RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 147 - Testo della trasmissione di venerdì 27 maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa il cardinale Carlo Maria Martini e i vescovi del Burundi in visita ad Limina. Ieri sera, Messa a San Giovanni in Laterano presieduta da Benedetto XVI per la solennità del Corpus Domini

 

Una valutazione dell’incontro dell’OMS a Ginevra su AIDS e malattie infettive: intervista con il cardinale Javier Lozano Barragán

 

Oggi e domani in Vaticano il Congresso internazionale della Fondazione “Centesimus Annus” sulla globalizzazione, in rapporto alla sussidiarietà e alla cooperazione per lo sviluppo mondiale

 

IN PRIMO PIANO:

Il laicato protagonista della settima giornata del Congresso eucaristico nazionale, a Bari, con gli interventi dei leader dei movimenti ecclesiali. Primo bilancio dell’evento con don Antonio Ladisa

 

A Roma, la manifestazione “Italia-Africa 2005”: ai nostri microfoni, Mario Marazziti

 

Garantire un accesso corretto e trasparente alla professione giornalistica: la denuncia dell’UCSI, sostenuta dalla Federazione nazionale della Stampa italiana: intervista con Paola Springhetti

 

“La storia del cammello che piange”: esce in Italia il film sulla realtà delle popolazioni nomadi del Gobi: con noi, Luigi Falorni.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dalla “Relazione sullo sviluppo infantile in coppie dello stesso sesso”, pubblicata in Spagna, l’indicazione di numerosi problemi psicoaffettivi nei bambini adottati da omosessuali

 

Seminario in Kenya sull’uso dei mezzi della comunicazione sociale disponibili per favorire lo scambio di informazioni e un’azione integrata nell’evangelizzazione

 

“Libanesi, andate a votare!”: appello dei vescovi maroniti in vista delle elezioni politiche

 

Si è tenuta in Paraguay, nei giorni scorsi, la “Manifestazione ecumenica a difesa della vita e della famiglia”

 

Approvato a Ginevra il nuovo regolamento sanitario internazionale dell’Organizzazione mondiale della Sanità

 

Migliaia di copie in vendita della Bibbia tradotta in lingua quechua.

 

24 ORE NEL MONDO:

Strage in Pakistan: almeno 18 morti per un attacco suicida alla periferia di Islamabad

 

La stampa israeliana parla di un incontro Sharon-Abu Mazen per giugno. A Washington, il presidente americano Bush ha promesso aiuti ai palestinesi

 

L’Unione Africana annuncia la ripresa dei negoziati di pace per il Darfur tra ribelli e governo.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 maggio 2005

 

 

IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI, IL CARDINALE MARTINI E I VESCOVI DEL BURUNDI

IN VISITA AD LIMINA. IERI, SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI,

IL PAPA HA PRESIEDUTO LA MESSA IN SAN GIOVANNI IN LATERANO

E LA PROCESSIONE EUCARISTICA FINO A SANTA MARIA MAGGIORE

 

Quella appena trascorsa è stata una mattina di udienze private per Benedetto XVI. Il Papa ha ricevuto il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano, e un gruppo di 6 vescovi del Burundi, in questi giorni a Roma per la loro visita ad Limina. Ieri, invece, il Pontefice aveva ricevuto l’abbraccio della folla, presiedendo nella Basilica di San Giovanni in Laterano la Messa nella solennità del Corpus Domini.

 

“Le nostre strade siano strade di Gesù, le nostre case siano case per Lui e con Lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza!” Questo è stato l’augurio espresso ieri sera da Benedetto XVI, sul sagrato della Basilica lateranense, quindi il Papa, a bordo di un’auto, si è diretto insieme con i fedeli lungo la Via Merulana, fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per la tradizionale processione eucaristica. Una cerimonia di particolare intensità, nell’anno dedicato all’Eucaristia e in coincidenza con lo svolgimento del Congresso eucaristico di Bari. La cronaca dell’evento nel servizio di Gabriella Ceraso:

 

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(Canto)

 

“Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il Mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione”.

 

(Canto)

 

Così ha esordito nella sua omelia Benedetto XVI, rivolgendosi alle migliaia di fedeli riuniti intorno al Sagrato, insieme a cardinali, vescovi, rappresentanti di confraternite e sodalizi romani e di varie associazioni, che hanno seguito con attenzione i testi liturgici scritti da San Tommaso d’Aquino ed i passaggi di una festa istituita sette secoli fa.

 

         Nella processione del Giovedì Santo – ha spiegato il Papa – la Chiesa accompagna Gesù verso la Via Crucis, dove attraverso la morte diventerà il pane di vita eterna. Nella festa del Corpus Domini, invece, la processione accompagna il Risorto nel suo cammino verso il mondo; Risorto che ci precede e ci invita a seguirlo.

 

“La vera meta del nostro cammino è la comunione con Dio. Dio stesso è la casa delle molte dimore. Ma possiamo salire a questa dimora soltanto andando verso la Galilea, andando cioè sulle strade del mondo, portando il Vangelo a tutte le nazioni, portando il dono del suo amore agli uomini di tutti i tempi”.

 

Certo l’Eucaristia per la fede – ha proseguito il Pontefice – è un mistero di intimità. Tuttavia la forza del Sacramento va oltre le mura delle nostre Chiese:

 

“In questo sacramento il Signore è sempre in cammino verso il mondo e questo aspetto universale della presenza eucaristica appare nella processione della nostra festa: noi portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste strade, queste case, la nostra vita quotidiana alla sua bontà”.

 

(Canto)

 

La processione del Corpus Domini è, dunque, una “grande benedizione per la nostra città come Cristo lo è per il mondo”, ha aggiunto il Papa, e insieme all’Adorazione “fa parte di un unico gesto di comunione con la Persona del Signore”.

