RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
146 - Testo della trasmissione di giovedì 26 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Evangelizzare attraverso
Internet: è quanto propongono i vescovi delle Filippine
Dopo la decisione
iraniana di congelare il proprio programma nucleare, i 148 Paesi membri del WTO decidono di
aprire negoziati d’adesione con l’Iran
Abu
Mazen, in missione a Washington, incontra oggi il presidente Bush: si parlerà
di road map e aiuti economici
Arresti e violenze ieri,
in Egitto, impegnato nel Referendum sul sistema elettorale.
26 maggio 2005
OGGI SOLENNITA’ DEL CORPO
E SANGUE DI CRISTO.
ALLE 19.00 LA CELEBRAZIONE DEL SANTO PADRE IN SAN
GIOVANNI IN LATERANO
- Intervista con il cardinale Francis Arinze -
La Solennità del Corpus Domini,
che ricorre oggi, ma che in vari Paesi, come l’Italia, si celebra domenica
prossima, è una ricorrenza liturgica con la quale la Chiesa ci invita a considerare
e ad adorare il mistero grandissimo dell’Eucaristia. In quest’Anno eucaristico
assume un significato tutto particolare. Questa sera, alle 19.00, solenne
celebrazione del Santo Padre sul sagrato della Basilica di San Giovanni in
Laterano. Di come sia nata la festa del Corpus Domini e del suo valore sempre
vivo oggi Giovanni Peduto ha parlato con il cardinale Francis Arinze, prefetto
della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:
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R. – La fede
della Chiesa è sempre stata ferma nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia,
dove il pane non è più pane, il vino non è più vino. Diventano Corpo e Sangue
di Cristo al momento della consacrazione durante la Messa, come Gesù stesso ha
detto: “Questo è il mio corpo, dato per voi; questo è il mio sangue, che sarà
effuso per voi”. L’origine della festa è molto complessa. Tuttavia, in parte si
collega al famoso miracolo eucaristico avvenuto nel 1263 a Bolsena. Un
sacerdote boemo che andava pellegrino a Roma, celebrava la messa nella Chiesa
di Santa Cristina di Bolsena: attanagliato dal dubbio sulla transustanziazione
del pane e del vino, all’atto di spezzare l’Ostia Santa vide uscire del sangue,
che bagnò il corporale. La veneranda reliquia fu portata il 19 giugno 1264 ad
Orvieto dove si trovava Papa Urbano IV che decise di istituire la festa del
Corpus Domini, con la Bolla Transiturus dell’8 settembre 1264, fissandola al
giovedì dopo l’ottava di Pentecoste. Questa è l’origine della festa per la
quale, secondo la tradizione, fu San Tommaso d’Aquino a scriverne i testi
liturgici. Questa è l’origine e l’occasione storica. Ma naturalmente, la nostra
fede si basa sull’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù la notte prima
di morire sulla croce.
D. – I fedeli sentono oggi
questo sacramento? Hanno la percezione della sua grandezza, e come invitarli,
come aiutarli a vivere la loro fede nella Santissima Eucaristia?
R. – Certamente non tutti
apprezzano adeguatamente l’importanza della nostra fede nella Santissima
Eucaristia. E’ importante ribadire che in tutto il culto pubblico della Chiesa,
il sacrificio eucaristico è l’apice, il punto più alto e anche il centro intorno
al quale vertono tutte le altre celebrazioni: battesimo, cresima, matrimonio,
ordine sacro, eccetera. Allora, si devono aiutare tutti i fedeli a partecipare
di più, a comprendere di più, ad adorare di più e ad amare di più Gesù
nell’Eucaristia. Ci sono tante cose che si possono fare: anzitutto una buona
formazione. Il Catechismo della Chiesa cattolica e i diversi catechismi locali
aiutano molto su questo punto. Inoltre, occorre riflettere sulle parole della
Sacra Scrittura, del Vangelo, riguardanti l’istituzione dell’Eucaristia. E poi
leggere i tanti documenti della Chiesa sull’Eucaristia, a partire dal Concilio
di Trento fino all’ultima enciclica di Papa Giovanni Paolo II “Ecclesia de
Eucharistia” del 2003. Occorre anche valorizzare la partecipazione alla Messa,
preparando bene le Letture, facendo comprendere ai fedeli il sublime momento
della consacrazione e dando adeguato spazio al ringraziamento dopo la
comunione. Fuori della Messa bisogna dare importanza all’adorazione del
Santissimo Sacramento.
D. – Eminenza, quali sono i
frutti dell’Eucaristia?
R. – Sono quattro i principali
frutti. Primo: questo sacramento ci avvicina a Gesù, quando lo riceviamo in stato di grazia. Secondo: aumenta la
grazia in noi, che è la vita stessa di Dio. Terzo: diminuisce in noi quella
tendenza al peccato, che chiamiamo concupiscenza, cioè ci dà più forza per
resistere alle tentazioni che non mancheranno mai, tutti i giorni della nostra
vita. E poi, ci dà il pegno della vita eterna, cioè l’Eucaristia ci dà il biglietto
per andare in Cielo. Gesù ha detto: “Chi riceve il mio Corpo, io lo resusciterò
nell’ultimo giorno e vivrà in eterno”.
D. – Eminenza, noi avremo in
ottobre un Sinodo apposito sull’Eucaristia. Con quali obiettivi?
