RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
143 - Testo della trasmissione di lunedì 23 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
In corso da ieri in Kenya il Congresso annuale dell’Istituto
internazionale della stampa
In Iran ammessi alle
presidenziali del 17 giugno solo 6 candidati su oltre 1000
Clementina Cantoni è
viva e sta bene. Lo conferma il presidente afgano Karzai alla vigilia dell’incontro
con Bush
Il nuovo presidente
della Mongolia è Nambar Enkhbayar, candidato del Partito rivoluzionario del
Popolo, l’ex partito comunista.
23
maggio 2005
LA NAZIONE BULGARA
PROMUOVA IN EUROPA I SUOI VALORI CULTURALI E SPIRITUALI: E’ QUANTO HA DETTO IL
PAPA RICEVENDO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
DI BULGARIA, CHE DEFINISCE “UNO DEI PONTI TRA
OCCIDENTE E ORIENTE”
“Uno dei ponti tra Occidente e Oriente”:
così il Papa ha definito la nazione bulgara ricevendo in Vaticano il presidente
della Repubblica, Georgi Parvanov, con la consorte e il seguito. Benedetto XVI
ha sottolineato “il legame millenario di stima e di vicinanza spirituale tra
Santa Sede e popolo bulgaro” augurandosi che la nazione che sta entrando in
Europa dia testimonianza dei suoi valori. Dopo l’udienza con il Papa, Georgi
Parvanov, ha incontrato il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, e si è
recato a rendere omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II. Il servizio di Fausta
Speranza:
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Nel saluto del Papa al
presidente bulgaro c’è l’augurio che “la nazione bulgara sappia continuamente
promuovere in Europa i valori culturali e spirituali che costituiscono la sua
identità”. Il Papa incoraggia il popolo bulgaro a proseguire la sua “missione
politica e sociale”, consapevole di essere “uno dei ponti -tra Occidente e
Oriente”. La visita in Vaticano cade in occasione del tradizionale omaggio da
parte del presidente della Repubblica di Bulgaria alla tomba di San Cirillo,
che si trova nella Basilica romana di San Clemente. L’incontro, dunque, è
motivato dal ricordo dei due santi Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa. Lo
sottolinea il Papa ricordando che “hanno forgiato in una prospettiva cristiana
i valori umani e culturali dei bulgari e delle altre nazioni slave”. E –
aggiunge – si può dire che dalla loro opera evangelizzatrice è stata formata
l’Europa, questa Europa di cui la Bulgaria si sente parte pregnante”.
Benedetto XVI che ringrazia il
Paese, le autorità e la Chiesa ortodossa di Bulgaria per la vicinanza espressa
nel periodo di commiato a Giovanni Paolo II e nel momento dell’elezione del
nuovo Pontefice, manda un saluto particolare al patriarca bulgaro, Sua Santità
Maxime, sottolineando un “dovere comune”: “noi siamo chiamati – dice – a
costruire insieme un’umanità più libera, più pacifica e più solidale.
Benedetto XVI, sottolineando il
“grande affetto” che la Sede Apostolica nutre nei confronti del popolo bulgaro,
ricorda come la storia del legame millenario ha conosciuto momenti particolari
nel secolo scorso. “Come non ringraziare – afferma - la Divina Provvidenza per la capacità ritrovata del dialogo
amichevole e costruttivo dopo il lungo periodo del regime comunista?”
Ricorda l’affetto che Angelo Roncalli,
il futuro Giovanni XXIII, ha sempre
testimoniato agli abitanti del Paese in cui era allora delegato apostolico. Poi
la memoria si fa più recente e Benedetto XVI menziona la visita fatta solo tre
anni fa in Bulgaria dal suo beneamato predecessore, Giovanni Paolo II.
Ricordiamo che il 25 aprile 2005
è stato firmato l’accordo di adesione della Bulgaria all’Unione Europea (UE).
Con questa firma è stata completata la procedura formale di adesione.
