RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
306- Testo della trasmissione di mercoledì 2 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nella diocesi di Baotou, in Cina, consacrata una
nuova chiesa capace di accogliere 600 fedeli
In
Ucraina la famiglia salesiana gestirà con lo spirito di don Bosco un liceo
della città di Lviv
Il sito internet
di Asianews, l’agenzia di stampa del Pime, compie due anni
In
Marocco 71 immigrati in sciopero della fame chiedono asilo politico alle
autorità locali
Protesta
dell’Iran contro il governo italiano per la manifestazione di domani in favore
di Israele. A Teheran, esplodono due bombe vicino ad uffici di società
britanniche
2 novembre 2005
NEL GIORNO DELLA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI,
L’INVITO DI BENEDETTO XVI
A
RIFLETTERE SUL MISTERO DELLA MORTE, “PIU’ CHE UNA FINE UNA NUOVA NASCITA”.
IN
CHIUSURA DELL’UDIENZA GENERALE APPELLO DEL PAPA ALLE AUTORITA’
DELLO
STATO PERCHE’ SOSTENGANO LE FAMIGLIE NUMEROSE
Il mistero della morte e la scelta di vivere da uomini
giusti, al centro della catechesi del Papa, stamane all’udienza generale, nel
giorno in cui la Chiesa fa memoria di tutti i fedeli defunti. Tra gli oltre 20
mila pellegrini raccolti in Piazza San Pietro, sotto un insolito sole caldo
novembrino, 2500 rappresentanti dell’Associazione nazionale famiglie numerose,
a Roma per il loro primo Convegno. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Dopo la festa dei Santi ieri, la commemorazione oggi dei
defunti, “i nostri cari scomparsi”, volgendo il pensiero – ha detto Benedetto
XVI - al mistero della morte, comune eredità di tutti gli uomini”, “più che una
fine” “una nuova nascita”.
“Illuminati dalla
fede, guardiamo all’enigma umano della morte con serenità e speranza”.
Cosi come sanno fare gli uomini “giusti”, di cui parla il
Salmo 111, “i quali temono il Signore”, ovvero “con fiducia e amore” sono
docili ai suoi comandamenti, dove trovano “gioia e pace”, “armonia interiore ed
esteriore”. Ma chi è giusto? “Chi ha scelto – secondo il Salmista - di seguire
la via di una condotta moralmente ineccepibile, contro ogni alternativa di
illusorio successo ottenuto attraverso l’ingiustizia e l’immoralità”. E “cuore
di questa fedeltà alla Parola divina” è “la carità”. Richiamandosi alle Sacre
Scritture, Benedetto XVI ha descritto i giusti, caritatevoli “verso i poveri e i bisognosi”, generosi
“verso i fratelli in necessità” capaci di concedere prestiti “senza cadere
nell’infamia dell’usura che annienta la vita dei miseri”, schierati “dalla
parte degli emarginati” “con aiuti abbondanti”. Mentre ingiusto è chi possiede
solo per se stesso e malvagi sono coloro che assistono al successo dei giusti
“rodendosi di rabbia e di invidia”.
"Dio ama chi
dona con gioia", chi gode
nel donare e non semina scarsamente, per non raccogliere
allo stesso modo, ma condivide
senza rammarichi e distinzioni e dolore, e questo è
autentico far del bene.”
In chiusura dell’udienza il saluto particolare del Papa
alle famiglie numerose riunite in associazione, occasione di richiamare “la
centralità della famiglia, cellula fondante della società, - ha sottolineato
Benedetto XVI - luogo primario di accoglienza e di servizio alla vita”.
“Nell’odierno
contesto sociale, i nuclei familiari con tanti figli costituiscono una testimonianza
di fede, di coraggio e di ottimismo, perché senza figli non c’è futuro! Auspico
che vengano ulteriormente promossi adeguati interventi sociali e legislativi a
tutela e a sostegno delle famiglie più numerose, che costituiscono una ricchezza
e una speranza per l’intero Paese”.
**********
Ed oggi nel pomeriggio Benedetto XVI, unendosi
spiritualmente a quanti si recano nei cimiteri, si raccoglierà in preghiera
nelle Grotte Vaticane presso le tombe dei Papi. Rivolgerà un pensiero particolare
all’amato Giovanni Paolo II, cosi come ha anticipato ieri all’Angelus. La
visita avverrà alle ore 18.00, in forma strettamente privata. In questi giorni,
in particolare, la tomba di papa Wojtyla è meta di una processione incessante
di fedeli: almeno 20 mila pellegrini ogni giorno. Ma con quale spirito i fedeli
vivono questo pellegrinaggio in occasione della Commemorazione dei defunti?
Roberta Moretti lo ha chiesto ad alcuni di loro riuniti stamani in Piazza San
Pietro:
**********
R. – Venire adesso è stato un ringraziamento per me e ho
raccomandato a lui la mia famiglia e tutti quelli cui voglio bene.
R. – Con uno spirito di ammirazione, sicuramente per un
uomo che ha donato la sua vita al prossimo.
