RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 310 - Testo della trasmissione di domenica 6 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’Angelus di oggi: leggere e meditare la Sacra Scrittura con assiduità per rinsaldare la fede, come 40 anni fa insegnò la Dei Verbum

 

Oggi pomeriggio, a Vicenza, la Beatificazione di Eurosia Fabris, maestra di santità familiare. il rito presieduto da mons. Nosiglia, alla presenza del cardinale Saraiva Martìns. Con noi il postulatore, padre Fabio Longo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Francia, la protesta delle periferie arriva nel cuore di Parigi con una nuova notte di violenze e fermi di polizia. La rivolta infiamma altre città. Intervista con il prof. Giuseppe Bettoni

 

I terremotati del Pakistan e i loro nuovi drammi: la fame e il freddo. Appello delle Ong a non dimenticare la tragedia del Kashmir. Ai nostri microfoni Suhail Sidiq

 

La tratta degli esseri umani in Europa, i nuovi schiavi del Duemila: secondo un convegno tenuto a Siracusal, un milione di persone l’anno vittime di abusi nel Vecchio continente

 

Grande successo , ai Musei Vaticani, della mostra “La parola scolpita. La Bibbia alle origini dell’arte cristiana”. Esposti circa 200 sarcofagi con le storie dell’antico e del nuovo testamento. Con noi il dott. Umberto Utro

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello della Conferenza episcopale del Kenya al capo dello Stato perché diventi strumento di unificazione in vista del referendum costituzionale nel Paese.

 

Al via domani a Monopoli la 45.ma Assemblea generale della Conferenza Italiana dei superiori maggiori.

 

Dottrina sociale del cristianesimo e responsabilità sociale: è il tema di un simposio tenutosi nei giorni scorsi a Pechino

 

E’ partita da Nouakhott, in Mauritania, la carovana multireligiosa, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica africana sul virus dell’Aids.

 

Inaugurato a Bali in Indonesia il primo santuario mariano.

 

24 ORE NEL MONDO:

Clima teso per le elezioni in Azerbaigian. Dopo gli scontri dei giorni scorsi, oggi i cittadini alle urne, ma gli osservatori internazionali denunciano i primi casi di brogli

 

In Argentina, concluso il Summit delle Americhe senza un accordo per la creazione di un’area di libero commercio

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 novembre 2005

 

 

 

LEGGERE E MEDITARE LA SACRA SCRITTURA CON ASSIDUITA’

PER RINSALDARE LA FEDE, COME 40 ANNI FA INSEGNO’ LA DEI VERBUM .

L’INVITO DEL PAPA ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO

        

         Quarant’anni fa, la Chiesa riscoprì, sotto una nuova luce, l’essenza della Rivelazione di Gesù, grazie alla costituzione conciliare Dei Verbum. Davanti a una Piazza San Pietro gremita di persone nonostante la pioggia, Benedetto XVI si è soffermato stamattina all’Angelus sull’anniversario del documento conciliare, ribadendo la centralità del Vangelo nella vita della Chiesa e la responsabilità dei vescovi nel trasmetterne integralmente il messaggio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Una Parola di Dio letta personalmente più e più volte, meditata con l’intelletto e con il cuore, “ruminata” quasi, per cogliervi all’interno l’essenza della Rivelazione di Gesù, così come la Chiesa, dalla sua nascita, trae vita e orientamento dal Vangelo, trasmesso nei secoli dai vescovi. Benedetto XVI ha dedicato l’Angelus di questa mattina al significato che il Concilio Vaticano II raggiunse con l’approvazione, avvenuta il 18 novembre 1965, della costituzione dogmatica Dei Verbum, un documento che il Papa stesso ha definito “una delle colonne portanti dell’intero edificio conciliare”.

 

Sotto il cielo scuro di una Roma che ha conosciuto le piogge di inizio novembre ma non ancora i primi rigori dell’autunno, migliaia di persone radunatesi in Piazza San Pietro hanno ascoltato dal Pontefice – che fu giovane consulente al Concilio – l’importanza della Dei Verbum, dedicata – ha spiegato il Papa - alla Rivelazione di Dio fatta da Cristo con la sua missione terrena, alla trasmissione di questo mistero, all’ispirazione e all’interpretazione della Sacra Scrittura, tutti elementi fondamentali della vita e dell’insegnamento che da duemila anni la Chiesa testimonia e diffonde nel mondo:

 

“Gli apostoli e i loro successori, i vescovi, sono i depositari del messaggio che Cristo ha affidato alla sua Chiesa, perché fosse trasmesso integro a tutte le generazioni. La Sacra Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento e la sacra tradizione contengono tale messaggio, la cui comprensione progredisce nella Chiesa sotto l’assistenza dello Spirito Santo. Questa stessa tradizione fa conoscere il canone integrale dei Libri sacri e li rende rettamente comprensibili e operanti, così che Dio, il quale ha parlato ai Patriarchi e ai Profeti, non cessa di parlare alla Chiesa e, per mezzo di questa, al mondo”.

 

Benedetto XVI ha riaffermato una verità evidente agli occhi della fede: la Chiesa, ha detto, “non vive di se stessa ma del Vangelo e dal Vangelo sempre trae orientamento per il suo cammino”. Grazie alla Dei Verbum, un nuovo e “forte impulso” è stato dato “alla valorizzazione della Parola di Dio”. Lo dimostrano 40 anni di teologia, di catechesi, di ecumenismo, fioriti dal Vaticano II:

 

“Tra i molteplici frutti di questa primavera biblica mi piace menzionare la diffusione dell’antica pratica della lectio divina, o  “lettura spirituale” della Sacra Scrittura. Essa consiste nel rimanere a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi “ruminandolo” come dicono i Padri, e spremendone, per così dire, tutto il “succo”, perché nutra la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare come linfa la vita concreta”.

