RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
147 - Testo della trasmissione di venerdì 27 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
A
Roma, la manifestazione “Italia-Africa 2005”: ai nostri microfoni, Mario
Marazziti
CHIESA E SOCIETA’:
“Libanesi, andate a votare!”: appello dei vescovi maroniti in
vista delle elezioni politiche
Migliaia di copie in vendita della Bibbia tradotta in lingua
quechua.
Strage in Pakistan:
almeno 18 morti per un attacco suicida alla periferia di Islamabad
La stampa israeliana
parla di un incontro Sharon-Abu Mazen per giugno. A Washington, il presidente
americano Bush ha promesso aiuti ai palestinesi
L’Unione Africana annuncia la ripresa dei negoziati di pace per il Darfur tra ribelli e governo.
27 maggio 2005
IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI, IL CARDINALE MARTINI
E I VESCOVI DEL BURUNDI
IN VISITA AD
LIMINA. IERI, SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI,
IL PAPA HA PRESIEDUTO LA MESSA IN SAN GIOVANNI IN
LATERANO
E LA PROCESSIONE EUCARISTICA FINO A SANTA MARIA
MAGGIORE
Quella appena trascorsa è stata
una mattina di udienze private per Benedetto XVI. Il Papa ha ricevuto il
cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, e un gruppo di 6
vescovi del Burundi, in questi giorni a Roma per la loro visita ad Limina. Ieri, invece, il Pontefice
aveva ricevuto l’abbraccio della folla, presiedendo nella Basilica di San Giovanni
in Laterano la Messa nella solennità del Corpus Domini.
“Le nostre strade siano strade
di Gesù, le nostre case siano case per Lui e con Lui! La nostra vita di ogni
giorno sia penetrata dalla sua presenza!” Questo è stato l’augurio espresso
ieri sera da Benedetto XVI, sul sagrato della Basilica lateranense, quindi il
Papa, a bordo di un’auto, si è diretto insieme con i fedeli lungo la Via Merulana,
fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per la tradizionale processione eucaristica.
Una cerimonia di particolare intensità, nell’anno dedicato all’Eucaristia e in
coincidenza con lo svolgimento del Congresso eucaristico di Bari. La cronaca
dell’evento nel servizio di Gabriella Ceraso:
**********
(Canto)
“Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il Mistero del Giovedì
Santo alla luce della Risurrezione”.
(Canto)
Così ha
esordito nella sua omelia Benedetto XVI, rivolgendosi alle migliaia di fedeli
riuniti intorno al Sagrato, insieme a cardinali, vescovi, rappresentanti di
confraternite e sodalizi romani e di varie associazioni, che hanno seguito con
attenzione i testi liturgici scritti da San Tommaso d’Aquino ed i passaggi di
una festa istituita sette secoli fa.
Nella
processione del Giovedì Santo – ha spiegato il Papa – la Chiesa accompagna Gesù
verso la Via Crucis, dove attraverso la morte diventerà il pane di vita eterna.
Nella festa del Corpus Domini, invece, la processione accompagna il Risorto nel
suo cammino verso il mondo; Risorto che ci precede e ci invita a seguirlo.
“La vera meta del nostro cammino è la comunione con
Dio. Dio stesso è la casa delle molte dimore. Ma possiamo salire a questa
dimora soltanto andando verso la Galilea, andando cioè sulle strade del mondo,
portando il Vangelo a tutte le nazioni, portando il dono del suo amore agli
uomini di tutti i tempi”.
Certo l’Eucaristia per la fede –
ha proseguito il Pontefice – è un mistero di intimità. Tuttavia la forza del
Sacramento va oltre le mura delle nostre Chiese:
“In questo sacramento il Signore è sempre in
cammino verso il mondo e questo aspetto universale della presenza eucaristica
appare nella processione della nostra festa: noi portiamo Cristo, presente
nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste
strade, queste case, la nostra vita quotidiana alla sua bontà”.
(Canto)
“La processione del Corpus Domini è, dunque, una
“grande benedizione per la nostra città come Cristo lo è per il mondo”, ha aggiunto
il Papa, e insieme all’Adorazione “fa parte di un unico gesto di comunione con
la Persona del Signore”.
(Canto)
Con l’atto di affidamento a
Maria, perché ci insegni ad aprire il nostro essere alla presenza di Cristo, il
Papa ha concluso l’omelia e quindi la Messa. Dopo una lunga adorazione del
Sacramento, Benedetto XVI è salito poi su uno speciale automezzo, usato anche
da Giovanni Paolo II per l’occasione, e in ginocchio davanti all’ostensorio ha
percorso – tra preghiere e canti – Via Merulana in processione con migliaia di
fedeli, giungendo fino al sagrato di Santa Maria Maggiore, da cui ha impartito
la benedizione eucaristica.
