RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 305 - Testo della trasmissione di martedì 1 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Gustare la gioia di essere una grande famiglia degli amici di Dio: così Benedetto XVI stamane all’Angelus, nell’odierna Festa di tutti i Santi

 

La via della santità è aperta a tutti: intervista con il cardinale José Saraiva Martins

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Interesse in Italia per il primo Convegno nazionale delle famiglie numerose: le opinioni di Luisa Santolini e Luigi Bobba

 

700 interventi in Africa per malati di cataratta, grazie al progetto “Ridare la luce”. Ai nostri microfoni fra Benedetto Possemato e  Pierluigi Quercioli

 

Aiutare l’università ad essere una fucina del pensiero cattolico. L’obiettivo di “Synthesis”, nuova rivista degli Atenei pontifici: con noi, Jorge Olaechea

 

“Film & Mission”, un libro e un dvd con le eccezionali immagini girate dai missionari nei primi decenni del Novecento: ce ne parla l’autrice, Francesca Piredda

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nel pomeriggio di oggi, nei cimiteri romani si terranno celebrazioni liturgiche in suffragio dei fedeli romani deceduti

 

Si è conclusa stamani a Rimini la 29.ma Conferenza degli animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo

 

Educare e comunicare: questa, secondo le suore salesiane in India, la strategia per evangelizzare il Paese

 

L’Istituto dell’ONU per la ricerca sul crimine e la giustizia (UNICRI) vara un nuovo programma per la lotta alla corruzione in alcuni Paesi dell’America Latina

 

Ad Haiti la “Rete nazionale per la difesa dei diritti dell’Uomo” denuncia gravi violazioni nei penitenziari del Paese caraibico

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovo episodio in Iraq di folle violenza, di cui si rende protagonista un bambino

 

Commenti e polemiche dopo il colloquio ieri tra il presidente americano, Bush e il capo del governo italiano, Berlusconi

 

Sospetti sulla Jihad pakistana dietro gli attentati di sabato scorso a New Delhi

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 novembre 2005

 

GUSTARE LA GIOIA DI ESSERE UNA GRANDE FAMIGLIA DEGLI AMICI DI DIO:

COSÌ BENEDETTO XVI, STAMANE ALL’ANGELUS, NELL’ODIERNA FESTA DI TUTTI I SANTI, INTIMAMENTE COLLEGATA ALLA CELEBRAZIONE DEI DEFUNTI

 

Una festa “che ci fa gustare la gioia di far parte della grande famiglia degli amici di Dio”: con queste parole Benedetto XVI ha colto il significato profondo dell’odierna solennità di Tutti i Santi, collegato alla commemorazione dei defunti. Migliaia i pellegrini raccolti anche stamane in piazza San Pietro per recitare l’Angelus insieme al Papa. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Diventare santi significa realizzare pienamente quello che già siamo in quanto elevati, in Cristo Gesù, alla dignità di figli adottivi di Dio”. Infatti “con l’incarnazione del Figlio, la sua morte e risurrezione,  Dio ha voluto rinconciliare a Sé l’umanità ed aprirla alla condivisione della stessa sua vita”. “Chi crede in Cristo Figlio di Dio rinasce dall’alto” – ha spiegato il Papa – un “mistero che si attua nel sacramento del Battesimo, dove la vita nuova ricevuta “non è soggetta alla corruzione e al potere della morte”. Morte che altro non è che “il passaggio terreno alla patria del Cielo, dove il Padre accoglie tutti i suoi figli”. E significativo e appropriato” – ha sottolineato il Santo Padre – è che dopo la festa di Tutti i Santi” si celebri la commemorazione dei defunti.

 

“La ‘comunione dei santi’, che professiamo nel Credo, è una realtà che si costruisce quaggiù, ma che si manifesterà pienamente quando noi vedremo Dio ‘così come egli è’”.

 

“E’ la realtà di una famiglia – ha aggiunto Benedetto XVI – legata da profondi vincoli di spirituale solidarietà, che unisce i fedeli defunti a quanti sono pellegrini nel mondo”.

        

“Un legame misterioso ma reale, alimentato dalla preghiera e dalla partecipazione al sacramento dell’Eucaristia”.

 

“Nel Corpo mistico di Cristo le anime dei fedeli si incontrano superando la barriera della morte, pregano le  une per le altre” . Cosi “si comprende anche la prassi - ha osservato il Papa - di offrire ai defunti preghiere di suffragio, in modo speciale il sacrificio eucaristico”, “che ha aperto ai credenti il passaggio alla vita eterna”.

“Unendomi spiritualmente a quanti si recano nei cimiteri per pregare per i loro defunti, anch’io domani pomeriggio mi raccoglierò in preghiera nelle Grotte Vaticane presso le tombe dei Papi, che fanno corona al sepolcro dell’apostolo Pietro, e naturalmente avrò un ricordo speciale per l’amato Giovanni Paolo II”.

        

Poi, un auspicio per tutti:

 

“Cari amici, la tradizionale sosta di questi giorni presso le tombe dei nostri defunti sia un’occasione per pensare senza timore al mistero della morte e coltivare quell’incessante vigilanza che ci prepara ad affrontarlo con serentà”.