 

Nel concludere il suo intervento prima della recita dell’Angelus, il Papa ha ricordato come l’atteggiamento di Maria che accoglie l’arcangelo Gabriele leggendo le Scritture sia una metafora della Chiesa stessa che, come il Concilio Vaticano II scrisse nella Dei Verbum, resta in “religioso ascolto della Parola di Dio”:

 

“Preghiamo perché, come Maria, la Chiesa sia docile ancella della divina Parola e la proclami sempre con ferma fiducia, così che “il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami”.

 

Tra i messaggi di saluto in sei lingue dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare a centinaia di pellegrini provenienti da alcune località del centro Italia, oltre che agli appartenenti dell’UNITALSI del Comune versiliano di Pietrasanta.

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A VICENZA, LA BEATIFICAZIONE DI EUROSIA FABRIS, MAESTRA DI SANTITA’ FAMILIARE. IL RITO PRESIEDUTO NEL POMERIGGIO DA MONS. NOSIGLIA,

ALLA PRESENZA  DEL CARDINALE SARAIVA MARTINS

- Intervista con padre Fabio Longo -

 

         Fu conosciuta da tutti semplicemente come “Mamma Rosa”. La sua grandezza fu quella di aver saputo trasformare una famiglia numerosissima – nove figli più quattro adottivi – in una scuola di santità. Ed è questo tratto di eccellenza evangelica che la Chiesa riconosce a Eurosia Fabris, la donna vicentina che oggi pomeriggio verrà beatificata durante una solenne cerimonia nella cattedrale di Vicenza. A presiedere il rito e a tenere l’omelia sarà il vescovo Cesare Nosiglia, mentre la formula di Beatificazione verrà letta, a nome del Papa, dal cardinale Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nata nel 1866 nel vicentino, Eurosia plasmò il marito e i figli con la mitezza del suo carattere e una fede profonda, alimentata dal carisma francescano cui era legata dalla militanza nel Terz’Ordine. Morì nel 1932. Sulle caratteristiche di santità della nuova Beata, Giovannni Peduto ha intervistato il vice postulatore della Causa di beatificazione, padre Fabio Longo:

 

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R. - Eurosia è stata una Mamma che con assoluta dedizione e spirito di sacrificio ha vissuto lo stato matrimoniale come una vocazione, nel compimento generoso e perseverante dei suoi impegni di sposa e di madre. La sua vita semplice è “straordinariamente ordinaria”. E’ la conferma di quanto ci ha insegnato il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, che cioè “la santità non è privilegio di pochi” e che “le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno”.

 

D. – Padre, ci descriva l’ambiente in cui Eurosia ha vissuto...

 

R. - Mamma Rosa esprime tutta la ricchezza dell’ambiente socio-religioso vicentino del periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, caratterizzato da una fede operosa, da una fedeltà a tutta prova alla Chiesa e da una concezione della vita intesa come un dono ricevuto dal Signore per operare il bene. Questi valori Eurosia li testimoniò con animo francescano, soprattutto da quando, nel 1916, entrò a far parte dell’Ordine francescano secolare, di cui visse gli impegni con spirito di povertà e di perfetta letizia, anche in momenti difficili della sua vita.

 

D. - Un episodio peculiare della sua vita?

 

R. - La tragedia che colpì Carlo Barban nel 1885, a seguito della morte della sua giovanissima moglie, fu l’evento che determinò la vocazione della Fabris. Non solo perché la indusse a farsi carico di una famiglia venuta a trovarsi in gravi difficoltà, ma perché scoprì che il Signore la chiamava allo stato coniugale, vissuto come una risposta al Dio dell’amore che le chiedeva di collaborare con Lui, con il dono totale di stessa.

 

D. – Qual è il messaggio di Eurosia per l’uomo di oggi?

 

R. - San Giovanni Calabria, che conobbe Eurosia Fabris, nel 1947 così scriveva ad uno dei figli di “Mamma Rosa”: “L’esempio di una santa, madre di famiglia, sarebbe oggi molto efficace e provvidenziale; perché mai, come in questo generale smarrimento, c’è bisogno di questi esempi, per arginare la corruzione che dilaga e salvare la famiglia, unico mezzo per risanare l’odierna società tanto malata”. La Chiesa conferma il pensiero di un Santo, additando Eurosia Fabris all’imitazione di tutte le mamme, nel cui cuore è racchiuso il futuro della nostra società.