R. – I vescovi, che saranno
circa 200, discuteranno, esamineranno, mediteranno sull’Eucaristia nella vita e
nella missione della Chiesa. Ed è importantissimo questo, perché
sull’Eucaristia non meditiamo mai sufficientemente: possiamo sempre scoprire dimensioni
non ancora chiare. Perciò, il Sinodo sarà una grande grazia per tutta la
Chiesa. I 200 partecipanti rappresenteranno i 4.200 vescovi del mondo e, a nome
di tutta la Chiesa, rifletteranno su questo sacramento. Alla celebrazione di
questo Sinodo tutta la Chiesa contribuisce, perché ogni vescovo ne ha già
discusso con i suoi sacerdoti, religiosi e religiose. Se ne è parlato nelle
parrocchie. Se ne è discusso nelle Università Cattoliche. I teologi danno il
loro contributo e così il Sinodo è un’azione di tutta la Chiesa.
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Ricordiamo
che la nostra emittente, a partire dalle 18.50, seguirà in diretta la celebrazione
della Santa Messa. La radiocronaca sarà in italiano, tedesco, portoghese e
spagnolo.
L’IMPEGNO PER UNA PIÙ EFFICACE CAMPAGNA DI
VACCINAZIONI E LA LOTTA ALL’AIDS. SONO ALCUNI DEGLI OBIETTIVI FISSATI IERI AL TERMINE
DELL’ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITÀ, ALLA QUALE
HA PARTECIPATO
ANCHE UNA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE
Si è chiusa ieri la 58.ma
Assemblea Mondiale della Sanità, alla quale hanno partecipato, a Ginevra, i
ministri e i delegati di 192 Stati membri che hanno ribadito l’impegno dei loro
governi ad adottare una nuova strategia mondiale contro le malattie causate
dalla mancanza di vaccinazioni. La Santa Sede è stata rappresentata da una
delegazione guidata dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del
Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. L’intervento del porporato
è stato dedicato alla drammatica situazione sanitaria mondiale e all’impegno
della Chiesa per combattere la piaga dell’AIDS. Ogni anno, nel mondo, più di 20
milioni di persone sono colpite dal virus dell’HIV. Sul discorso del cardinale,
ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Il porporato ha detto che
Benedetto XVI è preoccupato per la situazione sanitaria mondiale ed offre il
proprio appoggio agli sforzi tesi ad aiutare le popolazioni più indigenti. Il
cardinale ha poi ribadito che le malattie si presentano in una forma più
virulenta negli Stati dove la miseria non consente di ottenere medicine e cure
adeguate. Le stime rivelano che ogni anno le malattie contagiose provocano la
morte di almeno 17 milioni di persone. Il 90 per cento dei casi di contagio si
registra nei Paesi in via di sviluppo ma gli sforzi per far fronte a questa
emergenza non sono sufficienti. Tra il 1975 ed il 1997 – ha rimarcato infatti
il cardinale Barragán – sono state introdotte nel mercato 1223 nuove medicine
ma tra queste solo 13 prevedono il trattamento delle malattie contagiose tropicali.
Un altro annoso capitolo è quello relativo alle spese: i costi complessivi
annuali per le medicine indicano una cifra che oscilla tra i 50 e i 60 miliardi
di dollari. Ma soltanto lo 0,2 per cento di questa somma è destinato ad
affrontare le malattie respiratorie, che sono la causa del 18 per cento dei
decessi nel mondo. Riferendosi alla salute infantile, il cardinale ha
osservato, inoltre, come sia drammatico constatare che su 211 milioni casi di
concepimento, sono almeno 46 milioni gli aborti e 32 milioni le morti
premature. Il porporato ha sottolineato, infine, il prezioso contributo offerto
dalla Fondazione “Il Buon Samaritano”, costituita nel 2004 da Giovanni Paolo
II. Lo scopo di questa Fondazione è di sostenere economicamente gli infermi e i
più bisognosi, in particolare i malati di AIDS. Il 26,7 per cento dei centri per la cura
dei pazienti contagiati dal virus dell’HIV, è gestito dalla Chiesa cattolica.
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26
maggio 2005
TORTURE E STUPRI DA PARTE DI
FORZE GOVERNATIVE, DETENZIONI SENZA PROCESSO, NEGAZIONE DELLA LIBERTA’ DI
ESPRESSIONE E DI INFORMAZIONE:
SONO TRA
LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI
DENUNCIATE DA AMNESTY INTERNATIONAL
NEL RAPPORTO PRESENTATO IERI.
COINVOLTI DECINE E DECINE DI PAESI NEL MONDO
- Con noi Paolo Pobbiati -
In 95 Paesi polizia e forze di
sicurezza si sono rese responsabili di torture e maltrattamenti, in 75 è stata
negata la libertà di espressione o di informazione, in 13 durante i conflitti
armati le donne sono state vittime di stupri da parte di forze governative e
gruppi armati: sono alcune delle violazioni dei diritti umani denunciate dal
rapporto annuale di Amnesty International, presentato ieri in contemporanea in
numerose capitali del mondo. Ad emergere sono anche detenzioni senza accusa né
processi in oltre 30 Paesi, condanne a morte eseguite in 25. Quest’anno c’è poi
una dedica particolare a Enzo Baldoni preso in ostaggio e ucciso in Iraq lo
scorso anno. Servizio di Francesca Sabatinelli:
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Quattro anni dopo l’11 settembre, la
linea di comportamento stabilita dagli Stati Uniti non ha ancora risposto alla
promessa di rendere il mondo un luogo più sicuro, basato sui diritti umani.
