RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
316 - Testo della trasmissione di sabato 12 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Nel
Vangelo di domani la parabola dei talenti: la riflessione di padre Marko Ivan
Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
In Germania trovato l’accordo ieri tra CDU e SPD: Angela
Merkel sarà il primo cancelliere donna della storia tedesca
Ancora disordini stanotte nelle periferie parigine. Vietati
i raduni nella capitale per tutto il fine settimana
12 novembre 2005
GLI STATI UNITI CONTINUINO AD ESERCITARE LA
PROPRIA LEADERSHIP
COOPERANDO CON LE DIVERSE ISTANZE
INTERNAZIONALI PER RISOLVERE
LE
GRANDI QUESTIONI DEL NOSTRO TEMPO: COSI’ BENEDETTO XVI
NEL
DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE AMERICANO PRESSO LA SANTA SEDE
Gli
Stati Uniti esercitino la propria leadership cooperando con le diverse istanze internazionali: è l’esortazione di
Benedetto XVI al nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede, Francis
Rooney, ricevuto stamani in Vaticano per la presentazione delle Lettere
credenziali. Il Papa, che ha espresso solidarietà a quanti colpiti dagli
uragani nel sud degli Stati Uniti, ha richiamato l’importanza della dimensione
morale nell’agire politico. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“In un
mondo dove cresce la globalizzazione, sono fiducioso che gli Stati Uniti
continueranno a dimostrare una leadership nella promozione di valori come la
libertà, l’integrità e l’autodeterminazione”. E’ quanto affermato da Benedetto
XVI nel discorso al nuovo ambasciatore statunitense. Il Papa ha sottolineato
come tale leadership vada accompagnata da una “cooperazione con le diverse istanze internazionali che lavorano per
un consenso reale e per sviluppare” azioni comuni “nel confrontare temi critici
per il futuro dell’umanità”. Il Santo Padre, che ha espresso nuovamente la sua
solidarietà alle popolazioni colpite dai recenti uragani nel sud degli Stati
Uniti, ha quindi ribadito l’importanza di una “intrinseca dimensione etica in
ogni decisione politica”.
La guerra, come l’ingiustizia e la violenza –
ha detto ancora – “possono essere contrastate solo da un rinnovato rispetto
della legge universale morale, i cui principi derivano dal Creatore stesso”.
Quindi, ha avvertito che “il riconoscimento del ricco patrimonio di valori e
principi insiti in questa legge è fondamentale per costruire un mondo che riconosca
e promuova la dignità, la vita e la libertà di ogni persona umana”. Base, questa,
per “creare le condizioni di giustizia e pace in cui possano prosperare gli
individui e le comunità”.“Come stabilito dal Concilio Vaticano II – ha proseguito
Benedetto XVI – la missione universale della Chiesa non le permette di
identificarsi con un sistema politico, economico e sociale”. Tuttavia, la sua
missione “serve come fonte di impegno, direzione e forza che può contribuire a
stabilire e consolidare la comunità umana in accordo con la legge di Dio”.
Riconoscendo la generosità sempre mostrata
dal popolo americano verso i bisognosi in ogni continente, il Pontefice ha poi
messo l’accento sull’impegno della Santa Sede a “cercare soluzioni per
fronteggiare i problemi più significativi che l’umanità sta affrontando in
questi anni”, come lo “scandalo” della fame, della povertà e delle malattie che
affliggono ancora tante parti del mondo. Per sanare queste piaghe – ha rilevato
il Papa – “non ci si può limitare a considerazioni economiche”, ma serve “una visione più ampia di solidarietà
pratica assieme a decisioni coraggiose” dagli effetti a lungo termine come la
cancellazione del debito che “alimenta la povertà in molte delle nazioni meno
sviluppate”. Il Papa ha infine auspicato che le relazioni diplomatiche tra
Santa Sede e Stati Uniti “si rafforzino e si consolidino” negli anni a venire.
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Nel suo
indirizzo di saluto, l’ambasciatore Francis Rooeny ha assicurato che gli Stati
Uniti guardano alla “Santa Sede come partner negli sforzi per diffondere la
pace, incoraggiare la democrazia e sconfiggere il terrorismo”. Il diplomatico
americano ha quindi indicato nella lotta all’AIDS e al traffico di essere umani
due temi che hanno visto Washington e la Santa Sede unire i propri sforzi.
Nato a Tulsa in
Oklahoma, il 4 dicembre 1953, l’ambasciatore Rooney è sposato ed ha tre figli. Ha frequentato la Georgetown
University, conseguendo una laurea in Letteratura Inglese, una
specializzazione in Economia ed un dottorato in Legge. Dopo aver svolto la professione forense, ha assunto incarichi
direttivi in società private. Attualmente
è presidente e direttore generale della Manhattan
Construction Company e del gruppo Rooney
Holdings Inc.
SAGGIA INTEGRAZIONE, COLLABORAZIONE E PACIFICA
CONVIVENZA
CON LE
DIVERSE COMPONENTI CULTURALI E RELIGIOSE DEL PAESE.
È
QUANTO RACCOMANDA BENEDETTO XVI ALLA BULGARIA NEL DISCORSO
AI
VESCOVI DELLA NAZIONE DEL SUD-EST EUROPEO
A
CONCLUSIONE DELLA LORO VISITA AD LIMINA
- A
cura di Tiziana Campisi -
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Con le sue diverse componenti culturali e religiose la
Bulgaria può essere esempio di saggia integrazione, di collaborazione e di
pacifica convivenza. Così il Papa ai vescovi bulgari nel discorso rivolto al
termine della loro visita ad limina. “La Comunità cattolica, pur essendo in
minoranza nel contesto del Paese – ha detto Benedetto XVI – può svolgere un
compito di generosa testimonianza dell’universale carità di Cristo”.
“Dopo il triste periodo dell’oppressione comunista, i
cattolici che hanno perseverato con alacre fedeltà nella loro adesione a Cristo
avvertono ora l’urgenza di rassodare la propria fede e di diffondere il Vangelo
in tutti gli ambiti sociali – ha proseguito il Pontefice – specialmente dove più manifesto è il bisogno
dell'annuncio cristiano. Penso, ad esempio, alla forte denatalità, all'alta
percentuale di aborti, alla fragilità di tante famiglie, al problema
dell'emigrazione”. Il Santo Padre si è anche felicitato per l’impegno della
Chiesa cattolica bulgara nel campo sociale ed ha esortato i presuli ad offrire
con entusiasmo testimonianza a Cristo invitandoli a diffondere, pur nella
limitatezza del numero dei sacerdoti, il vangelo della Speranza e dell’amore.