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 novembre 2005

 

 

CONTINUA LO STATO DI GUERRIGLIA URBANA IN FRANCIA: DOPO LA RIVOLTA NEI SOBBORGHI PARIGINI, LE VIOLENZE COLPISCONO PER LA PRIMA VOLTA IL CENTRO DELLA CAPITALE E SI ESTENDONO ANCHE AD ALTRE CITTÀ FRANCESI

- Intervista con Giuseppe Bettoni -

 

Quasi 1.300 automobili distrutte e 312 persone fermate: queste le cifre della decima notte di violenze nei sobborghi parigini e in provincia. La rivolta si è ormai estesa ad altre città della Francia. Diverse auto sono state date alle fiamme a Rennes, Nantes, Rouen, Lione e Tolosa. Per la prima volta è stato anche colpito il centro di Parigi, dove una bottiglia molotov è stata lanciata contro alcune automobili. Intanto, il ministro francese dell’Interno, Nicolas Sarkozy, si è riunito ieri sera con i responsabili delle forze dell'ordine per rafforzare il dispositivo di sicurezza. Ma cosa dire della risposta della politica? Fausta Speranza lo ha chiesto al professor Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Università Roma Tre:

 

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R. – C’è una diatriba interna tra de Villepin, il primo ministro attuale, e Sarkozy, ministro degli Interni, il più importante candidato alla successione a Chirac. C’è una diatriba interna per una questione molto importante invece di lungo periodo: la gestione delle periferie francesi, dove buona parte della comunità maghrebina, marocchina, tunisina, algerina non è mai veramente riuscita ad integrarsi nella comunità attuale francese. Da una parte c’è Sarkozy, che reagisce molto duramente e impone una fermezza di tutto rilievo, perché vuole conquistarsi un elettorato per le prossime elezioni. Dall’altra, de Villepin, che invece non ha nessun interesse in questa cosa e vuole solamente disinnescare un conflitto che potrebbe andare sul lungo periodo.

 

D. – E del ruolo della politica negli anni scorsi, che cosa dire?

 

R. – Trent’anni di politica di gestione delle periferie francesi, condotta in una maniera personalmente, credo, devastante, e per molti altri più o meno sbagliata. Periferie dove vengono mandate decine di migliaia di persone che non ricevono una vera opportunità di integrazione sociale.

 

D. – E’ vero che si tratta di un gruppo apolitico e disorganizzato, come lo definisce la stampa?

 

R. – Sicuramente sì, nell’immediato. La stampa dice bene quando afferma così, ma trascura un aspetto. Dovete sapere che all’interno della comunità musulmana francese ci sono due parti molto importanti. Il Consiglio della comunità del culto musulmano - creato da Sarkozy proprio per avere un interlocutore ufficiale dei musulmani - è composto da due comunità. La prima, la più importante, che è quella moderata, è quella che fa capo al presidente, il rettore della moschea di Parigi, il quale però è molto vicino al governo algerino. L’altra parte, quella dei musulmani più francesi, più legati alla “patria”, è legata alla comunità marsigliese,e sicuramente più integralista nel culto. C’è un problema importante. Se vuoi interloquire con i musulmani più moderati vai ad interloquire con quelli però legati ad un governo straniero, quello algerino. Se vuoi interloquire con dei musulmani più vicini al governo francese, vai però ad interloquire con musulmani più integralisti. Quindi, è un po’ una quadratura del cerchio, non facile da gestire. C’è però un problema profondamente interno alla comunità musulmana. Dalil Boubakeur, il rettore della moschea di Parigi, presidente di questo culto musulmano, quando si è recato sui luoghi degli scontri è stato preso a sassate alla sua uscita dalla moschea, perché è stato rigettato da molti dei musulmani di quei quartieri. Quindi, anche lì il problema è ancora più di ampia dimensione.

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L’OBLIO INTERNAZIONALE, NEMICO DEI TERREMOTATI IN PAKISTAN.

DOPO LA DENUNCIA DEL PRESIDENTE MUSHARRAF, LE ONG CHIEDONO ATTENZIONE

PER ARGINARE I PERICOLI INVERNALI DEL FREDDO E DELLA FAME

- Intervista con Suhail Sidiq -

 

Due giorni fa, il presidente pakistano, Musharraf, aveva stigmatizzato il comportamento dell’Occidente nei riguardi della tragedia provocata dal terremoto nel Kashmir. A dire del capo dello Stato, la solidarietà delle prime settimane è andata scemando al punto che oggi il Paese si sente dimenticato, rispetto ad altre tragedie come lo tsunami o l’uragano Katrina che hanno potuto beneficiare di un’attenzione mediatica più prolungata e di analoghi aiuti umanitari. Adesso, si profila all’orizzonte un doppio pericolo per le popolazioni colpite: il freddo e la fame. Sulla questione, il collega francese Jean-Michel Petaux ha sentito Suhail Sidiq, membro dell’organismo Sisma Pakistan:

 

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R. – LE DANGER ,VOILA, IL Y A UN DOUBLE DANGER, C’EST CELUI DE …

Il pericolo in realtà è un doppio pericolo: quello dell’oblio, come l’abbiamo già constatato dai media. Il terremoto in Pakistan è passato in subordine, se non addirittura in ultima posizione nei giornali. Questo indica chiaramente che la tragedia è stata dimenticata. E’ necessario quindi che i media si “sveglino” e restituiscano la giusta importanza a questo dramma. I morti sono 50 mila più 80 mila feriti, il che porta il totale a circa 150 mila vittime. Il rischio adesso è che se ne aggiungano altre 23 mila a causa del freddo. E’ la prima volta che, nell’ambito di un dramma, se ne debba temere un secondo, mentre lo si potrebbe evitare il secondo inviando denaro, coperte, tende, medicinali per dare a queste persone la speranza di riuscire a sopravvivere tre-quattro mesi: se si riesce a reggere da novembre a marzo, la ricostruzione potrà essere affrontata serenamente.

