RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
144 - Testo della trasmissione di martedì 24 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Questa
sera la visita di Benedetto XVI al collegio Teutonico, in Vaticano
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Stamane a Roma, cerimonia nella basilica di San
Clemente in memoria dei Santi Cirillo e Metodio,
compatroni
d’Europa con San Benedetto. Presente fra le autorità il presidente della Bulgaria.
In Iraq 11 morti
nell’area di Baghdad mentre la polizia arresta oltre 500 sospetti terroristi
Il prodotto interno
lordo dell’Africa è cresciuto del 5,1 per cento, ma ci sono differenze enormi
da Paese a Paese: le cifre significative nel rapporto dell’OCSE
24 maggio 2005
IN QUESTI GIORNI LA VISITA AD LIMINA DEI
VESCOVI DEL BURUNDI,
CHE DOPO LA TRAGEDIA DELLA GUERRA CIVILE
CERCA DI COSTRUIRE UN FUTURO DI PACE.
LA CHIESA IN PRIMA LINEA PER LA RICONCILIAZIONE E
LA DIFESA DEI PIU’ DEBOLI
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Benedetto XVI sta ricevendo, in questi giorni, i
vescovi del Burundi in occasione della quinquennale visita ad Limina. E
proprio in queste ore, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è
felicitato per l’accordo di “cessate-il-fuoco”, siglato il 15 maggio scorso tra
il governo di Bujumbura e le Forze di liberazione nazionale (Fnl), definendolo
“un primo passo” verso la piena integrazione dell’ultimo gruppo ribelle ancora
in attività. Sulla situazione della Chiesa nel Paese africano, il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
(Canti)
Un
popolo che cerca la via della pace. Un Paese che vede la Chiesa in prima linea
a sostegno dei più deboli. Anche a costo della vita. Il Burundi spera nella
pacificazione, dopo le ferite profonde inferte dalla guerra civile, esplosa nel
1993. Conflitto che ha provocato 300 mila morti, impoverendo il piccolo Stato
della martoriata regione africana dei Grandi Laghi. Nella guerra fratricida tra
etnie hutu e tutsi, nel 1996 viene ucciso anche l’arcivescovo Joachim Ruhuna.
Sette anni dopo un altro duro colpo: è il 28 dicembre 2003, vicino alla
capitale Bujumbura, il nunzio apostolico Michael Courtney cade vittima di
un’imboscata. La Chiesa paga con il sangue il suo impegno per la
riconciliazione.
Giovanni
Paolo II è vicino al popolo burundese. Nel 1990 è il primo Pontefice a visitare
il Paese africano. Negli anni si moltiplicano i suoi accorati appelli per la
pace. Nel settembre 1999 l’ultimo incontro di Papa Wojtyla con l’episcopato del
Burundi. I cristiani - afferma in quell’occasione - devono comprendere che per
promuovere il ristabilimento di relazioni pacifiche tra i burundesi è
necessario garantire la giustizia. “Tutti gli esseri umani - è il richiamo del
Santo Padre - hanno pari dignità, meritano lo stesso rispetto”. L’anno scorso,
poi, rivolgendosi al corpo diplomatico, il Papa chiede alla comunità internazionale
di aiutare il Burundi, che tra mille difficoltà ha intrapreso il cammino della
pace.
La
Chiesa cattolica è presente sul territorio burundese con un’arcidiocesi e sei
diocesi. Oggi, su 6,7 milioni di abitanti, 4 e mezzo (circa il 66 per cento
della popolazione) sono di fede cattolica. I fedeli sono affidati alla cura di
620 sacerdoti, tra diocesani e religiosi, che operano in 131 parrocchie.
Nell’ottobre dell’anno scorso, i vescovi dell’Africa centrale, Burundi, Congo e
Rwanda, si sono incontrati a Kinshasa. Al termine dell’assise viene stilato un
comune piano d’azione che indica alcune priorità: la promozione della pastorale
della famiglia, la responsabilizzazione della gioventù, la lotta all’Aids. E
per vincere la sfida della pace, i vescovi si impegnano a promuovere una
pastorale della riconciliazione e del perdono.
*********
QUESTA SERA, LA VISITA
DI BENEDETTO XVI AL COLLEGIO TEUTONICO,
ANTICA ISTITUZIONE PER SACERDOTI TEDESCHI FONDATA
DA PIO IX NEL 1876
- A cura di Alessandro De Carolis -
Un incontro all’insegna
dell’amicizia verso un’istituzione pontificia da sempre conosciuta e
frequentata. Sarà senza dubbio questo il clima che farà da sfondo al momento di
preghiera che questa sera, alle 19.00, Benedetto XVI presiederà durante la sua
visita al Collegio Teutonico, che dal 1876, per volere di Pio IX, ospita a Roma
sacerdoti tedeschi dediti a studi di archeologia sacra e di storia
ecclesiastica.
Storicamente, i primi ospiti del
Collegio furono i giovani ecclesiastici vittime del Kulturkampf anticattolico, perseguito dal cancelliere prussiano
Bismarck. Dal 1887, Il Collegio teutonico possiede un piccolo ma interessante
museo di oggetti antichi medievali di varia provenienza, dai sarcofaghi
cristiani, alle statue, a iscrizioni pagane e cristiane, oltre ad una
biblioteca specializzata ricca di oltre 40 mila volumi, soprattutto di storia ecclesiale
e di archeologia cristiana. Su questi stessi argomenti, il Collegio pubblica
una rivista trimestrale e ospita il lavoro dell’Istituto Romano della Società
di Görres, un’istituzione di laureati e professori tedeschi cattolici, che
elargisce borse di studio e organizza conferenze cosiddette “sabatine” perché
tenute normalmente l’ultimo sabato del mese.
