RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
305 - Testo della trasmissione di martedì 1 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
La via della santità è aperta a
tutti: intervista con il cardinale José Saraiva Martins
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovo episodio in Iraq di folle violenza, di cui
si rende protagonista un bambino
Commenti e polemiche dopo il colloquio ieri tra il
presidente americano, Bush e il capo del governo italiano, Berlusconi
Sospetti sulla Jihad pakistana dietro gli
attentati di sabato scorso a New Delhi
1 novembre 2005
GUSTARE
LA GIOIA DI ESSERE UNA GRANDE FAMIGLIA DEGLI AMICI DI DIO:
COSÌ
BENEDETTO XVI, STAMANE ALL’ANGELUS, NELL’ODIERNA FESTA DI TUTTI I SANTI,
INTIMAMENTE COLLEGATA ALLA CELEBRAZIONE DEI DEFUNTI
Una festa “che ci fa gustare la gioia di far parte della
grande famiglia degli amici di Dio”: con queste parole Benedetto XVI ha colto
il significato profondo dell’odierna solennità di Tutti i Santi, collegato alla
commemorazione dei defunti. Migliaia i pellegrini raccolti anche stamane in
piazza San Pietro per recitare l’Angelus insieme al Papa. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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“Diventare santi significa realizzare pienamente quello
che già siamo in quanto elevati, in Cristo Gesù, alla dignità di figli adottivi
di Dio”. Infatti “con l’incarnazione del Figlio, la sua morte e
risurrezione, Dio ha voluto
rinconciliare a Sé l’umanità ed aprirla alla condivisione della stessa sua
vita”. “Chi crede in Cristo Figlio di Dio rinasce dall’alto” – ha spiegato il
Papa – un “mistero che si attua nel sacramento del Battesimo, dove la vita
nuova ricevuta “non è soggetta alla corruzione e al potere della morte”. Morte
che altro non è che “il passaggio terreno alla patria del Cielo, dove il Padre
accoglie tutti i suoi figli”. E significativo e appropriato” – ha sottolineato
il Santo Padre – è che dopo la festa di Tutti i Santi” si celebri la
commemorazione dei defunti.
“La ‘comunione dei
santi’, che professiamo nel Credo, è una realtà che si costruisce quaggiù, ma
che si manifesterà pienamente quando noi vedremo Dio ‘così come egli è’”.
“E’ la realtà di una famiglia – ha aggiunto Benedetto XVI
– legata da profondi vincoli di spirituale solidarietà, che unisce i fedeli
defunti a quanti sono pellegrini nel mondo”.
“Un legame
misterioso ma reale, alimentato dalla preghiera e dalla partecipazione al sacramento
dell’Eucaristia”.
“Nel Corpo mistico di Cristo le anime dei fedeli si
incontrano superando la barriera della morte, pregano le une per le altre” . Cosi “si comprende anche
la prassi - ha osservato il Papa - di offrire ai defunti preghiere di
suffragio, in modo speciale il sacrificio eucaristico”, “che ha aperto ai
credenti il passaggio alla vita eterna”.
“Unendomi
spiritualmente a quanti si recano nei cimiteri per pregare per i loro defunti,
anch’io domani pomeriggio mi raccoglierò in preghiera nelle Grotte Vaticane
presso le tombe dei Papi, che fanno corona al sepolcro dell’apostolo Pietro, e
naturalmente avrò un ricordo speciale per l’amato Giovanni Paolo II”.
Poi, un auspicio per tutti:
“Cari amici, la
tradizionale sosta di questi giorni presso le tombe dei nostri defunti sia
un’occasione per pensare senza timore al mistero della morte e coltivare
quell’incessante vigilanza che ci prepara ad affrontarlo con serentà”.
Infine dopo la recita dell’Angelus, i saluti in tante
lingue di Benedetto XVI alle migliaia di pellegrini, e un indirizzo particolare
a quelli italiani:
“In questa festa di
Tutti i Santi penso alla bimillenaria storia di santità che ha arricchito
l’Italia e prego perché prosegua oggi e sempre”.
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LA VIA CHE TUTTI I CRISTIANI SONO CHIAMATI A SEGUIRE PER ARRIVARE
ALLA SANTITÀ: UN ITINERARIO DI FEDE DA PERCORRERE CON UMILTA’,
SEMPLICITÀ
E APERTURA ALLA PAROLA DI DIO
L’odierna festa di tutti i Santi celebra una moltitudine
di discepoli di ogni tempo che hanno ascoltato e messo in pratica il Vangelo
dando una profonda testimonianza di amore a Dio e ai fratelli. Una schiera di
“campioni della fede” che ci ricorda come anche tutti noi siamo chiamati alla
santità, a vivere in pienezza il cristianesimo. Sul significato della santità
per i cristiani, ascoltiamo il prefetto della Congregazione
delle cause dei Santi, il cardinale
José Saraiva Martins, intervistato da
Amedeo Lomonaco:
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(musica)
R. – La santità non è astratta, generica, ma è concreta,
vissuta ed esistenziale. La santità non è qualcosa ‘appiccicata’ all’uomo: è la
pienezza stessa dell’umanità. Consiste, essenzialmente, nella conformità a
Cristo, nella fedeltà al Vangelo. Il Santo è il vero discepolo di Cristo.
