RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 311 - Testo della trasmissione di lunedì 7 novembre 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Signore illumini i suoi discepoli affinché siano una cosa sola: così, Benedetto XVI nel discorso alla delegazione della Federazione luterana mondiale

 

Benedetto XVI riceve il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, in udienza privata

Il Papa rilancia la Lectio divina: il commento di padre Enzo Bianchi

 

Ieri pomeriggio a Vicenza è stata beatificata Eurosia Fabris, madre di nove figli

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Al via a Roma il Sinodo della Chiesa caldea: ce ne parla mons. Philip Najim

 

Prima vittima per gli scontri in Francia. Ai nostri microfoni Giuseppe Bettoni e Fouad Allam

 

Reazioni al “tour americano” di Bush: con noi Mario Biasetti e Fernando Elenberg

 

Due anni fa nasceva l’agenzia AsiaNews: intervista con padre Bernardo Cervellera

 

CHIESA E SOCIETA’:

Convegno su “Etica e ambiente”  oggi al Regina Apostolorum con il cardinale Martino

 

Un missionario evangelico britannico ucciso sabato scorso in Uganda

 

Si svolge a Lisbona il Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione

I disegni degli ex bambini-soldato dell’Uganda in mostra alla Cattolica di Milano dal 14 novembre

 

Successo nelle Isole Salomone di “Voice Katolika”, il trimestrale della comunità cattolica

 

Aperta a Ginevra, presso la sede dell’OMS, la conferenza internazionale sull’influenza aviaria

 

24 ORE NEL MONDO:

La denuncia dell’OSCE: le elezioni in Azerbaigian non conformi agli standard internazionali

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 novembre 2005

 

 

IL SIGNORE ILLUMINI I SUOI DISCEPOLI AFFINCHE’ SIANO UNA COSA SOLA:

COSI’, BENEDETTO XVI NEL DISCORSO ALLA DELEGAZIONE

 DELLA FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE, RICEVUTA IN VATICANO

PER UN’UDIENZA DAL PROFONDO SIGNIFICATO ECUMENICO

 

Serve un dialogo paziente per proseguire sulla via dell’ecumenismo: è quanto ribadito da Benedetto XVI nel discorso al vescovo Mark Hanson, presidente della Federazione Luterana Mondiale, ricevuto in Vaticano con il seguito. Il Papa si è soffermato sui risultati conseguiti nelle relazioni cattolico-luterane, pur riconoscendo le difficoltà che ancora permangono per raggiungere l’obiettivo della piena e visibile unità dei cristiani. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

“Possa il volto di Cristo illuminare sempre più i suoi discepoli affinché siano una cosa sola, perché il mondo creda”. E’ l’invocazione di Benedetto XVI, che nel suo discorso ha sottolineato la necessità di un “dialogo paziente” per proseguire, pur nelle difficoltà, sulla via del cammino ecumenico. Il Pontefice si è detto incoraggiato dalla “solida tradizione di studi e scambio che hanno caratterizzato le relazioni cattolico-luterane nel corso degli ultimi anni”. Siamo confortati, ha aggiunto, dal fatto che “la nostra ricerca dell’unità è guidata dalla presenza del Signore Risorto e dal potere inesauribile dello Spirito che soffia dove vuole”. Ha così auspicato che “siano amplificati” gli sforzi per capire più profondamente cosa cattolici e luterani abbiano in comune e cosa li divida, “così come i doni da offrire reciprocamente”.

 

 Il Papa ha ricordato l’intenso rapporto tra la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale. Un dialogo fruttuoso che ha tra i suoi risultati la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione, una “pietra miliare”, ha evidenziato, “nel nostro comune percorso verso l’unità visibile” dei cristiani. D’altro canto, ha riconosciuto che “permangono tuttora delle differenze” su tale questione centrale. Ricordando poi la recente visita a Colonia, Benedetto XVI ha espresso l’auspicio che “il progresso del dialogo ecumenico” non sia inserito soltanto in un contesto di “questioni istituzionali”, ma prenda in considerazione la “vera fonte di tutto il ministero nella Chiesa”.

 

La Federazione Luterana Mondiale e la commissione cattolica sull’Unità, ha detto il Pontefice, completeranno presto la quarta fase del dialogo e pubblicheranno i risultati in un documento sull’apostolicità della Chiesa. “Siamo tutti consapevoli – ha constato – che il nostro dialogo fraterno è sfidato non solo dalla necessità di verificare la ricezione di queste formulazioni condivise della dottrina nelle nostre rispettive comunioni, ma ancor più da un clima generale di incertezza riguardo alle verità della Chiesa e a quei principi etici che prima non erano messi in discussione”.

**********

 

La Federazione Luterana Mondiale è una comunione di Chiese cristiane di tradizione luterana fondata nel 1947 a Lund in Svezia. Attualmente è composta da 140 Chiese in 78 Paesi di tutto il mondo, per un totale di quasi 66 milioni di persone.

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’ambasciatore della Bolivia, Valentin Abecia Valdivieso, in visita di congedo, e il cardinale Dario Castrillon Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero e presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.

 

Il Papa ha nominato consultore della Segreteria di Stato – nella sezione per i Rapporti con gli Stati – l’arcivescovo Paul Fouad Tabet, nunzio apostolico.

 

 

BENEDETTO XVI RICEVE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA,

PIER FERDINANDO CASINI, IN UDIENZA PRIVATA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Il presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, è stato ricevuto stamani da Benedetto XVI in udienza privata. Al termine del colloquio, durato circa mezz’ora, il presidente Casini si è recato in preghiera alla tomba di Giovanni Paolo II. Un gesto particolare, giacché avviene a pochi giorni dal terzo anniversario della storica visita di Papa Wojtyla al Parlamento italiano.

 

Soffermandosi con i giornalisti, Casini ha detto di aver portato a Benedetto XVI, il saluto della Camera dei deputati e “l'augurio sincero per l'esercizio del suo alto magistero pastorale”. “Ho espresso a Sua Santità tutta la mia gratitudine per l'udienza odierna - ha dichiarato Casini - che ci ha confermato la particolare attenzione con cui Egli guarda al nostro Paese ed alle sue Istituzioni rappresentative”.