IL PAPA ERIGE IN COSTA RICA LA
NUOVA DIOCESI DI CARTAGO
E NOMINA VESCOVO MONS. JOSÉ
FRANCISCO ULLOA ROJAS
In Costa
Rica, Benedetto XVI ha eretto la nuova diocesi di Cartago, con territorio in
precedenza appartenente all’arcidiocesi di San José de Costa Rica e della
diocesi di Limón, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di San José
de Costa Rica. Il Papa ha nominato primo vescovo della diocesi mons. José
Francisco Ulloa Rojas, finora vescovo di Limón. La nuova diocesi di Cartago (nome
di Curia Carthaginensis in Costa Rica ) comprende il distretto di San Cristobal
del Cantón de Desamparados e la provincia di Cartago, eccetto il Cantón
de La Union. Si estende su una superficie di 3.105 km2,
con 378.523 abitanti, dei quali 272.388 cattolici. Vi sono 36 parrocchie, 49
sacerdoti diocesani, 21 sacerdoti religiosi, 53 religiose e 24 seminaristi
maggiori.
ALTRE NOMINE
Negli
Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Kansas City-Saint Joseph, presentata da mons. Raymond James Boland,
in conformità al canone 401 paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli
succede mons. Robert W. Finn, finora vescovo coadiutore della medesima sede.
In Inghilterra, il Papa ha
nominato vescovo di Northampton mons. Peter Doyle, del clero della diocesi di
Portsmouth, della quale è stato finora vicario generale.
In Austria, Benedetto XVI ha
nominato vescovo di Feldkirch mons. Elmar Fischer, già vicario generale della
medesima diocesi.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Iraq,
dove non conoscono tregua i cruenti atti di violenza.
Sempre in prima, una breve
riflessione dal titolo "I bambini di Baghdad", con riferimento
agli orrori della guerra che violano l'infanzia innocente.
Nelle
vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a
Colonia.
Due
pagine sul XXIV Congresso Eucaristico nazionale in svolgimento a Bari.
Nelle
estere, FAO: si accresce la tragedia della fame; aumenta il numero dei Paesi nell'assoluto
bisogno di aiuto. Aperti a Roma i lavori della Commissione sulla sicurezza alimentare
nel mondo.
Nella
pagina culturale, un articolo di Anna Maria Tripodi dal titolo "Antonio Rosmini
e la filosofia tedesca": in margine ad un recente convegno svoltosi vicino
a Como.
Per
l' "Osservatore libri" un articolo di Claudio Toscani dal titolo
"Tra oggettivismo e intimità, introspezione e impegno sociale":
"nei Meridiani l'opera "Arpino. Opere scelte".
Nelle
pagine italiane, in primo piano statali: scioperi generali regionali di 4 ore
per tutto il mese di giugno decisi unitariamente dai sindacati. Da giovedì
trattativa no stop a Palazzo Chigi.
=======ooo=======
24
maggio 2005
QUARTA GIORNATA A BARI
DEL XXIV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE.
PARTICOLARMENTE INTENSA LA PARTECIPAZIONE ALLA
MESSA CELEBRATA STAMANE
DAL
CARDINALE SALVATORE DE GIORGI, ARCIVESCOVO DI PALERMO
Quarta
giornata, a Bari, per il XXIV Congresso eucaristico nazionale. Il lavoro,
l’ambiente, l’economia e lo sviluppo solidale sono al centro dei lavori di oggi,
sul tema: “La domenica e la città dell’uomo”.
Particolarmente
toccante la Messa di questa mattina, celebrata dal cardinale Salvatore De Giorgi
arcivescovo di Palermo. Da Bari, Mimmo Muolo:
**********
L’Eucaristia non è estranea alla
costruzione della città dell’uomo, celebrarla – ha detto questa mattina il
cardinale Salvatore De Giorgi – comporta l’impegno di trasformare la propria
vita in senso eucaristico appunto e cioè nella logica della donazione e del
dono. L’arcivescovo di Palermo, De Giorgi, e il presidente dell’Azione Cattolica,
Paola Bignardi, sono stati i protagonisti della mattinata, che ha messo
l’accento sui temi sociali e del lavoro.
“Un mondo di giustizia e di pace
comporta anzitutto la lotta ad alcuni problemi endemici – ha detto il porporato
nell’omelia della messa, celebrata in cattedrale – e tra questi problemi quello
della disoccupazione, che rappresenta una calamità nazionale”. Il cardinale ha
puntato l’indice anche contro l’avvilente clientelismo ed ha invitato i
politici ad attuare una reale giustizia distributiva.
Da Paola Bignardi, invece,
l’appello ad impegnarsi personalmente nella costruzione della città dell’uomo. Per
purificare i nostri sogni sulla politica, l’Eucaristia – ha detto - ci ricorda
che l’unica strada per il rinnovamento della politica è il metterci in gioco
personalmente. Di questi temi si continuerà a parlare anche nel pomeriggio e
continuerà anche il confronto con il Corpo e il Sangue di Cristo, vera pietra
angolare nella città dell’uomo.
Da Bari, per la Radio Vaticana,
Mimmo Muolo.
**********
IL LIBANO IN ATTESA DELLE PRIME ELEZIONI
DOPO LA FINE DELL’OCCUPAZIONE SIRIANA
- Con noi l’abate maronita Simone Atallah -
Nessun accordo tra i partiti dell’opposizione libanese, in vista delle
prime elezioni dopo la fine dell’occupazione siriana. Lo ha annunciato
stamattina l’ex generale Aoun. Ed il risultato del voto – in programma da
domenica prossima, per quattro domeniche consecutive – si annuncia
imprevedibile. Sentiamo Roberto Piermarini:
**********
Una lunga maratona non è bastata. L’opposizione libanese andrà al voto
divisa in tre schieramenti: quello del sunnita Saad Hariri, figlio dell’ex
premier assassinato a febbraio; quello del druso Jumblatt, leader del Partito
socialista progressista; quello, infine, del maronita Michel Aoun, generale in
pensione rientrato in patria due settimane fa dopo 14 anni di esilio. L’accordo
– che sembrava possibile fino a ieri sera – è saltato, stanotte, sulle
candidature nella regione di Baadba-Aley, nel Libano centrale, dove si dovrebbe
votare il 12 giugno: Jumblatt avrebbe riservato solo due posti alla componente
maronita, e l’ex generale si è tirato indietro. Si tratterà, in ogni caso, di
un voto storico, frutto di una catena imprevedibile di eventi negli ultimi tre
mesi: l’uccisione di Hariri, le proteste contro il governo filosiriano ed
infine il ritiro di Damasco, che proprio ieri è stato accertato dagli osservatori
dell’Onu. Il loro rapporto passerà ora al Consiglio di sicurezza, che lo
confronterà con le richieste della risoluzione 1559, approvata lo scorso 2
settembre. Ma il giudizio favorevole è già stato anticipato da Kofi Annan, che
ieri ha lodato i progressi compiuti dalla Siria.
