RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 145 - Testo della trasmissione di mercoledì  25  maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella giornata dedicata all’Africa, l’appello di Benedetto XVI all’udienza generale. La catechesi, incentrata sulla speranza e fiducia in Dio che non abbandona l’umanità

 

Radici cristiane e dialogo tra culture e confessioni sono i temi del recente viaggio del cardinale Paul Poupard in Romania: con noi, il porporato

 

IN PRIMO PIANO:

La Chiesa impegnata contro i fondamentalismi per la riconciliazione dei cristiani: così il cardinale  Walter Kasper al Congresso Eucaristico a Bari

 

Giornata dell’Africa, nel 42° anniversario  dell’Organizzazione dell’Unità Africana. “La parola pace nel Continente nero”: convegno nell’ambito del Progetto Italiafrica 2005. Con noi, Alex Zanotelli

 

L’amore nella tradizione di ebrei e cristiani, al centro del I Simposio internazionale ebraico-cristiano, promosso a Castel Gandolfo dal Movimento dei Focolari

 

Un film digitale sulla vita di San Paolo: documenta luoghi visitati, oltre all’intensità del suo percorso di fede. Ce ne riferiscono Alberto Castellani e suor Maria Letizia Parseti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al Palazzo di Vetro a New York, incontro tra il Segretario generale e due gruppi di studio incaricati di riformare le Nazioni Unite

 

Il terzo congresso nazionale di riconciliazione, promosso a Bogotá dalla Conferenza episcopale colombiana, si svolge sotto il titolo “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia”

 

Antonio Guterres, ex premier socialista portoghese, è il nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati

 

La Caritas prosegue senza sosta l’impegno a favore delle popolazioni haitiane colpite, un anno fa, dalle inondazioni

 

Si inaugura oggi a Lanuvio il primo centro di accoglienza per detenuti stranieri.

 

24 ORE NEL MONDO:

34 feriti lievi per l’autobomba esplosa stamani a Madrid. L’ETA rivendica l’attentato

 

Naufragato un barcone di una trentina di clandestini, diretto verso le coste italiane

 

5 morti in Iraq, dove il vice premier italiano Fini ha inaugurato una stele in bronzo in ricordo di Nicola Calipari

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 maggio 2005

 

ALL’UDIENZA GENERALE, APPELLO PER L’AFRICA DI BENEDETTO XVI,

CHE HA DEDICATO LA CATECHESI AL SALMO 115,

CANTO DI SPERANZA E DI FIDUCIA IN DIO CHE NON ABBANDONA L’UMANITA’

 

Le “catene della morte” spezzate dal “Signore della vita”, che non abbandona l’uomo a se stesso né ai drammi dell’esistenza ma si china su di lui con amore. Benedetto XVI ha impostato su questo tema, desunto dal Salmo 115 della Liturgia dei Vespri, la riflessione dell’udienza generale, durante la quale ha levato un appello alla comunità internazionale in favore dell’Africa, rappresentata oggi in Piazza San Pietro dai presidenti di Burkina Faso, Mali e Swalizand. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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La filigrana della catechesi è ancora una volta la speranza: quella dell’uomo in un Dio vicino, attento, amorevole. O quella, trasportata sulle armonie di un testo antico fino ad oggi, che chiede per il futuro di un continente come l’Africa, grazie all’aiuto che può venirgli dalla comunità mondiale.

 

(Canto Salmo)

 

A cantare questa speranza all’umanità - ha spiegato questa mattina Benedetto XVI alle circa 30 mila persone in Piazza San Pietro - è un Salmo che già San Paolo citava nei suoi discorsi e che la tradizione cristiana ha finito per trasformare in un canto di celebrazione del martirio. Insieme con il 114 - ha osservato il Papa - il Salmo 115 costituisce “un ringraziamento unitario rivolto al Signore che libera dall’incubo della morte”. Ma è anche un “testo eucaristico” in ragione del riferimento al “calice della salvezza”:

 

“In realtà, Cristo è il primo martire. Ha dato la sua vita in un contesto di odio e di falsità, ma ha trasformato questa Passione e così anche questo contesto, nell’Eucaristia, in una festa di ringraziamento”.

 

“L’orante – ha proseguito il Papa - ha tenuto alta la fiaccola della fede, anche quando sulle sue labbra affiorava l’amarezza della disperazione e dell’infelicità”. O quando, attorno a lui, “si levava come una cortina gelida di odio e di inganno, perché il prossimo si manifestava falso e infedele”:

 

La supplica, però, ora si trasforma in gratitudine perché il Signore ha sollevato il suo fedele dal gorgo oscuro della menzogna. E così, questo Salmo è anche per noi sempre un testo di speranza: anche in situazioni difficili il Signore non ci abbandona e ci dice di tenere alta la fiaccola della fede”.

Davanti alla presenza salvifica di Dio, dunque, il Salmista ribadisce la sua fede e il suo atto, in piena sintonia ecclesiale, diventa un “rito di ringraziamento” vissuto in modo comunitario.

 

(Canto Salmo)

 

Nel saluto ai pellegrini di lingua inglese, dagli Stati Uniti alla Cina, Benedetto XVI ha ricordato l’’Africa Day’, la Giornata per l’Africa che si celebra oggi. “I miei pensieri e le mie preghiere – ha esclamato - sono per l’amata popolazione africana”:

 

“I ENCOURAGE OUR CATHOLIC INSTITUTIONS TO CONTINUE…

Incoraggio le nostre istituzioni cattoliche a continuare nella loro generosa attenzione alle loro necessità, e spero e prego che la comunità internazionale sia sempre più interpellata dai problemi del continente africano”.