R. – Con tanta
emozione e con tanta gioia. Mi sono soffermata lì per una ventina di minuti
perché penso che per noi ragazzi sia il minimo omaggiarlo in questo modo per
quello che lui ha fatto per noi e per l’amore che ci ha dato.
R. – Un’emozione fortissima, ho la pelle d’oca. Spero che
ci aiuti tutti.
R. – Sicuramente era una gioia perché era ed è un grande
uomo, e poi, un’emo-zione fortissima. Comunque, lo vedo ogni giorno, perché è
sempre nel mio cuore!
**********
MAI PIU’ UN ORRORE COME L’OLOCAUSTO:
COSI’
L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE AL PALAZZO DI VETRO,
DOVE
IERI E’ STATA APPROVATA
LA
GIORNATA DI COMMEMORAZIONE DELL’OLOCAUSTO.
L’OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU
E’
INTERVENUTO ANCHE SULLA SITUAZIONE IN TERRA SANTA
“In
ogni Stato la memoria dell’Olocausto venga preservata quale impegno per evitare
alle future generazioni un tale orrore”: così, l’arcivescovo Celestino
Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, ha salutato
l’approvazione, ieri sera, da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite, della giornata di commemorazione dell’Olocausto, che verrà osservata il
27 gennaio. Sempre ieri, mons. Migliore è intervenuto sul rapporto dell’Agenzia
ONU per i rifugiati palestinesi, ribadendo la necessità della coesistenza di
due Stati sovrani quale via per ottenere la pace tra israeliani e palestinesi.
Sui passaggi chiave dei due discorsi, il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
“L’Olocausto ci serva da ammonimento a non lasciar nascere
ideologie che giustificano il disprezzo della dignità umana sulla base della
razza, del colore della pelle, della lingua o della religione”: è il forte
richiamo di mons. Celestino Migliore, che nel suo discorso al Palazzo di Vetro
ha sottolineato come nonostante l’orrore dell’Olocausto, il secolo scorso sia
stato testimone di genocidi, pulizia etnica ed uccisioni di massa. “Bisogna
rafforzare il nostro comune impegno – ha esortato il presule – affinché, avendo
dato un nome a questo crimine, le nazioni del mondo siano capaci di
riconoscerlo per ciò che è e prevenirlo in futuro”. “Chiedere perdono – ha
aggiunto – aiuta a purificare la memoria”. Ricordare la Shoah ci offre
un’occasione “per individuare le avvisaglie di un possibile genocidio e impedire
che avvenga; ci consente di prendere per tempo azioni decise per superare ingiustizie
sociali e internazionali di ogni genere”. Mons. Migliore ha quindi concluso il
suo discorso ricordando la storica visita di Giovanni Paolo II al mausoleo Yad
Vashem di Gerusalemme, nel marzo del 2000.
Sempre ieri, l’Osservatore vaticano è intervenuto sul
rapporto dell’Agenzia dell’Onu per i Rifugiati palestinesi. Mons. Migliore ha
messo l’accento sulle crescenti difficoltà in cui vivono i palestinesi di fede
cristiana, “a volte guardati con sospetto dagli stessi vicini”, costretti a
vivere in una condizione di isolamento. Quindi, soffermandosi sulla costruzione
della barriera di sicurezza israeliana, ha espresso preoccupazione per le
conseguenze sulla vita dei palestinesi. La Santa Sede – ha spiegato –
“riconosce il diritto di ogni popolo di vivere in pace e sicurezza; d’altra
parte, è convinta che la Terra Santa abbia più bisogno di ponti che di muri”.
Il presule ha ribadito che è tempo di lavorare per la “nascita di due Stati,
uno accanto all’altro, che si rispettino vicendevolmente”. Troppe sono state le
vittime innocenti, ha detto mons. Migliore: “solo con una pace duratura e
negoziata” saranno “legittimate le aspirazioni di tutti i popoli della Terra
Santa”. Negoziati – ha detto ancora – che possano risolvere anche la questione
dello status della città santa di Gerusalemme. L’arcivescovo Migliore ha così
concluso con l’auspicio di Benedetto XVI, affinché Gerusalemme possa un giorno
essere “la casa dell’armonia e della pace” per tutti i credenti.