 

 

IMPARARE L’ASCOLTO DELLA VOCE DI DIO ATTRAVERSO LA LECTIO DIVINA:

UN COMMENTO ALL’ANGELUS DI IERI DEL PRIORE DI BOSE

- Intervista con padre Enzo Bianchi -

 

Ricercare Dio nella Parola scritta. E’ questo lo scopo della Lectio divina, l’antica pratica cristiana che permette, attraverso una lettura sapienziale, contemplativa, della Bibbia di scoprire il gusto delle cose di Dio. All’Angelus di ieri, Benedetto XVI è tornato – come nel recente passato – ad esortare i cristiani alla riscoperta assidua della Lectio divina, per arrivare a cogliere – ha detto – il “suc

 

co” dei testi sacri. Per comprendere meglio il significato dell’invito del Papa, ecco un commento del priore della Comunità di Bose, padre Enzo Bianchi, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

*********

R. – La Lectio divina è la più antica e la più classica  maniera per incontrare Dio nella sua Parola e stringere con Lui alleanza. E’ una pratica che era già dei rabbini, ma che soprattutto si è sviluppata nella Chiesa a partire dai Padri, da Origene, e attraverso tutto il Medioevo è giunta fino ai nostri giorni. Non si dovrebbe dimenticare che proprio l’allora cardinale Ratzinger, negli anni Novanta, aveva rivolto ai vescovi dell’Europa una relazione in cui chiedeva che il compito primario del vescovo, del presbitero – compito che lui definiva “assoluto” - è proprio l’esercizio quotidiano della Lectio divina per arrivare al sensus fidei. E’ uno dei testi più belli sulla Lectio divina, quello del cardinale Ratzinger ai vescovi delle Conferenze episcopali europee.

 

D. – Rimanere a lungo su un testo biblico per estrarne il “succo”: l’immagine del Papa colpisce, ma come conciliare questo invito alla meditazione con la frenesia quotidiana e soprattutto con la disabitudine per moltissimi laici alle cose dello spirito?

 

R. – La Parola è il nostro cibo quotidiano, che il Signore ci ha offerto perché posiamo vivere in comunione con Lui. Non abbiamo altri mezzi. Di conseguenza, noi dobbiamo assolutamente strappare il tempo alla velocità, alla rapidità con cui si susseguono gli impegni della giornata. Credo che, se vogliamo, attraverso un po’ di buona volontà e di disciplina, sia possibile ogni giorno, soprattutto al mattino prima dell’inizio delle attività, dedicare un quarto d’ora in cui si legga un piccolo brano della Sacra Scrittura, a partire soprattutto dai Vangeli. Lo si legga e lo si rilegga, si cerchi di pensarlo, di meditarlo, chiedendosi: cosa dice a me oggi? Arrivando poi a pregare questo brano davanti a Dio con semplicità. Credo che ciò sarebbe più che sufficiente per innestare nella vita del cristiano una forza, un dinamismo che lo trasformi completamente.

 

D. – Come priore della comunità di Bose, cosa può testimoniare di vite trasformate dallo studio e, direi, dalla familiarità con la Bibbia?

 

R. – Io posso testimoniare che le persone vengono trasformate nella fede, anche nel comportamento, perché in realtà, attraverso la Lectio divina si acuisce lo stesso sentimento che era in Cristo Gesù. Si impara ad ascoltare la sua voce, si conosce la sua volontà, e tutto questo poi quasi naturalmente si cerca, per quanto è possibile, di trasformarlo in vita. E’ davvero all’origine della trasformazione del cristiano la pratica dell’assiduità con la Parola di Dio.

**********

 

 

MODELLO ESEMPLARE DI SPOSA E DI MADRE CRISTIANA: CON QUESTA MOTIVAZIONE

IERI POMERIGGIO A VICENZA È STATA PROCLAMATA BEATA EUROSIA FABRIS

 

Ieri pomeriggio, nella cattedrale di Vicenza, è stata beatificata Eurosia Fabris, umile donna vissuta tra il 1800 e il 1900, modello esemplare di sposa e madre cristiana. Ha saputo dedicarsi con amore alla sua numerosa famiglia senza dimenticare le necessità del prossimo e offrendo sempre la sua disponibilità in parrocchia. Centinaia i fedeli che hanno preso parte alla celebrazione, tanti quelli rimasti, nonostante la pioggia, sul sagrato della cattedrale di Santa Maria Annunciata. A presiedere la Santa Messa il vescovo di Vicenza Cesare Nosiglia. A nome di Benedetto XVI il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha letto la formula di Beatificazione. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

**********

“Con la nostra autorità apostolica concediamo che la venerabile serva di Dio Eurosia Fabris Barban d’ora in poi sia chiamata Beata”.

 

Con la formula di Beatificazione letta a nome del Papa dal Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi José Saraiva Martins, la Chiesa annovera da ieri tra i Beati Eurosia Fabris. Madre di 9 figli, nel vissuto concreto di ogni giorno ha saputo donare amore alla sua famiglia e ai poveri della sua parrocchia. Per incarnare l’ideale evangelico scelse di far parte del Terz’ordine Francescano. Il postulatore della Causa di Beatificazione padre Luca De Rosa ha detto di lei:

 

“La vita di famiglia, con i suoi doveri e i suoi sacrifici, fu per Eurosia una palestra di virtù e di santificazione. Guidati dalla testimonianza di vita della mamma tre dei nove figli di questa singolare educatrice seguirono il Signore nel ministero sacerdotale, mentre due di essi scelsero la vita consacrata”.

 

Poi il religioso francescano ha osservato che onorando questa mamma la Chiesa rende omaggio a tutte le mamme che si dedicano senza risparmio e nel silenzio alla propria famiglia. Mamma Rosa, così era chiamata, è esempio di una vita spesa con fede nelle fatiche quotidiane, che nella semplicità di sobborghi di contadini ha dato frutti di carità.

 

“Mamma Rosa viene indicata come modello di una santità  possibile a tutti, perché, da sposa e madre, è vissuta nella semplicità evangelica del dono di sé e del sacrificio per amore, nel quotidiano di una vita di famiglia accettata con le sue pene e sofferenze, gioie e speranze, nella continua ricerca della volontà di Dio”.

