RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 308 - Testo della trasmissione di venerdì 4 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve un gruppo di vescovi austriaci in visita ad Limina

 

La scienza rispetti sempre la dignità dell’uomo: sul richiamo espresso ieri da Benedetto XVI  il commento di mons. Gianfranco Basti, professore di filosofia alla Lateranense

 

Intervento di mons. Migliore all’ONU in tema di sviluppo sostenibile

 

Al Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra’ Andrew Bertie, l’edizione 2005 del premio Path to peace

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ieri sera a Roma la fiaccolata della pace a sostegno d’Israele dopo le dichiarazioni del presidente iraniano contro lo Stato ebraico

 

Dieci anni fa l’assassinio del premier israeliano Rabin: ai nostri microfoni Antonio Ferrari

 

La periferia di Parigi infiammata dalle violenze tra immigrati e polizia: ce ne parla Massimo Nava

 

Al via oggi a Lione il Congresso del Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione: con noi padre Gabriele Nissim

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa fa oggi memoria di San Carlo Borromeo, uno dei grandi arcivescovi di Milano

 

La Conferenza episcopale spagnola parteciperà alla manifestazione organizzata per il prossimo 12 novembre a Madrid contro il progetto di riforma della legge organica sull’istruzione

 

Affonda in Pakistan un traghetto: oltre 60 i morti, tra cui diversi bambini

 

Un’epidemia di febbre emorragica colpisce lo Stato sudanese del Kordofan meridionale

 

Sarà commemorata questa sera a Roma la figura di Franz Jägerstätter, il giovane austriaco che venne trucidato per essersi opposto a Hitler e al nazismo

 

Istat: Italia più vecchia, povera e infelice in tre anni. Cresce leggermente la natalità grazie agli immigrati

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq minacce di Al Qaeda contro i diplomatici stranieri: andate via da Baghdad o morirete

 

Al via stasera, in Argentina, il 4° summit delle Americhe

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 novembre 2005

 

 

IL PAPA RICEVE UN GRUPPO DI VESCOVI AUSTRIACI IN VISITA AD LIMINA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamane alcuni presuli della Conferenza Episcopale dell'Austria, in visita "ad Limina": il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna con l'ausiliare mons. Helmut Kraetzl; mons. Alois Schwarz, vescovo di Gurk; mons. Manfred Scheuer, vescovo di Innsbruck; mons. Paul Iby, vescovo di Eisenstadt; mons. Ludwig Schwarz, vescovo di Linz; mons. Klaus Kueng, vescovo di Sankt Pölten; mons. Christian Werner, Ordinario Militare.

 

Alle 18,00 il Papa riceverà mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

 

NOMINA

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Pescara-Penne (Italia), presentata da mons. Francesco Cuccarese, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Tommaso Valentinetti, finora vescovo di Termoli-Larino. Mons. Tommaso Valentinetti è nato a Ortona, arcidiocesi di Lanciano-Ortona, l’11 agosto 1952. Nell’ottobre del 1973 è stato ammesso all’Almo Collegio Capranica di Roma e si è iscritto alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana. Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 25 giugno 1977. Recatosi a Gerusalemme per il completamento degli studi, come alunno del Pontificio Istituto Biblico, vi ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura. Eletto vescovo di Termoli-Larino il 25 marzo 2000, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 20 maggio dello stesso anno. Attualmente è vice-presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana e presidente di Pax Christi.

 

 

LA SCIENZA RISPETTI SEMPRE LA DIGNITA’ DELL’UOMO: SUL RICHIAMO

DI BENEDETTO XVI E IL RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONE, IL COMMENTO

DI MONS. GIANFRANCO BASTI, PROFESSORE DI FILOSOFIA ALLA LATERANENSE

 

Solo se la scienza e la tecnica rispettano “l’inviolabile dignità dell’uomo” e la vita umana in “tutte le sue fasi”, il nostro futuro sarà “veramente umano”: è il richiamo espresso ieri da Benedetto XVI durante l’udienza ad un gruppo di parlamentari bavaresi. Parole pronunciate nelle stesse ore in cui, nella Sala Stampa della Santa Sede, veniva presentato il primo congresso internazionale del progetto STOQ, “Scienza, teologia e questione ontologica”, in programma dal 9 all’11 novembre alla Pontificia Università Lateranense. A mons. Gianfranco Basti, direttore del progetto STOQ e professore di Filosofia alla Lateranense, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento sulla sfida lanciata dal Papa, affinché la scienza sia sempre al servizio dell’uomo:

 

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R. – Il cuore di questa affermazione del Papa, di questo rapporto indispensabile che deve esserci tra discipline umane e discipline scientifiche è proprio lo scopo fondamentale di tutto il lavoro che stiamo portando avanti nelle nostre università pontificie attraverso il progetto STOQ, “Scienza, teologia e la questione ontologica”.

 

D. – Mons. Basti, alla presentazione del progetto Stoq il cardinale Poupard ha sottolineato i rischi insiti in una ragione scientifica fine a se stessa, ma ha anche avvertito: una religione che recida i legami con la ragione diventa preda del fondamentalismo. Dov’è allora il giusto equilibrio?

 

R. – Il giusto equilibrio è togliere gli “ismi”, che sono poi sinonimo di fondamentalismo, che – se vogliamo – è la versione post-moderna delle ideologie di una volta. Si dice che l’età moderna è stata l’età delle ideologie; è finita l’età moderna, è finita l’età delle ideologie, adesso abbiamo i fondamentalismi: un fondamentalismo laico, o laicismo, e un fondamentalismo religioso che, appunto, sono i fondamentalismi di tipo ideologico, sia cristiano, islamico o ebraico. Quando uno lavora poi con gli scienziati si accorge che non troverà mai uno scienziato fondamentalista, scientista o laicista. Di solito i laicisti sono gente che non fa scienza.