**********
LA
VITA ETERNA NON È UN TEMPO NOIOSO CHE NON FINISCE MAI,
MA UN
ISTANTE ETERNO DI UNIONE CON DIO E DI PARTECIPAZIONE
ALLA
SUA ETERNA PIENEZZA DI VITA: COSI’, IL VICARIO PER LA DIOCESI DI ROMA,
CARDINALE
CAMILLO RUINI, CHE HA CELEBRATO IERI, NEL CIMITERO DEL VERANO,
LA
SANTA MESSA PER I DEFUNTI
Sotto un cielo plumbeo e alla presenza di centinaia di
fedeli, il vicario del Papa per la diocesi di Roma, cardinale Camillo Ruini, ha
presieduto ieri pomeriggio, nel Cimitero monumentale del Verano, la
tradizionale Messa in suffragio dei defunti. Celebrazioni eucaristiche hanno
avuto luogo contemporaneamente anche nei cimiteri di Prima Porta e Ostia
Antica, officiate rispettivamente da mons. Enzo Dieci, vescovo ausiliare per il
Settore Nord, e da mons. Paolo Schiavon, ausiliare per il Settore Sud. Il
servizio di Roberta Moretti:
**********
(musica)
Nella solennità di tutti i Santi e alla vigilia del giorno
in cui la Chiesa celebra la Commemorazione dei defunti, la diocesi di Roma si è
stretta attorno a coloro che sono già nella Casa del Padre. Dal palco allestito
all’ingresso del Cimitero del Verano, dove riposano oltre 1 milione di defunti,
il cardinale Ruini ha invitato i fedeli a fare memoria dei propri cari e a
pregare per loro attraverso l’intercessione del “numero grande dei Santi, che –
ha spiegato il porporato – dà il senso alla fecondità della Croce e della
Risurrezione di Cristo”. Prendendo spunto dalla prima Lettera di San Giovanni
Apostolo, il cardinale Ruini ha sottolineato poi come la Vita Eterna non sia un
“lungo tempo noioso che non finisce mai”, ma un “istante eterno” di “unione con
Dio” e di “partecipazione alla Sua eterna pienezza di Vita”:
“La pienezza della felicità, della gioia, della
conoscenza, dell’amore e della vita; la pienezza della bellezza. – direi - La
pienezza di tutto ciò di cui in questa vita abbiamo soltanto qualche
presentimento, qualche ombra”.
Ed è l’amore descritto nel Vangelo delle Beatitudini,
secondo il porporato, a indicarci la strada per arrivare a questo traguardo di
pienezza. Un amore incarnato anche dall’amatissimo Papa Giovanni Paolo II, “che
ha superato la soglia della speranza” e che “adesso, nel mistero di Dio, è
vicino a noi, ci benedice, ci illumina, ci protegge”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l’udienza generale.
Servizio vaticano –
All’Angelus Benedetto XVI ha sottolineato che nella comunione dei Santi una
spirituale solidarietà unisce i fedeli defunti a quanti sono pellegrini nel
mondo.
Servizio estero –
L’intervento del cardinale Paul Poupard, capo della Delegazione della Santa
Sede, a Faro, in Portogallo, in occasione del 50.mo anniversario della
Convenzione Culturale Europea: “Costruire una città degna dell’uomo”.
ONU: il 27 gennaio sarà
la Giornata della memoria della Shoà.
Servizio culturale - Un
articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Noi non rimarremo in silenzio”: il
recente film “La rosa bianca-Sophie Scholl” ripropone un’intensa pagina di
storia.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della finanziaria.
=======ooo=======
2 novembre 2005
BARACCOPOLI, TOWNSHIP, BIDONVILLE: SUL PROBLEMA
DELL’AFFOLLAMENTO
NELLE GRANDI CITTÀ, IL RAPPORTO DEL PROGRAMMA DELLONU
PER GLI INSEDIAMENTI UMANI
- Intervista con Cesare Ottolini -
Baraccopoli, township, bidonville:
cresce nel mondo il problema dell’affollamento nelle grandi città. Nel 2004,
per la prima volta nella storia dell’uomo, la popolazione urbana globale ha
superato quella rurale e continua a registrare una costante crescita. Secondo
un nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani,
i governi dovrebbero costruire circa 95 mila alloggi al giorno per far fronte
alla crisi urbana del prossimo futuro e alla prospettiva di mega-baraccopoli.
Andrea Cocco ne ha parlato con Cesare Ottolini, coordinatore dell’Associazione
Internazionale degli Abitanti, che in questi giorni ha lanciato in tutto il
mondo la Campagna “Sfratti zero”:
**********
R. – Bisogna fare i conti con la densità e
bisogna fare i conti con la limitatezza dello spazio. E per questo motivo far
stare tutte queste persone dentro le città è una sfida del XXI secolo.
Purtroppo, gli obiettivi del millennio non stanno sul punto di essere realizzati e questo è un dato molto
grave. Si parlava di migliorare le condizioni abitative di almeno 100 milioni
di persone entro il 2020. In realtà, entro la stessa data, ci saranno 700 milioni
di male alloggiati o senzatetto.
D. – Quali sono i principali problemi che
riguardano le baraccopoli bidonville?
R. – Sono la mancanza di risorse; governi che
non guardano agli interessi delle popolazioni locali; investimenti stranieri
che pensano solamente al proprio tornaconto. Quando si sviluppano progetti di
grandi sbarramenti idroelettrici, si fanno passare delle autostrade dentro le
città e non si tiene conto delle popolazioni che abitano nel luogo.
D. – Quindi, di questo passo si andrà verso
non solo l’aumento della popolazione urbana nelle aree periferiche, ma anche il
peggioramento sostanziale delle loro condizioni di vita?