Quando il Paese più potente del mondo si fa beffe del primato della legge e dei
diritti umani - scrive Amnesty - concede agli altri Paesi la licenza per compiere
abusi con impunità. Il 2004 segna dunque un fallimento: tortura, guerre
dimenticate, violenza in quasi tutti i continenti; la catastrofe umanitaria nel
Darfur, sottovalutata dalla comunità internazionale; le violenze su donne,
bambine e anche neonate nella Repubblica democratica del Congo orientale; la
violenza in Iraq; l'assenza di legge, nonostante le elezioni, in Afghanistan;
gli abusi e gli stupri in Cecenia; la repressione religiosa e di opinione in
Cina. C’è poi il terrorismo dei gruppi armati giunto a drammatici livelli di
brutalità: lo hanno dimostrato le immagini delle decapitazioni di ostaggi in
Iraq, il sequestro di migliaia di persone, tra cui centinaia di bambini, nella
scuola di Beslan in Ossezia, il massacro di centinaia di pendolari a Madrid.
Paolo Pobbiati presidente di Amnesty Italia:
“Soprattutto nell’ambito di quella che è la lotta contro il terrorismo,
assistiamo allo sdoganamento di alcune pratiche, anche da parte di regimi fortemente
democratici come gli Stati Uniti o il Regno Unito, che fino a qualche anno fa
erano retaggio dei regimi dittatoriali più sanguinari: gli arresti
indiscriminati, le detenzioni senza limite, senza accusa né processo,
l’utilizzo di tortura o maltrattamento. Questa è una tendenza che assolutamente
deve essere fermata. Bisogna ricreare una leadership morale e politica sul tema
della preservazione e della protezione dei diritti umani”.
Le schede e i capitoli sui 149
Paesi esaminati dal rapporto indicano come nella metà del mondo si continui a
torturare. Ancora Paolo Pobbiati:
“C’è questo filo rosso tragico che unisce le situazioni più diverse, da
Guantanamo ad Abu Grahib, alle prigioni cinesi, alle carceri cecene. Quindi, è
importante che ci sia questa mobilitazione, che deve partire proprio dallo
stabilirsi di un clima di legalità e soprattutto di sconfitta dell’impunità. A
questo proposito, ricordo che una delle grandi preoccupazioni espresse da
questo rapporto sull’Italia è quella di una mancanza di una legge organica
sulla tortura, nonostante l’Italia abbia aderito alla convenzione internazionale
contro la tortura da ben 17 anni, e nonostante che noi, da allora, continuiamo
a chiedere con insistenza ad ogni Parlamento, ad ogni legislatura, che l’Italia
si metta finalmente al passo con questa riforma di civiltà”.
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I VESCOVI EUROPEI SI
CONFRONTANO SUL FUTURO DEL VECCHIO CONTINENTE:
SI APRE OGGI A SAN GALLO, IN SVIZZERA,
L’INCONTRO DEI SEGRETARI
GENERALI DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE
- Con noi, mons. Aldo
Giordano -
Si
apre oggi a San Gallo, in Svizzera, l’incontro dei Segretari generali delle 34
Conferenze episcopali d’Europa. I presuli si confronteranno, fino a lunedì
prossimo, sul ruolo del Cristianesimo e delle Chiese nel Vecchio Continente,
anche alla luce dell’elezione di Benedetto XVI. Tra gli altri temi in agenda,
le problematiche bioetiche e il rafforzamento della collaborazione tra le
Conferenze episcopali in ambiti pastorali urgenti come il rapporto con i
musulmani in Europa e le relazioni con l’Africa. Per una presentazione
dell’incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Aldo Giordano, segretario
generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE):
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R. –
Ci sono alcune tematiche particolarmente urgenti che ci interessano, come le problematiche
etiche, soprattutto legate alla bioetica. Il dibattito che c’è in molte nazioni,
compresa l’Italia, ci stimolano a confrontarci sulle conseguenze della biotecnologia,
la questione degli embrioni, fino alla questione della vita e dell’eutanasia.
D. –
Nella scelta del nome, Papa Benedetto XVI ha indicato quanta attenzione rivolgerà
al Vecchio Continente. Come è stata accolta dai vescovi dell’Europa?
R. –
Accolta con sorpresa, direi progressivamente sempre più con gioiosa sorpresa.
E’ chiaro che l’Europa, con questa scelta, viene indicata ancora come un
Continente che ha un ruolo speciale per il cristianesimo e d’altra parte è
anche un invito a riscoprire questo suo ruolo perché in parte bisogna anche riconoscere
che l’Europa l’ha dimenticato o l’ha perso. L’Europa è stato il continente da
cui sono partiti i missionari, gli annunciatori del Vangelo, per altri
continenti. Forse l’Europa deve riscoprire questa sua vocazione e, soprattutto,
l’Europa occidentale è invitata dal Papa a confrontarsi con la cultura, con la
secolarizzazione ... E’ un segno grosso di speranza, per dire che l’Europa deve
riscoprire il suo ruolo, deve anche convertirsi ma deve anche valorizzare il
dono di Dio che ha.
D. –
Questo incontro guarda anche al 2007 in Romania, per un importante evento di carattere
ecumenico ...
R. –
Sì, perché stiamo preparando la terza assemblea ecumenica europea, che più che
un’unica assemblea vuole essere un processo assembleare che avrà diverse tappe.
La prima tappa sarà già a Roma nel gennaio 2006, un pellegrinaggio per l’Europa
per andare a ricalcare le radici del cristianesimo. Si vuole rafforzare molto
questa rete ecumenica cristiana e provare a domandarsi, come cristiani, cosa
dobbiamo dire, quale contributo possiamo dare per l’Europa. Questo è un po’ il
senso di questa assemblea che speriamo crei un’onda, anche ecumenica, nuova.