 

D. – Perché gli aiuti arrivano meno rapidamente?

 

R. – IL Y A PLUS D’UNE RAISON. …

Le ragioni sono molteplici. Prendiamo ad esempio lo tsunami: i luoghi colpiti sono di interesse turistico, la gente c’è stata o aspira a recarvisi, un giorno, in vacanza. Ecco perché c’è stato un interesse fortissimo e immediato da parte di tutti i media e di tutti gli Stati. Questa può essere una parte della spiegazione. Per quanto riguarda il Pakistan, poi l’approccio è più difficile: da anni è presentato come un Paese in preda al fanatismo, sconvolto dal terrorismo, mentre le vittime del terremoto sono nella maggioranza bambini e adulti che vivono da decenni nelle montagne del Kashmir, che non conoscono l’uso della corrente elettrica, che come unica medicina conoscono quella a base di erbe, quindi una medicina rudimentale. A volte non c’è nemmeno una strada che porta ai villaggi, dove si arriva a dorso d’asino o di mulo. Se invece si presentasse il popolo pakistano nella sofferenza in cui vive, forse si riuscirebbe a prescindere dai pregiudizi e dai cliché.

 

D. – Qual è il modo più semplice di centralizzare le offerte?

 

R. – C’EST BIEN CLAIREMENT DE LES VERSER A UNE ONG CONNUE. …

Ovviamente, quello di versarle ad una ONG conosciuta. In Internet sono state create pagine apposta per questo, facilmente e rapidamente accessibili. Bisogna aiutarli affinché, con il denaro che inviamo in segno di fiducia nei loro confronti, possano acquistare i materiali migliori al prezzo migliore e sul posto. Questa è l’unica soluzione valida: quella di acquistare sul posto, in Pakistan, i prodotti di cui c’è necessità, nel momento stesso in cui servono per la popolazione che ne ha bisogno.

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LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI IN EUROPA, LA VERGOGNA DEI NUOVI SCHIAVI

 DEL DUEMILA: NEL VECCHIO CONTINENTE, UN MILIONE DI PERSONE

L’ANNO VITTIME DI ABUSI

 

Comprati e venduti: sono le vittime della tratta degli esseri umani, i nuovi schiavi invisibili dell’Europa unita. Se ne è discusso a Siracusa in un convegno organizzato dal Ministero per le pari opportunità. Si tratta di un mercato vergognoso nelle mani della criminalità organizzata, che sfrutta le falle normative degli Stati membri e le ipocrisie dei sistemi economici europei. Un fenomeno drammatico in forte espansione in particolare in Italia, dove si stima vi siano oltre 50 mila donne vittime di sfruttamento sessuale, molte delle quali minorenni. In crescita anche la tratta di uomini e bambini che vengono poi sfruttati nel mercato del lavoro. Un fenomeno che è stato duramente condannato anche da Benedetto XVI che si è appellato alle coscienze dei cattolici. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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(musica)

 

Nella sola Unione Europea si stima che almeno un milione di persone ogni anno sia vittima della tratta, nella stragrande maggioranza sono donne e bambini, anche se negli ultimi anni il fenomeno ha coinvolto sempre più uomini adulti. Ma cosa s’intende esattamente quando si parla di vittime della tratta? Ce lo spiega Lucio Babolin, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza.

 

“Parliamo di persone che contro la loro volontà sono costrette, nel proprio paese o al di fuori di esso, a svolgere un’attività illecita in una situazione che è di fatto di riduzione in schiavitù”.

 

Schiavi dunque, commerciati e sfruttati per trarne benefici economici. Un orrore che spesso si compie alla luce del sole, nell’ambito della prostituzione, dell’accattonaggio e persino nei campi, durante la raccolta stagionale di frutta e ortaggi. Paghe irrisorie, documenti sequestrati dai trafficanti, minacce: queste le componenti delle nuove schiavitù.

 

“Per quanto riguarda la tratta di tipo sessuale, ormai le stime sono abbastanza precise. Parliamo di circa 50 mila donne, prevalentemente straniere, tra le quali c’è una cifra consistente di minorenni. Molto più complesso è tentare di definire il fenomeno quando parliamo di adulti e, in particolare, quando parliamo di riduzione di schiavitù per motivi di lavoro e ci riferiamo ai minori”.

 

Le rotte del commercio degli esseri umani verso l’Italia passano per il Nordest, per i Balcani e l’Adriatico, per il Mediterraneo, ma sono soltanto la fase finale di un percorso molto più lungo che ha le sue origini in Asia, Estremo Oriente, Africa nera. La comunità internazionale cerca nuove strategie per combattere il fenomeno e chiede un impegno preciso ai singoli Stati. Franco Frattini, commissario europeo per la Giustizia e la sicurezza.

 

“L’Europa deve avere una voce sola nel contrastare il traffico di esseri umani e deve cominciare con i Paesi terzi, non europei, in sede di negoziato, a porre questo problema come una pregiudiziale per accordi politici. Noi non possiamo favorire, aiutare e finanziare coloro che purtroppo chiudono gli occhi sui grandi flussi di traffico di esseri umani”.