(Canto)
**********
L’AIUTO DELLA CHIESA IN CAMPO SANITARIO, PER
SCONFIGGERE
LE MALATTIE INFETTIVE E L’AIDS. IL CARDINALE
LOZANO BARRAGAN
SPIEGA I PUNTI DEL SUO INTERVENTO
ALL’ASSEMBLEA OMS DI GINEVRA
- Intervista con il porporato -
La piaga della mortalità
infantile, prodotta dall’impressionante numero di aborti annuali nel mondo e da
una precaria assistenza sanitaria: su questo argomento, oltre che sulla lotta
all’AIDS, ha imperniato il suo intervento – fornendo cifre e dati statistici –
il cardinale Javier Lozano Barragn, presidente del Pontificio Consiglio per la
Pastorale della salute. Il porporato ha partecipato in veste di capodelegazione
della Santa Sede alla 58.ma Assemblea mondiale della Sanità, che nei giorni
scorsi ha visto a Ginevra la presenza di ministri e delegati di 192 Paesi,
impegnati a pianificare una strategia di opposizione alle malattie causate
dalla mancanza di vaccinazioni. Al suo rientro da Ginevra, il cardinale Lozano
Barragan è stato intervistato da Giovanni Peduto:
**********
R. – A
Ginevra, ho parlato delle cosiddette “malattie dei poveri”, alle quali nessuno
rivolge attenzione e che – secondo i dati che ho fornito – sono terribilmente
trascurate. Ho quindi voluto, da parte della Santa Sede, esternare il nostro
interesse per tutti quelli che soffrono, che non hanno propriamente delle
risorse e che rappresentano la maggioranza, specialmente in quello che viene
chiamato “Terzo mondo”. Ci sono veramente delle situazioni terribili,
specialmente nel campo delle malattie diarroiche, delle malattie respiratorie,
delle malattie infettive. Ho voluto quindi richiamare l’attenzione proprio su
questi punti e in particolare modo ho voluto rivolgere l’attenzione sulla
salute materno-infantile e sui morti in seno alle mamme, in modo colpevole e
non. Sono 211 milioni le nascite, ogni anno nel mondo, ma più o meno 46 milioni
sono gli aborti indotti e 30 milioni circa sono i bambini che nascono morti.
Per così dire, quindi, la malattia che uccide di più è la malattia della
cattiva volontà dell’uomo e della donna che provocano l’aborto. Questo non
viene assolutamente trattato nell’Organizzazione mondiale della Sanità, anzi
tante volte l’aborto considerato come
salute riproduttiva. Io ho invece tentato di mostrarlo come la malattia
peggiore che abbiamo nel mondo: uccide di più della malaria, dell’AIDS. In quello
stesso contesto, ho presentato all’Organizzazione mondiale della Sanità la
fondazione che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha istituito al termine della
sua vita, la “Fondazione del Buon Samaritano”, sottolineando come la Santa
Sede, in modo simbolico – per via delle sue limitate risorse economiche - stia comunque aiutando i Paesi meno
protetti: attualmente, si tratta di 11 Paesi dell’Africa, uno dell’Asia ed uno
dell’America Latina.
D. – Come sono state accolte
queste iniziative della Santa Sede all’Organizzazio-ne mondiale della Sanità?
R. – Credo molto bene. Alcuni
organismi mi hanno chiesto di poter collaborare con noi ed io ho detto loro
volentieri, anche se dobbiamo ovviamente farlo con molta precisione ed
attenzione. Penso che il cambiamento si sia avuto in gran parte alla “Fondazione
del Buon Samaritano”, ai suoi interventi che costituiscono un qualcosa di tangibile
e all’OMS guardano proprio a ciò che si sta facendo. Da parte nostra, del
resto, quello che noi riceviamo in termini economici viene immediatamente
inviato ai Paesi più poveri e sprovveduti.
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IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DELLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS
SULLA GLOBALIZZAZIONE, IN RELAZIONE ALLA
SUSSIDIARIETA’
E ALLO SVILUPPO MONDIALE
- A cura di Alessandro De Carolis -
“Il sistema mondiale del XXI
secolo: sussidiarietà e cooperazione per lo sviluppo” è il titolo del Congresso
internazionale promosso dalla Fondazione Centesimus
Annus, che si apre oggi pomeriggio in Vaticano. In due giorni di interventi,
verrà esaminato il fenomeno della globalizzazione in rapporto, tra l’altro, ai
Paesi del mondo, in relazione ai diritti umani e in un confronto con il modello
dell’Unione Europea. Tra i relatori, figurano tra gli altri – oltre al
presidente della Fondazione, Lorenzo Rossi di Montelera, e a quello del
Comitato scientifico, Alberto Quadrio Curzio – il giudice della Corte
costituzionale italiana, Giovanni Maria Flick, il docente di Economia alla
Scuola di Studi internazionali dell’Università di Miami, Moshe Syrquin, il
cardinale Attilio Nicora, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del
Patrimonio della Sede Apostolica.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre
case siano case per Lui e con Lui!": Benedetto XVI celebra la Santa Messa
e guida la Processione Eucaristica da San Giovanni in Laterano a Santa Maria
Maggiore.
Nelle
vaticane, due pagine dedicate al Congresso eucaristico nazionale in svolgimento
a Bari. L'omelia del cardinale Jozef Tomko e gli articoli degli inviati, Francesco
M. Valiante e Gaetano Vallini.
Nelle
estere, l'intervento della Santa Sede - sull'impegno per combattere la piaga dell'AIDS
- in occasione della 58.ma Assemblea dell'Organizzazione Mondiale della Salute,
svoltasi a Ginevra dal 16 al 25 maggio.
Iraq:
il Ministro dell'interno conferma il rapimento del terrorista giordano Al Zarqawi.
Nella
pagina culturale, un articolo di Matthew Fforde dal titolo "Uno scienziato
romanziere": cent'anni dalla nascita di Charles Percy Snow.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la Confindustria. Montezemolo: scelte urgenti,
coraggiose e anche impopolari per uscire dalla grave situazione economica.
In
rilievo il tema del terrorismo.
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27maggio
2005
IL LAICATO PROTAGONISTA DELLA SETTIMA GIORNATA
DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE
A BARI, GI INTERVENTI DEI
LEADER DEI MOVIMENTI ECCLESIALI
- Ai
nostri microfoni don Antonio Ladisa -
La Celebrazione Eucaristica domenicale
genera la spiritualità di comunione tra le varie componenti della Chiesa. Così,
questa mattina, l’apertura della terzultima giornata del XXIV Congresso
Eucaristico italiano, in corso a Bari, ha visto confrontarsi, alla presenza del
cardinale Ruini, presidente della CEI, i rappresentanti delle principali
aggregazioni laicali della Chiesa cattolica. Da Bari, il servizio di Fabio
Colagrande.