 

Queste alcune parole dell’omelia del vescovo di Vicenza Cesare Nosiglia, che ha presieduto la celebrazione. Santi si diventa anche in famiglia, ha detto il presule che ha voluto ricordare quanto Eurosia Fabris, di fronte alle difficoltà, amava ripetere:

 

“Coraggio sempre. Facciamo la volontà di Dio e vedrete che Egli ci aiuterà. Il Signore ci ama tanto ed è morto per noi. Perché diffidare della sua Provvidenza?” E’ la fede in Dio dunque il motore della santità della Beata.

 

Non la quantità del lavoro e l’affannato attivismo pastorale fanno crescere la comunità cristiana, ha sottolineato mons. Nosiglia, ma la qualità della sua fede e della carità. Quindi rivolgendosi ai fedeli della sua diocesi ha precisato: “Una Chiesa non la si organizza, ma la si genera con la fecondità dei carismi, di questi il più necessario è la santità”. Mamma Rosa insegna che più di tanti discorsi vale l’esempio donato nel proprio ambiente di vita.

**********

 

 

=======ooo=======

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Il Catechista del Concilio Vaticano II": all'Angelus Benedetto XVI continua la sua densa, stimolante catechesi sull'attualità del messaggio conciliare a 40 anni dalla conclusione della grande assise ecumenica. 

 

Servizio vaticano - Un articolo di Padre Czeslaw Drazek dal titolo "La prima sessione del Tribunale del processo rogatorio per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del servo di Dio Giovanni Paolo II"; l'intervento dell'Arcivescovo Metropolita Stanislaw Dziwisz.

 

Servizio estero - Francia: i tumulti a Parigi provocano un morto; la rivolta delle periferie della capitale dilaga in altre città e oltre i confini.

 

Servizio culturale - Un articolo di Carlo Pedretti dal titolo "Leonardo e il mistero della Maddalena": la mostra "Genio e visione in terra marchigiana".

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

=======ooo=======

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

7 novembre 2005

 

 

 

AL VIA A ROMA IL SINODO DELLA CHIESA CALDEA: AL CENTRO DEI LAVORI LA DIFFICILE SITUAZIONE DEI CRISTIAN IN IRAQ E L’AGGIORNAMENTO LITURGICO

- Intervista con mons. Philip Najim -

 

Si svolge oggi a Roma la sessione preliminare del Sinodo della Chiesa caldea che si apre ufficialmente domani mattina. Partecipano 20 vescovi dell'Iraq e della diaspora. Due i temi principali al centro del Sinodo: l’attuale situazione dei cristiani in Iraq e l'aggiornamento liturgico, in particolare riguardo alla Messa. La Chiesa caldea, che conta circa 700 mila fedeli, di cui 150mila appartenenti alla diaspora, ha le sue radici nelle comunità cristiane che vivevano in Mesopotamia agli albori del cristianesimo, quasi 2 mila anni fa. Oggi il suo futuro appare incerto. Ma cosa chiede la Chiesa caldea alla comunità internazionale in questo difficile momento per l’Iraq? Sergio Centofanti lo ha chiesto a mons. Philip Najim, procuratore del Patriarcato caldeo presso la Santa Sede:

 

*********

R. – La Chiesa caldea chiede alla comunità internazionale la sicurezza. Chiede alla comunità internazionale come mai l’Iraq si è trasformato in un luogo che ha accolto il terrorismo che minaccia la vita degli iracheni, il futuro dell’Iraq. Ci è stato prima promesso che avremmo avuto un Iraq democratico, pacifico, che sarebbe stato un modello per tutto il Medio Oriente, e che avremmo avuto una nuova situazione dopo aver vissuto 13 anni di embargo che, non lo dimentichiamo, ha causato la morte di mezzo milione di bambini. Oggi viviamo un’altra situazione anomala con questa insicurezza che vede morire ogni giorno tra le 30 e le 50 persone a causa delle autobombe e dei terroristi presenti in Iraq. Noi chiediamo alle truppe di fare qualche cosa perché altrimenti non è giustificata la loro presenza in Iraq.

 

D. – Volete dunque che le truppe della coalizione internazionale restino in Iraq?

 

R. – Certamente. Questa situazione prima non esisteva in Iraq, è nata con la presenza delle truppe e quindi sicuramente sono costretto a chiedere alle truppe di non lasciare l’Iraq.

 

D. – Qual è il rapporto con la comunità musulmana?

 

R. – Il rapporto è ottimo, come prima. Guardi non c’era un Iraq diviso, non si parlava prima di un Iraq dei musulmani, degli sciiti, dei curdi, dei sunniti. Sì, sicuramente ogni comunità ha la propria identità, però non c’erano divisioni ufficiali, costituzionali. Oggi, parliamo anche di una divisione basata sulla Costituzione, perché la Costituzione parla di divisione. Noi non abbiamo avuto mai in Iraq una Costituzione che riguardava le etnie che esistono nel Paese. Pericò il nostro era un rapporto ottimo, un rapporto tra iracheni a prescindere dalla religione e dalla fede. Si diceva sempre da noi che la religione è per Dio, ma la patria è per tutti.

 

D. – Qual è la speranza della Chiesa caldea?

 

R. – La Chiesa caldea vive una situazione molto difficile  come tutto il popolo iracheno. La speranza è di tornare a vivere nella sicurezza, perché soltanto attraverso la sicurezza, la stabilità del Paese si può vivere. La comunità internazionale non può chiedere che si viva normalmente, che si faccia una Costituzione, che si voti,che si viva in pace e democraticamente se manca la sicurezza.

*********

 

 

MORTO UN PENSIONATO NELLE VIOLENZE DELLA PERIFERIA PARIGINA.