R. – Il relatore speciale delle Nazioni Unite
sull’alloggio sta parlando apertamente di crescita dell’apartheid
dell’alloggio. Significa che moltissime persone - siamo a oltre un miliardo su
sei miliardi - non possono accedere ad una vita tranquilla, in un’abitazione degna
di tale nome. Il fatto stesso che ci siano queste persone significa che non ci
sono state delle risposte. O meglio, le risposte spesso sono state date al
contrario.
D. – Quali sono le prossime iniziative
programmate dalle associazioni internazionali sul problema delle abitazioni?
R. – “Sfratti zero” è uno slogan lanciato
durante il Forum sociale mondiale. La cosa importante è che probabilmente per
la prima volta tutte le associazioni si stanno unendo per avere una sola voce a
livello globale, perché il problema è globale e non può essere risolto solamente
a livello locale.
**********
“LA
CITTA’ DIVERSAMENTE ABILE”: E’ IL TITOLO DEL CONVEGNO PROMOSSO
DALLA
FONDAZIONE DON LUIGI DI LIEGRO, NEI GIORNI SCORSI A ROMA,
PER
RIFLETTERE SULLE SFIDE CHE I DISABILI AFFRONTANO OGNI GIORNO
- Con
noi, Luigina Di Liegro e Lucio Babolin -
“La città diversamente abile”: è il titolo del convegno
sulla disabilità organizzato, nei giorni scorsi a Roma, dalla Fondazione
internazionale don Luigi Di Liegro. Obiettivo: una riflessione sulle sfide
sociali, culturali e ambientali che i disabili devono affrontare ogni giorno.
Ascoltiamo il servizio di Isabella Piro:
**********
I disabili e la città: un rapporto conflittuale, che si
scontra con ostacoli fisici, come le barriere architettoniche, ma anche morali,
come i pregiudizi. Per cercare di superare queste difficoltà, è nato il
convegno “La città diversamente abile”, organizzato dalla fondazione
internazionale don Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas
diocesana, scomparso il 12 ottobre 1997. Ma cosa significa oggi essere
disabili? Ci risponde Luigina Di Liegro, nipote di don Luigi:
“Significa avere un problema in più, però non significa
non essere una persona importante come una qualsiasi persona che voglia integrarsi
e che voglia anche vivere una vita piena”.
La solidarietà non è un vago sentimento di compassione, ma
nasce dal degrado morale e culturale provocato dalla legge del più forte,
diceva don Di Liegro. Ecco come lo ricorda Lucio Babolin, presidente del
Coordinamento nazionale “Comunità di accoglienza”:
“Una persona che aveva ben presente il fatto che la grande
storia si fa con le piccole storie delle persone; una persona molto attenta
alle questioni concrete e operative: questo è ciò che affascinava di lui, oltre
alla grande capacità di comunicazione e di relazione umana, che è l’altro
aspetto importante del suo essere uomo prima ancora che sacerdote”.
25 milioni: tanti sono i disabili oggi nell’Unione
Europea. Un numero che nasconde storie di disagi e sofferenze. Come migliorare
la situazione?
“Credo che sia necessario tornare a mettere questo
problema al centro dell’attenzione, in particolare evidenziando alcuni aspetti:
quello, per esempio, dell’istruzione e quindi dell’accesso alla conoscenza, al
lavoro, alla partecipazione. Nonostante i grandi proclami, queste persone sono
ancora ai margini!”.
I disabili sono risorse culturali e umane della società. E
da loro possiamo sempre imparare qualcosa di nuovo, conclude Luigina Di Liegro:
“Loro ci insegnano tutto: ci insegnano il coraggio, ci
insegnano la pazienza, ci insegnano l’amore. L’amore vero”.
**********
30
ANNI FA VENIVA BARBARAMENTE UCCISO L’INTELLETTUALE,
SCRITTORE, REGISTA PIER PAOLO PASOLINI,
FIGURA
COMPLESSA E ANCHE DISCUSSA MA SENZ’ALTRO SIGNIFICATIVA
NEL PANORAMA CULTURALE ITALIANO DEL SECOLO
SCORSO
- Con
noi padre Virgilio Fantuzzi -
La notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 veniva ucciso Pier
Paolo Pasolini. Trent'anni dopo il Comune di Roma, per ricordare
l'intellettuale friulano, ha realizzato un nuovo monumento all'idroscalo di Ostia, nel luogo in cui venne trovato
il suo cadavere barbaramente massacrato. La capitale italiana, dove Pasolini
scelse di vivere a partire dal 1949, ha organizzato una rassegna di momenti di arte, cinema, teatro e occasioni di dibattito. Sulla figura di Pier
Paolo Pasolini, complessa e anche discussa ma senz’altro significativa nel
panorama culturale italiano del secolo scorso, ascoltiamo il servizio di Luca
Pellegrini:
**********
Chi davvero morì in quella tragica notte di trent’anni fa
ad Ostia? Cultura, società e politica ancora si domandano chi fu davvero Pier
Paolo Pasolini, sospeso tra i versi della poesia, il romanzo popolare, il
saggio letterario ed il cinema di onirica visione, religiosa passione o turpe
degrado. Esempio di un’indomabile, patriottica coscienza ancora traumatizzata
dagli echi della guerra e delle violenze, figlio fedelissimo della sua terra e
di una madre cui non esitò ad affidare il ruolo di Maria nel suo Vangelo
cinematografico, non privo di ispirazione religiosa. In fondo un ribelle alle
convenzioni, alle imposizioni e ad ogni tipo di fariseismo pratico, Pasolini fu
testimone non muto, ma eloquentissimo, di un’Italia problematica, non scevra di
ingiustizie, di vite ai margini e violente, vite povere e disperate, una Italia
che rimaneva indifferente a queste critiche taglienti e sofferte sollevate da
un artista indomito e, pur nelle sue tante contraddizioni, coraggioso.