 

Infine dopo la recita dell’Angelus, i saluti in tante lingue di Benedetto XVI alle migliaia di pellegrini, e un indirizzo particolare a quelli italiani: 

 

“In questa festa di Tutti i Santi penso alla bimillenaria storia di santità che ha arricchito l’Italia e prego perché prosegua oggi e sempre”.

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LA VIA CHE TUTTI I CRISTIANI SONO CHIAMATI A SEGUIRE PER ARRIVARE

ALLA SANTITÀ: UN ITINERARIO DI FEDE DA PERCORRERE CON UMILTA’, SEMPLICITÀ

E APERTURA ALLA PAROLA DI DIO

 

L’odierna festa di tutti i Santi celebra una moltitudine di discepoli di ogni tempo che hanno ascoltato e messo in pratica il Vangelo dando una profonda testimonianza di amore a Dio e ai fratelli. Una schiera di “campioni della fede” che ci ricorda come anche tutti noi siamo chiamati alla santità, a vivere in pienezza il cristianesimo. Sul significato della santità per i cristiani, ascoltiamo il prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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(musica)

 

R. – La santità non è astratta, generica, ma è concreta, vissuta ed esistenziale. La santità non è qualcosa ‘appiccicata’ all’uomo: è la pienezza stessa dell’umanità. Consiste, essenzialmente, nella conformità a Cristo, nella fedeltà al Vangelo. Il Santo è il vero discepolo di Cristo.

 

D. – Benedetto XVI ha ricordato come il cristianesimo non debba essere considerato un complesso di norme, ma un’esperienza di vita. Oggi, invece, molti cristiani sembrano spaventati: come far capire che la santità è una meta per tutti?

 

R. – Il Vangelo di Gesù non è un complesso di norme, di regole: assolutamente no! Il Vangelo non è un trattato dottrinale: il Vangelo è la vita di Cristo proposta a tutti gli uomini, alla quale tutti i cristiani, se vogliono meritare il nome di cristiani, devono certamente tendere!

 

D. – Nelle storie di uomini che divengono beati e poi santi, quale è l’iter della canonizzazione?

 

R. – Nella prima tappa diocesana si fa una ricerca su tutti i documenti che possono essere utili per farsi un’idea della personalità, della virtù del candidato agli altari. Questa documentazione viene poi trasmessa a Roma e viene esaminata dai vari organi ecclesiali del dicastero. Bisogna tenere presente che qui, nel dicastero, ci sono più di duemila cause in attesa di essere studiate. Prima o poi, tutti arriveranno alla meta finale.

 

D. – Santi per folgorazione, santi per amore, martiri Santi: come si deve accogliere Gesù?

 

R. – Con semplicità, con spirito di umiltà e con spirito di apertura alla Parola di Dio che arriva a noi in tanti modi. Questa è la via, l’unica via della santità. E i santi sono modelli in questo: sono molti i Santi, ma una sola è la santità. Se vogliamo, ognuno deve essere Santo a modo suo, secondo il suo proprio modo di essere …

 

D. – C’è il pericolo che questa festa sia vissuta quasi un po’ per consuetudine, per abitudine: come superare questo rischio?

 

R. – Certamente, è un problema di catechesi e di pastorale, di formazione dei fedeli. La festa di Ognissanti è la festa di tutti i nostri fratelli nella fede, non soltanto di quelli che sono stati riconosciuti ufficialmente come tali, ma di tutti i cristiani: dei militi ignoti – come diceva Giovanni Paolo II. Il Santo è colui che vive in pieno la sua umanità, come Cristo, del resto …

 

(musica)

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 novembre 2005

 

PROMUOVERE I DIRITTI DELLE FAMIGLIE CON TANTI FIGLI.

QUESTO L’OBIETTIVO DEL PRIMO CONVEGNO NAZIONALE

DELL’ “ASSOCIAZIONE FAMIGLIE NUMEROSE” CHE SI APRE OGGI A CASTELFUSANO

- Con noi Luisa Santolini e Luigi Bobba -

 

Al via oggi pomeriggio alle porte di Roma, presso il Country Club di Castelfusano, il primo Convegno Nazionale dell’ “Associazione Famiglie Numerose”. Il raduno, che vedrà la partecipazione di oltre 2.500 persone provenienti da tutta Italia, intende sottolineare l’importanza delle famiglie con tanti figli per il futuro della società e soprattutto la necessità che le istituzioni tutelino maggiormente i diritti di queste realtà. Al termine dell’incontro, domani è prevista la partecipazione di una delegazione dell’Associazione all’udienza generale del Santo Padre. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Un’occasione per nuove conoscenze e scambio di esperienze, ma soprattutto per promuovere adeguate politiche a sostegno della famiglia e a maggior ragione di quelle più numerose. Nel 1960, in Italia, erano tre milioni e mezzo i nuclei familiari con almeno quattro figli; nel 2003, sono scesi a 300 mila. Un drastico calo, dunque. Ma come vive una famiglia numerosa? Quali sono le difficoltà che deve fronteggiare? Luisa Santolini, presidente del Forum delle famiglie:

 

R. – Una famiglia numerosa per definizione deve avere una macchina più grande, deve avere una casa più grande, deve avere tutto ‘più grande’ perché, in effetti, deve rispondere ai bisogni di molte persone. Tutto questo sforzo, però, non viene premiato né dal fisco né dalle istituzioni, perché sembra che i figli siano un fatto privato e quindi ognuno poi se li gestisce e se li cura come crede. E non c’è nessun incentivo, in questa direzione! Questa è veramente una profonda ingiustizia che le famiglie numerose vivono e lo dicono, che si sentono abbandonate!