“Ciò che conta – ha sottolineato Benedetto XVI – non è
tanto l’efficienza dell’organizzazione, quanto piuttosto l’incrollabile fiducia
in Cristo, perché è proprio lui a guidare, reggere e santificare la sua Chiesa,
anche attraverso il vostro indispensabile ministero”. “Nei suoi imperscrutabili
disegni – ha aggiunto il Papa – Dio vi ha posto ad esercitare il vostro
servizio ecclesiale fianco a fianco dei nostri fratelli della Chiesa ortodossa
bulgara. Auspico che le buone relazioni esistenti si sviluppino ulteriormente a
vantaggio dell’annuncio del Vangelo del Figlio di Dio, principio e fine di ogni
azione compiuta dal cristiano”. Quindi Benedetto XVI ha voluto sollecitare
l’episcopato bulgaro con queste parole: “Occorre proseguire il cammino
intrapreso, intensificando la preghiera perché si affretti l’ora in cui potremo
sedere all’unica Mensa, per mangiare l’unico Pane della salvezza”.
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PROSEGUIRE SULLA STRADA DELLA PACE E DELLA
RICONCILIAZIONE:
LA
CONSEGNA DI BENEDETTO XVI PER IL POPOLO IRACHENO,
AFFIDATA
AI VESCOVI CALDEI
Incoraggiamento e solidarietà a tutto il popolo iracheno
ha espresso stamane il Papa ricevendo i vescovi caldei, al termine del loro
Sinodo speciale, celebrato questa settimana a Roma. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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“Un fervido incoraggiamento” alle comunità caldee e a
tutti i cittadini iracheni: Benedetto XVI lo ha affidato ai 20 presuli
dell’Iraq e della diaspora, convenuti a Roma, in un periodo tanto travagliato
per il loro Paese.
“Alla parola di
solidarietà si accompagna l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera,
affinché il vostro amato Paese, pur nell’attuale difficile situazione, sappia
non perdersi d'animo e proseguire nella strada verso la riconciliazione e la
pace.”
Sono circa 600 mila i cattolici caldei in Iraq, su 800
mila cristiani presenti nel Paese, cui si aggiungono 150 mila fedeli della
diaspora, in America, Europa, Oceania. E compito dei presuli a Roma è stato di
portare a compimento “il progetto di
revisione dei testi della Divina Liturgia in rito siro-orientale”. “Una riforma
– ha sottolineato il Papa – che dovrebbe permettere un nuovo slancio di devozione”.
“Un lavoro – come ha ricordato – che ha comportato anni di studio e di non
sempre facili decisioni, ma è stato un periodo durante il quale la Chiesa caldea
ha potuto riflettere più a fondo sul grande dono dell’Eucaristia”. I presuli
iracheni hanno inoltre analizzato la bozza del Diritto Particolare, “che
dovrebbe regolare la vita interna” delle comunità, dato che – ha osservato il
Santo Padre – “un’appropriata disciplina canonica è necessaria per l’ordinato
svolgersi della missione” affidata loro da Cristo. Da qui “la comune preghiera
di gratitudine”, che Benedetto XVI ha rivolto al Signore insieme ai presuli
caldei prima di accomiatarli con una particolare raccomandazione:
“Vi esorto,
carissimi, a proseguire nel vostro impegno pastorale e nel vostro ministero di
speranza per l'intera Nazione irachena.”
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RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha nominato oggi il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, suo Inviato speciale al
Primo Congresso Eucaristico Nazionale del Ciad, che sarà celebrato a Moundou
dal 4 all’8 gennaio 2006.
Il Papa ha inoltre accettato stamane la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Forlì-Bertinoro, presentata da mons.
Vincenzo Zarri, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico
mons. Lino Pizzi, del clero dell’arci-diocesi di Modena-Nonantola, finora
rettore del Seminario diocesano.
DOMANI LA CHIESA PROCLAMA TRE NUOVI BEATI:
TRA QUESTI, CHARLES DE
FOUCAULD, MISSIONARIO NEL SAHARA TRA I TUAREG
- Intervista con fratel
Gianluca Bono -
Domani la Chiesa avrà 3 nuovi
Beati: il sacerdote francese Charles de
Foucauld, missionario in Africa tra i nomadi Tuareg; Maria Crocifissa Curcio,
fondatrice delle Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù; Maria Pia Masténa, fondatrice delle Suore
del Santo Volto. Al termine della celebrazione Benedetto XVI giungerà in Basilica per venerare
le Reliquie dei nuovi Beati e rivolgere un saluto ai presenti. La celebrazione
sarà presieduta, infatti, dal cardinale
José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella
Basilica Vaticana. A partire dalle 9.30 la nostra emittente seguirà
la cerimonia con commento in italiano,
tedesco, francese, spagnolo e inglese, sull’onda corta, sull’onda media e in
modulazione di frequenza.
Oggi parliamo di Charles de
Foucauld: nato a Strasburgo nel 1858, è morto a 58 anni ucciso dai predoni nel
deserto del Sahara, dove era andato a portare la presenza dell’Eucaristia. Di
famiglia nobile conduce in gioventù vita dissoluta e senza Dio: ma in realtà lo
cerca disperatamente. Trova l’amore di Dio nel confessionale dove fa l’esperienza
del perdono. Ma ascoltiamo fratel Gianluca Bono, dei Piccoli Fratelli del
Vangelo, istituto che si ispira alla spiritualità di Charles De Foucauld.
L’intervista è di Giovanni Peduto:
**********
R.
– Fratel Charles ha vissuto la maggior parte della sua vita, prima e dopo la
sua conversione, in Paesi di lingua araba a maggioranza musulmana. Ha
conosciuto la Siria, la Palestina. Ha molto amato il Marocco, ma soprattutto ha
vissuto nel Sahara algerino. In questi Paesi i cristiani sono in minoranza e
Charles de Foucauld ha inaugurato uno stile di testimonianza evangelica fondato
sull'amicizia, sulla condivisione delle vita e sul rispetto reciproco. Fu molto
importante il suo lavoro di studio della lingua e della cultura dei Tuareg, per
conoscere a fondo il popolo con il quale condivideva la vita. In un certo senso
si può dire che è un precursore dell’inculturazione, anticipando una visione
missionaria che divenne comune solo dopo il Concilio Vaticano II.
