RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
145 - Testo della trasmissione di mercoledì 25 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si inaugura
oggi a Lanuvio il primo centro di accoglienza per detenuti stranieri.
34 feriti lievi per l’autobomba esplosa stamani a
Madrid. L’ETA rivendica l’attentato
Naufragato un barcone di una trentina di
clandestini, diretto verso le coste italiane
5 morti in Iraq, dove il
vice premier italiano Fini ha inaugurato una stele in bronzo in ricordo di
Nicola Calipari
25 maggio 2005
ALL’UDIENZA GENERALE, APPELLO PER L’AFRICA DI
BENEDETTO XVI,
CHE HA DEDICATO LA CATECHESI AL SALMO 115,
CANTO DI SPERANZA E DI FIDUCIA IN
DIO CHE NON ABBANDONA L’UMANITA’
Le
“catene della morte” spezzate dal “Signore della vita”, che non abbandona
l’uomo a se stesso né ai drammi dell’esistenza ma si china su di lui con amore.
Benedetto XVI ha impostato su questo tema, desunto dal Salmo 115 della Liturgia
dei Vespri, la riflessione dell’udienza generale, durante la quale ha levato un
appello alla comunità internazionale in favore dell’Africa, rappresentata oggi
in Piazza San Pietro dai presidenti di Burkina Faso, Mali e Swalizand. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
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La filigrana della catechesi è
ancora una volta la speranza: quella dell’uomo in un Dio vicino, attento,
amorevole. O quella, trasportata sulle armonie di un testo antico fino ad oggi,
che chiede per il futuro di un continente come l’Africa, grazie all’aiuto che
può venirgli dalla comunità mondiale.
(Canto Salmo)
A cantare questa speranza
all’umanità - ha spiegato questa mattina Benedetto XVI alle circa 30 mila
persone in Piazza San Pietro - è un Salmo che già San Paolo citava nei suoi
discorsi e che la tradizione cristiana ha finito per trasformare in un canto di
celebrazione del martirio. Insieme con il 114 - ha osservato il Papa - il Salmo
115 costituisce “un ringraziamento unitario rivolto al Signore che libera dall’incubo
della morte”. Ma è anche un “testo eucaristico” in ragione del riferimento al
“calice della salvezza”:
“In realtà, Cristo è il primo
martire. Ha dato la sua vita in un contesto di odio e di falsità, ma ha
trasformato questa Passione e così anche questo contesto, nell’Eucaristia, in
una festa di ringraziamento”.
“L’orante – ha proseguito il
Papa - ha tenuto alta la fiaccola della fede, anche quando sulle sue labbra
affiorava l’amarezza della disperazione e dell’infelicità”. O quando, attorno a
lui, “si levava come una cortina gelida di odio e di inganno, perché il
prossimo si manifestava falso e infedele”:
La supplica, però, ora si trasforma in gratitudine perché il Signore
ha sollevato il suo fedele dal gorgo oscuro della menzogna. E così, questo
Salmo è anche per noi sempre un testo di speranza: anche in situazioni
difficili il Signore non ci abbandona e ci dice di tenere alta la fiaccola
della fede”.
Davanti alla presenza salvifica
di Dio, dunque, il Salmista ribadisce la sua fede e il suo atto, in piena
sintonia ecclesiale, diventa un “rito di ringraziamento” vissuto in modo comunitario.
(Canto Salmo)
Nel saluto ai pellegrini di
lingua inglese, dagli Stati Uniti alla Cina, Benedetto XVI ha ricordato
l’’Africa Day’, la Giornata per l’Africa che si celebra oggi. “I miei pensieri
e le mie preghiere – ha esclamato - sono per l’amata popolazione africana”:
Incoraggio le nostre istituzioni
cattoliche a continuare nella loro generosa attenzione alle loro necessità, e
spero e prego che la comunità internazionale sia sempre più interpellata dai
problemi del continente africano”.
Poco dopo, l’appello si è
trasformato in un gesto concreto di cordialità quando Benedetto XVI ha
incontrato due capi di Stato e un capo di governo africani: Blaise Compaoré, presidente
del Burkina Faso; Amadou Toumani Toure, presidente della Repubblica del Mali,
Absalom Themaba Diamini, primo ministro del Regno dello Swaziland. Ma il
momento dei saluti particolari, ormai tradizionalmente ricco e festoso, ha
visto il Pontefice soffermarsi con un gruppo di 50 rabbini, ospiti in questi
giorni del Simposio ebraico-cristiano promosso dal Movimento dei Focolari, e
quindi, con un applaudito fuori programma, scendere dalla giardinetta scoperta,
con la quale stava completando il giro finale della piazza, per salutare
personalmente un gruppo di pellegrini cinesi provenienti da Hong Kong e da varie
città italiane.
In precedenza, dal sagrato,
Benedetto XVI aveva rivolto alcuni saluti particolari anche alle Suore di Maria
Bambina, alle Clarisse Francescane del Santissimo Sacramento e all’Ordine
Antoniano Maronita, tutti istituti impegnati nei rispettivi Capitoli generali.
Il Papa ha inoltre ricordato ai presenti la Messa solenne che presiederà domani
alle 19.00 in San Giovanni in Laterano per la festa del Corpus Domini:
“Invito tutti a partecipare numerosi a tale celebrazione, per
esprimere insieme la fede in Cristo, presente nell’Eucaristia”.
(Applausi - Canto Salmo)
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RINUNCE E NOMINE
Il Santo
Padre ha nominato vescovo di Piracicaba (Brasile) monsignor Fernando Mason,
francescano minore conventuale, finora vescovo di Caraguatatuba.
Inoltre, sempre in Brasile il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di
Itapipoca, presentata da monsignor Benedito Francisco de Albuquerque, in
conformità al Can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto ha
nominato padre Antônio Roberto Cavuto, religioso cappuccino, finora parroco e
Guardiano della Fraternità di São
Sebastião nella diocesi di Uberlândia.