L’UOMO, AGGREDITO VENERDI’ SCORSO, E’ LA PRIMA VITTIMA IN UNDICI

NOTTI DI INCIDENTI. CHIRAC RIUNISCE IL GABINETTO PER LA SICUREZZA, MENTRE C’E’ IL RISCHIO CHE LA PROTESTA SI ESTENDA

- Intervista con Giuseppe Bettoni e Fouad Allam -

 

       Ha fatto la sua prima vittima la serie di violenze che da undici notti scuote Parigi e altre città della Francia. E’ morto oggi il pensionato francese sessantenne aggredito venerdì scorso da un giovane nella banlieu, la grande periferia che circonda la capitale francese. La scorsa notte sono state oltre 1.400 le automobili date alle fiamme, mentre per la prima volta i rivoltosi hanno usato armi da fuoco contro le forze di polizia impegnate nei quartieri più caldi. Gli scontri sono, inoltre, arrivati anche al centro di Parigi, dove sono state incendiate alcune vetture. Ed il rischio concreto è che la rivolta possa infiammare anche altre città in cui la presenza di comunità di origini straniere è molto elevata. Sul fronte politico, il presidente Chirac ha riunito il gabinetto per la Sicurezza, che dovrà valutare un giusto piano per ristabilire l’ordine pubblico. Ci spiega il peso che l’intervento del presidente francese ha avuto, il professor Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Università Roma Tre, al microfono di Fausta Speranza:  

 

*********

Chirac ha quasi disinnescato il contrasto tra de Villepin, primo ministro, e Sarkozy, ministro dell’Interno e soprattutto leader del partito di maggioranza. De Villepin, in maniera pubblica, ha riconosciuto il ruolo di Sarkozy. Sappiamo che è una partita rimessa ad un’altra giornata, però in questo momento c’è massima cooperazione. Quindi la loro azione in questo momento è concomitante. Vanno diretti a sedare i conflitti. Solo dopo aver sedato questi conflitti, anche se la cosa appare più facile a dirsi che a farsi, si occuperanno di interventi di lungo periodo. Hanno già previsto delle manovre di bilancio con importanti fondi. L’altro grande interlocutore, politicamente parlando, resta il ministro del Welfare, che intende, secondo me, prendere il seguito delle operazioni, anche perché è lui che fino ad oggi ha portato avanti delle politiche di integrazione sociale che hanno avuto maggiore efficacia, soprattutto nel nord della Francia.

**********

 

Ma quali sono i reali motivi che hanno fatto scattare la violenza delle bande giovanili? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fouad Allam, editorialista del quotidiano “La Repubblica”:

 

**********

R. – Le motivazioni sono diverse: il fallimento delle politiche di integrazione, la ghettizzazione di interi quartieri nelle periferie delle grandi metropoli francesi, e le fratture di tipo sociale, economico e culturale. Si tratta di un fenomeno su larga scala, che non tocca ovviamente soltanto la Francia, ma tutto quello che ha a che fare con il concetto di città multietnica, multiculturale.  In sostanza, la città oggi non arriva più a produrre società. Mi sembra che siano degli elementi che pongono la questione urbana come una questione centrale delle politiche sociali. Anzi, possiamo dire che questa questione urbana ha la tendenza a diventare quella che fu la questione sociale nel secolo passato. La città non arriva più a trasformare quel legame sociale in un elemento che produca convivenza fra gruppi o fra individui.

 

D. – Non è giusto, comunque, parlare di rivolta di immigrati, visto che i giovani in questione sono sì di origine maghrebina, ma francesi  a tutti gli effetti. Questi atti violenti non rischiano di demolire il modello di integrazione alla francese?

 

R. – Certamente, l’integrazione non può essere soltanto il diritto di voto o il possesso di un documento di identità francese, tedesca, belga o inglese. L’integrazione ha a che fare con qualche altra cosa, vale a dire con alcuni importanti elementi culturali. Mi sembra evidente che questa violenza, che riguarda gran parte delle popolazioni ex colonizzate, ci mostra che il modello di integrazione alla francese, di assimilazione, come l’hanno concepito loro, sta andando completamente in crisi. Anche lo stesso modello comunitario anglo-sassone è andato in crisi. Credo ci sia da ripensare completamente, a fondo, le politiche di integrazione.

 

D. – La risposta del governo francese è stata nelle ultime ore ferma e decisa, anche se all’inizio il premier de Villepin e il ministro dell’Interno, Sarkozy, avevano imboccato due strade diverse. Il primo aveva adottato una linea più morbida e il secondo, invece, il pugno di ferro. Il piano messo a punto da Chirac riuscirà a contenere i disordini?

 

R. – Mi sembra che per il momento quello che definisce la politica francese sia la gestione dell’urgenza e dell’emergenza. Ma, accanto alle politiche di sicurezza c’è la necessità di sviluppare delle politiche di avvicinamento che, in un certo senso, avranno nel futuro un ruolo di prevenzione. Si può certamente fermare la violenza, ma dopo alcuni mesi questa stessa violenza può riapparire nelle stesse aree urbane.

********** 

       

 

DOPO IL VERTICE DELLE AMERICHE, CHIUSOSI SABATO A MAR DEL PLATA,

IN ARGENTINA, IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI E BUSH HA INCONTRATO

 IL PRESIDENTE LULA IERI IN BRASILE, MENTRE OGGI E’ A PANAMA

- Con noi Mario Biasetti e Fernando Elenberg -

 

Dopo il Vertice delle Americhe, chiusosi sabato a Mar del Plata, in Argentina, senza grandi risultati, il presidente degli Stati Uniti George Bush è oggi a Panama. Ieri aveva fatto tappa in Brasile per un colloquio con il presidente Lula da Silva. Mentre un gruppo di manifestanti protestava contro la presenza del capo della Casa Bianca a Brasilia, Bush ha affrontato con Lula la questione dei sussidi all’agricoltura concessi dai Paesi industrializzati, che ostacolano il progetto dell’Alca, l’Area di libero scambio delle Americhe. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

**********         

                   Nonostante la convinzione di 29 dei 34 Paesi americani di voler andare avanti con l’Alca, i cinque Paesi restanti - Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela - hanno scelto di esercitare una decisa opposizione, ottenendo un rinvio della discussione, forti anche del fatto che le loro economie pesano per il 75 per cento del prodotto interno lordo dell’America Latina. Di Alca si riparlerà forse nel 2006 e, comunque, dopo che si sarà svolta ad Hong Kong la sessione ministeriale prevista nell’ambito dell’attività dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. “Se l’Europa ridurrà i sussidi al mondo agrozootecnico – ha assicurato ieri sera Bush, lasciando il Brasile – lo potremo fare anche noi”.