Pasolini, non un martire laico, ma un laico profeta il cui pensiero e dubbio
non sono stati travolti né dal tempo impietoso né da una morte orribile. Ma
l’opera di Pier Paolo Pasolini continua oggi a provocare la cultura e l’arte
italiane? Risponde, al microfono di Fabio Colagrande, padre Virgilio Fantuzzi,
critico cinematografico di “Civiltà Cattolica”:
R. – Lui
stesso, Pasolini, è stato una figura di opposizione. Lo ricordano in tanti -
immagino - perché questo mondo ha bisogno di qualcuno che dica che le cose,
come stanno, non vanno bene. Pasolini considerava la figura di Gesù, in
particolare, Gesù di Matteo, come una figura di opposizione, un grande contestatore
nei confronti di una società che si avvia verso un futuro contrassegnato dal
cinismo, sul rapporto tra gli uomini, nel rapporto tra le nazioni. Sono contento
che sia ricordato da tanti e spero che questo ricordo possa fare del bene.
**********
=======ooo=======
2
novembre 2005
nelLa diocesi di BAOTOU, in cina, consacrata una nuova chiesa capace di
accogliere 600 fedeli.
costruita in soli due mesi rappresenta
la realizzazione di un
sogno per la comunita’ locale
BAOTOU.
= Nella provincia cinese della Mongolia Interna, ieri è stata consacrata una
nuova chiesa per i fedeli di un villaggio della diocesi di Baotou. La solenne
Eucaristia è stata concelebrata da 8 sacerdoti. Più di 600 i fedeli che,
assieme alle suore ed ai seminaristi, hanno partecipato al festoso rito. Dopo
due anni di lavori, la prima chiesa nella zona venne inaugurata nel 1906, per
rispondere alle esigenze pastorali della popolazione nomade. Successivamente,
nel 1925, con l’aumento dei fedeli fu necessario costruire una nuova chiesa che
diventò il centro dell’evangelizzazione locale. Dopo diversi disastri naturali
e la guerra, tuttavia, questa struttura era ormai diventata troppo vecchia e
pericolante. Da qui la necessità di abbatterla e ricostruirla. La nuova chiesa
è, dunque, la realizzazione di un grande desiderio che i fedeli hanno nutrito
per lungo tempo. Quando infatti i sacerdoti lanciarono l’idea, la notizia fu accolta
con entusiasmo. Così ognuno ha dato quello che poteva: offerte in denaro,
materiale edilizio, ore di lavoro. Sacerdoti e fedeli si sono improvvisati
muratori sotto il sole bollente della steppa, ultimando la costruzione in soli
due mesi. La nuova chiesa è lunga 20 metri, larga 10, con un campanile di 16
metri e può accogliere più di 600 fedeli, quasi tutta la comunità. Secondo il
“Manuale della Chiesa in Cina” dell’He Bei Faith Press, pubblicato nel 2002, il
Vangelo è arrivato nella steppa nel 1724, attraverso i missionari dell’Istituto
per le Missioni Estere di Parigi (MEP), i Lazzaristi (CM) ed i missionari di
Scheut (CICM). Oggi la comunità cattolica di Baotou conta circa 40 mila fedeli,
con 7 sacerdoti e 14 suore. (A. M.)
In ucraina, La famiglia salesiana
gestirà con lo spirito di don bosco
un liceo della città di lviv
LVIV. = In Ucraina,
l’arcivescovato di Lviv ha affidato il Liceo “Klementii Scheptyzki” alla
comunità salesiana presente nella città. Per l’occasione, la celebrazione
eucaristica é stata presieduta da mons. Igor Vozniak, amministratore
dell’arcieparchia di Lviv. Oltre a vari esponenti della famiglia salesiana,
presenti all’avvenimento anche benefattori, genitori e allievi. I salesiani
hanno espresso la loro soddisfazione nell’assumere la guida, nello stile di don
Bosco, di un’opera che è già famosa e che ha dato numerose vocazioni. Un segnale
importante, questo, indicatore della fiducia che la Chiesa locale nutre nei
confronti della famiglia salesiana e, in particolare, della Congregazione di
Don Bosco. (E. B.)