BENEDETTO XVI, IERI SERA,
IN VISITA AL COLLEGIO TEUTONICO
IL RUOLO DELLE RADICI CRISTIANE E IL DIALOGO
TRA VARIE
CULTURE E CONFESSIONI:
SONO I TEMI CHE HANNO ACCOMPAGNATO IL RECENTE
VIAGGIO
DEL CARDINALE PAUL POUPARD IN ROMANIA
- Intervista con il porporato -
Il
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Paul Poupard,
si è recato nei giorni scorsi in Romania allo scopo di riflettere in una condizione
particolare sul ruolo delle radici cristiane in Europa e promuovere il dialogo
tra le varie culture e confessioni. La Romania si trova nell'Europa
Sud-Orientale, ed ha una superficie di 237.500 kmq ed una popolazione di 22,4
milioni di abitanti di cui 89,7% Romeni, 6,9% Ungheresi e 1,8 % Rom, con
piccole minoranze di Tedeschi, Ucraini, Serbi, Slovacchi, Turchi, Russi,
Bulgari, Croati, Tartari, Ceki, Ebrei, Armeni, Polacchi, Albanesi. Il regime
comunista instaurato alla fine della 2° Guerra Mondiale durò 45 anni e venne
rovesciato con la Rivoluzione del Dicembre 1989. Nel 2007 entrerà a far parte
dell’Unione europea. La maggioranza dei Romeni è Cristiano ortodossa (87%). I
Cattolici di rito Orientale e Romano sono rappresentati al 5%. Vi sono, poi,
Luterani/Chiesa Riformata (3%), Uniati (1%) e Comunità di Neo-Protestanti,
Armeni, Musulmani ed Israeliti. Ma qual è il messaggio principale che il
cardinale Poupard ha voluto esprimere alla Romania? Ascoltiamo, nell’intervista
di Giovanni Peduto, lo stesso porporato:
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R. – Il messaggio principale che
ho voluto lasciare in questo Paese, che è stato lacerato, distrutto da un
potere totalitario e che è una nazione
ponte tra Occidente ed Oriente, attraversata da diverse culture, tendenze,
religioni, lotte, è che ormai si fa l’Europa. Parlando con gli uni e gli altri,
c’è una grande fame, desiderio di Europa. Per loro è veramente il futuro, che
li aiuterà a superare le loro difficoltà. Allora ho detto: “Facciamo l’Europa”.
Ma questa Europa prima di essere una entità geografica, sulla quale si discute
ancora oggi, è una realtà culturale. Questa realtà culturale da due millenni si
è nutrita della radice cristiana. Oggi, in tutti i nostri Paesi, soprattutto
nell’Occidente c’è un processo di secolarizzazione anche da parte di dirigenti
politici e c’è la difficoltà, per l’amnesia,
di riconoscere queste radici. Voi, dunque, - ho detto - aspettate tanto
dall’Europa, ma anche noi aspettiamo da voi che, con il coraggio che avete
manifestato sotto le persecuzioni, rimaniate fedeli a questa ispirazione
cristiana e che siate capaci di aiutarci a costruire insieme il futuro. Senza
queste radici non c’è futuro per nessuno.
D. – Adesso spostiamo
l’attenzione all’Europa. Il cristianesimo non rischia forse di essere sempre
più emarginato da questa Europa?
R. – Io direi che il rischio
c’è, ma una cosa mi colpisce, grazie a questi contatti e questi viaggi:
nonostante tutto, c’è un patrimonio culturale fantastico. Seguendo la
topografia delle città, infatti, andando dall’una all’altra, incontriamo
chiese, croci e così via. Non soltanto: all’università si vedono ragazzi e
ragazze appassionati al discorso che ho appena fatto. Durante la visita,
infatti, al Seminario, ho visto 70 giovani, come tutti i giovani di oggi
vivaci, pieni di vita nonostante le difficoltà e l’estrema povertà, che erano
contenti di costruire l’Europa del futuro con Cristo. Direi, dunque, che c’è
speranza, nonostante tutto, e speranza nutrita: in un Paese come la Francia,
per esempio, c’è stato il crollo dei battesimi dei bambini ma una crescita
costante, da qualche anno, dei battesimi degli adulti. D’altra parte, dopo il
disprezzo della cultura dominante verso il cristianesimo, adesso personaggi di
spicco mostrano attivamente la loro grande simpatia. Dopo quello che abbiamo
vissuto durante un mese, con la morte del Santo Padre, Giovanni Paolo II, il
Conclave e l’elezione del successore, è chiaro che quello che succede alla
Chiesa cattolica ormai è interesse di tutti. Questo è un segno molto positivo.
D. – C’è chi dice che la Chiesa
deve stare al passo con i tempi, riguardo a temi come la famiglia, la morale
sessuale…
R. – Stare al passo con i tempi
vuol dire rimanere fedele alla trilogia classica: vedere, giudicare, agire.
Vedere le cose come sono. Oggi vediamo la famiglia sempre più minacciata,
qualche volta anche distrutta. Allora noi dobbiamo giudicare questa situazione
e chiederci cosa fare per il futuro. C’è chi parla di adattamento alla
mentalità corrente. Tutti sanno bene che gli ideali del Vangelo, le
Beatitudini, sono ideali che non vengono seguiti da tutti. Ma cosa sarebbe
dell’umanità e dell’Europa se la Chiesa mettesse da parte questi ideali e non
ne parlasse più. Questa sarebbe la morte assicurata per tutti.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
L’apertura
della prima pagina è dedicata all'udienza generale. Benedetto XVI invita
tutti i fedeli a partecipare alla processione del Corpus Domini, giovedì
26, da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.
L’orante
pensiero del Papa per l’amato popolo africano in occasione dell’“Africa Day”.
Nelle
vaticane, quattro pagine dedicate al Congresso Eucaristico nazionale in
svolgimento a Bari.
