RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 150 - Testo della trasmissione di lunedì 30 maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

‘Non difendiamo gli interessi cattolici, ma l’uomo creatura di Dio’: così Benedetto XVI ai vescovi italiani, riuniti nella 54.ma Assemblea generale. Il Papa incoraggia la posizione sui referendum per l’abrogazione della legge sulla procreazione assistita. La preghiera della CEI per il rilascio di Clementina Cantoni e la pace in Medio Oriente

 

‘E’ la famiglia il primo nucleo di trasmissione della fede cristiana’: così Benedetto XVI in una lettera al cardinale Alfonso Lopez Trujillo in occasione del quinto Incontro mondiale delle famiglie, in Spagna nel 2006

 

IN PRIMO PIANO:

Con il 54 per cento dei voti, la Francia dice ‘no’ alla Costituzione Europea: con noi Luigi Cocilovo, Piervirgilio Dastoli e mons. Aldo Giordano

 

Dal primo giorno di elezioni politiche, ieri, in Libano, esce favorito Saad Hariri, figlio dello statista ucciso. Ai nostri microfoni Camille Eid

 

Il “no” della Santa Sede alle armi nucleari: intervista con il senatore Douglas Roche

 

L’artista friulano Afro, protagonista della pittura italiana del ‘900, in mostra a Livorno. Ce ne parla Renato Miracco.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Atti di vandalismo contro una scuola cattolica nella periferia di New Delhi, in India

 

Ieri, “giornata della vita” in Corea del Sud: i vescovi del Paese dicono “no” alla clonazione, ricordando l’Enciclica di Giovanni Paolo II “Evangelium Vitae”

 

“Il ministero di guarigione della Chiesa nei Paesi africani all'alba del terzo millennio: sfide e opportunità”: tema del Convegno della Conferenza Episcopale regionale dell'Africa Occidentale

 

Respinto dalla Camera dei deputati del Paraguay un progetto di legge sulla “prevenzione e assistenza alle vittime di atti contro l’autonomia sessuale e contro i minori”

 

La pace e la comprensione tra i popoli, al centro del 47.mo pellegrinaggio internazionale dei soldati a Lourdes

 

Indetto un concorso per la realizzazione del logo della terza Assemblea ecumenica europea, al via il prossimo gennaio a Roma.

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq catturato un ex alto ufficiale di Saddam. Intanto almeno 20 morti a sud di Baghdad.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 maggio 2005

 

NON DIFENDIAMO GLI INTERESSI CATTOLICI, MA L’UOMO CREATURA DI DIO:

COSI’ BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AI VESCOVI ITALIANI, RIUNITI

NELLA LORO 54.MA ASSEMBLEA GENERALE. IL PAPA HA INCORAGGIATO

LA POSIZIONE DELLA CEI SUI REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE

DELLA LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Noi non siamo impegnati “per gli interessi cattolici ma per l’uomo, creatura di Dio”. E’ uno dei passaggi chiave del discorso di Benedetto XVI ai vescovi italiani, ricevuti questa mattina dopo l’apertura, in Vaticano, della 54ª assemblea generale della CEI. Il Papa ha lodato l’impegno della Chiesa italiana per la vita, alla vigilia del referendum sulla legge 40 in materia di fecondazione assistita. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La difesa della vita umana, la centralità della famiglia: sono i due temi forti del discorso di Benedetto XVI ai vescovi italiani. Il Papa ha sottolineato come sia dovere dei vescovi, in quanto pastori, illuminare e motivare le scelte dei cattolici circa gli imminenti referendum sulla procreazione assistita:

 

“In merito alla legge sulla procreazione assistita, proprio nella sua chiarezza e concretezza, questo vostro impegno è segno della sollecitudine di veri pastori buoni per ogni essere umano che non può mai venire ridotto a un mezzo, ma è sempre un fine, come ci insegna il Signore Gesù Cristo nel Vangelo”. (applausi)

 

Il Pontefice ha assicurato la sua vicinanza spirituale ai presuli italiani in questa battaglia per la vita:

        

“Vi sono vicino con la parola e con la preghiera, confidando nella luce e nella grazia dello Spirito che agisce nelle coscienze e nei cuori. E qui non lavoriamo per interessi cattolici, ma sempre per l’uomo, Creatura di Dio”. (applausi)

 

“La stessa sollecitudine per il vero bene dell’uomo - ha sottolineato - si esprime nell’attenzione ai poveri che abbiamo tra noi: agli ammalati, agli immigrati, ai popoli decimati dalle malattie e dalle guerre”. Forte anche l’appello del Pontefice per la promozione della famiglia, minacciata da nuovi ricchi:

 

“Alla fragilità e – purtroppo – instabilità interna di molte unioni coniugali, si assomma infatti la tendenza diffusa nella società e nella cultura, a contestare il carattere unico della missione propria della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna”.

        

Per questo - ha proseguito - va lodato l’impegno della Chiesa italiana in favore dell’istituto matrimoniale, concretizzatosi in particolare nella richiesta di misure che aiutino le giovani famiglie. D’altro canto, Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare l’importanza del contributo cattolico nel dibattito culturale italiano:

 

“Vi chiedo di proseguire nel lavoro che avete intrapreso, perché la voce dei cattolici sia costantemente presente nel dibattito culturale italiano e ancor prima, perché si rafforzino le capacità di elaborare razionalmente, nella luce della fede, i molteplici interrogativi che si affacciano nei vari ambiti del sapere e nelle grandi scelte di vita”.

 

Il Papa ha rilevato la necessità di “risvegliare nei giovani l'intenzione di credere con la Chiesa”, di “affidarsi alla fede”. Le giovani generazioni - ha proseguito -  “devono sentirsi amate nella Chiesa”. All’indomani del Congresso eucaristico di Bari, il Papa ha ribadito che proprio nell’Eucaristia possiamo vivere in modo tangibile l’amore di Cristo. Benedetto XVI non ha mancato di ricordare l’esempio del suo venerato predecessore, Giovanni Paolo II ed ha ringraziato i vescovi italiani per averlo fatto, subito, sentire uno di loro. Soffermandosi sulla situazione della Chiesa in Italia, il Papa ha parlato di un certo razionalismo che tende a marginalizzare l’elemento religioso. Fenomeno presente nella società italiana come nel resto dell’Europa. Ma - ha constatato - in Italia la Chiesa conta ancora su una presenza capillare sul territorio attraverso la vitalità delle parrocchie. In tale contesto ha auspicato una sinergia tra le comunità parrocchiali e i nuovi movimenti ecclesiali.