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A poche ore dalla pubblicazione
di una Lettera in cui la Chiesa italiana li invita a cooperare per rendere una
testimonianza cristiana credibile, i fedeli laici si sono ritrovati alla Fiera
del Levante di Bari per ribadire insieme la necessità di riscoprire la
centralità dell’Eucaristia nella loro vita e nella loro missione.
In una polifonia di voci che si
rafforza proprio nella diversità dei carismi, i rappresentanti dell’Azione
Cattolica, di CL, del Cammino neocatecumenale, del Rinnovamento nello Spirito
Santo, del Movimento dei Focolari - per citarne solo alcuni - hanno risposto
idealmente all’invito della Chiesa italiana, confermando il desiderio di essere
protagonisti della nuova evangelizzazione.
Don Julian Carron, successore di
Don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione, si è soffermato sul valore
costitutivo del Pane eucaristico, ricordando come sia l’Eucaristia a generare
la Chiesa:
“Se nella semplicità del cuore
l’uomo si lascia vivificare dal Corpo e il Sangue di Cristo, diventa una sola
cosa con Lui. La sua unione con Cristo, insieme all’unione degli altri, che
come Lui si sono avvicinati da mendicanti a lasciarsi riempire della sua
ricchezza, genera quella comunione che è la testimonianza più grande della
potenza e la verità di Cristo”.
L’Eucaristia come Sacramento di
unità è stata al centro di numerosi interventi che hanno ribadito la necessità
di collaborare tra le diverse realtà ecclesiali. Giampiero Donnini del Cammino
neocatecumenale ha voluto insistere sull’aspetto dinamico di un Sacramento che
genera amore, mentre Antonietta Giorleo, portavoce del Movimento dei Focolari,
ha spiegato i motivi della trasformazione che il Corpo di Cristo genera in ogni
fedele:
“L’essere trasformati in Lui,
l’essere fatti altro Cristo, Corpo Suo, ci spinge singolarmente ed insieme a
comportarci come Cristo stesso”.
In chiusura, il cardinale Ruini
ha ringraziato i partecipanti per il loro impegno missionario, in particolare
per la testimonianza dei valori cattolici in vista del prossimo Referendum
sulla Legge 40. Nel pomeriggio, il Congresso prevede tre incontri dedicati
rispettivamente al Ministero ordinato, alla Vita Consacrata e alla Ricerca
Vocazionale, animati dall’arcivescovo Bruno Forte, Mons. Ravasi e Suor Elena
Bosetti. In serata, il cardinal Re guiderà la Via Crucis che unirà idealmente
due luoghi di sofferenza, dove l’incontro con Cristo Eucaristia offre
consolazione: il Policlinico e il Carcere di Bari.
Da Bari, Fabio Colagrande, Radio
Vaticana.
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Bari
attende con emozione l’arrivo, domenica, di Benedetto XVI. Tuttavia, a due
giorni dalla conclusione del Congresso eucaristico nazionale, è già possibile
un primo bilancio dell’evento. A tracciarlo è don Antonio Ladisa,
vicepresidente del Comitato del Congresso Eucaristico Diocesano, al microfono
del nostro inviato, Fabio Colagrande:
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R. - E’ un bilancio certamente
positivo. Le presenze sono andate al di là di ogni nostra aspettativa.
D. – Come sta andando la
partecipazione popolare, anche i vari momenti di preghiera, di adorazione
Eucaristica, poi stasera la Via Crucis ... sono momenti partecipati anche dalla
città di Bari?
R. – Sì, è un dono grande che
credo la città di Bari non dimenticherà mai nella sua storia. Ieri sera, il
Santissimo Sacramento ha attraversato le strade del centro della città e non
solo. Era seguito da tantissima gente, ma anche coloro che erano sui
marciapiedi ad accogliere la processione erano coinvolti nella preghiera,
nell’adorazione, nella devozione. Oggi un altro appuntamento estremamente
significativo perché tocca due luoghi di sofferenza, quello del Policlinico e
quello della Casa circondariale, dell’Istituto Formelli dove ci sono i minori,
per ricordare a tutti quanti noi che il Signore Gesù lo dobbiamo riconoscere
nell’Eucaristia, e lo dobbiamo visitare e servire nei fratelli più poveri e più
deboli. Domenica, con l’arrivo di Benedetto XVI, il Congresso acquisterà un
respiro più universale. Certo la presenza del Papa è stato un dono immenso che
ci ha colmato il cuore di gioia, di gratitudine. La presenza del Papa, in
quest’Anno dell’Eucaristia, dà quel respiro di cattolicità a tutto quanto è
stato detto, pregato in questi giorni.
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L’EUROPA RAFFORZI L’IMPEGNO PER SCONFIGGERE L’AIDS E GLI ALTRI MALI
DEL
CONTINENTE AFRICANO: L’ESORTAZIONE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
ALLA
MANIFESTAZIONE “ITALIA-AFRICA 2005”, IN CORSO A ROMA
- Intervista con Mario Marazziti -
“Un
sogno per l’Africa: bambini senza AIDS”: è il tema della tavola rotonda
tenutasi stamani in Campidoglio, nell’ambito della manifestazione Italia-Africa
2005. All’incontro, promosso dalla Comunità di S. Egidio, hanno preso parte il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace, e il sindaco di Roma. Veltroni ha ricordato il ruolo delle
ONG nella lotta all’Aids. Un esempio viene proprio da Sant’Egidio, che con il
programma “Dream” assiste migliaia di malati. La cura dei mali dell’Africa deve
essere percepita come una necessità dalla vicina e ricca Europa. Ne è convinto
Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da
Jean-Baptiste Sourou:
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R. – C’è una necessità: dobbiamo
cominciare a creare dei varchi culturali, a pensare che l’Africa è vicina.