Nelle
estere, Iraq: “Al Qaeda” diffonde la notizia del ferimento del terrorista Al
Zarqawi.
Nella
pagina culturale, un articolo di Carlo Pedretti dal titolo “un ‘mirabile
artificio’ in omaggio al re di Francia”: il “Leone meccanico” che Leonardo
realizzò nel 1515.
Nelle
pagine italiane, in rilievo il tema dei conti pubblici.
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25
maggio 2005
LA CHIESA IMPEGNATA CONTRO I FONDAMENTALISMI
PER LA RICONCILIAZIONE
DEI CRISTIANI:
COSI’ IL CARDINALE WALTER KASPER NEL SUO
INTERVENTO
AL
CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE A BARI.
LA QUINTA GIORNATA DELL’ASSISE ECCLESIALE DEDICATA
AL DIALOGO ECUMENICO
Al Congresso eucaristico di
Bari, oggi è la giornata dell’ecumenismo. Aspetto, questo, che caratterizza
l’assise ecclesiale, convocata significativamente nel capoluogo pugliese, ponte
tra Oriente e Occidente. L’impegno della Chiesa per la riconciliazione dei
cristiani è stato il cuore dell’intervento del cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei Cristiani. Da Bari, il
servizio di Mimmo Muolo:
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Essere
cristiani significa vivere secondo la domenica, ma la frattura tra cattolici,
ortodossi ed evangelici ha offuscato anche questa verità. “Abbiamo diviso
Cristo, abbiamo messo altare contro altare”, ha detto il cardinale Walter
Kasper, intervenendo al Congresso Eucaristico di Bari. Accanto a lui il
Metropolita Kiril della Chiesa ortodossa russa e il vescovo luterano di
Helsinki, Huovinen. Il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani traccia un bilancio con luci ed ombre, ma va anche oltre ed agli
ortodossi dice: “Il proselitismo non è la nostra intenzione, non è la nostra
strategia, non è la nostra politica. Lasciamo da parte queste questioni del tutto
inutili e guardiamo ai veri problemi e alle sfide che incontriamo insieme, ad
esempio la sfida del laicismo e quella della riaffermazione delle radici cristiane
dell’Europa”. Una sfida che coinvolge anche gli evangelici, ai quali si rivolge
il porporato tedesco, proponendo un’alleanza in favore dei valori comuni e
della cultura della vita, della dignità della persona, della solidarietà e
della giustizia sociale, per la pace e per la salvaguardia del Creato. “Sono
convinto che su questa strada già nel prossimo futuro potremo fare passi
concreti”, afferma il cardinale Kasper.
E, in
fatto di proposte concrete, eccone anche un’altra: “Perché non sperare che qui
a Bari possiamo celebrare nuovamente un Sinodo di vescovi greci e latini come
quello del 1098?”, si chiede il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità
dei Cristiani. Sarebbe un frutto del Congresso eucaristico nazionale di Bari,
un frutto ecumenico sbocciato alla scuola di San Nicola, il Santo che da sempre
unisce Oriente ed Occidente.
Da Bari,
per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo.
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GIORNATA DELL’AFRICA OGGI, NEL 42.MO ANNIVERSARIO
DELL’ISTITUZIONE
DELL’ORGANIZZAZIONE DELL’UNITÀ AFRICANA.
“LA PAROLA PACE NEL
CONTINENTE NERO”:
CONVEGNO NELL’AMBITO DEL
PROGETTO ITALIA-AFRICA 2005
- Con noi Alex Zanotelli -
Come già detto, il Santo Padre ha espresso un appello per il continente
africano in occasione della Giornata dell’Africa che si celebra oggi nel 42°
anniversario dell’istituzione dell’organizzazione dell’Unità Africana. In vista
di questo evento, si è svolto ieri a Roma il convegno “La parola pace nel
continente nero”, nell’ambito del progetto Italiafrica 2005 che si propone di
rafforzare l’impegno per la pace, per la giustizia e la prosperità del grande
continente. Il servizio di Francesca Smacchia:
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Oltre 400 milioni di africani
soffrono la malnutrizione e la mancanza di accesso all’acqua; circa 120 milioni
di bambini non vanno a scuola e 6mila giovani al giorno contraggono il virus
dell’HIV/AIDS. Dati che non possono lasciare indifferente nessuno e che
richiedono un’attenzione adeguata da parte della comunità internazionale. Uno
sviluppo per l’Africa è però ancora possibile nonostante il coraggio di
cambiare sia minato dalle ingiustizie prodotte dai conflitti e dalla miseria.
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano:
“E’ chiaro che se l’Africa vive la situazione che
vive, è per ragioni intere, perché anche loro hanno le loro gravissime
responsabilità. Ma è anche per ragioni esterne. L’Africa, quando si è aperta la
mondo, ha avuto la tratta degli schiavi, per tre secoli, con 10-20 milioni di
neri deportati in America; altrettanti deportati dagli arabi in Medio Oriente;
il colonialismo spietato; il neo-colonialismo e il neo-liberalismo di oggi ...
l’Africa è stata la merce di Paesi occidentali. Siamo stati noi che ci siamo
arricchiti delle ricchezze dell’Africa! E’ necessario oggi che l’Africa si
rimetta in piedi e abbia la possibilità di trovare la propria strada. L’Africa
ha sufficienti ricchezze per auto-gestirsi: dobbiamo permetterle davvero di
fare la sua strada. L’Africa non ha bisogno di carità, ha bisogno di giustizia”.
Kofi Annan, segretario delle
Nazioni Unite, nel suo messaggio ha sottolineato l’importanza dell’Unione
africana, organizzazione politica istituita nel 2003, per il consolidamento
della democrazia e la gestione dei conflitti.
