RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 146 - Testo della trasmissione di giovedì 26 maggio 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Oggi, la Chiesa celebra la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo: ai nostri microfoni il cardinale Francis Arinze

 

L’impegno per una più efficace campagna di vaccinazioni e la lotta all’AIDS: alcuni degli obiettivi fissati ieri al termine dell’Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità

 

IN PRIMO PIANO:

Torture e stupri da parte di forze governative, detenzioni senza processo: sono tra le violazioni dei diritti umani denunciate da Amnesty International. Con noi Paolo Pobbiati

 

I vescovi europei si confrontano in Svizzera sul futuro del Vecchio Continente: ce ne parla mons. Aldo Giordano

 

Operatori pastorali, mondo del volontariato e della solidarietà, ammalati: al centro della sesta giornata del XXIV Congresso eucaristico nazionale a Bari

 

50 serate di grande spettacolo: sono il cuore del programma della prossima stagione lirica della Fondazione Arena di Verona: intervista con il sovrintendente Claudio Orazi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Percorsi e problemi della popolazione del mondo nel XXI secolo”: tema del Convegno internazionale aperto stamane a Roma nell’Accademia dei Lincei

 

I laici non trascurino le loro responsabilità e siano testimoni del Vangelo nella vita quotidiana: è l’esortazione della CEI in una lettera ai fedeli

 

Passare dalle promesse ai fatti: così il sindaco di Roma, Walter Veltroni, all’apertura dell’incontro sull’impegno dell’Europa per il continente africano

“Sinfonia per Francesco”: è il titolo di un nuovo progetto audiovisivo che racconta la storia di Francesco d’Assisi

 

Evangelizzare attraverso Internet: è quanto propongono i vescovi delle Filippine

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo la decisione iraniana di congelare il proprio programma nucleare, i 148 Paesi membri del WTO decidono di aprire negoziati d’adesione con l’Iran

 

Abu Mazen, in missione a Washington, incontra oggi il presidente Bush: si parlerà di road map e aiuti economici

 

Arresti e violenze ieri, in Egitto, impegnato nel Referendum sul sistema elettorale.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 maggio 2005

 

 

OGGI SOLENNITA’ DEL CORPO E SANGUE DI CRISTO.

ALLE 19.00 LA CELEBRAZIONE DEL SANTO PADRE IN SAN GIOVANNI IN LATERANO

- Intervista con il cardinale Francis Arinze -

 

La Solennità del Corpus Domini, che ricorre oggi, ma che in vari Paesi, come l’Italia, si celebra domenica prossima, è una ricorrenza liturgica con la quale la Chiesa ci invita a considerare e ad adorare il mistero grandissimo dell’Eucaristia. In quest’Anno eucaristico assume un significato tutto particolare. Questa sera, alle 19.00, solenne celebrazione del Santo Padre sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Di come sia nata la festa del Corpus Domini e del suo valore sempre vivo oggi Giovanni Peduto ha parlato con il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:

 

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R. – La fede della Chiesa è sempre stata ferma nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, dove il pane non è più pane, il vino non è più vino. Diventano Corpo e Sangue di Cristo al momento della consacrazione durante la Messa, come Gesù stesso ha detto: “Questo è il mio corpo, dato per voi; questo è il mio sangue, che sarà effuso per voi”. L’origine della festa è molto complessa. Tuttavia, in parte si collega al famoso miracolo eucaristico avvenuto nel 1263 a Bolsena. Un sacerdote boemo che andava pellegrino a Roma, celebrava la messa nella Chiesa di Santa Cristina di Bolsena: attanagliato dal dubbio sulla transustanziazione del pane e del vino, all’atto di spezzare l’Ostia Santa vide uscire del sangue, che bagnò il corporale. La veneranda reliquia fu portata il 19 giugno 1264 ad Orvieto dove si trovava Papa Urbano IV che decise di istituire la festa del Corpus Domini, con la Bolla Transiturus dell’8 settembre 1264, fissandola al giovedì dopo l’ottava di Pentecoste. Questa è l’origine della festa per la quale, secondo la tradizione, fu San Tommaso d’Aquino a scriverne i testi liturgici. Questa è l’origine e l’occasione storica. Ma naturalmente, la nostra fede si basa sull’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù la notte prima di morire sulla croce.

 

D. – I fedeli sentono oggi questo sacramento? Hanno la percezione della sua grandezza, e come invitarli, come aiutarli a vivere la loro fede nella Santissima Eucaristia?

 

R. – Certamente non tutti apprezzano adeguatamente l’importanza della nostra fede nella Santissima Eucaristia. E’ importante ribadire che in tutto il culto pubblico della Chiesa, il sacrificio eucaristico è l’apice, il punto più alto e anche il centro intorno al quale vertono tutte le altre celebrazioni: battesimo, cresima, matrimonio, ordine sacro, eccetera. Allora, si devono aiutare tutti i fedeli a partecipare di più, a comprendere di più, ad adorare di più e ad amare di più Gesù nell’Eucaristia. Ci sono tante cose che si possono fare: anzitutto una buona formazione. Il Catechismo della Chiesa cattolica e i diversi catechismi locali aiutano molto su questo punto. Inoltre, occorre riflettere sulle parole della Sacra Scrittura, del Vangelo, riguardanti l’istituzione dell’Eucaristia. E poi leggere i tanti documenti della Chiesa sull’Eucaristia, a partire dal Concilio di Trento fino all’ultima enciclica di Papa Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucharistia” del 2003. Occorre anche valorizzare la partecipazione alla Messa, preparando bene le Letture, facendo comprendere ai fedeli il sublime momento della consacrazione e dando adeguato spazio al ringraziamento dopo la comunione. Fuori della Messa bisogna dare importanza all’adorazione del Santissimo Sacramento.