**********
Diverse settimane dopo il ritiro
definitivo delle truppe siriane, il Libano è oggi alle prese, dunque, con il
difficile processo per il ripristino di una propria dimensione nazionale. Ma
come descrivere la situazione in Libano alla fine della presenza siriana?
Stefano Leszczynski lo ha chiesto al sacerdote maronita, l’abate Simone
Atallah:
**********
R. – Il ritiro dei siriani è stato una sorpresa perché si
stava facendo di tutto per rimanere nel Paese: avevano edificato, costruito - si
può dire - una cultura nuova nel Paese. Prima del regime siriano eravamo
abituati al regime della democrazia, della libertà, della convivenza. Loro
hanno cercato anche di mettere le mani sull’educazione e sulla cultura oltre ad
essere riusciti ad attuare i loro intenti in politica al 100 per cento. L’economia libanese l’hanno completamente danneggiata.
Adesso si sono ritirati. Non possiamo dire che ci sia stato un distacco completo.
I siriani ci sono ancora, non possono lasciare il Paese da un giorno all’altro
e portare con loro la loro influenza. Quindi, c’è ancora una forte tensione nel
Paese. Ma adesso c’è un’aria di libertà, di indipendenza e questo è stato
notato nelle manifestazioni. Tutto il mondo lo ha visto.
D. – Queste difficoltà interne al
Libano, come vengono vissute dai cristiani liba-nesi? Quali difficoltà
incontrano?
R. – Vorrei dire che a livello
popolare non ci sono difficoltà tra cristiani e musulmani, ma questi problemi
sono alimentati soprattutto dagli uomini politici, che approfittano e giocano
sull’aspetto religioso: se non ne parlano c’è calma e pace tra la gente. Tutto
dipende un po’ dai leader, che cercano i loro interessi e purtroppo non cercano
l’interesse del popolo libanese.
D. –Quindi è su questo punto che
si può costruire il futuro del Libano?
Potrebbe diventare centro di diffusione della pace in un martoriato Medio Oriente…
R. – Abbiamo la speranza di
poter essere veramente testimoni di questa pace che si vive nel Paese, a
condizione che le forze straniere non intervengano per danneggiare questa
nostra esperienza. Noi ringraziamo Giovanni Paolo II che aveva lanciato
numerosi appelli per il Libano e aveva affermato che il Libano è più di uno
Stato, è una missione perché ha un messaggio di convivenza pacifica da dare al
mondo intero.
**********
L’UNIONE EUROPEA IN PRIMA LINEA NELLA
DISTRIBUZIONE
DEGLI
AIUTI UMANITARI NEL MONDO
- Intervista con il Commissario europeo Louis
Michel -
L’Unione Europea contribuisce al
50% di tutti gli aiuti umanitari nel mondo: è un dato ricordato dal Commissario
europeo per gli aiuti e lo sviluppo, Louis Michel, nei giorni scorsi a Roma
nell’ambito di un tour per le capitali europee allo scopo di definire l’agenda
del prossimo futuro. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
Il Commissario incontra i leader
degli Stati membri proprio perché all’interno dell’Unione il 16% dei
finanziamenti viene dalla Commissione europea mentre il restante direttamente
dai governi dei Paesi membri. Ma quali sono in questa fase le priorità da dsicutere?
Ascoltiamo il commissario Louis Michel:
R. –
LES PRIORITEES, C’EST D’AMENER LES EUROPEENS, LES DIFFERENTS ETATS ...
Le priorità sono quelle di condurre gli europei, cioè i diversi Stati
membri dell’UE, ad adottare una strategia comune europea di sviluppo, cioè:
intendiamo definire insieme i grandi obiettivi, quantificarli, iscriverli in un
calendario e inviteremo tutti a partecipare alla messa in opera di questa agenda.
Sono anche disposto ad accettare che quei Paesi europei, che si sono “specializzati”
in alcuni ambiti specifici dello sviluppo, si pongano alla guida dell’Unione
Europea ed agiscano in suo nome; mi piacerebbe anche, per esempio, associare in
una sorta di collaborazione rafforzata in alcuni altri ambiti o per alcune
aree, i cosiddetti “Paesi nuovi” e quelli “vecchi”, in modo da fornire
esperienza ai Paesi nuovi. Ecco, queste sono le priorità ...
Nei giorni scorsi il presidente
dell’Unione Africana (UA), Alpha Omar Konare', ha avuto incontri al massimo
livello dapprima con la NATO e poi
proprio con l'Unione Europea per discutere gli aiuti in particolare alla
martoriata regione sudanese del Darfur. La NATO ha promesso supporto logistico,
l’UE è impegnata da tempo su questo fronte, come ricorda il Commissario
europeo, Louis Michel:
R. –
MAIS, POUR LA QUESTION DU DARFOUR: ...
Per quanto riguarda il Darfur, l’Unione Europea ha investito somme considerevoli
in ambito di aiuti umanitari. Infatti, assicuriamo il flusso continuo di aiuto
alimentare, che è molto costoso. Per assicurare questo flusso continuo, diamo
il denaro al PAM, il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, che acquista i
prodotti sul mercato stesso del Sudan, proprio in loco. Questo, ovviamente, fa
sì che il tutto si compia in maniera molto più rapida e che sia assicurata la
continuità della fornitura. Vi sono altri donatori al Fondo, che portano il
loro supporto agricolo. Per fortuna c’è l’Unione Europea che assicura il flusso
continuo, perché a volte ci vogliono fino a tre mesi prima che arrivi il supporto agricolo! Poichè noi, invece,
acquistiamo sul posto, possiamo distribuire gli aiuti immediatamente.