 

         Maurizio Salvi, dall’Ansa in America Latina, per la Radio Vaticana.

**********

 

Ma quale eco ha avuto il vertice a Mar del Plata all’interno degli Stati Uniti, presi da scottanti questioni interne? Nell’intervista di Fausta Speranza risponde il giornalista statunitense Mario Biasetti:

 

**********

R. – E’ stato seguito fino ad un certo punto, perché quello che è successo a Mar del Plata è accaduto in concomitanza al Cia-gate, alla nomination per la Corte Suprema del giudice Alito, e a tante questioni che in questi giorni, in queste settimane, l’amministrazione Bush sta cercando in qualche maniera di affrontare. La notizia, perciò, è stata ricevuta, ma non come avrebbe potuto essere ricevuta se non ci fossero state tutte queste altre questioni a Washington.

 

D. – Il dibattito intorno all’area di libero scambio è comprensibile non sia stato seguito da vicino dall’opinione pubblica, ma la contestazione a Bush ha avuto eco?

 

R. – Quella ha avuto eco, perché i network americani, come Fox News, ABC, CBS, CNN, hanno fatto vedere quello che succedeva a Mar del Plata. Il tema non è stato però approfondito e il pubblico americano non ha potuto assistervi per tutte le altre questioni, nonostante Bush avesse promesso alla sua elezione che avrebbe fatto molta attenzione all’America Latina. Dopo c’è stato l’11 settembre e l’attenzione americana si è rivolta tutta al terrorismo e l’America Latina ha ricevuto poca attenzione. Oggi, in America Latina, ci sono tre Paesi che vivamente contestano questo scambio che Bush ha proposto: Venezuela, Brasile e Argentina. Perciò non so fino a che punto avverrà questo free trade nella maniera in cui Bush vorrebbe proporlo.

**********

 

Per capire invece quale segno ha lasciato il vertice delle Americhe nel Paese che lo ha ospitato, ascoltiamo sempre al microfono di Fausta Speranza, Fernando Elenberg del giornale argentino El Cronista QU:

 

**********

R. – Lo sconvolgimento della gente c’è stato, perché tutti gli argentini sperano in una situazione migliore. L’Argentina è un Paese molto grande, pertanto l’abitante della provincia di Buenos Aires è un abitante abbastanza colto, una persona che può capire molte cose. Ci sono altre province dove la povertà è così grande, dove l’ignoranza è terribile e non permette di seguire certi fatti. C’è stato poi il caso di Maradona che qualificato il presidente degli Stati Uniti - che era un nostro ospite in questo caso – come un “assassino” e cose del genere. E’ stato un atteggiamento poco degno. E poi pure lo stesso premio Nobel Esquivel non si è mostrato molto pro americano in questo caso. L’Argentina è stato sempre un Paese buon amico degli Stati Uniti, ma adesso, dopo alcune esperienze vissute negli ultimi anni le cose sono cambiate notevolmente.

**********

 

 

IL SITO INTERNET DI ASIANEWS, L’AGENZIA DI STAMPA DEL PIME, COMPIE 2 ANNI:

QUASI 4 MILIONI E MEZZO I CONTATTI OGNI MESE

- Con noi, padre Bernardo Cervellera -

 

Raccontare la missione della Chiesa in Asia a dare voce all’“uomo asiatico”, con i suoi drammi e le sue speranze: è questo l’obiettivo di AsiaNews, l’agenzia informativa promossa dal Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), che compie in questi giorni 2 anni di vita come pagina web. Il sito internet, in italiano, inglese e cinese, riceve ogni mese quasi 4 milioni e mezzo di contatti, rispetto ai 157 mila del 2003, per un totale di 250 mila lettori mensili. Una visibilità cresciuta sensibilmente soprattutto in occasione dello tsunami nel Sud-Est asiatico dello scorso 26 dicembre e del recente terremoto in Pakistan, come afferma, al microfono di Roberta Moretti, il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera:

 

**********

R. - Con lo tsunami siamo diventati veramente un punto di riferimento per l’informazione perché avevamo missionari cattolici e personalità asiatiche che lavoravano proprio nelle zone colpite. E’ stato un momento anche di grande responsabilità, perché abbiamo mostrato il cuore di quanto succedeva e abbiamo continuato a seguire gli eventi anche dopo che i riflettori dei grandi media si erano spenti su queste tragedie, come capita molto spesso. Nel caso del Pakistan, invece, abbiamo acceso i riflettori perché, dato che non erano coinvolti occidentali e non c’erano grossi problemi economici legati alle distruzioni in Pakistan, nessuno ne vuol parlare. Invece noi ne continuiamo a parlare.

 

D. – Qual è la situazione della libertà religiosa in Asia?

 

R. – In Asia, la presenza di dittature fondamentaliste islamiche, così come la presenza di dittature ideologiche, soprattutto che si riferiscono al comunismo, crea una situazione di libertà religiosa veramente ridotta. In compenso, però, bisogna dire che ci sono altri Paesi dove la libertà religiosa, anche se non è piena, dà però la possibilità alla Chiesa di esprimersi e anche di aiutare tutti questi Paesi dove la libertà religiosa è umiliata.

 

D. – Come vivono le comunità cristiane nel continente asiatico?

 

R. – L’80 per cento dei non cristiani del mondo sono in Asia; da una parte queste minoranze sono un po’ bersagliate - pensiamo per esempio all’India, dove ci sono sempre attacchi contro strutture cristiane e personalità cristiane -  ma, nello stesso tempo, queste minoranze sono molto vivaci. L’Asia, in qualche modo, si sta scoprendo sempre più bisognosa del Cristianesimo, perché in Asia queste culture antiche oppure il consumismo contemporaneo non danno valore all’individuo.

 

D. – Quali sono le speranze per l’evangelizzazione in Asia?

 

R. – Sono appunto affermare la dignità dell’uomo come creatura di Dio e creare una solidarietà che vada oltre il clan, oltre il gruppo etnico e oltre anche un nazionalismo un po’ chiuso in cui soffocano i Paesi asiatici.