 

Intanto, ancora nessuno Stato membro dell’Unione ha ratificato la Convenzione internazionale sui migranti, il Protocollo di Palermo contro il crimine organizzato e, tanto meno, la Convenzione europea sulle azioni antitratta. I fenomeni della tratta e dell’immigrazione clandestina sono ben distinti, anche se le vittime delle nuove schiavitù sono sempre più spesso persone che cercavano soltanto un lavoro normale:

 

“Cercavo lavoro e ho visto una pubblicità sul giornale per raccogliere arance. Mi ha risposto una signora molto gentile. Io sono andata in questo parco dove mi aveva detto che mi avrebbe aspettato. Quando sono arrivata c’era un’altra coppia, marito e moglie. Mi sono sentita sicura, perché vedendo una coppia allora non poteva succedere niente. Non so… Mia madre era preoccupata, perché quando sono partita avevo 19 anni. E poi questa signora mi ha portato in Ungheria, mi ha venduto e sono cominciati tuttI questi viaggi, tutte queste vendite. Sono entrata da Trieste e poi sono stata portata a Rimini. Mi ha comprato un ragazzo jugoslavo”.  

 

Irina – il nome è di fantasia – è una delle oltre 4 mila donne che dal 1998 si sono salvate grazie alla normativa sulla protezione sociale. Ma ci sono ancora tanti, uomini, donne e bambini che attendono ancora di tornare ad essere liberi.

 

(musica)

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GRANDE PARTECIPAZIONE DI PUBBLICO, AI MUSEI VATICANI, PER LA MOSTRA

DAL TITOLO: “LA PAROLA SCOLPITA. LA BIBBIA ALLE ORIGINI DELL’ARTE CRISTIANA”.

NEL 40.MO DELLA DEI VERBUM  SULLE SACRE SCRITTURE, ESPOSTI

CIRCA 200 SARCOFAGI CON LE STORIE DELL’ANTICO E DEL NUOVO TESTAMENTO

- Intervista con il dott. Umberto Utro -

 

Le scene della Bibbia scolpite nella pietra di frammenti e sarcofagi del III-V secolo dopo Cristo e rilette insieme da cattolici, protestanti e ortodossi: è il percorso proposto dalla mostra “La parola scolpita. La Bibbia alle origini dell’arte cristiana”, in corso ai Musei Vaticani fino al 7 gennaio. L’esposizione, promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani e dall’Alleanza biblica universale, celebra il 40.mo anniversario della costituzione dogmatica Dei Verbum, promulgata da Paolo VI il 18 novembre 1965 per promuovere un più facile accesso alle Sacre Scritture. Al microfono di Roberta Moretti, ascoltiamo il responsabile del reparto per l’arte paleocristiana dei Musei Vaticani, il dott. Umberto Utro:

 

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R. - L’arte cristiana delle origini si caratterizza come un’arte tratta dalla Sacra Scrittura: mentre la Parola si iniziava a tramandare nei codici, con il terzo, quarto e quinto secolo vediamo fiorire su queste fronti di sarcofagi le scene scolpite dell’Antico Testamento, il profeta Giona inghiottito dalla balena e rigettato sulla riva oppure, ad esempio, i tre fanciulli nella fornace, Noè salvato dall’arca con la colomba che porta il ramoscello di ulivo. Queste sono tutte scene che indicano la salvezza dalla morte e poi le scene del Nuovo Testamento, dei miracoli di Cristo: la risurrezione di Lazzaro, la moltiplicazione dei pani e dei pesci. E’ bellissimo vedere come queste immagini, dapprima un po’ incerte, che diventano sempre più sicure dal punto di vista artistico.

 

D. – Ci fa un esempio?

 

R. – La scena del passaggio del Mar Rosso, è veramente un pezzo per cui varrebbe visitare la mostra. Su un grande sarcofago di marmo, si vede come in una successione quasi cinematografica l’esercito che esce dalla città con il faraone su una biga con uno scudo alzato in aria, proprio a simboleggiare l’avanzata, poi ad un tratto si vede il mare e lì, si vedono cadere tutti i soldati, ce n’è addirittura uno che capitombola e davanti, come un muro, si vede la figura di Mosè che tende il bastone secondo il testo proprio del libro dell’Esodo per chiudere il mare. Alle sue spalle, invece, c’è il popolo ebraico salvato, la sorella di Aronne, Maria, che suona il tamburello e la colonna di fuoco che guida il popolo nel deserto.

 

D. – Quarant’anni fa, la Dei Verbum ha dato un impulso concreto e significativo nel favorire l’accesso alla Bibbia da parte di tutti. Secondo lei, può questa mostra, in qualche modo, invitare i visitatori ad avvicinarsi alle Sacre Scritture, a leggere i Testi Sacri, come è auspicato anche dal Papa?

 

R. – La mostra si propone anche questo obiettivo, sia attraverso la diffusione di questo piccolo volume che contiene due testi della Bibbia, il Vangelo di Marco e il libro di Giona. Ma la mostra è strutturata anche in modo tale da permettere proprio questo accostamento, perché per il visitatore è possibile leggere il brano della Bibbia accanto alla sua raffigurazione. E questo credo sia un modo eccezionale per poter far risalire dalla parola scolpita alla parola creduta, scritta, diffusa e annunciata a tutti gli uomini.