D.
– Qual è stata la caratteristica peculiare della sua spiritualità?
R.
– Charles de Foucauld visse profondamente l’esperienza della misericordia di
Dio: si sentì accolto e amato dopo una vita di ozio e di indifferenza. La sua
risposta all'amore gratuito e accogliente del Padre fu una grande passione per
Gesù Cristo e il Suo Regno. Charles era un vero innamorato di Gesù, e si
sentiva attratto soprattutto dal mistero di Nazareth, da quei trent'anni che
Gesù visse come un povero carpentiere, mischiato alla massa delle persone
semplici, con una vita fatta di preghiera, umile lavoro e amicizia. De Foucauld
fu un uomo di grande silenzio e preghiera, profondamente legato al Mistero eucaristico
e nello stesso tempo fu un uomo appassionato dell'umanità, della giustizia, preoccupato
che anche ai più poveri e agli schiavi fosse riconosciuta la dignità di figli
di Dio. Seppe fare una grande unità nella sua vita, sempre alla ricerca del
volto di Cristo riconosciuto allo stesso tempo e, direi con lo stesso realismo,
nel Pane Eucaristico e nel povero che bussa alla porta.
D.
– Quale messaggio offre all’uomo di oggi Charles De Foucauld?
R.
– Le persone di oggi, così schiacciate dal chiasso e dal materialismo, possono
scoprire la dimensione contemplativa della loro esistenza. Non si tratta di
fuggire nel deserto, ma di scoprire il quotidiano come luogo concreto della
santità. Ognuno di noi è chiamato a scoprire Cristo come il vero amico,
unificando tutta la nostra vita intorno a lui, divenendo uomini e donne
integrali. Non c'è separazione tra la vita concreta, fatta di lavoro e di relazioni,
e il cammino spirituale. Possiamo vivere anche noi come Gesù a Nazareth e scoprire
il suo volto nella Parola, nell'Eucaristia e nei poveri. In questo Charles de
Foucauld è un apripista come pure nell'indicarci il dialogo e il rispetto fra le
culture e le religioni, in un'epoca in cui si propaganda lo scontro di civiltà.
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DA
OGGI IN VATICANO UN SEMINARIO DI STUDI SU “L’ACQUA E L’AMBIENTE”
-
Intervista con mons. Marcelo Sanchez
Sorondo -
L’acqua bene primario, simbolo e misura di equità sociale:
se ne discute da oggi a lunedì in Vaticano nel seminario promosso dalla
Pontificia Accademia delle Scienze. I contributi di studiosi ed esperti, sul
tema: “L’acqua e l’ambiente”, aprono un dibattito che cercherà di analizzare
l’impatto dello sfruttamento delle risorse idriche sugli ecosistemi e sullo sviluppo
sostenibile. Si discuterà anche della conservazione dei grandi bacini e della
necessità di una distribuzione equa e solidale dell’acqua. Ma quali sono le
principali emergenze in proposito? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cancelliere
della Pontificia Accademia, mons. Marcelo Sanchez Sorondo:
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R. – Tra le principali emergenze di oggi c’è la tendenza a
privatizzare le risorse dell’acqua. Naturalmente, se queste vengono privatizzate,
sarà poi molto difficile che gli Stati possano in qualche modo occuparsi della
distribuzione dell’acqua. Come diceva già Paolo VI, tutti i beni della Terra
hanno una destinazione universale, cioè sono ‘per tutti gli uomini’, e in
questo caso per tutte le specie viventi. Quindi, con la questione di trovare
l’acqua potabile e di capire come conservarla, c’è il problema di sapere come
distribuirla: il problema della distribuzione. E naturalmente, se viene
privatizzata non è facile la distribuzione.
D. – E poi ci sono i cambiamenti climatici che influiscono
sulle risorse idriche …
R.– Naturalmente! I cambiamenti climatici oggi influiscono
sulle risorse dell’acqua ed è una delle cose nuove che emergeranno in questo
seminario. A sua volta l’acqua influisce sui cambiamenti climatici. C’è una
dialettica nuova che adesso cerchiamo di conoscere e di interpretare.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l’udienza di Benedetto XVI ai vescovi di Bulgaria: la Chiesa cattolica di
Bulgaria - ha affermato il Papa - è viva e desiderosa di offrire con entusiasmo
la propria testimonianza a Cristo in mezzo alla società in cui vive.
Servizio vaticano - Nel
discorso al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti, il Santo Padre ha
sottolineato che la diffusione inquietante del disordine sociale, della guerra,
dell’ingiustizia può essere contrastata solo dal rispetto della legge morale
universale.
Il discorso di Benedetto
XVI ai presuli partecipanti al Sinodo speciale dei Vescovi caldei: “Incoraggio
tutti i cittadini dell’Iraq - ha detto il Papa - e prego affinché il vostro
amato Paese non si perda d’animo e prosegua nella strada verso la riconciliazione
e la pace”.
Servizio estero - Per la
rubrica dell’“Atlante geopolitica”, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo
“Bosnia ed Erzegovina: la pace ancora incompiuta”.
Servizio culturale - Un
elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “La letteratura dialettale non è
la dimora dei mediocri”: in margine al convegno dedicato allo scrittore Salvatore
Di Giacomo.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della finanziaria.
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12 novembre 2005
IL RAPPORTO TRA SPORT E CHIESA AL CENTRO DEL
SEMINARIO
“IL
MONDO DELLO SPORT OGGI: UN CAMPO DI IMPEGNO CRISTIANO”,
PROMOSSO
DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI
-
Interviste con mons. Carlo Mazza, mons. Marian Florczyk, mons. Rylko -
Lo sport alla luce del magistero della Chiesa e lo sport
come frontiera della nuova evangelizzazione. Sono i temi affrontati, stamani,
nell’ambito del seminario internazionale “Il mondo dello sport oggi: un campo
di impegno cristiano”, organizzato dal pontificio Consiglio per i laici. Il
servizio di Amedeo Lomonaco:
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Il contributo del magistero della Chiesa sullo sport
inizia agli albori del ‘900 con Pio X. Al centro degli interventi dei Papi
sullo sport, che sono oltre 200, c’è sempre l’uomo. Ascoltiamo il responsabile
dell’Ufficio per lo sport e tempo libero della CEI, mons. Carlo Mazza:
R. – Alla Chiesa sta a cuore l’uomo perché l’uomo è il
segno più alto del dito di Dio, della creazione. Attraverso lo sport, che
riguarda la persona umana e in particolare il corpo dell’uomo, si esprime la
potenza, la bellezza, la gloria del Signore.