 

Poco dopo, l’appello si è trasformato in un gesto concreto di cordialità quando Benedetto XVI ha incontrato due capi di Stato e un capo di governo africani: Blaise Compaoré, presidente del Burkina Faso; Amadou Toumani Toure, presidente della Repubblica del Mali, Absalom Themaba Diamini, primo ministro del Regno dello Swaziland. Ma il momento dei saluti particolari, ormai tradizionalmente ricco e festoso, ha visto il Pontefice soffermarsi con un gruppo di 50 rabbini, ospiti in questi giorni del Simposio ebraico-cristiano promosso dal Movimento dei Focolari, e quindi, con un applaudito fuori programma, scendere dalla giardinetta scoperta, con la quale stava completando il giro finale della piazza, per salutare personalmente un gruppo di pellegrini cinesi provenienti da Hong Kong e da varie città italiane.

 

In precedenza, dal sagrato, Benedetto XVI aveva rivolto alcuni saluti particolari anche alle Suore di Maria Bambina, alle Clarisse Francescane del Santissimo Sacramento e all’Ordine Antoniano Maronita, tutti istituti impegnati nei rispettivi Capitoli generali. Il Papa ha inoltre ricordato ai presenti la Messa solenne che presiederà domani alle 19.00 in San Giovanni in Laterano per la festa del Corpus Domini:

 

“Invito tutti a partecipare numerosi a tale celebrazione, per esprimere insieme la fede in Cristo, presente nell’Eucaristia”.

 

(Applausi - Canto Salmo)

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RINUNCE E NOMINE

 

         Il Santo Padre ha nominato vescovo di Piracicaba (Brasile) monsignor Fernando Mason, francescano minore conventuale, finora vescovo di Caraguatatuba.

        

Inoltre, sempre in Brasile il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Itapipoca, presentata da monsignor Benedito Francisco de Albuquerque, in conformità al Can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto ha nominato padre Antônio Roberto Cavuto, religioso cappuccino, finora parroco e Guardiano della Fraternità di São Sebastião nella diocesi di Uberlândia.

 

 

BENEDETTO XVI, IERI SERA, IN VISITA AL COLLEGIO TEUTONICO

 

In un clima particolarmente cordiale, si è svolta ieri sera la visita del Papa al Collegio Teutonico, in Vaticano. Alle ore 19.00, Benedetto XVI ha presieduto un momento di preghiera nella storica istituzione pontificia. Il Collegio Teutonico, ospita dal 1876, per volere di Pio IX, sacerdoti tedeschi dediti a studi di archeologia sacra e di storia ecclesiastica.

 

 

IL RUOLO DELLE RADICI CRISTIANE E IL DIALOGO

 TRA VARIE CULTURE E CONFESSIONI:

SONO I TEMI CHE HANNO ACCOMPAGNATO IL RECENTE VIAGGIO

DEL CARDINALE PAUL POUPARD IN ROMANIA

- Intervista con il porporato -

                                                                                          

         Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Paul Poupard, si è recato nei giorni scorsi in Romania allo scopo di riflettere in una condizione particolare sul ruolo delle radici cristiane in Europa e promuovere il dialogo tra le varie culture e confessioni. La Romania si trova nell'Europa Sud-Orientale, ed ha una superficie di 237.500 kmq ed una popolazione di 22,4 milioni di abitanti di cui 89,7% Romeni, 6,9% Ungheresi e 1,8 % Rom, con piccole minoranze di Tedeschi, Ucraini, Serbi, Slovacchi, Turchi, Russi, Bulgari, Croati, Tartari, Ceki, Ebrei, Armeni, Polacchi, Albanesi. Il regime comunista instaurato alla fine della 2° Guerra Mondiale durò 45 anni e venne rovesciato con la Rivoluzione del Dicembre 1989. Nel 2007 entrerà a far parte dell’Unione europea. La maggioranza dei Romeni è Cristiano ortodossa (87%). I Cattolici di rito Orientale e Romano sono rappresentati al 5%. Vi sono, poi, Luterani/Chiesa Riformata (3%), Uniati (1%) e Comunità di Neo-Protestanti, Armeni, Musulmani ed Israeliti. Ma qual è il messaggio principale che il cardinale Poupard ha voluto esprimere alla Romania? Ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, lo stesso porporato:

 

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R. – Il messaggio principale che ho voluto lasciare in questo Paese, che è stato lacerato, distrutto da un potere totalitario e che è una  nazione ponte tra Occidente ed Oriente, attraversata da diverse culture, tendenze, religioni, lotte, è che ormai si fa l’Europa. Parlando con gli uni e gli altri, c’è una grande fame, desiderio di Europa. Per loro è veramente il futuro, che li aiuterà a superare le loro difficoltà. Allora ho detto: “Facciamo l’Europa”. Ma questa Europa prima di essere una entità geografica, sulla quale si discute ancora oggi, è una realtà culturale. Questa realtà culturale da due millenni si è nutrita della radice cristiana. Oggi, in tutti i nostri Paesi, soprattutto nell’Occidente c’è un processo di secolarizzazione anche da parte di dirigenti politici e c’è la difficoltà, per l’amnesia,  di riconoscere queste radici. Voi, dunque, - ho detto - aspettate tanto dall’Europa, ma anche noi aspettiamo da voi che, con il coraggio che avete manifestato sotto le persecuzioni, rimaniate fedeli a questa ispirazione cristiana e che siate capaci di aiutarci a costruire insieme il futuro. Senza queste radici non c’è futuro per nessuno.

 

D. – Adesso spostiamo l’attenzione all’Europa. Il cristianesimo non rischia forse di essere sempre più emarginato da questa Europa?

 

R. – Io direi che il rischio c’è, ma una cosa mi colpisce, grazie a questi contatti e questi viaggi: nonostante tutto, c’è un patrimonio culturale fantastico. Seguendo la topografia delle città, infatti, andando dall’una all’altra, incontriamo chiese, croci e così via. Non soltanto: all’università si vedono ragazzi e ragazze appassionati al discorso che ho appena fatto. Durante la visita, infatti, al Seminario, ho visto 70 giovani, come tutti i giovani di oggi vivaci, pieni di vita nonostante le difficoltà e l’estrema povertà, che erano contenti di costruire l’Europa del futuro con Cristo. Direi, dunque, che c’è speranza, nonostante tutto, e speranza nutrita: in un Paese come la Francia, per esempio, c’è stato il crollo dei battesimi dei bambini ma una crescita costante, da qualche anno, dei battesimi degli adulti. D’altra parte, dopo il disprezzo della cultura dominante verso il cristianesimo, adesso personaggi di spicco mostrano attivamente la loro grande simpatia. Dopo quello che abbiamo vissuto durante un mese, con la morte del Santo Padre, Giovanni Paolo II, il Conclave e l’elezione del successore, è chiaro che quello che succede alla Chiesa cattolica ormai è interesse di tutti. Questo è un segno molto positivo.