“Eurafrica” non è una formula, una parola che abbiamo coniato con Andrea
Riccardi riprendendo un grande presidente africano per scrivere un libro
sull’Africa, no, è un’alleanza necessaria. L’Europa senza l’Africa non ha
significato. Perde qualunque funzione storica. E’ solo un altro grande mercato
e l’Africa senza l’Europa rischia di affondare in mezzo a due oceani. Credo che
Italia-Africa sia il modo in cui, dall’opinione pubblica, nasce un sentimento
che diventa intelligenza, un’alleanza vera con l’Africa.
D. – Come coinvolgere l’opinione
pubblica per la causa africana?
R. – L’Africa è un continente
che senza la mia solidarietà muore. Non è accettabile che ci siano 30 milioni
di persone con i problemi dell’AIDS senza le cure o gran parte del continente
senza l’acqua pulita. Sono cose non accettabili e come tali debbono creare un
cambiamento di mentalità e di vita anche in noi stessi. Contemporaneamente, penso
che cominciamo ad accorciare le distanze. Per esempio, ognuno di noi può
tassarsi di un euro al giorno e sa che, in questo modo, nasce un bambino senza
AIDS da una madre sieropositiva oppure ognuno di noi può cominciare a leggere
le notizie sull’Africa che sono sui giornali: cominciamo ad andare in Africa
non solo per fare turismo, cominciamo a ricordare anche al nostro governo che è
scandaloso la riduzione della cooperazione internazionale per lo sviluppo e
così via.
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GARANTIRE
UN ACCESSO CORRETTO E TRASPARENTE
ALLA PROFESSIONE GIORNALISTICA E’ QUESTIONE
DI DEMOCRAZIA:
LA
DENUNCIA DELL’UCSI
SOSTENUTA
DALLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA
I
giornalisti cattolici riflettono sulle anomalie della loro professione, che
rincorre, in veloce evoluzione, le innovazioni tecnologiche, senza le dovute
garanzie né contrattuali né deontologiche. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Una
situazione di malessere diffuso che investe soprattutto i giovani giornalisti
che si affacciano sul mercato del lavoro, tra speranze e promesse non
mantenute. Se ne è parlato in questi giorni a Roma, nell’incontro organizzato
dall’Unione cattolica della stampa italiana (UCSI), presenti giornalisti,
editori, direttori di testata, rappresentanti sindacali. Molti i rischi per la
stessa democrazia, come ha sottolineato Paola Springhetti, presidente
dell’UCSI-Lazio:
R. – Garantire un
accesso trasparente e corretto ai media è un problema che riguarda tutta la
democrazia. Il pluralismo si difende non solo difendendo il pluralismo delle
testate, ma anche delle persone che accedono. I giovani che vogliono diventare
giornalisti hanno davanti a sé anni e anni di precariato che, troppo spesso,
non seleziona i migliori, ma solo quelli più disposti al compromesso, che hanno
più resistenza, oppure che si possono pure permettere di affrontare questo
precariato. Per questo, credo sia un tema da discutere, da approfondire, e sul
quale bisogna andare a fondo. Troppo spesso, si affida l’informazione a mani
non adeguate, non formate, proprio perché chi è più formato è anche più
indipendente, più capace di autonomia.
Professione
giornalista a rischio secondo i vecchi canoni tradizionali, nei nuovi media ma
anche su giornali e tv. Andrea Melodia, esperto di media, docente di Storia
della televisione all’Università Lumsa:
R. –
Siamo di fronte ad un cambiamento epocale nel modo di rapportarsi con
l’informazione, perché praticamente l’informazione è in mano a tutti 24 ore su
24, non solo come recettori, ma anche come produttori, commentatori delle
notizie. Quello che si richiede che rimanga in piedi, anzi venga rafforzato, è
un lavoro destinato a garantire qualità, formazione, preparazione, competenze
specifiche, responsabilità e deontologia. Credo che questa sia la grande sfida
che abbiamo di fronte oggi: ridare al mestiere di informare il senso di tutte
le responsabilità accresciute e complicate che questo modo di essere
costantemente on line, tipico
dell’epoca contemporanea, impone a tutti quanti.
Cosa
fare di fronte all’espansione incontrollata di varie forme di giornalismo nei diversi
media? Hanno tutte diritto d’asilo nel contratto giornalistico o c’è da fare
chiarezza? Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione
nazionale della stampa italiana (FNSI):
R. –
Tutti i giornalisti hanno diritto ad una tutela, al rispetto della dignità
professionale, della loro retribuzione, delle condizioni di vita. Non c’è un
unico contratto dei giornalisti, vi sono più contratti dei giornalisti. Il
problema, evidentemente, è quello di un’etica della professione che garantisca,
definisca un’indipendenza, l’autonomia e appunto la dignità. La maggior parte
dei nuovi giornalisti e delle nuove strutture di informazione non garantiscono
una qualità del prodotto sufficiente. Dobbiamo, quindi, avere le capacità di
estendere coraggiosamente le nostre regole, adeguandole alla realtà.
**********
DAI
SILENZI DEL DESERTO DEL GOBI, ESCE IN ITALIA
“LA
STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE”, DIRETTO DA LUIGI FALORNI:
UN
FILM POETICO SULLA REALTA’ DELLE POPOLAZIONI NOMADI
“La
storia del cammello che piange”, diretto dall’italiano Luigi Falorni insieme
alla regista mongola Byambasuren Davaa, da oggi sugli schermi italiani dopo
aver partecipato ad oltre venti Festival, essere stato candidato all’Oscar ed
aver riscosso unanimi consensi. Nella estrema semplicità delle immagini e della
storia, questo splendido documentario fatto di silenzi, di luci e di suoni
vuole ribadire l’importanza della solidarietà tra gli uomini e del rispetto
assoluto per la natura. Ce ne parla Luca Pellegrini.