**********
LA RICCHEZZA DELLA RICERCA SCIENTIFICA E DEL
PENSIERO FILOSOFICO-TEOLOGICO
DI PADRE TEILHARD DE CHARDIN, A 50 ANNI DALLA
MORTE
- Intervista con padre Eugenio Costa -
Ricorre quest’anno il 50.mo
anniversario della morte del padre gesuita Teilhard de Chardin, nato nel 1881
in Alvernia, in Francia, e morto a New York, nel giorno di Pasqua, il 10 aprile
del 1955. Dopo aver insegnato per alcuni anni geologia e paleontologia
all’Istituto Cattolico e all’Università Cattolica di Parigi, dedicò tutta la
sua vita a ricerche nel campo della paleo-antropologia in Cina, India,
Birmania, Giava e Sudafrica. Accompagnò la sua ricerca scientifica con
l’elaborazione filosofico-teologica di un’interpretazione globale del mondo,
preoccupato di mostrare l’accordo profondo con i dati della fede cristiana. (Si
possono ricordare almeno i lavori relativi al Sinanthropus Pekinensis). Per padre
Teilhard, l’evoluzione si muove dalla materia originaria fino ai livelli più
complessi, ossia al “fenomeno umano”, la vita e la coscienza. Rientra nel disegno
di Dio che mira ad una meta finale, il punto “Omega”, che tutto guida, cioè
Cristo. Il quadro teologico è quello dell’Incarnazione e quindi della realtà di
Cristo mediatore, della divinizzazione dell’uomo, della solidarietà di tutto il
creato. Oltre ai saggi prettamente scientifici, padre Teilhard ha lasciato una
serie importante di volumi che racchiudono il suo pensiero e tra cui citiamo
“L’Hymne de l’Univers” (1964). Ma del suo pensiero ci parla, nell’intervista di
Giovanni Peduto, padre Eugenio Costa, della Compagnia di Gesù:
**********
R. – Possiamo dire che il padre
Teilhard de Chardin rimane nella storia del pensiero cristiano come un profeta
dall’occhio acuto, capace di scrutare le relazioni più misteriose fra gli
elementi del creato, in tutte le loro dimensioni, dalle microdimensioni alle
macrodimensioni, però orientando tutto e tutti alla centralità di Cristo, in
vista del quale – dice San Paolo – tutto è stato fatto e sotto il quale, come
ad un capo, tutto viene a ricomporsi. Ricordo le parole del cardinale Paul
Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, il quale dice: “La
ricerca di padre Pierre Teilhard de Chardin è stata ispirata da una duplice
passione: il fascino che gli ispirava ciò che Teilhard chiamava ‘la
consistenza’, cioè la continuazione della sua conoscenza mediante la geologia e
la paleontologia, e dunque una passione scientifica; poi la sua vocazione
sacerdotale, molto umanizzata ma non per questo priva di una risonanza mistica
e cosmica, che gli ha aperto l’intelligenza alla percezione universale.
Teilhard ha così voluto riabilitare la materia. Le sue intuizioni lo hanno
portato a considerare l’universo su una scala di totalità, a concepirlo come lo
scrigno dell’emergere della vita, in cui l’uomo e Cristo si presentano come la
“chiave delle cose”.
D. – Come si potrebbe descrivere
il metodo che Teilhard de Chardin seguì nell’ordinare coerentemente le sue intuizioni
filosofico-teologiche?
R. – In questo caso, vorrei
anche qui utilizzare parole già pronunciate, questa volta di un teologo
italiano, Carlo Molari, il quale dice così: la forza della sua intelligenza e
l’abitudine anche del suo lavoro di paleontologo, ma nello stesso tempo
l’attenzione al cammino di fede della Chiesa in rapporto con la cultura, lo
hanno condotto ad uno stile molto personale di argomentazione e di sintesi, che
in parte spiega il grande fascino esercitato da padre Teilhard. Lui stesso
definisce il suo metodo ‘fenomenologico’, nel senso che intende proporre una
riflessione sui fenomeni del cosmo, visti nella loro globalità. La sua espressione
tipica era “null’altro che il fenomeno, ma tutto il fenomeno”. I tratti
caratteristici del metodo teilhardiano sono: l’orizzonte scientifico della sua
riflessione; il fatto che egli implica sempre l’esperienza come punto di
partenza delle sue riflessioni; la globalità della sua riflessione, perché non
riguarda soltanto il fenomeno, ma il suo senso, la sua storia e la coerenza di
tutti i dati.
D. – Nell’ottobre
scorso, si è svolto alla Pontificia Università Gregoriana un convegno proprio
su Teilhard de Chardin. Padre Costa, quali sono stati gli ambiti di ricerca dei
convegnisti?
R. – Gli ambiti di ricerca sono stati quattro: la visione teologica di
Teilhard, la visione scientifica, la visione metafisica, e infine alcune
prospettive socio-politiche che si riscontrano soprattutto negli ultimi scritti
di padre Teilhard. Il convegno è stato inaugurato da una grande relazione del
cardinale Poupard, da un saluto del generale dei gesuiti, il padre Kolvenbach,
e da una breve allocuzione del padre Ghirlanda, rettore della Pontificia Università
Grego-riana. Si sono poi succeduti circa 25 oratori, soprattutto francesi e
italiani. Verranno pubblicati presto gli Atti di questo importante colloquio internazionale.