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Nel suo indirizzo di saluto al Papa, il cardinale vicario Camillo Ruini ha sottolineato come “l’amore e la fedeltà verso il Successore di Pietro fanno parte, per così dire, del DNA dei Vescovi italiani”. Questo atteggiamento della mente e del cuore - ha proseguito - “ha trovato espressione particolarmente forte ed intensa nei lunghi anni del Pontificato” di Giovanni Paolo II. Ora - ha aggiunto - esso si rivolge verso Papa Benedetto XVI, ringraziando anzitutto il Signore per averlo chiamato “a guidare il cammino della Chiesa e a confermare i fratelli nella fede”.

 

 

L’ASTENSIONE NON E’ DISIMPEGNO: NELLA PROLUSIONE ALLA 54.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI, IL CARDINALE CAMILLO RUINI RIBADISCE LA POSIZIONE DELLA CHIESA ITALIANA SUL REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA. LA PREGHIERA DEI VESCOVI ITALIANI PER IL RILASCIO

DI CLEMENTINA CANTONI E LA PACE IN MEDIO ORIENTE

- A cura di Alessandro Gisotti e Massimiliano Menichetti -

 

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L’astensione non è disimpegno. Il cardinale Camillo Ruini dedica un capitolo intero della sua prolusione al referendum del 12 e 13 giugno sulla procreazione assistita. I vescovi italiani - ha spiegato aprendo la 54.ma assemblea generale della Conferenza episcopale italiana - sono “per una consapevole non partecipazione al voto, che ha il significato di un doppio no, ai contenuti dei quesiti sottoposti a referendum” e “all’uso dello strumento referendario in una materia tanto complessa e delicata”.

 

“Non siamo contro la scienza e i suoi progressi: al contrario, ammiriamo e sosteniamo i frutti della ricerca e dell’intelligenza, che è il segno dell’immagine di Dio nell’uomo. Vogliamo dunque che la scienza sia al servizio del bene integrale dell’uomo: non si tratta, pertanto, di arrestare od ostacolare il cammino della scienza, ma di orientarlo in modo che esso non perda di vista il valore e la dignità di ogni essere umano”

 

Auspicata “un’informazione che rappresenti in maniera sufficientemente equilibrata le posizioni che sono davvero in campo”. “Non ci muovono interessi di parte – ha affermato il cardinale Ruini - non entriamo in competizioni di partiti, ma ci preoccupiamo unicamente, e concretamente, di quella difesa e promozione dell’uomo che è parte integrante dell’annuncio del Vangelo”.

 

Nella prolusione, il porporato si è soffermato sulla difficile situazione in Iraq e Afghanistan. E qui ha assicurato le preghiere dei vescovi italiani per Clementina Cantoni, volontaria rapita a Kabul e ancora in mano ai terroristi. Passando in rassegna le grandi questioni dell’attualità internazionale, ha parlato del “succedersi di sanguinosissime catene di attentati in Iraq”, che “le grandi speranze accese dalle elezioni” del 30 gennaio “non sono riuscite ad impedire”. La repressione del terrorismo non basta, ha avvertito. Serve “la ricerca di soluzioni e di intese che possano essere condivise da ciascuna componente della complessa società irachena”. Per quanto riguarda il Medio Oriente, nonostante la  ripresa del “dialogo tra le parti” e “passi avanti significativi”, rimane “assolutamente indispensabile e doveroso” per il cardinale Ruini “un impegno internazionale davvero concorde e convergente, per condurre finalmente a risultati concreti il processo di pacificazione”. Voltando lo sguardo verso l’Asia centrale, invocato uno sbocco pacifico delle tensioni che si agitano in Kirghizistan e Uzbekistan e a tal fine è stato auspicato un clima di maggiore fiducia tra la Russia e i Paesi occidentali. Parlando dell’Africa sono state sottolineate le molte iniziative negoziali che stanno cercando di porre fine a conflitti decennali. Inevitabile il riferimento alla crisi del Darfur e alle tante difficoltà che affliggono l’Africa:

 

“Dall’Africa giungono però, finalmente, anche importanti notizie positive: non pochi sono infatti gli accordi e le iniziative negoziali attraverso cui si cerca di por fine a conflitti spesso incancreniti e, soprattutto, emergono, pur tra mille resistenze e contrasti, quelli che possiamo chiamare i germogli di una nuova “società civile” africana, fatta di gruppi, associazioni e movimenti, molti dei quali femminili: proprio da tali forze vive dell’Africa stessa, oltre che dalla doverosa e necessaria solidarietà delle nazioni più sviluppate, può venire l’impulso per riuscire a sconfiggere quelle tragiche piaghe, come la fame, la sete, la mortalità infantile, le epidemie tra cui specialmente l’AIDS, che affliggono con la maggiore gravità gran parte di questo continente”.

 

Pur non facendo riferimento al no della Francia al Trattato costituzionale europeo, il porporato si è soffermato sulla fase attuale dell’Unione Europea. Il presidente della CEI ha riconosciuto gli sviluppi positivi compiuti dopo la firma della Costituzione, ribadendo però che è necessaria maggiore consapevolezza delle radici cristiane del Vecchio Continente. Quindi, ha auspicato che possano presto aprirsi le porte dell’Europa per l’Ucraina, “terra nella quale il desiderio di libertà si è espresso con forza e ha prodotto risultati altamente significativi”.

 

Il giorno dopo la messa del Papa al Congresso eucaristico di Bari, il presidente dei vescovi italiani non ha mancato di soffermarsi sul rapporto tra il Successore di Pietro e l’Italia. Rapporto "tanto evidente con Giovanni Paolo II” e “già ugualmente visibile con Benedetto XVI”. E’ “ormai del tutto chiaro che per il popolo italiano non ha alcun rilievo la nazionalità del successore di Pietro”, ha sottolineato il cardinale Ruini. “Nel tempo ancora tanto breve intercorso dalla sua elezione”, ha constatato il porporato, Benedetto XVI “ha già dato prova concreta di una presenza davvero eccezionale, non soltanto verso la Chiesa di Roma di cui è vescovo, ma anche verso l’Italia e noi vescovi italiani”.

 

Una parte della prolusione, il presidente della CEI l’ha dedicata anche alla politica italiana. Guardando alle elezioni del 2006 - è stato il suo richiamo - ci si lascia “troppo assorbire dalla competizione tra i due schieramenti”. All’Italia serve invece una “mobilitazione delle energie” a partire da “motivazioni non soltanto economiche, ma umane e morali”, attraverso una “coerente testimonianza di vita dei credenti”. Il cardinale Ruini ha inoltre auspicato “la promozione di una politica organica a favore della famiglia”; “l’adozione di misure che consentano ai giovani di progettarsi un futuro” in particolare con riferimento ai mutui per l’acquisto della casa e ancora misure coraggiose per lo sviluppo del Mezzogiorno.