D. – Benedetto XVI ha ricordato come il cristianesimo non
debba essere considerato un complesso di norme, ma un’esperienza di vita. Oggi,
invece, molti cristiani sembrano spaventati: come far capire che la santità è
una meta per tutti?
R. – Il Vangelo di Gesù non è un complesso di norme, di
regole: assolutamente no! Il Vangelo non è un trattato dottrinale: il Vangelo è
la vita di Cristo proposta a tutti gli uomini, alla quale tutti i cristiani, se
vogliono meritare il nome di cristiani, devono certamente tendere!
D. – Nelle storie di uomini che divengono beati e poi
santi, quale è l’iter della canonizzazione?
R. – Nella prima tappa diocesana si fa una ricerca su
tutti i documenti che possono essere utili per farsi un’idea della personalità,
della virtù del candidato agli altari. Questa documentazione viene poi
trasmessa a Roma e viene esaminata dai vari organi ecclesiali del dicastero.
Bisogna tenere presente che qui, nel dicastero, ci sono più di duemila cause in
attesa di essere studiate. Prima o poi, tutti arriveranno alla meta finale.
D. – Santi per folgorazione, santi per amore, martiri
Santi: come si deve accogliere Gesù?
R. – Con semplicità, con spirito di umiltà e con spirito
di apertura alla Parola di Dio che arriva a noi in tanti modi. Questa è la via,
l’unica via della santità. E i santi sono modelli in questo: sono molti i
Santi, ma una sola è la santità. Se vogliamo, ognuno deve essere Santo a modo
suo, secondo il suo proprio modo di essere …
D. – C’è il pericolo che questa festa sia vissuta quasi un
po’ per consuetudine, per abitudine: come superare questo rischio?
R. – Certamente, è un problema di catechesi e di
pastorale, di formazione dei fedeli. La festa di Ognissanti è la festa di tutti
i nostri fratelli nella fede, non soltanto di quelli che sono stati
riconosciuti ufficialmente come tali, ma di tutti i cristiani: dei militi
ignoti – come diceva Giovanni Paolo II. Il Santo è colui che vive in pieno la
sua umanità, come Cristo, del resto …
(musica)
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1 novembre 2005
PROMUOVERE I DIRITTI DELLE
FAMIGLIE CON TANTI FIGLI.
QUESTO L’OBIETTIVO DEL PRIMO CONVEGNO NAZIONALE
DELL’ “ASSOCIAZIONE FAMIGLIE NUMEROSE” CHE SI APRE OGGI A
CASTELFUSANO
- Con
noi Luisa Santolini e Luigi Bobba -
Al via
oggi pomeriggio alle porte di Roma, presso il Country Club di Castelfusano, il
primo Convegno Nazionale dell’ “Associazione Famiglie Numerose”. Il raduno, che
vedrà la partecipazione di oltre 2.500 persone provenienti da tutta Italia,
intende sottolineare l’importanza delle famiglie con tanti figli per il futuro
della società e soprattutto la necessità che le istituzioni tutelino
maggiormente i diritti di queste realtà. Al termine dell’incontro, domani è
prevista la partecipazione di una delegazione dell’Associazione all’udienza
generale del Santo Padre. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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Un’occasione per nuove conoscenze e scambio di esperienze,
ma soprattutto per promuovere adeguate politiche a sostegno della famiglia e a
maggior ragione di quelle più numerose. Nel 1960, in Italia, erano tre milioni
e mezzo i nuclei familiari con almeno quattro figli; nel 2003, sono scesi a 300
mila. Un drastico calo, dunque. Ma come vive una famiglia numerosa? Quali sono
le difficoltà che deve fronteggiare? Luisa Santolini, presidente del Forum
delle famiglie:
R. – Una famiglia numerosa per definizione deve avere una
macchina più grande, deve avere una casa più grande, deve avere tutto ‘più
grande’ perché, in effetti, deve rispondere ai bisogni di molte persone. Tutto
questo sforzo, però, non viene premiato né dal fisco né dalle istituzioni,
perché sembra che i figli siano un fatto privato e quindi ognuno poi se li
gestisce e se li cura come crede. E non c’è nessun incentivo, in questa
direzione! Questa è veramente una profonda ingiustizia che le famiglie numerose
vivono e lo dicono, che si sentono abbandonate!
D. – In che modo le istituzioni sostengono le famiglie
numerose?
R. – Qualsiasi provvidenza a favore delle famiglie ha
sempre un tetto di reddito da cui molto spesso le famiglie numerose sono fuori.
Non solo: ma le famiglie vicine al tetto di reddito per avere delle
provvidenze, si devono preoccupare di non superare questo tetto di reddito,
quindi sono disincentivate a migliorare la loro posizione economica altrimenti
perdono un sacco di vantaggi, tipo l’iscrizione all’università dei figli, o
cose di questo genere.