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(musica)
E’ un
canto intenso, seducente, arcaico. Fa parte di un rituale che si inserisce in
culture e tradizioni molto lontane dalle nostre: quelle della Mongolia del Sud,
nel deserto dei Gobi. E’ la storia di un piccolo cucciolo di cammello, bianco e
abbandonato: la madre lo ha dato alla luce con un parto molto travagliato e
doloroso, ora lei lo rifiuta. E lui piange. Creando grande apprensione in una
famiglia di nomadi che li alleva. Il canto di una giovane donna e la melodia di
uno strumento si contrappongono con delicatezza e mistero al pianto
dell’animale arrivando al cuore della madre del piccolo cammello: alla fine lei
gli lascerà prendere il latte che è alimento indispensabile di vita. Questo documentario
“narrativo” ci porta a conoscere la vita quotidiana dei nomadi del Gobi e del
loro intenso rapporto con la natura, attraverso immagini tanto semplici e
chiare quanto poetiche e dense: una percezione di serena vastità, di calma, di
primordiale comunione con il creato, di condivisione sincera tra le persone, le
famiglie e i gruppi. Con nobile sobrietà, la telecamera ci invita a godere di
magnifici paesaggi, di affettuosa vita familiare, di giochi di bambini capaci
di entusiasmarsi ancora del poco, in uno scorrere del tempo che pone uomo e
natura insieme al centro dell’attenzione. Un toccante film-documenatrio che il
giovane regista italiano così descrive per noi:
R. – La
storia colpisce per la sua semplicità. Io adoro storie semplici perché spesso consentono
un approfondimento particolare. In questo caso, è una storia che nonostante il
suo essere lontana da noi, dal mondo occidentale, e nonostante questa sua esoticità
ha una universalità di base che parla a tutti noi. E’ la storia di una
salvezza, della perdita dell’amore del ritrovamento dell’amore attraverso la
solidarietà di questo gruppo di persone che si impegna per salvare questo
piccolo cammello.
(musica)
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27
maggio 2005
I BAMBINI ADOTTATI DA OMOSESSUALI SONO PIÙ
SOGGETTI
A PROBLEMI PSICOLOGICI E DI SALUTE: È QUANTO
EMERGE DALLA
“RELAZIONE
SULLO SVILUPPO INFANTILE
IN COPPIE DELLO STESSO SESSO”, PUBBLICATA IN
SPAGNA
MADRID.
= A pochi giorni dalla votazione del Senato spagnolo sul disegno di legge di riforma
del Codice Civile, con il quale si intendono uguagliare i diritti dei matrimoni
con quelli delle coppie omosessuali, la Piattaforma HazteOir del Paese, in
collaborazione con il Forum spagnolo della famiglia e l’Istituto di politica
familiare, ha pubblicato e distribuito ai senatori una “Relazione sullo
sviluppo infantile in coppie dello stesso sesso”. Lo studio è stato elaborato
da psicologi ed esperti internazionali di primo livello e include un’estesa
bibliografia di articoli e documenti per valutare l’idoneità all’adozione da
parte di persone dello stesso sesso. Come si dimostra nella Relazione, i
bambini educati da coppie omosessuali hanno uno sviluppo molto diverso da
quelli che crescono in famiglie con un padre e una madre e, molto frequentemente,
soffrono di una serie di problemi psicologici. Tra questi, la bassa autostima,
lo stress, la confusione sull'identità sessuale. Ma anche confusioni sulla
condotta: maggior propensione alla dipendenza da droghe, al fallimento scolastico,
al cattivo comportamento in classe; maggiore tendenza all'omosessualità; una salute
più debole con un tasso più alto di malattie mentali, maggiore tendenza al
suicidio e maggiore possibilità di contrarre l’AIDS e altre malattie a
trasmissione sessuale. Un altro dato importante è che le relazioni omosessuali
sono molto più instabili di quelle tradizionali, provocando disagi ai minori.
Per esempio, in Svezia l’indice di rottura della relazione nelle coppie gay è
del 37% superiore rispetto agli eterosessuali, mentre in Olanda la durata media
delle unioni è di un anno e mezzo. In funzione di questi dati, il presidente
dell’HazteOir, Ignacio Arsuaga, ha affermato: “Non possiamo assicurare in nessun
caso l’idoneità delle coppie omosessuali ad adottare bambini. Perciò davanti al
dubbio esposto da una tale quantità di bibliografia, ci vediamo obbligati a difendere
il benessere del minorenne e sollecitare che non si concedano minori in
adozione a coppie dello stesso sesso”. (R.M.)
E’ NECESSARIO SVILUPPARE TUTTI I MEZZI DI
COMUNICAZIONE SOCIALE
A DISPOSIZIONE DELLE DIOCESI, PER FAVORIRE LO
SCAMBIO DI INFORMAZIONI
E UN’AZIONE INTEGRATA NELL’EVANGELIZZAZIONE:
COSI’, I VESCOVI DEL KENYA,
INCONTRANDO NEI GIORNI SCORSI GLI ESPONENTI DI
MOLTE DIOCESI DEL PAESE
NAIROBI.