 

D. – C’è chi dice che la Chiesa deve stare al passo con i tempi, riguardo a temi come la famiglia, la morale sessuale…

 

R. – Stare al passo con i tempi vuol dire rimanere fedele alla trilogia classica: vedere, giudicare, agire. Vedere le cose come sono. Oggi vediamo la famiglia sempre più minacciata, qualche volta anche distrutta. Allora noi dobbiamo giudicare questa situazione e chiederci cosa fare per il futuro. C’è chi parla di adattamento alla mentalità corrente. Tutti sanno bene che gli ideali del Vangelo, le Beatitudini, sono ideali che non vengono seguiti da tutti. Ma cosa sarebbe dell’umanità e dell’Europa se la Chiesa mettesse da parte questi ideali e non ne parlasse più. Questa sarebbe la morte assicurata per tutti.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

L’apertura della prima pagina è dedicata all'udienza generale. Benedetto XVI invita tutti i fedeli a partecipare alla processione del Corpus Domini, giovedì 26, da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.

L’orante pensiero del Papa per l’amato popolo africano in occasione dell’“Africa Day”.

 

Nelle vaticane, quattro pagine dedicate al Congresso Eucaristico nazionale in svolgimento a Bari.

 

Nelle estere, Iraq: “Al Qaeda” diffonde la notizia del ferimento del terrorista Al Zarqawi.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Carlo Pedretti dal titolo “un ‘mirabile artificio’ in omaggio al re di Francia”: il “Leone meccanico” che Leonardo realizzò nel 1515.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema dei conti pubblici.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 maggio 2005

 

 

LA CHIESA IMPEGNATA CONTRO I FONDAMENTALISMI

PER LA RICONCILIAZIONE DEI CRISTIANI:

COSI’ IL CARDINALE WALTER KASPER NEL SUO INTERVENTO

 AL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE A BARI.

LA QUINTA GIORNATA DELL’ASSISE ECCLESIALE DEDICATA AL DIALOGO ECUMENICO

 

Al Congresso eucaristico di Bari, oggi è la giornata dell’ecumenismo. Aspetto, questo, che caratterizza l’assise ecclesiale, convocata significativamente nel capoluogo pugliese, ponte tra Oriente e Occidente. L’impegno della Chiesa per la riconciliazione dei cristiani è stato il cuore dell’intervento del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei Cristiani. Da Bari, il servizio di Mimmo Muolo:

 

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Essere cristiani significa vivere secondo la domenica, ma la frattura tra cattolici, ortodossi ed evangelici ha offuscato anche questa verità. “Abbiamo diviso Cristo, abbiamo messo altare contro altare”, ha detto il cardinale Walter Kasper, intervenendo al Congresso Eucaristico di Bari. Accanto a lui il Metropolita Kiril della Chiesa ortodossa russa e il vescovo luterano di Helsinki, Huovinen. Il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani traccia un bilancio con luci ed ombre, ma va anche oltre ed agli ortodossi dice: “Il proselitismo non è la nostra intenzione, non è la nostra strategia, non è la nostra politica. Lasciamo da parte queste questioni del tutto inutili e guardiamo ai veri problemi e alle sfide che incontriamo insieme, ad esempio la sfida del laicismo e quella della riaffermazione delle radici cristiane dell’Europa”. Una sfida che coinvolge anche gli evangelici, ai quali si rivolge il porporato tedesco, proponendo un’alleanza in favore dei valori comuni e della cultura della vita, della dignità della persona, della solidarietà e della giustizia sociale, per la pace e per la salvaguardia del Creato. “Sono convinto che su questa strada già nel prossimo futuro potremo fare passi concreti”, afferma il cardinale Kasper.

 

E, in fatto di proposte concrete, eccone anche un’altra: “Perché non sperare che qui a Bari possiamo celebrare nuovamente un Sinodo di vescovi greci e latini come quello del 1098?”, si chiede il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Sarebbe un frutto del Congresso eucaristico nazionale di Bari, un frutto ecumenico sbocciato alla scuola di San Nicola, il Santo che da sempre unisce Oriente ed Occidente.

 

Da Bari, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo.

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GIORNATA DELL’AFRICA OGGI, NEL 42.MO ANNIVERSARIO

DELL’ISTITUZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE DELL’UNITÀ AFRICANA.

“LA PAROLA PACE NEL CONTINENTE NERO”:

CONVEGNO NELL’AMBITO DEL PROGETTO ITALIA-AFRICA 2005

- Con noi Alex Zanotelli -

 

Come già detto, il Santo Padre ha espresso un appello per il continente africano in occasione della Giornata dell’Africa che si celebra oggi nel 42° anniversario dell’istituzione dell’organizzazione dell’Unità Africana. In vista di questo evento, si è svolto ieri a Roma il convegno “La parola pace nel continente nero”, nell’ambito del progetto Italiafrica 2005 che si propone di rafforzare l’impegno per la pace, per la giustizia e la prosperità del grande continente. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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Oltre 400 milioni di africani soffrono la malnutrizione e la mancanza di accesso all’acqua; circa 120 milioni di bambini non vanno a scuola e 6mila giovani al giorno contraggono il virus dell’HIV/AIDS. Dati che non possono lasciare indifferente nessuno e che richiedono un’attenzione adeguata da parte della comunità internazionale. Uno sviluppo per l’Africa è però ancora possibile nonostante il coraggio di cambiare sia minato dalle ingiustizie prodotte dai conflitti e dalla miseria. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano:

 

“E’ chiaro che se l’Africa vive la situazione che vive, è per ragioni intere, perché anche loro hanno le loro gravissime responsabilità. Ma è anche per ragioni esterne. L’Africa, quando si è aperta la mondo, ha avuto la tratta degli schiavi, per tre secoli, con 10-20 milioni di neri deportati in America; altrettanti deportati dagli arabi in Medio Oriente; il colonialismo spietato; il neo-colonialismo e il neo-liberalismo di oggi ... l’Africa è stata la merce di Paesi occidentali. Siamo stati noi che ci siamo arricchiti delle ricchezze dell’Africa! E’ necessario oggi che l’Africa si rimetta in piedi e abbia la possibilità di trovare la propria strada. L’Africa ha sufficienti ricchezze per auto-gestirsi: dobbiamo permetterle davvero di fare la sua strada. L’Africa non ha bisogno di carità, ha bisogno di giustizia”.