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OPERATORI PASTORALI,
MONDO DEL VOLONTARIATO
E DELLA SOLIDARIETA’,
AMMALATI: AL CENTRO DELLA SESTA GIORNATA
DEL XXIV CONGRESSO EUCARISTICO
NAZIONALE A BARI
- Servizio di Mimmo
Muolo -
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C’è
attesa per la Messa di oggi pomeriggio, cui seguirà la processione per le vie
più centrali del capoluogo pugliese. Insieme con il cardinale Jozef Tomko,
presidente del Comitato pontificio per i Congressi eucaristici internazionali,
con gli altri cardinali e vescovi presenti al Congresso eucaristico, si prevede
una grande partecipazione popolare, un po’ come succederà a Roma alla stessa
ora per la processione presieduta da Benedetto XVI. E in effetti il pensiero di
tutti i congressisti è già a domenica quando, da Roma, arriverà il Papa.
Oggi,
intanto, Giornata dell’eucaristia e della carità. Nella tavola rotonda
mattutina, moderata da don Vittorio Nozza, il direttore della Caritas italiana,
Ernesto Olivero, ha ribadito il ‘no’ alla guerra preventiva: “Facciamo
piuttosto la pace preventiva”, ha detto il fondatore del SERMIG. Don Oreste
Benzi ha esortato a regalare ai giovani i sogni di Cristo. Fratel Biagio Conte,
di Palermo, ha invitato a inventare strutture per i poveri anche dove non ci
sono e don Raffaele Sarno, cappellano del carcere di Trani, ha concluso dicendo
che anche in carcere l’Eucaristia accomuna e spinge a cambiare la vita.
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50 SERATE DI GRANDE
SPETTACOLO: SONO IL CUORE DEL RICCO PROGRAMMA
DELLA PROSSIMA STAGIONE LIRICA DELLA
FONDAZIONE ARENA DI VERONA,
CHE PRENDERA’ IL VIA A
META’ GIUGNO
- Intervista con Claudio
Orazi -
Presentata la prossima stagione lirica della Fondazione Arena di Verona:
5 titoli per 50 serate di grande spettacolo a partire dal prossimo 17 giugno,
cui si affiancheranno, nelle ore precedenti lo spettacolo lirico, una serie di
“Concerti Spirituali” nelle più belle chiese della città scaligera. Intanto si
annuncia una prestigiosa iniziativa in vista del IV Convegno Ecclesiale
Nazionale che si terrà a Verona nell’ottobre del 2006. Il servizio di Luca
Pellegrini.
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E’
stato sempre uno dei titoli più popolari, La Gioconda di Amilcare
Ponchielli. Fu proprio in questo ruolo che Maria Callas fece il suo debutto
ufficiale in Italia e nell’Anfiteatro veronese, il 2 agosto del 1947, diretta
da Tullio Serafin. Un’opera, dunque, che rimane nel cuore di molti appassionati
e che ritorna in Arena per inaugurare l’83esimo Festival lirico. C’è il soprano
Andrea Gruber ed il nuovo allestimento è firmato da Pier Luigi Pizzi, che ha
ricreato una Venezia pallida e cupa solcata da ponti e attraversata dall’acqua.
E’ dal lontano 1913 che le stagioni liriche si susseguono all’Arena fondando
tradizione e spettacolo, in un’esperienza unica per il pubblico che vi accorre
da tutto il mondo. Il Sovrintendente della Fondazione, Claudio Orazi,
sintetizza per noi i punti di forza della prossima stagione:
R. –
Abbiamo previsto una grande inaugurazione con La Gioconda, che ritorna
dopo ben 18 anni all’Arena di Verona. Seguono Nabucco e Aida, La
Boheme e Turandot. La Boheme avrà un nuovo allestimento, così
come La Gioconda. Saranno impegnati, come è tradizione dell’Arena, i più
grandi interpreti della scena internazionale: cantanti, direttori d’orchestra,
ma anche registi e scenografi di vaglia assoluta. Quindi, grande qualità a teatro.
Credo che questo sia il carattere distintivo del lavoro areniano.
D. –
La qualità teatrale è importante, sovrintendente, ma c’è anche una crisi economica
che sicuramente serpeggia nel Paese e che ha, dunque, delle ricadute anche in campo
turistico. Questo problema forte, che forse non si è sentito in altri anni,
come lo sta affrontando la Fondazione Arena di Verona?
R. –
In una duplice direzione. Innanzitutto, implementando la nostra promozione, il
nostro marketing all’estero, anche rivolgendoci a mercati che tradizionalmente
non erano mercati di riferimento per il sistema Verona o il sistema Italia. E,
in secondo luogo, avendo attivato una forte promozione per le attività areniane
nel contesto comprensoriale.
D. –
Nell’ottobre 2006 a Verona si terrà un importante Convegno ecclesiale nazionale.
C’è una collaborazione anche culturale in tema di musica. Ci vuole anticipare
di che cosa si tratta?
R. –
E’ una cosa veramente importantissima. Tra il 16 e il 20 di ottobre si terrà
appunto un Convegno ecclesiale nazionale sul tema “Testimoni di Gesù risorto,
speranza del mondo”. In tale occasione, di concerto con la Conferenza
episcopale italiana, abbiamo commissionato una nuova opera, un oratorio sul
tema della risurrezione, al grande maestro e compositore polacco Kristof
Penderecki. Credo si tratti di un appuntamento importantissimo che poi avrà una
prosecuzione attraverso l’organizzazione di un Festival di musica sacra che
avrà luogo qui a Verona.
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26
maggio 2005
“PERCORSI E PROBLEMI DELLA POPOLAZIONE DEL MONDO
NEL XXI SECOLO”:
TEMA DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE APERTO STAMANE A
ROMA NELL’ACCADEMIA DEI LINCEI, PROMOSSO ASSIEME ALL’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA”.