 

D. – In che modo le istituzioni sostengono le famiglie numerose?

 

R. – Qualsiasi provvidenza a favore delle famiglie ha sempre un tetto di reddito da cui molto spesso le famiglie numerose sono fuori. Non solo: ma le famiglie vicine al tetto di reddito per avere delle provvidenze, si devono preoccupare di non superare questo tetto di reddito, quindi sono disincentivate a migliorare la loro posizione economica altrimenti perdono un sacco di vantaggi, tipo l’iscrizione all’università dei figli, o cose di questo genere.

 

D. – Quali sono, allora, le richieste avanzate dall’Associazione? Luigi Bobba, presidente delle ACLI:

 

R. – Credo che le richieste che vengono da questa realtà associativa dicono della necessità di un insieme di politiche per la famiglia, di sostegni effettivi che non siano briciole, che non siano una tantum come abbiamo assistito in queste finanziarie di questi anni. La nostra linea di proposte è articolata su tre punti: l’introduzione del quoziente familiare nel sistema di tassazione, che significa tassare le persone in base al reddito effettivamente disponibile, dunque se una famiglia è più numerosa, il reddito disponibile per ciascuno dei componenti sarà ripartito in base – appunto – al numero dei componenti. Il secondo, è una crescita della spesa sociale per le famiglie e per i bambini, portandoci ad una percentuale simile a quella francese: 2,7 per cento del prodotto interno lordo; ed infine, una revisione del sistema delle tariffe – del gas, dell’acqua, dei rifiuti solidi urbani, del telefono – che oggi tendono a penalizzare proprio le famiglie più numerose.

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700 INTERVENTI CHIRURGICI IN AFRICA PER MALATI DI CATARATTA:

SONO STATI REALIZZATI GRAZIE AL PROGETTO “RIDARE LA LUCE”,

PROMOSSO DAI FATEBENEFRATELLI CON LA COLLABORAZIONE

DI OCULISTI VOLONTARI

- Intervista con fra Benedetto Possemato e il dottor Pierluigi Quercioli -

 

Si chiama “Ridare la luce”. E’ la missione che l’AFMAL, l’Associazione Fatebenefratelli per i malati lontani, sta portando avanti in Africa per aiutare quanti sono colpiti da cataratta. Grazie a questo progetto sono già stati realizzati 700 interventi chirurgici e quasi 2500 visite ambulatoriali. Nell’Africa sub-sahariana, a causa anche della carenza alimentare, dell’acqua non potabile e delle particolari condizioni climatiche e biologiche, la cecità colpisce 2 milioni di persone, che non hanno la possibilità di ricorrere a cure mediche. Al microfono di Tiziana Campisi, fra Benedetto Possemato, dell’Ordine San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli, racconta l’ultima missione, quella in Togo.

 

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R. – Abbiamo operato 88 persone, ne abbiamo visitate 600-650. Noi siamo stati nel Mali a Gaò, ai bordi proprio del deserto africano, tre volte; siamo stati nel Benin e nel Togo.

 

D. – Queste esperienze che cosa le hanno donato?

 

R. – A me, come Fatebenebefratello, hanno consentito di ‘vivacizzare’ la mia vocazione. Andando in Africa, ho trovato tanta gente disponibile ad accettare quello che noi offrivamo, perché capivano che lo davamo loro con tutto il cuore.

 

D. – Come vengono organizzate le missioni?

 

R. – Normalmente, raccogliamo fondi – sempre con benefattori privati – che servono per comprare tutto il materiale, si trovano i volontari e partiamo.

 

D. – Adesso, a quali Paesi state guardando?

 

R. – Noi, il 26 novembre partiamo per il Mali, per la quarta volta.

 

D. – Esistono delle esigenze particolari, laggiù?

 

R. – Esigenze? Oh, manca tutto! Sono ai bordi del deserto, le case sono fatte ancora di paglia, di frasche, di fango. Non esistono strade, non esiste forse nemmeno la luce nelle cosiddette ‘case’, che poi case non sono: sono capanne …

 

D. – Di fronte a tali realtà, come porsi?

 

R. – Io credo che la cosa più importante sia porsi da fratello a fratello.

 

D. – Ma che cosa significa per un medico ‘andare in missione’? Il dottor Pierluigi Quercioli, oculista:

 

R. – E’ stata un’esperienza molto bella, anche in rapporto alle persone che abbiamo incontrato. Si è creato un tam-tam, anche grazie ad una Radio locale, e già dai primi giorni hanno incominciato ad arrivare persone pure da oltreconfine, con delle file immaginabili. Molti avevano già la diagnosi perché, in realtà, qualche oculista l’avevano consultato, ma non avevano a disposizione il denaro per potersi operare. Saputo che noi facevamo questi interventi a costi estremamente popolari, con solo un contributo per l’ospedale, abbiamo trovato moltissime persone che volevano fare questi interventi chirurgici.