 

D. – Quanto è cambiato nella sua esperienza quotidiana, di persona che si confronta con uomini di religione e di scienza, il rapporto tra queste due entità anche alla luce del Magistero di Giovanni Paolo II su tale tema, culminato nell’enciclica Fides et Ratio?

 

R. – E’ cambiato moltissimo. E’ cambiato perché quella enciclica è anche il riflesso in campo teologico ed ecclesiale di un cambio di mentalità che è avvenuto verso la metà del secolo scorso proprio in campo scientifico. Il dialogo fra scienza e fede, o meglio fra uomini di scienza e uomini di fede, non è soltanto un obbligo morale, ma in qualche maniera è anche una necessità scientifica. Si impone anche per necessità logica oltre che morale!

 

D. – Uno dei temi che più spesso torna in primo piano nel confronto tra scienza e fede è la teoria dell’evoluzione. Ieri il cardinale Poupard ha detto che Darwin non è nemico dell’idea cristiana di creazione...

 

R. – Assolutamente! Non c’è contrapposizione tra teoria dell’evoluzione e teoria della creazione. Fra l’altro, Darwin stesso era sinceramente alla ricerca di un senso religioso della vita, alla ricerca di Dio, anche a livello suo personale. La polemica si è innestata sull’onda del laicismo, che ha caratterizzato gran parte del Novecento, proprio per avere inserito nello schema della teoria dell’evoluzione darwiniana questo riferimento alla casualità, che poi è stata  smentita proprio a livello di ricerca scientifica stessa. Da un parte, quindi, abbiamo una evoluzione senza casualismo, dall’altra un principio di creazione che non si deve confondere con l’immanente, cioè la creazione si pone su un altro piano, è simultanea a tutto lo scorrere del tempo. Anche adesso Dio ci sta creando! Lo svolgersi del tempo è dentro l’atto creativo di Dio. Non è che l’atto creativo di Dio sta solo all’inizio dell’universo. Questa è una falsa prospettiva.

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INTERVENTO IERI DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE,

PRESSO LE NAZIONI UNITE, IN TEMA DI SVILUPPO SOSTENIBILE

-  A cura di Roberta Gisotti -

 

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I piani di sviluppo e le strategie di riduzione della povertà devono essere compatibili con l’ambiente: lo ha ribadito ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, durante i lavori dell’Assemblea generale dell’ONU, nel Palazzo di Vetro  a New York.  Senza controllo ambientale – ha osservato il presule - lo sviluppo non avrà un sano fondamento, e senza sviluppo non vi saranno in alcun modo investimenti rendendo impossibile la protezione dell’ambiente.

 

Dunque “responsabilità e solidarietà sono qui collegati modo tale che l’azione in favore dell’ambiente diviene un affermazione di fiducia nel destino dell’umanità raccolto intorno ad un comune progetto cruciale per il bene di tutti”. “Tale concetto richiama – ha aggiunto l’osservatore permanente – il primo principio della Dichiarazione di Rio” che recita: “gli esseri umani sono al centro delle questioni inerenti lo sviluppo sostenibile”. “Tuttavia, le numerose difficoltà incontrate nell’affrontare i problemi del globale degrado ambientale cosi come i cambiamenti climatici, la mancanza di acqua potabile, la deforestazione e la desertificazione, mostrano la complessità di far fronte ai problemi dello sviluppo in modo coerente e integrato, e la necessità di sostituire approcci settoriali frammentati con interventi olistici e multisettoriali”.

 

Tra i temi più urgenti, l’arcivescovo Migliore ha indicato quello della crescente deforestazione, visto che le foreste restano una risorsa essenziale per la vita di un miliardo e 200 milioni di persone che vivono in estrema povertà nel mondo. E per questo si deve concludere un trattato per la tutela delle foreste. Altra grave questione – già evidenziata dal segretario generale dell’ONU come la più grande sfida del 21mo secolo – quella dei cambiamenti climatici e delle risorse energetiche, con implicazioni ambientali, economiche, politiche, sociali, e per la sicurezza nazionale e internazionale. “E’ incoraggiante” – ha sottolineato l’arcivescovo Migliore – riscontrare la crescente consapevolezza” mostrata nel recente Summit del G8 a Gleneagles, cui dovrebbero seguire ora “serie discussioni” sui modi e mezzi per incentivare le fonti di energia rinnovabile, eliminare le sostanze nocive per l’ambiente e promuovere la ricerca per rimpiazzare i combustibili fossili con altri tipi economici, efficienti e puliti.

 

“Il mondo - ha concluso il rappresentante vaticano – avrà drammaticamente più bisogno, e non meno, di energia, nei prossimi 50 anni” e quindi s’impone per le prossime generazioni di iniziare immediatamente un cammino di responsabilità in tal senso.

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AL GRAN MAESTRO DELL’ORDINE DI MALTA, FRA’ ANDREW BERTIE,

 L’EDIZIONE 2005 DEL PREMIO PATH TO PEACE, PROMOSSO

 DALL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA

 SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Il Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra’ Andrew Bertie, riceverà il prossimo 9 novembre il premio Path to Peace, edizione 2005. La notizia del prestigioso riconoscimento è stata diramata dall’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, presidente della Fondazione Path to Peace. Una fondazione nata con il compito di sostenere i progetti della Missione della Santa Sede presso l’ONU. Il premio, si legge in un comunicato di mons. Migliore, “riconosce l’impegno esemplare nelle opere di carità da parte del Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie”. 