PRESENTI 150 STUDIOSI DI OGNI CONTENENTE ED ESPERTI DELLE NAZIONI UNITE CHE SI CONFRONTERANNO
PER TRE GIORNI, FINO A SABATO POMERIGGIO
- Servizio di Roberta Gisotti -
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ROMA. = Dopo
mezzo secolo Roma al centro del dibattito scientifico ma anche politico dei problemi
della demografia. In questa città si teneva infatti nel 1954 la prima
pioneristica Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla popolazione. E da
allora gli abitanti della Terra sono aumentati di 4 miliardi, passando da 2 miliardi
e mezzo a 6 miliardi e mezzo. Ma cosa accadrà nei prossimi 50 anni? Nessuna
certezza matematica, perché le tendenze demografiche dipendono in gran parte da
fattori sociali, economici, culturali e da strategie politiche. Si prevede
comunque un mondo più affollato di 2 miliardi e 600 milioni di persone, meno di
quanto previsto prima che fossero avviati programmi di pianificazione delle
nascite. Questo incremento, però, sarà tutto concentrato nei Paesi in via di
sviluppo, mentre caleranno i cittadini nelle Nazioni industrializzate; scenderà
ancora la media dei figli; salirà l’età media, aumenteranno gli anziani;
crescerà ancora l’urbanizzazione e s’ingrandiranno le città; aumenteranno pure
le migrazioni internazionali e le diversità etniche; migliorerà la condizione
delle donne e cambierà anche la composizione e la struttura delle famiglie. Un
quadro di luci ed ombre, ma soprattutto complesso da gestire. Un quadro, a
detta degli esperti, – possiamo dire – messo da parte nell’agenda della comunità
internazionale, dopo la grande Conferenza dell’ONU sulla popolazione al Cairo
nel ’94. E’ dunque tempo di occuparsene nei modi più efficaci, ragionevoli e
condivisi, ha raccomandato il prof. Antonio Golini, ordinario di Demografia
all’Università “La Sapienza” di Roma che ha aperto i lavori del Convegno. Tra
gli interrogativi d’attualità più inquietanti: come sarà in futuro il nascere e
il morire, di fronte ad una tecnologia invasiva che tenta di condizionare,
finanche determinare gli eventi fondamentali della vita?
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I LAICI NON TRASCURINO LE LORO RESPONSABILITA’ E SIANO
TESTIMONI DEL VANGELO NELLA LORO VITA QUOTIDIANA:
E’ L’ESORTAZIONE
DELLA CEI IN UNA LETTERA
AI FEDELI, IN VISTA DEL CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE
IN PROGRAMMA A VERONA, DAL 16 AL 20 OTTOBRE 2006
ROMA.=
“Una nuova primavera del laicato, che possa letteralmente rianimare gli ambiti
di vita in cui un fedele laico può essere apostolo”: è quanto auspica mons.
Paolo Rabitti, presidente della Commissione episcopale del laicato, nella
“Lettera ai fedeli laici” in vista del IV Convegno ecclesiale nazionale in
programma a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006, sul tema “Testimoni di Gesù Risorto,
speranza del mondo”. Il documento, diffuso oggi, è intitolato “Fare di Cristo
il cuore del mondo”. “Nel cammino che condurrà a quell’evento - si legge nella
lettera, di cui l’agenzia SIR pubblica un’ampia sintesi - vogliamo mettere a
fuoco le responsabilità storiche delle nostre Chiese” perché “i fedeli laici
non trascurino le loro responsabilità, ma riempiano quest’oggi con la loro
testimonianza evangelica, prendendo coscienza della loro missione di essere
fermento cristiano della società”. Questi gli ambiti di impegno laicale
richiamati da mons. Rabitti: evangelizzazione e animazione cristiana della
società, opera caritativa, azione pastorale della Chiesa, ma anche famiglia e
vita pubblica. Ambienti nei quali il laico è chiamato a delineare, “in forme
individuali e associate, un nuovo stile di vita, segnato dalla conversione
dell’intelligenza e degli affetti”. Di fronte all'attuale “stagione di grandi
cambiamenti, avvertiamo soprattutto l'esigenza di una nuova evangelizzazione”,
si legge ancora nel testo. “Il compito dell’annuncio e della testimonianza del
Vangelo, infatti, ci riguarda tutti”, ma assume “una specifica connotazione
nella vita dei fedeli laici” per “lo specifico apporto che nella loro
condizione sono chiamati ad offrire”. Per mons. Rabitti, “è indispensabile
uscire da quello strano ed errato atteggiamento interiore che faceva sentire il
laico più cliente che compartecipe della vita e della missione della
Chiesa”. (A.G.)
PASSARE
DALLE PROMESSE AI FATTI:
COSI’
IL SINDACO DI ROMA, WALTER VELTRONI, ALL’APERTURA DELL’INCONTRO SULL’IMPEGNO
DELL’EUROPA PER IL CONTINENTE AFRICANO
- A cura di Jean-Baptiste Sourou -
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ROMA. = “La questione non è più
se bisogna dare un colpo al muro di silenzio che circonda l’Africa, ma come
farlo”, ha affermato il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Di fronte al velo di
pessimismo da cui l’Africa cerca di uscire, serve il sostegno della comunità
internazionale e il momento è questo, perché oggi più che mai molti Paesi
africani stanno sperimentando la democrazia. E’ il caso del Benin, del Senegal,
del Mali oppure del Sudafrica. La lotta contro la corruzione si fa più intensa:
i ministri corrotti sono licenziati per esempio in Nigeria e l’Unione Africana
punta sempre di più alle comunità politiche ed economiche regionali, per creare
un’Africa più forte e unita. La comunità internazionale sa benissimo che, senza
l’aiuto costante all’Africa, i suoi sforzi per lo sviluppo non riusciranno, per
cui i vari relatori hanno puntato sulla ricerca di vie nuove per uno sviluppo
che sia per tutti. Si tratta, per esempio, della cooperazione tra municipalità
come stanno facendo Roma e Kigali, in Rwanda, oppure Roma e Maputo in
Mozambico, per l’istruzione dei bambini e il miglioramento delle condizioni di
vita delle popolazioni. E’ importante dare più spazio alla società civile e
coinvolgere di più i mezzi di comunicazione sociale. Si è parlato anche della
cooperazione tra i Paesi del Sud e di investimenti. “Investire oggi in Africa –
ha detto Jean Ping, presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite –
vuol dire aiutare il continente ad uscire dalla povertà, povertà che porta con
sé l’instabilità politica e minaccia la pace”.