= Un invito a utilizzare tutti i mezzi di comunicazione sociale a disposizione
delle diocesi è giunto al termine di un seminario organizzato nei giorni scorsi
dai vescovi cattolici, in Kenya. Intervenendo alla riunione, a cui hanno
partecipato esponenti di 15 delle 26
diocesi cattoliche keniote,
mons. David Kamau Ng’ang’a, presidente della Commissione episcopale per le
comunicazioni sociali, ha ricordato che comunicare “va oltre i bollettini e le
riviste”, aggiungendo che “fanno parte del lavoro anche radio, televisione e
Internet”. Oltre a sollecitare le diocesi a creare banche dati per un facile
scambio di informazioni, il presule ha poi sottolineato che “la maggior parte
dei donatori ha sempre più perplessità nel sostenere la comunicazione di un
unico dipartimento di una diocesi”, mentre è più disponibile ad “avallarla come
programma integrato tra vari dipartimenti”. In generale, dal seminario è emersa
una forte sollecitazione ai coordinatori diocesani della comunicazione a
lavorare con sempre maggiore impegno, prendere precise iniziative e adoperare
il proprio ufficio per essere d’aiuto a tutti gli altri dipartimenti. (R.M.)
“LIBANESI, ANDATE A VOTARE!”:
E’ L’APPELLO DEI VESCOVI MARONITI,
IN VISTA DELLE IMMINENTI ELEZIONI
POLITICHE NEL PAESE IL PROSSIMO 29 MAGGIO
BEIRUT. = “La scelta di un parlamentare
è una responsabilità nazionale e morale, un contributo alla trasmissione del
potere alle persone giuste”. Lo ha affermato il vicario patriarcale maronita,
mons. Abou Jaoude, nel corso di una conferenza stampa a Beirut, in vista delle
imminenti elezioni in Libano, al via domenica prossima. Il presule ha riportato
l’appello dei vescovi maroniti a non disertare le urne, “malgrado i difetti
dell’attuale legge elettorale”. “Perché – ha spiegato – al momento della scelta
il cittadino deve ascoltare la sua coscienza, perché l’eletto sia libero,
responsabile e lontano da considerazioni e interessi personali”. Mons. Jaoude è
poi tornato sul problema della legge elettorale, affermando che “non è raccomandabile
che ogni comunità scelga i suoi rappresentanti”. Ai futuri nuovi deputati, il
vicario patriarcale ha anche indicato una serie di obiettivi sui quali impegnarsi:
l’adozione di una nuova legge elettorale e la realizzazione dell’indipendenza
della giustizia; il perseguimento della riconciliazione nazionale e la
formazione di un governo di unità nazionale; la liberazione dei prigionieri politici
e la possibilità di rientro dei rifugiati; il contrasto della crisi economica e
l’esame del bilancio; la protezione del sistema democratico; il dislocamento
dell’esercito libanese su tutto il territorio e, infine, la riorganizzazione
dei rapporti con la Siria sulla base del riconoscimento della sovranità dei due
Paesi. (R.M.)
GRANDE MANIFESTAZIONE ECUMENICA, NEI
GIORNI SCORSI IN PARAGUAY,
PER CONTESTARE IL “PROGRAMMA NAZIONALE DI PREVENZIONE E ASSISTENZA
ALLE VITTIME DI DELITTI CONTRO
L’AUTONOMIA SESSUALE E CONTRO I MINORI”.
I CRISTIANI: “E’ AMBIGUO E NON CONFORME
AI DISEGNI DI DIO”
ASUNCIÓN.
= Ha avuto luogo nei giorni scorsi, nella piazza della Cattedrale metropolitana
di Asunción, in Paraguay, la “Manifestazione ecumenica a difesa della Vita e
della Famiglia”, contro il progetto di legge che intende dare vita ad un Programma
nazionale di prevenzione a assistenza alle vittime di atti punibili contro
l’autonomia sessuale e contro i minori. Scopo dell’iniziativa, a cui hanno
partecipato anche pastori e fedeli delle altre Confessioni cristiane, esprimere
suggerimenti sul tema in discussione e pregare affinché le decisioni parlamentari
siano conformi ai disegni di Dio. Un comunicato del “Servizio Amore e Vita”
(SEAVI) della Pastorale familiare dell’arcidiocesi di Asunción, intitolato “La
Verità vi farà liberi”, evidenzia la pericolosità dei termini ambigui del
progetto di legge, che attentano alla vita e alla famiglia: “La finalità ultima
di questa proposta legislativa è costruire una società senza riferimenti alla
famiglia, svuotandola di contenuto e sostituendola con qualsiasi unione tra
persone, di uguale o diverso sesso; è relativizzare il valore della vita,
paradossalmente in nome di una pretesa difesa della vita”. Si richiama
l’attenzione specialmente sulle espressioni come “autonomia sessuale”,
“discriminazione” e “prospettive di genere”. Inoltre, “il progetto di legge
contiene articoli che attentano alla libertà nell’esercizio della professione,
non riconoscendo il diritto all’obiezione di coscienza”. E’ infine preoccupante
la possibilità di una obbligatoria distribuzione di massa di farmaci abortivi
orali e l’aborto chimico o chirurgico come rimedio a supposte violenze. Tra
l’altro, il testo non assicura un’indagine per comprovare effettivamente
l’avvenuta violenza, adducendo la necessità di rispettare la privacy. (R.M.)