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L’AMORE DI DIO E L’AMORE DEL PROSSIMO PER EBREI E CRISTIANI:
AL CENTRO DEL I SIMPOSIO INTERNAZIONALE EBRAICO
CRISTIANO
IN CORSO A CASTEL GANDOLFO PROMOSSO DAL MOVIMENTO
DEI FOCOLARI
- Con noi il cardinale Walter Kasper -
Questa mattina – come abbiamo
detto - al termine dell’udienza, il Papa ha incontrato i circa 50 esponenti del
mondo ebraico, provenienti da diversi continenti, che partecipano in questi
giorni al I Simposio internazionale
ebraico-cristiano, promosso dal Movimento dei Focolari a CastelGandolfo, dal titolo: “Amore di Dio, amore del prossimo nelle tradizioni ebraica e cristiana.
Ieri è intervenuto il cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione
vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo. A 40 anni dalla Nostra Aetate,
ha tracciato le tappe dei
sorprendenti sviluppi del dialogo ebraico- cristiano: a partire dal ruolo
determinante di Papa Giovanni XXIII sino ai primi segni di particolare attenzione
alla comunità ebraica rivolti sin dalle prime ore del suo pontificato da
Benedetto XVI. Ma ascoltiamo il servizio di Carla Cotignoli:
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Di fronte all’ipotizzato scontro globale di
civiltà, il simposio, cui partecipano un centinaio di persone, ha prospettato
“la composizione armoniosa delle differenze”. Non solo. Come aveva affermato in
apertura il prof. Giuseppe Zanghì, co-direttore del centro del dialogo dei
Focolari, è proprio “nelle differenze che si fa presente l’inesauribile
infinita ricchezza di Dio”. Ciò diventa possibile “nell’apertura all’altro in
un ascolto che è insieme accoglienza e dono”. “E nell’unità tra noi – aveva
aggiunto – si potrà aprire sul mondo il volto di amore di Dio, il compimento
delle sue promesse di pace tra i popoli, quando ‘il lupo dimorerà insieme con
l’agnello’”.
Il cardinale Kasper, su questa
base, aveva prospettato i molti campi di collaborazione tra ebrei e cristiani
di fronte all’insorgente antisemitismo, alla domanda di valori in questa nostra
epoca povera di speranza e in risposta ai drammi della povertà. Innanzitutto,
aveva evidenziato quanto sia importante “far di tutto per conoscerci”.
L’ignoranza – ha detto - è sorgente di molti pregiudizi:
“Ciò che non si conosce fa paura. La mutua conoscenza è molto importante.
E’ fondamentale anche promuovere la ricerca storica, non solo degli elementi
bui che ci sono stati senz’altro nella storia, ma anche dei periodi positivi.
Possono essere un esempio e un modello per oggi e per il futuro”.
La conoscenza può essere
intessuta di rapporti personali, di amicizia, di spiritualità, ha detto ancora
il cardinale Kasper. Sono condizioni perché anche il dialogo a livello teologico
ed accademico porti frutto.
Le giornate del simposio sono
esperienza viva di questo stile di dialogo.
E lo sono, come ha sottolineato Chiara Lubich nel suo messaggio, con
l’aiuto dello Spirito di Dio. In un ascolto profondo, uno studioso ebreo ed uno
cristiano approfondiscono, via via, i vari aspetti del titolo del simposio: “Amore di Dio e amore del prossimo
nelle tradizioni ebraica e cristiana”, affrontando anche temi cruciali come
quello della ‘presenza e del silenzio di Dio’.
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UN
FILM DIGITALE SULLA VITA DI SAN PAOLO:
DOCUMENTA
QUEL CHE RESTA DEI LUOGHI DA LUI VISITATI
OLTRE
ALL’INTENSITA’ DEL SUO PERCORSO DI FEDE
-
Alberto Castellani e suor Maria Letizia Parseti -
Una
produzione in tecnologia digitale che illustra la vita di San Paolo. Realizzata
con la collaborazione di studiosi ed esperti, racconta con linguaggio filmico
l’apostolato del fariseo colto che divenne cristiano e predicò instancabilmente
per annunciare il Vangelo. Il servizio di Tiziana Campisi:
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(Musica)
“Saulo!
Saulo! perché mi perseguiti?”
Paolo
di Tarso al mondo. La storia dell’apostolo delle genti in un film documentario
prodotto dalle Paoline, in collaborazione con la Editoriale Generali. 210
minuti in un dvd o in tre videocassette, già in distribuzione, che raccontano
la conversione di quell’ebreo che sulla via di Damasco conobbe Cristo. La sua
opera di evangelizzazione, le sue amicizie, il suo peregrinare senza sosta e il
processo a Roma.
“2000
anni dopo abbiamo deciso di seguire le tracce di Saulo, documentando quel che resta
dei luoghi da lui visitati, seguendo via mare le rotte di allora, o via terra
le strade che può aver percorso”.
Questo
il progetto. Il regista Alberto Castellani ne racconta la realizzazione:
R. - E’
stato un impegno molto gravoso, perché Paolo è stato un gran camminatore.
Quindi, è un programma che ha spaziato dalla Giordania alla Siria, all’Italia
naturalmente, alla Turchia, a Israele. Ho trovato moltissime testimonianze e
moltissimi segni del suo passaggio. C’è stata poi una grossissima ricerca di
tipo iconografico per restituire le immagini di San Paolo e la documentazione
degli episodi più significativi della sua vita. Ed infine, una parte di fiction
ricostruisce quello che i quadri, quello che i dipinti, i mosaici, gli
affreschi non potevano dargli.
D. –
Come è articolato il montaggio?
R. – Io
ho seguito molto scrupolosamente il testo degli Atti degli Apostoli. Gli sono
andato dietro, raccogliendo tutto quello che ho potuto e che ancora c’è,
seppure nascosto, di quello che ha lasciato l’apostolo, e i suoi fedeli.