 

D. – Eminenza, quali sono i frutti dell’Eucaristia?

 

R. – Sono quattro i principali frutti. Primo: questo sacramento ci avvicina a Gesù,  quando lo riceviamo in stato di grazia. Secondo: aumenta la grazia in noi, che è la vita stessa di Dio. Terzo: diminuisce in noi quella tendenza al peccato, che chiamiamo concupiscenza, cioè ci dà più forza per resistere alle tentazioni che non mancheranno mai, tutti i giorni della nostra vita. E poi, ci dà il pegno della vita eterna, cioè l’Eucaristia ci dà il biglietto per andare in Cielo. Gesù ha detto: “Chi riceve il mio Corpo, io lo resusciterò nell’ultimo giorno e vivrà in eterno”.

 

D. – Eminenza, noi avremo in ottobre un Sinodo apposito sull’Eucaristia. Con quali obiettivi?

 

R. – I vescovi, che saranno circa 200, discuteranno, esamineranno, mediteranno sull’Eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa. Ed è importantissimo questo, perché sull’Eucaristia non meditiamo mai sufficientemente: possiamo sempre scoprire dimensioni non ancora chiare. Perciò, il Sinodo sarà una grande grazia per tutta la Chiesa. I 200 partecipanti rappresenteranno i 4.200 vescovi del mondo e, a nome di tutta la Chiesa, rifletteranno su questo sacramento. Alla celebrazione di questo Sinodo tutta la Chiesa contribuisce, perché ogni vescovo ne ha già discusso con i suoi sacerdoti, religiosi e religiose. Se ne è parlato nelle parrocchie. Se ne è discusso nelle Università Cattoliche. I teologi danno il loro contributo e così il Sinodo è un’azione di tutta la Chiesa.

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         Ricordiamo che la nostra emittente, a partire dalle 18.50, seguirà in diretta la celebrazione della Santa Messa. La radiocronaca sarà in italiano, tedesco, portoghese e spagnolo.  

 

 

L’IMPEGNO PER UNA PIÙ EFFICACE CAMPAGNA DI VACCINAZIONI E LA LOTTA ALL’AIDS. SONO ALCUNI DEGLI OBIETTIVI FISSATI IERI AL TERMINE

DELL’ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITÀ, ALLA QUALE HA PARTECIPATO

ANCHE UNA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE

 

Si è chiusa ieri la 58.ma Assemblea Mondiale della Sanità, alla quale hanno partecipato, a Ginevra, i ministri e i delegati di 192 Stati membri che hanno ribadito l’impegno dei loro governi ad adottare una nuova strategia mondiale contro le malattie causate dalla mancanza di vaccinazioni. La Santa Sede è stata rappresentata da una delegazione guidata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. L’intervento del porporato è stato dedicato alla drammatica situazione sanitaria mondiale e all’impegno della Chiesa per combattere la piaga dell’AIDS. Ogni anno, nel mondo, più di 20 milioni di persone sono colpite dal virus dell’HIV. Sul discorso del cardinale, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il porporato ha detto che Benedetto XVI è preoccupato per la situazione sanitaria mondiale ed offre il proprio appoggio agli sforzi tesi ad aiutare le popolazioni più indigenti. Il cardinale ha poi ribadito che le malattie si presentano in una forma più virulenta negli Stati dove la miseria non consente di ottenere medicine e cure adeguate. Le stime rivelano che ogni anno le malattie contagiose provocano la morte di almeno 17 milioni di persone. Il 90 per cento dei casi di contagio si registra nei Paesi in via di sviluppo ma gli sforzi per far fronte a questa emergenza non sono sufficienti. Tra il 1975 ed il 1997 – ha rimarcato infatti il cardinale Barragán – sono state introdotte nel mercato 1223 nuove medicine ma tra queste solo 13 prevedono il trattamento delle malattie contagiose tropicali. Un altro annoso capitolo è quello relativo alle spese: i costi complessivi annuali per le medicine indicano una cifra che oscilla tra i 50 e i 60 miliardi di dollari. Ma soltanto lo 0,2 per cento di questa somma è destinato ad affrontare le malattie respiratorie, che sono la causa del 18 per cento dei decessi nel mondo. Riferendosi alla salute infantile, il cardinale ha osservato, inoltre, come sia drammatico constatare che su 211 milioni casi di concepimento, sono almeno 46 milioni gli aborti e 32 milioni le morti premature. Il porporato ha sottolineato, infine, il prezioso contributo offerto dalla Fondazione “Il Buon Samaritano”, costituita nel 2004 da Giovanni Paolo II. Lo scopo di questa Fondazione è di sostenere economicamente gli infermi e i più bisognosi, in particolare i malati di AIDS. Il 26,7 per cento dei centri per la cura dei pazienti contagiati dal virus dell’HIV, è gestito dalla Chiesa cattolica.