APPROVATO A GINEVRA IL NUOVO
REGOLAMENTO SANITARIO INTERNAZIONALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA
SANITA’. INTANTO, IN ASIA CRESCE L’ALLARME PER L’INSORGERE DI UN NUOVO VIRUS
LEGATO A QUELLO DELL’INFLUENZA DEI POLLI
GINEVRA. = I 192 Paesi membri dell’Organizzazione mondiale della
Sanità (OMS) hanno approvato a Ginevra una serie di misure per arginare la
propagazione di pericolose epidemie, come la Sars, l’Ebola o l’influenza
aviaria. Il nuovo Regolamento sanitario internazionale (RSI) è stato approvato
mentre cresce l’allarme per l’insorgere di un nuovo virus influenzale, in grado
di trasmettersi tra gli uomini, determinato dalla progressione dell’influenza
dei polli in numerosi Paesi asiatici. Dal rapporto dell’OMS, emerge che il virus
H5N1, il ceppo più mortale dell’influenza aviaria, potrebbe avere subito
cambiamenti a livello molecolare, divenendo resistente a uno dei farmaci
antivirali oggi utilizzati per combatterlo. Tali trasformazioni potrebbero
riguardare l’area che il virus utilizza per aderire alle pareti della cellula
quando si prepara ad invaderla. Ma queste sono, al momento, osservazioni
preliminari che, a detta degli stessi esperti, richiederanno ulteriori
verifiche. Se non controllata, l’influenza aviaria potrebbe tramutarsi in una
pandemia dalle conseguenze catastrofiche. (R.M.)
LA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA
QUECHUA DALLA SOCIETA’ BIBLICA PERUVIANA.
LIMA.= Sono 10 mila gli esemplari della Bibbia
completi e 154 mila quelli parziali o a fascicoli stampati e messi in vendita
in lingua quechua dalla Società biblica peruviana in collaborazione con altre
associazioni e istituzioni che stanno promuovendo l’alfabetizzazione di questa
cospicua minoranza linguistica e culturale. La Bibbia in quechua, in
tutte le sue versioni – informa l’agenzia Misna – è caratterizzata da un
cospicuo utilizzo delle immagini e dal tentativo di dare una risposta
attraverso la lettura delle Scritture ai principali problemi della popolazione
indigena, in gran parte composta da contadini analfabeti. Gran parte dei circa
1,5 milioni di quechua è analfabeta. “Il nostro obiettivo non è solo
distribuire Bibbie in quechua ma far sì che la popolazione legga e impari
a valorizzare la sua lingua”, ha spiegato Pedro Arana Quiroz, segretario
generale della Società biblica peruviana. La lingua quechua, idioma
ufficiale dell’antico impero Inca, è parlata oggi da circa 13 milioni di
persone in Bolivia, Perú, Ecuador, Cile settentrionale, Colombia meridionale e
Argentina. (A.G.)
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A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Pakistan, un nuovo attentato ha scosso la capitale Islamabad: almeno 18 persone
sono rimaste uccise per l’esplosione di una bomba in una moschea non lontana
dal quartiere diplomatico e dalla residenza del premier pakistano. Al momento
della deflagrazione, erano riuniti nel mausoleo migliaia di fedeli per una
cerimonia religiosa. La polizia ha reso noto che si è trattato di un attacco
suicida. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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La moschea era affollata di
fedeli per la preghiera di mezzogiorno e anche per la conclusione di una festa
religiosa durata cinque giorni. Secondo una prima ricostruzione, l’attentatore
si è mescolato tra la folla dei fedeli. Una tecnica già adottata tante volte in
precedenti attacchi a luoghi di culto sciiti. E’ quindi probabile che questo nuovo
attentato, il più grave da un anno a questa parte, vada inserito nella lunga
faida tra sunniti e minoranza sciita-pakistana. Una faida che, negli ultimi 10
anni, ha causato migliaia di vittime e che non sembra arrestarsi. Un’altra
pista probabile è che l’attacco porti la firma degli integralisti islamici
legati ad Al Qaeda che vogliono destabilizzare il governo di Islamabad,
prezioso alleato di Washington nella lotta contro il terrorismo islamico.
Proprio ieri, l’assistente del segretario di Stato americano, Christina Rocca,
era ad Islamabad per colloqui con la leadership pakistana.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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In Iraq, un elicottero delle
forze armate americane è stato abbattuto dalla guerriglia nei pressi di Baquba,
a nord di Baghdad. Lo ha reso noto il commando statunitense precisando che sono
morti i due piloti del velivolo. Sul versante politico, si deve poi registrare
che il primo ministro iracheno, lo sciita Ibrahim al Jaafari, ha ricevuto
l’invito del governo della Siria per partecipare a colloqui con i massimi
dirigenti siriani. La risposta di Jaafari non è stata però quella attesa da
Damasco: “Prima di pensare ad una visita in Siria – ha detto infatti il premier
iracheno - ci sono delicate questioni da risolvere”. Tra queste, la stampa
irachena ha dato risalto alle continue infiltrazioni in Iraq di combattenti
arabi attraverso la frontiera siriana ed ai fondi depositati dal deposto regime
di Saddam Hussein in banche siriane.
Cresce la speranza per una imminente liberazione di Clementina
Cantoni, la donna italiana rapita in Afghanistan: il governo di Kabul ha
ribadito, infatti, la propria “piena disponibilità” alla liberazione della
madre di Timor Shah, il rapitore dell’operatrice umanitaria. Secondo fonti di
intelligence, sono in corso trattative per arrivare allo scambio tra la donna
afgana, attualmente in carcere, e Clementina Cantoni.
“Nei primi dieci giorni di giugno” si terrà un nuovo incontro fra
il presidente palestinese, Abu Mazen, ed il premier israeliano, Ariel Sharon.
Lo ha rivelato stamani la stampa israeliana, il giorno dopo l’incontro a
Washington tra il capo della Casa Bianca Bush ed Abu Mazen. Durante il
colloquio, Bush ha garantito l’aiuto statunitense per la ricostruzione di Gaza.