Con il
contributo di biblisti e le interviste ad archeologi, i filmati danno un’idea
della tempra umana e spirituale di San Paolo e allo stesso tempo offrono
un’immagine della Chiesa dei primi secoli. Sette le puntate che consentono di
percorrere l’esperienza dell’infaticabile apostolo. Una guida di testi e
preghiere introduce riflessioni ed approfondimenti. Suor Maria Letizia Panseti
del Segretariato internazionale di apostolato delle Figlie di San Paolo:
R. –
Per ogni puntata vi sono indicazioni di approfondimento di testi biblici o di altri
testi, curiosità alle quali viene data una risposta; preghiere stesse, attinte
dalle lettere di Paolo. Nel DVD, soprattutto, ci sono altri elementi extra, come
per esempio una mappa animata dei viaggi di Paolo. Di viaggio in viaggio si
vede il percorso, si illuminano le città e alla fine si coglie davvero che
grande camminatore sia stato Paolo per seminare il Vangelo:
“Le
cose vecchie sono passate. Ecco, ne sono nate di nuove. Non c’è più giudeo, né
greco. Non c’è più schiavo, né libero. Non c’è più uomo, né donna, poiché tutti
voi siete uno in Cristo Gesù”.
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25
maggio 2005
INCONTRO
NEL PALAZZO DI VETRO DELL’ONU, A NEW YORK,
TRA IL SEGRETARIO GENERALE E I DUE GRUPPI DI
STUDIO INCARICATI
DI
RIFORMARE LE NAZIONI UNITE.
LAVORATE
SU CIO’ CHE UNISCE PIUTTOSTO CHE SU QUELLO CHE DIVIDE:
L’INVITO
DI KOFI ANNAN AI DUE SCHIERAMENTI CONTRAPPOSTI
NEW YORK. = I Paesi membri
dell'ONU dovrebbero concentrarsi prima sulle proposte di riforma delle Nazioni
Unite sulle quali è più facile ottenere consenso, per dedicarsi in seguito a
quelle più complesse, come la futura composizione del Consiglio di sicurezza:
lo ha detto il Segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, che lunedì ha incontrato
i due schieramenti che in questo momento si trovano contrapposti sul tema della
riforma del Consiglio. Annan ha riunito intorno a un tavolo i rappresentanti del
cosiddetto G4, India, Giappone, Germania e Brasile, Paesi che hanno stretto
un'alleanza per ottenere nuovi seggi permanenti, e quelli del movimento Uniting
for Consensus (Ufc), nel quale l'Italia svolge un ruolo centrale e che si batte
per soluzioni alternative che non prevedano nuovi seggi permanenti. ''E' stata
un'ottima discussione - ha detto Annan - li ho esortati a continuare il loro
dialogo e le consultazioni non solo sulla riforma del Consiglio di sicurezza,
ma su tutte le altre proposte (di
riforma degli organismi dell'Onu) e li ho sollecitati a concentrare i loro
sforzi su quest'ultime, dove è relativamente
più facile ottenere consenso. E dopo a dedicarsi ai temi più difficili''. L'ambasciatore
tedesco all'Onu, Gunter Pleuger, ha espresso però una certa impazienza da parte
del G4, spiegando che il gruppo potrebbe presentare a metà giugno una proposta
di risoluzione per la creazione di nuovi seggi permanenti ''perché questa è
l'unica opportunità dopo 12 anni di discussioni su questo tema''. Ad esprimere
riserve sull'allargamento del Consiglio di sicurezza è intanto Giandomenico
Picco, l'ex diplomatico italiano che è stato per anni ai vertici dell'Onu e fu
protagonista di celebri trattative per la liberazione di ostaggi in Medio
Oriente. ''Se portiamo il numero dei membri dai 15 attuali a 25 non abbiamo più
un gruppo esecutivo, ma un'assemblea ingovernabile'', ha detto Picco durante un
incontro alla New York University. L'allargamento oggi allo studio – ha
sottolineato - va contro la necessità di strumenti esecutivi più autorevoli ed
avrà come conseguenza ''che tra 10 anni dovremo riformare di nuovo tutto
quanto''. (R.G.)
BOGOTA’.= All’insegna dello
slogan “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia”, è in corso a Bogotà il Terzo
Congresso Nazionale di Riconciliazione,
promosso dalla Conferenza episcopale colombiana attraverso il Segretariato
nazionale di Pastorale Sociale. L’intento è di continuare la riflessione
avviata ai primi due Congressi del 2000 e del 2003 sulla pace e la promozione
dei diritti umani nel martoriato Paese latino-americano dopo quattro decenni di
conflitto armato interno tra guerriglia, forze governative e forze
paramilitari. L’incontro è ospitato, fino ad oggi, dal Centro “Compensar” della
capitale colombiana e vede la partecipazione di oltre 800 personalità:
rappresentanti della Chiesa cattolica in Colombia, membri di altre confessioni
religiose, esponenti del Governo e Ong per i diritti umani. Obiettivo centrale
dell’evento, che si inserisce nell’ambito del 40.mo anniversario della
Costituzione conciliare Gaudium et Spes, è di proseguire l’analisi sulla
pace e la promozione dei diritti umani nella prospettiva dell’azione pastorale
della Chiesa, da anni impegnata nella difficile opera di mediazione e
riconciliazione nel Paese. Al centro dell’incontro ci sono in particolare:
l’applicazione della giustizia contro l’impunità e per la difesa dei diritti
umani; l’attuale processo di smobilitazione dei paramilitari delle Auc (Autodifese
Unite Colombiane); il disegno di legge su verità, giustizia e riparazione; il
diritto alla terra e l’impoverimento subito in questi decenni dalla popolazione
colombiana a causa del conflitto. (L.Z.)
L’EX PREMIER SOCIALISTA
PORTOGHESE, ANTONIO GUTERRES, E’ IL NUOVO
ALTO
COMMISSARIO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI
NEW YORK.= L’ex premier portoghese Antonio Guterres
è il nuovo Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Il Segretario
generale dell'ONU, Kofi Annan, ha scelto l’esponente socialista in una rosa di
tre candidati. L’indicazione di Annan dovrà essere ratificata dall'Assemblea generale
dell’ONU, ma si tratta di un passaggio formale. Guterres, 56 anni, ingegnere,
ha alle spalle una lunga carriera politica anche in organizzazioni internazionali.