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I PADRI PRIMI TESTIMONI DEL VANGELO AI FIGLI,

LETTERA DEL PAPA AL CARDINALE TRUJILLO IN VISTA DEL V INCONTRO MONDIALE

DELLE FAMIGLIE, IN SPAGNA, NEL 2006

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

E’ la famiglia il primo nucleo di trasmissione della fede cristiana. Così come i padri sono i primi ad annunciare il Vangelo ai figli. Le affermazioni di Benedetto XVI sono contenute nella lettera indirizzata al cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, in vista del quinto Incontro mondiale delle famiglie, in programma in Spagna, a Valencia, nel luglio del 2006. Nel ricordare la sua partecipazione, nel 1980, all’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la famiglia, da cui scaturì poi l’enciclica Familiaris Consortio, Benedetto XVI riafferma nella lettera che “tutti i popoli, per dare un volto veramente umano alla società, non possono ignorare il bene prezioso della famiglia, fondata sul matrimonio.

 

Si tratta – osserva -  di “un patrimonio e di un bene comune della società”, poiché “il matrimonio e la famiglia sono insostituibili e non ammettono alternative. In particolare - prosegue il Pontefice - “la famiglia cristiana ha, oggi come mai, una missione mobilissima e ineludibile, la trasmissione della fede”. E i padri - ha aggiunto - “sono i primi evangelizzatori di figli, dono prezioso del Creatore, a partire dall’insegnamento delle prime preghiere”. In questo modo - conclude Benedetto XVI - “si va costruendo un universo morale radicato nella volontà di Dio, nel quale il figlio cresce nei valori umani e cristiani che danno un pieno senso alla vita”.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Gioia e fierezza di una nuova stagione eucaristica”: con la celebrazione della solennità del Corpus Domini Benedetto XVI conclude a Bari il XXIV Congresso Eucaristico della Chiesa in Italia.  

Il discorso di Benedetto XVI alla 54.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. 

 

Nelle vaticane, il dettagliato resoconto dell’evento ecclesiale di Bari con i servizi degli inviati Francesco M. Valiante e Gaetano Vallini.  

 

Nelle estere, Unione Europea: l’elettorato francese respinge il nuovo Trattato costituzionale; nel referendum vittoria dei “no” con il 54,87 per cento dei voti.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Patruno dal titolo “Una Tv modello di servizio alla comprensione della realtà e della vita”: l’urgenza di un’esigenza etica di primaria importanza.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda della volontaria rapita in Afghanistan.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 maggio 2005

 

 

CON IL 54 % DEI VOTI, LA FRANCIA DICE NO AL TRATTATO COSTITUZIONALE EUROPEO. I PAESI CHE HANNO PREVISTO LA CONSULTAZIONE POPOLARE CONFERMANO

L’ APPUNTAMENTO ALLE URNE. ANCHE LE ISTITUZIONI EUROPEE CHIEDONO

CHE SI CONCLUDA IL PROCESSO DI RATIFICA

- Con noi Luigi Cocilovo, Pierluigi Dastoli, mons. Aldo Giordano -

 

Il no di ieri al referendum in Francia sulla Costituzione europea ha raggiunto oltre il 54 % dei voti. Oltre al coinvolgimento dell’intera Unione ci sono innanzitutto i contraccolpi sugli equilibri politici interni. Da Parigi ce ne parla Francesca Pierantozzi:

 

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Il primo ministro Jean-Pierre Raffarin, in procinto di lasciare Palazzo Matignon, è stato ricevuto in mattinata all’Eliseo da Jacques Chirac. Un incontro breve al termine del quale Raffarin si è limitato a commentare che ci saranno degli sviluppi tra oggi e domani. Intanto è stata annunciata la convocazione, sempre all’Eliseo, di Nicolas Sarkozy. Il presidente del partito neogaullista UMP, che non ha mai fatto mistero delle sue ambizioni presidenziali, è uno dei possibili successori di Raffarin. Secondo un sondaggio di questa mattina, i francesi sono d’accordo: è Sarkozy che vorrebbero vedere a Palazzo Matignon. Il voto di ieri lascia pesanti strascichi anche nella sinistra, soprattutto nel partito socialista lacerato dal referendum. François Hollande ha dichiarato, questa mattina, che resterà segretario del partito e che presto bisognerà arrivare ad un chiarimento con i dissidenti del ‘no’ in vista di una unità, oggi difficile, ma indispensabile per le presidenziali del 2007.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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Tra le tante reazioni al voto di ieri in Francia c’è la dichiarazione del  premier britannico Blair: “Ci vorrà tempo per digerire questa mancata ratifica”. Blair ha anche invitato l’Europa ad un dibattito più ampio, soprattutto sui temi economici. Nessuna decisione, per ora, proprio sul referendum in Gran Bretagna, mentre sono confermati quelli in Portogallo e Danimarca. E anche Svezia e Finlandia ribadiscono la volontà di proseguire il processo di ratifica. Sull’importanza di portare a termine tale processo, Fausta Speranza ha sentito il vicepresidente del Parlamento europeo, Luigi Cocilovo:

 

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R.- La valutazione è di salvaguardare anzitutto la piena possibilità e libertà per tutti i Paesi, per tutti i popoli, direttamente o indirettamente, con referendum, con le ratifiche parlamentari di pronunciarsi, così come avvenuto per alcuni Paesi, tra cui appunto la Francia. Io mi auguro che prevalga l’opinione che il processo di ratifica, di verifica, di consenso sul Trattato costituzionale possa continuare e possa quindi concludere il suo percorso presso tutti i popoli e tutti i Paesi coinvolti.

