ha portato all’arresto di almeno 300 sospetti. Ed è di ieri la notizia, diffusa dal partito Baath, della morte di Ezzat Ibrahim al Duri, ex numero due del regime di Saddam Hussein, super ricercato dalle forze americane per il suo importante ruolo nella resistenza irachena.

 

Intanto, oggi l’Italia ricorda con emozione le vittime di Nassiriya, a 2 anni dall’attentato alla propria base militare. La cerimonia più solenne stamani al Monumento del Milite Ignoto, a Roma, con la presenza del presidente Ciampi che ha consegnato ai familiari delle vittime le Croci d’Onore alla memoria. A Nassiriya, a Cam Mittica, oggi una messa e domani una solenne cerimonia militare per ricordare i caduti. Luca Collodi ha raccolto la testimonianza del colonnello Giuseppe Perrone, portavoce del contingente italiano a Nassiriya:

 

**********

R. – Noi, qui, a Nassiriya ricordiamo degnamente i nostri commilitoni caduti e quelli feriti. Continuiamo umilmente a svolgere il nostro lavoro quotidiano di sostegno a questa popolazione martoriata da decenni di guerra e di dittatura sanguinaria. I sentimenti, chiaramente, sono sempre molto forti, in queste circostanze. Ma quello che voglio sottolineare è la serenità d’animo e la grande motivazione, la consapevolezza di fare del bene, che pervade tutti i soldati italiani. Quell’attentato non fu soltanto contro noi italiani, ma le spese le hanno fatte anche gli iracheni sia in termini di vittime – ricordo le sette vittime irachene – ma anche proprio come freno alle attività di supporto, di ricostruzione che noi stavamo portando. Quindi, l’attentato ha colpito, di fatto, anche la stessa popolazione di Nassiriya.

**********

 

Le indagini sul triplice attentato agli alberghi di Amman, mercoledì scorso, hanno confermato che sono stati opera del braccio iracheno di Al Qaeda, guidato dal super-ricercato giordano al Zarqawi. Lo ha dichiarato in conferenza stampa oggi ad Amman il vicepremier giordano Muasher, precisando che a compiere gli attentati, che hanno provocato 57 morti e 95 feriti, sono stati “non giordani”. Muasher ha parlato di tre soli attentatori suicidi, mentre nel comunicato via Internet il braccio iracheno di Al Qaeda ha affermato che è stata opera di quattro iracheni, tra cui due coniugi. 

 

La commissione di inchiesta dell’ONU che indaga sulla morte dell’ex premier libanese Hariri, ha interrogato ieri il presidente libanese, Emile Lahoud. Secondo il dossier ONU uno dei sospettati dell’attentato ‘chiamò al telefono’ il presidente qualche minuto prima dell’esplosione. Il presidente siriano, Assad, ha intanto ribadito che non consentirà che sei responsabili dei servizi di sicurezza di Damasco vengano interrogati in Libano dagli investigatori ONU proponendo invece di svolgere gli interrogatori in un Paese terzo come Svizzera, Austria o Egitto.

 

 Il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha ribadito il sostegno di Teheran a Damasco, nel momento in cui la Siria è sottoposta a pressioni “inaccettabili” nel quadro dell’inchiesta ONU sull’assassinio dell’ex premier libanese. Il messaggio è contenuto in una lettera che oggi a Damasco il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, consegnerà al presidente siriano Assad.

 

Sempre alta la tensione in Francia. Il prefetto di Parigi ha vietato i raduni nella capitale da stamane a domani mattina, in coincidenza nel week-end delle celebrazioni per la fine della Prima guerra mondiale. Il comunicato del prefetto precisa che “messaggi diffusi sul web e tramite sms hanno convocato azioni violente in città”. Intanto la notte scorsa, come le precedenti, la rivolta non si è fermata: 503 le auto incendiate, 206 gli arresti.

 

Al via in Iran i colloqui tra il capo del Consiglio di sicurezza russo, Igor Ivanov, e il responsabile dei negoziati sul nucleare iraniano, Ali Larijani. Obiettivo degli incontri è quello di favorire una soluzione di compromesso al braccio di ferro sul nucleare tra la Repubblica islamica e la Comunità Internazionale. Le potenze europee, in accordo con Washington, hanno infatti proposto a Teheran di mantenere i suoi programmi nucleari trasferendo però in Russia le controverse attività di arricchimento dell’uranio.