Attuale presidente dell'Internazionale socialista, è stato primo ministro in
Portogallo per due mandati, dal 1995 al 2001. In precedenza, dal 1981 al 1983,
era stato membro dell'assemblea parlamentare e presidente della commissione del
Consiglio d'Europa per la Demografia, le migrazioni e i rifugiati. L’Alto
commissario ad interim, Wendy Chamberlin, ha accolto con soddisfazione
la notizia. “Antonio Guterres – ha dichiarato – è un rispettato statista
internazionale con un patrimonio di esperienza che risulterà di enorme
beneficio per i 17 milioni di persone, tra rifugiati, sfollati ed altre categorie
di migranti forzati, di cui l’ACNUR si occupa in tutto il mondo”. L’Alto commissariato
dell’Onu per i rifugiati, fondato nel 1950, è una delle più importanti agenzie
dell’Onu: vi lavorano 5 mila persone che assistono oltre 15 milioni di persone
in 120 Paesi del mondo. (A.G.)
UN ANNO DOPO LE INONDAZIONI, AD HAITI LA
SITUAZIONE E’ ANCORA
DRAMMATICA. LA CARITAS PROSEGUE SENZA SOSTA L’IMPEGNO
A FAVORE DELLE POPOLAZIONI COLPITE DALLA FURIA
DELLE ACQUE
MAPOU.=
“Quello che colpisce di più arrivando nella zona di Mapou, nel sud di Haiti, è
che dopo un anno dalle tragiche inondazioni del maggio 2004 circa un migliaio
di persone alloggiano ancora sotto le tende”: è quanto riferito all’agenzia
Misna da padre Simon François, direttore della Caritas di Jacmel, diocesi cui appartiene
la località inghiottita lo scorso 24 maggio dall’acqua e dal fango. “Queste
famiglie - ha rivelato - sono ancora molto vulnerabili, non solo per le condizioni
in cui sono costrette a vivere, ma soprattutto perché rischiano ora di essere
colpite di nuovo dalle piogge cicloniche in arrivo, come è tipico della
stagione”. Nell’ultimo anno, molte organizzazioni sono intervenute per portare
sostegno ai sopravvissuti nelle zone inondate. Ciò nonostante, “gli abitanti
della regione vivono ancora in condizioni problematiche, senza elettricità e
approvvigionamento d’acqua potabile”, ha sottolineato padre François. La
Caritas, grazie all’aiuto della diocesi, ha fatto ricostruire una sessantina di
case, fornito sementi per le piantagioni, realizzato progetti di microcredito
per i piccoli commercianti e favorito la scolarizzazione dei bambini. Le
inondazioni del maggio 2004 hanno provocato migliaia di morti tra la zona di Mapou
e la frontiera con la Repubblica Dominicana. Un gruppo di organizzazioni
impegnate nell'assistenza alle popolazioni colpite sottolinea che la
deforestazione prosegue nei boschi che sovrastano Fonds Verrettes, nonostante
le numerose denunce fatte in passato sui tragici effetti del disboscamento
nella stagione delle piogge. (A.G.)
SI
INAUGURA OGGI A LANUVIO, IN PROVINCIA DI ROMA,
IL
PRIMO CENTRO DI ACCOGLIENZA PER DETENUTI STRANIERI.
A
PROMUOVERE LA STRUTTURA E’ LA COOPERATIVA SOCIALE “ARTEMISIA”
LANUVIO.=
Il primo centro di accoglienza per detenuti stranieri sarà inaugurato oggi, 25
maggio, a Lanuvio, in provincia di Roma. A promuoverlo – informa l’agenzia Sir
– è la cooperativa sociale “Artemisia”. Lo scopo dei promotori è “dare concreta
attuazione ad uno dei dettami costituzionali di cui gli stranieri sembrano, più
di altri, non usufruire”. L’articolo 27 della Costituzione italiana, infatti,
vuole che la pena tenda alla rieducazione del condannato, cioè al suo reinserimento
sociale. “Ma nel caso dei detenuti stranieri – sottolineano – questo articolo è
quasi sempre inapplicabile perché appena usciti dal carcere si apre la prospettiva
dell’espulsione dall’Italia o la clandestinità”. Attraverso il centro di
accoglienza - sottolinea il presidente della cooperativa sociale “Artemisia”,
Pietro Rossi, si vuole dare ai detenuti stranieri e alle loro famiglie almeno
“l’opportunità di recupero personale e di affettività nelle occasioni in cui è
possibile ottenere permessi premio”. I detenuti stranieri che usufruiscono delle
misure alternative alla detenzione potranno risiedere nel centro di Lanuvio per
un massimo di 15 giorni consecutivi e 45 giorni in un anno. (A.G.)
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25
maggio 2005
- A cura di Roberta Moretti -
E’ di almeno 34 feriti lievi il
bilancio dell’autobomba esplosa stamani a Madrid. L'esplosione, avvenuta nel
quartiere San Bas alle 9.30 circa, era stata annunciata da una chiamata a nome
dell’ETA al giornale basco “Gara”, un canale usato solitamente per rivendicare
le azioni dell’organizzazione indipendentista basca. L'autobomba è la seconda
preannunciata dall’ETA dal febbraio scorso, quando nella capitale spagnola un
ordigno esplose nella zona fieristica poco prima dell’arrivo di re Juan Carlos.
Commentando l’attentato, il premier José Luis Rodriguez Zapatero, ha ribadito
che obiettivo del suo governo è “combattere e finirla col terrorismo”.