 

D. – E’ stato un momento di arresto, un momento di crisi. Come definirebbe il “no” di ieri?

 

R. – Al di là delle soluzioni che si potranno adottare, concludere il processo di ratifica significherà avere un quadro più chiaro e più completo dell’orientamento di tutti i popoli e Paesi europei sul Trattato costituzionale. Mi auguro che le manifestazioni di dissenso e di contrasto restino, per quanto molto significative ed importanti e da non sottovalutare, minoritarie. Detto questo, ci si deve, in ogni caso, interrogare su quello che è avvenuto, sulle ragioni. Io ritengo che sia finita la stagione che in qualche modo considero anche la causa di queste difficoltà, di utilizzare l’Europa come alibi o come ostaggio. Alibi rispetto anche a politiche nazionali che il quadro di mondializzazione dei processi economici, finanziari, sociali imponeva alle volte anche con qualche contenuto o contraccolpo di impopolarità. Spesso, invece, i governi hanno scaricato sull’Europa tali scelte facendola diventare la calamita di tutta la negatività agli occhi delle opinioni pubbliche nazionali, oscurando invece la convinzione o comunque il dovere di annunciare che probabilmente quelle politiche e quelle scelte avrebbero interrogato in ogni caso il sistema Paese e che anzi l’Europa era una cornice di riferimento più ampia e come tale in grado di attenuare gli effetti negativi piuttosto che  esasperarli. E poi l’europa come ostaggio: come in parte è avvenuto in Francia in un momento complessivamente difficile con alcuni aspetti critici, sotto il profilo della congiuntura economica e quindi delle ripercussioni sociali, l’Europa è diventata quasi l’occasione per manifestare forme di dissenso nei confronti delle politiche dei governi nazionali e quindi proprio utilizzata quasi come ostaggio.

 

Ma, in definitiva, come valutare questo no francese al Trattato costituzionale? Ancora al microfono di Fausta Speranza, il rappresentante in Italia della Commissione europea, Piervirgilio Dastoli:

 

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E’ una febbre alta di crescita. L’Europa è passata attraverso altre crisi: nel 1954 la Francia respinse la Comunità Europea di difesa e poi un anno dopo, ricorre in questo giorni l’anniversario, ci fu la conferenza di Messina su iniziativa italiana, che rilanciò il processo di integrazione comunitaria. Il ‘no’ dei danesi al Trattato di Mastrich, il ‘no’ degli Irlandesi al trattato di Nizza … Insomma, ci sono state una serie di crisi e poi, fra l’altro, non bisogna dimenticare che più o meno a metà degli anni ’70 l’Europa visse anche una forte crisi, quella che si chiamò “eurosclerosi”. Ora, in quell’occasione, fu il Parlamento europeo a riprendere in mano il processo di integrazione europea, approvando il progetto Spinelli del 1984. Io credo che in questo momento bisogna rimettere sul tavolo delle discussioni gli elementi politici di questo dibattito e che non basta l’iniziativa di un paio di leader, ci vuole una forte iniziativa politica che coinvolga non soltanto i governi, ma anche il Parlamento, l’opinione pubblica, la forza civile, la società civile. E, soltanto in questo modo, io credo che noi potremmo rilanciare il processo di integrazione europea che, certamente, è molto colpita dal risultato del referendum francese.

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Anche la Chiesa si è pronunciata per il ‘sì’ alla Costituzione nonostante l’assenza di riferimenti alle radici cristiane, guarda con una certa preoccupazione al voto di ieri. La mancata ratifica della Francia – affermano i vescovi del Vecchio Continente – è una sfida per l’Europa intera. Sentiamo al microfono di Andrea Sarubbi, mons. Aldo Giordano, segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee:

 

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R. - Rispetto a questo ‘no’ al Trattato costituzionale, appaiono dall’esterno anche motivazioni contrapposte: c’è chi ha votato ‘no’ perché vedeva nel Trattato un rischio per la laicità francese, ma anche chi ha votato ‘no’ perché non trovava nel Trattato un riferimento profondo, per esempio, alle radici cristiane. Complessivamente, uno dei motivi che hanno spinto verso una posizione critica sembra essere stato la crisi economica che c’è in Europa e che tocca le varie Nazioni.

 

D. – Che lezione può imparare l’Europa dal ‘no’ della Francia?

 

R. – Forse ciò che adesso va tenuto in conto è lo choc culturale e politico che questo voto crea. Non ci si può limitare a dire: “Bene, continueremo col Trattato di Nizza…”, ma bisogna tener conto di questo evento nuovo che crea un interrogativo sul processo europeo. Ecco, dobbiamo cogliere l’occasione per un approfondimento: evidentemente, la Costituzione europea ha bisogno di andare più in profondità. Dobbiamo cogliere questa occasione per ripensare all’idea di Europa, per capire dove vogliamo andare, per ridare veramente contenuti a certi valori che suonano un po’ vuoti e retorici… in fin dei conti, certe preoccupazioni espresse da questo voto possono anche essere condivise. Io stesso ho potuto vedere personalmente che nei Paesi dell’Est certe preoccupazioni sono presenti. Ecco, se fosse un’occasione per un approfondimento, questo choc potrebbe anche diventare in futuro positivo. Ma non dobbiamo dimenticare che il ‘no’ di ieri va capito all’interno della situazione francese ed interpretato più come una protesta generale che non come un rifiuto dell’Europa. In ogni caso, noi pensiamo che il progetto europeo andrà avanti, speriamo che prosegua davvero, e lavoriamo affinché ciò avvenga.

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DAL PRIMO GIORNO DI ELEZIONI POLITICHE IERI, IN LIBANO,

 ESCE FAVORITO SAAD HARIRI, FIGLIO DELLO STATISTA UCCISO

- Intervista con Camille Eid -

 

Saad Hariri vince la prima delle quattro tornate delle elezioni per il Parlamento libanese a Beirut. Lo ha ufficialmente annunciato il ministro degli Interni libanese Hassan Sabaa. Tuttavia, l’astensionismo record getta un’ombra sul risultato del voto, il primo in 33 anni senza la soffocante tutela siriana. Il servizio di Graziano Motta:

 

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La prima tornata elettorale, che ha interessato la capitale Beirut, ha visto scontata la vittoria della lista antisiriana di Saad Hariri, il figlio del primo ministro ucciso nella strage del 14 febbraio, che si è aggiudicata tutti e 19 i seggi in palio ma, a causa della immodificata legge elettorale, che si fonda sul rispetto degli assetti confessionali e garantisce comunque alle varie componenti una rappresentanza alla Camera, è venuto a mancare l’interesse degli elettori nel recarsi alle urne. L’astensionismo è stato più forte del previsto, attestandosi su circa il 73 per cento, anche per l’appello a disertare alle urne del generale Michel Aoun, l’esponente dell’opposizione alla Siria, rientrato in Libano dopo il lungo esilio in Francia e fautore di un rinnovamento democratico. Saad Hariri, che verosimilmente uscirà vittorioso anche dalle altre tre tornate elettorali in altrettante regioni del Paese - l’ultima, domenica 14 giugno - si è detto fautore del dialogo in nome dell’unità nazionale.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Le tre liste elettorali di Beirut guidate da Saad Hariri, figlio dell’ex premier assassinato a febbraio, si sono dunque aggiudicate i 19 seggi della capitale: 10 cristiani e 9 musulmani. Ma l'astensionismo record fatto registrare ai seggi - meno del 30 per cento si è infatti recato alle urne - getta un’ombra sul risultato. Sul perché i libanesi abbiano disertato le urne, Giada Aquilino ha sentito il collega libanese Camille Eid, esperto di questioni mediorientali per il quotidiano ‘Avvenire’:

 

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R. – Esiste in effetti un’unica lista. Quando in una circoscrizione, su sette seggi, cinque sono già assegnati d’ufficio, gli elettori sono molto meno motivati ad andare a votare per i rimanenti due seggi.