D. – Quali sono, allora, le richieste avanzate
dall’Associazione? Luigi Bobba, presidente delle ACLI:
R. – Credo che le richieste che vengono da questa realtà
associativa dicono della necessità di un insieme di politiche per la famiglia,
di sostegni effettivi che non siano briciole, che non siano una tantum come abbiamo assistito in
queste finanziarie di questi anni. La nostra linea di proposte è articolata su
tre punti: l’introduzione del quoziente familiare nel sistema di tassazione,
che significa tassare le persone in base al reddito effettivamente disponibile,
dunque se una famiglia è più numerosa, il reddito disponibile per ciascuno dei
componenti sarà ripartito in base – appunto – al numero dei componenti. Il
secondo, è una crescita della spesa sociale per le famiglie e per i bambini,
portandoci ad una percentuale simile a quella francese: 2,7 per cento del
prodotto interno lordo; ed infine, una revisione del sistema delle tariffe –
del gas, dell’acqua, dei rifiuti solidi urbani, del telefono – che oggi tendono
a penalizzare proprio le famiglie più numerose.
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700
INTERVENTI CHIRURGICI IN AFRICA PER MALATI DI CATARATTA:
SONO
STATI REALIZZATI GRAZIE AL PROGETTO “RIDARE LA LUCE”,
PROMOSSO
DAI FATEBENEFRATELLI CON LA COLLABORAZIONE
DI OCULISTI
VOLONTARI
-
Intervista con fra Benedetto Possemato e il dottor Pierluigi Quercioli -
Si chiama “Ridare la luce”. E’ la missione che l’AFMAL,
l’Associazione Fatebenefratelli per i malati lontani, sta portando avanti in
Africa per aiutare quanti sono colpiti da cataratta. Grazie a questo progetto
sono già stati realizzati 700 interventi chirurgici e quasi 2500 visite
ambulatoriali. Nell’Africa sub-sahariana, a causa anche della carenza alimentare,
dell’acqua non potabile e delle particolari condizioni climatiche e biologiche,
la cecità colpisce 2 milioni di persone, che non hanno la possibilità di
ricorrere a cure mediche. Al microfono di Tiziana Campisi, fra Benedetto
Possemato, dell’Ordine San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli, racconta
l’ultima missione, quella in Togo.
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R. – Abbiamo operato 88 persone, ne abbiamo visitate
600-650. Noi siamo stati nel Mali a Gaò, ai bordi proprio del deserto africano,
tre volte; siamo stati nel Benin e nel Togo.
D. – Queste esperienze che cosa le hanno donato?
R. – A me, come Fatebenebefratello, hanno consentito di
‘vivacizzare’ la mia vocazione. Andando in Africa, ho trovato tanta gente
disponibile ad accettare quello che noi offrivamo, perché capivano che lo
davamo loro con tutto il cuore.
D. – Come vengono organizzate le missioni?
R. – Normalmente, raccogliamo fondi – sempre con
benefattori privati – che servono per comprare tutto il materiale, si trovano i
volontari e partiamo.
D. – Adesso, a quali Paesi state guardando?
R. – Noi, il 26 novembre partiamo per il Mali, per la
quarta volta.
D. – Esistono delle esigenze particolari, laggiù?
R. – Esigenze? Oh, manca tutto! Sono ai bordi del deserto,
le case sono fatte ancora di paglia, di frasche, di fango. Non esistono strade,
non esiste forse nemmeno la luce nelle cosiddette ‘case’, che poi case non
sono: sono capanne …
D. – Di fronte a tali realtà, come porsi?
R. – Io credo che la cosa più importante sia porsi da
fratello a fratello.
D. – Ma che cosa significa per un medico ‘andare in
missione’? Il dottor Pierluigi Quercioli, oculista:
R. – E’ stata un’esperienza molto bella, anche in rapporto
alle persone che abbiamo incontrato. Si è creato un tam-tam, anche grazie ad
una Radio locale, e già dai primi giorni hanno incominciato ad arrivare persone
pure da oltreconfine, con delle file immaginabili. Molti avevano già la
diagnosi perché, in realtà, qualche oculista l’avevano consultato, ma non
avevano a disposizione il denaro per potersi operare. Saputo che noi facevamo
questi interventi a costi estremamente popolari, con solo un contributo per
l’ospedale, abbiamo trovato moltissime persone che volevano fare questi
interventi chirurgici.
D. – Umanamente, che cosa le ha lasciato questa
esperienza?
R. – M’ha lasciato contento. Non si direbbe mai quanto si
riesca poi ad instaurare un rapporto con persone così lontane. I miei pazienti,
per esempio, si sono adoperati in tutte le maniere per favorirci ed aiutarci.
Qui si è creata una catena di vera solidarietà e di afflato.
D. – Il rapporto con la gente com’è stato?
R. – La soddisfazione dei pazienti, sbendati dopo un
intervento di cataratta, è una soddisfazione incredibile. Difficile da
raccontare cosa succede in una persona che è condannata alla cecità e che, da
un lato sa che questa cecità potrebbe essere sconfitta da un intervento,
dall’altro non ne ha le possibilità, quindi non può!