 

(Canto)

 

Con l’atto di affidamento a Maria, perché ci insegni ad aprire il nostro essere alla presenza di Cristo, il Papa ha concluso l’omelia e quindi la Messa. Dopo una lunga adorazione del Sacramento, Benedetto XVI è salito poi su uno speciale automezzo, usato anche da Giovanni Paolo II per l’occasione, e in ginocchio davanti all’ostensorio ha percorso – tra preghiere e canti – Via Merulana in processione con migliaia di fedeli, giungendo fino al sagrato di Santa Maria Maggiore, da cui ha impartito la benedizione eucaristica.

 

(Canto)

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L’AIUTO DELLA CHIESA IN CAMPO SANITARIO, PER SCONFIGGERE

LE MALATTIE INFETTIVE E L’AIDS. IL CARDINALE LOZANO BARRAGAN

SPIEGA I PUNTI DEL SUO INTERVENTO ALL’ASSEMBLEA OMS DI GINEVRA

- Intervista con il porporato -

 

La piaga della mortalità infantile, prodotta dall’impressionante numero di aborti annuali nel mondo e da una precaria assistenza sanitaria: su questo argomento, oltre che sulla lotta all’AIDS, ha imperniato il suo intervento – fornendo cifre e dati statistici – il cardinale Javier Lozano Barragn, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute. Il porporato ha partecipato in veste di capodelegazione della Santa Sede alla 58.ma Assemblea mondiale della Sanità, che nei giorni scorsi ha visto a Ginevra la presenza di ministri e delegati di 192 Paesi, impegnati a pianificare una strategia di opposizione alle malattie causate dalla mancanza di vaccinazioni. Al suo rientro da Ginevra, il cardinale Lozano Barragan è stato intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – A Ginevra, ho parlato delle cosiddette “malattie dei poveri”, alle quali nessuno rivolge attenzione e che – secondo i dati che ho fornito – sono terribilmente trascurate. Ho quindi voluto, da parte della Santa Sede, esternare il nostro interesse per tutti quelli che soffrono, che non hanno propriamente delle risorse e che rappresentano la maggioranza, specialmente in quello che viene chiamato “Terzo mondo”. Ci sono veramente delle situazioni terribili, specialmente nel campo delle malattie diarroiche, delle malattie respiratorie, delle malattie infettive. Ho voluto quindi richiamare l’attenzione proprio su questi punti e in particolare modo ho voluto rivolgere l’attenzione sulla salute materno-infantile e sui morti in seno alle mamme, in modo colpevole e non. Sono 211 milioni le nascite, ogni anno nel mondo, ma più o meno 46 milioni sono gli aborti indotti e 30 milioni circa sono i bambini che nascono morti. Per così dire, quindi, la malattia che uccide di più è la malattia della cattiva volontà dell’uomo e della donna che provocano l’aborto. Questo non viene assolutamente trattato nell’Organizzazione mondiale della Sanità, anzi tante volte l’aborto considerato  come salute riproduttiva. Io ho invece tentato di mostrarlo come la malattia peggiore che abbiamo nel mondo: uccide di più della malaria, dell’AIDS. In quello stesso contesto, ho presentato all’Organizzazione mondiale della Sanità la fondazione che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha istituito al termine della sua vita, la “Fondazione del Buon Samaritano”, sottolineando come la Santa Sede, in modo simbolico – per via delle sue limitate risorse economiche -  stia comunque aiutando i Paesi meno protetti: attualmente, si tratta di 11 Paesi dell’Africa, uno dell’Asia ed uno dell’America Latina.

 

D. – Come sono state accolte queste iniziative della Santa Sede all’Organizzazio-ne mondiale della Sanità?

 

R. – Credo molto bene. Alcuni organismi mi hanno chiesto di poter collaborare con noi ed io ho detto loro volentieri, anche se dobbiamo ovviamente farlo con molta precisione ed attenzione. Penso che il cambiamento si sia avuto in gran parte alla “Fondazione del Buon Samaritano”, ai suoi interventi che costituiscono un qualcosa di tangibile e all’OMS guardano proprio a ciò che si sta facendo. Da parte nostra, del resto, quello che noi riceviamo in termini economici viene immediatamente inviato ai Paesi più poveri e sprovveduti.

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OGGI E DOMANI, IN VATICANO,

IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DELLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS

SULLA GLOBALIZZAZIONE, IN RELAZIONE ALLA SUSSIDIARIETA’

E ALLO SVILUPPO MONDIALE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Il sistema mondiale del XXI secolo: sussidiarietà e cooperazione per lo sviluppo” è il titolo del Congresso internazionale promosso dalla Fondazione Centesimus Annus, che si apre oggi pomeriggio in Vaticano. In due giorni di interventi, verrà esaminato il fenomeno della globalizzazione in rapporto, tra l’altro, ai Paesi del mondo, in relazione ai diritti umani e in un confronto con il modello dell’Unione Europea. Tra i relatori, figurano tra gli altri – oltre al presidente della Fondazione, Lorenzo Rossi di Montelera, e a quello del Comitato scientifico, Alberto Quadrio Curzio – il giudice della Corte costituzionale italiana, Giovanni Maria Flick, il docente di Economia alla Scuola di Studi internazionali dell’Università di Miami, Moshe Syrquin, il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano case per Lui e con Lui!": Benedetto XVI celebra la Santa Messa e guida la Processione Eucaristica da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate al Congresso eucaristico nazionale in svolgimento a Bari. L'omelia del cardinale Jozef Tomko e gli articoli degli inviati, Francesco M. Valiante e Gaetano Vallini. 