 

D. – Perché sono assegnati d’ufficio?

 

R. – Perché mancano candidati rivali, persone che scendano in competizione con la lista di Hariri. Ciò è dovuto, in parte, al fatto che Saad Hariri ha detto che il voto doveva essere un segnale contro gli assassini di suo padre, per cui ogni concorrente rivale avrebbe significato quasi aver collaborato nell’assassinio di Rafik Hariri.

 

D. – Ma sull’astensionismo quanto hanno influito gli appelli al boicottaggio come quello dell’ex generale Aoun?

 

R. – Il tasso di partecipazione alle ultime elezioni del 2000 nel quartiere cristiano di Achrafieh aveva raggiunto il 30 per cento. Questa volta si parla, invece, dell’11-12 per cento: si può desumere che l’appello del generale Aoun abbia influito parecchio. Se prendiamo in esame, invece, il quartiere armeno, dove il tasso cinque anni fa era del 28 per cento e questa volta è stato del 6-7 per cento, si può intuire che lì potrebbe aver influito sia l’appello di Aoun, sia soprattutto il fatto che i deputati armeni - sono tre su sette, in quella circoscrizione - risultavano già eletti d’ufficio.

 

D. – Questo astensionismo è segno anche di una spaccatura politica in seno al fronte antisiriano?

 

R. – Si tratta più di una rivalità. Tutti si rifanno ovviamente alla grande manifestazione antisiriana del 14 marzo, però hanno visioni separate. Il generale, essendo rientrato solo tre settimane fa in Libano, chiedeva di partecipare alla pari con Hariri alla scelta dei deputati, invece si è visto costretto ad accettare un seggio qua ed uno là, mentre le vecchie facce, che avevano partecipato alle elezioni in 15 anni di dominio siriano, erano rimaste le stesse.

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IL “NO” DELLA SANTA SEDE ALLE ARMI NUCLEARI,

PER UN MONDO CHE COSTRUISCA LA SUA SICUREZZA SUL DISARMO

E IL DIALOGO E NON SUL DETERRENTE DEGLI ORDIGNI ATOMICI

- Intervista con il senatore Douglas Roche -

 

“Un attentato alla vita sul pianeta terra”. E’ così che la Santa Sede considera le armi nucleari e il loro potenziale distruttivo. Alla recente Conferenza dell’ONU sul Trattato di non proliferazione, le nazioni firmatarie non sono riuscite ad accordarsi sul futuro di un documento nato al tempo della Guerra fredda ma bisognoso di essere ridisegnato alla luce dei nuovi scenari mondiali. L’empasse non ha indotto comunque al pessimismo la Santa Sede, che ai lavori di New York era rappresentata dal senatore canadese Douglas Roche. La sua opinione, espressa al microfono della collega della nostra redazione inglese, Philippa Hitchen, è che lo stallo sia sintomatico della più ampia atmosfera politica che sta minando il diritto internazionale:

 

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R. – IT’S EASY, I SUPPOSE, TO ASSIGNE BLAME FOR THIS OR THAT,..

Ovviamente, è facile distribuire rimproveri per questa o quella ragione; credo, però, che il problema sia più profondo, ossia un riflesso della situazione geo-politica mondiale e dell’indubbio indebolimento del diritto internazionale, al quale stiamo assistendo in tutto il mondo, che si ripercuote su questo processo. Mentre si può affermare con certezza che la Conferenza di per sé sia stata un fallimento, credo invece che non sia stato un fallimento il Trattato di non-proliferazione come tale. Credo che sia necessario compiere nuovi sforzi da parte di quegli Stati che seguono la stessa linea e che credono fermamente nella necessità di aumentare le disposizioni riguardo al disarmo nucleare previste dal Trattato. Io personalmente non ho perso la speranza che il momento storico particolare ci condurrà ad una maggiore riduzione e forse alla totale abolizione delle armi nucleari.

 

D. – Lei ha detto che il Trattato di per sé non è un fallimento: è giusto, però, comprendere che la Santa Sede chiede in realtà una sorta di ri-negoziazione dei punti più importanti compresi nel Trattato?

 

R. – WELL, THE HOLY SEE HAS MADE VERY CLEAR IN ITS INTERVENTION HERE...

Nel suo intervento alla Conferenza, la Santa Sede ha chiarito senza lasciare adito a dubbi che le armi nucleari rappresentano un attentato alla vita sul pianeta terra e che questo significa conseguentemente un attentato al processo di sviluppo sul pianeta. La preservazione del Trattato di non-proliferazione richiede un impegno inequivocabile ad un vero disarmo nucleare: questo impegno era stato preso nel 2000 ed era anche stato espresso nel 1995, quando il Trattato è stato prorogato a tempo indeterminato. Quello che la Santa Sede vuole, in realtà, è che quegli Stati “nucleari”, che fanno delle armi nucleari una priorità, ripensino la loro attitudine e vengano ad un accordo con il resto del mondo: la sicurezza per tutti richiede un forte miglioramento dell’articolo 6 del Trattato, che è quello che appunto riguarda il disarmo nucleare.

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L’ARTISTA FRIULANO AFRO, PROTAGONISTA DELLA PITTURA ITALIANA

DEL NOVECENTO, IN MOSTRA AL MUSEO “GIOVANNI FATTORI” DI LIVORNO

- Con noi Renato Miracco -

 

Il pittore friulano Afro in mostra al Museo civico “Giovanni Fattori” di Livorno, da ieri (29 maggio) al 28 agosto. La rassegna “Afro. Metamorfosi della figura dal 1935 al 1955” racconta, attraverso un centinaio di opere, gli esordi e il passaggio dalla figurazione all’astrazione di Afro Basaldella. Scomparso nel 1976, Afro è tra gli artisti italiani contemporanei più apprezzati nel mondo, in particolare negli Stati Uniti. Oltre ai dipinti di Afro, saranno in mostra a Livorno anche capolavori dei suoi amici Burri, Fontana e Manzoni, protagonisti – nelle parole di Moravia – del “nuovo Rinascimento italiano”. Afro può essere, dunque, considerato a ragione uno degli innovatori dell’arte italiana. Lo sottolinea il curatore della mostra livornese, Renato Miracco, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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(musica)

 

R. – Abbiamo scelto volutamente Afro, perché sicuramente lo possiamo considerare il nostro Caronte dell’Arte Contemporanea: colui cioè che ci traghetta dalla figurazione all’astrattismo. Dal 1935 al 1955, anni scelti per la mostra, Afro ci porta da una pittura totalmente figurativa ad una pittura che aderisce all’astrattismo. Ci porta in un universo totalmente fantastico di sogno. Una delle sue frasi più famose è: “L’artista, una pianta che cresce spontaneamente”.