D. – Quale ricordo in particolare le è rimasto?
R. – Visitando il reparto di pediatria e giocando con un
bambino molto piccolo, di cinque-sei mesi, ho rivisto esattamente lo stesso
sorriso di mio figlio, della stessa età. Questo mi ha dato la misura di quanto
poi gli uomini, distanti per chilometri, distanti per cultura, distanti per
tante motivazioni - dal punto di vista sociale, economico - siano
effettivamente tutti uguali. Da lì a qui riporto le grida di giubilio di un
ragazzo che, saputo che poteva essere operato, beh: si è messo in ginocchio ed
ha ringraziato Dio.
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AIUTARE
L’UNIVERSITÀ AD ESSERE UNA FUCINA DEL PENSIERO CATTOLICO.
E’
QUESTO L’OBIETTIVO DI “SYNTHESIS”, IL NUOVO PERIODICO BIMESTRALE
CHE
SARÀ DISTRIBUITO GRATUITAMENTE NEGLI ATENEI PONTIFICI
-
Intervista con Jorge Olaechea -
Diventare protagonisti della vita
universitaria e del dibattito culturale odierno. Nasce con questo ambizioso
intento il periodico bimestrale Synthesis,
distribuito gratuitamente nelle Università Pontificie di Roma con una tiratura
di 5 mila copie. L’iniziativa è volta a stimolare studenti, professori e
autorità accademiche, affinché gli Atenei pontifici romani diventino ciò che
sono chiamati ad essere: fucine di pensiero cattolico che incidano profondamente
sulla realtà culturale odierna. Paolo Ondarza ha intervistato Jorge Olaechea,
direttore editoriale di Synthesis:
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R. – Il nostro desiderio, come studenti ed anche come
cattolici impegnati nel servizio della Chiesa, è soprattutto che le Università
Pontificie ritrovino quella vitalità e quello slancio che possa farle diventare
vere autentiche protagoniste del dibattito culturale in corso. La nostra
convinzione è che la fede abbia senz’altro qualcosa da dire, anzi qualcosa di
molto importante da trasmettere alla cultura contemporanea, all’uomo dei nostri
giorni. Crediamo anche che sul versante culturale occorrano forze nuove alla
Chiesa. E chi altro, se non le Università Pontificie possono promuovere queste
forze?
D. – E, secondo te gli studenti hanno questa voglia di
lavorare?
R. – Sì, la voglia di lavorare c’è, però a volte si vede
anche un modello di studente di scuola media: si va a lezione, si ascolta il
professore, si fa l’esame e basta. Quindi, mancando un orizzonte più alto,
rimaniamo soltanto in desideri, in critiche vaghe, senza passare all’azione.
Noi invece vogliamo far vedere che si può fare altro, cioè ci si può incontrare,
studiare insieme, discutere, scrivere, produrre.
D. – Il primo numero di Synthesis è già in distribuzione gratuita in tutti gli Atenei
pontifici di Roma. Come si presenta?
R. – Il primo numero è un numero di presentazione ed anche
di prova per noi. Abbiamo voluto avere uno spazio anche per uno studente che
racconti la sua esperienza personale, faccia delle proposte che ritenga
rilevanti. C’è un articolo in inglese che vuole dimostrare il carattere
internazionale delle Università Pontificie. Ci sarà anche un’intervista al prof.
Armando Rigobello sulle sfide al pensiero cristiano e un paio di articoli sulle
radici dell’Europa.
D. – Che cosa vi aspettate dai vostri colleghi studenti
che riceveranno gratuitamente Synthesis
nelle loro università?
R. – Innanzitutto, ci aspettiamo che leggano Synthesis. Non si tratta del solito
informativo studentesco. Abbiamo cercato di offrire un contenuto serio, utile a
tutti. Poi ci aspettiamo evidentemente anche la loro partecipazione.
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PRESENTATO ALLA
CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI
“FILM
& MISSION”, UN LIBRO E UN DVD CHE RACCOLGONO LE ECCEZIONALI
IMMAGINI
GIRATE DAI MISSIONARI DEI PRIMI DEL NOVECENTO
-
Intervista con l’autrice, Francesca Piredda -
“Film che valgono per l’anima che vi è dentro”. Il
cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, ha definito così il libro “Film & Mission” di Francesca
Piredda, che nei giorni scorsi è stato presentato nella sede del dicastero
vaticano. L’opera è la prima in Italia che abbia affrontato una ricerca
sistematica, negli archivi degli istituti religiosi italiani, delle pellicole
girate dai missionari inviati nei vari continenti tra gli inizi del Novecento e
gli anni Quaranta. Il risultato, ottenuto grazie alla collaborazione dell’Università
Cattolica di Milano e dell’Ente italiano dello spettacolo, è condensato, oltre
che nel volume, anche in un DVD allegato che contiene alcune straordinarie
immagini di siti missionari degli anni ’20-’30 del secolo scorso. Si tratta di
reperti eccezionali tanto dal punto di vista religioso quanto da quello
culturale, che costituiscono il passo d’avvio per un futuro archivio
missionario nazionale e internazionale. All’autrice, Alessandro De Carolis ha
chiesto come sia nato questo progetto:
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R. – Nasce da un insieme di miei studi fatti durante
l’università. Ho cominciato ad addentrarmi in questo mondo tenendo come limiti
cronologici dalle origini fino alla Seconda Guerra Mondiale. Insieme ai docenti
– in particolare al prof. Francesco Casetti, che è docente di Filmologia alla Cattolica di Milano - abbiamo
pensato che una strada interessante potesse essere quella del cinema
missionario, a tutt’oggi un argomento poco studiato e poco trattato.