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 maggio 2005

 

 

TORTURE E STUPRI DA PARTE DI FORZE GOVERNATIVE, DETENZIONI SENZA PROCESSO, NEGAZIONE DELLA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI INFORMAZIONE:

SONO TRA

LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI DENUNCIATE DA AMNESTY INTERNATIONAL

NEL RAPPORTO PRESENTATO IERI. COINVOLTI DECINE E DECINE DI PAESI NEL MONDO

- Con noi Paolo Pobbiati -

 

In 95 Paesi polizia e forze di sicurezza si sono rese responsabili di torture e maltrattamenti, in 75 è stata negata la libertà di espressione o di informazione, in 13 durante i conflitti armati le donne sono state vittime di stupri da parte di forze governative e gruppi armati: sono alcune delle violazioni dei diritti umani denunciate dal rapporto annuale di Amnesty International, presentato ieri in contemporanea in numerose capitali del mondo. Ad emergere sono anche detenzioni senza accusa né processi in oltre 30 Paesi, condanne a morte eseguite in 25. Quest’anno c’è poi una dedica particolare a Enzo Baldoni preso in ostaggio e ucciso in Iraq lo scorso anno. Servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Quattro anni dopo l’11 settembre, la linea di comportamento stabilita dagli Stati Uniti non ha ancora risposto alla promessa di rendere il mondo un luogo più sicuro, basato sui diritti umani. Quando il Paese più potente del mondo si fa beffe del primato della legge e dei diritti umani - scrive Amnesty - concede agli altri Paesi la licenza per compiere abusi con impunità. Il 2004 segna dunque un fallimento: tortura, guerre dimenticate, violenza in quasi tutti i continenti; la catastrofe umanitaria nel Darfur, sottovalutata dalla comunità internazionale; le violenze su donne, bambine e anche neonate nella Repubblica democratica del Congo orientale; la violenza in Iraq; l'assenza di legge, nonostante le elezioni, in Afghanistan; gli abusi e gli stupri in Cecenia; la repressione religiosa e di opinione in Cina. C’è poi il terrorismo dei gruppi armati giunto a drammatici livelli di brutalità: lo hanno dimostrato le immagini delle decapitazioni di ostaggi in Iraq, il sequestro di migliaia di persone, tra cui centinaia di bambini, nella scuola di Beslan in Ossezia, il massacro di centinaia di pendolari a Madrid. Paolo Pobbiati presidente di Amnesty Italia:

 

“Soprattutto nell’ambito di quella che è la lotta contro il terrorismo, assistiamo allo sdoganamento di alcune pratiche, anche da parte di regimi fortemente democratici come gli Stati Uniti o il Regno Unito, che fino a qualche anno fa erano retaggio dei regimi dittatoriali più sanguinari: gli arresti indiscriminati, le detenzioni senza limite, senza accusa né processo, l’utilizzo di tortura o maltrattamento. Questa è una tendenza che assolutamente deve essere fermata. Bisogna ricreare una leadership morale e politica sul tema della preservazione e della protezione dei diritti umani”.

 

Le schede e i capitoli sui 149 Paesi esaminati dal rapporto indicano come nella metà del mondo si continui a torturare. Ancora Paolo Pobbiati:

 

“C’è questo filo rosso tragico che unisce le situazioni più diverse, da Guantanamo ad Abu Grahib, alle prigioni cinesi, alle carceri cecene. Quindi, è importante che ci sia questa mobilitazione, che deve partire proprio dallo stabilirsi di un clima di legalità e soprattutto di sconfitta dell’impunità. A questo proposito, ricordo che una delle grandi preoccupazioni espresse da questo rapporto sull’Italia è quella di una mancanza di una legge organica sulla tortura, nonostante l’Italia abbia aderito alla convenzione internazionale contro la tortura da ben 17 anni, e nonostante che noi, da allora, continuiamo a chiedere con insistenza ad ogni Parlamento, ad ogni legislatura, che l’Italia si metta finalmente al passo con questa riforma di civiltà”.

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I VESCOVI EUROPEI SI CONFRONTANO SUL FUTURO DEL VECCHIO CONTINENTE:

 SI APRE OGGI A SAN GALLO, IN SVIZZERA, L’INCONTRO DEI SEGRETARI

GENERALI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

- Con noi, mons. Aldo Giordano -

 

Si apre oggi a San Gallo, in Svizzera, l’incontro dei Segretari generali delle 34 Conferenze episcopali d’Europa. I presuli si confronteranno, fino a lunedì prossimo, sul ruolo del Cristianesimo e delle Chiese nel Vecchio Continente, anche alla luce dell’elezione di Benedetto XVI. Tra gli altri temi in agenda, le problematiche bioetiche e il rafforzamento della  collaborazione tra  le Conferenze episcopali in ambiti pastorali urgenti come il rapporto con i musulmani in Europa e le relazioni con l’Africa. Per una presentazione dell’incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE):

 

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R. – Ci sono alcune tematiche particolarmente urgenti che ci interessano, come le problematiche etiche, soprattutto legate alla bioetica. Il dibattito che c’è in molte nazioni, compresa l’Italia, ci stimolano a confrontarci sulle conseguenze della biotecnologia, la questione degli embrioni, fino alla questione della vita e dell’eutanasia.

 

D. – Nella scelta del nome, Papa Benedetto XVI ha indicato quanta attenzione rivolgerà al Vecchio Continente. Come è stata accolta dai vescovi dell’Europa?

 

R. – Accolta con sorpresa, direi progressivamente sempre più con gioiosa sorpresa. E’ chiaro che l’Europa, con questa scelta, viene indicata ancora come un Continente che ha un ruolo speciale per il cristianesimo e d’altra parte è anche un invito a riscoprire questo suo ruolo perché in parte bisogna anche riconoscere che l’Europa l’ha dimenticato o l’ha perso. L’Europa è stato il continente da cui sono partiti i missionari, gli annunciatori del Vangelo, per altri continenti. Forse l’Europa deve riscoprire questa sua vocazione e, soprattutto, l’Europa occidentale è invitata dal Papa a confrontarsi con la cultura, con la secolarizzazione ... E’ un segno grosso di speranza, per dire che l’Europa deve riscoprire il suo ruolo, deve anche convertirsi ma deve anche valorizzare il dono di Dio che ha.