 

D. – Umanamente, che cosa le ha lasciato questa esperienza?

 

R. – M’ha lasciato contento. Non si direbbe mai quanto si riesca poi ad instaurare un rapporto con persone così lontane. I miei pazienti, per esempio, si sono adoperati in tutte le maniere per favorirci ed aiutarci. Qui si è creata una catena di vera solidarietà e di afflato.

 

D. – Il rapporto con la gente com’è stato?

 

R. – La soddisfazione dei pazienti, sbendati dopo un intervento di cataratta, è una soddisfazione incredibile. Difficile da raccontare cosa succede in una persona che è condannata alla cecità e che, da un lato sa che questa cecità potrebbe essere sconfitta da un intervento, dall’altro non ne ha le possibilità, quindi non può!

 

D. – Quale ricordo in particolare le è rimasto?

 

R. – Visitando il reparto di pediatria e giocando con un bambino molto piccolo, di cinque-sei mesi, ho rivisto esattamente lo stesso sorriso di mio figlio, della stessa età. Questo mi ha dato la misura di quanto poi gli uomini, distanti per chilometri, distanti per cultura, distanti per tante motivazioni - dal punto di vista sociale, economico - siano effettivamente tutti uguali. Da lì a qui riporto le grida di giubilio di un ragazzo che, saputo che poteva essere operato, beh: si è messo in ginocchio ed ha ringraziato Dio.

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AIUTARE L’UNIVERSITÀ AD ESSERE UNA FUCINA DEL PENSIERO CATTOLICO.

E’ QUESTO L’OBIETTIVO DI “SYNTHESIS”, IL NUOVO PERIODICO BIMESTRALE

CHE SARÀ DISTRIBUITO GRATUITAMENTE NEGLI ATENEI PONTIFICI

- Intervista con Jorge Olaechea -

 

Diventare protagonisti della vita universitaria e del dibattito culturale odierno. Nasce con questo ambizioso intento il periodico bimestrale Synthesis, distribuito gratuitamente nelle Università Pontificie di Roma con una tiratura di 5 mila copie. L’iniziativa è volta a stimolare studenti, professori e autorità accademiche, affinché gli Atenei pontifici romani diventino ciò che sono chiamati ad essere: fucine di pensiero cattolico che incidano profondamente sulla realtà culturale odierna. Paolo Ondarza ha intervistato Jorge Olaechea, direttore editoriale di Synthesis:

 

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R. – Il nostro desiderio, come studenti ed anche come cattolici impegnati nel servizio della Chiesa, è soprattutto che le Università Pontificie ritrovino quella vitalità e quello slancio che possa farle diventare vere autentiche protagoniste del dibattito culturale in corso. La nostra convinzione è che la fede abbia senz’altro qualcosa da dire, anzi qualcosa di molto importante da trasmettere alla cultura contemporanea, all’uomo dei nostri giorni. Crediamo anche che sul versante culturale occorrano forze nuove alla Chiesa. E chi altro, se non le Università Pontificie possono promuovere queste forze?

 

D. – E, secondo te gli studenti hanno questa voglia di lavorare?

 

R. – Sì, la voglia di lavorare c’è, però a volte si vede anche un modello di studente di scuola media: si va a lezione, si ascolta il professore, si fa l’esame e basta. Quindi, mancando un orizzonte più alto, rimaniamo soltanto in desideri, in critiche vaghe, senza passare all’azione. Noi invece vogliamo far vedere che si può fare altro, cioè ci si può incontrare, studiare insieme, discutere, scrivere, produrre.

 

D. – Il primo numero di Synthesis è già in distribuzione gratuita in tutti gli Atenei pontifici di Roma. Come si presenta?

 

R. – Il primo numero è un numero di presentazione ed anche di prova per noi. Abbiamo voluto avere uno spazio anche per uno studente che racconti la sua esperienza personale, faccia delle proposte che ritenga rilevanti. C’è un articolo in inglese che vuole dimostrare il carattere internazionale delle Università Pontificie. Ci sarà anche un’intervista al prof. Armando Rigobello sulle sfide al pensiero cristiano e un paio di articoli sulle radici dell’Europa.

 

D. – Che cosa vi aspettate dai vostri colleghi studenti che riceveranno gratuitamente Synthesis nelle loro università?

 

R. – Innanzitutto, ci aspettiamo che leggano Synthesis. Non si tratta del solito informativo studentesco. Abbiamo cercato di offrire un contenuto serio, utile a tutti. Poi ci aspettiamo evidentemente anche la loro partecipazione.