 

Nelle estere, l'intervento della Santa Sede - sull'impegno per combattere la piaga dell'AIDS - in occasione della 58.ma Assemblea dell'Organizzazione Mondiale della Salute, svoltasi a Ginevra dal 16 al 25 maggio.

Iraq: il Ministro dell'interno conferma il rapimento del terrorista giordano Al Zarqawi.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Matthew Fforde dal titolo "Uno scienziato romanziere": cent'anni dalla nascita di Charles Percy Snow.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la Confindustria. Montezemolo: scelte urgenti, coraggiose e anche impopolari per uscire dalla grave situazione economica.

In rilievo il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27maggio 2005

 

 

IL LAICATO PROTAGONISTA DELLA SETTIMA GIORNATA

DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

A BARI, GI INTERVENTI DEI LEADER DEI MOVIMENTI ECCLESIALI

- Ai nostri microfoni don Antonio Ladisa -

 

 

La Celebrazione Eucaristica domenicale genera la spiritualità di comunione tra le varie componenti della Chiesa. Così, questa mattina, l’apertura della terzultima giornata del XXIV Congresso Eucaristico italiano, in corso a Bari, ha visto confrontarsi, alla presenza del cardinale Ruini, presidente della CEI, i rappresentanti delle principali aggregazioni laicali della Chiesa cattolica. Da Bari, il servizio di Fabio Colagrande.

 

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A poche ore dalla pubblicazione di una Lettera in cui la Chiesa italiana li invita a cooperare per rendere una testimonianza cristiana credibile, i fedeli laici si sono ritrovati alla Fiera del Levante di Bari per ribadire insieme la necessità di riscoprire la centralità dell’Eucaristia nella loro vita e nella loro missione.

 

In una polifonia di voci che si rafforza proprio nella diversità dei carismi, i rappresentanti dell’Azione Cattolica, di CL, del Cammino neocatecumenale, del Rinnovamento nello Spirito Santo, del Movimento dei Focolari - per citarne solo alcuni - hanno risposto idealmente all’invito della Chiesa italiana, confermando il desiderio di essere protagonisti della nuova evangelizzazione.

 

Don Julian Carron, successore di Don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione, si è soffermato sul valore costitutivo del Pane eucaristico, ricordando come sia l’Eucaristia a generare la Chiesa:

 

“Se nella semplicità del cuore l’uomo si lascia vivificare dal Corpo e il Sangue di Cristo, diventa una sola cosa con Lui. La sua unione con Cristo, insieme all’unione degli altri, che come Lui si sono avvicinati da mendicanti a lasciarsi riempire della sua ricchezza, genera quella comunione che è la testimonianza più grande della potenza e la verità di Cristo”.

 

L’Eucaristia come Sacramento di unità è stata al centro di numerosi interventi che hanno ribadito la necessità di collaborare tra le diverse realtà ecclesiali. Giampiero Donnini del Cammino neocatecumenale ha voluto insistere sull’aspetto dinamico di un Sacramento che genera amore, mentre Antonietta Giorleo, portavoce del Movimento dei Focolari, ha spiegato i motivi della trasformazione che il Corpo di Cristo genera in ogni fedele:

 

“L’essere trasformati in Lui, l’essere fatti altro Cristo, Corpo Suo, ci spinge singolarmente ed insieme a comportarci come Cristo stesso”.

 

In chiusura, il cardinale Ruini ha ringraziato i partecipanti per il loro impegno missionario, in particolare per la testimonianza dei valori cattolici in vista del prossimo Referendum sulla Legge 40. Nel pomeriggio, il Congresso prevede tre incontri dedicati rispettivamente al Ministero ordinato, alla Vita Consacrata e alla Ricerca Vocazionale, animati dall’arcivescovo Bruno Forte, Mons. Ravasi e Suor Elena Bosetti. In serata, il cardinal Re guiderà la Via Crucis che unirà idealmente due luoghi di sofferenza, dove l’incontro con Cristo Eucaristia offre consolazione: il Policlinico e il Carcere di Bari.

 

Da Bari, Fabio Colagrande, Radio Vaticana.

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Bari attende con emozione l’arrivo, domenica, di Benedetto XVI. Tuttavia, a due giorni dalla conclusione del Congresso eucaristico nazionale, è già possibile un primo bilancio dell’evento. A tracciarlo è don Antonio Ladisa, vicepresidente del Comitato del Congresso Eucaristico Diocesano, al microfono del nostro inviato, Fabio Colagrande:

 

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R. - E’ un bilancio certamente positivo. Le presenze sono andate al di là di ogni nostra aspettativa.

 

D. – Come sta andando la partecipazione popolare, anche i vari momenti di preghiera, di adorazione Eucaristica, poi stasera la Via Crucis ... sono momenti partecipati anche dalla città di Bari?

 

R. – Sì, è un dono grande che credo la città di Bari non dimenticherà mai nella sua storia. Ieri sera, il Santissimo Sacramento ha attraversato le strade del centro della città e non solo. Era seguito da tantissima gente, ma anche coloro che erano sui marciapiedi ad accogliere la processione erano coinvolti nella preghiera, nell’adorazione, nella devozione. Oggi un altro appuntamento estremamente significativo perché tocca due luoghi di sofferenza, quello del Policlinico e quello della Casa circondariale, dell’Istituto Formelli dove ci sono i minori, per ricordare a tutti quanti noi che il Signore Gesù lo dobbiamo riconoscere nell’Eucaristia, e lo dobbiamo visitare e servire nei fratelli più poveri e più deboli. Domenica, con l’arrivo di Benedetto XVI, il Congresso acquisterà un respiro più universale. Certo la presenza del Papa è stato un dono immenso che ci ha colmato il cuore di gioia, di gratitudine. La presenza del Papa, in quest’Anno dell’Eucaristia, dà quel respiro di cattolicità a tutto quanto è stato detto, pregato in questi giorni.