condividere le
sofferenze di chi è in prigione per la fede e gridare per quanti sono
imbavagliati da regimi totalitari. questo lo spirito del sito
internet “AsiaNews”,
l’agenzia di stampa del Pime, che compie due anni
ROMA. = Il sito d’informazione www.asianews.it,
grazie a missionari e corrispondenti, è orientato a registrare la testimonianza
cristiana in Asia. Una testimonianza minoritaria ma molto ricca di insegnamenti
per le Chiese del resto del mondo. Il bollettino mensile, nato nel 1986 per opera di padre
Piero Gheddo, continua a circolare ancora oggi ed è consultato da migliaia di
esperti ed università. Il passaggio ad un sito web, costantemente aggiornato,
si è dimostrato fruttuoso anzitutto per le cifre. Dal 2003 ad oggi, infatti, i
contatti mensili sono passati da 150 mila a circa 4 milioni e 500 mila. E sono
diversi i media che riprendono e diffondono le notizie di AsiaNews:
dalla BBC al Times, dal South China Morning Post al Washington
Times, al National Catholic Register, fino ad “Avvenire”. Vi è poi
una collaborazione quotidiana con i siti cattolici e protestanti, quali Catholic
World News, Zenit, ICN, Christians Today, Christian
Monitor, ecc. “Nel panorama dei media di oggi – scrive un lettore italiano
- AsiaNews riesce a coniugare una forte identità cristiana col desiderio
di incontro e confronto con l’altro”. I lettori provengono in effetti da
diverse culture e parti del mondo: la percentuale più alta dagli Stati Uniti
(30%), ma anche dall’Italia e dall’Europa. “Apprezzamenti – afferma il
direttore, padre Bernardo Cervellera - giungono anche da Vietnam, Malaysia,
India, Libano, Pakistan e Cina”. Un cattolico cinese afferma che, grazie ad AsiaNews,
i cristiani del suo Paese si trovano davanti ad una fonte autorevole, che parla
loro del Papa, della Chiesa nel mondo, della persecuzione che i fedeli
subiscono: questo “ci sta unendo sempre di più”. Nel mondo globalizzato, che offre
fiumi di informazione, ma poca solidarietà, AsiaNews si distingue. “Per
noi – conclude padre Cervellera - informare significa anche condividere le sofferenze
di chi è in prigione per la fede, sostenere chi vive tragedie naturali, gridare
per coloro la cui voce è imbavagliata da regimi totalitari”. (E. B.)
in cina Un
dissidente è stato rilasciato in agosto dopo aver trascorso 13 anni di
detenzione in un ospedale psichiatrico militare. Lo ha reso noto
l’organizzazione internazionale Human Rights Watch
PECHINO. = Wang Wanxing, un
lavoratore residente a Pechino, era stato arrestato il 3 giugno
1992 perché, in occasione del terzo anniversario del massacro di Tiananmen, cercò
di esporre sulla piazza un cartello con cui chiedeva al Partito comunista di
rivedere il giudizio sul movimento democratico. Dopo l’arresto, il 56.enne
Wang, era stato rinchiuso nell’Ankang Hospital, struttura psichiatrica gestita
dalla pubblica sicurezza, dove i medici lo hanno ricoverato per “sintomi paranoici”.
Era “lucido e mentalmente stabile”, invece, secondo la famiglia ed altri
osservatori indipendenti che lo hanno visitato. Secondo l’organizzazione
internazionale Human Rights Watch (HRW), Wang è stato liberato in agosto subito
dopo la visita in Cina di Louise Harbour, commissario delle Nazioni Unite per i
diritti umani. Dopo la scarcerazione è stato messo su un aereo per Francoforte,
in Germania, dove ha incontrato la moglie e la figlia. Prima del rilascio la
pubblica sicurezza avrebbe avvertito Wang di non parlare con nessuno del suo
periodo di detenzione: in caso contrario sarebbe stato immediatamente riportato
in ospedale. “Il rilascio di Wang è una buona notizia – scrive in un documento
Brad Adams, direttore di HRW per l’Asia – ma sottolinea la situazione di
migliaia di dissidenti chiusi in ospedali psichiatrici senza ragione”. “E’
arrivato il momento per i leader cinesi – prosegue – di decidere che la strada
per la modernizzazione passa anche attraverso l’abolizione di pratiche barbare
come l’uso di trattamenti e farmaci psichiatrici per persone che hanno opinioni
politiche diverse dalle loro”. Il dissidente ha descritto infatti alcuni
dottori ed infermieri come brave persone, mentre altri come sadici. Wang afferma
inoltre che il personale medico usava l’elettroshock per trattare i casi più
difficili, obbligando gli altri internati ad assistere alle cure-torture. In
quel braccio dell’ospedale “la diffusa violenza fra pazienti – scrive ancora
HRW, citando le testimonianze del dissidente – era terrificante. Molto spesso
Wang ha dovuto passare la notte insonne per prevenire attacchi improvvisi”.