 

La Confederazione Cattolica Spagnola dei Padri di famiglia e degli Alunni ha indetto per oggi pomeriggio, a Madrid, una manifestazione in segno di protesta per il Progetto di Legge Organica sull’Educazione (LOE) avanzato dal governo Zapatero. L’ordinamento viene ritenuto contrario al diritto dei genitori a scegliere, per i loro figli, il tipo di insegnamento che meglio si accordi con i loro principi morali e religiosi.

 

“La coalizione è fatta”. Così la leader cristiano democratica e cancelliere in pectore della Germania, Angela Merkel, ha annunciato l’accordo raggiunto ieri tra la sua CDU, alleata della CSU, e i socialdemocratici della SPD. Critiche all’accordo di programma sono venute dai partiti dell’opposizione e dal mondo economico che punta il dito contro il maggiore carico fiscale. Il servizio è di Giovanni Del Re:

 

**********

“Sarà – ha dichiarato la Merkel ieri – un’alleanza che consentirà davvero nuove possibilità”. Ci sono volute quattro settimane di laboriosi negoziati tra le due parti e il risultato, sostanzialmente, è che sia cristiano-democratici e cristiano-sociali da una parte, sia i socialdemocratici hanno deciso di non poter far altro che aumentare la pressione fiscale di fronte alle casse terribilmente vuote dello Stato. Salirà così l’IVA dal 16 al 19 per cento entro il 1 gennaio 2007, come voleva la CDU, ma aumenta anche l’aliquota massima per i super-ricchi, come invece voleva l’SPD. Lunedì, comunque, l’accordo dovrà essere votato dai rispettivi partiti. Venerdì prossimo, la firma solenne e poi il 22 novembre il Bundestag eleggerà Angela Merkel il primo cancelliere donna della storia tedesca. Infine, il 30 novembre, il nuovo capo del governo pronuncerà il suo discorso programmatico in aula, dando vita ad una nuova era in Germania.

 

Per la Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.

**********

 

Gli elettori del Burkina Faso domani andranno alle urne per scegliere il nuovo presidente del Paese tra i 12 candidati in lizza. Il presidente uscente, Blaise Compaoré, al governo dal 1987 grazie ad un colpo di Stato, poi eletto nel ‘92 e nel ‘98, si presenta per la terza volta alla guida del Congresso per la Democrazia e il Progresso (CDP). Al centro delle critiche dell’opposizione, ma forte del sostegno di larga parte della popolazione, Compaoré é dato per vincente al primo turno. Alla campagna elettorale del presidente uscente che ha sfiorato i 990 milioni di franchi, pari quasi a tre miliardi delle vecchie lire italiane, gli altri undici avversari hanno risposto con visite “porta a porta” e comizi pubblici nelle campagne e nei piccoli centri. Durante la campagna elettorale tutti i candidati hanno avuto il problema della lingua. Fra la popolazione, infatti, non tutti comprendono il francese, la lingua ufficiale. A vigilare sulle elezioni anche numerosi osservatori internazionali, primi fra tutti quelli dell’Unione Africana (UA) che in Burkina ha inviato una vasta delegazione composta da parlamentari, organizzazioni della società civile e funzionari provenienti da vari paesi del continente africani.

 

 In Italia, il Senato ha dato ieri il via libera alla legge finanziaria 2006. La manovra ammonta a 27 miliardi di euro. Soddisfatto il centro destra, critiche invece da opposizione, sindacati ed enti locali.

 

 Un nuovo focolaio di influenza dei polli è stato scoperto in Cina. Lo ha annunciato il ministero dell’agricoltura precisando che il focolaio si trova nella provincia dell’Hubei, nell’area centrale del Paese. Nelle ultime due settimane altri focolai del virus H5N1 sono stati individuati nello stesso Hubei e nelle province del Liaoning, Anhui, Mongolia Interna e Hunan.

 

 

======ooo=======