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PRESENTATO ALLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

“FILM & MISSION”, UN LIBRO E UN DVD CHE RACCOLGONO LE ECCEZIONALI

IMMAGINI GIRATE DAI MISSIONARI DEI PRIMI DEL NOVECENTO

- Intervista con l’autrice, Francesca Piredda -

 

“Film che valgono per l’anima che vi è dentro”. Il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha definito così il libro “Film & Mission” di Francesca Piredda, che nei giorni scorsi è stato presentato nella sede del dicastero vaticano. L’opera è la prima in Italia che abbia affrontato una ricerca sistematica, negli archivi degli istituti religiosi italiani, delle pellicole girate dai missionari inviati nei vari continenti tra gli inizi del Novecento e gli anni Quaranta. Il risultato, ottenuto grazie alla collaborazione dell’Università Cattolica di Milano e dell’Ente italiano dello spettacolo, è condensato, oltre che nel volume, anche in un DVD allegato che contiene alcune straordinarie immagini di siti missionari degli anni ’20-’30 del secolo scorso. Si tratta di reperti eccezionali tanto dal punto di vista religioso quanto da quello culturale, che costituiscono il passo d’avvio per un futuro archivio missionario nazionale e internazionale. All’autrice, Alessandro De Carolis ha chiesto come sia nato questo progetto:

 

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R. – Nasce da un insieme di miei studi fatti durante l’università. Ho cominciato ad addentrarmi in questo mondo tenendo come limiti cronologici dalle origini fino alla Seconda Guerra Mondiale. Insieme ai docenti – in particolare al prof. Francesco Casetti, che è docente di Filmologia alla Cattolica di Milano - abbiamo pensato che una strada interessante potesse essere quella del cinema missionario, a tutt’oggi un argomento poco studiato e poco trattato.

 

D. – Qual è la realtà degli archivi missionari - per così dire - delle Congregazioni religiose italiane?

 

R. – Secondo i dati di cui dispongo, non esiste un archivio cinematografico dei missionari, o meglio, non esiste a livello nazionale. E’ probabile che in molte case religiose esista un archivio dei prodotti culturali realizzati dai padri, tra i quali appunto le cosiddette “filmine”. Quello che io ho potuto constatare è che spesso gli stessi missionari non sono completamente consapevoli del patrimonio di cui dispongono. Nel mio lavoro di ricerca sono affiancata dalla Nova-T, una casa di produzione che si è occupata della realizzazione del DVD e che ha tra i suoi obiettivi quello appunto di creare un archivio nazionale del film missionario.

 

D. – Qual è il valore culturale del materiale che avete già trovato e catalogato?

 

R. – Sicuramente, molto grande. Faccio un esempio: c’è un film di datazione incerta - probabilmente le riprese sono state fatte tra il 1913 e il 1956 - di un padre salesiano, padre Agostini, che ha un altissimo valore etnografico perché questo padre ha ripreso gli ultimi membri di tre tribù del Sud America ormai completamente estinte. Queste immagini, dunque, sono per noi l’unico documento che abbiamo di un ceppo umano che non esiste più. Ma anche spostandoci nei filmati degli anni Cinquanta e Sessanta, abbiamo dei ritratti, per esempio, dell’Africa, che non sembra quella che noi conosciamo oggi. Questo perché ogni film veniva studiato in base alle finalità che si proponeva, per cui se la finalità era quella di sostenere la causa della missione, ovviamente si doveva far vedere che la missione dava una nuova immagine dell’Africa.

 

D. – Che tipo di sviluppo vi siete prefissi per questo progetto?

 

R. – La speranza di questo libro è sensibilizzare soprattutto le missioni all’importanza dell’argomento e fare in modo che siano gli stessi religiosi, in qualche modo, a scoprire il patrimonio nascosto che probabilmente possiedono.

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CHIESA E SOCIETA’

1 novembre 2005

 

 

nel pomeriggio di Oggi, nei cimiteri romani del Verano, prima porta

 eD ostia antica, si terranno celebrazioni liturgiche,

in suffragio dei fedeli romani deceduti

 

ROMA. = Anche quest’anno, in occasione della solennità di Tutti i Santi, a Roma, all’interno del Cimitero del Verano, alle ore 16:00, il Cardinale Vicario, Camillo Ruini, celebrerà la Santa Messa in suffragio dei fedeli defunti di Roma. In questo giorno pregheremo per tutti i defunti nella consapevolezza che “santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati”. “La nostra preghiera – afferma il porporato in una nota - potrà così non soltanto aiutare i defunti ma anche rendere efficace la loro intercessione presso Dio in nostro favore”. Nel Cimitero di Prima Porta, alle 15:30, la Santa Messa sarà officiata da mons. Enzo Dieci, vescovo ausiliare del settore nord; mentre il vescovo Paolo Schiavon, ausiliare per il settore Sud, presiederà l’Eucarestia alla stessa ora nel Cimitero di Ostia Antica. Per accogliere al meglio i visitatori che in questi giorni si recheranno nei Cimiteri della capitale, l'AMA, l’Azienda Municipale Ambiente del Comune, ha predisposto il “Progetto accoglienza 2005” che consiste nell’offrire supporto ai cittadini, in particolare ad anziani e disabili. Fino al 2 novembre in tutti i Cimiteri sono stati allestiti dei punti di accoglienza CON materiale informativo sui Servizi Funebri e Cimiteriali. (E. B.)