(E.B.)
in marocco, 71 immigrati in
sciopero della fame
chiedono asilo politico alle autorità locali
RABAT. = Un gruppo di
richiedenti asilo, detenuti in una struttura militare in Marocco, sono da
domenica scorsa in sciopero della fame. L’obiettivo è di attirare l’attenzione
delle autorità e costringere così l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i Rifugiati (ACNUR) a concedere loro asilo politico. Lo hanno riferito fonti
della stessa agenzia dell’ONU, precisando che i richiedenti asilo provengono da
Costa d’Avorio, Congo, Liberia, Sierra Leone, India e Bangladesh. Tutti si
trovano all’interno del campo militare marocchino di Guelmin, in qualità di
immigrati illegali. I 71 clandestini avrebbero iniziato a non mangiare anche
per protestare contro le pessime condizioni in cui si trovano nel centro di
detenzione dell’esercito. I funzionari dell’ACNUR in Marocco affermano,
tuttavia, di aver consegnato da tempo alle autorità marocchine una lista
contenente i nomi di 85 persone a cui sarebbe stato concesso lo status di
richiedente asilo. Alcuni di questi “potrebbero” essere proprio all’interno del
campo di Guelmin. (E. B.)
=======ooo=======
2
novembre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Dopo le esternazioni del presidente Ahmadinejad, secondo il quale “Israele
deve essere cancellato dalla carta geografica”, la situazione in Iran è sempre
più tesa: due ordigni artigianali di bassa potenza sono esplosi di fronte agli
uffici di due compagnie britanniche a Teheran. Fortunatamente, la deflagrazione
non ha causato vittime. Il nostro servizio:
**********
Il governo iraniano ha concesso agli ispettori
nucleari delle Nazioni Unite l’accesso ad un impianto militare di alta
sicurezza nel quadro degli sforzi destinati ad evitare il deferimento all’ONU.
L’esecutivo di Teheran ha annunciato, inoltre, la sostituzione del suo ambasciatore
a Londra, considerato un riformista favorevole a più stretti legami con
l’Occidente. Il provvedimento si inserisce in una profonda riorganizzazione del
corpo diplomatico iraniano che, secondo la stampa della Repubblica islamica,
dovrebbe anche prevedere la sostituzione degli ambasciatori in Francia e in
Germania. Intanto l’ambasciatore italiano in Iran, Roberto Toscano, è
stato convocato dal ministero degli Esteri per ricevere una nota ufficiale di
protesta per la manifestazione di domani a Roma, alla quale Teheran risponderà
con una contromanifestazione davanti all’ambasciata italiana. In Iran continuano,
infine, le celebrazioni organizzate dalle autorità per ricordare il 25.mo
anniversario dell’occupazione dell’ambasciata americana. Nel 1979 gli studenti
appartenenti al gruppo dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione,
hanno tenuto in ostaggio 53 diplomatici e impiegati dell’ambasciata per 444
giorni. Da allora, Stati Uniti e Iran non intrattengono più relazioni diplomatiche.
***********
Sull’attuale corso della politica estera iraniana,
segnata dalle durissime dichiarazioni del presidente Ahmadinejad contro Israele, ascoltiamo al microfono di Amedeo
Lomonaco, l’iranista ed ex
rettore dell’Università Orientale di Napoli, Adriano Rossi:
**********
R. – Bisogna vivere in Iran per capire il livello di
eccezionalità di queste esternazioni. Io penso che questo sia un punto molto
importante: credo che la comunità internazionale per vari motivi, non interni
ma esterni, abbia accentuato il peso dichiarazioni che vengono fatte molto
spesso contro il sionismo in Iran e, devo dire, anche in altri Paesi dell’area
araba. Queste dichiarazioni sono state rilasciate in una ricorrenza nella
quale, tutti gli anni, si ha una particolare focalizzazione intorno al tema
della lotta contro il sionismo.
D. – La linea dura iraniana
nasce anche da una debolezza nella politica interna?
R. – Sì, probabilmente l’attuale
presidente è più debole di quanto non sia apparso inizialmente a noi. Con varie
fazioni, partiti, sono in atto scontri politici tra diverse linee. La linea di
questo presidente è una linea populistica, si appoggia molto sui giovani delle
periferie. Quindi, è possibile che stia organizzando una qualche forma di neo
khomeinismo. Naturalmente, bisogna vedere come la comunità internazionale
voglia percepire questo tipo di cose che stanno succedendo da vari mesi.
D. – Le pressioni dell’Iran e le
esternazioni contro Israele seguono le pressioni sull’Iran per il programma
nucleare di Teheran. C’è una relazione?
R. – Probabilmente sì. Qui c’è
anche un gioco tra l’Unione Europea, che ha avuto sempre posizioni di apertura
nei confronti della volontà di dialogo dell’Iran e ora invece sta prendendo una
posizione che appare, anche da dentro l’Iran, molto rigida. Quindi, è chiaro
che l’Iran percepisca apparentemente la posizione dell’Europa sul nucleare, ma
potrebbero esserci anche discorsi strategici di più vasta portata e la
percepisca come una questione in irrigidimento. Speriamo che l’Europa mantenga
i nervi saldi come ha già fatto in varie altre circostanze, essendo ferma nei
punti in cui occorre essere fermi, ma mantenendo quella flessibilità che ha
permesso finora di avere rapporti molto civili con una cultura come quella
dell’Iran, che è un grandissimo Paese. Quindi, rompere i rapporti per episodi,
che non si capisce bene come si incastrino dentro reali strategie internazionali,
sarebbe un errore certamente da parte dell’Europa e dell’Italia. Se quello
dell’attuale presidente fosse un neo khomeinismo, certamente ha usato sempre
molto il mezzo della mobilitazione di piazza. E’ uno dei modi tradizionali di
fare politica in Iran, anche molto prima dell’epoca islamica, prima dell’epoca
dello scià, della rivoluzione democratica di inizio ‘900.