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I VALORI CRISTIANI, PATRIMONIO
DELLA MACEDONIA,
INDISPENSABILI PER LA COSTRUZIONE
DELL’EUROPA:
COSI’, BENEDETTO XVI AL PREMIER
DELLA EX REPUBBLICA
JUGOSLAVA DI MACEDONIA, RICEVUTO
STAMANI IN VATICANO
- A cura di Alessandro
Gisotti -
La
Macedonia dia un contributo significativo alla costruzione dell’Europa,
ispirandosi al “suo straordinario patrimonio religioso e culturale”. E’
l’invito, ed incoraggiamento al tempo stesso, rivolto da Benedetto XVI al
premier della ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Vlado Buchkovski, ricevuto
stamani in Vaticano, in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio,
evangelizzatori dei popoli slavi. Le tradizioni e la cultura della Macedonia
permeano lo spirito del Vecchio Continente. E’ quanto sottolineato da Benedetto
XVI, che si è soffermato sul contributo dei Santi fratelli di Salonicco alla
formazione del comune patrimonio europeo. Gli Apostoli dei popoli slavi hanno
lasciato delle “tracce indelebili” nella storia della Macedonia, ha ribadito.
Hanno promosso l’edificazione “di un’autentica cultura cristiana” compiendo al
tempo stesso “dei passi per creare le condizioni favorevoli alla pace tra i
diversi popoli”.
Quei
valori di pace e fraternità, difesi senza sosta dai patroni d’Europa - i Santi
Cirillo e Metodio assieme a San Benedetto - “restano elementi indispensabili
per la costruzione di comunità solidali, aperte al progresso umano integrale”
nel rispetto della dignità di ogni essere umano. Il vostro pellegrinaggio
compiuto ogni anno alla tomba di San Cirillo, ha rilevato il Papa, fornisce
dunque “un’occasione opportuna per ritornare alle radici della storia” macedone
e per mantenere vivi gli ideali cristiani.
“Sono
convinto – ha detto ancora il Pontefice – che il modo per dar vita ad una
società davvero attenta al bene comune sia ricercare nel Vangelo le radici di
valori condivisi”. Questo è l’ardente desiderio della Chiesa, ha avvertito, che
non ha altro interesse se non quello di diffondere il “messaggio di speranza e
amore di Cristo”, messaggio che nei secoli ha ispirato tanti martiri della
fede.
BENEDETTO XVI IN PREGHIERA SULLA RELIQUIA DEL
CURATO D’ARS.
IL CUORE
INCORROTTO DEL SANTO FRANCESE, PATRONO DEI PARROCI,
A ROMA PER
IL CENTENARIO DELLA BEATIFICAZIONE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Benedetto XVI si è soffermato in preghiera stamani sulla reliquia del
santo Giovanni Maria Vianney, universalmente noto come curato d’Ars. Reliquia
che, da ieri sera a alle ore 9 di oggi, è stata nella cappella privata del
Palazzo Apostolico. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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L’omaggio del
Papa alla reliquia del curato d’Ars è uno dei momento forti nel centenario
della beatificazione del sacerdote francese, “patrono dei parroci”. La
parrocchia romana di via Lentini, dedicata al santo, ospita in questi giorni il
suo cuore incorrotto. La reliquia tornerà ad Ars mercoledì, dopo la
celebrazione di due messe nella parrocchia romana: la prima stasera da mons.
Moretti, vice-gerente per la diocesi di Roma e la seconda, domani, celebrata da
mons. Fisichella, rettore della Lateranense.
Nato nel 1786, nei dintorni di
Lione, da una famiglia di contadini, Giovanni Maria Vianney viene ordinato
sacerdote nel 1815. Tre anni dopo è ad Ars, la comunità a cui dedicherà tutta
la sua esistenza. Umile, capace di immensi sacrifici, è sempre animato dal
desiderio di essere un vero pastore. Per quarant’anni, Ars diviene un centro
d’attrazione per i fedeli di tutto il mondo: pellegrini provenienti dall’Europa
e dall’America domandano una parola di luce e di conforto al curato. La forza
della sua azione sacerdotale deriva dalla testimonianza della sua vita, povera,
penitente, pervasa dalla fede. Muore il 4 agosto 1859, all’età di 73 anni.
Beatificato nel 1905 da San Pio X, viene canonizzato nel 1925 da Papa Pio XI, e
proclamato, quattro anni dopo, patrono universale di tutti i parroci.
L’opera più bella dell’uomo, era
la sua profonda convinzione, “è quella di pregare e amare”. La preghiera,
scriveva il curato d’Ars nel suo popolare Catechismo, “nient’altro è che
l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da
una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si
diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l’anima
sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare”.