 

Kofi Annan, segretario delle Nazioni Unite, nel suo messaggio ha sottolineato l’importanza dell’Unione africana, organizzazione politica istituita nel 2003, per il consolidamento della democrazia e la gestione dei conflitti.

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L’AMORE DI DIO E L’AMORE DEL PROSSIMO PER EBREI E CRISTIANI:

AL CENTRO DEL I SIMPOSIO INTERNAZIONALE EBRAICO CRISTIANO

IN CORSO A CASTEL GANDOLFO PROMOSSO DAL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

- Con noi il cardinale Walter Kasper -

 

Questa mattina – come abbiamo detto - al termine dell’udienza, il Papa ha incontrato i circa 50 esponenti del mondo ebraico, provenienti da diversi continenti, che partecipano in questi giorni  al I Simposio internazionale ebraico-cristiano, promosso dal Movimento dei Focolari a CastelGandolfo,  dal titolo: “Amore di Dio, amore del prossimo nelle tradizioni ebraica e cristiana. Ieri è intervenuto il cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo. A 40 anni dalla Nostra Aetate, ha tracciato le tappe dei sorprendenti sviluppi del dialogo ebraico- cristiano: a partire dal ruolo determinante di Papa Giovanni XXIII sino ai primi segni di particolare attenzione alla comunità ebraica rivolti sin dalle prime ore del suo pontificato da Benedetto XVI. Ma ascoltiamo il servizio di Carla Cotignoli:

 

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Di fronte all’ipotizzato scontro globale di civiltà, il simposio, cui partecipano un centinaio di persone, ha prospettato “la composizione armoniosa delle differenze”. Non solo. Come aveva affermato in apertura il prof. Giuseppe Zanghì, co-direttore del centro del dialogo dei Focolari, è proprio “nelle differenze che si fa presente l’inesauribile infinita ricchezza di Dio”. Ciò diventa possibile “nell’apertura all’altro in un ascolto che è insieme accoglienza e dono”. “E nell’unità tra noi – aveva aggiunto – si potrà aprire sul mondo il volto di amore di Dio, il compimento delle sue promesse di pace tra i popoli, quando ‘il lupo dimorerà insieme con l’agnello’”.

 

Il cardinale Kasper, su questa base, aveva prospettato i molti campi di collaborazione tra ebrei e cristiani di fronte all’insorgente antisemitismo, alla domanda di valori in questa nostra epoca povera di speranza e in risposta ai drammi della povertà. Innanzitutto, aveva evidenziato quanto sia importante “far di tutto per conoscerci”. L’ignoranza – ha detto - è sorgente di molti pregiudizi:

 

“Ciò che non si conosce fa paura. La mutua conoscenza è molto importante. E’ fondamentale anche promuovere la ricerca storica, non solo degli elementi bui che ci sono stati senz’altro nella storia, ma anche dei periodi positivi. Possono essere un esempio e un modello per oggi e per il futuro”.

 

La conoscenza può essere intessuta di rapporti personali, di amicizia, di spiritualità, ha detto ancora il cardinale Kasper. Sono condizioni perché anche il dialogo a livello teologico ed accademico porti frutto.

 

Le giornate del simposio sono esperienza viva di questo stile di dialogo.  E lo sono, come ha sottolineato Chiara Lubich nel suo messaggio, con l’aiuto dello Spirito di Dio. In un ascolto profondo, uno studioso ebreo ed uno cristiano approfondiscono, via via, i vari aspetti del titolo del simposio: “Amore di Dio e amore del prossimo nelle tradizioni ebraica e cristiana”, affrontando anche temi cruciali come quello della ‘presenza e del silenzio di Dio’.

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UN FILM DIGITALE SULLA VITA DI SAN PAOLO:

DOCUMENTA QUEL CHE RESTA DEI LUOGHI DA LUI VISITATI

OLTRE ALL’INTENSITA’ DEL SUO PERCORSO DI FEDE

- Alberto Castellani e suor Maria Letizia Parseti -

 

Una produzione in tecnologia digitale che illustra la vita di San Paolo. Realizzata con la collaborazione di studiosi ed esperti, racconta con linguaggio filmico l’apostolato del fariseo colto che divenne cristiano e predicò instancabilmente per annunciare il Vangelo. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(Musica)

 

“Saulo! Saulo! perché mi perseguiti?”

 

Paolo di Tarso al mondo. La storia dell’apostolo delle genti in un film documentario prodotto dalle Paoline, in collaborazione con la Editoriale Generali. 210 minuti in un dvd o in tre videocassette, già in distribuzione, che raccontano la conversione di quell’ebreo che sulla via di Damasco conobbe Cristo. La sua opera di evangelizzazione, le sue amicizie, il suo peregrinare senza sosta e il processo a Roma.

 

“2000 anni dopo abbiamo deciso di seguire le tracce di Saulo, documentando quel che resta dei luoghi da lui visitati, seguendo via mare le rotte di allora, o via terra le strade che può aver percorso”.