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L’EUROPA RAFFORZI L’IMPEGNO PER SCONFIGGERE L’AIDS E GLI ALTRI MALI

 DEL CONTINENTE AFRICANO: L’ESORTAZIONE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

 ALLA MANIFESTAZIONE “ITALIA-AFRICA 2005”, IN CORSO A ROMA

- Intervista con Mario Marazziti -

 

“Un sogno per l’Africa: bambini senza AIDS”: è il tema della tavola rotonda tenutasi stamani in Campidoglio, nell’ambito della manifestazione Italia-Africa 2005. All’incontro, promosso dalla Comunità di S. Egidio, hanno preso parte il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e il sindaco di Roma. Veltroni ha ricordato il ruolo delle ONG nella lotta all’Aids. Un esempio viene proprio da Sant’Egidio, che con il programma “Dream” assiste migliaia di malati. La cura dei mali dell’Africa deve essere percepita come una necessità dalla vicina e ricca Europa. Ne è convinto Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Jean-Baptiste Sourou:

 

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R. – C’è una necessità: dobbiamo cominciare a creare dei varchi culturali, a pensare che l’Africa è vicina. “Eurafrica” non è una formula, una parola che abbiamo coniato con Andrea Riccardi riprendendo un grande presidente africano per scrivere un libro sull’Africa, no, è un’alleanza necessaria. L’Europa senza l’Africa non ha significato. Perde qualunque funzione storica. E’ solo un altro grande mercato e l’Africa senza l’Europa rischia di affondare in mezzo a due oceani. Credo che Italia-Africa sia il modo in cui, dall’opinione pubblica, nasce un sentimento che diventa intelligenza, un’alleanza vera con l’Africa.

 

D. – Come coinvolgere l’opinione pubblica per la causa africana?

 

R. – L’Africa è un continente che senza la mia solidarietà muore. Non è accettabile che ci siano 30 milioni di persone con i problemi dell’AIDS senza le cure o gran parte del continente senza l’acqua pulita. Sono cose non accettabili e come tali debbono creare un cambiamento di mentalità e di vita anche in noi stessi. Contemporaneamente, penso che cominciamo ad accorciare le distanze. Per esempio, ognuno di noi può tassarsi di un euro al giorno e sa che, in questo modo, nasce un bambino senza AIDS da una madre sieropositiva oppure ognuno di noi può cominciare a leggere le notizie sull’Africa che sono sui giornali: cominciamo ad andare in Africa non solo per fare turismo, cominciamo a ricordare anche al nostro governo che è scandaloso la riduzione della cooperazione internazionale per lo sviluppo e così via.

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GARANTIRE UN ACCESSO CORRETTO E TRASPARENTE

 ALLA PROFESSIONE GIORNALISTICA E’ QUESTIONE DI DEMOCRAZIA:

LA DENUNCIA DELL’UCSI

SOSTENUTA DALLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA

 

I giornalisti cattolici riflettono sulle anomalie della loro professione, che rincorre, in veloce evoluzione, le innovazioni tecnologiche, senza le dovute garanzie né contrattuali né deontologiche. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

 

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Una situazione di malessere diffuso che investe soprattutto i giovani giornalisti che si affacciano sul mercato del lavoro, tra speranze e promesse non mantenute. Se ne è parlato in questi giorni a Roma, nell’incontro organizzato dall’Unione cattolica della stampa italiana (UCSI), presenti giornalisti, editori, direttori di testata, rappresentanti sindacali. Molti i rischi per la stessa democrazia, come ha sottolineato Paola Springhetti, presidente dell’UCSI-Lazio:

 

R. – Garantire un accesso trasparente e corretto ai media è un problema che riguarda tutta la democrazia. Il pluralismo si difende non solo difendendo il pluralismo delle testate, ma anche delle persone che accedono. I giovani che vogliono diventare giornalisti hanno davanti a sé anni e anni di precariato che, troppo spesso, non seleziona i migliori, ma solo quelli più disposti al compromesso, che hanno più resistenza, oppure che si possono pure permettere di affrontare questo precariato. Per questo, credo sia un tema da discutere, da approfondire, e sul quale bisogna andare a fondo. Troppo spesso, si affida l’informazione a mani non adeguate, non formate, proprio perché chi è più formato è anche più indipendente, più capace di autonomia.   

 

Professione giornalista a rischio secondo i vecchi canoni tradizionali, nei nuovi media ma anche su giornali e tv. Andrea Melodia, esperto di media, docente di Storia della televisione all’Università Lumsa:

 

R. – Siamo di fronte ad un cambiamento epocale nel modo di rapportarsi con l’informazione, perché praticamente l’informazione è in mano a tutti 24 ore su 24, non solo come recettori, ma anche come produttori, commentatori delle notizie. Quello che si richiede che rimanga in piedi, anzi venga rafforzato, è un lavoro destinato a garantire qualità, formazione, preparazione, competenze specifiche, responsabilità e deontologia. Credo che questa sia la grande sfida che abbiamo di fronte oggi: ridare al mestiere di informare il senso di tutte le responsabilità accresciute e complicate che questo modo di essere costantemente on line, tipico dell’epoca contemporanea, impone a tutti quanti.

 

Cosa fare di fronte all’espansione incontrollata di varie forme di giornalismo nei diversi media? Hanno tutte diritto d’asilo nel contratto giornalistico o c’è da fare chiarezza? Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI):

 

R. – Tutti i giornalisti hanno diritto ad una tutela, al rispetto della dignità professionale, della loro retribuzione, delle condizioni di vita. Non c’è un unico contratto dei giornalisti, vi sono più contratti dei giornalisti. Il problema, evidentemente, è quello di un’etica della professione che garantisca, definisca un’indipendenza, l’autonomia e appunto la dignità. La maggior parte dei nuovi giornalisti e delle nuove strutture di informazione non garantiscono una qualità del prodotto sufficiente. Dobbiamo, quindi, avere le capacità di estendere coraggiosamente le nostre regole, adeguandole alla realtà.  