**********
ROMA, I PONTEFICI E IL LORO
TEMPO: 265 RITRATTI PER UN VIAGGIO DI 20 SECOLI
NEL LIBRO DI CLAUDIO RENDINA “I PAPI”
- Intervista con l’autore -
E’ in libreria l’ultima fatica editoriale di
Claudio Rèndina, scrittore e poeta appassionato di Roma e di storia vaticana:
il titolo del suo ultimo libro, “I Papi”, pubblicato dalla Newton &
Compton, scandaglia sia le vicende personali dei 265 Pontefici succedutisi a
capo della Chiesa, sia il loro rapporto con l’Urbe e con la vita del cosiddetto
“borgo”: un aspetto tornato in primo piano proprio agli inizi del pontificato
di Benedetto XVI. Il libro è anche uno strumento di lavoro, ricco com’è di
immagini storiche, di documenti e curiosità legati a Conclavi, Concili
ecumenici e Giubilei. Alessandro De Carolis ha incontrato l’autore e gli ha
chiesto in che modo sia nata un’opera così monumentale:
**********
R. – Quando mi sono accinto a fare un esame dei Romani
Pontefici, ho fatto uno studio particolare sulla città, sulla Roma pontificia.
E quindi, dallo studio delle caratteristiche della Roma papale, attraverso i
secoli, ho inserito uno spaccato biografico di questi personaggi. Molte volte
avevano una loro esistenza staccata dal tessuto urbano, ma indiscutibilmente
alla città facevano riferimento nella loro attività pastorale, talvolta, per
esempio, anche in veste di “costruttori” della città stessa. Il libro è nato
dunque sulla base di una ricerca approfondita, da me condotta anche nella
Biblioteca Vaticana e nell’Archivio, con il materiale di ricerca poi distillato
in una serie di dati storici e cronachistici, comprese le cosiddette curiosità
che arricchivano comunque il personaggio.
D. – Nella sua ricerca, la
sensazione è che il dato storico appaia sovente più netto rispetto a quello
magisteriale: il che, parlando di Papi, ha un rilievo importante. Come mai?
R. – In parte, perché ho effettivamente esaminato i personaggi da
un’angolazione storica, in parte perché è indiscutibile che, molte volte, la figura
del Pontefice in alcuni personaggi venga sommersa quasi dagli eventi storici
che l’hanno caratterizzata. Questo accadeva specialmente nelle epoche medievali,
quando Roma era veramente un caos, una città di 20 mila abitanti soffocata
dalle lotte baronali e non solo. In questo contesto, dunque, viene coinvolto il
personaggio-Papa con riferimenti a volte più legati alla sua fisionomia
storica, che alla sua figura e all’opera pastorale.
D. – Rimanendo nell’ambito
dell’antichità, quale Pontefice l’ha colpita di più e perché?
R. – Mi viene in mente,
senz’altro, Papa Lambertini, Benedetto XIV, perché è un Papa che si distingue nettamente
in un periodo particolarmente difficile per la Chiesa, che è nel pieno
dell’Illuminismo, nel pieno del ‘700. E’ un personaggio veramente
straordinario, per il quale io ho fatto un paragone con Giovanni XXIII:
effettivamente, Benedetto XIV dette una scossa alla Chiesa in quel periodo, con
una grande apertura di carattere sia dottrinale che umano. Stipulò concordati
con diversi Stati europei, per una tutela della Chiesa in quegli Stati.
Inoltre, cercò di aprirsi il più possibile anche alle altre Chiese. E’ l’unico
Papa, ad esempio, al quale l’Inghilterra abbia dedicato una statua, e mi pare
quanto mai significativo in una terra anglicana. Per quanto riguarda l’aspetto
umano, Benedetto XIV amava girare per quello stesso borgo di cui si è parlato
recentemente per l’attuale Pontefice. E’ indiscutibile che Benedetto XIV avesse
un rapporto molto semplice con la gente, e ricordiamo che allora era un sovrano
Pontefice. Lui, in certo modo, si toglieva la corona e andava in giro tra la
persone, parlava con loro: un fatto inconcepibile a metà del ‘700. Ci sono poi
le caratteristiche di un personaggio che non disdegnava lo svago. A Castel Gandolfo
ci andava spesso e ci andava a cavallo: anche questo aspetto ci offre una
dimensione allegra, vivace di questo personaggio.
D. – Nel suo libro è già storia
un Pontificato che è appena uscito dalla cronaca. Qual è il ritratto che
Claudio Rendina fa di Giovanni Paolo II?
R. – Giovanni Paolo II è stato
indiscutibilmente e per molti versi un grande Papa. E’ colui che, tra l’altro,
ha rinnovato in qualche modo il rapporto fondamentale tra la Cattedra di Pietro
e i fedeli, anche al di là di quelle che potevano essere le frontiere
geografiche, le frontiere della stessa Europa. Il suo, quindi, è stato un
messaggio universale.