Ancora sangue in Iraq, dove
stamani il capo della polizia di Sharqat è rimasto ucciso in un agguato a
Mosul, nel nord del Paese. E sempre nella mattinata almeno 3 iracheni sono
morti e un numero imprecisato catturati durante una massiccia operazione
antiterrorismo dell’esercito statunitense nei pressi delle città di Haditha,
240 km a nord-ovest di Baghdad. Intanto, massima cautela e nessuna certezza sulla notizia diffusa ieri da
un sito internet legato ad Al Qaeda, secondo cui il terrorista giordano, Abu
Musab al Zarqawi, sarebbe rimasto ferito in combattimento nei giorni scorsi. A Baghdad
è giunto stamani il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini. A lui,
l’omologo iracheno, Hoshyar Zebari,
ha annunciato l’intenzione dell’Iraq di chiedere al Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite l’estensione del mandato della forza multinazionale che,
secondo quanto previsto dalla risoluzione 1546, dovrebbe scadere a fine anno.
Dopo aver rivolto al premier Al Jaafari l’invito a visitare l’Italia, Fini è
partito alla volta di Nassiriya, dove si trova il contingente italiano.
Afghanistan. È scaduto stamani
alle 7.00 il nuovo ultimatum di Timor Shah, il presunto rapitore di Clementina
Cantoni, sequestrata a Kabul il 16 maggio scorso. Ieri, in una telefonata,
l’uomo ha parlato in dari con l’interprete di alcuni giornalisti
italiani, ribadendo le proprie richieste, tra cui lo sviluppo delle scuole
coraniche. Da parte delle autorità non c'è per il momento alcuna notizia ufficiale,
ma secondo indiscrezioni i negoziati proseguono regolarmente. Il portavoce del
ministero dell’Interno afghano ha ribadito ancora una volta la propria fiducia
su una positiva conclusione della vicenda.
Il Presidente palestinese Abu
Mazen è giunto a Washington dove domani incontrerà il presidente degli Stati
Uniti. Ieri, in un intervista, il capo dell’Autorità Nazionale Palestinese ha
annunciato la possibilità di rinviare le elezioni politiche in programma il 17
luglio prossimo, qualora se ne presentasse la necessità. Intanto diverse
reazioni ha suscitato la dichiarazione di Sharon sulla liberazione dei 400
detenuti palestinesi. E sulla questione medio orientale sono intervenuti anche
i rappresentanti dei partiti socialisti e socialdemocratici di tutto il mondo
riuniti a Ramallah per la riunione dell’Internazionale Socialista, suggerendo
la creazione di un’organizzazione regionale per la sicurezza e la cooperazione
per ridare una speranza di pace alla regione.
Ancora una tragedia del mare in
Italia. Un barcone di clandestini è naufragato ieri pomeriggio nel Canale di
Sicilia, a circa 155 miglia a sud di Lampedusa, a causa di un’onda anomala.
Secondo le prime informazioni fornite via radio da alcuni pescherecci,
sarebbero già stati recuperati i cadaveri di 2 persone e tratti in salvo altri
11 immigrati, che hanno denunciato l’assenza di altre 14 persone.
La crescita mondiale rallenta, con differenze sostanziali da continente a
continente: buone prospettive per l’Asia e l’America del nord, più in affanno
l’Europa. Lo afferma l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, nel suo rapporto sull’economia mondiale, pubblicato ieri. Fra i
Paesi più in difficoltà, l’Italia il cui Prodotto interno lordo scenderà dello
0,6 per cento. Alessandro Guarasci:
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L’Italia è l’unica nazione che
vede calare il PIL tra le 32 economie avanzate dell’OCSE, che invece
registreranno, in media, un + 2,6%. Eurolandia
segnerà un +1,2%. Incidono la concorrenza internazionale, l’apprezzamento
dell’euro, e l’alto costo del lavoro. L’OCSE quindi suggerisce misure
strutturali. A questo va aggiunto lo sforamento del 3% per quanto riguarda il
rapporto deficit-PIL. L’indebitamento della pubblica amministrazione rischia di
galoppare. Solo l’inflazione rimarrà entro i limiti. Ma come fare per risalire
la china? Sentiamo l’economista Giacomo Vaciago:
Se negli ultimi cinque anni l’Italia non è
cresciuta è perché la produttività non è aumentata, quindi i consumi si sono
fermati. Per rovesciare il ciclo non si può chiedere alla gente di spendere più
di un reddito che non ha.
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Strage in Colombia, dove un
commando di guerriglieri, probabilmente legati alle FARC, le Forze armate
rivoluzionarie, ha attaccato il municipio di Puerto Rico, uccidendo 6 consiglieri,
il segretario comunale e 4 agenti di polizia. L’agguato è avvenuto ieri,
durante una riunione del Consiglio comunale, provocando anche 5 feriti.
È stato inaugurato stamani a Baku il nuovo
oleodotto che collega l’ Azerbaijan con Georgia e Turchia, nuova arteria
petrolifera che, baipassando la Russia,
consentirà il trasporto del greggio dal Mar Caspio ai mercati
occidentali. Alla cerimonia nella capitale dell’Azerbaijan ha partecipato anche
il segretario americano all’energia, Samuel Bodman.
Sull’importanza del nuovo oleodotto, Roberto Piermarini ha sentito
l’europarlamentare Giulietto Chiesa, esperto dell’area ex sovietica:
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R. – E’ cruciale, perché
consentirà agli utilizzatori occidentali di ottenere il petrolio del Mar Caspio
senza passare in territorio russo e quindi bypassando la tradizionale strada
che era quella attraverso la Cecenia. Quindi questa operazione è un’operazione
di lunga prospettiva, avviata a suo tempo dal presidente Clinton, decisa
nell’anno Duemila da Clinton in un viaggio ad Ankara: fu solennemente deciso
che si dovesse fare a tutti i costi ed anche contro la volontà delle grandi
compagnie petrolifere che pensavano che il gioco non valesse la candela. Il
Tesoro americano ha sostenuto questa spesa e questo sforzo, assieme ad un
gruppo di banche e di multinazionali. Questa operazione è di fatto un colpo al
controllo politico sull’area che l’Unione Sovietica prima e la Russia dopo
hanno esercitato. Si tratta quindi di un’operazione che la Russia non vede
sicuramente di buon occhio.