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DAI SILENZI DEL DESERTO DEL GOBI, ESCE IN ITALIA

“LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE”, DIRETTO DA LUIGI FALORNI:

UN FILM POETICO SULLA REALTA’ DELLE POPOLAZIONI NOMADI

 

“La storia del cammello che piange”, diretto dall’italiano Luigi Falorni insieme alla regista mongola Byambasuren Davaa, da oggi sugli schermi italiani dopo aver partecipato ad oltre venti Festival, essere stato candidato all’Oscar ed aver riscosso unanimi consensi. Nella estrema semplicità delle immagini e della storia, questo splendido documentario fatto di silenzi, di luci e di suoni vuole ribadire l’importanza della solidarietà tra gli uomini e del rispetto assoluto per la natura. Ce ne parla Luca Pellegrini.

 

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(musica)

 

E’ un canto intenso, seducente, arcaico. Fa parte di un rituale che si inserisce in culture e tradizioni molto lontane dalle nostre: quelle della Mongolia del Sud, nel deserto dei Gobi. E’ la storia di un piccolo cucciolo di cammello, bianco e abbandonato: la madre lo ha dato alla luce con un parto molto travagliato e doloroso, ora lei lo rifiuta. E lui piange. Creando grande apprensione in una famiglia di nomadi che li alleva. Il canto di una giovane donna e la melodia di uno strumento si contrappongono con delicatezza e mistero al pianto dell’animale arrivando al cuore della madre del piccolo cammello: alla fine lei gli lascerà prendere il latte che è alimento indispensabile di vita. Questo documentario “narrativo” ci porta a conoscere la vita quotidiana dei nomadi del Gobi e del loro intenso rapporto con la natura, attraverso immagini tanto semplici e chiare quanto poetiche e dense: una percezione di serena vastità, di calma, di primordiale comunione con il creato, di condivisione sincera tra le persone, le famiglie e i gruppi. Con nobile sobrietà, la telecamera ci invita a godere di magnifici paesaggi, di affettuosa vita familiare, di giochi di bambini capaci di entusiasmarsi ancora del poco, in uno scorrere del tempo che pone uomo e natura insieme al centro dell’attenzione. Un toccante film-documenatrio che il giovane regista italiano così descrive per noi:

 

R. – La storia colpisce per la sua semplicità. Io adoro storie semplici perché spesso consentono un approfondimento particolare. In questo caso, è una storia che nonostante il suo essere lontana da noi, dal mondo occidentale, e nonostante questa sua esoticità ha una universalità di base che parla a tutti noi. E’ la storia di una salvezza, della perdita dell’amore del ritrovamento dell’amore attraverso la solidarietà di questo gruppo di persone che si impegna per salvare questo piccolo cammello.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

27 maggio 2005

 

I BAMBINI ADOTTATI DA OMOSESSUALI SONO PIÙ SOGGETTI

A PROBLEMI PSICOLOGICI E DI SALUTE: È QUANTO EMERGE DALLA

 “RELAZIONE SULLO SVILUPPO INFANTILE

IN COPPIE DELLO STESSO SESSO”, PUBBLICATA IN SPAGNA

 

MADRID. = A pochi giorni dalla votazione del Senato spagnolo sul disegno di legge di riforma del Codice Civile, con il quale si intendono uguagliare i diritti dei matrimoni con quelli delle coppie omosessuali, la Piattaforma HazteOir del Paese, in collaborazione con il Forum spagnolo della famiglia e l’Istituto di politica familiare, ha pubblicato e distribuito ai senatori una “Relazione sullo sviluppo infantile in coppie dello stesso sesso”. Lo studio è stato elaborato da psicologi ed esperti internazionali di primo livello e include un’estesa bibliografia di articoli e documenti per valutare l’idoneità all’adozione da parte di persone dello stesso sesso. Come si dimostra nella Relazione, i bambini educati da coppie omosessuali hanno uno sviluppo molto diverso da quelli che crescono in famiglie con un padre e una madre e, molto frequentemente, soffrono di una serie di problemi psicologici. Tra questi, la bassa autostima, lo stress, la confusione sull'identità sessuale. Ma anche confusioni sulla condotta: maggior propensione alla dipendenza da droghe, al fallimento scolastico, al cattivo comportamento in classe; maggiore tendenza all'omosessualità; una salute più debole con un tasso più alto di malattie mentali, maggiore tendenza al suicidio e maggiore possibilità di contrarre l’AIDS e altre malattie a trasmissione sessuale. Un altro dato importante è che le relazioni omosessuali sono molto più instabili di quelle tradizionali, provocando disagi ai minori. Per esempio, in Svezia l’indice di rottura della relazione nelle coppie gay è del 37% superiore rispetto agli eterosessuali, mentre in Olanda la durata media delle unioni è di un anno e mezzo. In funzione di questi dati, il presidente dell’HazteOir, Ignacio Arsuaga, ha affermato: “Non possiamo assicurare in nessun caso l’idoneità delle coppie omosessuali ad adottare bambini. Perciò davanti al dubbio esposto da una tale quantità di bibliografia, ci vediamo obbligati a difendere il benessere del minorenne e sollecitare che non si concedano minori in adozione a coppie dello stesso sesso”. (R.M.)