D. – Qual è la realtà degli archivi missionari - per così
dire - delle Congregazioni religiose italiane?
R. – Secondo i dati di cui dispongo, non esiste un
archivio cinematografico dei missionari, o meglio, non esiste a livello
nazionale. E’ probabile che in molte case religiose esista un archivio dei
prodotti culturali realizzati dai padri, tra i quali appunto le cosiddette
“filmine”. Quello che io ho potuto constatare è che spesso gli stessi
missionari non sono completamente consapevoli del patrimonio di cui dispongono.
Nel mio lavoro di ricerca sono affiancata dalla Nova-T, una casa di produzione
che si è occupata della realizzazione del DVD e che ha tra i suoi obiettivi
quello appunto di creare un archivio nazionale del film missionario.
D. – Qual è il valore culturale del materiale che avete già
trovato e catalogato?
R. – Sicuramente, molto grande. Faccio un esempio: c’è un
film di datazione incerta - probabilmente le riprese sono state fatte tra il
1913 e il 1956 - di un padre salesiano, padre Agostini, che ha un altissimo
valore etnografico perché questo padre ha ripreso gli ultimi membri di tre
tribù del Sud America ormai completamente estinte. Queste immagini, dunque,
sono per noi l’unico documento che abbiamo di un ceppo umano che non esiste
più. Ma anche spostandoci nei filmati degli anni Cinquanta e Sessanta, abbiamo
dei ritratti, per esempio, dell’Africa, che non sembra quella che noi
conosciamo oggi. Questo perché ogni film veniva studiato in base alle finalità
che si proponeva, per cui se la finalità era quella di sostenere la causa della
missione, ovviamente si doveva far vedere che la missione dava una nuova
immagine dell’Africa.
D. – Che tipo di sviluppo vi siete prefissi per questo
progetto?
R. – La speranza di questo libro è sensibilizzare
soprattutto le missioni all’importanza dell’argomento e fare in modo che siano
gli stessi religiosi, in qualche modo, a scoprire il patrimonio nascosto che
probabilmente possiedono.
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1 novembre 2005
nel pomeriggio di Oggi, nei cimiteri
romani del Verano, prima porta
eD ostia antica, si terranno celebrazioni liturgiche,
in suffragio dei fedeli romani deceduti
ROMA. = Anche quest’anno, in occasione della solennità di Tutti i Santi,
a Roma, all’interno del Cimitero del Verano, alle ore 16:00, il Cardinale
Vicario, Camillo Ruini, celebrerà la Santa Messa in suffragio dei fedeli
defunti di Roma. In questo giorno pregheremo per tutti i defunti nella
consapevolezza che “santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti
perché siano assolti dai peccati”. “La nostra preghiera – afferma il porporato
in una nota - potrà così non soltanto aiutare i defunti ma anche rendere
efficace la loro intercessione presso Dio in nostro favore”. Nel Cimitero di
Prima Porta, alle 15:30, la Santa Messa sarà officiata da mons. Enzo Dieci,
vescovo ausiliare del settore nord; mentre il vescovo Paolo Schiavon, ausiliare
per il settore Sud, presiederà l’Eucarestia alla stessa ora nel Cimitero di
Ostia Antica. Per accogliere al meglio i visitatori che in questi giorni si recheranno
nei Cimiteri della capitale, l'AMA, l’Azienda
Municipale Ambiente del Comune, ha predisposto il “Progetto accoglienza
2005” che consiste nell’offrire supporto ai cittadini, in particolare ad
anziani e disabili. Fino al 2 novembre in tutti i Cimiteri sono stati allestiti
dei punti di accoglienza CON materiale informativo
sui Servizi Funebri e Cimiteriali. (E. B.)