 

D. – Quali sono le opere in mostra che, secondo lei, colpiranno maggiormente l’occhio del visitatore?

 

R. – Ci sono vari tipi di opere. Innanzitutto, ci sono le opere figurative del primissimo periodo: abbiamo “La Caccia”, “Il Foro romano”, “Palatino” in cui si vede un’attitudine di Afro ad una pittura veneta, alla pittura settecentesca veneta. Lentamente poi in altri quadri ci pare di vedere Picasso, il cubismo sintetico di Picasso. C’è una scomposizione totale della figura. Afro è sicuramente il pittore italiano che ha avuto maggiori contatti con l’America ed ha avuto un successo, non solo dal punto di vista critico, ma anche commerciale con l’America. Tutti i musei americani hanno opere di Afro del periodo che va dal ’50 al ’60, con quadri molto significativi.

 

D. – La vita e l’opera di Afro attraversano il Novecento. C’è un tema, un tratto che accompagna l’evoluzione della sua pittura, dagli inizi in terra friulana alle grandi mostre newyorkesi?

 

R. – Afro è l’unico e forse l’ultimo pittore, nel senso che lui ama dipingere con questa concezione considerata arcaica in quegli anni in Italia. Tutti andavano verso la pittura “materica”, informale: ricordiamo le esperienze di Burri, Fontana, verso la rottura dei vecchi canoni pittorici. Afro è l’unico che, anche nel corso delle sue evoluzioni, del suo cambiamento, resta comunque un pittore. C’è la frase famosa di Burri che dice: “Il vero pittore in Italia e nel mondo è Afro. Il vero artista sono io”.

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CHIESA E SOCIETA’

30 maggio 2005

 

 

ATTI DI VANDALISMO CONTRO UNA SCUOLA CATTOLICA NELLA PERIFERIA DI NEW DELHI, IN INDIA: LA CHIESA LOCALE CHIEDE L’INTERVENTO DEL GOVERNO

 

NEW DELHI. = L’intervento del governo per non insabbiare gli episodi di violenza contro i cristiani in India: è quanto ha chiesto la Chiesa cattolica del Paese, dopo l’attacco di alcuni teppisti contro una scuola delle suore del  Sacro Cuore a Sabhapur, alla periferia di New Delhi, che offre istruzione ai bambini poveri della diocesi di Meerut. L’assalto è avvenuto di notte: la banda ha bruciato i registri nell’ufficio del direttore e le porte di 3 classi, distrutto mille diari nuovi per gli studenti e 200 libri di testo. Il vescovo locale, mons. Patrick Nair, dopo aver visitato l’istituto, ha fatto aprire un’indagine alla polizia. “Le forze dell’ordine devono arrestare subito i colpevoli dell’incidente”, ha dichiarato all’agenzia AsiaNews padre Shaya Das, tesoriere della diocesi. “Come cristiani crediamo nel perdono – ha sottolineato – ma queste violenze contro suore e bambini innocenti devono essere portate alla luce”. Secondo padre Das, è necessario che la gente “sappia delle bassezze commesse da questi teppisti che diffondono violenza e paura”. Rajpalsingh Rana, l’ufficiale di polizia responsabile del caso, ha detto che “il principale scopo della banda era distruggere i registri scolastici”. Prima dell’attentato la scuola non aveva ricevuto reclami né contro il personale docente né contro quello amministrativo. (R.M.)

 

 

IERI, “GIORNATA DELLA VITA” IN COREA DEL SUD: I VESCOVI DEL PAESE DICONO “NO” ALLA CLONAZIONE, RICORDANDO L’ENCICLICA DI GIOVANNI PAOLO II,

“EVANGELIUM VITAE”, A 10 ANNI DALLA PUBBLICAZIONE

 

SEUL. = Il rispetto assoluto della vita, fin dal suo concepimento; la difesa dei diritti dell’embrione, che non può essere considerato un oggetto; il ‘no’ alla clonazione, “pratica aberrante in cui l’essere umano si sostituisce a Dio e vuole farsi creatore”; il valore della vita umana in sé, a prescindere dalla salute o dalla supposta “qualità”: sono i temi della “Giornata della Vita”, celebrata ieri in Corea del Sud dalla Chiesa cattolica. “La vita umana - si legge nel messaggio della Commissione di Bioetica della Conferenza episcopale del Paese – ha un suo valore per il solo fatto che appartiene a una persona: ogni tentativo di misurare gli esseri umani attraverso una supposta qualità della vita causerebbe la degradazione della persona umana”. Ricordando il 10.mo anniversario dell’enciclica di Giovanni Paolo II, “Evangelium Vitae”, il testo esprime la speranza che il “Vangelo della Vita possa essere accolto da tutti”. Mons. Francis Xavier Ahn Myong-ok, presidente della Commissione, è poi intervenuto sui recenti esperimenti di clonazione portati avanti in Corea dal prof. Woo Suk Hwang: “E’ molto triste – ha dichiarato – testimoniare la situazione attuale, in cui il risultato della tecnologia scientifica sta sfruttando la vita umana senza rispetto per il senso morale, mentre i mass media danno rilievo alle acquisizioni ottenute e non ai potenziali problemi”. In settembre, la Commissione terrà un simposio per denunciare l’incostituzionalità, in alcune sue parti, della “Legge sulla Bioetica” vigente in Corea. (R.M.)