 

 

SI È CONCLUSA STAMANI A RIMINI LA 29.ESIMA CONFERENZA ANIMATORI

DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO. NELLA TRE GIORNI OLTRE 3.500

RESPONSABILI DEL MOVIMENTO PROVENIENTI DA TUTTA L’ITALIA HANNO ANCHE

RIVOLTO UN PENSIERO A BENEDETTO XVI E A GIOVANNI PAOLO II

- A cura di Luciano Castro -

 

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RIMINI. = Dobbiamo portare il Rinnovamento nella società. E’ con questo forte appello alla missione e alla testimonianza nel mondo che il coordinatore nazionale del movimento, Salvatore Martinez, ha chiuso stamani la tregiorni della Conferenza Animatori. “Sarebbe drammatico se la nostra opera di ‘rinnovamento ecclesiale’ – ha detto Martinez – si separasse dall’opera di ‘rinnovamento sociale’: non esiste autentico servizio alla Chiesa che non sia anche servizio al mondo”. Portare nella società l’amore e la Parola di Dio e promuovere la cultura della Pentecoste sono dunque gli impegni assunti dal Rinnovamento. “I nostri gruppi – ha proseguito Martinez – sono la ‘palestra’, il luogo in cui ci si prepara in vista del cambiamento del cuore  del mondo, della comunicazione della salvezza a quanti soffrono per l’assenza di Cristo”. Nel suo intervento, il coordinatore nazionale del Rinnovamento ha anche confermato il grande evento che vedrà tutti i movimenti ecclesiali celebrare con Benedetto XVI la veglia della Pentecoste 2006, in continuità con quanto vissuto nel 1998 con Giovanni Paolo II. “Grazie Spirito Santo per questi due Pontefici – ha esclamato Martinez –: lunga vita a Benedetto XVI e Giovanni Paolo II sia santo subito!”. La concelebrazione conclusiva è stata presieduta dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia: “Questo grande popolo carismatico, che è un dono di Dio per la Chiesa e per il mondo – ha detto mons. Paglia nell’omelia – in qualche modo, oggi si inserisce nella schiera dei Santi che sono i figli di Dio, che sono da Lui amati e che rappresentano – ha concluso – la beatitudine che il Signore mostra come fine e scopo della vita”.

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educare e comunicare: questi, secondo le suore salesiane in india,

i rami strategici dell’evangelizzazione nel paese

 

NEW DELHI. = Istruzione e comunicazione sono due settori strategici del mondo moderno e per questo sono campi importantissimi per l’evangelizzazione. Lo hanno confermato a Calcutta 30 coordinatrici di Pastorale giovanile, Comunicazione Sociale e Scuola, delle Figlie di Maria Ausiliatrice a margine di un incontro svoltosi nei giorni scorsi. L’incontro è stato dedicato soprattutto alla condivisione delle esperienze di collaborazione tra Pastorale Giovanile e Comunicazione sociale. Si è sviluppato inoltre il tema dell’evangelizzazione in un contesto di dialogo religioso e il rapporto fra giovani e mass media in India. In questo quadro le suore, informa l’agenzia Ans, hanno confermato che istruzione e comunicazione sono due rami vitali per l’evangelizzazione, specialmente nei confronti dei giovani. Numerose Congregazioni religiose presenti nel Paese si dedicano infatti alla missione nel campo dell’istruzione della comunicazione sociale. La Chiesa ritiene che in tal modo si possa contribuire alla costruzione di una Nazione aperta, tollerante, pacifica, rispettosa dei diritti umani e delle minoranze. La comunità cattolica – come hanno spesso sottolineato i vescovi locali - ha fondato scuole e istituti di istruzione per contribuire allo sviluppo culturale della società e per promuovere i valori fondamentali dell’istruzione democratica dei giovani. (E. B.)

 

 