SI È CONCLUSA STAMANI A RIMINI LA 29.ESIMA CONFERENZA ANIMATORI
DEL RINNOVAMENTO NELLO
SPIRITO SANTO. NELLA TRE GIORNI OLTRE 3.500
RESPONSABILI DEL
MOVIMENTO PROVENIENTI DA TUTTA L’ITALIA HANNO ANCHE
RIVOLTO UN PENSIERO A
BENEDETTO XVI E A GIOVANNI PAOLO II
- A cura di Luciano Castro -
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RIMINI. = Dobbiamo portare il
Rinnovamento nella società. E’ con questo forte appello alla missione e alla
testimonianza nel mondo che il coordinatore nazionale del movimento, Salvatore
Martinez, ha chiuso stamani la tregiorni della Conferenza Animatori. “Sarebbe
drammatico se la nostra opera di ‘rinnovamento ecclesiale’ – ha detto Martinez
– si separasse dall’opera di ‘rinnovamento sociale’: non esiste autentico
servizio alla Chiesa che non sia anche servizio al mondo”. Portare nella
società l’amore e la Parola di Dio e promuovere la cultura della Pentecoste
sono dunque gli impegni assunti dal Rinnovamento. “I nostri gruppi – ha
proseguito Martinez – sono la ‘palestra’, il luogo in cui ci si prepara in
vista del cambiamento del cuore del
mondo, della comunicazione della salvezza a quanti soffrono per l’assenza di
Cristo”. Nel suo intervento, il coordinatore nazionale del Rinnovamento ha
anche confermato il grande evento che vedrà tutti i movimenti ecclesiali
celebrare con Benedetto XVI la veglia della Pentecoste 2006, in continuità con
quanto vissuto nel 1998 con Giovanni Paolo II. “Grazie Spirito Santo per questi
due Pontefici – ha esclamato Martinez –: lunga vita a Benedetto XVI e Giovanni
Paolo II sia santo subito!”. La concelebrazione conclusiva è stata presieduta
dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia: “Questo grande popolo
carismatico, che è un dono di Dio per la Chiesa e per il mondo – ha detto mons.
Paglia nell’omelia – in qualche modo, oggi si inserisce nella schiera dei Santi
che sono i figli di Dio, che sono da Lui amati e che rappresentano – ha
concluso – la beatitudine che il Signore mostra come fine e scopo della vita”.
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educare e comunicare:
questi, secondo le suore salesiane in india,
i rami strategici
dell’evangelizzazione nel paese
NEW DELHI. = Istruzione e
comunicazione sono due settori strategici del mondo moderno e per questo sono
campi importantissimi per l’evangelizzazione. Lo hanno confermato a Calcutta 30
coordinatrici di Pastorale giovanile, Comunicazione Sociale e Scuola, delle
Figlie di Maria Ausiliatrice a margine di un incontro svoltosi nei giorni
scorsi. L’incontro è stato dedicato soprattutto alla condivisione delle
esperienze di collaborazione tra Pastorale Giovanile e Comunicazione sociale.
Si è sviluppato inoltre il tema dell’evangelizzazione in un contesto di dialogo
religioso e il rapporto fra giovani e mass media in India. In questo quadro le suore, informa l’agenzia Ans,
hanno confermato che istruzione e comunicazione sono due rami vitali per
l’evangelizzazione, specialmente nei confronti dei giovani. Numerose
Congregazioni religiose presenti nel Paese si dedicano infatti alla missione
nel campo dell’istruzione della comunicazione sociale. La Chiesa ritiene che in
tal modo si possa contribuire alla costruzione di una Nazione aperta, tollerante,
pacifica, rispettosa dei diritti umani e delle minoranze. La comunità cattolica
– come hanno spesso sottolineato i vescovi locali - ha fondato scuole e
istituti di istruzione per contribuire allo sviluppo culturale della società e
per promuovere i valori fondamentali dell’istruzione democratica dei giovani.
(E. B.)
L’ISTITUTO INTERNAZIONALE DELLE NAZIONI UNITE PER LA
RICERCA SUL CRIMINE
E LA GIUSTIZIA, UNICRI, VARA UN NUOVO PROGRAMMA DI
ASSISTENZA PER
COMBATTERE
LA CORRUZIONE IN BOLIVIA, COLOMBIA, ECUADOR E PERÙ
- A cura
di Eugenio Bonanata -
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BOGOTÀ. = Promuovere la lotta
alla corruzione attraverso corsi di formazione avanzata per giudici e pubblici
ministeri di Bolivia, Colombia, Ecuador e Perú. È questo lo scopo del programma
di assistenza inaugurato ieri dall'Istituto Internazionale delle Nazioni Unite
per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI). Un programma che coinvolge,
in qualità di formatori, accademici e magistrati di diversi Paesi, tra cui
Argentina, Brasile, Messico e Stati Uniti. Per l’Italia, che finanzia il progetto
attraverso il ministero per gli Affari Esteri, sarà presente un rappresentante
della Direzione Nazionale Antimafia. I corsi, che mirano ad illustrare la
prassi e gli strumenti adottati a livello internazionale, approfondiranno inoltre
il tema delle correlazioni tra corruzione, traffico di droga e traffico di
esseri umani. La prima parte dei corsi di formazione, in programma fino al
prossimo 10 novembre, è stata organizzata dall’UNICRI con l’assistenza
dell’Ufficio colombiano dell’UNODC, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la
Droga e il Crimine. All’inau-gurazione del corso, presso la Procura della
Repubblica colombiana, hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti dei
Paesi beneficiari, dell’Organizzazione degli Stati Americani, della Banca Mondiale,
del Banco Interamericano per lo Sviluppo e della Commissione Europea. L’avvio
del programma avviene in concomitanza con l’entrata in vigore della Convenzione
ONU contro la corruzione, che rappresenta uno degli strumenti più innovativi a
disposizione della comunità internazionale. “Il programma - ha commentato
Gioacchino Polimeni, direttore dell’UNICRI - rappresenta un esempio di come le
autorità giudiziarie di diversi Paesi possano vicendevolmente rafforzarsi per
contrastare un fenomeno che sempre più mina la crescita e l’efficacia degli
aiuti allo sviluppo”. In questo quadro – continua ancora il direttore - “dotare i Paesi di nuovi strumenti contro la
corruzione e promuovere lo scambio di informazioni significa costruire quel
patrimonio di risorse necessarie per arginare un fenomeno dilagante e dai
confini indefiniti”. Il programma si configura come un progetto pilota e
l’UNICRI si augura che, sulla base della valutazione dei risultati ottenuti,
sia possibile adottarlo in altre aree geografiche.