 

D. – Questo incontro guarda anche al 2007 in Romania, per un importante evento di carattere ecumenico ...

 

R. – Sì, perché stiamo preparando la terza assemblea ecumenica europea, che più che un’unica assemblea vuole essere un processo assembleare che avrà diverse tappe. La prima tappa sarà già a Roma nel gennaio 2006, un pellegrinaggio per l’Europa per andare a ricalcare le radici del cristianesimo. Si vuole rafforzare molto questa rete ecumenica cristiana e provare a domandarsi, come cristiani, cosa dobbiamo dire, quale contributo possiamo dare per l’Europa. Questo è un po’ il senso di questa assemblea che speriamo crei un’onda, anche ecumenica, nuova.

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OPERATORI PASTORALI, MONDO DEL VOLONTARIATO

E DELLA SOLIDARIETA’, AMMALATI: AL CENTRO DELLA SESTA GIORNATA

DEL XXIV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE A BARI

- Servizio di Mimmo Muolo -

 

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C’è attesa per la Messa di oggi pomeriggio, cui seguirà la processione per le vie più centrali del capoluogo pugliese. Insieme con il cardinale Jozef Tomko, presidente del Comitato pontificio per i Congressi eucaristici internazionali, con gli altri cardinali e vescovi presenti al Congresso eucaristico, si prevede una grande partecipazione popolare, un po’ come succederà a Roma alla stessa ora per la processione presieduta da Benedetto XVI. E in effetti il pensiero di tutti i congressisti è già a domenica quando, da Roma, arriverà il Papa.

 

Oggi, intanto, Giornata dell’eucaristia e della carità. Nella tavola rotonda mattutina, moderata da don Vittorio Nozza, il direttore della Caritas italiana, Ernesto Olivero, ha ribadito il ‘no’ alla guerra preventiva: “Facciamo piuttosto la pace preventiva”, ha detto il fondatore del SERMIG. Don Oreste Benzi ha esortato a regalare ai giovani i sogni di Cristo. Fratel Biagio Conte, di Palermo, ha invitato a inventare strutture per i poveri anche dove non ci sono e don Raffaele Sarno, cappellano del carcere di Trani, ha concluso dicendo che anche in carcere l’Eucaristia accomuna e spinge a cambiare la vita.

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50 SERATE DI GRANDE SPETTACOLO: SONO IL CUORE DEL RICCO PROGRAMMA

 DELLA PROSSIMA STAGIONE LIRICA DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA,

CHE PRENDERA’ IL VIA A META’ GIUGNO

- Intervista con Claudio Orazi -

 

Presentata la prossima stagione lirica della Fondazione Arena di Verona: 5 titoli per 50 serate di grande spettacolo a partire dal prossimo 17 giugno, cui si affiancheranno, nelle ore precedenti lo spettacolo lirico, una serie di “Concerti Spirituali” nelle più belle chiese della città scaligera. Intanto si annuncia una prestigiosa iniziativa in vista del IV Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Verona nell’ottobre del 2006. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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E’ stato sempre uno dei titoli più popolari, La Gioconda di Amilcare Ponchielli. Fu proprio in questo ruolo che Maria Callas fece il suo debutto ufficiale in Italia e nell’Anfiteatro veronese, il 2 agosto del 1947, diretta da Tullio Serafin. Un’opera, dunque, che rimane nel cuore di molti appassionati e che ritorna in Arena per inaugurare l’83esimo Festival lirico. C’è il soprano Andrea Gruber ed il nuovo allestimento è firmato da Pier Luigi Pizzi, che ha ricreato una Venezia pallida e cupa solcata da ponti e attraversata dall’acqua. E’ dal lontano 1913 che le stagioni liriche si susseguono all’Arena fondando tradizione e spettacolo, in un’esperienza unica per il pubblico che vi accorre da tutto il mondo. Il Sovrintendente della Fondazione, Claudio Orazi, sintetizza per noi i punti di forza della prossima stagione:

 

R. – Abbiamo previsto una grande inaugurazione con La Gioconda, che ritorna dopo ben 18 anni all’Arena di Verona. Seguono Nabucco e Aida, La Boheme e Turandot. La Boheme avrà un nuovo allestimento, così come La Gioconda. Saranno impegnati, come è tradizione dell’Arena, i più grandi interpreti della scena internazionale: cantanti, direttori d’orchestra, ma anche registi e scenografi di vaglia assoluta. Quindi, grande qualità a teatro. Credo che questo sia il carattere distintivo del lavoro areniano.

 

D. – La qualità teatrale è importante, sovrintendente, ma c’è anche una crisi economica che sicuramente serpeggia nel Paese e che ha, dunque, delle ricadute anche in campo turistico. Questo problema forte, che forse non si è sentito in altri anni, come lo sta affrontando la Fondazione Arena di Verona?

 

R. – In una duplice direzione. Innanzitutto, implementando la nostra promozione, il nostro marketing all’estero, anche rivolgendoci a mercati che tradizionalmente non erano mercati di riferimento per il sistema Verona o il sistema Italia. E, in secondo luogo, avendo attivato una forte promozione per le attività areniane nel contesto comprensoriale.

 

D. – Nell’ottobre 2006 a Verona si terrà un importante Convegno ecclesiale nazionale. C’è una collaborazione anche culturale in tema di musica. Ci vuole anticipare di che cosa si tratta?