 

D. – E in questo senso, quali sono le sfide per il futuro di AsiaNews?

 

R. – Noi abbiamo nel mondo gruppi e associazioni che si interessano delle violazioni dei diritti umani. Abbiamo anche associazioni e industrie che si interessano di economia, ma non abbiamo un’integrazione tra queste due aree. Per cui, il commercio diventa materialistico e tecnico e le denunce contro le violazioni dei diritti umani diventano spesso velleitarie. Bisogna trovare il modo di integrare, in una visione unica, l’economia e i diritti umani.

**********

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

7 novembre 2005

 

 

Ambiente morale, diritti umani, economia. questo l’ambito tematico che ha orientato il convegno “etica e ambiente” tenutosi stamani nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. presente fra gli altri il card. Martino, presidente del pontificio consiglio giustizia e pace

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

**********

ROMA. = Il cardinale Renato Raffaele Martino ha ricordato il contributo del magistero sociale della Chiesa cattolica nelle tematiche legate all’ambiente naturale e alla sua salvaguardia. Il porporato ha sottolineato, in particolare, la centralità del messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1990, intitolato “Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato” ed elaborato in vista della conferenza mondiale delle nazioni Unite su ambiente e sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992. Proprio la conferenza di Rio, ha detto il cardinale, ha riconosciuto che la questione ambientale, non è accessoria o secondaria nelle scelte politiche, ma ne costituisce una dimensione centrale. “La Chiesa - ha poi spiegato il porporato - propone una visione realistica delle cose e ha fiducia nell’uomo e nella sua capacità, sempre nuova, di cercare soluzioni ai problemi”. “E tra questi problemi, ha precisato, la questione ecologica va percepita come un problema etico”. Il problema ambientale, - ha aggiunto il cardinale - è un problema antropologico che propone la complementarietà sempre più evidente tra ambiente naturale e mondo dell’uomo. Riprendendo l’espressione di “ecologia umana” usata da Giovanni Paolo II, il porporato ha concluso il proprio intervento sottolineando che si deve rispettare non solo la natura mediante un’ecologia naturale, ma anche la degna vita morale dell’uomo.

**********

 

 

sabato scorso in uganda un missionario evangelico britannico

è stato ucciso in un’imboscata al confine con il sud sudan mentre era

a bordo della sua auto. I sospetti ricadono sui ribelli

dell’esercito di resistenza del Signore (LRA)

 

KAMPALA. = Un missionario evangelico britannico, Collin Lee, collaboratore dell’organismo umanitario ‘Sudan for International Aid Services’ (IAS), è stato ucciso in un’imboscata non lontano dal confine col Sud Sudan ad opera di sospetti ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Lo ha confermato all’agenzia MISNA, dal Paese africano, Julius Bitamazire, direttore dell’ufficio di IAS, l’organizzazione nata da una collaborazione tra Danimarca, Germania, Norvegia e Svezia per aiutare le popolazioni in difficoltà. L’operatore umanitario ha spiegato che Collin Lee stava percorrendo, sabato scorso a bordo del suo autoveicolo, la strada che va da Koboko alla città sudanese di Yei, quando, intorno alle 17:00 locali, a circa 12 chilometri dal confine, è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco sparati al petto ed è morto al suo arrivo a Yei. L’uomo, 57 anni, era con sua moglie, anch’essa missionaria evangelica e incinta di tre mesi, che fortunatamente è uscita incolume dall’attacco. Il missionario, ha spiegato ancora Julius Bitamazire, era un collaboratore free-lance di IAS e si stava recando nella città sudanese per fornire consulenza nell’ambito di un seminario che sarebbe dovuto iniziare mercoledì prossimo. Si tratta del sesto attacco sferrato dalla fine di ottobre contro operatori umanitari tra il nord Uganda e il sud Sudan. È da tempo che i guerriglieri dell’LRA, protagonisti di quasi due decenni di conflitto nei distretti “acholi” del nord Uganda, hanno sconfinato nel Sudan meridionale, creando problemi e tensioni di ordine pubblico, sociale e diplomatico tra i due Paesi africani. (E. B.)

 

 

SI SVOLGE A LISBONA IL CONGRESSO INTERNAZIONALE PER LA NUOVA

EVANGELIZZAZIONE (ICNE). DAL 5 AL 13 NOVEMBRE CIRCA 1000 PARTECIPANTI

CONFERMANO LA CENTRALITÁ DELLA FEDE IN CRISTO NEL MONDO ODIERNO

 

LISBONA. = L’evento, promosso assieme alle diocesi di Bruxelles, Budapest, Parigi e Vienna, viene celebrato nelle cinque capitali europee in Missioni successive tra il 2003 e il 2007. A Vienna e Parigi, che hanno ospitato la missione rispettivamente nel 2003 e nel 2004, è seguita Lisbona. Scopo di questa sessione, secondo quanto riferisce l’agenzia portoghese ‘Ecclesia’, è quello di mostrare “che oggi è possibile parlare di Gesù, in una società che sembra dimenticare l’aspetto essenziale della fede”. Le attività in programma, che comprendono laboratori, concerti, spettacoli teatrali ed esposizioni, hanno il loro centro di svolgimento nel monastero dos Jerónimos di Lisbona, ma ad essere coinvolte sono anche le 290 diocesi del Patriarcato della città. Il Congresso si è aperto sabato scorso con una cerimonia di benvenuto per i circa mille partecipanti nella Cattedrale della capitale portoghese, dove sono state accolte le reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù. Ieri vi è stata l’apertura formale della sessione, con la lettura di un messaggio scritto da Benedetto XVI ai 400 congressisti giunti da ogni parte del mondo (Angola, Austria, Belgio, Spagna, Francia, Ungheria e Regno Unito). Come rileva l’agenzia Zenit, sono circa 500 i volontari impegnati nell’organizzazione del Congresso, per assistere i 70 giornalisti già accreditati ed assicurare l’accoglienza nelle parrocchie del Patriarcato della città. Nelle intenzioni dei congressisti, questa sarà l’occasione per confrontarsi sulle sfide odierne della Nuova Evangelizzazione. Per tale motivo fino a giovedì sarà possibile lasciare in appositi locali domande alle quali saranno chiamati a rispondere i cinque Cardinali che aderiscono all’iniziativa, fra cui il Patriarca di Lisbona, il Cardinale José Policarpo. Da segnalare, fra le attività previste, anzitutto la visita mercoledì 9 novembre al santuario mariano di Fatima, in cui nel 1917 la Vergine apparve ai tre pastorelli Lúcia dos Santos e Francisco e Jacinta Marto; quindi, la “Marcia della Luce”, una suggestiva processione che si terrà sabato 12 per le vie di Lisbona, fino alla centrale Praça dos Restauradores, con le immagini della Cappella delle Apparizioni di Fatima. A conclusione, la capitale verrà consacrata proprio a Nostra Signora di Fatima.    (A. R.)  