L’ISTITUTO INTERNAZIONALE DELLE NAZIONI UNITE PER LA RICERCA SUL CRIMINE

E LA GIUSTIZIA, UNICRI, VARA UN NUOVO PROGRAMMA DI ASSISTENZA PER

 COMBATTERE LA CORRUZIONE IN BOLIVIA, COLOMBIA, ECUADOR E PERÙ

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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BOGOTÀ. = Promuovere la lotta alla corruzione attraverso corsi di formazione avanzata per giudici e pubblici ministeri di Bolivia, Colombia, Ecuador e Perú. È questo lo scopo del programma di assistenza inaugurato ieri dall'Istituto Internazionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI). Un programma che coinvolge, in qualità di formatori, accademici e magistrati di diversi Paesi, tra cui Argentina, Brasile, Messico e Stati Uniti. Per l’Italia, che finanzia il progetto attraverso il ministero per gli Affari Esteri, sarà presente un rappresentante della Direzione Nazionale Antimafia. I corsi, che mirano ad illustrare la prassi e gli strumenti adottati a livello internazionale, approfondiranno inoltre il tema delle correlazioni tra corruzione, traffico di droga e traffico di esseri umani. La prima parte dei corsi di formazione, in programma fino al prossimo 10 novembre, è stata organizzata dall’UNICRI con l’assistenza dell’Ufficio colombiano dell’UNODC, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine. All’inau-gurazione del corso, presso la Procura della Repubblica colombiana, hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti dei Paesi beneficiari, dell’Organizzazione degli Stati Americani, della Banca Mondiale, del Banco Interamericano per lo Sviluppo e della Commissione Europea. L’avvio del programma avviene in concomitanza con l’entrata in vigore della Convenzione ONU contro la corruzione, che rappresenta uno degli strumenti più innovativi a disposizione della comunità internazionale. “Il programma - ha commentato Gioacchino Polimeni, direttore dell’UNICRI - rappresenta un esempio di come le autorità giudiziarie di diversi Paesi possano vicendevolmente rafforzarsi per contrastare un fenomeno che sempre più mina la crescita e l’efficacia degli aiuti allo sviluppo”. In questo quadro – continua ancora il direttore -  “dotare i Paesi di nuovi strumenti contro la corruzione e promuovere lo scambio di informazioni significa costruire quel patrimonio di risorse necessarie per arginare un fenomeno dilagante e dai confini indefiniti”. Il programma si configura come un progetto pilota e l’UNICRI si augura che, sulla base della valutazione dei risultati ottenuti, sia possibile adottarlo in altre aree geografiche.

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nessuno dei penitenziari di haiti risponde ai criteri con cui dovrebbero

essere gestiti i centri di detenzione in una società democratica. A lanciare l’allarme è la “Rete nazionale per la difesa dei diritti dell’uomo”

 

PORT-AU-PRINCE. = Sovraffollamento, condizioni igieniche pessime, mancanza di cibo, acqua ed elettricità, carcerazioni preventive prolungate, abusi sui detenuti. Questa è la situazione delle prigioni di Haiti come la descrive la “Rete nazionale per la difesa dei diritti dell’uomo”, RNDDH, in un rapporto diffuso nei giorni scorsi, in occasione della Giornata internazionale dei prigionieri. Dal documento emerge che sui 21 centri di detenzione presenti nel Paese solo 17 sono attualmente funzionanti e ospitano in tutto 3.387 detenuti.  Tra questi nessuno risponde ai criteri con cui dovrebbero essere gestiti i penitenziari in una società democratica. Nelle prigioni haitiane mancano, infatti, oggetti essenziali come sedie e letti, al punto che molti sono costretti a dormire per terra. I servizi sanitari sono disastrati: a volte, sottolinea la RNDDH, trascorrono dai due ai tre giorni senza che un recluso riesca a lavarsi. I pasti, che dovrebbero essere forniti due volte al giorno, spesso sono razionati e di scarsa qualità. Particolarmente allarmante è poi la situazione sul fronte giudiziario: sui 3.387 detenuti, solo 372 sono già stati condannati e in pratica l’89% è in attesa di giudizio. E’ grave, inoltre, il trattamento riservato a molti reclusi: la Rete ha raccolto informazioni riguardanti agenti carcerari che puniscono i detenuti a bastonate. Per cercare di risolvere questa difficile situazione l’organizzazione umanitaria chiede la ristrutturazione delle prigioni abbandonate e la realizzazione di una struttura medica che controlli la salute dei reclusi prima e dopo la detenzione. La Rete chiede inoltre la revisione dei meccanismi della carcerazione preventiva prolungata e il rispetto effettivo dei diritti dei prigionieri. (E. B.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

1 novembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La corsa di un bambino in una strada di Kirkuk, in Iraq, e un’esplosione improvvisa. E’ questa la sequenza di un dramma che in pochi istanti ha dilaniato una giovane vita, un bambino kamikaze vittima del fondamentalismo. Il bambino di dieci anni, dopo aver visto l’auto con a bordo il capo della polizia, ha cominciato a correre e ha azionato la cintura esplosiva che portava indosso provocando il ferimento di due persone. L’episodio, uno tra i più barbari di quelli architettati finora dai gruppi terroristici, non è isolato: il Comando americano ha denunciato ieri che a Tal Afar, roccaforte della guerriglia sunnita, i ribelli “hanno convinto donne e bambini ad attaccare le forze di sicurezza”. Sempre ieri, un attacco condotto dai ribelli in un affollato mercato di Bassora ha causato la morte di 20 persone, soprattutto civili. L’Esercito americano ha disposto, inoltre, il rilascio di circa 500 detenuti iracheni dal famigerato penitenziario di Abu Ghraib.

 

Proprio l’Iraq è stato, intanto, al centro dei colloqui ieri, alla Casa Bianca, tra il presidente americano Bush e il capo del governo italiano, Berlusconi. L’Italia - ha detto il presidente del Consiglio - è “orgogliosa di poter essere accanto all’alleato americano nell’estendere le frontiere di libertà e democrazia e per perseguire una situazione di pace”. Lo stesso Berlusconi riferendosi al conflitto in Iraq, sabato scorso,  aveva però rivelato di aver “tentato a più riprese di convincere il presidente americano a non far la guerra”  Nell’incontro di ieri Bush ha comunque ringraziato l’Italia per il contributo dato in Afghanistan e in Iraq. Successivamente, Berlusconi parlando dell’attuale fase politica italiana, ha dichiarato che l’Amministrazione americana teme un cambio di governo in Italia, ma ha poi spiegato che il presidente Bush non ha pronunciato esattamente queste parole. Alle frasi di Berlusconi sono seguite polemiche e critiche da parte di esponenti dell’opposizione italiana. Il portavoce americano del Consiglio per la sicurezza nazionale ha precisato, inoltre, che le elezioni in Italia riguardano il popolo italiano. “Gli Stati Uniti – ha aggiunto il portavoce - non interferiscono nei problemi interni di altri Paesi”.