D. – Come si devono giudicare le
manifestazioni di questi giorni a Teheran?
R. - L’Iran è un Paese di grandi
passioni politiche, che in qualche modo, con molte differenziazioni può
ricordare l’Italia. Molti dei Paesi arabi non hanno conosciuto, invece, una
mobilitazione, una costruzione, una passione politica che arrivi a livelli
popolari così capillari. E’ consueto vedere scendere un milione di persone in
piazza a Teheran.
**********
Dopo l’approvazione della
risoluzione ONU 1636, con la quale il Consiglio di Sicurezza ha chiesto al
governo di Damasco di collaborare “pienamente” all'inchiesta internazionale
sull'assassinio dell'ex premier libanese, Rafik Hariri, ieri, alcune centinaia
di persone hanno manifestato davanti all’ambasciata americana a Damasco. E un
sito web privato siriano ha lanciato una raccolta di firme da inviare al
Palazzo di Vetro in segno di protesta contro le pressioni internazionali sul governo
della Siria.
Ancora
violenze in Iraq: almeno cinque civili e sei soldati
iracheni sono morti per due diversi attentati dinamitardi avvenuti stamani a
Baghdad. Alla periferia di Ramadi, due marines americani sono rimasti uccisi,
inoltre, per lo schianto dell’elicottero sul quale viaggiavano. Intanto,
le difficoltà americane nel Paese del Golfo fanno crescere le tensioni politiche
a Washington. La minoranza democratica ha bloccato i lavori al Senato per costringere
i colleghi repubblicani ad aprire un dibattito sulle informazioni di
intelligence che hanno giustificato l’intervento militare in Iraq.
Il
terremoto dello scorso 8 ottobre nel nord del Pakistan ha provocato oltre 73
mila morti e 69 mila feriti, secondo l’ultimo bilancio ufficiale fornito dal
responsabile delle operazioni di soccorso. La stessa fonte ha rinnovato
l’appello alla comunità internazionale perché invii al più presto “medicinali e
vaccini contro il tetano e altre malattie”.
Nel Regno Unito, il ministro
britannico del Lavoro, David Blunkett, accusato di conflitto di interessi dai
conservatori, si è dimesso. Lo ha comunicato l'ufficio del primo ministro, Tony
Blair. Il ministro a maggio ha intestato ai figli il 3 per cento delle azioni
dell’impresa “Dna Bioscience”, al centro delle polemiche.
Un invito alla calma è stato
lanciato dal presidente francese Chirac, dopo il dilagarsi degli scontri tra
giovani e polizia in diversi sobborghi parigini, abitati in maggioranza da immigrati.
“La legge deve essere applicata nello spirito del rispetto e del dialogo”, ha
detto Chirac, nel suo primo intervento dall’inizio dei disordini. La notte
scorsa sono state date alle fiamme oltre 60 auto. A far scattare le violenze,
una settimana fa, la morte di due ragazzi fulminati in una centralina elettrica
mentre fuggivano inseguiti dalla polizia.
L’annuncio
della vittoria alle presidenziali di domenica di Amani Abeid Karume, capo dello
Stato di Zanzibar, ha provocato scontri di piazza. L’isola dell’Oceano Indiano,
meta turistica internazionale, gode di uno status di semi-autonomia dalla Tanzanìa.
Il servizio di Giulio Albanese:
**********
Le forze di sicurezza dello
Zanzibar hanno ucciso cinque sostenitori dell’opposizione in una serie di
proteste post-elettorali nell’isola di Bemba, che fa parte dell’arcipelago
nell’Oceano Indiano. L’accusa viene da un portavoce del Fronte civico unico, la
formazione politica che rivendica la vittoria alle urne, il quale ha spiegato
che le uccisioni sarebbero avvenute in due distinte località. Al momento, la
polizia non ha rilasciato commenti ma pare che oltre a queste vittime, secondo
fonti della società civile, abbiano perso la vita anche quattro agenti, il che
significa che complessivamente sarebbero morte, nelle scorse ore, almeno nove
persone. La consultazione elettorale, svoltasi domenica tra incidenti, accuse e
brogli, ha innescato una situazione di grande tensione, scontri violenti tra
opposizione e filo-governativi. Intanto, è giunta notizia che il partito al
governo avrebbe vinto le elezioni di domenica e Karume sarebbe stato confermato
presidente con il 53,2 per cento dei consensi: lo ha annunciato il presidente
della Commissione elettorale, precisando che l’avversario di Karume, il
candidato del Fronte civico, avrebbe ottenuto solo il 46,1 per cento dei voti.
**********
=======ooo=======