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“SINFONIA PER
FRANCESCO”: E’ IL TITOLO DI UN
NUOVO PROGETTO
AUDIOVISIVO CHE RACCONTERA’ LA STORIA DI FRANCESCO
D’ASSISI.
ROMA.= Iniziano oggi a Roma le riprese di “Sinfonia
per Francesco”, il nuovo progetto audiovisivo prodotto dalle Province
Cappuccine, proprietarie della NOVA-T, dedicato al Santo di Assisi. I lavori di
ripresa - informa una nota dei produttori - dureranno fino al 4 giugno e si
svolgeranno presso il teatro dell’Istituto Missioni della Consolata di Roma. La
regia è affidata a Paolo Damosso. Al progetto, prodotto nell’ambito della
collana Francescanesimo Oggi, parteciperanno 15 attori, tra i quali Lino Banfi,
che interpreteranno una serie di testimonianze rivissute in chiave teatrale per
raccontare i momenti salienti della vita di san Francesco. Nei quindici
monologhi verrà data voce a vari personaggi, tra i quali la madre di Francesco,
il padre, un lebbroso, il sacerdote di S. Damiano, Santa Chiara, frate Leone e
il lupo di Gubbio. Il progetto “nasce dal desiderio di tracciare un profilo
biografico del Poverello di Assisi che possa avere una sua originalità ed un
suo spazio preciso”, spiega il comunicato. La NOVA-T è stata fondata nel 1982
dai Frati Cappuccini della Provincia del Piemonte. Oggi è sostenuta anche dalle
Province Cappuccine di Lombardia, Marche, Umbria, Sardegna, Alessandria, Venezia,
Trento e Parma. (A.G.)
EVANGELIZZARE ATTRAVERSO INTERNET: E’ QUANTO
PROPONGONO I VESCOVI
DELLE FILIPPINE. ALCUNI PRESULI HANNO APERTO ANCHE
DEI BLOG, DIARI ON LINE,
PER ESSERE PIU’ VICINI AI
FEDELI
MANILA.= I vescovi delle Filippine
parlano ai fedeli con tutti i mezzi a loro disposizione, compreso Internet e
alcuni blog (diario on-line). Dalla pagina principale del sito internet della
Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) è infatti possibile accedere a 3
blog tenuti da altrettanti prelati. I temi trattati sono vari e riguardano la
catechesi, la società ed il vivere cristiano. I 3 blog – rileva l’agenzia
Asianews – hanno connotazioni differenti, ma le pagine sono aggiornatissime:
alcuni scrivono anche una volta al giorno. Il primo, The Meaning, è
tenuto da mons. Jose R. Manguiran, vescovo di Dipolog. Il secondo, Viewpoints,
è il diario di mons. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Lingayen-Dagupan. Nel suo
diario, mons. Cruz porta avanti le sue personali battaglie contro quelli che
definisce “cancri della società”: il gioco d’azzardo e l’analfabetismo del
Paese. Per le sue aperte denunce, mons. Cruz ha ricevuto diverse minacce di
morte. L’ultimo blog, Tidbits, è quello di mons. Leonardo Medroso,
vescovo di Borongan. Il presule invita i giovani a recarsi a Colonia per la
Giornata mondiale della gioventù 2005. (A.G.)
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26 maggio 2005
- A cura di Roberta Moretti e Donika Lafratta -
Al-Zarqawi, il terrorista giordano dato
malato dai suoi uomini qualche giorno fa, dopo il ferimento a un polmone
durante un raid americano, torna ora a far parlare di sé con un nuovo messaggio
in Internet dove si sostiene che sarebbe stato sostituito da Abu Hafs al Kurani, in
attesa della sua guarigione. Ma su un altro sito la stessa organizzazione smentisce:
il capo della cellula di Al Qaeda in Iraq starebbe bene. Continua intanto la
caccia all’uomo: da ieri mille soldati americani sono penetrati a Datita, una
città di 90 mila abitanti sulla via per la Siria, e dopo feroci combattimenti
sono stati uccisi 10 militari. Un membro del partito Dawa, lo stesso del
premier Jaafari, è stato sgozzato a sud di Baghdad, mentre la casa del
sottosegretario all’Interno è stata assalita da uomini armati che hanno ferito
quattro poliziotti. Sempre nella capitale altri 3 agenti e un civile sono morti
per un’autobomba scagliata contro un convoglio della polizia. Per porre un
freno alla violenza, il governo transitorio iracheno ha disposto un’imponente
operazione di sicurezza che comporterà il dispiegamento nella sola capitale di
oltre 40 mila uomini tra soldati regolari, agenti di polizia e delle forze
speciali.