 

 

Dal 14 novembre al 1 dicembre All’Università Cattolica di Milano si terrà una Mostra dei disegni realizzati dagli ex bambini-soldato del Nord Uganda

 

MILANO. = L’esposizione presenta i disegni realizzati dagli ex bambini-soldato del Nord Uganda durante i corsi di recupero psicosociale coordinati dall’AVSI, una Ong italiana presente da oltre 20 anni nel Paese con progetti in sostegno alla popolazione colpita dalla guerra. La mostra si divide in tre sezioni: disegni del passato, del presente e del futuro. Il passato rappresenta le atrocità subite dai bambini: la fatica di una vita vissuta in mezzo alla guerra; gli attacchi alle loro case; il rapimento e l’obbligo di combattere; l’uccisione dei familiari e la paura di essere uccisi. L’orrore, dunque, di aver visto la guerra. Il presente mostra, invece, la loro vita attuale, come sfollati di guerra dopo la fuga dai guerriglieri. In questa sezione è dipinta la vita quotidiana nei villaggi. Sono evidenti le rappresentazioni della distribuzione degli aiuti umanitari nei campi-sfollati; l’accoglienza nei centri educativi; quindi i momenti di svago e la salvezza dopo la fuga. Il futuro rappresenta i loro sogni. Sogni basati su desideri e aspirazioni semplici come la scuola, il divertimento, il lavoro, la casa e la famiglia. Immagini serene di pace, amore e speranze. I bambini-soldato nel mondo sono oltre 300 mila, arruolati in eserciti e obbligati a imbracciare le armi a volte anche più alte di loro. La maggior parte ha un’età compresa fra i 10 e i 14 anni, tuttavia, molti sono anche di età inferiore. Quelli che riescono a fuggire dai ribelli, vengono inseriti in programmi speciali che li aiutano a ritornare a una vita normale. (E. B.)

 

 

Nelle isole salomone I mass media sono uno strumento prezioso per

la missione della chiesa. Con una nuova veste editoriale,

“Voice Katolika”, il trimestrale della comunità cattolica,

sta registrando un grande successo nel paese

 

Honiara. =  “Informare, educare, divertire”. Questo il ruolo dei mass media, come sottolinea p. Ambrose Pereira sul terzo numero annuale di “Voice Katolika”, il trimestrale rilanciato dalla Chiesa delle isole Salomone per essere più incisiva nella società, rispondere alle nuove sfide della comunicazione, informare e formare i fedeli. La rivista, che prima di inaugurare un rinnovamento editoriale aveva lanciato un sondaggio fra i lettori per capirne le esigenze, sta registrando grande apprezzamento in parrocchie, associazioni, movimenti, scuole, sacerdoti e religiosi. “Voice Katolika”, con una tiratura di oltre 1.600 copie, è diretta dal Salesiano p. Ambrose Pereira, che è anche direttore delle comunicazioni della Chiesa delle Salomone. Presenta articoli, contributi di esperti e fotografie che raccontano la vita dinamica e vivace della Chiesa nell’arcipelago. Il terzo numero della rivista di questo anno affronta argomenti come l’evangelizzazione e i media; i mass-media in democrazia; l’educazione all’uso critico dei media; gli aspetti positivi e negativi dell’informazione di massa. Il tutto ricordando che i mass media sono un strumento fondamentale per costruire una comunità umana di qualsiasi genere e dunque, sono preziosi anche per la comunità cattolica. Per questa ragione la Chiesa incoraggia l’utilizzo dei media e per questo la comunità delle Isole Salomone si è dotata di una rivista, di una radio - “Radio don Bosco” - e di un servizio di informazione via Internet. P. Ambrose nota che “la comunicazione è molto importante per migliorare l’istruzione della popolazione, in una Nazione che è ancora alle prese con problemi sociali e sanitari”. Nelle Isole Salomone meno del 20% della popolazione - nel complesso 450.000 persone -  è alfabetizzato. Molte persone istruite appartengono alla comunità cristiana o sono formate comunque in istituti cristiani, dato il grande impegno delle Chiese nella gestione di scuole di ogni ordine e grado.

 

 

al via da stamani a Ginevra, presso la sede dell’Organizzazione

Mondiale della Sanità (OMS), L’ATTESa conferenza internazionale sull’influenza aviaria. promosso da OMS, FAO, Banca Mondiale e dall’Organizzazione Internazionale per la Salute Animale (OIE),

l’incontro si conclude mercoledì prossimo

 

GINEVRA. = L’aviaria potrebbe costare ai Paesi industrializzati 550 miliardi di dollari. Per il mondo intero, invece, si prevede un danno economico molto più pesante “dato l’impatto sui Paesi in via di sviluppo”. È questo il monito lanciato dalla Banca Mondiale che in un rapporto avverte come solo negli Stati Uniti l’epidemia potrebbe provocare dai 100 ai 200 mila morti. Un dato che tradotto in termini economici equivarrebbe a perdite comprese tra i 100 e i 200 milioni di dollari. Una pandemia “è solo questione di tempo”, ha affermato il direttore generale dell’OMS, Lee Jong-Wook, in apertura dei lavori. Lee ha anche snocciolato i numeri che scandiscono “l’inesorabile diffusione” del virus H5N1 che ha già toccato 10 Paesi ed è arrivato in Europa: 63 morti su 124 casi accertati di contagio umano, 150 milioni di volatili uccisi per prevenire contagi, un costo per l'economia globale stimato in 10 miliardi di dollari. Il pericolo adesso è che il virus muti e diventi contagioso tra umani. Per evitare il peggio servono allora i fatti. Ed il presidente della Conferenza, Louise Fresco, vicedirettore generale del dipartimento agricoltura della Fao, ha fissato l’obiettivo della tre giorni: “Per mercoledì dovremo avere un’idea concreta di cosa dobbiamo fare. Solo in questo modo potremo far fronte al problema”. Obiettivo della riunione, che vedrà la partecipazione di circa 500 esperti di organizzazioni e governi di tutto il mondo, è dunque la messa a punto di strategie scientifiche e politiche per contrastare il virus tra gli animali e prevenire l’avvio di una possibile pandemia nell’uomo. (E. B.)