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CHIESA E SOCIETA’

6 novembre 2005

 

 

“RESTARE DISTANTE DALLE LITI E DALLE POLITICHE PARTIGIANE, DIVENTANDO

STRUMENTO DI UNIFICAZIONE”: È QUANTO HA CHIESTO LA COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL KENYA AL CAPO DI STATO, MWAI  KIBAKI,

IN VISTA DEL REFERENDUM SULLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE,

IN PROGRAMMA IL PROSSIMO 21 NOVEMBRE

 

NAIROBI. = La Chiesa kenyota ha sollecitato il presidente del Paese africano, Mwai Kibaki, a tenersi fuori dalla campagna referendaria in corso e a lasciare che siano i cittadini a prendere decisioni indipendenti sulla nuova proposta di Costituzione sottoposta al vaglio dell’elettorato il prossimo 21 novembre. Al termine di un incontro presieduto dal vescovo di Nakuru, Peter J. Kairo, la Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale del Paese ha chiesto al capo di Stato di “restare distante dalle liti e dalle politiche partigiane, diventando strumento di unificazione”. La Commissione ha poi condannato le violenze che infiammano la campagna elettorale tra i sostenitori del “sì” e del “no”, sostenendo che “la battaglia per una nuova Costituzione si è ridotta a un circo di tipo etnico e politico”. I vescovi hanno criticato inoltre il modo in cui i politici utilizzano le già scarse risorse finanziarie del Paese per farsi propaganda a spese dello sviluppo della nazione, “che diventa sempre più povera e più divisa”. “Il Kenya appartiene a tutti – hanno concluso i componenti della Commissione – e spetta a tutti prendersi la responsabilità di salvaguardarlo”. Nei giorni scorsi, l’arcivescovo di Nairobi, Raphael S. Ndingi Mwana’a Nzeki, e il vescovo presbiteriano, revendo Lawi Imathiu, avevano esortato i politici a scongiurare altre violenze durante la campagna per il referendum, momento culminante di un percorso iniziato l’anno scorso con la diffusione di una prima bozza della carta (Boma draft), che limitava i poteri del presidente, e proseguito con un nuovo testo (Kilifi draft), che invece ne ripristinava sostanzialmente le facoltà. (R.M.)

 

 

AL VIA DOMANI A MONOPOLI, FINO ALL’11 OTTOBRE,

LA 45.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA ITALIANA

DEI SUPERIORI MAGGIORI (CISM), SUL TEMA:

“IL SUPERIORE MAGGIORE E IL SUO CONSIGLIO: UN SERVIZIO DI COMUNIONE

 E DI CORRESPONSABILITA’”

 

MONOPOLI. = “Il superiore maggiore e il suo consiglio: un servizio di comunione e di corresponsabilità”: su questo tema, prende il via domani a Monopoli, fino all’11 novembre, la 45.ma Assemblea generale della Conferenza italiana dei superiori maggiori. La riflessione proposta, che si colloca nell’ambito dell’Istruzione “Ripartire da Cristo”, è stata preparata attraverso un questionario inviato a 206 superiori di Istituti, “ai quali – si legge nell’Istruzione – è stato affidato il servizio dell’autorità, compito esigente e talvolta contrastato”. L’Assemblea intende riflettere su tale compito, ricordando che, se il superiore non può rinunciare alla sua missione di animazione, di aiuto fraterno, di proposta, di ascolto e di dialogo con una presenza costante, le comunità devono offrire, secondo l’antica sapienza della vita monastica, un contributo non vago, ma convinto e personale al cammino di vita fraterna, in modo che tutti i membri siano corresponsabili nell’edificazione della Chiesa e in comunione con essa. Durante l’Assemblea verrà eletto, inoltre, il nuovo presidente della CISM, ruolo ricoperto finora da don Mario Aldegani, della Congregazione di San Giuseppe, giunto al termine del suo mandato. (R.M.)

 

 

“DOTTRINA SOCIALE DEL CRISTIANESIMO E RESPONSABILITÀ SOCIALE”:

È IL TEMA DEL SIMPOSIO PROMOSSO NEI GIORNI SCORSI A PECHINO, IN CINA, DALL’ISTITUTO PER LO STUDIO DEL CRISTIANESIMO DELL’ACCADEMIA SOCIALE CINESE, CON LA FONDAZIONE “MISEREOR” DI AACHEN, IN GERMANIA

 

PECHINO. = Lo studio del cristianesimo sta facendo passi avanti in Cina, suscitando interesse in campo accademico e sociale. In questa cornice, si inquadra il Simposio “Dottrina sociale del Cristianesimo e responsabilità sociale”, tenutosi nei giorni scorsi a Pechino e promosso dall’Istituto per lo studio del Cristianesimo dell’Accademia sociale cinese, in collaborazione con la Fondazione “Misereor” per lo Sviluppo Sociale di Aachen, in Germania. Intervenendo all’incontro, il dott. Zhuo Xin Ping, che nell’Accademia sociale cinese dirige l’Istituto per lo Studio delle religioni e l’Istituto per lo Studio del cristianesimo, e il presidente di “Misereor” hanno confermato la fruttuosa collaborazione tra le due realtà. Il Simposio di quest’anno rappresenta infatti l’approfondimento di un seminario congiunto tenuto nell’ottobre del 2001. “La nostra discussione – ha commentato Zhuo Xin Ping – ha dimostrato ulteriormente il legame tra la dottrina sociale cristiana e il servizio sociale, portando testimonianze concrete”. Il presidente di “Misereor” ha sottolineato come l’impegno della Chiesa nel sociale intenda portare l’umanità a camminare insieme verso la giustizia e la solidarietà. Diversi esperti, studiosi, teologi, sacerdoti e laici hanno partecipato al Simposio, offrendo un contributo sui temi: “La relazione fra religione e società”; “Società, cultura e globalizzazione”; “Religione cristiana e servizio sociale”; “L’etica sociale del cristianesimo e la responsabilità sociale”; “La questione sociale e il servizio sociale delle Chiese cristiane”; “Ambiente, giustizia sociale e servizio sociale”. (R.M.)