Ricordando il pensiero di Giovanni Paolo II sullo sport,
mons. Carlo Mazza ha poi contrapposto alla figura dell’atleta ‘super star’,
diffusa nella società contemporanea, un altro modello di atleta: Gesù.
R. – E’ ancora commovente ricordare la preghiera di
Giovanni Paolo II il 28 ottobre del 2000, allo stadio Olimpico. Al termine
della sua omelia il Papa prega per l’atleta e lo paragona all’atleta di Dio,
Gesù. Quindi, offre il modello di Gesù a tutti gli sportivi, a tutti gli
atleti.
Del rapporto particolare che Giovanni Paolo II ha avuto
con il mondo dello sport ci parla anche il vescovo ausiliare di Kyelce, in Polonia,
mons. Marian Florczyk:
R. – Conosceva il valore dello sport per il corpo ma anche
per lo spirito. Attraverso lo sport, l’uomo può crescere come persona. Per questo,
Giovanni Paolo II praticava lo sport. Come Santo Padre, parlava dello sport e
voleva essere sempre vicino alla gente che pratica lo sport.
Il seminario ha
approfondito, in particolare, le potenzialità e le minacce dello sport. Sentiamo,
in proposito, il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Stanislao
Rylko:
R. – Lo sport ha delle grandi potenzialità: può far
riscoprire il senso del sacrificio, il senso dell’impegno, della lealtà. Ma
allo stesso tempo, lo sport contemporaneo presenta anche vari rischi, quali
l’ingerenza dell’economia e la ricerca della vittoria ad ogni costo. E’ comunque
importante dire che ci sono anche delle grandi risorse per promuovere una crescita
integrale della persona umana attraverso lo sport.
Il presule ha anche
detto che per molte persone lo sport è diventato un surrogato dell’esperienza
religiosa. Stadi e palestre – ha aggiunto – sembrano templi del nuovo culto. E’
quindi urgente rinnovare il mondo dello sport. Ascoltiamo ancora mons. Rylko:
R. – Vogliamo guardare lo sport come campo di impegno per
noi cristiani, cercando di capire insieme che cosa si possa realmente fare per
ricondurlo alle radici dei grandi ideali che lo hanno animato lungo la storia.
Ed in questo solco
si inserisce questo convegno, “Il mondo dello sport oggi un campo di impegno
cristiano”, che ha dato inizio all’attività della sezione “Chiesa e sport” del
dicastero per i laici.
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LO
SCANDALO DELLA TUBERCOLOSI IN AUMENTO NEL MONDO:
QUASI DUE MILIONI LE VITTIME OGNI ANNO,
NONOSTANTE
SIA UNA MALATTIA CURABILE
-
Intervista con Mario Raviglione -
La tubercolosi al centro di una riunione mondiale che si è
conclusa ieri ad Assisi. Esperti governativi e non governativi della coalizione
internazionale “Stop alla TBC”, dove sono rappresentati 350 partners, hanno
discusso su come eliminare entro il 2050 questa malattia, che ancora oggi miete
quasi 2 milioni di morti ogni anno. Nel 2005 l’Organizzazione mondiale della
sanità (OMS) ha dichiarato la TBC un’emergenza in Africa ed ha lanciato un
allarme particolare anche per l’Europa.
Roberta Gisotti ha intervistato il dott. Mario Raviglione,
rappresentante dell’OMS, incaricato della lotta globale alla TBC nel mondo:
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D. –
Ogni giorno 5 mila morti per la tubercolosi nel mondo. Dott. Raviglione abbiamo
forse sottovalutato questa patologia, che credevamo in via di estinzione almeno
nei Paesi sviluppati, che cosa è accaduto, invece?
R. – La tubercolosi è effettivamente un’autentica pandemia,
cioè una epidemia che coinvolge tutto il mondo. Non c’è alcun Paese in cui non
ci sia la tubercolosi. Sicuramente c’è stata una certa esitazione a fare degli
sforzi per controllare la tubercolosi in modo più efficace. Tant’è che noi
dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità continuiamo a ripetere che questa è
una malattia ben lungi dall’essere eliminata. Occorre fare il massimo sforzo
ora: ci sono alcune aree che hanno un problema particolare e che sono l’Africa
e l’Europa dell’est.
D. – Meraviglia questo problema dell’Europa dell’est ...
R. – Il problema dell’Europa dell’Est è in gran parte
dipendente da ciò che è successo in questi Paesi negli ultimi 20 anni. Lo
smantellamento dei sistemi di salute pubblica dell’ex Unione sovietica,
l’impoverimento delle società, la transizione, eccetera, hanno determinato
praticamente la formazione di sacche di popolazione che sono particolarmente vulnerabili
alla tubercolosi, alcolisti, persone senza casa che vivono nelle grandi
metropoli. Queste cause hanno
determinato un aumento drastico dei casi di tubercolosi per esempio in Russia o
in Ucraina. In più nell’Europa dell’est abbiamo il grandissimo problema della
“multifarmaco resistenza”, cioè di una forma di tubercolosi che non può essere
trattata con gli abituali antibiotici che noi usiamo.
D. – Quindi, per combattere questo tipo di Tbc si stanno
facendo delle ricerche ulteriori…
R. – Si fanno ricerche su nuovi farmaci, ma io credo che
siamo lontani dall’avere uno o due nuovi farmaci efficaci che possano
rimpiazzare quelli attuali. Dobbiamo, per questo motivo e per forza di cose,
usare farmaci vecchi, cioè farmaci che erano fuori commercio praticamente da
molti anni e che rimangono l’unica arma disponibile. Sono farmaci molto più
costosi, molto più tossici.
D. – Invece, per quanto riguarda l’Africa, la principale
causa scatenante di questa recrudescenza della Tbc è forse la diffusione
dell’Aids?
R. – Sicuramente. In Africa abbiamo visto che a partire
dalla fine degli anni ’80, quindi in coincidenza con l’aumentare del problema
Aids HIV, c’è stata una recrudescenza di tubercolosi formidabile, con un
aumento del numero dei casi che si aggira intorno al 5,6 o 7 per cento annuo e
continua. Parliamo di 1500 morti al giorno in Africa, per intenderci.