**********
=======ooo=======
24
maggio 2005
“FIGLIO O STRUMENTO TECNOLOGICO”
:
E’ IL TITOLO DELL’EDITORIALE
DELLA RIVISTA “LA CIVILTA’ CATTOLICA”,
DEDICATO AL DIBATTITO SULL’EMBRIONE UMANO,
IN VISTA DEI PROSSIMI REFERENDUM
IN ITALIA SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA
E DOPO GLI ESPERIMENTI
DI CLONAZIONE IN GRAN BRETAGNA E IN COREA
ROMA. = “Figlio o strumento
tecnologico?” Da questo inquietante interrogativo parte l’editoriale proposto
sull’ultimo numero de “La Civiltà cattolica”, dedicato al dibattito
sull’embrione umano, in vista dei prossimi Referendum in materia di
fecondazione assistita, che si terranno il 12 e 13 giugno in Italia, e dopo le
notizie della scorsa settimana degli esperimenti di clonazione su embrioni
umani realizzati in Gran Bretagna e in Corea. “Posizioni e decisioni prese
dalle nazioni …. in questo nuovo campo di ricerca” – scrive l’editorialista -
pur variando nell’estensione e nei limiti normativi, mettono in evidenza una
situazione grave nelle società del mondo cosiddetto ‘sviluppato’ cioè la caduta
o il serio pericolo del crollo di due dei più fondamentali valori sociali: la
dignità dell’essere umano e il suo diritto alla vita dal concepimento”. “Le
pressioni di un notevole numero di scienziati e di abili tecnologi, da una
parte, e, dall’altra, una Medicina sempre più tecnologizzata….. – si legge
nell’articolo - hanno portato a dimenticare, fino a rifiutare, la reale natura
del soggetto umano al suo apparire: è stata, cioè, offuscata e negata la verità
del ‘concepito’, che è ‘figlio’. Per completare il quadro si sono aggiunte tesi
di qualche filosofo, secondo le quali l’embrione umano sarebbe un ‘insieme di
cellule’ umane, il quale, tuttavia, non costituirebbe un reale individuo umano,
ma lo sarebbe soltanto ‘in potenza’ per diventare tale a un dato momento, da
stabilire per convenzione, nel processo del suo sviluppo. Si tratta, in realtà,
- annota l’editorialista - di una grave aggressione alla più debole di tutte le
creature umane.” L’articolo ripercorre quindi “i principali tentativi di questa
aggressione” per “rivelarne la grave ingiustizia.” Dal “primo atto ufficiale contro
l’embrione umano”, agli inizii del secolo scorso, quando lo scienziato britannico
Edwards, padre tecnico della prima bambina concepita in vitro, “riconosciuti i
gravi fallimenti” della tecnica FIV, per l’”immane ecatombe di soggetti umani
allo stadio embrionale”, propugnò “la necessità di studiare la crescita in
vitro per migliorare l’alleviamento della infertilità e delle malattie
ereditarie e per approfondire altri problemi scientifici ed etici”. “Ottima, ovviamente,
l’intenzione – sottolinea l’editoriale - ma debole e pericoloso il pensiero”
che portò nel 1990 a legalizzare in Gran Bretagna la ricerca su ogni embrione
umano risultante dalla fertilizzazione in vitro, di qualunque provenienza, fino
al termine del quattordicesimo giorno dalla fertilizzazione. “Da allora –
ricorda la nota de “La Civiltà cattolica” - milioni di embrioni umani, in molte
nazioni, sotto la protezione della legge o no, sono stati privati della loro
vita e ridotti allo stato di ‘materiale da ricerca’.” Il secondo atto ufficiale
contro l’embrione è avvenuto invece nel 2001 quando un gruppo di ricercatori
della Wisconsin University, negli Stati Uniti, dimostrava la possibilità di
ottenere, dalle cellule di embrioni umani al quinto giorno circa dalla
fecondazione, dette cellule staminali embrionali, aprendo la strada alla
cosiddetta clonazione terapeutica. “Scienza e tecnologia, - conclude
l’editoriale de “la Civiltà Cattolica” - pervase da un senso di onnipotenza e
di autonomia, e appoggiate da forze politiche e sociali che hanno a
disposizione potenti e avvincenti mezzi massmediali, nonostante brillanti scoperte
e straordinari progressi, stanno dimenticando la grandezza vera dell’essere
umano, che è già presente - anche se invisibile agli occhi - in quel minimo
soggetto umano che, come dimostrano una scienza e una sapienza oggettive,
inizia il suo cammino al momento della fecondazione.” (R.G.)
STAMANE A ROMA, CERIMONIA NELLA BASILICA DI SAN
CLEMENTE
IN MEMORIA DEI SANTI CIRILLO E METODIO,
COMPATRONI D’EUROPA
CON SAN BENEDETTO.
PRESENTE FRA LE AUTORITA’ IL PRESIDENTE DELLA BULGARIA,
PARVANOV
- A cura di Jordanka Petrova -
ROMA. = Dodici secoli fa i Santi
fratelli Cirillo e Metodio, compatroni dell’Europa con San Benedetto, non solo
hanno evangelizzato i popoli slavi, ma hanno messo la base per la costruzione
di un’Europa unita. Così il presidente della Repubblica di Bulgaria, Georgi
Parvanov, durante la cerimonia svoltasi oggi nella Basilica di San Clemente, in
memoria dei due Santi fratelli. Ogni anno, il 24 maggio una delegazione - cui
partecipano rappresentanti delle autorità statali, del Santo Sinodo della
Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica insieme con la comunità bulgara a
Roma - depone una corona di fiori sulla tomba di San Cirillo a Roma ed eleva
preghiere di riconoscimento e gratitudine per la loro grande opera tra i popoli
slavi. S.E. Ilarion, metropolita di Dorostol, rappresentante del Santo Sinodo
ha guidato la preghiera ed ha ringraziato i due Santi fratelli, che hanno
forgiato la fede tra i popoli slavi. Dopo la cerimonia a San Clemente la
delegazione è stata accolta nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dal
cardinale Francis Law, arciprete della Basilica, dove i due fratelli per la
prima volta hanno celebrato la Liturgia in lingua paleo-slavo. Alla
commemorazione hanno preso parte mons. De Luca e mons. Michael Banach della
segreteria di Stato; gli ambasciatori presso la Santa Sede di Russia, Francia,
Croazia, Slovacchia, Bosnia e Herzegovina, Romania, Olanda e molti cittadini
bulgari.
PROSSIMO
VIAGGIO NEI BALCANI DI CARLA DEL PONTE,
PROCURATORE GENERALE DEL TRIBUNALE
PENALE INTERNAZIONALE,
PRIMA
DEL RAPPORTO SEMESTRALE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU.
LA
VISITA INIZIERA’ IL 2 GIUGNO A BELGRADO E PROSEGUIRA’ A ZAGABRIA E SARAJEVO
BRUXELLES. = Il procuratore generale del Tribunale penale
internazionale (TPI) per l'ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, si recherà nei
Balcani prima di presentare il prossimo 13 giugno il suo rapporto semestrale al
Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Il 2 giugno incontrerà a Belgrado il
presidente serbo Boris Tadic al quale ricorderà che - malgrado la consegna
volontaria al TPI di 15 imputati serbi e serbo-bosniaci negli ultimi mesi - i
ricercati sono ancora 10, tra cui il leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic e
il generale Ratko Mladic. Tra il 2 e il 3 giugno, Del Ponte andrà poi a
Zagabria per incontrare il premier croato Ivo Sanader. Nel caso della Croazia,
il problema si chiama Ante Gotovina, l'ex generale croato accusato dal TPI di
crimini di guerra contro i serbi della Krajina. La sua mancata consegna ha
provocato il rinvio dell'inizio delle trattative per l'adesione della Croazia
all'Unione europea, negoziati che avrebbero dovuto cominciare lo scorso marzo.