 

 

SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA AFRICANA SUL VIRUS DELL’HIV/AIDS E CREARE UN AMBIENTE FAVOREVOLE ALL’INTEGRAZIONE DELLE PERSONE AMMALATE:

È LO SCOPO DELLA CAROVANA MULTIRELIGIOSA PARTITA NEI GIORNI SCORSI

DA NOUAKCHOTT, IN MAURITANIA, CON DESTINAZIONE ABUJA, IN NIGERIA

 

NOUAKCHOTT. = Una carovana composta da capi religiosi cristiani, musulmani e di altre religioni ha lasciato venerdì Nouakchott, in Mauritania, con destinazione Abuja, capitale della Nigeria, dopo aver attraversato Senegal, Mali, Burkina Faso e Niger. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sul virus dell’HIV/AIDS e creare un ambiente favorevole all’integrazione delle persone ammalate. L’arrivo è previsto per il 4 dicembre. Tra i componenti della carovana vi sono anche sieropositivi, che terranno conferenze, parteciperanno a raduni e, soprattutto, racconteranno la loro esperienza personale. L’iniziativa è organizzata dal Coordinamento regionale dei capi religiosi dell’Africa occidentale e centrale, con l’appoggio delle autorità di ciascun Paese visitato. Una carovana simile, chiamata “Corridor”, partirà da Abidjan, in Costa d’Avorio, e attraverserà Togo, Benin e Ghana, per convergere su Abuja sempre il 4 dicembre. In quella data, prenderà il via, nella capitale nigeriana, la Conferenza internazionale sull’AIDS e le malattie sessualmente trasmissibili in Africa (CISMA). Urbani Sangaré, vicepresidente dell’Alleanza dei leader religiosi del Mali, oltre che esponente della comunità cattolica di questo Paese, ha spiegato che la religione può contribuire alla lotta contro il virus, passando attraverso l’istruzione e la cultura, e può aiutare a far vivere i malati in armonia con tutti gli altri. (R.M.)

 

 

INDONESIA: INAUGURATO A BALI IL PRIMO SANTUARIO MARIANO. PER GLI INDÙ LOCALI “NON È UNA MINACCIA” E “NON SERVIRÀ AL PROSELITISMO”. IL VESCOVO DI DENPASAR: “DATE IL BENVENUTO A CHI VIENE A CHIEDERE LA GRAZIA DI DIO”

 

BALI. = Inaugurato a Bali il “Sanih Water”, il primo santuario dedicato alla Vergine. Alla messa inaugurale, celebrata dal vescovo di Denpasar, mons. Banyamin Yosef Bria, hanno partecipato circa 1.500 cattolici provenienti dalle diverse parrocchie del territorio oltre ai leader locali indù. La grotta che accoglie il luogo di culto, riferisce l’agenzia Asianews, si trova nel villaggio di Yeh Sanih a Kubutambahan, 60 chilometri a nord di Denpasar, governato dal “desa pakraman”, il sistema di gestione rurale tipico dell’induismo. Nell’omelia, mons. Bria ha chiesto alla direzione del Santuario di “dare il benvenuto a tutti coloro che si sarebbero presentati per chiedere la grazia di Dio”. Presente alla cerimonia, anche Made Sukresna, il capo villaggio secondo il quale il Santuario “non disturberà in alcun modo lo stile di vita locale”, perché gli abitanti “sanno che il cattolicesimo è una religione riconosciuta in Indonesia”. Il capo di un altro villaggio, Astra, ha aggiunto che “fra la gente nessuno ha timore di questo luogo”. Nello stesso tempo, ha voluto sottolineare che il Santuario contribuisce all’economia locale e che la direzione del luogo di preghiera “ha tessuto ottimi rapporti con tutti”. Il terreno che ospita il Santuario, in totale 3 ettari, è di proprietà della Fondazione del Collegio di San Giuseppe, gestito dai sacerdoti della Congregazione delle discipline del Signore. Made Sukresna ha anche aggiunto che “tutte le religioni insegnano la bontà e nessun indù si sente minacciato dal santuario”. (T. C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 novembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

 

Urne aperte in Azerbaigian, Paese ricco di giacimenti petroliferi e di gas naturale, dove si vota per il rinnovo del Parlamento. Circa 4 milioni e mezzo di elettori sono chiamati a scegliere tra più di 1.500 candidati. Secondo i primi dati, ha votato nella mattinata il 18 per cento degli aventi diritto. Poco dopo l’apertura dei seggi, osservatori indipendenti hanno denunciato casi di violazione elettorale: il partito del presidente Aliyev, il Nuovo Azerbaigian, è accusato di aver promesso denaro in cambio di voti. L’accusa è stata respinta dallo schieramento guidato dal capo di Stato azero, ma nel Paese si temono scontri e gravi tensioni. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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Elezioni e rivoluzioni sono eventi che, da un paio di anni, vanno a braccetto nell’ex URSS. Dopo Georgia, Ucraina e Kirghizistan adesso si vota in Azerbaigian. Ma qui alle spalle non c’è uno scontro geo-strategico tra Russia e Stati Uniti. Il Paese caucasico è da oltre un decennio schierato con l’Occidente.  Il voto parlamentare azero è, quindi, un test diverso. E nelle capitali europee ed americane si è consapevoli di quanto sia difficile coniugare i valori della democrazia con le esigenze della realpolitik.