Si è trattato del primo faccia a faccia tra un presidente statunitense ed uno
palestinese dopo il fallimento, cinque anni fa, dei colloqui di Camp David. Il
servizio di Graziano Motta:
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L’incontro, molto cordiale, è
stato caratterizzato dal ribadito impegno degli Stati Uniti per la nascita di
uno Stato palestinese indipendente e pacifico. Bush ha invitato Israele a rispettare
lo spirito e i termini della road map
bloccando eventuali progetti di sviluppo degli insediamenti di coloni ed evitando
di prendere iniziative che possano pregiudicare i negoziati sullo status finale
della Cisgiordania e di Gerusalemme. Per coordinare il ritiro israeliano da
Gaza con le autorità palestinesi, il segretario di Stato americano, Condoleeza
Rice, compirà un viaggio nella zona. Intanto, gli Stati Uniti hanno concesso un
aiuto di 50 milioni di dollari per la costruzione, nella Striscia di Gaza, di
case e infrastrutture. Abu Mazen, che aveva illustrato al presidente le riforme
democratiche intraprese, ha insistito sulla necessità di far presto. “Il tempo
– ha detto – è il nostro principale nemico e occorre porre fine al conflitto
prima che sia troppo tardi”. “Per questo - ha aggiunto - tendiamo la mano agli
israeliani”.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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In Egitto, è stato approvato il nuovo sistema di elezioni presidenziali dirette con più candidati.
L’affluenza al referendum, tenutosi mercoledì scorso, ha superato il 53 per
cento e l’emendamento costituzionale è stato approvato dall’82 per cento dei
votanti. L’opposizione aveva lanciato un appello al boicottaggio, ritenendo la
riforma troppo restrittiva per i candidati indipendenti.
In Francia si sta per chiudere la campagna elettorale dei fautori del ‘si’ e del ‘no’, per il referendum sulla Costituzione europea che si svolgerà il prossimo 29 maggio. Ieri il presidente Chirac è intervenuto ribadendo che “l’interesse e l’avvenire della Francia sono in Europa”. Il servizio di Donika Lafratta:
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In Francia il dibattito per il
referendum sulla Costituzione Europea sembra ormai definitivamente concluso: a
due giorni dal voto, infatti, gli ultimi sondaggi rivelano che il 55 per cento
della popolazione è contrario al Trattato costituzionale dell’Unione. Il fronte
del “sì” continua, tuttavia, la propria campagna. Ieri anche il presidente
francese, Chirac, è intervenuto lanciando un ultimo ed accorato appello
cercando di scongiurare la tentazione del voto-sanzione contro il governo. “Non
votate contro di me - ha detto - votate per l’Europa”. Il presidente francese è
apparso determinato nel suo tentativo di convincere la popolazione. Ha
illustrato, in particolare, le conseguenze negative che provocherebbe una
vittoria del ‘no’: L’Europa in panne, la Francia indebolita e l’inizio di un
periodo di divisioni, dubbi ed incertezze. Chirac ha anche rassicurato i
francesi sulla definizione dei confini, sull’ingresso della Turchia
nell’Unione, sulla lotta al terrorismo, alla criminalità e all'immigrazione
clandestina. Ben diverso lo scenario in Germania dove la Camera alta ha ratificato,
questa mattina, il testo della Costituzione Europea. La Camera bassa lo aveva
già approvato lo scorso 12 maggio. Ieri, intanto, il Trattato è stato approvato
anche in Austria. Più incerto appare, invece, il risultato del referendum che
si terrà in Olanda il prossimo primo giugno. I sondaggi danno per il momento in
vantaggio il fronte del ‘no’.
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Il parlamento turco ha approvato
la riforma del codice penale, una delle condizioni poste dall’Unione Europea
per dare inizio, nel mese di ottobre, ai negoziati per l’ingresso della Turchia
nell’UE.
Anche la Russia chiede alle
autorità dell’Uzbekistan di investigare sui fatti di Andijan, la città
epicentro due settimane fa di una rivolta repressa nel sangue da esercito e
polizia. A tentare di mediare, il ministro degli Esteri di Mosca, Lavrov. Ieri
il governo uzbeco aveva nuovamente respinto l’idea di un’inchiesta
internazionale avanzata da Unione Europea e Nato. Gli scontri ad Andijan,
secondo le autorità, hanno provocato 170 morti, mentre per gli attivisti dei
diritti umani le vittime sarebbero almeno 500.
L’Unione Africana ha
annunciato la ripresa dei negoziati di pace per il Darfur tra ribelli e
governo. La Conferenza dei Paesi donatori, riunita ad Addis Abeba, ha previsto
inoltre lo stanziamento di duecento milioni di dollari per sostenere le operazioni
del contingente dell’Unione Africana nella martoriata regione sudanese. Ce ne
parla Giulio Albanese:
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Dopo sei mesi di interruzione
riprenderanno il prossimo 10 giugno ad Abuja, in Nigeria, i negoziati tra il
governo di Karthoum e i gruppi ribelli presenti nel darfur. L’annuncio è stato
dato ieri dal presidente della Commissione
dell’Unione Africana Oumar Konaré, nel corso della Conferenza dei
donatori ad Addis Abeba, in Etiopia. L’Unione africana ha nominato, inoltre,
Salim Ahmed Salim inviato speciale per i negoziati di pace per il Darfur. Si
tratta di una figura politica prestigiosa e, soprattutto, capace di rappresentare
gli interessi dell’Africa. L’obiettivo del vertice di Addis Abeba è stato
quello di trovare soluzioni incisive per disinnescare la tragedia del Darfur.
L’Unione Africana ha già schierato nella regione un contingente di circa 2.700
uomini, che vorrebbe portare in tempi brevi a 7 mila e in prospettiva a 12
mila. Tuttavia perché questo avvenga, sono necessari fondi e logistica che
Nazioni Unite, Unione Europea e NATO hanno deciso di garantire.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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