 

Questo il progetto. Il regista Alberto Castellani ne racconta la realizzazione:

 

R. - E’ stato un impegno molto gravoso, perché Paolo è stato un gran camminatore. Quindi, è un programma che ha spaziato dalla Giordania alla Siria, all’Italia naturalmente, alla Turchia, a Israele. Ho trovato moltissime testimonianze e moltissimi segni del suo passaggio. C’è stata poi una grossissima ricerca di tipo iconografico per restituire le immagini di San Paolo e la documentazione degli episodi più significativi della sua vita. Ed infine, una parte di fiction ricostruisce quello che i quadri, quello che i dipinti, i mosaici, gli affreschi non potevano dargli.

 

D. – Come è articolato il montaggio?

 

R. – Io ho seguito molto scrupolosamente il testo degli Atti degli Apostoli. Gli sono andato dietro, raccogliendo tutto quello che ho potuto e che ancora c’è, seppure nascosto, di quello che ha lasciato l’apostolo, e i suoi fedeli.

 

Con il contributo di biblisti e le interviste ad archeologi, i filmati danno un’idea della tempra umana e spirituale di San Paolo e allo stesso tempo offrono un’immagine della Chiesa dei primi secoli. Sette le puntate che consentono di percorrere l’esperienza dell’infaticabile apostolo. Una guida di testi e preghiere introduce riflessioni ed approfondimenti. Suor Maria Letizia Panseti del Segretariato internazionale di apostolato delle Figlie di San Paolo:

 

R. – Per ogni puntata vi sono indicazioni di approfondimento di testi biblici o di altri testi, curiosità alle quali viene data una risposta; preghiere stesse, attinte dalle lettere di Paolo. Nel DVD, soprattutto, ci sono altri elementi extra, come per esempio una mappa animata dei viaggi di Paolo. Di viaggio in viaggio si vede il percorso, si illuminano le città e alla fine si coglie davvero che grande camminatore sia stato Paolo per seminare il Vangelo:

 

“Le cose vecchie sono passate. Ecco, ne sono nate di nuove. Non c’è più giudeo, né greco. Non c’è più schiavo, né libero. Non c’è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”.

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CHIESA E SOCIETA’

25 maggio 2005

 

INCONTRO NEL PALAZZO DI VETRO DELL’ONU, A NEW YORK,

 TRA IL SEGRETARIO GENERALE E I DUE GRUPPI DI STUDIO INCARICATI

DI RIFORMARE LE NAZIONI UNITE.

LAVORATE SU CIO’ CHE UNISCE PIUTTOSTO CHE SU QUELLO CHE DIVIDE:

L’INVITO DI KOFI ANNAN AI DUE SCHIERAMENTI CONTRAPPOSTI

 

NEW YORK. = I Paesi membri dell'ONU dovrebbero concentrarsi prima sulle proposte di riforma delle Nazioni Unite sulle quali è più facile ottenere consenso, per dedicarsi in seguito a quelle più complesse, come la futura composizione del Consiglio di sicurezza: lo ha detto il Segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, che lunedì ha incontrato i due schieramenti che in questo momento si trovano contrapposti sul tema della riforma del Consiglio. Annan ha riunito intorno a un tavolo i rappresentanti del cosiddetto G4, India, Giappone, Germania e Brasile, Paesi che hanno stretto un'alleanza per ottenere nuovi seggi permanenti, e quelli del movimento Uniting for Consensus (Ufc), nel quale l'Italia svolge un ruolo centrale e che si batte per soluzioni alternative che non prevedano nuovi seggi permanenti. ''E' stata un'ottima discussione - ha detto Annan - li ho esortati a continuare il loro dialogo e le consultazioni non solo sulla riforma del Consiglio di sicurezza, ma su tutte le  altre proposte (di riforma degli organismi dell'Onu) e li ho sollecitati a concentrare i loro sforzi su quest'ultime, dove è  relativamente più facile ottenere consenso. E dopo a dedicarsi ai temi più difficili''. L'ambasciatore tedesco all'Onu, Gunter Pleuger, ha espresso però una certa impazienza da parte del G4, spiegando che il gruppo potrebbe presentare a metà giugno una proposta di risoluzione per la creazione di nuovi seggi permanenti ''perché questa è l'unica opportunità dopo 12 anni di discussioni su questo tema''. Ad esprimere riserve sull'allargamento del Consiglio di sicurezza è intanto Giandomenico Picco, l'ex diplomatico italiano che è stato per anni ai vertici dell'Onu e fu protagonista di celebri trattative per la liberazione di ostaggi in Medio Oriente. ''Se portiamo il numero dei membri dai 15 attuali a 25 non abbiamo più un gruppo esecutivo, ma un'assemblea ingovernabile'', ha detto Picco durante un incontro alla New York University. L'allargamento oggi allo studio – ha sottolineato - va contro la necessità di strumenti esecutivi più autorevoli ed avrà come conseguenza ''che tra 10 anni dovremo riformare di nuovo tutto quanto''. (R.G.)

 

 

A BOGOTA’, IL TERZO CONGRESSO NAZIONALE DI RICONCILIAZIONE

PROMOSSO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE COLOMBIANA,

 INCENTRATO SUL TEMA “SE VUOI LA PACE, LAVORA PER LA GIUSTIZIA”

 

BOGOTA’.= All’insegna dello slogan “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia”, è in corso a Bogotà  il  Terzo  Congresso Nazionale di Riconciliazione, promosso dalla Conferenza episcopale colombiana attraverso il Segretariato nazionale di Pastorale Sociale. L’intento è di continuare la riflessione avviata ai primi due Congressi del 2000 e del 2003 sulla pace e la promozione dei diritti umani nel martoriato Paese latino-americano dopo quattro decenni di conflitto armato interno tra guerriglia, forze governative e forze paramilitari. L’incontro è ospitato, fino ad oggi, dal Centro “Compensar” della capitale colombiana e vede la partecipazione di oltre 800 personalità: rappresentanti della Chiesa cattolica in Colombia, membri di altre confessioni religiose, esponenti del Governo e Ong per i diritti umani. Obiettivo centrale dell’evento, che si inserisce nell’ambito del 40.mo anniversario della Costituzione conciliare Gaudium et Spes, è di proseguire l’analisi sulla pace e la promozione dei diritti umani nella prospettiva dell’azione pastorale della Chiesa, da anni impegnata nella difficile opera di mediazione e riconciliazione nel Paese. Al centro dell’incontro ci sono in particolare: l’applicazione della giustizia contro l’impunità e per la difesa dei diritti umani; l’attuale processo di smobilitazione dei paramilitari delle Auc (Autodifese Unite Colombiane); il disegno di legge su verità, giustizia e riparazione; il diritto alla terra e l’impoverimento subito in questi decenni dalla popolazione colombiana a causa del conflitto. (L.Z.)