In
Afghanistan nessun contatto è stato stabilito, dopo la scadenza dell’ultimatum
di ieri mattina, con i rapitori di Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita il 16 maggio scorso. Intanto continuano le manifestazioni per la sua
liberazione. Ieri donne di Kabul sono scese nuovamente in piazza, per ricordare
l’impegno umanitario della giovane. Ed oggi sulle principali tv afgane comincia
la trasmissione di uno spot in cui si sottolinea l’opera
svolta dalla Cantoni a sostegno della popolazione del Paese.
Il
presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha cominciato ieri a
Washington la sua missione negli Stati Uniti per ottenere dall’Amministrazione
americana una presa di posizione chiara sull’attuazione della Road Map e gli
aiuti economici ai palestinesi. Dopo aver incontrato le commissioni Esteri
della Camera e del Senato ed il segretario di Stato, Condoleezza Rice, il
leader dell’ANP, incontra oggi il presidente Bush. Il raggiungimento degli obiettivi
prefissi per questo vertice è determinante per Abu Mazen, che teme il
malcontento della popolazione palestinese e una disfatta alle prossime elezioni
politiche. Per un commento a questo incontro storico con il capo di Stato
americano, Andrea Sarubbi ha intervistato Marcella Emiliani, docente di
Sviluppo politico del Medio Oriente all’Università di Bologna:
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R. – Abu Mazen è il primo
presidente dell’Autorità palestinese dopo Arafat, ma non ha ovviamente alle
spalle un passato, per gli americani, così ambiguo come aveva Arafat. Quindi,
questo per loro è effettivamente il primo presidente eletto con cui trattare
senza eccessivi imbarazzi. Questa è, dunque, una data assolutamente
fondamentale per i palestinesi stessi che, a questo punto, hanno accesso
all’unica potenza rimasta sulla terra.
D. – Però anche da parte
palestinese si è accumulato in tutti questi anni un certo scetticismo verso la
mediazione americana…
R. – Lo scetticismo dei
palestinesi è dovuto soprattutto al fatto che gli Stati Uniti hanno sempre
subordinato il riconoscimento della giustezza della causa palestinese agli
interessi israeliani. Sono loro stessi, però, che in questa fase storica
particolare cercano il rapporto con gli Stati Uniti e sanno che se riescono ad
avere credito a Washington anche il loro rapporto con Sharon sarà un rapporto
molto più disteso.
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Nel
quinto anniversario del ritiro israeliano dal sud del Libano, il
leader del movimento sciita filo-iraniano
Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato ieri che la resistenza libanese
dispone di oltre 12 mila razzi pronti a colpire lo Stato ebraico e che
combatterà chiunque tentasse di disarmarla.
“Noi non vogliamo attaccare nessuno, ma non consentiremo a nessuno di attaccare
il Libano”, ha precisato. Intanto è giunto a Beirut un altro gruppo di
osservatori dell’Unione Europea, incaricati di seguire le elezioni nel Paese,
al via il prossimo 29 maggio.
Una giornata di voto segnata da
arresti e violenze, quella di ieri in Egitto. La popolazione è stata chiamata
alle urne per un referendum costituzionale sul sistema elettorale presidenziale,
per il quale si prevede un’ampia maggioranza di sì. Per il momento ci sono solo
i risultati della regione meridionale di Assiut che attestano il sì a oltre il
70 per cento. Intanto, sono più di 40 le persone arrestate: si tratta di
sostenitori dell’opposizione al presidente Mubarak, che hanno protestato perché
considerano il nuovo sistema poco diverso da quello già in vigore, in base al
quale il Parlamento sceglie un singolo candidato presidenziale. La nuova
riforma prevede il sostegno di almeno 65 parlamentari per la presentazione di
un candidato presidenziale, in un’Assemblea dominata dal Partito nazional-democratico
al potere. Perché quindi l’opposizione ha contestato il referendum? Giada
Aquilino lo ha chiesto a Remigio Benni, corrispondente Ansa dal Cairo:
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R. – Il nuovo sistema, secondo
l’opposizione, è molto carente, nel senso che non consente una vera
rappresentatività di voci diverse, perché pone degli sbarramenti alle candidature:
è necessario infatti che ci siano numerosi deputati a sostenere tali
candidature. Ma quegli stessi parlamentari - che dovrebbero portare avanti il
candidato alternativo a Mubarak - sono poi per la maggior parte tutti aderenti
allo schieramento di governo, il Partito nazional-democratico,
presieduto dallo stesso Mubarak. Queste modifiche, che dovrebbero favorire e
garantire una maggiore democraticità e quindi una maggiore partecipazione degli
egiziani alle sorti del loro Paese, si stanno rivelando uno strumento incredibilmente
antidemocratico: stanno infatti portando ad una serie di arresti. Questo per impedire,
appunto, opposizioni alle modifiche costituzionali, in modo da non bloccare il
processo in corso.
D. – Ma per le presidenziali di
settembre cosa cambierà? Mubarak si ricandiderà?
R. – Tutte le previsioni dicono
di sì. Anche il modo in cui è stata elaborata dalle forze di governo la
modifica costituzionale - cioè gli sbarramenti che sono stati posti alla presentazione
delle candidature - è un segnale che Mubarak sarà non solo ricandidato ma anche
riconfermato presidente. Recentemente, inoltre, c’è stata un’intervista di
Mubarak ai giornali, nella quale ha anche fatto riferimento alla possibilità di
una candidatura del figlio.