 

La missione dell’Ordine, che nel 1999 ha celebrato i 900 anni della fondazione ufficiale, è sintetizzata nel binomio Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum, ovvero “Difesa della fede e servizio ai poveri”. L'Ordine, presente direttamente in 54 Paesi del mondo, è composto da oltre 11.500 tra cavalieri e dame. Secondo il diritto internazionale pubblico, l’Ordine di Malta intrattiene rapporti diplomatici tramite ambasciate con 93 Paesi ed ha lo status di osservatore permanente presso le Nazioni Unite e la Commissione dell'Unione Europea.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq, dove persistono le sanguinose violenze. Una Corte marziale ha prosciolto sette paracadutisti britannici accusati di aver percosso a morte un civile iracheno.

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai membri del gruppo parlamentare dell'Unione Cristiano-Sociale della Dieta Bavarese (Repubblica  Federale di Germania): la Baviera - ha sottolineato il Papa - resti una terra aperta al futuro e dalle sue radici tragga la forza per dare senso e speranza ad un mondo nuovo.

L’omelia dell’arcivescovo Giovanni Lajolo che ha presieduto - nella cattedrale dell’Immacolata Concezione a Mosca - il solenne Pontificale di chiusura del Congresso Eucaristico.

 

Servizio estero - Medio Oriente: tensione al confine tra Israele e Libano.

 

Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo “Giovanni Paolo II e Roma”: nella mostra al Complesso del Vittoriano la testimonianza storico-documentaria di un intenso legame.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 novembre 2005

 

 

IERI SERA A ROMA LA FIACCOLATA DELLA PACE A SOSTEGNO D’ISRAELE

DOPO LE DICHIARAZIONIDEL PRESIDENTE IRANIANO SULLA CANCELLAZIONE

 DELLO STATO EBRAICO

 

“Non si possono cancellare gli Stati dalle cartine geografiche”. E’ la risposta che hanno dato, ieri sera a Roma, oltre 10 mila persone, che hanno partecipato alla fiaccolata della pace, organizzata dal quotidiano “Il Foglio” di Giuliano Ferrara davanti all’ambasciata iraniana, a sostegno di Israele dopo le dichiarazioni contro lo Stato ebraico del presidente dell’Iran, Ahmadinejad. Intanto una nuova manifestazione di protesta di studenti iraniani si svolgerà davanti all'ambasciata  italiana a Teheran il 15 novembre prossimo, dopo quella non autorizzata di ieri, secondo quanto scrive oggi l'agenzia di stampa Fars. Ma torniamo alla fiaccolata di ieri a Roma dove c’era per noi Massimiliano Menichetti.

 

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Voglia di Pace, di dialogo è stato il grido della fiaccolata promossa dal quotidiano il  Foglio diretto da Giuliano Ferrara a sostegno di Israele. L’iniziativa ha respinto senza mezzi termini le dichiarazioni dei giorni scorsi del presidente iraniano Ahmadinejad: “Lo Stato di Israele va cancellato dalle cartine geografiche”; in migliaia le persone che hanno manifestato con vessilli di pace, bandiere con la stella di David, accompagnate dalle candele e dai canti contro l’intolleranza e il fondamentalismo:

 

“Io sono per la libertà e per la tolleranza, è ovvio”

 

“Oggi, nel 2005, pensavamo che queste cose fossero dimenticate, ma ancora c’è qualcuno che rispolvera queste vecchie tesi, come la cancellazione dello Stato d’Israele”.

 

“Noi ebrei come punto di riferimento abbiamo lo Stato d’Israele, così come è giusto che ci sia lo Stato palestinese”.

 

“Sicuramente noi siamo per la pace e quindi si spera che ci ascoltino”

 

Ad invocare il rispetto delle identità sul palco di piazza Santa Costanza da dove poi è partito il corteo verso l’ambasciata iraniana, il rabbino capo di Roma, Di Segni poi l’intervento del giornalista Magdi Allam il quale ha rimarcato che “oggi più che mai tutti coloro che vogliono uno Stato per i palestinesi, devono anzitutto sostenere senza se e senza ma il diritto di Israele all'esistenza”. In Piazza anche il segretario della sezione italiana della Lega musulmana mondiale, Mario Scialoja. Applausi per il direttore del 'Foglio' Ferrara. Fitta la schiera politica: adesioni da tutti gli schieramenti. Ribadita la volontà di dialogo con  l'islamismo moderato a conferma la presenza sul palco della bandiera israeliana, di quella iraniana, italiana ed europea. Rinunce dell’ultimo minuto per prudenza politica quelle del ministro degli Esteri Fini e della difesa  Martino. Frammentata l’opposizione senza la sinistra di Bertinotti e Diliberto, per la mancanza - hanno detto - di una presa di posizione esplicita anche a favore di uno Stato palestinese.

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NEL DECIMO ANNIVERSARIO DELL’ASSASSINIO DI RABIN,

ISRAELE RICORDA CON COMMOZIONE L’EX PREMIER LABURISTA

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

In un'atmosfera di mestizia e commozione Israele ricorda oggi il premier laburista Yitzhak Rabin, nel decimo anniversario del suo assassinio avvenuto il 4 novembre 1995 per mano di un estremista ebraico, durante una pubblica manifestazione. Ma quale eredità lascia ancor oggi la figura di Rabin per il positivo andamento del processo di pace israelo-palestinese? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di questioni mediorientali:

 

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R. – L’eredità più grande che ci ha lasciato Rabin sono stati i suoi passi coraggiosi. Se c’è stato un ritiro da Gaza questo ritiro è figlio del passo coraggioso che fece Rabin nel 1993, quando per la prima volta si riconobbe l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. In quella occasione, con l’inizio dei colloqui segreti di Oslo, che poi portarono alla dichiarazione di principi, che prevedeva la nascita dell’embrione del futuro Stato palestinese,e cioè l’Autorità Nazionale Palestinese, questo si deve al coraggio di Rabin. Questo è quello che ci ha lasciato questo grande israeliano.