 

 

L’EX PREMIER SOCIALISTA PORTOGHESE, ANTONIO GUTERRES, E’ IL NUOVO

 ALTO COMMISSARIO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI

 

NEW YORK.= L’ex premier portoghese Antonio Guterres è il nuovo Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Il Segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha scelto l’esponente socialista in una rosa di tre candidati. L’indicazione di Annan dovrà essere ratificata dall'Assemblea generale dell’ONU, ma si tratta di un passaggio formale. Guterres, 56 anni, ingegnere, ha alle spalle una lunga carriera politica anche in organizzazioni internazionali. Attuale presidente dell'Internazionale socialista, è stato primo ministro in Portogallo per due mandati, dal 1995 al 2001. In precedenza, dal 1981 al 1983, era stato membro dell'assemblea parlamentare e presidente della commissione del Consiglio d'Europa per la Demografia, le migrazioni e i rifugiati. L’Alto commissario ad interim, Wendy Chamberlin, ha accolto con soddisfazione la notizia. “Antonio Guterres – ha dichiarato – è un rispettato statista internazionale con un patrimonio di esperienza che risulterà di enorme beneficio per i 17 milioni di persone, tra rifugiati, sfollati ed altre categorie di migranti forzati, di cui l’ACNUR si occupa in tutto il mondo”. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, fondato nel 1950, è una delle più importanti agenzie dell’Onu: vi lavorano 5 mila persone che assistono oltre 15 milioni di persone in 120 Paesi del mondo. (A.G.)

 

UN ANNO DOPO LE INONDAZIONI, AD HAITI LA SITUAZIONE E’ ANCORA

DRAMMATICA. LA CARITAS PROSEGUE SENZA SOSTA L’IMPEGNO

A FAVORE DELLE POPOLAZIONI COLPITE DALLA FURIA DELLE ACQUE

 

MAPOU.= “Quello che colpisce di più arrivando nella zona di Mapou, nel sud di Haiti, è che dopo un anno dalle tragiche inondazioni del maggio 2004 circa un migliaio di persone alloggiano ancora sotto le tende”: è quanto riferito all’agenzia Misna da padre Simon François, direttore della Caritas di Jacmel, diocesi cui appartiene la località inghiottita lo scorso 24 maggio dall’acqua e dal fango. “Queste famiglie - ha rivelato - sono ancora molto vulnerabili, non solo per le condizioni in cui sono costrette a vivere, ma soprattutto perché rischiano ora di essere colpite di nuovo dalle piogge cicloniche in arrivo, come è tipico della stagione”. Nell’ultimo anno, molte organizzazioni sono intervenute per portare sostegno ai sopravvissuti nelle zone inondate. Ciò nonostante, “gli abitanti della regione vivono ancora in condizioni problematiche, senza elettricità e approvvigionamento d’acqua potabile”, ha sottolineato padre François. La Caritas, grazie all’aiuto della diocesi, ha fatto ricostruire una sessantina di case, fornito sementi per le piantagioni, realizzato progetti di microcredito per i piccoli commercianti e favorito la scolarizzazione dei bambini. Le inondazioni del maggio 2004 hanno provocato migliaia di morti tra la zona di Mapou e la frontiera con la Repubblica Dominicana. Un gruppo di organizzazioni impegnate nell'assistenza alle popolazioni colpite sottolinea che la deforestazione prosegue nei boschi che sovrastano Fonds Verrettes, nonostante le numerose denunce fatte in passato sui tragici effetti del disboscamento nella stagione delle piogge. (A.G.)

 

 

SI INAUGURA OGGI A LANUVIO, IN PROVINCIA DI ROMA,

IL PRIMO CENTRO DI ACCOGLIENZA PER DETENUTI STRANIERI.

A PROMUOVERE LA STRUTTURA E’ LA COOPERATIVA SOCIALE “ARTEMISIA”

 

LANUVIO.= Il primo centro di accoglienza per detenuti stranieri sarà inaugurato oggi, 25 maggio, a Lanuvio, in provincia di Roma. A promuoverlo – informa l’agenzia Sir – è la cooperativa sociale “Artemisia”. Lo scopo dei promotori è “dare concreta attuazione ad uno dei dettami costituzionali di cui gli stranieri sembrano, più di altri, non usufruire”. L’articolo 27 della Costituzione italiana, infatti, vuole che la pena tenda alla rieducazione del condannato, cioè al suo reinserimento sociale. “Ma nel caso dei detenuti stranieri – sottolineano – questo articolo è quasi sempre inapplicabile perché appena usciti dal carcere si apre la prospettiva dell’espulsione dall’Italia o la clandestinità”. Attraverso il centro di accoglienza - sottolinea il presidente della cooperativa sociale “Artemisia”, Pietro Rossi, si vuole dare ai detenuti stranieri e alle loro famiglie almeno “l’opportunità di recupero personale e di affettività nelle occasioni in cui è possibile ottenere permessi premio”. I detenuti stranieri che usufruiscono delle misure alternative alla detenzione potranno risiedere nel centro di Lanuvio per un massimo di 15 giorni consecutivi e 45 giorni in un anno. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 maggio 2005

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

 

E’ di almeno 34 feriti lievi il bilancio dell’autobomba esplosa stamani a Madrid. L'esplosione, avvenuta nel quartiere San Bas alle 9.30 circa, era stata annunciata da una chiamata a nome dell’ETA al giornale basco “Gara”, un canale usato solitamente per rivendicare le azioni dell’organizzazione indipendentista basca. L'autobomba è la seconda preannunciata dall’ETA dal febbraio scorso, quando nella capitale spagnola un ordigno esplose nella zona fieristica poco prima dell’arrivo di re Juan Carlos. Commentando l’attentato, il premier José Luis Rodriguez Zapatero, ha ribadito che obiettivo del suo governo è “combattere e finirla col terrorismo”.