 

 

“IL MINISTERO DI GUARIGIONE DELLA CHIESA NEI PAESI AFRICANI

ALL'ALBA DEL TERZO MILLENNIO: SFIDE E OPPORTUNITÀ”: È IL TEMA CONVEGNO

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE REGIONALE DELL'AFRICA OCCIDENTALE,

AL VIA DOMANI A COTOUNOU, NEL BENIN

- A cura di p. Joseph Ballong -

 

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COTOUNOU. = Da domani, Convegno della Conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale a Cotounou, nel Benin. L’incontro intende riflettere sullo sviluppo delle capacità di gestione delle strutture sanitarie, sulla promozione delle risorse umane e finanziarie e sulla collaborazione a livelli diocesano, nazionale, regionale e internazionale. Nei tre giorni di lavori, con l’aiuto di esperti internazionali tra cui quelli dell’Organizzazione mondiale della sanità, i vescovi responsabili dei settori dei servizi sanitari in seno alle rispettive Conferenze episcopali, cercheranno di identificare e riconoscere le discordanze attuali ed emergenti che la Chiesa si trova ad affrontare nella sua missione evangelizzatrice. Una missione che comprende anche il mondo della malattia e che richiede di accompagnare al meglio e consolidare le unità sanitarie che dipendono dalla Chiesa nelle varie diocesi, attraverso una rete di servizi di pastorale sanitaria tra i diversi Paesi, per poter migliorare gli scambi di esperienza anche a livello ecumenico. La solenne seduta di apertura dei lavori avrà luogo domani alla presenza dei rappresentanti del governo del Benin e del nunzio apostolico in Benin e in Togo.

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RESPINTO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI DEL PARAGUAY UN PROGETTO DI LEGGE

SULLA “PREVENZIONE E ASSISTENZA ALLE VITTIME DI ATTI CONTRO L’AUTONOMIA SESSUALE E CONTRO I MINORI”. GRANDE SODDISFAZIONE PER I CRISTIANI DEL PAESE, CHE NEI GIORNI SCORSI, CON UNA MANIFESTAZIONE ECUMENICA, NE AVEVANO DENUNCIATO LA INADEMPIENZA AL RISPETTO DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA

 

ASUNCIÓN. = Con 57 voti su 66, la Camera dei Deputati del Paraguay ha respinto il progetto di legge dal titolo “Programma Nazionale di prevenzione e assistenza alle vittime di atti punibili contro l’autonomia sessuale e contro i minori”, rimandandolo alla Camera dei Senatori per il suo studio. Il risultato ottenuto in sede parlamentare può considerarsi anche frutto della Manifestazione Ecumenica organizzata mercoledì scorso ad Asunción per contestare la legge, “contraria alla vita e alla famiglia”. L’arcivescovo della città, mons. Eustaquio Pastor Cuquejo Verga, intervenendo all’incontro, ha ricordato ai legislatori: “Tutti i cristiani pregano per voi affinché non approviate leggi che relativizzano la vita”. Da parte sua, il vescovo anglicano, Juan Ellinson, ha invitato tutti i cristiani a rendere più forti le loro famiglie attraverso l’educazione dei figli, incoraggiandoli a mantenersi saldi nella lotta contro il relativismo e nell’impegno di ripristinare i valori morali. A sua volta, il pastore José Micenea, ha difeso la vita e il matrimonio costituito tra uomo e donna e, a nome delle Chiese Evangeliche, ha espresso il suo rifiuto totale alle leggi che vogliono relativizzare la vita. (R.M.)

 

 

LA PACE E LA COMPRENSIONE TRA I POPOLI, AL CENTRO

DEL 47.MO PELLEGRINAGGIO INTERNAZIONALE DEI SOLDATI A LOURDES,

CONCLUSOSI IERI

- A cura di Ludwig Waldmüller -

 

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LOURDES. = Si è concluso ieri a Lourdes il 47.mo Pellegrinaggio internazionale dei soldati, che ha visto la partecipazione di circa 17 mila militari, provenienti da 30 Paesi. I temi della pace e della comprensione tra i popoli hanno guidato sia la fiaccolata notturna di sabato, con la preghiera del Rosario, ripetuta per ben 4 volte, insieme con i pellegrini malati, che la Messa solenne di domenica. Un pellegrinaggio, certamente molto toccante, che lascerà il segno nel cuore dei partecipanti: “Ovviamente – ha spiegato un cappellano militare – non tutti vengono qui per ragioni religiose, ma tutti tornano a casa in modo diverso”. “La Madonna di Lourdes – ha aggiunto – cambia qualcosa in tutti i soldati e questo grazie all’incontro con i militari delle altre Nazioni e, soprattutto, grazie alla preghiera davanti alla Grotta di Massabielle”. E chi ha visto i soldati in uniforme, inginocchiati davanti alla Grotta alle 5.00 del mattino, può capirlo.

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INDETTO UN CONCORSO PER LA REALIZZAZIONE DEL LOGO DELLA TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA, AL VIA IL PROSSIMO GENNAIO A ROMA

 

ROMA. = La Conferenza delle Chiese europee (KEK) e il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) hanno indetto un concorso per la realizzazione del logo della Terza Assemblea Ecumenica Europea (AEE3), che partirà a Roma a gennaio, con 4 tappe che culmineranno a Sibiu, in Romania, nel settembre del 2007. Il vincitore riceverà un premio di mille euro e potrà partecipare gratuitamente all’incontro. Il suo logo sarà utilizzato nelle diverse pubblicazioni e riprodotto nelle varie pubblicità dell’Assemblea in tutta Europa. Sarà poi esposto a Sibiu e costituirà un elemento essenziale nell’allestimento dei vari luoghi dell’incontro. E’ probabile, inoltre, che tutte le proposte vengano esposte in una mostra nel corso dell’Assemblea. Secondo gli organizzatori, il logo dovrebbe rendere visibile il tema dell’AEE3, ovvero, “La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e di unità in Europa”. Dovrebbe inoltre poter essere utilizzato in contesti multilinguistici. Il termine ultimo per la consegna è il 30 giugno 2005. Le proposte dovranno essere spedite al CCEE e/o alla KEK. Verranno poi analizzate da una Commissione congiunta, che comunicherà l’esito del concorso entro i 2 mesi successivi. (R.M.)