 

D. – Come sarebbe stata la storia di questi ultimi dieci anni dei rapporti tra israeliani e palestinesi se ci fosse stato ancora Yitzhak Rabin?

 

R. – Io credo che la sua determinazione fosse assoluta. Rabin voleva chiudere  questo negoziato, voleva aprire a tutto il mondo arabo. Se questa determinazione fosse continuata, probabilmente oggi si sarebbe arrivati ad un qualche maggiore risultato anche perché egli era convinto che questa fosse l’unica strada verso la pace.

 

D. – Il fatto che Rabin sia morto per mano di un estremista ebraico, non ha in qualche modo rotto la tradizionale compattezza israeliana nell’affrontare il problema palestinese?

 

R. - Assolutamente sì. L’assassinio di Rabin ha rappresentato davvero uno shock per la società israeliana e forse se Shimon Peres non avesse commesso degli errori politici, se Peres avesse avuto il coraggio di utilizzare il sacrificio di Rabin per la sua affermazione politica, come gli consigliavano molti amici, probabilmente avrebbe avuto la spinta per continuare quello che aveva cominciato Rabin. Ora la maggioranza degli israeliani, sull’onda emotiva dell’assassinio di Rabin, era pronta ad andare avanti su quella strada perché era la garanzia per il futuro dei loro figli, dei giovani israeliani; ma poi c’è stato un irrigidimento da parte della società israeliana. Irrigidimento che ha portato ad un contro-irrigidimento palestinese e alla seconda intifada, alla nomina di Sharon e a tutto quello che ne è conseguito. Queste sono state le due fasi che si sono materializzate da quel giorno di dieci anni fa, ma oggi quel messaggio, che è stato spesso deriso da parte di alcuni, anche da parte di alcuni membri dell’attuale governo di Israele, è più che mai valido.

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LA PERIFERIA DI PARIGI INFIAMMATA DALLE VIOLENZE TRA IMMIGRATI E POLIZIA.

INCENDIATE OLTRE 400 VETTURE. IL GOVERNO FRANCESE ADOTTA LA LINEA DURA

PER FAR CESSARE GLI SCONTRI

- Intervista con Massimo Nava -

 

Ancora una notte di violenza, l’ottava, nelle periferie di Parigi, dove oltre 400 vetture e 27 autobus sono stati dati alle fiamme dai giovani in rivolta. Incendiati pure uffici pubblici e negozi. Centinaia di agenti anti-sommossa sono stati dispiegati per tutta la notte nelle 9 aree interessate dagli scontri, per cercare di contenere le violenze. Intanto, si cerca di far luce sulla causa scatenante le violenze, cioè la morte di due ragazzi, rimasti uccisi – sembra – mentre fuggivano dalla polizia. E nelle riunioni di ieri il governo francese ha deciso di adottare la linea dura per far abbassare la tensione. Per un commento sulla situazione, Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente a Parigi Massimo Nava, corrispondente del Corriere della Sera nella capitale francese:

 

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R. – Il dispiegamento imponente di polizia ha diminuito gli scontri e i faccia a faccia tra bande e agenti delle forze dell’ordine, ma in compenso si è fortemente allargata ed estesa anche ad altre periferie, non solo quelle parigine, questo antagonismo – diciamo – ‘di strada’, per cui appunto aumentano gli incendi, gli assalti, i vandalismi, i saccheggi, oltre al fatto che c’è il sospetto che ci si stia sempre più decisamente organizzando …

 

D. – Come stanno cambiando i rapporti di equilibrio nel Paese, con gli immigrati? Come stanno reagendo, insomma, i francesi?

 

R. – C’è una tendenza a fare una miscela di tutto e quindi a respingere questo tipo di violenza, di fenomeno, come il prodotto di un’immigrazione eccessiva e sbagliata e fuori controllo; è c’è, dall’altro lato, una tendenza di tipo ‘sociologico’, un po’ a giustificare e a comprendere tutto, facendo appello ai sacri principi nazionali dell’integrazione, dell’égalité e della fraternité. La realtà, purtroppo, è molto diversa e boccia entrambi gli approcci, perché da un lato occorre dire che questi giovani in massima parte sono francesi, cioè, sono diversi dagli altri per il colore della pelle e per le origini, perché sono figli di immigrati, ma ormai siamo alla seconda, terza generazione, e si sentono a giusto titolo molto discriminati e penalizzati dai loro coetanei bianchi. L’altro aspetto, invece, è quello repressivo che quindi è al di là delle giustificazioni, delle comprensioni dei problemi. Poi, c’è – oggettivamente – una deriva di violenza, anche di chiusura di identità, quasi, nella comunità periferica …

 

D. – La risposta politica nei confronti di queste sommosse è stata l’adozione della linea dura, anche se c’è una spaccatura tra il premier de Villepin e il ministro degli interni Sarkozi …

 

R. – De Villepin è più per una linea di dialogo e Sarkozi ha sposato una linea di durezza anche con un linguaggio che, francamente, ha un po’ infiammato gli animi e creato una reazione scomposta. Ma è evidente che adesso i cocci sono fatti e quindi Sarkozi e de Villepin si sono poi alla fine ritrovati sulla stessa barca, al di là delle rivalità e delle mire elettorali, perché a questo punto non c’è nessuno che neghi che il primo obiettivo, la priorità assoluta sia il ristabilimento della legalità.