 

 

E’ NECESSARIO SVILUPPARE TUTTI I MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE

A DISPOSIZIONE DELLE DIOCESI, PER FAVORIRE LO SCAMBIO DI INFORMAZIONI

E UN’AZIONE INTEGRATA NELL’EVANGELIZZAZIONE: COSI’, I VESCOVI DEL KENYA,

INCONTRANDO NEI GIORNI SCORSI GLI ESPONENTI DI MOLTE DIOCESI DEL PAESE

 

NAIROBI. = Un invito a utilizzare tutti i mezzi di comunicazione sociale a disposizione delle diocesi è giunto al termine di un seminario organizzato nei giorni scorsi dai vescovi cattolici, in Kenya. Intervenendo alla riunione, a cui hanno partecipato esponenti di 15 delle 26  diocesi  cattoliche keniote, mons. David Kamau Ng’ang’a, presidente della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, ha ricordato che comunicare “va oltre i bollettini e le riviste”, aggiungendo che “fanno parte del lavoro anche radio, televisione e Internet”. Oltre a sollecitare le diocesi a creare banche dati per un facile scambio di informazioni, il presule ha poi sottolineato che “la maggior parte dei donatori ha sempre più perplessità nel sostenere la comunicazione di un unico dipartimento di una diocesi”, mentre è più disponibile ad “avallarla come programma integrato tra vari dipartimenti”. In generale, dal seminario è emersa una forte sollecitazione ai coordinatori diocesani della comunicazione a lavorare con sempre maggiore impegno, prendere precise iniziative e adoperare il proprio ufficio per essere d’aiuto a tutti gli altri dipartimenti. (R.M.)

 

“LIBANESI, ANDATE A VOTARE!”: E’ L’APPELLO DEI VESCOVI MARONITI,

IN VISTA DELLE IMMINENTI ELEZIONI POLITICHE NEL PAESE IL PROSSIMO 29 MAGGIO

 

BEIRUT. = “La scelta di un parlamentare è una responsabilità nazionale e morale, un contributo alla trasmissione del potere alle persone giuste”. Lo ha affermato il vicario patriarcale maronita, mons. Abou Jaoude, nel corso di una conferenza stampa a Beirut, in vista delle imminenti elezioni in Libano, al via domenica prossima. Il presule ha riportato l’appello dei vescovi maroniti a non disertare le urne, “malgrado i difetti dell’attuale legge elettorale”. “Perché – ha spiegato – al momento della scelta il cittadino deve ascoltare la sua coscienza, perché l’eletto sia libero, responsabile e lontano da considerazioni e interessi personali”. Mons. Jaoude è poi tornato sul problema della legge elettorale, affermando che “non è raccomandabile che ogni comunità scelga i suoi rappresentanti”. Ai futuri nuovi deputati, il vicario patriarcale ha anche indicato una serie di obiettivi sui quali impegnarsi: l’adozione di una nuova legge elettorale e la realizzazione dell’indipendenza della giustizia; il perseguimento della riconciliazione nazionale e la formazione di un governo di unità nazionale; la liberazione dei prigionieri politici e la possibilità di rientro dei rifugiati; il contrasto della crisi economica e l’esame del bilancio; la protezione del sistema democratico; il dislocamento dell’esercito libanese su tutto il territorio e, infine, la riorganizzazione dei rapporti con la Siria sulla base del riconoscimento della sovranità dei due Paesi. (R.M.)

 

 

GRANDE MANIFESTAZIONE ECUMENICA, NEI GIORNI SCORSI IN PARAGUAY,

PER CONTESTARE IL “PROGRAMMA NAZIONALE DI PREVENZIONE E ASSISTENZA

ALLE VITTIME DI DELITTI CONTRO L’AUTONOMIA SESSUALE E CONTRO I MINORI”.

I CRISTIANI: “E’ AMBIGUO E NON CONFORME AI DISEGNI DI DIO”

 

ASUNCIÓN. = Ha avuto luogo nei giorni scorsi, nella piazza della Cattedrale metropolitana di Asunción, in Paraguay, la “Manifestazione ecumenica a difesa della Vita e della Famiglia”, contro il progetto di legge che intende dare vita ad un Programma nazionale di prevenzione a assistenza alle vittime di atti punibili contro l’autonomia sessuale e contro i minori. Scopo dell’iniziativa, a cui hanno partecipato anche pastori e fedeli delle altre Confessioni cristiane, esprimere suggerimenti sul tema in discussione e pregare affinché le decisioni parlamentari siano conformi ai disegni di Dio. Un comunicato del “Servizio Amore e Vita” (SEAVI) della Pastorale familiare dell’arcidiocesi di Asunción, intitolato “La Verità vi farà liberi”, evidenzia la pericolosità dei termini ambigui del progetto di legge, che attentano alla vita e alla famiglia: “La finalità ultima di questa proposta legislativa è costruire una società senza riferimenti alla famiglia, svuotandola di contenuto e sostituendola con qualsiasi unione tra persone, di uguale o diverso sesso; è relativizzare il valore della vita, paradossalmente in nome di una pretesa difesa della vita”. Si richiama l’attenzione specialmente sulle espressioni come “autonomia sessuale”, “discriminazione” e “prospettive di genere”. Inoltre, “il progetto di legge contiene articoli che attentano alla libertà nell’esercizio della professione, non riconoscendo il diritto all’obiezione di coscienza”. E’ infine preoccupante la possibilità di una obbligatoria distribuzione di massa di farmaci abortivi orali e l’aborto chimico o chirurgico come rimedio a supposte violenze. Tra l’altro, il testo non assicura un’indagine per comprovare effettivamente l’avvenuta violenza, adducendo la necessità di rispettare la privacy. (R.M.)