D. – E’
però anche un’operazione che porta gli Stati Uniti sempre più al centro di
questa area?
R. –
Naturale, formalmente è un’operazione mista di carattere economico, ma ha anche
una fortissima valenza geopolitica, perché in questo modo la Russia viene
tagliata fuori dal controllo di un’area che è stata di fatto per due secoli la
sua area di quasi totale influenza. Allo stesso tempo, questo bypassa anche
l’Iran e passa attraverso un alleato potente degli Stati Uniti che è la Turchia
ed un alleato nuovo degli Stati Uniti che è la Georgia. Non per niente, negli
ultimi anni quest’area è stata di grande interesse e di grande attenzione per
gli Stati Uniti, i quali hanno aiutato fortemente a cambiare il regime georgiano,
facendolo diventare molto fedele agli Stati Uniti.
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Allo storico voto in programma da domenica prossima, l’opposizione
libanese andrà divisa in tre schieramenti: quello del sunnita Saad Hariri,
figlio dell’ex premier assassinato a febbraio; quello del druso Jumblatt,
leader del Partito socialista progressista; quello, infine, del maronita Michel
Aoun, generale in pensione rientrato in patria dopo 14 anni di esilio.
L’accordo è saltato ieri sulle candidature in una regione del Libano centrale.
Ma quanto potrà influire politicamente questa divisione sulle prossime
elezioni? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’inviato del Corriere della Sera,
Antonio Ferrari:
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R. – Politicamente molto. Dopo
l’assassinio di Hariri ed anche i primi risultati ottenuti dalla grande
protesta dell’opposizione e cioè il ritiro delle truppe siriane dal Libano, si
pensava che l’opposizione riuscisse a costruire un cartello molto, molto solido
e molto, molto coeso. Paradossalmente, invece, il cartello solido ce l’hanno
gli sciiti e in particolare Hazballah che in questo momento si è particolarmente
rinforzato.
D. –
Quali i motivi per questo sgretolamento dell’opposizione?
R. – Il
paradosso è che vediamo che tutti i personaggi anche abbastanza nuovi sono legati
ai vecchi clan del passato. Saltano fuori sempre gli stessi nomi: uno si chiama
Aoun ed è stato un protagonista degli ultimi anni di
guerra civile; vediamo Jamailleh, vediamo Franje, vediamo Shamoon, adesso
vediamo Hariri. La logica e il messaggio che viene dato alla gente, purtroppo,
è un messaggio non di novità, ma legato al passato.
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Seggi aperti oggi in Egitto per
il referendum costituzionale che mette al voto l’istituzione del suffragio
universale per eleggere il capo dello Stato e la scelta tra diversi candidati,
dopo 24 anni di regime monopartitico. Il presidente egiziano, Hosni Mubarak,
invitando ieri i circa 32 milioni di elettori a non disertare le urne, ha
definito la convocazione “un momento decisivo nella nostra storia contemporanea”.
Il vertice di questo pomeriggio
a Ginevra tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna e i
responsabili del programma atomico iraniano si annuncia particolarmente
critico. Nessun risultato positivo, infatti, sembra essere scaturito dalle
discussioni preliminari di ieri. “Noi puntiamo a cooperare sul serio con l'Iran
– ha dichiarato stamani Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo –
ma se Teheran violerà gli accordi di novembre allora ci saranno delle conseguenze”.
Dal canto suo, il presidente iraniano Khatami si mostra disponibile ad un
accordo ma teme che le forti pressioni americane possano comprometterne il
raggiungimento.
La vicepresidente della
Commissione europea, Ferrero Waldner, è oggi a Tripoli per perorare la causa
delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese in carcere dal 1999 e condannati a morte il
6 maggio 2004 quali responsabili di una
epidemia di Aids tra i bambini di un
ospedale di Bengasi, dove lavoravano.
Sul caso si pronuncerà il 31 maggio anche l'Alta Corte libica cui si
sono rivolti i condannati. In
conseguenza della vicenda, i rapporti tra Libia e Bulgaria sono tesi, ma a
Tripoli domani arriverà il presidente bulgaro, Georgi Parvanov, invitato in
marzo dallo stesso colonnello Gheddafi. La commissario Ferrero Waldner ha fatto visita a quattro
delle infermiere, ai bimbi malati e ha parlato con il primo ministro libico,
Ghanem, chiedendo una revisione del processo. Medici illustri come lo stesso
Luc Montaigner, scopritore del virus insieme con l'americano Max Gallo,
sostengono che la responsabilità dell’epidemia vada attribuita solo alle scarse
condizioni igieniche del luogo. L'Unione europea, che da tempo ha intavolato un
riavvicinamento della Libia alla comunità internazionale e all'Ue, ha
intenzione di fornire all’ospedale di Bengasi tecnologie e consulenze mediche
per curare il virus dell'Hiv. Intanto a Tripoli è in corso il processo a nove
poliziotti e un medico libici accusati di torture al fine di estorcere la
confessione di colpevolezza. Il verdetto è atteso per il 7 giugno.
Si è concluso stamani con la
liberazione di tutti gli ostaggi il sequestro di 12 persone a bordo di un
autobus, nei pressi di Mindanao, nelle Filippine meridionali. I sequestratori,
sono riusciti a fuggire, dopo aver rilasciato anche il vescovo cattolico di
Pagadian, mons. Emmanuel Cabajar, che si era offerto come mediatore. Il mezzo
era stato preso sotto controllo la scorsa notte, mentre si avvicinava a uno dei
numerosi check-point militari in piedi nella zona per far fronte alla
delinquenza comune, ma anche alla guerriglia separatista.
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