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“I MEDIA AL SERVIZIO DELLA PACE”: E’ IL TEMA DEL CONGRESSO ANNUALE

 DEL SIGNIS, L’ASSOCIAZIONE CATTOLICA MONDIALE PER LA COMUNICAZIONE,

 AL VIA OGGI A LIONE, IN FRANCIA

- Con noi, padre Gabriele Nissim -

 

Analizzare e rafforzare il ruolo centrale dei media nel facilitare la comunicazione e la reciproca comprensione tra i popoli: con questo scopo, prende il via oggi a Lione, in Francia, il Congresso annuale del Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione, nata nel 2001 dall’unione dell’UNDA, organizzazione per la radio e la televisione, e dell’OCIC, per il cinema e gli audiovisivi. Tra gli avvenimenti in programma fino all’11 novembre, la Conferenza pubblica su “I media al servizio della pace”. Ce ne parla, al microfono di Roberta Moretti, il rappresentante del Signis al Consiglio d’Europa, padre Gabriel Nissim:

 

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R. – I media danno veramente una possibilità sia di rinforzare i conflitti, rafforzando le non comprensioni tra gruppi diversi, sia di promuovere la pace e il dialogo perchè l’umanità diventi una famiglia unica. E’ vero che ci sono ostacoli che vengono dal peso del denaro, delle identità, che vengono anche dalla gente, dal pubblico.

 

D. – Ecco, a proposito: qual è il ruolo del pubblico in questo processo di evoluzione dei media verso una cultura della pace?

 

R. – Il pubblico dovrebbe essere un attore, non un consumatore dei media. Non possiamo limitarci a sederci davanti allo schermo e in un certo senso ‘bere’ tutto quello che ci viene proposto, senza critica, senza distanza, senza libertà. Spesso i media vorrebbero trattarci quale pubblico passivo, e il più passivo possibile perché la pubblicità possa essere ricevuta bene, specialmente l’immagine, perché l’immagine si presenta come la realtà, mentre non è la realtà: è soltanto una visione della realtà data da colui che ha scelto questa immagine, che l’ha fabbricata.

 

D. – Oltre alla conferenza su “I media al servizio di una cultura della pace”, quali sono gli altri appuntamenti in programma al Congresso mondiale del Signis?

 

R. – Ci sarà anche un importante Simposio sull’importanza dell’educazione ai media; ci saranno anche workshop per la radio, internet, il cinema e la televisione; poi ci sarà l’Assemblea generale dei delegati che dovrà eleggere il nuovo Consiglio d’Amministrazione e il nuovo presidente. Ci sarà anche la nomina di un nuovo segretario generale e tutto questo dovrebbe dare un nuovo impulso al Signis.

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CHIESA E SOCIETA’

4 novembre 2005

 

LA CHIESA FA OGGI MEMORIA DI SAN CARLO BORROMEO,

UNO DEI GRANDI ARCIVESCOVI DI MILANO. PER 26 ANNI,

GIOVANNI PAOLO II FESTEGGIO’ IN QUESTO GIORNO

IL SUO ONOMASTICO, OSPITANDO IN VATICANO AMICI E CONNAZIONALI

 

CITTA’ DEL VATICANO. = C’era sempre un “pezzetto” di Polonia, quella più intima e amica, il 4 novembre in Vaticano. Karol Wojtyla non aveva rinunciato neanche da Papa a festeggiare il suo onomastico circondato di volta in volta da alcuni connazionali. E molto di un Pontefice che ha lasciato segni indelebili nella Chiesa e nella società di fine Novecento si ritrova, per analogia o per contrasto, nel ministero episcopale di San Carlo Borromeo, che il 3 novembre 1584, a soli 46 anni, moriva dopo aver riorganizzato con eccezionale attenzione pastorale la diocesi di Milano, rimanendo una delle grandi figure episcopali della tradizione ambrosiana. Lo scorso anno, Giovanni Paolo II aveva festeggiato l’ultimo onomastico con un gruppo numeroso proveniente da Danzica e Tarnów, ma nel corso dei 26 anni di Pontificato, questo incontro di festa era stato caratterizzato anche da momenti ricreativi e culturali di alto profilo. Come nel 2003, quando con i versi del suo “Trittico Romano”, recitati in Aula Paolo VI, Papa Wojtyla aveva affidato alla memoria e alle emozioni di migliaia di ascoltatori i suoi pensieri di teologo e filosofo sulla natura, sulla Genesi raffigurata nella Cappella Sistina, sulla persona di Abramo e la sua fede capace di sperare “contro ogni speranza”. Una virtù che ben conosceva San Carlo Borromeo il quale, anch’egli a cavallo di un passaggio epocale (la fine del Cinquecento, delle grandi scoperte, della Riforma e del Concilio di Trento), scriveva: “Tutti noi siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto”. Carlo Borromeo non ebbe dubbi su quante e quali energie spendere per tenere fede a questa convinzione. Oltre a visitare regolarmente le 15 diocesi a lui affidate, oltre a organizzare sinodi, incontri con i sacerdoti, catechesi a tutti i livelli, il futuro Santo fondò scuole gratuite, collegi e ospizi perché la società del tempo offrisse anche ai poveri un’opportunità di miglioramento. Resta, tra gli altri, una frase di Alessandro Manzoni, che nei Promessi Sposi, descrivendo la terribile pestilenza del 1576, scrisse: “Fu chiamata la peste di San Carlo, tanto era forte la carità!”. (A.D.C.)

 

 

LA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA PARTECIPERA’ ALLA MANIFESTAZIONE

ORGANIZZATA PER IL PROSSIMO 12 NOVEMBRE A MADRID CONTRO IL PROGETTO

DI RIFORMA DELLA LEGGE ORGANICA SULL’ISTRUZIONE.