Il viaggio della Del Ponte si concluderà quindi a Sarajevo, in Bosnia, per un
incontro con le autorità internazionali. (R.G.)
ANNUNCIATE LE DATE, DAL 10 AL 14 OTTOBRE,
DELLA PROSSIMA RIUNIONE
CONTINENTALE DELLA RIIAL,
LA RETE INFORMATICA DELLA CHIESA IN AMERICA LATINA,
CHE SI TERRA’ NELLA CITTA’ BOLIVIANA DI COCHABAMBA
COCHABAMBA.
= La città boliviana di Cochabamba ospiterà la nona riunione continentale della
RIIAL, la Rete informatica della Chiesa in America Latina. La riunione avrà
luogo dal 10 al 14 ottobre prossimi. "Sarà una occasione importante per
dare impulso ai progetti già avviati e per aprire nuove strade al Vangelo in
questo territorio di missione che è la cultura digitale". Così il
presidente del Pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali, mons. John
Patrick Foley, in un messaggio inviato all'arcivescovo di Cochabamba, mons.
Tito Solari, già al lavoro per preparare la riunione della RIIAL, un organismo
voluto dal Consiglio Episcopale Latino-Americano (CELAM) e dallo stesso
Pontificio consiglio per le Comunicazioni Sociali. (A. M.)
GRAZIE AD UNA RACCOLTA FONDI PER LA
MODERNIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI
E LA MESSA A NORMA DELLA SICUREZZA E’
STATA RIAPERTA IN ZAMBIA
L’EMITTENTE DIOCESANA “RADIO MUSI –O- TUNYA”,
CHIUSA DALLE AUTORITA’ DEL GOVERNO NEL
DICEMBRE SCOSO
LIVINGSTONE.
= Nella Zambia Radio Musi -O- Tunya della diocesi di Livingstone ha ripreso le
emissioni dopo aver ottenuto la licenza di trasmissione. L'autorizzazione è
giunta dopo un’ispezione condotta da esperti del ministero dell’Informazione e
Comunicazioni, dell’Authority per le Comunicazioni, e della Zambian National
Broadcasting Corporation (ZNBC). Radio Musi -O- Tunya, diretta da don Cleus
Mwiila, fu fatta chiudere a dicembre dal ministro dell’Informazione e
Comunicazioni che aveva chiesto all’emittente di dotarsi di un generatore
elettrico, di migliorare l’impianto elettrico e di assicurare la presenza 24 ore
su 24 di una squadra di polizia. A marzo, la stazione radio ha comprato un
generatore e una sala di registrazione e sono stati compiuti lavori per
migliorare i locali e le attrezzature. Diversi cittadini di Livingstone hanno
organizzato una raccolta di fondi e hanno svolto opera di volontariato per far
sì che le trasmissioni della radio potessero riprendere. La direzione delle
Pontificie Opere Missionarie della Germania, Missio Aachen, e l’Ambasciata
finlandese, oltre alla diocesi di Livingstone hanno offerto in contributo finanziario
alla radio. (A.M.)
=======ooo=======
24
maggio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco e Donika
Lafratta -
In Iraq cinque civili, fra i
quali un bambino, sono stati uccisi da uomini armati nel villaggio di Hurriyah,
a sud di Baghdad. Nel Paese, dove è stato sequestrato un uomo di affari turco,
proseguono gli attacchi della guerriglia contro le forze di sicurezza irachene:
un nuovo attentato ha colpito stamani Baghdad. Il nostro servizio:
**********
Un ennesimo attacco suicida
contro un convoglio di agenti iracheni ha causato, stamani, la morte di 6
persone, tra le quali 5 poliziotti. L’esplosione dell’autobomba è avvenuta nel
centro di Baghdad nei pressi di una scuola. L’attentato di questa mattina si
aggiunge a quelli di ieri costati la vita ad oltre 50 persone. Il bilancio più
grave è quello del duplice attacco condotto ieri sera da due kamikaze a Tall
Afar, città settentrionale situata ad ovest di Mossul. Le persone uccise dalle
due esplosioni sono 35. Gli attentatori, a bordo di due vetture imbottite di
tritolo, si sono fatti esplodere
all’esterno dell’abitazione di uno sceicco turcomanno, nel centro di Tall
Afar. Il duplice attentato è
stato compiuto tra la gente accorsa per prestare soccorso ad alcuni feriti.
L’area, infatti, era stata teatro poco prima di un lancio di colpi di mortaio.
Nel Paese la polizia irachena ha arrestato, intanto, 428 sospetti terroristi in
seguito ad un’operazione condotta a Baghdad. Un tribunale speciale ha inoltre
condannato a morte tre uomini accusati di aver preso parte ad attacchi contro
poliziotti iracheni. Si tratta delle prime condanne capitali emesse nel Paese
contro ribelli. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, avvenuta
nell’aprile 2003, l’applicazione della pena di morte in Iraq era stata sospesa
dall’Autorità Provvisoria della Coalizione. Ma dopo il passaggio di poteri,
nell’agosto del 2004, l’allora esecutivo ad interim guidato da Iyad Allawi ha
varato una legge che ripristina la pena di morte per omicidio, sequestro di
persona, stupro e traffico di stupefacenti. Il presidente iracheno, il curdo
Jalal Talabani, ha più volte sottolineato di essere assolutamente contrario
alla pena di morte.
**********
Gli Stati Uniti continueranno a
mantenere il controllo delle operazioni militari in Afghanistan. Lo hanno
concordato il capo della Casa Bianca, George Bush, ed il presidente afghano,
Hamid Karzai, durante l’incontro di ieri a Washington. Il presidente afghano ha
anche lanciato un nuovo appello per chiedere la liberazione di Clementina
Cantoni, la cooperatrice italiana rapita nel Paese arabo lo scorso 17 maggio.