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nessuno dei penitenziari di haiti risponde ai criteri con
cui dovrebbero
essere gestiti i centri di detenzione in una società
democratica. A lanciare l’allarme è la “Rete nazionale per la difesa dei
diritti dell’uomo”
PORT-AU-PRINCE. = Sovraffollamento,
condizioni igieniche pessime, mancanza di cibo, acqua ed elettricità,
carcerazioni preventive prolungate, abusi sui detenuti. Questa è la situazione
delle prigioni di Haiti come la descrive la “Rete nazionale per la difesa dei
diritti dell’uomo”, RNDDH, in un rapporto diffuso nei giorni scorsi, in
occasione della Giornata internazionale dei prigionieri. Dal documento emerge
che sui 21 centri di detenzione presenti nel Paese solo 17 sono attualmente
funzionanti e ospitano in tutto 3.387 detenuti. Tra questi nessuno risponde ai criteri con cui dovrebbero essere
gestiti i penitenziari in una società democratica. Nelle prigioni haitiane
mancano, infatti, oggetti essenziali come sedie e letti, al punto che molti
sono costretti a dormire per terra. I servizi sanitari sono disastrati: a
volte, sottolinea la RNDDH, trascorrono dai due ai tre giorni senza che un recluso
riesca a lavarsi. I pasti, che dovrebbero essere forniti due volte al giorno,
spesso sono razionati e di scarsa qualità. Particolarmente allarmante è poi la
situazione sul fronte giudiziario: sui 3.387 detenuti, solo 372 sono già stati
condannati e in pratica l’89% è in attesa di giudizio. E’ grave, inoltre, il
trattamento riservato a molti reclusi: la Rete ha raccolto informazioni
riguardanti agenti carcerari che puniscono i detenuti a bastonate. Per cercare
di risolvere questa difficile situazione l’organizzazione umanitaria chiede la
ristrutturazione delle prigioni abbandonate e la realizzazione di una struttura
medica che controlli la salute dei reclusi prima e dopo la detenzione. La Rete
chiede inoltre la revisione dei meccanismi della carcerazione preventiva
prolungata e il rispetto effettivo dei diritti dei prigionieri. (E. B.)
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1 novembre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La corsa di un bambino in una strada di Kirkuk, in Iraq, e
un’esplosione improvvisa. E’ questa la sequenza di un dramma che in pochi
istanti ha dilaniato una giovane vita, un bambino kamikaze vittima del
fondamentalismo. Il bambino di dieci anni, dopo aver visto l’auto con a bordo
il capo della polizia, ha cominciato a correre e ha azionato la cintura
esplosiva che portava indosso provocando il ferimento di due persone.
L’episodio, uno tra i più barbari di quelli architettati finora dai gruppi
terroristici, non è isolato: il Comando americano ha
denunciato ieri che a Tal Afar, roccaforte della guerriglia sunnita, i ribelli
“hanno convinto donne e bambini ad attaccare le forze di sicurezza”. Sempre
ieri, un attacco condotto dai ribelli in un affollato mercato di Bassora ha
causato la morte di 20 persone, soprattutto civili. L’Esercito americano ha
disposto, inoltre, il rilascio di circa 500 detenuti iracheni dal famigerato
penitenziario di Abu Ghraib.
Proprio l’Iraq è stato, intanto,
al centro dei colloqui ieri, alla Casa Bianca, tra il presidente americano Bush
e il capo del governo italiano, Berlusconi. L’Italia - ha detto il presidente
del Consiglio - è “orgogliosa di poter essere accanto all’alleato americano
nell’estendere le frontiere di libertà e democrazia e per perseguire una
situazione di pace”. Lo stesso Berlusconi riferendosi al conflitto in Iraq,
sabato scorso, aveva però rivelato di
aver “tentato a più riprese di convincere il presidente americano a non far la
guerra” Nell’incontro di
ieri Bush ha comunque ringraziato l’Italia per il contributo dato in Afghanistan e in Iraq. Successivamente,
Berlusconi parlando dell’attuale fase
politica italiana, ha dichiarato che l’Amministrazione americana teme un cambio
di governo in Italia, ma ha poi spiegato che il presidente Bush non ha
pronunciato esattamente queste parole. Alle frasi di Berlusconi sono seguite
polemiche e critiche da parte di esponenti dell’opposizione italiana. Il portavoce
americano del Consiglio per la sicurezza nazionale ha precisato, inoltre, che
le elezioni in Italia riguardano il popolo italiano. “Gli Stati Uniti – ha
aggiunto il portavoce - non interferiscono nei problemi interni di altri
Paesi”.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato,
ieri, una risoluzione che chiede alla Siria di cooperare all’inchiesta
internazionale sull’omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri. Nel
documento non viene indicata l’ipotesi di sanzioni economiche ma si prospetta
l’adozione di “altre misure” se la Siria si rifiuterà di partecipare
all’indagine in corso. Voluta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, la
risoluzione è stata adottata in seguito alla pubblicazione, la settimana
scorsa, di un rapporto provvisorio della Commissione incaricata dell’inchiesta.