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Dopo
un'interruzione di 6 mesi, il 10 giugno riprenderanno i negoziati di pace tra governo
di Khartoum e ribelli del Darfur, la martoriata regione del Sudan occidentale
teatro di una sanguinosa guerra civile dal 2002. Lo ha annunciato, oggi ad
Addis Abeba, il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Alpha Oumar
Konarè, precisando che i negoziati si svolgeranno in Nigeria, attualmente alla
presidenza dell’Unione. L’annuncio giunge alla vigilia del vertice in Etiopia
con l’Unione Europea, l’ONU e la NATO per decidere gli stanziamenti e gli aiuti
logistici necessari a far decollare la missione militare dell’Unione Africana
in Darfur. Saranno presenti all’incontro, tra gli altri, il segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il ministro degli Esteri dell’UE, Xavier
Solana e ancora, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jaap de Hoop
Sheffer. Intanto, è di oggi la notizia del ferimento di 3 persone in un
villaggio di beduini nella parte occidentale della regione, per mano di una
milizia ribelle.
Dopo la decisione iraniana di
congelare il proprio programma nucleare - presa ieri in Svizzera in una
riunione con i rappresentanti europei - i 148 Paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio
(WTO) hanno deciso di aprire negoziati d’adesione con l’Iran. Oggi infatti al
Consiglio generale del Wto in corso a Ginevra, gli Stati Uniti hanno ritirato
il loro veto. Teheran dal ‘96 chiede di aderire all'organismo. Ma perché è
importante l’ingresso dell’Iran nel Wto? Risponde da Teheran il collega Alberto
Zanconato:
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R. – Sembra che questo sia il risultato dell’incontro che
si è tenuto ieri a Ginevra tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania e
Gran Bretagna ed Hossein Mussavian, che è il responsabile politico dei
negoziati con l’Europa sul nucleare, finito con l’impegno, da parte dell’Iran,
a continuare la sospensione di tutte le attività del ciclo di arricchimento
dell’uranio. Gli Stati Uniti avevano promesso all’Iran, alcuni mesi fa, che non
si sarebbero opposti alla richiesta iraniana di entrare nel WTO, se avessero
favorito un andamento positivo delle trattative con gli europei. A questo
punto, pare di capire quindi che questa decisione, presa dagli Stati Uniti
sembra sia un premio per questa posizione più morbida assunta dall’Iran
nell’incontro di ieri a Ginevra.
D. – Quanto è importante per
l’Iran entrare nel WTO?
R. – L’Iran è ormai da parecchi anni che insiste su questo punto, nel
senso che l’economia iraniana ha grandi potenzialità di sviluppo e ci sono
grandi sforzi per aprire l’economia iraniana sia con privatizzazioni interne,
sia con uno sviluppo del commercio con l’estero. L’entrata nel WTO appare
quindi fondamentale per questo, ma ovviamente ciò dovrebbe comportare per
l’economia iraniana una serie di riforme anche non indolore. L’Iran sembra aver
scelto questa strada e quindi con alti e bassi, con momenti difficili che
verranno via via affrontati. Questa sembra comunque la strada scelta e quindi
la nuova posizione degli Stati Uniti per l’Iran appare essere molto importante.
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In
Spagna, Arnaldo Otegui, il massimo dirigente del partito basco radicale Batasuna,
è stato messo in prigione ieri sera con l’accusa di collaborazione con il
gruppo armato ETA e potrà essere rimesso in libertà dietro il pagamento di 400
mila euro. Otegui era indagato per la sua attività con il partito Batasuna,
dichiarato illegale il 17 maggio del 2003. Un fatto, questo, che avviene in un
clima di forte tensione politica: martedì 17 maggio la Camera Bassa ha
autorizzato il Governo di Zapatero a iniziare i negoziati con l’ETA, se
l’organizzazione rinuncerà definitivamente alla lotta armata. E proprio ieri
mattina, un attentato dell’ETA a Madrid ha causato oltre 50 feriti e importanti
danni materiali.
Grazie
al voto favorevole del Bundesrat, la camera alta del Parlamento di Vienna,
l’Austria è diventata ieri l’ottavo Stato membro dell’Unione Europea a ratificarne
il nuovo Trattato Costituzionale. In aula si sono espressi a favore della
Costituzione UE 59 parlamentari, con soli tre voti contrari, tutti da parte di
esponenti dell’estrema destra. L'approvazione della normativa comunitaria è
dunque definitiva, preceduta già due settimane fa da quella della camera bassa
austriaca. Si attende adesso il voto di domenica in Francia.
Deludendo le aspettative degli
Stati Uniti e della NATO, il presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov, ha
ribadito il suo “no” senza spiragli all’ipotesi di aprire un’inchiesta internazionale
sui fatti di Andijan, epicentro due settimane fa di una rivolta repressa nel sangue
da esercito e polizia. Karimov si trova attualmente in visita ufficiale in
Cina, dove ha ricevuto il pieno sostegno del regime di Pechino.
In
Indonesia, l’ambasciata americana a Giacarta ha reso noto un provvedimento che
prevede la chiusura di tutte le rappresentanze diplomatiche e consolari degli
Stati Uniti nel Paese. La misura preventiva è stata presa in seguito ad una non
ancora precisata minaccia alla sicurezza, nell’ennesimo allarme anti-terrorismo
scattato nella regione. L’allerta è stata attivata proprio mentre il presidente
indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, è impegnato in un’importante visita
ufficiale a Washington.
È di
27 morti il bilancio dell’incidente aereo avvenuto ieri nella repubblica Democratica
del Congo. Il velivolo, un Antonov, era partito da Goma, nel Nord-Kivu, ed era diretto a Kindu, da
dove avrebbe dovuto proseguire per Kongolo, nel Katanga. L'ultimo contatto è
avvenuto tre minuti dopo il decollo da Goma. L’aereo è scomparso dagli schermi
radar mentre sorvolava una zona montagnosa e boscosa del Sud-Kivu, nel
territorio di Walungu.
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