Il governo di Kabul ha reso noto, intanto, che proseguono le trattative con i
rapitori della donna. Gli operatori di telefonia attivi in Afghanistan stanno
spedendo, inoltre, un messaggio sms
ai loro abbonati per chiedere sollecita informazioni utili per ottenere il
rilascio di Clementina.
I rappresentanti di Francia,
Germania e Gran Bretagna hanno incontrato questa mattina a Bruxelles una
delegazione iraniana per preparare la riunione ministeriale prevista domani a
Ginevra. Il vertice è stato richiesto dai tre Paesi europei dopo la decisione
di Teheran di riprendere le attività di conversione dell'uranio in violazione degli accordi del novembre
2004. Intanto, l’Unione
Europea e gli Stati Uniti hanno duramente condannato la decisione del Consiglio
dei guardiani di ammettere alle presidenziali del 17 giugno solo 6 candidati,
dei 1014 che si erano presentati. Questa mattina il Consiglio ha annunciato la
riammissione di 2 candidati riformisti.
Si confermano difficili i rapporti fra la Siria e gli Stati Uniti. In
un’intervista al New York Times, l’ambasciatore Imad Moustapha ha annunciato la
fine di ogni forma di collaborazione con Washington, sul piano militare e su
quello dei servizi segreti. Si tratta – ha detto – di una risposta alle accuse
americane a Damasco di avere ospitato riunioni di Al Qaeda per pianificare gli
attentati in Iraq.
Il Parlamento uzbeko ha formato oggi una “commissione indipendente di
inchiesta” sugli scontri di Andijan, dove il 13 maggio almeno 170 manifestanti
sono morti sotto il fuoco delle forze dell’ordine, in una spietata azione
repressiva. Ma i parlamentari, che hanno promesso un’indagine “globale”, sono
in gran parte fedeli al presidente Karimov, che continua a rifiutare
l’inchiesta internazionale caldeggiata dall’Occidente.
Il presidente palestinese, Abu
Mazen, è partito questa mattina da Ramallah ed è diretto a Washington dove
dopodomani sarà ricevuto alla Casa Bianca da George Bush. Tra i temi in agenda
figurano: il rilancio della road map,
il ritiro israeliano da Gaza, la complessa questione del muro in Cisgiordania e
argomenti di carattere economico.
In Francia continua la campagna
elettorale dei fautori del ‘si’ e del ‘no’, per il referendum sulla
Costituzione europea che si svolgerà nel Paese il prossimo fine settimana.
Secondo l’ultimo sondaggio, il 54 per cento della popolazione francese si
opporrebbe al Trattato costituzionale dell’Unione. Confusione,
incertezza e recriminazioni - afferma Charles Grant, direttore del Centro per
le riforme europee di Londra - sarebbero le conseguenze di un eventuale ‘no’
della Francia alla ratifica del Trattato.
Si terranno il prossimo 18
settembre le elezioni politiche anticipate in Germania. La data non è ufficiale
ma è stata rivelata da molti tedeschi. Il voto anticipato era stato annunciato
dal cancelliere Gerhard Schroeder e dal leader socialdemocratico Franz Muentefering
dopo la disfatta subita domenica dalla Spd alle regionali nel
Nord-Reno-Vestfalia. Intanto Schroeder ha dichiarato che non intende formare
una coalizione pre-elettorale tra SPD e Verdi.
Il Prodotto interno lordo dell’Africa è cresciuto del
5,1 per cento, pur con differenze enormi da Paese a Paese. Lo afferma il rapporto
dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico,
secondo il quale il continente sta beneficiando dell’alta domanda di materie
prime, del miglioramento del management e dell’alleggerimento dei conflitti. Ma
i poveri sono fermi al 70 per cento della popolazione; questi dati non devono
dunque ingannare, come ci spiega Giulio Albanese:
**********
Non è tutto oro quello che
luccica, non fosse altro perché la quota di povertà nel continente africano è
ancora molto alta, attestandosi attorno al 70 per cento della popolazione. La
vera sfida consiste nel riconciliare la politica degli investimenti stranieri
con gli interessi della gente comune e soprattutto se per investimenti si
intende privatizzare beni essenziali come l’acqua. Il rischio è noto un po’ a
tutti: quello della svendita a compagnie straniere di immense risorse
dell’Africa. Altra questione cruciale è quella del debito. Se è vero che alcuni
governi hanno concluso accordi sulla remissione del debito con non pochi Paesi
africani, non va dimenticato che banche e privati non hanno mai fatto sconti
all’Africa, come viene ben evidenziato nell’ultimo Rapporto 2004 dell’UNCTAD,
l’Agenzia delle Nazioni Unite preposta allo studio dello sviluppo e del
commercio. Sono molto di più i soldi che l’Africa restituisce regolarmente al
Nord del mondo che quelli elargiti ai Paesi ricchi. E questo perché i governi
africani sono strangolati dagli interessi imposti dall’alta finanza. Poco
importa che si tratta di Istituti di credito internazionali o quant’altro. Quando
si parla poi di crescita percentuale del prodotto interno lordo africano
occorre considerare che i numeri da cui parte l’economia del continente Africa
sono minimali rispetto a quelli dell’Occidente. Tanto per fare un esempio, il
PIL complessivo dell’Africa Sub-Sahariana è poco più della metà di quello di
Paesi come la Spagna e il che la dice lunga sui tempi di crescita reale dell’economia
africana e soprattutto sulla questione della spartizione delle ricchezze.
Per la
Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
In Etiopia l’opposizione
minaccia di boicottare il nuovo parlamento se le denunce di presunti brogli
elettorali avvenuti in 139 circoscrizioni non saranno oggetto di inchiesta. I risultati
ufficiali del voto del 15 maggio saranno diffusi solo il prossimo 8 giugno. Sia
il partito del premier Meles Zenawi, il Fronte Democratico Popolare
Rivoluzionario (FDPR), sia la Coalizione per l’Unità e la Democrazia (CUD),
all’opposizione, hanno annunciato la vittoria.
=======ooo=======