D. – Come correre ai ripari?
R. – Fortunatamente disponiamo, nel caso della
tubercolosi, di una strategia mondiale che abbiamo promosso come Organizzazione
mondiale della Sanità nell’ultimo decennio. Si basa su alcuni principi di
diagnostica, di terapia e di monitoraggio del trattamento. Quindi, è possibile
curare la tubercolosi, è possibile guarire, è possibile assolutamente eliminare
il problema nell’ambito della società.
**********
Domani 13 novembre, 33ma Domenica del Tempo Ordinario, la
Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù racconta la parabola dei talenti:
un uomo consegna ai servi i suoi beni. A chi non fa fruttare quanto ricevuto,
anche solo consegnandolo ai banchieri, toglie tutto. Ma a chi impiega i talenti
e ne guadagna altrettanti dice:
“Bene, servo buono e
fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla
gioia del tuo padrone ... Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza;
ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
**********
L’uomo che ha ricevuto un solo talento, ha avuto paura del
padrone e ha sepolto il talento in terra. Ha avuto paura perché pensava che
colui che gli aveva dato il talento fosse un uomo duro ed esigente, che voleva
il profitto. Ma proprio qui si nasconde la contraddizione. Se lui sapeva che il
padrone era esigente e voleva raccogliere dove non aveva seminato, doveva
proprio darsi da fare con il talento ricevuto. Ma questa idea sul padrone lo
blocca con la paura, e non crea niente. Anzi, una strana paura di perdere tutto
rende il suo talento totalmente sterile. Il padrone smaschera la sua
contraddizione ed evidenzia così che la paura falsa la conoscenza e chiude
l’uomo in se stesso. Ma per salvarsi, bisogna essere fondati sul fondamento che
è Cristo, altrimenti si perderà anche quel fondamento che si pensa di avere.
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12
novembre 2005
“L’EUCARISTIA È IN SÉ STESSA UN EVENTO MISSIONARIO,
CHE RENDE
LA
CHIESA SACRAMENTO DI CRISTO E LUCE PER LE NAZIONI”:
COSÌ, IL PREFETTO
DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, CARDINALE CRESCENZIO SEPE,
NEL MESSAGGIO AL CONGRESSO
EUCARISTICO DEL NORD DEL PERÙ, IN CORSO A TRUJILLO
TRUJILLO. = “Un forte richiamo alle radici della fede cristiana e un
invito a viverla alla luce del segno sacramentale della Pasqua settimanale, espressione
dell’identità della comunità cristiana e centro della sua vita e della sua
missione”: così, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli, definisce il Congresso Eucaristico del Nord del
Perù, in corso a Trujillo fino a domani. Nel suo messaggio, indirizzato
all’arcivescovo della città, mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, e a tutti i
partecipanti al Congresso, il porporato rileva che la Chiesa sente che “il
mandato missionario è più che mai attuale”. “Oggi – spiega – quando non di rado
si dichiara come obiettivo sufficiente la semplice promozione umana e,
invocando il rispetto della coscienza e della libertà dell’uomo, si esclude
ogni proposta di conversione, è il tempo per far risuonare con forza e senza
tentennamenti il gioioso annuncio di Gesù Cristo nella vostra società e anche
al di là delle vostre frontiere”. L’aiuto necessario e costante per questo
grande impegno si potrà ottenere dalla partecipazione assidua al Sacramento
dell’Eucaristia. In questa prospettiva, il prefetto del Dicastero Pontificio
rileva che il “Sacramento dell’Eucaristia è, in sé stesso, un evento missionario”.
“In esso – aggiunge – si realizza quel nesso inseparabile tra comunione e
missione, che fa della Chiesa il sacramento di Cristo, la Luce che illumina
tutte le nazioni. Da esso otteniamo la forza immancabile per essere testimoni e
araldi di Cristo”. Portando il saluto e la benedizione del Santo Padre, il
cardinale Sepe sottolinea: “Se l’Eucaristia occuperà il centro delle nostra
vita, potremo portare con gioia, ognuno a partire dal proprio carisma, la Buona
Novella della salvezza fino ai confini della terra”. (R.M.)
“NON ABBIATE PAURA: VOTATE INFORMANDOVI E
APPREZZATE CHI HA OPINIONI
DIVERSE
DALLE VOSTRE”: COSÌ, I VESCOVI DEL KENYA, NELLA LETTERA PASTORALE,
IN VISTA
DEL REFERENDUM DEL PROSSIMO 21 NOVEMBRE NEL PAESE AFRICANO
PER L’ADOZIONE DELLA NUOVA COSTITUZIONE
NAIROBI. = “In accordo con la
legge di Dio e dopo essersi adeguatamente informati, la coscienza aiuta gli
individui ad assumersi le responsabilità e a prendere decisioni in libertà”:
sono le parole dei vescovi del Kenya, nella lettera pastorale dal titolo “Non
abbiate paura”, diffusa giovedì, in vista del referendum del prossimo 21
novembre nel Paese africano per l’adozione della nuova Costituzione. Abbiamo
visto – esordisce l’episcopato - come il dibattito sia degenerato in violenza,
in discriminazioni etniche, in politiche di personalità, in lotte di potere, in
una cultura di bugie e di pubblici scambi di accuse infamanti. E aggiunge:
“Notiamo, d’altra parte, che la gente è diventata più consapevole dei propri
diritti, della legge e dei meccanismi di governo. Nel nostro Paese si è aperto
uno spazio democratico attraverso la libertà di espressione”. I vescovi kenyoti
condannano la cosiddetta “violenza della mente”, “come evidenti bugie,
intimidazioni, minacce o diffusione della paura”. “Noi – continuano – siamo
vicini alle vittime della violenza ed esprimiamo le nostre condoglianze,
assicurando le nostre preghiere ai parenti di quanti hanno perso la vita nei
recenti scontri”. Ecco allora l’invito “a coloro che detengono il potere di
impegnarsi nell’affermazione della verità”: “Per favore – incitano –
rivolgetevi agli altri con rispetto e non usate un linguaggio provocatorio.
L’episcopato chiede poi alla popolazione “di non vendere i propri voti”:
“Votate informandovi e apprezzate chi ha opinioni diverse dalle vostre”. “La
coscienza – aggiungono – è un giudizio che viene dalla ragione, tramite la
quale un essere umano decide se un argomento o un comportamento è giusto o sbagliato.