 

Grande due volte l’Olanda con oltre 8 milioni di abitanti turcofoni in prevalenza musulmani sciti, l’Azerbaigian è una specie di “Kuwait”, crocevia anche delle strategiche magistrali energetiche tra Asia ed Europa.  Ilham Aliev è succeduto al padre Hejdar nel 2003 alla presidenza azera dopo contestate elezioni. Lo spettro del fondamentalismo islamico è stato spesso usato per demonizzare l’opposizione, che non pare attualmente avere la stessa forza di quella ucraina. Il blocco “Libertà” è composto da diversi partiti.  Il presidente Aliev ha giocato d’anticipo. Il 17 ottobre sono stati arrestati due ministri e numerosi membri dell’esecutivo, accusati di preparare un colpo di Stato. Il potenziale leader dell’opposizione è stato bloccato all’estero. Venerdì sono stati fermati altri due influenti membri del blocco “Libertà”. Le organizzazioni internazionali hanno espresso preoccupazione per la situazione creatasi.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato

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L’Iran ha annunciato che procederà all’arricchimento di una maggiore quantità di uranio, rispetto a quella inizialmente prevista. Il processo di arricchimento di uranio è uno dei passi necessari per la realizzazione di un ordigno atomico ma il governo iraniano ha sempre sostenuto di perseguire solo scopi civili. L’Iran ha anche confermato di aver autorizzato gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), a tornare nel sito militare di Parchin, nei pressi della capitale. Intanto, si registra una nuova polemica tra Iran e Italia: il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, ha dichiarato di non accettare “lezioni di comportamento” dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano. Il portavoce di Teheran aveva accusato Fini di usare “un linguaggio non compatibile” con la sua carica. Il ministro italiano aveva detti che non avrebbe partecipato alla manifestazione, tenutasi giovedì scorso a Roma davanti all’ambasciata iraniana, per il timore di effetti negativi per la sicurezza degli italiani in Iran.

 

E’ morto in ospedale il bambino palestinese di 12 anni che giovedì scorso era stato centrato da diversi colpi di arma da fuoco sparati da circa 100 metri di distanza da una pattuglia di soldati israeliani a  Jenin. Il ragazzino aveva mostrato, poco prima, una pistola giocattolo. L’esercito israeliano ha presentato le proprie scuse per il grave incidente.

 

Il premier britannico, Tony Blair, ha riferito che le forze di sicurezza potrebbero aver sventato altri due attacchi terroristici dopo quelli del 7 luglio che hanno causato la morte di 52 persone a Londra. Blair ha ribadito che occorrono misure più severe ed ha criticato “i ribelli laburisti” che mercoledì scorso hanno costretto il governo ad accantonare nuove norme antiterrorismo. La norma più contestata è quella che prevede di estendere da 14 a 40 giorni il fermo di polizia per chi è sospettato di essere coinvolto in azioni terroristiche.

 

Il quarto vertice delle Americhe tenutosi a Mar de Plata, in Argentina, si è concluso con intese di massima per sviluppare il mercato del lavoro, ridurre la povertà e consolidare la democrazia. Ma non è stato trovato un accordo sull’area di libero commercio, l’ALCA, proposta per la prima volta, nel 1994, dal presidente americano Bill Clinton. Il nostro servizio:

 

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Il ministro degli Esteri argentino, Rafael Bielsa, ha detto che al termine del Summit, i 34 capi di Stato e di governo hanno firmato una dichiarazione finale superando molti ostacoli esistenti. Dai rinnovati propositi statunitensi di creare l’ALCA sono scaturite, invece, due posizioni contrapposte illustrate anche nel documento finale del Vertice: alcuni Paesi, tra i quali Messico, Canada, Cile e Colombia, sono favorevoli ad un processo di integrazione economica e ad una liberalizzazione del commercio dall’Alaska alla Terra del Fuoco. Altri Stati, tra cui Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, sostengono invece che non sussistono ancora le condizioni necessarie per trovare un accordo di libero accesso ai mercati a causa delle grandi differenze nei livelli di sviluppo e nelle economie dei Paesi delle Americhe. Ancora più intransigente è la posizione del governo venezuelano, che considera il progetto irrealizzabile. Il principale nodo da sciogliere resta il rifiuto, da parte dell’amministrazione statunitense, di negoziare l’eliminazione dei sussidi alla produzione agricola. Secondo il presidente venezuelano, Ugo Chavez, il mancato accordo sull’ALCA costituisce una “vittoria morale” sugli Stati Uniti e nei confronti del capo della Casa Bianca, George Bush, che ha lasciato Mar del Plata prima della chiusura del vertice per recarsi in Brasile e incontrare il capo di Stato brasiliano, Lula da Silva. Non essendo stata raggiunta un’intesa sull’ALCA, si è deciso di rinviare la discussione dopo la riunione del Doha Round, nell’ambito della Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del Commercio che si terrà a dicembre ad Hong Kong.

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Il Ministero della sanità cinese ha dichiarato, stamani, di non poter escludere l’influenza aviaria come causa della morte dei una ragazzina di 12 anni. Il governo di Pechino ha invitato l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) a inviare esperti sul posto per compiere accertamenti. Intanto, un milione di volatili sono stati abbattuti, con l'aiuto dell'esercito, nella provincia di Liaoning, nella Cina nordorientale, a seguito dell'annuncio di un nuovo focolaio di virus dei polli, il quarto in due settimane.

 

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