 

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, ieri, una risoluzione che chiede alla Siria di cooperare all’inchiesta internazionale sull’omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri. Nel documento non viene indicata l’ipotesi di sanzioni economiche ma si prospetta l’adozione di “altre misure” se la Siria si rifiuterà di partecipare all’indagine in corso. Voluta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, la risoluzione è stata adottata in seguito alla pubblicazione, la settimana scorsa, di un rapporto provvisorio della Commissione incaricata dell’inchiesta. Il documento sostiene la tesi del coinvolgimento dei Servizi di sicurezza siriani e libanesi nell’attentato avvenuto lo scorso 14 febbraio a Beirut e costato la vita ad Hariri e ad altre 22 persone.

 

Israele è favorevole all'ipotesi di “un ruolo dell’Unione europea come terza parte per il controllo del valico di Rafah”, al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Lo ha riferito il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, al termine del suo incontro a Gerusalemme con il premier israeliano Ariel Sharon, che questo pomeriggio riunirà il gabinetto proprio su questo tema.

 

In Pakistan le autorità di Islamabad hanno reso noto che è salito ad almeno 57 mila il bilancio delle vittime provocate dal terremoto dello scorso 8 ottobre. Nella vicina India continuano intanto le indagini sui tre attentati dinamitardi compiuti a Nuova Delhi, sabato scorso. Gli inquirenti sospettano il coinvolgimento della Jihad pakistana. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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In India si festeggia oggi Diwali, la festa induista delle luci, che rappresenta la vittoria del bene sul male. Ma nei mercati e nei luoghi di ritrovo aleggia un clima di paura e di terrore, ed anche i consueti botti e mortaretti sono più ‘silenziosi’ quest’anno. Dopo il triplice attentato di sabato, che ha causato almeno 62 vittime, la polizia ha rinforzato la sicurezza nella capitale; gli investigatori stanno ancora cercando qualche indizio che possa confermare l’ipotesi della pista dell’integralismo islamico che sembra quella più accreditata. Diverse persone sono state fermate e interrogate; ci sarebbero delle intercettazioni telefoniche che potrebbero rivelarsi utili. Intanto, un Tribunale indiano ha condannato a morte un pakistano accusato di un attentato compiuto a New Delhi nel dicembre 2000 e costato la vita a tre persone. Anche adesso si sospetta che dietro le stragi di sabato scorso, ci sia la cosiddetta “Armata dei puri”, una potente organizzazione separatista del Kashmir, che ha però le basi in Pakistan. Se i legami tra le stragi e la Jihad pakistana verranno confermati, cresceranno anche i timori per la sorte del processo di pace che proprio a gennaio dovrebbe entrare nella terza fase dei negoziati. Finora, non ci sono state rappresaglie da parte indiana. Anzi, nello stesso giorno delle bombe, i due Paesi concludevano un accordo per l’apertura del confine conteso in Kashmir, in modo da facilitare i soccorsi alle vittime del sisma dell’8 ottobre.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Almeno venti detenuti sono morti in un carcere del Kirghizistan in seguito ad una serie di sommosse e scontri con la polizia. Secondo fonti del ministero kirghizo della Giustizia, i detenuti hanno usato ‘Kalashnikov’. La rivolta più violenta è avvenuta in un penitenziario della capitale, Bishkek, dove i reclusi si sono ribellati per protestare contro la decisione di trasferire in un'altra struttura un boss della malavita.

 

La Corea del Nord e la Corea del Sud hanno raggiunto, per la prima volta, un accordo per partecipare con un’unica squadra ai Giochi asiatici del 2006 e alle Olimpiadi del 2008. Lo ha reso noto il Comitato olimpico sudcoreano (KOC) con una nota diffusa dopo un incontro con i rappresentanti del Comitato olimpico di Pyongyang. Le parti si incontreranno nuovamente il 7 dicembre nella città  nordcoreana di Keasung per esaminare i dettagli dell’intesa.

 

Il principale partito dell’opposizione dello Zanzibar, il Fronte unico civico, ha rivendicato la vittoria nelle elezioni presidenziali di domenica scorsa. L’isola è scossa, in questi giorni, da scontri tra sostenitori dell’opposizione e del governo. L’isola di Zanzibar gode di uno status di semiautonomia dalla Tanzania.

 

Tre morti e 10 feriti. E’ il drammatico bilancio degli scontri in Etiopia, ad Addis Abeba, tra polizia e manifestanti che protestavano contro l’esito della consultazione del 15 maggio. La dimostrazione era stata indetta dal principale partito di opposizione, la Coalizione per l’unità e la democrazia (CUD), che non riconosce la vittoria dell’attuale premier, Meles Zenawi, giunto al terzo mandato.

 

 

 

 

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