La coscienza è una legge della mente”. I vescovi ribadiscono infine ai kenyoti
di rimanere uniti, non solo prima del referendum, ma anche dopo: “Ci sono
voluti molti anni per costruire la pace nel nostro Paese. Non permettiamo che
venga distrutta”. E concludono: “Non
abbiate paura”. (R.M.)
NEL
30.MO ANNIVERSARIO DELL’INDIPENDENZA DELL’ANGOLA DALLA DOMINAZIONE PORTOGHESE,
I
VESCOVI DEL PAESE LODANO L’IMPEGNO DELLA POPOLAZIONE VERSO LA PACE E LO
SVILUPPO
LUANDA.
= “Sono stati 30 anni interessati dal dolore, dalle lacrime e dall’allegria, ma
soprattutto 30 anni caratterizzati da molte speranze nella terra che rinasce e
si rincontra nei suoi figli, uniti nel voler far crescere l’Angola come patria
unita, patria della libertà, della giustizia, della fraternità e della pace”: è
quanto affermano i vescovi angolani, in un comunicato diffuso ieri nella
capitale, Luanda, nel corso della loro seconda Assemblea annuale, per celebrare
il trentennale dell’indipendenza dell’Angola. Dopo cinque secoli di
colonizzazione portoghese, l’11 novembre 1975 il popolo angolano otteneva il
riconoscimento del diritto ad essere una nazione. I vescovi angolani, che
presiederanno domani l’Eucaristia nelle diverse parrocchie di Luanda, si
recheranno quindi a Mbanza Congo, culla del cristianesimo in Angola e sede
della prima diocesi del Paese. Attivo è il loro impegno per la creazione di un
ambiente sicuro, senza discriminazioni di carattere politico, economico,
culturale e regionale. Come ha spiegato il presidente angolano, Josè Eduardo do
Santos, nel discorso pronunciato ieri durante la principale manifestazione
svoltasi nello stadio della capitale, alla presenza di numerose personalità
politiche, è ancora lunga la strada da percorrere per “consolidare la pace, la
democrazia e lo sviluppo”. Del resto, l’Angola è stato uno dei Paesi africani a
rimanere coinvolto nella ‘guerra fredda’ tra USA e URSS. La prima, con
l’appoggio del Sudafrica e dell’ex Zaire di Mobutu, sosteneva l’Unione
nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (UNITA), mentre l’Unione Sovietica,
assieme a Cuba, era a fianco del Movimento popolare per la liberazione
dell’Angola (MPLA), oggi al governo del Paese. Il conflitto, cessato brevemente
nel 1991, riprese con vigore tre anni dopo, a causa delle contestazioni seguite
al successo elettorale dell’MPLA. Solo nel 2002, con la morte del capo
guerrigliero dell’UNITA, Jonas Savimbi,
la situazione è tornata ad essere stabile, per un Paese dalle enormi
potenzialità economiche. Come sottolinea l’agenzia Misna, è infatti al secondo
posto, dopo la Nigeria, nella produzione di petrolio nell’Africa sub-sahariana
e dispone di ingenti miniere di diamanti. Tuttavia, secondo le stime del
Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), l’Angola occupa solo il
166.mo posto nella classifica mondiale relativa ai parametri di ‘sviluppo
umano’. La crescita stenta a decollare per la mancanza di infrastrutture di
base e per la minaccia costante delle
mine anti-uomo, ereditate dalla guerra civile. (A.R.)
UN CLERO SEMPRE PIÙ ANZIANO E UNA
PRESENZA PIÙ NUMEROSA DI SACERDOTI STRANIERI NELLE PARROCCHIE:
È LA SITUAZIONE DEI SACERDOTI IN
ITALIA, DESCRITTA NEL LIBRO “LA PARABOLA DEL CLERO”, PRESENTATO IERI A ROMA
DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
(CEI) E DALLA FONDAZIONE GIOVANNI AGNELLI
- A cura di Adriana Masotti -
ROMA. = Un clero sempre
più anziano e una più numerosa presenza di sacerdoti stranieri nelle
parrocchie, che a causa della scarsità delle vocazioni spesso vengono
accorpate. E’ la non facile situazione dei sacerdoti in Italia, fotografata dal
libro “La Parabola del Clero”, presentato ieri a Roma da mons. Giuseppe Betori,
segretario generale della CEI, e dalla Fondazione Giovanni Agnelli. L’analisi,
condotta da Stefano Molina e Luca Diotallevi, fornisce anche gli scenari sulla
situazione del clero in Italia fra 20 anni, segnalando una diminuzione del
numero dei sacerdoti. La popolazione totale dei sacerdoti diocesani è oggi di
circa 33 mila, con una densità di un prete ogni 2 mila abitanti, simile a
quella di altri Paesi europei, come Belgio e Spagna. L’età media si attesta attorno
ai 60 anni. Media ‘ringiovanita’ dall’ingresso di sacerdoti stranieri, circa
1.500, di solito provenienti dall’Africa e dall’Europa dell’Est. “Questo studio
– ha commentato mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI – ci
toglie certezze e paure in eccesso, più che darci risposte da eseguire
meccanicamente. E questo crediamo sia qualcosa di ancora più prezioso”, perché
“dobbiamo ricomprendere meglio e ripresentare meglio il profilo del prete”. Proprio
questa attività di analisi e rilancio sarà al centro della prossima Assemblea
generale della CEI, che si svolgerà da domani a venerdì 18 novembre ad Assisi.