 

R. – E’ una cosa veramente importantissima. Tra il 16 e il 20 di ottobre si terrà appunto un Convegno ecclesiale nazionale sul tema “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”. In tale occasione, di concerto con la Conferenza episcopale italiana, abbiamo commissionato una nuova opera, un oratorio sul tema della risurrezione, al grande maestro e compositore polacco Kristof Penderecki. Credo si tratti di un appuntamento importantissimo che poi avrà una prosecuzione attraverso l’organizzazione di un Festival di musica sacra che avrà luogo qui a Verona.

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CHIESA E SOCIETA’

26 maggio 2005

 

 

“PERCORSI E PROBLEMI DELLA POPOLAZIONE DEL MONDO NEL XXI SECOLO”:

TEMA DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE APERTO STAMANE A ROMA NELL’ACCADEMIA DEI LINCEI, PROMOSSO ASSIEME ALL’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA”.

PRESENTI 150 STUDIOSI DI OGNI CONTENENTE ED ESPERTI DELLE NAZIONI UNITE CHE SI CONFRONTERANNO PER TRE GIORNI, FINO A SABATO POMERIGGIO

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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ROMA. = Dopo mezzo secolo Roma al centro del dibattito scientifico ma anche politico dei problemi della demografia. In questa città si teneva infatti nel 1954 la prima pioneristica Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla popolazione. E da allora gli abitanti della Terra sono aumentati di 4 miliardi, passando da 2 miliardi e mezzo a 6 miliardi e mezzo. Ma cosa accadrà nei prossimi 50 anni? Nessuna certezza matematica, perché le tendenze demografiche dipendono in gran parte da fattori sociali, economici, culturali e da strategie politiche. Si prevede comunque un mondo più affollato di 2 miliardi e 600 milioni di persone, meno di quanto previsto prima che fossero avviati programmi di pianificazione delle nascite. Questo incremento, però, sarà tutto concentrato nei Paesi in via di sviluppo, mentre caleranno i cittadini nelle Nazioni industrializzate; scenderà ancora la media dei figli; salirà l’età media, aumenteranno gli anziani; crescerà ancora l’urbanizzazione e s’ingrandiranno le città; aumenteranno pure le migrazioni internazionali e le diversità etniche; migliorerà la condizione delle donne e cambierà anche la composizione e la struttura delle famiglie. Un quadro di luci ed ombre, ma soprattutto complesso da gestire. Un quadro, a detta degli esperti, – possiamo dire – messo da parte nell’agenda della comunità internazionale, dopo la grande Conferenza dell’ONU sulla popolazione al Cairo nel ’94. E’ dunque tempo di occuparsene nei modi più efficaci, ragionevoli e condivisi, ha raccomandato il prof. Antonio Golini, ordinario di Demografia all’Università “La Sapienza” di Roma che ha aperto i lavori del Convegno. Tra gli interrogativi d’attualità più inquietanti: come sarà in futuro il nascere e il morire, di fronte ad una tecnologia invasiva che tenta di condizionare, finanche determinare gli eventi fondamentali della vita?

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I LAICI NON TRASCURINO LE LORO RESPONSABILITA’ E SIANO TESTIMONI DEL VANGELO NELLA LORO VITA QUOTIDIANA:

 E’ L’ESORTAZIONE DELLA CEI IN UNA LETTERA

AI FEDELI, IN VISTA DEL CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE

IN PROGRAMMA A VERONA, DAL 16 AL 20 OTTOBRE 2006

 

ROMA.= “Una nuova primavera del laicato, che possa letteralmente rianimare gli ambiti di vita in cui un fedele laico può essere apostolo”: è quanto auspica mons. Paolo Rabitti, presidente della Commissione episcopale del laicato, nella “Lettera ai fedeli laici” in vista del IV Convegno ecclesiale nazionale in programma a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006, sul tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Il documento, diffuso oggi, è intitolato “Fare di Cristo il cuore del mondo”. “Nel cammino che condurrà a quell’evento - si legge nella lettera, di cui l’agenzia SIR pubblica un’ampia sintesi - vogliamo mettere a fuoco le responsabilità storiche delle nostre Chiese” perché “i fedeli laici non trascurino le loro responsabilità, ma riempiano quest’oggi con la loro testimonianza evangelica, prendendo coscienza della loro missione di essere fermento cristiano della società”. Questi gli ambiti di impegno laicale richiamati da mons. Rabitti: evangelizzazione e animazione cristiana della società, opera caritativa, azione pastorale della Chiesa, ma anche famiglia e vita pubblica. Ambienti nei quali il laico è chiamato a delineare, “in forme individuali e associate, un nuovo stile di vita, segnato dalla conversione dell’intelligenza e degli affetti”. Di fronte all'attuale “stagione di grandi cambiamenti, avvertiamo soprattutto l'esigenza di una nuova evangelizzazione”, si legge ancora nel testo. “Il compito dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo, infatti, ci riguarda tutti”, ma assume “una specifica connotazione nella vita dei fedeli laici” per “lo specifico apporto che nella loro condizione sono chiamati ad offrire”. Per mons. Rabitti, “è indispensabile uscire da quello strano ed errato atteggiamento interiore che faceva sentire il laico più cliente che compartecipe della vita e della missione della Chiesa”. (A.G.)