 

 

=======ooo=======

24 ORE NEL MONDO

7 novembre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

         Alle elezioni di ieri in Azerbaigian non sono stati soddisfatti tutti gli standard internazionali di correttezza: è quanto afferma la OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Il pronunciamento arriva dopo i primi risultati secondo i quali il partito del presidente Ilham Aliev ha ottenuto la maggioranza assoluta, mentre all’opposizione sono attribuiti appena cinque seggi. Il nostro servizio:

 

**********

L’OSCE non promuove il voto nel Paese del Caspio ricco di petrolio e a stragrande maggioranza musulmana, anche se riconosce miglioramenti. Prima ancora che la OSCE dicesse la sua, l’opposizione affermava che il partito Eni Azerbaigian si è aiutato con massicci brogli e preannunciava proteste in piazza a partire da domani. Da parte sua, la CIS, Comunità degli Stati Indipendenti, comprendente le repubbliche dell'ex URSS con l'eccezione dei tre Stati baltici, non ha per il momento ravvisato irregolarità di rilievo, anche se si è riservata il diritto di approfondire alcune denunce. In ogni caso, anche in riferimento ai miglioramenti citati dalla OSCE, va detto che le irregolarità sono state molte meno rispetto a quanto accaduto nel 2003, quando Aliev figlio fu eletto capo dello Stato in sostituzione del padre morente, in quello che è stato il primo caso di successione dinastica in un Paese ex sovietico. Resta da dire che meno del 47% degli aventi diritto (che erano 4,6 milioni) si è presentato alle urne.

**********

 

 Alberto Fujimori, l'ex presidente del Perù fuggito in Giappone 5 anni fa per evitare di essere processato per corruzione e violazione dei diritti umani, è stato arrestato a Santiago del Cile. L'arresto è avvenuto su richiesta del governo di Lima, che si è avvalso del trattato di estradizione sottoscritto con il Cile nel 1932. Ieri in occasione del suo inaspettato arrivo all’Aeroporto di Santiago, Fujimori aveva annunciato di volersi candidare alla presidenza peruviana, in vista del voto del 2006.

 

 Il presidente iracheno, Talabani, inizia oggi una visita di alcuni giorni in Italia nel corso della quale sarà ricevuto dal presidente della Repubblica. Alla vigilia della partenza, Talabani, in una lettera aperta al quotidiano La Stampa, ha affermato che “la continua presenza delle forze multinazionali è assolutamente vitale per il Paese”. Dal canto suo il ministro della Difesa italiano, Martino, intervenendo ad un convegno dei Ds, ha affermato che “Governo e opposizione possono convergere su un’ipotesi di ritiro graduale” dall’Iraq. Tuttavia - ha spiegato - ritiro non significa “fuga” che sarebbe, invece, un "tradimento". Martino ha aggiunto inoltre che un ritiro graduale va “subordinato” alla possibilità che via via inizino ad operare i “reparti addestrati dalle forze internazionali”.

 

 Intanto sul terreno iracheno al confine con la Siria un marine e due leader locali di Al Qaeda sono stati uccisi nell’ambito dell’offensiva statunitense scattata sabato scorso nell’ovest dell'Iraq.

 

 E da "Forum islamici" su internet legati alla rete terroristica al Qaeda giungono nuove  minacce all’Italia. Nel testo, firmato da un presunto terrorista che si fa chiamare Sayf al Adel, nome di uno dei capi di al Qaeda, si parla di un attacco che verrebbe condotto con missili terra-aria o sostanze chimiche contro l’Italia o altro Paese europeo nel periodo natalizio. Al Adel smentisce, inoltre, le voci sulla morte di Bin Laden e annuncia un nuovo messaggio di Osama dopo l’attentato.

 

 È stato trapiantato in una ragazzina drusa il cuore di Ahmed al-Khatib, il ragazzo palestinese colpito giovedì a Jenin, in Cisgiordania, da soldati israeliani tratti in inganno dal fucile di plastica con cui giocava. Al-Khatib, pure dodicenne, sabato è stato dichiarato in stato di morte cerebrale dai medici dell’ospedale Rambam di Haifa e il padre ha subito autorizzato il trapianto degli organi, distribuiti poi fra sei malati.

 

 Doppia mossa dell’Iran sulla questione nucleare. Di ieri la richiesta di Teheran a Germania, Francia e Gran Bretagna di riaprire i negoziati e di riammettere gli ispettori ONU nella base militare di Parchin. D’altro canto l’annuncio che la repubblica islamica andrà avanti con l’arricchimento di uranio per le centrali nucleari civili.

 

 Nuovo passo di distensione tra India e Pakistan, dopo il devastante sisma dell’8 ottobre scorso, che ha provocato oltre 73mila vittime. I governi di New Delhi e Islamabad hanno infatti aperto oggi le frontiere della contestata regione del Kashmir per un passaggio di aiuti ai terremotati. Ma intanto la terra continua a tremare nel nord del Pakistan. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:

 

**********

         Mentre continuano le scosse di assestamento, l’ultima del sesto grado della scala Richter, ieri mattina - e nei prossimi giorni, sono previste nuove nevicate - India e Pakistan hanno compiuto uno storico passo, mettendo da parte la loro vecchia rivalità. Il primo di cinque valichi di attraversamento del confine militarizzato del Kashmir è stato aperto oggi, per gli altri quattro occorrerà aspettare ancora qualche giorno, perché sul versante indiano le strade non sono ancora pronte. Per adesso a valicare il punto di passaggio che collega zone del Kashmir indiano saranno solo i convogli umanitari e non le persone, che dovranno ottenere uno speciale permesso dalle autorità dei due Paesi. 

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

**********

======ooo=======