Il documento sostiene la tesi del coinvolgimento dei Servizi di sicurezza
siriani e libanesi nell’attentato avvenuto lo scorso 14 febbraio a Beirut e costato
la vita ad Hariri e ad altre 22 persone.
Israele è favorevole
all'ipotesi di “un ruolo dell’Unione europea come terza parte per il controllo
del valico di Rafah”, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Lo ha
riferito il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, al termine del suo
incontro a Gerusalemme con il premier israeliano Ariel Sharon, che questo pomeriggio
riunirà il gabinetto proprio su questo tema.
In Pakistan le autorità di Islamabad hanno reso noto che è
salito ad almeno 57 mila il bilancio delle vittime provocate dal terremoto
dello scorso 8 ottobre. Nella vicina India continuano intanto le indagini sui
tre attentati dinamitardi compiuti a Nuova Delhi, sabato scorso. Gli inquirenti
sospettano il coinvolgimento della Jihad pakistana. Il servizio di Maria Grazia
Coggiola:
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In India si festeggia oggi Diwali, la festa induista delle
luci, che rappresenta la vittoria del bene sul male. Ma nei mercati e nei
luoghi di ritrovo aleggia un clima di paura e di terrore, ed anche i consueti
botti e mortaretti sono più ‘silenziosi’ quest’anno. Dopo il triplice attentato
di sabato, che ha causato almeno 62 vittime, la polizia ha rinforzato la sicurezza
nella capitale; gli investigatori stanno ancora cercando qualche indizio che
possa confermare l’ipotesi della pista dell’integralismo islamico che sembra
quella più accreditata. Diverse persone sono state fermate e interrogate; ci
sarebbero delle intercettazioni telefoniche che potrebbero rivelarsi utili.
Intanto, un Tribunale indiano ha condannato a morte un pakistano accusato di un
attentato compiuto a New Delhi nel dicembre 2000 e costato la vita a tre
persone. Anche adesso si sospetta che dietro le stragi di sabato scorso, ci sia
la cosiddetta “Armata dei puri”, una potente organizzazione separatista del Kashmir,
che ha però le basi in Pakistan. Se i legami tra le stragi e la Jihad pakistana
verranno confermati, cresceranno anche i timori per la sorte del processo di
pace che proprio a gennaio dovrebbe entrare nella terza fase dei negoziati.
Finora, non ci sono state rappresaglie da parte indiana. Anzi, nello stesso
giorno delle bombe, i due Paesi concludevano un accordo per l’apertura del
confine conteso in Kashmir, in modo da facilitare i soccorsi alle vittime del
sisma dell’8 ottobre.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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Almeno venti detenuti sono morti in un carcere del
Kirghizistan in seguito ad una serie di sommosse e scontri con la polizia.
Secondo fonti del ministero kirghizo della Giustizia, i detenuti hanno usato
‘Kalashnikov’. La rivolta più violenta è avvenuta in un penitenziario della
capitale, Bishkek, dove i reclusi si sono ribellati per protestare contro la
decisione di trasferire in un'altra struttura un boss della malavita.
La Corea del Nord e la Corea del Sud hanno raggiunto, per
la prima volta, un accordo per partecipare con un’unica squadra ai Giochi
asiatici del 2006 e alle Olimpiadi del 2008. Lo ha reso noto il Comitato
olimpico sudcoreano (KOC) con una nota diffusa dopo un incontro con i
rappresentanti del Comitato olimpico di Pyongyang. Le parti si incontreranno nuovamente
il 7 dicembre nella città nordcoreana
di Keasung per esaminare i dettagli dell’intesa.
Il principale partito dell’opposizione dello Zanzibar, il
Fronte unico civico, ha rivendicato la vittoria nelle elezioni presidenziali di
domenica scorsa. L’isola è scossa, in questi giorni, da scontri tra sostenitori
dell’opposizione e del governo. L’isola di Zanzibar gode di uno status di
semiautonomia dalla Tanzania.
Tre morti e 10 feriti. E’ il
drammatico bilancio degli scontri in Etiopia, ad Addis Abeba, tra polizia e
manifestanti che protestavano contro l’esito della consultazione del 15 maggio.
La dimostrazione era stata indetta dal principale partito di opposizione, la
Coalizione per l’unità e la democrazia (CUD), che non riconosce la vittoria
dell’attuale premier, Meles Zenawi, giunto al terzo mandato.
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