 

 

PASSARE DALLE PROMESSE AI FATTI:

COSI’ IL SINDACO DI ROMA, WALTER VELTRONI, ALL’APERTURA DELL’INCONTRO SULL’IMPEGNO DELL’EUROPA PER IL CONTINENTE AFRICANO

- A cura di Jean-Baptiste Sourou -

 

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ROMA. = “La questione non è più se bisogna dare un colpo al muro di silenzio che circonda l’Africa, ma come farlo”, ha affermato il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Di fronte al velo di pessimismo da cui l’Africa cerca di uscire, serve il sostegno della comunità internazionale e il momento è questo, perché oggi più che mai molti Paesi africani stanno sperimentando la democrazia. E’ il caso del Benin, del Senegal, del Mali oppure del Sudafrica. La lotta contro la corruzione si fa più intensa: i ministri corrotti sono licenziati per esempio in Nigeria e l’Unione Africana punta sempre di più alle comunità politiche ed economiche regionali, per creare un’Africa più forte e unita. La comunità internazionale sa benissimo che, senza l’aiuto costante all’Africa, i suoi sforzi per lo sviluppo non riusciranno, per cui i vari relatori hanno puntato sulla ricerca di vie nuove per uno sviluppo che sia per tutti. Si tratta, per esempio, della cooperazione tra municipalità come stanno facendo Roma e Kigali, in Rwanda, oppure Roma e Maputo in Mozambico, per l’istruzione dei bambini e il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. E’ importante dare più spazio alla società civile e coinvolgere di più i mezzi di comunicazione sociale. Si è parlato anche della cooperazione tra i Paesi del Sud e di investimenti. “Investire oggi in Africa – ha detto Jean Ping, presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite – vuol dire aiutare il continente ad uscire dalla povertà, povertà che porta con sé l’instabilità politica e minaccia la pace”.

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“SINFONIA PER FRANCESCO”: E’ IL TITOLO DI UN NUOVO PROGETTO

AUDIOVISIVO CHE RACCONTERA’ LA STORIA DI FRANCESCO D’ASSISI.

 

ROMA.= Iniziano oggi a Roma le riprese di “Sinfonia per Francesco”, il nuovo progetto audiovisivo prodotto dalle Province Cappuccine, proprietarie della NOVA-T, dedicato al Santo di Assisi. I lavori di ripresa - informa una nota dei produttori - dureranno fino al 4 giugno e si svolgeranno presso il teatro dell’Istituto Missioni della Consolata di Roma. La regia è affidata a Paolo Damosso. Al progetto, prodotto nell’ambito della collana Francescanesimo Oggi, parteciperanno 15 attori, tra i quali Lino Banfi, che interpreteranno una serie di testimonianze rivissute in chiave teatrale per raccontare i momenti salienti della vita di san Francesco. Nei quindici monologhi verrà data voce a vari personaggi, tra i quali la madre di Francesco, il padre, un lebbroso, il sacerdote di S. Damiano, Santa Chiara, frate Leone e il lupo di Gubbio. Il progetto “nasce dal desiderio di tracciare un profilo biografico del Poverello di Assisi che possa avere una sua originalità ed un suo spazio preciso”, spiega il comunicato. La NOVA-T è stata fondata nel 1982 dai Frati Cappuccini della Provincia del Piemonte. Oggi è sostenuta anche dalle Province Cappuccine di Lombardia, Marche, Umbria, Sardegna, Alessandria, Venezia, Trento e Parma. (A.G.)

 

 

EVANGELIZZARE ATTRAVERSO INTERNET: E’ QUANTO PROPONGONO I VESCOVI

DELLE FILIPPINE. ALCUNI PRESULI HANNO APERTO ANCHE DEI BLOG, DIARI ON LINE,

PER ESSERE PIU’ VICINI AI FEDELI

 

MANILA.= I vescovi delle Filippine parlano ai fedeli con tutti i mezzi a loro disposizione, compreso Internet e alcuni blog (diario on-line). Dalla pagina principale del sito internet della Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) è infatti possibile accedere a 3 blog tenuti da altrettanti prelati. I temi trattati sono vari e riguardano la catechesi, la società ed il vivere cristiano. I 3 blog – rileva l’agenzia Asianews – hanno connotazioni differenti, ma le pagine sono aggiornatissime: alcuni scrivono anche una volta al giorno. Il primo, The Meaning, è tenuto da mons. Jose R. Manguiran, vescovo di Dipolog. Il secondo, Viewpoints, è il diario di mons. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Lingayen-Dagupan. Nel suo diario, mons. Cruz porta avanti le sue personali battaglie contro quelli che definisce “cancri della società”: il gioco d’azzardo e l’analfabetismo del Paese. Per le sue aperte denunce, mons. Cruz ha ricevuto diverse minacce di morte. L’ultimo blog, Tidbits, è quello di mons. Leonardo Medroso, vescovo di Borongan. Il presule invita i giovani a recarsi a Colonia per la Giornata mondiale della gioventù 2005. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 maggio 2005

 

- A cura di Roberta Moretti e Donika Lafratta -

 

Al-Zarqawi, il terrorista giordano dato malato dai suoi uomini qualche giorno fa, dopo il ferimento a un polmone durante un raid americano, torna ora a far parlare di sé con un nuovo messaggio in Internet dove si sostiene che sarebbe stato sostituito da Abu Hafs al Kurani, in attesa della sua guarigione. Ma su un altro sito la stessa organizzazione smentisce: il capo della cellula di Al Qaeda in Iraq starebbe bene. Continua intanto la caccia all’uomo: da ieri mille soldati americani sono penetrati a Datita, una città di 90 mila abitanti sulla via per la Siria, e dopo feroci combattimenti sono stati uccisi 10 militari. Un membro del partito Dawa, lo stesso del premier Jaafari, è stato sgozzato a sud di Baghdad, mentre la casa del sottosegretario all’Interno è stata assalita da uomini armati che hanno ferito quattro poliziotti. Sempre nella capitale altri 3 agenti e un civile sono morti per un’autobomba scagliata contro un convoglio della polizia. Per porre un freno alla violenza, il governo transitorio iracheno ha disposto un’imponente operazione di sicurezza che comporterà il dispiegamento nella sola capitale di oltre 40 mila uomini tra soldati regolari, agenti di polizia e delle forze speciali.