 

Ancora sangue in Iraq, dove stamani il capo della polizia di Sharqat è rimasto ucciso in un agguato a Mosul, nel nord del Paese. E sempre nella mattinata almeno 3 iracheni sono morti e un numero imprecisato catturati durante una massiccia operazione antiterrorismo dell’esercito statunitense nei pressi delle città di Haditha, 240 km a nord-ovest di Baghdad. Intanto, massima cautela e nessuna certezza sulla notizia diffusa ieri da un sito internet legato ad Al Qaeda, secondo cui il terrorista giordano, Abu Musab al Zarqawi, sarebbe rimasto ferito in combattimento nei giorni scorsi. A Baghdad è giunto stamani il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini. A lui, l’omologo iracheno, Hoshyar Zebari, ha annunciato l’intenzione dell’Iraq di chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’estensione del mandato della forza multinazionale che, secondo quanto previsto dalla risoluzione 1546, dovrebbe scadere a fine anno. Dopo aver rivolto al premier Al Jaafari l’invito a visitare l’Italia, Fini è partito alla volta di Nassiriya, dove si trova il contingente italiano.

 

Afghanistan. È scaduto stamani alle 7.00 il nuovo ultimatum di Timor Shah, il presunto rapitore di Clementina Cantoni, sequestrata a Kabul il 16 maggio scorso. Ieri, in una telefonata, l’uomo ha parlato in dari con l’interprete di alcuni giornalisti italiani, ribadendo le proprie richieste, tra cui lo sviluppo delle scuole coraniche. Da parte delle autorità non c'è per il momento alcuna notizia ufficiale, ma secondo indiscrezioni i negoziati proseguono regolarmente. Il portavoce del ministero dell’Interno afghano ha ribadito ancora una volta la propria fiducia su una positiva conclusione della vicenda.

 

Il Presidente palestinese Abu Mazen è giunto a Washington dove domani incontrerà il presidente degli Stati Uniti. Ieri, in un intervista, il capo dell’Autorità Nazionale Palestinese ha annunciato la possibilità di rinviare le elezioni politiche in programma il 17 luglio prossimo, qualora se ne presentasse la necessità. Intanto diverse reazioni ha suscitato la dichiarazione di Sharon sulla liberazione dei 400 detenuti palestinesi. E sulla questione medio orientale sono intervenuti anche i rappresentanti dei partiti socialisti e socialdemocratici di tutto il mondo riuniti a Ramallah per la riunione dell’Internazionale Socialista, suggerendo la creazione di un’organizzazione regionale per la sicurezza e la cooperazione per ridare una speranza di pace alla regione.

 

Ancora una tragedia del mare in Italia. Un barcone di clandestini è naufragato ieri pomeriggio nel Canale di Sicilia, a circa 155 miglia a sud di Lampedusa, a causa di un’onda anomala. Secondo le prime informazioni fornite via radio da alcuni pescherecci, sarebbero già stati recuperati i cadaveri di 2 persone e tratti in salvo altri 11 immigrati, che hanno denunciato l’assenza di altre 14 persone.

 

La crescita mondiale rallenta, con differenze sostanziali da continente a continente: buone prospettive per l’Asia e l’America del nord, più in affanno l’Europa. Lo afferma l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo rapporto sull’economia mondiale, pubblicato ieri. Fra i Paesi più in difficoltà, l’Italia il cui Prodotto interno lordo scenderà dello 0,6 per cento. Alessandro Guarasci:

 

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L’Italia è l’unica nazione che vede calare il PIL tra le 32 economie avanzate dell’OCSE, che invece registreranno, in media, un + 2,6%. Eurolandia segnerà un +1,2%. Incidono la concorrenza internazionale, l’apprezzamento dell’euro, e l’alto costo del lavoro. L’OCSE quindi suggerisce misure strutturali. A questo va aggiunto lo sforamento del 3% per quanto riguarda il rapporto deficit-PIL. L’indebitamento della pubblica amministrazione rischia di galoppare. Solo l’inflazione rimarrà entro i limiti. Ma come fare per risalire la china? Sentiamo l’economista Giacomo Vaciago:

 

Se negli ultimi cinque anni l’Italia non è cresciuta è perché la produttività non è aumentata, quindi i consumi si sono fermati. Per rovesciare il ciclo non si può chiedere alla gente di spendere più di un reddito che non ha.

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Strage in Colombia, dove un commando di guerriglieri, probabilmente legati alle FARC, le Forze armate rivoluzionarie, ha attaccato il municipio di Puerto Rico, uccidendo 6 consiglieri, il segretario comunale e 4 agenti di polizia. L’agguato è avvenuto ieri, durante una riunione del Consiglio comunale, provocando anche 5 feriti.

 

È stato inaugurato stamani a Baku il nuovo oleodotto che collega l’ Azerbaijan con Georgia e Turchia, nuova arteria petrolifera che, baipassando la Russia,  consentirà il trasporto del greggio dal Mar Caspio ai mercati occidentali. Alla cerimonia nella capitale dell’Azerbaijan ha partecipato anche il segretario americano all’energia, Samuel Bodman. Sull’importanza del nuovo oleodotto, Roberto Piermarini ha sentito l’europarlamentare Giulietto Chiesa, esperto dell’area ex sovietica:

 

 

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R. – E’ cruciale, perché consentirà agli utilizzatori occidentali di ottenere il petrolio del Mar Caspio senza passare in territorio russo e quindi bypassando la tradizionale strada che era quella attraverso la Cecenia. Quindi questa operazione è un’operazione di lunga prospettiva, avviata a suo tempo dal presidente Clinton, decisa nell’anno Duemila da Clinton in un viaggio ad Ankara: fu solennemente deciso che si dovesse fare a tutti i costi ed anche contro la volontà delle grandi compagnie petrolifere che pensavano che il gioco non valesse la candela. Il Tesoro americano ha sostenuto questa spesa e questo sforzo, assieme ad un gruppo di banche e di multinazionali. Questa operazione è di fatto un colpo al controllo politico sull’area che l’Unione Sovietica prima e la Russia dopo hanno esercitato. Si tratta quindi di un’operazione che la Russia non vede sicuramente di buon occhio.