 

                  

 

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24 ORE NEL MONDO

30 maggio 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

 

È di almeno 20 morti il bilancio provvisorio di un duplice attentato suicida stamattina a  Hilla, 100 km a sud di Baghdad, durante una manifestazione di ex membri del corpo scelto di polizia. Intanto, 40 mila soldati iracheni sono impegnati nella più più grande operazione anti-guerriglia dalla caduta di Saddam, che ha portato, secondo il governo provvisorio, a 500 arresti. Tra questi un ex alto ufficiale dell'esercito del deposto presidente Saddam Hussein, sospettato di aver appoggiato la ribellione in Iraq. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Sono 40 mila i soldati iracheni, appoggiati da 10 mila soldati americani, impegnati da ieri nel più grande blitz anti-guerriglia in Iraq. L’obiettivo dell’operazione ‘Saetta’ è quello di stroncare le azioni della guerriglia che, in un solo mese, hanno provocato oltre 600 vittime. E’ il più grande dispiegamento di forze di sicurezza nel Paese dopo la caduta di Saddam Hussein. Così, la capitale è stata circondata da un cordone di sicurezza per impedire l’accesso a possibili terroristi. E ieri, appena scattata, l’operazione ha portato, secondo quanto riferito dal governo provvisorio iracheno, all’arresto di 500 sospetti nell’area di Baghdad. Ma la guerriglia non sta a guardare. Un comunicato di al Qaeda, infatti, assicura che è in atto una controffensiva dell’organizzazione terroristica, pianificata e diretta da Al Zarqawi, che potrebbe essere ferito. I controlli non bastano: stamani la terribile conferma. Due diversi attentati kamikaze hanno provocato almeno una ventina di morti a Hilla, 100 chilometri a sud di Bagdad. La polizia parla peraltro di diverse decine di feriti. Il primo attentatore si è fatto saltare in aria in mezzo alla folla di circa 500 ex membri del corpo scelto di polizia, che si erano radunati davanti al governatorato per chiedere il loro reintegro nel corpo. E un alto kamikaze si è fatto esplodere in mezzo ad una folla di uomini in fila davanti a un centro medico dove esercito, polizia e servizio civile sottopongono a visita medica coloro che vogliono arruolarsi.

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La volontaria italiana Clementina Cantoni, rapita il 16 maggio a Kabul, è apparsa ieri in un video trasmesso dall’emittente afghana Tolo Tv. Nel filmato la giovane ha il capo coperto da un velo blu, mentre due uomini le puntano due mitra alle tempie. Il direttore dell’emittente ha confermato che uno dei   sequestratori, Timor Shah, ha telefonato dicendo che l’ostaggio “non sta bene, che  ha bisogno  di cure” e chiedendo un impulso ai negoziati. Sul significato di questo video Roberto Piermarini ha raccolto il commento dell’esperto di terrorismo del Corriere della sera, Guido Olimpio:

 

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R. – E’ un segnale che i terroristi hanno dato in risposta a richieste precise dei negoziatori. Ossia: gli italiani volevano essere sicuri che il loro mediatore è in contatto con la banda e il video rappresenta quindi una risposta. Però, rispetto ai cinque video iracheni, qui non ci sono richieste; non c’è alcuna valenza politica, non c’è alcun messaggio nascosto. E’ semplicemente un messaggio. E’ come le fotografie che una volta mandavano i sequestratori: hanno usato questo sistema.

 

D. – Timori e speranze, dopo questo video?

 

R. – Diciamo che la speranza è che non ci sono delle richieste precise e quindi si confermerebbe una collocazione banditesca, di predoni da parte di questa banda. Dall’altra, è vero che l’Afghanistan è un posto imprevedibile e quindi, essendo un gruppo così strano, bisogna essere molto cauti e prudenti.

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E sul campo le violenze non si placano neppure in Afghanistan. Una bomba piazzata su una bicicletta è esplosa stamattina nella parte orientale di Kabul, sulla strada che conduce a Kalalabad: almeno 7 i feriti, tutti civili. Stanotte, invece, è stato lanciato un razzo contro la sede dell’Isaf, il contingente internazionale di pace.

 

Il governo israeliano ha annunciato ieri la liberazione di 400 detenuti palestinesi. La decisione è stata assunta da Israele per favorire una politica di distensione verso il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. La data del rilascio non è stata comunicata. Israele aveva già rilasciato 500 detenuti palestinesi lo scorso 21 febbraio dopo l'annuncio di Abu Mazen del cessate il fuoco seguente al vertice di Sharm el-Sheik. Intanto, nei Territori, l'Intifada armata cerca di riprendere l'iniziativa. Ieri quattro palestinesi sono rimasti uccisi in diversi scontri a fuoco.

 

Almeno 11 morti nel sudovest della Somalia, per i violenti combattimenti in corso tra fazioni rivali a Baidoa. I miliziani che la controllano, infatti, si oppongono alla decisione del governo di transizione, in esilio in Kenya, di trasferirsi in questa città. Contestato anche l’arrivo di un contingente di pace, formato da militari etiopi.

 

Proprio dall’Etiopia, intanto, giungono i risultati delle elezioni parlamentari di domenica scorsa. Non sono ancora dati definitivi, ma sono sufficienti per affermare che la coalizione del premier uscente, Zenawi, ha conquistato la maggioranza assoluta. Il nuovo governo sarà dunque formato dal Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiope e da quattro partiti minori.

 

Contribuire all’applicazione dell’accordo di pace firmato nel gennaio scorso, dopo oltre 20 anni di guerra civile tra governo di Khartoum e ribelli: questo l’obiettivo del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in visita ieri in sud Sudan, dove ha incontrato il leader del Movimento di liberazione sudanese, John Garang. A lui, Annan ha assicurato: “Le Nazioni Unite sono qui, raddoppieremo i nostri sforzi ed eserciteremo pressioni sulla comunità internazionale per dar seguito ai suoi impegni”.

 

I dati sulla criminalità in Kenya, per quanto inferiori all’anno scorso, assomigliano sempre a un bollettino di guerra. Li riassume, citando fonti del ministero dell'Interno e della polizia, il quotidiano 'Nation'. Nei primi tre mesi dell'anno, ci sono stati 295 omicidi: 83 in gennaio, 119 in febbraio, 93 in marzo. Almeno 660, nello stesso periodo, i casi di violenza sessuale denunciati.

 

Due uomini sono morti attraversando i campi minati al confine tra Grecia e Turchia, nella provincia nord orientale di Evros. I due, originari della Georgia, cercavano di entrare clandestinamente in territorio greco. L'incidente è avvenuto nella tarda serata di sabato. I corpi devastati delle due vittime, a causa della difficoltà di movimento nel campo minato, sono stati recuperati dalle squadre di soccorso soltanto 11 ore dopo.

 

         In Germania la leader Cdu Angela Merkel è stata nominata candidata dell’Unione Cdu e Csu nella sfida alla cancelleria alle elezioni a settembre. La notizia ancora non è ufficiale ma è stata anticipata dall’agenzia Dpa. Merkel sfiderà il cancelliere in carica Schroeder alle politiche anticipate il 18 settembre. Le elezioni anticipate sono state convocate da Schroeder in seguito alla disfatta elettorale subita nel Nord Reno Westfalia lo scorso 22 maggio.

 

Una scossa di 4,6 gradi sulla scala Richter è stata avvertita questa mattina in Giappone. Dalle prime informazioni, l'evento sismico non ha procurato danni a persone o cose. Nessun allarme tsunami è stato lanciato.

 

 

 

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