 

APPROVATO A GINEVRA IL NUOVO REGOLAMENTO SANITARIO INTERNAZIONALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’. INTANTO, IN ASIA CRESCE L’ALLARME PER L’INSORGERE DI UN NUOVO VIRUS LEGATO A QUELLO DELL’INFLUENZA DEI POLLI

 

GINEVRA. = I 192 Paesi membri dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) hanno approvato a Ginevra una serie di misure per arginare la propagazione di pericolose epidemie, come la Sars, l’Ebola o l’influenza aviaria. Il nuovo Regolamento sanitario internazionale (RSI) è stato approvato mentre cresce l’allarme per l’insorgere di un nuovo virus influenzale, in grado di trasmettersi tra gli uomini, determinato dalla progressione dell’influenza dei polli in numerosi Paesi asiatici. Dal rapporto dell’OMS, emerge che il virus H5N1, il ceppo più mortale dell’influenza aviaria, potrebbe avere subito cambiamenti a livello molecolare, divenendo resistente a uno dei farmaci antivirali oggi utilizzati per combatterlo. Tali trasformazioni potrebbero riguardare l’area che il virus utilizza per aderire alle pareti della cellula quando si prepara ad invaderla. Ma queste sono, al momento, osservazioni preliminari che, a detta degli stessi esperti, richiederanno ulteriori verifiche. Se non controllata, l’influenza aviaria potrebbe tramutarsi in una pandemia dalle conseguenze catastrofiche. (R.M.)

 

 

LA BIBBIA TRADOTTA IN LINGUA QUECHUA DALLA SOCIETA’ BIBLICA PERUVIANA.

 

LIMA.= Sono 10 mila gli esemplari della Bibbia completi e 154 mila quelli parziali o a fascicoli stampati e messi in vendita in lingua quechua dalla Società biblica peruviana in collaborazione con altre associazioni e istituzioni che stanno promuovendo l’alfabetizzazione di questa cospicua minoranza linguistica e culturale. La Bibbia in quechua, in tutte le sue versioni – informa l’agenzia Misna – è caratterizzata da un cospicuo utilizzo delle immagini e dal tentativo di dare una risposta attraverso la lettura delle Scritture ai principali problemi della popolazione indigena, in gran parte composta da contadini analfabeti. Gran parte dei circa 1,5 milioni di quechua è analfabeta. “Il nostro obiettivo non è solo distribuire Bibbie in quechua ma far sì che la popolazione legga e impari a valorizzare la sua lingua”, ha spiegato Pedro Arana Quiroz, segretario generale della Società biblica peruviana. La lingua quechua, idioma ufficiale dell’antico impero Inca, è parlata oggi da circa 13 milioni di persone in Bolivia, Perú, Ecuador, Cile settentrionale, Colombia meridionale e Argentina. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 maggio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Pakistan, un nuovo attentato ha scosso la capitale Islamabad: almeno 18 persone sono rimaste uccise per l’esplosione di una bomba in una moschea non lontana dal quartiere diplomatico e dalla residenza del premier pakistano. Al momento della deflagrazione, erano riuniti nel mausoleo migliaia di fedeli per una cerimonia religiosa. La polizia ha reso noto che si è trattato di un attacco suicida. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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La moschea era affollata di fedeli per la preghiera di mezzogiorno e anche per la conclusione di una festa religiosa durata cinque giorni. Secondo una prima ricostruzione, l’attentatore si è mescolato tra la folla dei fedeli. Una tecnica già adottata tante volte in precedenti attacchi a luoghi di culto sciiti. E’ quindi probabile che questo nuovo attentato, il più grave da un anno a questa parte, vada inserito nella lunga faida tra sunniti e minoranza sciita-pakistana. Una faida che, negli ultimi 10 anni, ha causato migliaia di vittime e che non sembra arrestarsi. Un’altra pista probabile è che l’attacco porti la firma degli integralisti islamici legati ad Al Qaeda che vogliono destabilizzare il governo di Islamabad, prezioso alleato di Washington nella lotta contro il terrorismo islamico. Proprio ieri, l’assistente del segretario di Stato americano, Christina Rocca, era ad Islamabad per colloqui con la leadership pakistana.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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In Iraq, un elicottero delle forze armate americane è stato abbattuto dalla guerriglia nei pressi di Baquba, a nord di Baghdad. Lo ha reso noto il commando statunitense precisando che sono morti i due piloti del velivolo. Sul versante politico, si deve poi registrare che il primo ministro iracheno, lo sciita Ibrahim al Jaafari, ha ricevuto l’invito del governo della Siria per partecipare a colloqui con i massimi dirigenti siriani. La risposta di Jaafari non è stata però quella attesa da Damasco: “Prima di pensare ad una visita in Siria – ha detto infatti il premier iracheno - ci sono delicate questioni da risolvere”. Tra queste, la stampa irachena ha dato risalto alle continue infiltrazioni in Iraq di combattenti arabi attraverso la frontiera siriana ed ai fondi depositati dal deposto regime di Saddam Hussein in banche siriane.

 

Cresce la speranza per una imminente liberazione di Clementina Cantoni, la donna italiana rapita in Afghanistan: il governo di Kabul ha ribadito, infatti, la propria “piena disponibilità” alla liberazione della madre di Timor Shah, il rapitore dell’operatrice umanitaria. Secondo fonti di intelligence, sono in corso trattative per arrivare allo scambio tra la donna afgana, attualmente in carcere, e Clementina Cantoni.