COSI’ RIFERISCE IL SUO PORTAVOCE, PADRE JUAN ANTONIO MARTíNEZ CAMINO 

 

MADRID. = La Conferenza episcopale spagnola, secondo quanto riferito lo scorso 2 novembre dal suo portavoce, padre Juan Antonio Martínez Camino, prenderà parte alla manifestazione prevista a Madrid per il 12 novembre prossimo contro la possibile riforma della Legge organica sull’istruzione (LOE), varata nel 1990. Il progetto promosso dal governo socialista del premier Zapatero, attualmente all’analisi del Parlamento, rischia di indebolire - ha affermato padre Martínez Camino - “il diritto fondamentale dei genitori di poter scegliere il tipo di educazione che desiderano per i loro figli”. La manifestazione è stata organizzata dalla CONCAPA (Confederazione cattolica dei padri di famiglia e dei genitori degli alunni), cui appartengono circa 3 milioni di genitori e numerose istituzioni. Padre Martínez Camino sottolinea il loro irrinunciabile dovere di difendere i diritti di cui sono portatori “mediante misure pacifiche e legittime”. Come avvertito già a settembre dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale, non è in gioco unicamente il diritto dei genitori – pienamente garantito dalla Costituzione - ad informare l’istruzione dei propri figli secondo uno specifico credo religioso: è in gioco anche la possibilità del mantenimento nell’ordinario programma scolastico della materia opzionale di religione. A questo proposito, il portavoce dei vescovi spagnoli ha ricordato che “lo Stato non deve aver paura del fatto che l’80 per cento dei genitori chieda ogni anno che i figli possano ricevere l’insegnamento della religione cattolica”. Proprio perché poste “al servizio dell’istruzione”, le istituzioni statali devono coadiuvare la famiglia nella libera scelta del tipo di educazione che essa ritenga più opportuna. Questo, secondo l’episcopato spagnolo, lungi dall’essere l’espressione di un privilegio della Chiesa Cattolica, costituisce un diritto inalienabile di tutti i cittadini, “che il governo non deve mettere in discussione con questa Legge organica sull’istruzione”. Per tale motivo, la Conferenza episcopale assicura il suo totale appoggio alla manifestazione, smentendo così le false informazioni che erano state fornite dal quotidiano ABC circa il raggiungimento di un accordo sulla questione con il governo. (A.R.)     

 

 

AFFONDA IN PAKISTAN UN TRAGHETTO SOVRACCARICO DI PERSONE:

OLTRE 60 I MORTI, TRA CUI DIVERSI BAMBINI. IL GRUPPO ERA IN VIAGGIO

PER PARTECIPARE AL FUNERALE DI UN PARENTE

 

ISLAMABAD. = Un traghetto probabilmente sovraccarico, un’onda più alta e più violenta delle altre e per decine di persone non c’è stato più niente da fare. Dovrebbe essere questa la dinamica che ha portato stamani all’affondamento di un traghetto che trasportava un’ottantina di persone di due villaggi, tra cui donne e bambini, che stavano recandosi al funerale di un loro congiunto. L’imbarcazione è affondata nel fiume Indus, vicino alla città di Thatta, 70 chilometri a est di Karachi. Salman Ali, portavoce della Marina pakistana, ha riferito che una squadra di sommozzatori e una di soccorso sono state inviate sul luogo della sciagura. Secondo il funzionario, i passeggeri del traghetto erano partiti dal villaggio di Jangisar per raggiungere l'abitato di Ali Mohammed, ma durante la traversata un'improvvisa onda di piena ha travolto l'imbarcazione e l'ha fatta capovolgere e affondare. L’incidente è accaduto a poche settimane di distanza dal catastrofico terremoto che ha devastato il versante pakistano del Kashmir. A questo proposito, la giornata registra l’affermazione, a metà strada tra un appello e una denuncia, che il presidente pakistano Musharraf ha levato durante un’intervista alla BBC. Il capo di Stato ha additato i governi del mondo rei, a suo giudizio, di agire in due modi diversi rispetto alle tragedie umane. Il Pakistan, ha detto Musharraf, non ha ricevuto lo stesso livello di aiuti inviati per lo tsunami e per l'uragano Katrina. Secondo le Nazioni Unite, meno del 25% del denaro necessario e' stato stanziato. (A.D.C.)

 

 

UN’ EPIDEMIA DI FEBBRE EMORRAGICA COLPISCE LO STATO SUDANESE DEL KORDOFAN MERIDIONALE. ALMENO 52 LE VITTIME SINORA ACCERTATE.

IMMEDIATO IL PIANO DI EMERGENZA PREDISPOSTO DAL GOVERNO

 

KHARTOUM. = Il quotidiano egiziano Akbar al-Yawm riferisce, per conto delle autorità sanitarie sudanesi, del diffondersi da alcuni giorni di un’epidemia di febbre emorragica nello Stato del Kordofan meridionale, situato nel Sudan centrale. Sulla base dei dati sinora pervenuti, vi sarebbero almeno 52 persone morte, alle quali vanno aggiunti circa 176 casi di contagio. Si tratta di un bilancio probabilmente destinato a crescere e si temono le disastrose conseguenze per una popolazione già messa in ginocchio dalle atrocità della guerra civile. Al fine di contenere l’epidemia - attualmente i distretti più a sud dell’area ne sembrerebbero immuni - il capo del Dipartimento sanitario del Ministero per gli Affari umanitari, coadiuvato da una vasta rete organizzativa già operante nella regione dei Monti Nuba, ha predisposto immediatamente un piano di emergenza. L’obiettivo è quello di indagare sulle cause ancora sconosciute del manifestarsi del morbo. Per tale ragione, una squadra governativa messa prontamente a disposizione dal Ministero della Salute sudanese è stata incaricata di monitorare a fondo la situazione del South Kordofan, per prevenire ulteriori contagi con la messa in quarantena degli infetti. (A.R.)