IL 90 PER CENTO DEI “CONFLITTI DIMENTICATI” NASCE
NEI PAESI DEL SUD DEL MONDO: E’ QUANTO EMERGE DAL RAPPORTO CARITAS
DIFFUSO IN
QUESTI GIORNI, DAL TITOLO: “GUERRE ALLA FINESTRA”
ROMA. = “Un viaggio tra scenari di violenza e di
morte, con cause spesso intricate e molti fenomeni collegati, come il commercio
di armi, i traffici illeciti, il dramma dei bambini soldato, degli sfollati e
dei rifugiati, le lesioni dei fondamentali diritti umani, il ruolo dei media,
delle culture e delle istituzioni, compresa la Chiesa”: con queste parole, la
Caritas Italiana descrive, in un comunicato, il Rapporto sui conflitti
dimenticati pubblicato di recente in collaborazione con le riviste “Famiglia
Cristiana” e “Il Regno”. Il lavoro, dal titolo “Guerre alla finestra”, è edito
da “Il Mulino” e nasce con l’obiettivo di studiare la relazione che sussiste
fra l’impoverimento delle aree del Sud del mondo, spesso provate anche da
disastri naturali, e le guerre e il terrorismo internazionali. All’inizio di
quest’anno – si legge – i Paesi coinvolti in conflitti armati di dimensioni significative
erano 18, che diventano 20 se si aggiungono 2 vere e proprie guerre”. “Il 90
per cento di questi conflitti – continua la Caritas – nasce nei Paesi del Sud
del mondo, spesso già provati da calamità naturali, come il terremoto che
l’ottobre scorso ha devastato la zona del Kashmir contesa tra Pakistan e
India”. Il rapporto rileva che in Pakistan quasi 6 milioni di euro sono stati impiegati
a beneficio di 5.500 famiglie, mentre in India il piano di aiuti della Caritas
italiana, in collaborazione con quelle pakistana e indiana, pari a oltre 5
milioni e mezzo di euro, ha riguardato 4 mila nuclei famigliari, soprattutto
nei distretti di Baramulla e Uri, nelle diocesi di Jammu e Kashmir. Nonostante
questo scenario di guerre e difficoltà, il rapporto della Caritas registra anche
segnali positivi dal punto di vista della domanda sempre più forte di
mediazioni non violente. Cresce infatti la fiducia nel ruolo svolto dall’ONU e
dalla Chiesa cattolica nella costruzione di un mondo di pace, sostenuta
rispettivamente dall’80 e dal 42 per cento degli intervistati. Il 97 per cento
ritiene, infine, che dietro ogni conflitto, anche i più dimenticati, ci siano
interessi internazionali politico-economici. (A.R.)
IN CORSO, OGGI AD ASSISI, IL TERZO PELLEGRINAGGIO
DELLE MATRICOLE
UNIVERSITARIE DI ROMA E DEL LAZIO, PROMOSSO DALL’UFFICIO
PER LA PASTORALE
UNIVERSITARIA DEL VICARIATO DI ROMA. GUIDA IL VICARIO
GENERALE DEL PAPA
PER LA CITTÀ DEL
VATICANO, MONS. ANGELO COMASTRI
ASSISI. = E’ guidato da mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, il terzo Pellegrinaggio delle matricole
universitarie di Roma e del Lazio ad Assisi, in corso oggi presso la
basilica di Santa Maria degli Angeli. L’incontro, sul tema “E voi chi dite
che io sia?” (Mc. 8, 29), è promosso dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma.
Dopo la Concelebrazione Eucaristica, presieduta dallo stesso mons. Comastri,
gli studenti raggiungeranno, per gruppi, le chiese di Santa Chiara, San Damiano
e la basilica del Santo, mentre la chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, in
Piazza del Comune, accoglierà i pellegrini che desiderano fermarsi per
l’Adorazione Eucaristica. Concluderà la giornata la preghiera serale nella
Basilica Superiore di San Francesco. Il Pellegrinaggio, che si propone come
momento d’incontro e di riflessione per gli studenti all’inizio del nuovo anno
accademico, registra una sempre
crescente adesione, dalle 860 presenze del 2003 alle 2500 dello scorso anno.
Partecipano all’evento i cappellani universitari, che hanno rivolto agli
studenti una lettera inaugurale del
nuovo anno, tesa ad incoraggiarli nello studio e nell’attività di ricerca: “Il
cammino universitario – si legge – deve condurvi a maturare personalità aperte,
pronte alla dedizione e al servizio, ad imparare il silenzio e la fatica della
ricerca: su questa via incontrerete Gesù, il Redentore dell’uomo, che si fa
trovare da coloro che ricercano la verità.” (R.M.)
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12
novembre 2005
- A cura di Eugenio Bonanata -
In Iraq, nell’ennesima giornata
di sangue costata la vita ad almeno 10 persone, il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan, è arrivato stamani a sorpresa a Baghdad. Il numero
uno del Palazzo di vetro, per la prima volta in Iraq dalla caduta di Saddam
Hussein, dopo l’incontro con il premier al Jaafari, ha sottolineato
l’importanza della riconciliazione nel Paese. Nella regione di Baquba c’è da
registrare, invece, una vasta operazione condotta dalla polizia irachena che ha
portato all’arresto di almeno 300 sospetti. Ed è di ieri la notizia, diffusa
dal partito Baath, della morte di Ezzat Ibrahim al Duri, ex numero due del regime di Saddam Hussein, super
ricercato dalle forze americane per il suo importante ruolo nella resistenza
irachena.
Intanto, oggi l’Italia ricorda con emozione le vittime di
Nassiriya, a 2 anni dall’attentato alla propria base militare. La cerimonia più
solenne stamani al Monumento del Milite Ignoto, a Roma, con la presenza del
presidente Ciampi che ha consegnato ai familiari delle vittime le Croci d’Onore
alla memoria. A Nassiriya, a Cam Mittica, oggi una messa e domani una solenne
cerimonia militare per ricordare i caduti. Luca Collodi ha raccolto la
testimonianza del colonnello Giuseppe Perrone, portavoce del contingente italiano
a Nassiriya:
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R. – Noi, qui, a Nassiriya ricordiamo degnamente i nostri
commilitoni caduti e quelli feriti. Continuiamo umilmente a svolgere il nostro
lavoro quotidiano di sostegno a questa popolazione martoriata da decenni di
guerra e di dittatura sanguinaria. I sentimenti, chiaramente, sono sempre molto
forti, in queste circostanze. Ma quello che voglio sottolineare è la serenità
d’animo e la grande motivazione, la consapevolezza di fare del bene, che
pervade tutti i soldati italiani. Quell’attentato non fu soltanto contro noi
italiani, ma le spese le hanno fatte anche gli iracheni sia in termini di vittime
– ricordo le sette vittime irachene – ma anche proprio come freno alle attività
di supporto, di ricostruzione che noi stavamo portando. Quindi, l’attentato ha
colpito, di fatto, anche la stessa popolazione di Nassiriya.