 

In Afghanistan nessun contatto è stato stabilito, dopo la scadenza dell’ultimatum di ieri mattina, con i rapitori di Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita il 16 maggio scorso. Intanto continuano le manifestazioni per la sua liberazione. Ieri donne di Kabul sono scese nuovamente in piazza, per ricordare l’impegno umanitario della giovane. Ed oggi sulle principali tv afgane comincia la trasmissione di uno spot in cui si sottolinea l’opera svolta dalla Cantoni a sostegno della popolazione del Paese.

 

Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha cominciato ieri a Washington la sua missione negli Stati Uniti per ottenere dall’Amministrazione americana una presa di posizione chiara sull’attuazione della Road Map e gli aiuti economici ai palestinesi. Dopo aver incontrato le commissioni Esteri della Camera e del Senato ed il segretario di Stato, Condoleezza Rice, il leader dell’ANP, incontra oggi il presidente Bush. Il raggiungimento degli obiettivi prefissi per questo vertice è determinante per Abu Mazen, che teme il malcontento della popolazione palestinese e una disfatta alle prossime elezioni politiche. Per un commento a questo incontro storico con il capo di Stato americano, Andrea Sarubbi ha intervistato Marcella Emiliani, docente di Sviluppo politico del Medio Oriente all’Università di Bologna:

 

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R. – Abu Mazen è il primo presidente dell’Autorità palestinese dopo Arafat, ma non ha ovviamente alle spalle un passato, per gli americani, così ambiguo come aveva Arafat. Quindi, questo per loro è effettivamente il primo presidente eletto con cui trattare senza eccessivi imbarazzi. Questa è, dunque, una data assolutamente fondamentale per i palestinesi stessi che, a questo punto, hanno accesso all’unica potenza rimasta sulla terra.

 

D. – Però anche da parte palestinese si è accumulato in tutti questi anni un certo scetticismo verso la mediazione americana…

 

R. – Lo scetticismo dei palestinesi è dovuto soprattutto al fatto che gli Stati Uniti hanno sempre subordinato il riconoscimento della giustezza della causa palestinese agli interessi israeliani. Sono loro stessi, però, che in questa fase storica particolare cercano il rapporto con gli Stati Uniti e sanno che se riescono ad avere credito a Washington anche il loro rapporto con Sharon sarà un rapporto molto più disteso.

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Nel quinto anniversario del ritiro israeliano dal sud del Libano, il leader del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato ieri che la resistenza libanese dispone di oltre 12 mila razzi pronti a colpire lo Stato ebraico e che combatterà chiunque tentasse di disarmarla. “Noi non vogliamo attaccare nessuno, ma non consentiremo a nessuno di attaccare il Libano”, ha precisato. Intanto è giunto a Beirut un altro gruppo di osservatori dell’Unione Europea, incaricati di seguire le elezioni nel Paese, al via il prossimo 29 maggio.

 

Una giornata di voto segnata da arresti e violenze, quella di ieri in Egitto. La popolazione è stata chiamata alle urne per un referendum costituzionale sul sistema elettorale presidenziale, per il quale si prevede un’ampia maggioranza di sì. Per il momento ci sono solo i risultati della regione meridionale di Assiut che attestano il sì a oltre il 70 per cento. Intanto, sono più di 40 le persone arrestate: si tratta di sostenitori dell’opposizione al presidente Mubarak, che hanno protestato perché considerano il nuovo sistema poco diverso da quello già in vigore, in base al quale il Parlamento sceglie un singolo candidato presidenziale. La nuova riforma prevede il sostegno di almeno 65 parlamentari per la presentazione di un candidato presidenziale, in un’Assemblea dominata dal Partito nazional-democratico al potere. Perché quindi l’opposizione ha contestato il referendum? Giada Aquilino lo ha chiesto a Remigio Benni, corrispondente Ansa dal Cairo:

 

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R. – Il nuovo sistema, secondo l’opposizione, è molto carente, nel senso che non consente una vera rappresentatività di voci diverse, perché pone degli sbarramenti alle candidature: è necessario infatti che ci siano numerosi deputati a sostenere tali candidature. Ma quegli stessi parlamentari - che dovrebbero portare avanti il candidato alternativo a Mubarak - sono poi per la maggior parte tutti aderenti allo schieramento di governo, il Partito nazional-democratico, presieduto dallo stesso Mubarak. Queste modifiche, che dovrebbero favorire e garantire una maggiore democraticità e quindi una maggiore partecipazione degli egiziani alle sorti del loro Paese, si stanno rivelando uno strumento incredibilmente antidemocratico: stanno infatti portando ad una serie di arresti. Questo per impedire, appunto, opposizioni alle modifiche costituzionali, in modo da non bloccare il processo in corso.

 

D. – Ma per le presidenziali di settembre cosa cambierà? Mubarak si ricandiderà?

 

R. – Tutte le previsioni dicono di sì. Anche il modo in cui è stata elaborata dalle forze di governo la modifica costituzionale - cioè gli sbarramenti che sono stati posti alla presentazione delle candidature - è un segnale che Mubarak sarà non solo ricandidato ma anche riconfermato presidente. Recentemente, inoltre, c’è stata un’intervista di Mubarak ai giornali, nella quale ha anche fatto riferimento alla possibilità di una candidatura del figlio.