 

“Nei primi dieci giorni di giugno” si terrà un nuovo incontro fra il presidente palestinese, Abu Mazen, ed il premier israeliano, Ariel Sharon. Lo ha rivelato stamani la stampa israeliana, il giorno dopo l’incontro a Washington tra il capo della Casa Bianca Bush ed Abu Mazen. Durante il colloquio, Bush ha garantito l’aiuto statunitense per la ricostruzione di Gaza. Si è trattato del primo faccia a faccia tra un presidente statunitense ed uno palestinese dopo il fallimento, cinque anni fa, dei colloqui di Camp David. Il servizio di Graziano Motta:

 

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L’incontro, molto cordiale, è stato caratterizzato dal ribadito impegno degli Stati Uniti per la nascita di uno Stato palestinese indipendente e pacifico. Bush ha invitato Israele a rispettare lo spirito e i termini della road map bloccando eventuali progetti di sviluppo degli insediamenti di coloni ed evitando di prendere iniziative che possano pregiudicare i negoziati sullo status finale della Cisgiordania e di Gerusalemme. Per coordinare il ritiro israeliano da Gaza con le autorità palestinesi, il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, compirà un viaggio nella zona. Intanto, gli Stati Uniti hanno concesso un aiuto di 50 milioni di dollari per la costruzione, nella Striscia di Gaza, di case e infrastrutture. Abu Mazen, che aveva illustrato al presidente le riforme democratiche intraprese, ha insistito sulla necessità di far presto. “Il tempo – ha detto – è il nostro principale nemico e occorre porre fine al conflitto prima che sia troppo tardi”. “Per questo - ha aggiunto - tendiamo la mano agli israeliani”.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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In Egitto, è stato approvato il nuovo sistema di elezioni presidenziali dirette con più candidati. L’affluenza al referendum, tenutosi mercoledì scorso, ha superato il 53 per cento e l’emendamento costituzionale è stato approvato dall’82 per cento dei votanti. L’opposizione aveva lanciato un appello al boicottaggio, ritenendo la riforma troppo restrittiva per i candidati indipendenti.

 

In Francia si sta per chiudere la campagna elettorale dei fautori del ‘si’ e del ‘no’, per il referendum sulla Costituzione europea che si svolgerà il prossimo 29 maggio. Ieri il presidente Chirac è intervenuto ribadendo che “l’interesse e l’avvenire della Francia sono in Europa”. Il servizio di Donika Lafratta:

 

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In Francia il dibattito per il referendum sulla Costituzione Europea sembra ormai definitivamente concluso: a due giorni dal voto, infatti, gli ultimi sondaggi rivelano che il 55 per cento della popolazione è contrario al Trattato costituzionale dell’Unione. Il fronte del “sì” continua, tuttavia, la propria campagna. Ieri anche il presidente francese, Chirac, è intervenuto lanciando un ultimo ed accorato appello cercando di scongiurare la tentazione del voto-sanzione contro il governo. “Non votate contro di me - ha detto - votate per l’Europa”. Il presidente francese è apparso determinato nel suo tentativo di convincere la popolazione. Ha illustrato, in particolare, le conseguenze negative che provocherebbe una vittoria del ‘no’: L’Europa in panne, la Francia indebolita e l’inizio di un periodo di divisioni, dubbi ed incertezze. Chirac ha anche rassicurato i francesi sulla definizione dei confini, sull’ingresso della Turchia nell’Unione, sulla lotta al terrorismo, alla criminalità e all'immigrazione clandestina. Ben diverso lo scenario in Germania dove la Camera alta ha ratificato, questa mattina, il testo della Costituzione Europea. La Camera bassa lo aveva già approvato lo scorso 12 maggio. Ieri, intanto, il Trattato è stato approvato anche in Austria. Più incerto appare, invece, il risultato del referendum che si terrà in Olanda il prossimo primo giugno. I sondaggi danno per il momento in vantaggio il fronte del ‘no’.

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Il parlamento turco ha approvato la riforma del codice penale, una delle condizioni poste dall’Unione Europea per dare inizio, nel mese di ottobre, ai negoziati per l’ingresso della Turchia nell’UE.

 

Anche la Russia chiede alle autorità dell’Uzbekistan di investigare sui fatti di Andijan, la città epicentro due settimane fa di una rivolta repressa nel sangue da esercito e polizia. A tentare di mediare, il ministro degli Esteri di Mosca, Lavrov. Ieri il governo uzbeco aveva nuovamente respinto l’idea di un’inchiesta internazionale avanzata da Unione Europea e Nato. Gli scontri ad Andijan, secondo le autorità, hanno provocato 170 morti, mentre per gli attivisti dei diritti umani le vittime sarebbero almeno 500. 

 

L’Unione Africana ha annunciato la ripresa dei negoziati di pace per il Darfur tra ribelli e governo. La Conferenza dei Paesi donatori, riunita ad Addis Abeba, ha previsto inoltre lo stanziamento di duecento milioni di dollari per sostenere le operazioni del contingente dell’Unione Africana nella martoriata regione sudanese. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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Dopo sei mesi di interruzione riprenderanno il prossimo 10 giugno ad Abuja, in Nigeria, i negoziati tra il governo di Karthoum e i gruppi ribelli presenti nel darfur. L’annuncio è stato dato ieri dal presidente della Commissione dell’Unione Africana Oumar Konaré, nel corso della Conferenza dei donatori ad Addis Abeba, in Etiopia. L’Unione africana ha nominato, inoltre, Salim Ahmed Salim inviato speciale per i negoziati di pace per il Darfur. Si tratta di una figura politica prestigiosa e, soprattutto, capace di rappresentare gli interessi dell’Africa. L’obiettivo del vertice di Addis Abeba è stato quello di trovare soluzioni incisive per disinnescare la tragedia del Darfur. L’Unione Africana ha già schierato nella regione un contingente di circa 2.700 uomini, che vorrebbe portare in tempi brevi a 7 mila e in prospettiva a 12 mila. Tuttavia perché questo avvenga, sono necessari fondi e logistica che Nazioni Unite, Unione Europea e NATO hanno deciso di garantire.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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