 

 

SARA’ COMMEMORATA QUESTA SERA, NELLA BASILICA ROMANA DI SAN BARTOLOMEO ALL’ISOLA TIBERINA, LA FIGURA DI FRANZ JÄGERSTÄTTER, IL GIOVANE AUSTRIACO

CHE VENNE TRUCIDATO PER ESSERSI OPPOSTO A HITLER E AL NAZISMO.

LA CELEBRAZIONE, PROMOSSA DA SANT’EGIDIO,

SARA’ PRESIEDUTA DAL CARDINALE DI VIENNA, SCHÖNBORN

 

ROMA. = Un cristiano che pagò crudelmente con la vita la sua coerenza al Vangelo e il suo coraggio antinazista. Franz Jägerstätter, il giovane contadino austriaco e padre di tre figli che venne decapitato a 36 anni in un carcere vicino a Berlino, il 9 agosto del 1943, per essersi opposto più volte contro Hitler e la sua campagna bellica, sarà ricordato questa sera nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, luogo memoriale dei testimoni della fede del ventesimo secolo. La celebrazione, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, sarà presieduta a partire dalle 20 dal cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, e vedrà la partecipazione degli altri vescovi austriaci. Oltre alla preghiera in memoria di Franz Jägerstätter, durante la celebrazione verrà consegnato un manoscritto che l’uomo scrisse poco prima di essere decapitato, dal titolo “Scrivo con le mani legate”. (A.D.C.)

 

 

ISTAT: ITALIA PIÙ VECCHIA, POVERA E INFELICE IN TRE ANNI. CRESCE LEGGERMENTE

LA NATALITA’ GRAZIE AGLI IMMIGRATI.

LA SITUAZIONE DEL PAESE NELL’ANNUALE RAPPORTO PUBBLICATO DALL’ISTAT

 

ROMA. = L’Italia invecchia, cresce la povertà insieme all’insoddisfazione. E’ più scuro che chiaro il ritratto dell’ISTAT alla Penisola, nell’annuale Rapporto pubblicato dall’Istituto di statistica. L’insoddisfazione registrata dall’ISTAT riguarda la condizione economica: il 47,8% quest'anno contro il 44% di due anni fa, soprattutto al sud e al centro. Un tema strettamente legato a quello dell’occupazione: in base ai dati di quest'anno, una persona su 5 si ritiene insoddisfatta del lavoro svolto. Per quello che riguarda il trend sull’età media, da tre anni l’Italia ha superato il rapporto di 130 anziani ogni 100 ragazzi con etá fino a 14 anni. Nessun altro Stato dell’Unione Europea vanta un indice di vecchiaia così alto, sebbene Germania, Grecia, Spagna, Portogallo, Lettonia e Slovenia superino il rapporto vecchi-giovani del 100%. Le uniche regioni che presentano un’inversione del trend sono la Campania e la provincia autonoma di Bolzano. La natalità è aumentata rispetto al 2004 grazie soprattutto agli immigrati: la popolazione italiana è passata a 58.462.375 unità, con un aumento rispetto all’anno precedente di 574.130 residenti. Diminuiti anche i matrimoni (da 260.000 del 2003 ai 250.764), soprattutto quelli celebrati con rito religioso: erano il 68% del totale, mentre erano il 75,3% cinque anni fa). Passando alla scuola, sono poco meno di nove milioni gli studenti che, nell’anno scolastico 2003-2004, hanno frequentato le scuole italiane, circa 47 mila in più rispetto all’anno precedente. Ad aumentare sono in particolare gli alunni delle scuole dell’infanzia, dove il tasso di scolarità è intorno al 100%, ma le scuole più frequentate sono quelle elementari.  Anche la popolazione universitaria continua ad aumentare: le matricole l’anno accademico 2003-2004 si sono iscritti per la prima volta all’Università circa 337 mila ragazzi, seimila in più rispetto all’anno precedente. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 novembre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il popolo iraniano “non aggredisce altre nazioni e non cancellerà i diritti di nessun uomo”. Lo ha affermato la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, parlando davanti a migliaia di fedeli riuniti per le preghiere della fine del mese di  Ramadan. “Se le superpotenze intendono toglierci i nostri diritti - ha poi aggiunto l’ayatollah - il popolo iraniano non accetterà alcuna forma di oppressione e di ingiustizia”. Khamenei ha anche dichiarato che l’Iran non farà marcia indietro sul proprio programma nucleare, precisando che le ricerche in questo campo sono orientate a scopi civili. Dopo la guida suprema, è intervenuto il presidente iraniano, Ahmadinejad, che recentemente aveva auspicato la cancellazione dello Stato di Israele dalle carte geografiche. Ahmadinejad ha ribadito “il sostegno della Repubblica islamica ai diritti dei popoli oppressi, specialmente quello palestinese”.

 

In Iraq, l’organizzazione terroristica Al Qaeda, dopo aver rivendicato l’abbattimento di un elicottero statunitense ieri a Ramadi, ha lanciato nuove minacce contro i diplomatici stranieri presenti nel Paese arabo. Sul terreno, intanto, la guerriglia ha sferrato un ennesimo attacco contro le forze di polizia. Il nostro servizio:

 

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Nove agenti iracheni sono rimasti uccisi per un attacco condotto dai ribelli contro un checkpoint a nord di Baghdad. Secondo fonti della polizia, un gruppo di miliziani armati di mitragliatrici ha attaccato un posto di blocco alle porte di Baquba, poco dopo l’inizio delle celebrazioni per la conclusione del Ramadan. Al Qaeda ha rivendicato, intanto, l’abbattimento di un elicottero nei pressi di Ramadi che ha provocato ieri la morte di due soldati americani. Il gruppo terroristico ha lanciato, inoltre, un duro appello ai diplomatici stranieri in Iraq: “Lasciate il Paese - si legge in un comunicato – se non volete rischiare di essere assassinati”. Ieri, l’organizzazione guidata in Iraq dal giordano Al Zarqawi ha annunciato che due diplomatici marocchini, rapiti ad ottobre, saranno uccisi perché ritenuti apostati. Inquietanti rivelazioni giungono, infine, dagli Stati Uniti: dall’ufficio del vice presidente Dick Cheney sarebbero partite direttive per autorizzare i soldati americani a compiere sevizie sui prigionieri in Iraq e in Afghanistan. Ad accusare Cheney è il colonnello Wilkerson, capo di gabinetto dell’ex segretario di Stato Colin Powell.