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Le indagini sul triplice
attentato agli alberghi di Amman, mercoledì scorso, hanno confermato che sono
stati opera del braccio iracheno di Al Qaeda, guidato dal super-ricercato
giordano al Zarqawi. Lo ha dichiarato in conferenza stampa oggi ad Amman il
vicepremier giordano Muasher, precisando che a compiere gli attentati, che
hanno provocato 57 morti e 95 feriti, sono stati “non giordani”. Muasher ha
parlato di tre soli attentatori suicidi, mentre nel comunicato via Internet il
braccio iracheno di Al Qaeda ha affermato che è stata opera di quattro
iracheni, tra cui due coniugi.
La commissione di inchiesta dell’ONU che indaga sulla morte
dell’ex premier libanese Hariri, ha interrogato ieri il presidente libanese,
Emile Lahoud. Secondo il dossier ONU uno dei sospettati dell’attentato ‘chiamò
al telefono’ il presidente qualche minuto prima dell’esplosione. Il presidente
siriano, Assad, ha intanto ribadito che non consentirà che sei responsabili dei
servizi di sicurezza di Damasco vengano interrogati in Libano dagli
investigatori ONU proponendo invece di svolgere gli interrogatori in un Paese
terzo come Svizzera, Austria o Egitto.
Il presidente
iraniano, Ahmadinejad, ha ribadito il sostegno di Teheran a Damasco, nel
momento in cui la Siria è sottoposta a pressioni “inaccettabili” nel quadro
dell’inchiesta ONU sull’assassinio dell’ex premier libanese. Il messaggio è
contenuto in una lettera che oggi a Damasco il ministro degli Esteri iraniano,
Manuchehr Mottaki, consegnerà al presidente siriano Assad.
Sempre alta la tensione in Francia. Il prefetto di Parigi
ha vietato i raduni nella capitale da stamane a domani mattina, in coincidenza
nel week-end delle celebrazioni per la fine della Prima guerra mondiale. Il
comunicato del prefetto precisa che “messaggi diffusi sul web e tramite sms
hanno convocato azioni violente in città”. Intanto la notte scorsa, come le
precedenti, la rivolta non si è fermata: 503 le auto incendiate, 206 gli arresti.
Al via in Iran i colloqui tra il capo del Consiglio di
sicurezza russo, Igor Ivanov, e il responsabile dei negoziati sul nucleare
iraniano, Ali Larijani. Obiettivo degli incontri è quello di favorire una
soluzione di compromesso al braccio di ferro sul nucleare tra la Repubblica
islamica e la Comunità Internazionale. Le potenze europee, in
accordo con Washington, hanno infatti proposto a Teheran di mantenere i suoi
programmi nucleari trasferendo però in Russia le controverse attività di
arricchimento dell’uranio.
La Confederazione Cattolica Spagnola dei Padri di famiglia
e degli Alunni ha indetto per oggi pomeriggio, a Madrid, una manifestazione in
segno di protesta per il Progetto di Legge Organica sull’Educazione (LOE)
avanzato dal governo Zapatero. L’ordinamento viene ritenuto contrario al diritto
dei genitori a scegliere, per i loro figli, il tipo di insegnamento che meglio
si accordi con i loro principi morali e religiosi.
“La coalizione è fatta”. Così la leader cristiano
democratica e cancelliere in pectore della Germania, Angela Merkel, ha annunciato
l’accordo raggiunto ieri tra la sua CDU, alleata della CSU, e i
socialdemocratici della SPD. Critiche all’accordo di programma sono venute dai
partiti dell’opposizione e dal mondo economico che punta il dito contro il
maggiore carico fiscale. Il servizio è di Giovanni Del Re:
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“Sarà – ha dichiarato la Merkel ieri – un’alleanza che
consentirà davvero nuove possibilità”. Ci sono volute quattro settimane di
laboriosi negoziati tra le due parti e il risultato, sostanzialmente, è che sia
cristiano-democratici e cristiano-sociali da una parte, sia i socialdemocratici
hanno deciso di non poter far altro che aumentare la pressione fiscale di
fronte alle casse terribilmente vuote dello Stato. Salirà così l’IVA dal 16 al
19 per cento entro il 1 gennaio 2007, come voleva la CDU, ma aumenta anche
l’aliquota massima per i super-ricchi, come invece voleva l’SPD. Lunedì,
comunque, l’accordo dovrà essere votato dai rispettivi partiti. Venerdì
prossimo, la firma solenne e poi il 22 novembre il Bundestag eleggerà Angela
Merkel il primo cancelliere donna della storia tedesca. Infine, il 30 novembre,
il nuovo capo del governo pronuncerà il suo discorso programmatico in aula,
dando vita ad una nuova era in Germania.
Per la Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.
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Gli elettori del Burkina Faso
domani andranno alle urne per scegliere il nuovo presidente del Paese tra i 12
candidati in lizza. Il presidente uscente, Blaise Compaoré, al governo dal 1987
grazie ad un colpo di Stato, poi eletto nel ‘92 e nel ‘98, si presenta per la
terza volta alla guida del Congresso per la Democrazia e il Progresso (CDP). Al
centro delle critiche dell’opposizione, ma forte del sostegno di larga parte
della popolazione, Compaoré é dato per vincente al primo turno. Alla campagna
elettorale del presidente uscente che ha sfiorato i 990 milioni di franchi,
pari quasi a tre miliardi delle vecchie lire italiane, gli altri undici
avversari hanno risposto con visite “porta a porta” e comizi pubblici nelle
campagne e nei piccoli centri. Durante la campagna elettorale tutti i candidati
hanno avuto il problema della lingua. Fra la popolazione, infatti, non tutti
comprendono il francese, la lingua ufficiale. A vigilare sulle elezioni anche
numerosi osservatori internazionali, primi fra tutti quelli dell’Unione
Africana (UA) che in Burkina ha inviato una vasta delegazione composta da
parlamentari, organizzazioni della società civile e funzionari provenienti da
vari paesi del continente africani.
In Italia, il Senato ha dato ieri il via libera alla legge
finanziaria 2006. La manovra ammonta a 27 miliardi di euro. Soddisfatto il
centro destra, critiche invece da opposizione, sindacati ed enti locali.
Un nuovo focolaio di influenza dei polli è stato scoperto
in Cina. Lo ha annunciato il ministero dell’agricoltura precisando che il
focolaio si trova nella provincia dell’Hubei, nell’area centrale del Paese.
Nelle ultime due settimane altri focolai del virus H5N1 sono stati individuati
nello stesso Hubei e nelle province del Liaoning, Anhui, Mongolia Interna e
Hunan.
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