 

D. – E’ però anche un’operazione che porta gli Stati Uniti sempre più al centro di questa area?

 

R. – Naturale, formalmente è un’operazione mista di carattere economico, ma ha anche una fortissima valenza geopolitica, perché in questo modo la Russia viene tagliata fuori dal controllo di un’area che è stata di fatto per due secoli la sua area di quasi totale influenza. Allo stesso tempo, questo bypassa anche l’Iran e passa attraverso un alleato potente degli Stati Uniti che è la Turchia ed un alleato nuovo degli Stati Uniti che è la Georgia. Non per niente, negli ultimi anni quest’area è stata di grande interesse e di grande attenzione per gli Stati Uniti, i quali hanno aiutato fortemente a cambiare il regime georgiano, facendolo diventare molto fedele agli Stati Uniti.

 

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Allo storico voto in programma da domenica prossima, l’opposizione libanese andrà divisa in tre schieramenti: quello del sunnita Saad Hariri, figlio dell’ex premier assassinato a febbraio; quello del druso Jumblatt, leader del Partito socialista progressista; quello, infine, del maronita Michel Aoun, generale in pensione rientrato in patria dopo 14 anni di esilio. L’accordo è saltato ieri sulle candidature in una regione del Libano centrale. Ma quanto potrà influire politicamente questa divisione sulle prossime elezioni? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’inviato del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:

 

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R. – Politicamente molto. Dopo l’assassinio di Hariri ed anche i primi risultati ottenuti dalla grande protesta dell’opposizione e cioè il ritiro delle truppe siriane dal Libano, si pensava che l’opposizione riuscisse a costruire un cartello molto, molto solido e molto, molto coeso. Paradossalmente, invece, il cartello solido ce l’hanno gli sciiti e in particolare Hazballah che in questo momento si è particolarmente rinforzato.

 

D. – Quali i motivi per questo sgretolamento dell’opposizione?

 

R. – Il paradosso è che vediamo che tutti i personaggi anche abbastanza nuovi sono legati ai vecchi clan del passato. Saltano fuori sempre gli stessi nomi: uno si chiama Aoun ed è stato un protagonista degli ultimi anni di guerra civile; vediamo Jamailleh, vediamo Franje, vediamo Shamoon, adesso vediamo Hariri. La logica e il messaggio che viene dato alla gente, purtroppo, è un messaggio non di novità, ma legato al passato.

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Seggi aperti oggi in Egitto per il referendum costituzionale che mette al voto l’istituzione del suffragio universale per eleggere il capo dello Stato e la scelta tra diversi candidati, dopo 24 anni di regime monopartitico. Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, invitando ieri i circa 32 milioni di elettori a non disertare le urne, ha definito la convocazione “un momento decisivo nella nostra storia contemporanea”.

 

Il vertice di questo pomeriggio a Ginevra tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna e i responsabili del programma atomico iraniano si annuncia particolarmente critico. Nessun risultato positivo, infatti, sembra essere scaturito dalle discussioni preliminari di ieri. “Noi puntiamo a cooperare sul serio con l'Iran – ha dichiarato stamani Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo – ma se Teheran violerà gli accordi di novembre allora ci saranno delle conseguenze”. Dal canto suo, il presidente iraniano Khatami si mostra disponibile ad un accordo ma teme che le forti pressioni americane possano comprometterne il raggiungimento.

 

La vicepresidente della Commissione europea, Ferrero Waldner, è oggi a Tripoli per perorare la causa delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese  in carcere dal 1999 e condannati a morte il 6 maggio 2004 quali  responsabili di una epidemia di Aids tra i bambini di un  ospedale di Bengasi, dove lavoravano.  Sul caso si pronuncerà il 31 maggio anche l'Alta Corte libica cui si sono rivolti i condannati.  In conseguenza della vicenda, i rapporti tra Libia e Bulgaria sono tesi, ma a Tripoli domani arriverà il presidente bulgaro, Georgi Parvanov, invitato in marzo dallo stesso colonnello Gheddafi. La commissario   Ferrero Waldner ha fatto visita a quattro delle infermiere, ai bimbi malati e ha parlato con il primo ministro libico, Ghanem, chiedendo una revisione del processo. Medici illustri come lo stesso Luc Montaigner, scopritore del virus insieme con l'americano Max Gallo, sostengono che la responsabilità dell’epidemia vada attribuita solo alle scarse condizioni igieniche del luogo. L'Unione europea, che da tempo ha intavolato un riavvicinamento della Libia alla comunità internazionale e all'Ue, ha intenzione di fornire all’ospedale di Bengasi tecnologie e consulenze mediche per curare il virus dell'Hiv. Intanto a Tripoli è in corso il processo a nove poliziotti e un medico libici accusati di torture al fine di estorcere la confessione di colpevolezza. Il verdetto è atteso per il 7 giugno.

 

Si è concluso stamani con la liberazione di tutti gli ostaggi il sequestro di 12 persone a bordo di un autobus, nei pressi di Mindanao, nelle Filippine meridionali. I sequestratori, sono riusciti a fuggire, dopo aver rilasciato anche il vescovo cattolico di Pagadian, mons. Emmanuel Cabajar, che si era offerto come mediatore. Il mezzo era stato preso sotto controllo la scorsa notte, mentre si avvicinava a uno dei numerosi check-point militari in piedi nella zona per far fronte alla delinquenza comune, ma anche alla guerriglia separatista.

 

 

 

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