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Lewis Libby, ex braccio destro del vicepresidente americano Cheney, si è dichiarato non colpevole in relazione al cosiddetto Cia-gate, l’inchiesta sulle rivelazioni alla stampa, da parte della Casa Bianca, dell’identità di un agente Cia sotto copertura. Comparso in tribunale a Washington per la prima udienza, Libby ha respinto le accuse di ostruzione alla giustizia, spergiuro e false dichiarazioni per le quali rischia 30 anni di prigione.

 

Sviluppare il mercato del lavoro, ridurre la povertà e consolidare la democrazia. Con questo triplice obiettivo si aprirà stasera il 4° vertice delle Americhe a Mar del Plata, in Argentina, dove è prevista la presenza di 34 capi governo e di Stato, tra i quali il presidente americano Bush. Il summit potrebbe essere un’occasione per rilanciare l’ALCA, il Piano promosso dagli Stati Uniti per la liberalizzazione del commercio di tutti i Paesi delle Americhe. Uno degli ostacoli principali per la realizzazione di questo progetto è stato il rifiuto, da parte dell’amministrazione statunitense, di negoziare l’eliminazione dei sussidi alla produzione agricola. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Mettendo in secondo piano i problemi domestici e il rompicapo iracheno, Bush è volato in Argentina per incontrare i colleghi del continente e misurarsi con loro sugli ostacoli esistenti per la creazione di un’area di libero commercio che si estenda dall’Alaska alla Terra del Fuoco. Se fosse per Washington, l’ALCA, l’Area di libero commercio delle Americhe, si dovrebbe fare subito. Anzi, l’ALCA avrebbe dovuto muovere i primi passi già il primo gennaio di quest’anno. Ma la crisi scoppiata alla fine dello scorso decennio ed i limiti emersi nel processo di globalizzazione hanno frenato l’apertura dell’economia in America Latina e stimolato la nascita di regimi progressisti e populisti che hanno dato priorità al rafforzamento regionale. Ed è stato proprio il MERCOSUR, guidato da Brasile e Argentina, che ha opposto, insieme con il Venezuela, le più accese resistenze all’ALCA voluto dalla Casa Bianca. Contemporaneamente, ispirate dal venezuelano Hugo Chavez, centinaia di organizzazioni sociali hanno programmato per oggi manifestazioni e proteste antiamericane. Ma Bush non è presidente che getti la spugna facilmente, e per questo ha sostenuto che in fondo, a Mar del Plata, non si decidono problemi vitali. Per lui, il vero dibattito è a Hong Kong, dove a dicembre si celebra un incontro forse determinante del Doha-Round, nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del Commercio.

 

Da Mar del Plata, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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In Spagna, la questione del decentramento catalano è arrivata alle Corte e ha passato il primo esame. Il Parlamento nazionale ha accettato con 197 voti a favore e 146 contrari, di prendere in esame il nuovo Statuto della Catalogna. Lo Statuto, che definisce la regione come una “nazione”, prevede un’autonomia allargata e una più favorevole gestione delle imposte per i catalani. Intanto, a Madrid, il Tribunale supremo spagnolo ha condannato ad un anno di prigione Arnaldo Otegi, leader del disciolto Partito basco Batasuna. Otegi è accusato di gravi ingiurie al re Juan Carlos.

 

Nuovo focolaio di influenza aviaria in Cina. Le autorità hanno reso noto che nel nordest del Paese sono stati trovati  9 mila polli morti, dopo essere stati probabilmente infettati da uccelli migratori. In Giappone, il governo farà sopprimere, inoltre, 180.000 polli dopo aver individuato casi sospetti di influenza aviaria nel nord del Paese, nella zona di Ibaraki.

 

Con il coro “Francesco è vivo e sfila qui con noi” è iniziata stamani a Locri, in Calabria, la “Marcia della speranza”, manifestazione contro la ‘ndrangheta organizzata dai sindaci di Napoli e Cosenza in risposta alla barbara uccisione del vicepresidente del Consiglio regionale calabrese, Francesco Fortugno. Alla manifestazione, hanno preso parte migliaia di persone e davanti al palazzo, dove lo scorso 16 ottobre è stato ucciso Fortugno, è stato posto uno striscione con scritto: “I giovani del sud”. Particolarmente rilevante è stata proprio la partecipazione degli studenti. “Siamo calabresi e ci sentiamo in dovere di essere qui; col silenzio non si ottiene niente”, ha detto un ragazzo di Soverato.

 

“Non sono intimorito, vado avanti nella mia battaglia sulla legalità”. Lo ha dichiarato il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, all’indomani dell’invio di un picco esplosivo, a firma degli anarco-insurrezionalisti. “L’azione amministrativa del Comune - ha detto Cofferati - andrà avanti senza subire condizionamenti da parte di personaggi violenti”. Il sindaco di Bologna ha anche escluso una connessione tra il pacco-bomba e la discussione sulla legalità. Intanto, il ministro dell’Interno, Pisanu, ha confermato che è stato sventato un attentato contro il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. La notizia del mancato attentato era stata data proprio dal capo di governo italiano.

 

 

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