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Dopo un'interruzione di 6 mesi, il 10 giugno riprenderanno i negoziati di pace tra governo di Khartoum e ribelli del Darfur, la martoriata regione del Sudan occidentale teatro di una sanguinosa guerra civile dal 2002. Lo ha annunciato, oggi ad Addis Abeba, il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Alpha Oumar Konarè, precisando che i negoziati si svolgeranno in Nigeria, attualmente alla presidenza dell’Unione. L’annuncio giunge alla vigilia del vertice in Etiopia con l’Unione Europea, l’ONU e la NATO per decidere gli stanziamenti e gli aiuti logistici necessari a far decollare la missione militare dell’Unione Africana in Darfur. Saranno presenti all’incontro, tra gli altri, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il ministro degli Esteri dell’UE, Xavier Solana e ancora, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jaap de Hoop Sheffer. Intanto, è di oggi la notizia del ferimento di 3 persone in un villaggio di beduini nella parte occidentale della regione, per mano di una milizia ribelle.

 

Dopo la decisione iraniana di congelare il proprio programma nucleare - presa ieri in Svizzera in una riunione con i rappresentanti europei - i 148 Paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) hanno deciso di aprire negoziati d’adesione con l’Iran. Oggi infatti al Consiglio generale del Wto in corso a Ginevra, gli Stati Uniti hanno ritirato il loro veto. Teheran dal ‘96 chiede di aderire all'organismo. Ma perché è importante l’ingresso dell’Iran nel Wto? Risponde da Teheran il collega Alberto Zanconato:

 

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R. – Sembra che questo sia il risultato dell’incontro che si è tenuto ieri a Ginevra tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna ed Hossein Mussavian, che è il responsabile politico dei negoziati con l’Europa sul nucleare, finito con l’impegno, da parte dell’Iran, a continuare la sospensione di tutte le attività del ciclo di arricchimento dell’uranio. Gli Stati Uniti avevano promesso all’Iran, alcuni mesi fa, che non si sarebbero opposti alla richiesta iraniana di entrare nel WTO, se avessero favorito un andamento positivo delle trattative con gli europei. A questo punto, pare di capire quindi che questa decisione, presa dagli Stati Uniti sembra sia un premio per questa posizione più morbida assunta dall’Iran nell’incontro di ieri a Ginevra.

 

D. – Quanto è importante per l’Iran entrare nel WTO?

 

R. – L’Iran è ormai da parecchi anni che insiste su questo punto, nel senso che l’economia iraniana ha grandi potenzialità di sviluppo e ci sono grandi sforzi per aprire l’economia iraniana sia con privatizzazioni interne, sia con uno sviluppo del commercio con l’estero. L’entrata nel WTO appare quindi fondamentale per questo, ma ovviamente ciò dovrebbe comportare per l’economia iraniana una serie di riforme anche non indolore. L’Iran sembra aver scelto questa strada e quindi con alti e bassi, con momenti difficili che verranno via via affrontati. Questa sembra comunque la strada scelta e quindi la nuova posizione degli Stati Uniti per l’Iran appare essere molto importante.

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In Spagna, Arnaldo Otegui, il massimo dirigente del partito basco radicale Batasuna, è stato messo in prigione ieri sera con l’accusa di collaborazione con il gruppo armato ETA e potrà essere rimesso in libertà dietro il pagamento di 400 mila euro. Otegui era indagato per la sua attività con il partito Batasuna, dichiarato illegale il 17 maggio del 2003. Un fatto, questo, che avviene in un clima di forte tensione politica: martedì 17 maggio la Camera Bassa ha autorizzato il Governo di Zapatero a iniziare i negoziati con l’ETA, se l’organizzazione rinuncerà definitivamente alla lotta armata. E proprio ieri mattina, un attentato dell’ETA a Madrid ha causato oltre 50 feriti e importanti danni materiali.

 

Grazie al voto favorevole del Bundesrat, la camera alta del Parlamento di Vienna, l’Austria è diventata ieri l’ottavo Stato membro dell’Unione Europea a ratificarne il nuovo Trattato Costituzionale. In aula si sono espressi a favore della Costituzione UE 59 parlamentari, con soli tre voti contrari, tutti da parte di esponenti dell’estrema destra. L'approvazione della normativa comunitaria è dunque definitiva, preceduta già due settimane fa da quella della camera bassa austriaca. Si attende adesso il voto di domenica in Francia.

 

Deludendo le aspettative degli Stati Uniti e della NATO, il presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov, ha ribadito il suo “no” senza spiragli all’ipotesi di aprire un’inchiesta internazionale sui fatti di Andijan, epicentro due settimane fa di una rivolta repressa nel sangue da esercito e polizia. Karimov si trova attualmente in visita ufficiale in Cina, dove ha ricevuto il pieno sostegno del regime di Pechino.

 

In Indonesia, l’ambasciata americana a Giacarta ha reso noto un provvedimento che prevede la chiusura di tutte le rappresentanze diplomatiche e consolari degli Stati Uniti nel Paese. La misura preventiva è stata presa in seguito ad una non ancora precisata minaccia alla sicurezza, nell’ennesimo allarme anti-terrorismo scattato nella regione. L’allerta è stata attivata proprio mentre il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, è impegnato in un’importante visita ufficiale a Washington.

 

È di 27 morti il bilancio dell’incidente aereo avvenuto ieri nella repubblica Democratica del Congo. Il velivolo, un Antonov, era partito da Goma, nel Nord-Kivu, ed era diretto a Kindu, da dove avrebbe dovuto proseguire per Kongolo, nel Katanga. L'ultimo contatto è avvenuto tre minuti dopo il decollo da Goma. L’aereo è scomparso dagli schermi radar mentre sorvolava una zona montagnosa e boscosa del Sud-Kivu, nel territorio di Walungu.

 

 

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