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LA CHIESA IN SPAGNA SIA COMPRESA E ACCETTATA NELLA
SUA MISSIONE
DI PROMUOVERE IL BENE COMUNE PER TUTTI: E’
L’APPELLO DI BENEDETTO XVI
IN UN
MESSAGGIO AGLI SPAGNOLI PER IL PELLEGRINAGGIO ALLA VERGINE DEL PILAR
La Chiesa in Spagna “sia
compresa ed accettata nella sua vera natura e missione perché cerca di
promuovere il bene comune per tutti”. E’ quanto auspica Benedetto XVI nel suo
messaggio ai vescovi e ai fedeli
spagnoli riuniti ieri nella piazza del Pilar di Saragozza per la Messa
celebrata in occasione del Pellegrinaggio Nazionale per il Primo Centenario
dell’Incoronazione della Vergine del Pilar ed il 150° anniversario della
proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione. Ce ne parla Sergio Centofanti:
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La Chiesa – ha sottolineato il
Papa - “cerca di promuovere il bene comune per tutti, per quanto riguarda sia le persone che la società”. Per
questo Benedetto XVI spera che la
Chiesa “sia compresa ed accettata nella
sua vera natura e missione”. Le parole del Pontefice arrivano nel pieno
dibattito in Spagna sulla laicità e mentre sta procedendo l’iter parlamentare
per l’approvazione della legge sul matrimonio tra coppie omosessuali con la
possibilità per queste di adottare bambini.
Nel suo messaggio, il Pontefice
ha riproposto la Famiglia di Nazareth come “modello per tutte le famiglie”: “
l’essere umano che nasce, cresce e si forma nella famiglia – ha ribadito - è
capace di intraprendere senza incertezze la via del bene, senza lasciarsi
disorientare da mode o ideologie alienanti della persona umana”.
Il Papa affida alla Madre di Dio
“ogni vita umana dal primo istante della sua esistenza fino al suo termine
naturale” e le chiede “di preservare ogni famiglia da qualsiasi tipo di ingiustizia
sociale e da tutto ciò che degrada la sua dignità ed attenta alla sua libertà”.
Il Pontefice si è quindi detto
consapevole del fatto che “la Chiesa cattolica in Spagna è disposta a compiere
passi decisi nei suoi progetti di evangelizzazione” ed ha aggiunto che “la
trasmissione della fede e della pratica religiosa dei credenti non può rimanere
confinata nell’ambito puramente privato” auspicando che “sia rispettata la
libertà religiosa e la libertà di coscienza di ogni persona”.
“In questo momento di
discernimento per molti cuori – scrive Benedetto XVI - voi vescovi spagnoli
dovete tornare a guardare a Colei che, con la sua totale disponibilità, ha
accolto la vita di Dio che irrompeva nella Storia”. Infine ha invitato a
“rinnovare la consacrazione della Spagna al Cuore Immacolato di Maria” perché
tutti possano contribuire “ad instaurare la civiltà dell’amore” ricordando che
Cristo non è venuto “per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per
mezzo di lui”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Sempre stamane il Papa ha
ricevuto due presuli della Conferenza episcopale del Burundi, in visita
"ad Limina” mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega, e mons. Jean
Ntagwarara, vescovo di Bubanza.
Il Santo Padre ha quindi
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Galway and
Kilmacduagh, in Irlanda, presentata da mons. James McLoughlin, per raggiunti
limiti di età.
Gli succede mons. Martin
Drennan, vescovo titolare di Acque Regie, finora ausiliare di Dublino. Mons.
Martin Drennan è nato a Pilltown nella diocesi irlandese di Ossory, il 2
gennaio 1944. A Roma, ha ottenuto la licenza in Sacra Scrittura presso il
Pontificio Istituto Biblico. E’ stato ordinato sacerdote il 16 luglio 1968. E’
stato promotore del movimento sacerdotale "Fraternitas Jesus" e
direttore della "Fraternità per i laici" di Charles de Foucauld.
Nominato il 28 maggio 1997 da Giovanni Paolo II vescovo titolare di Acque Regie
e ausiliare di Dublino, è stato consacrato il 21 settembre successivo. E’ presidente
della Commissione episcopale per la Catechesi della Conferenza Episcopale
Irlandese.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo "Si accenda nella Chiesa italiana un rinnovato
ardore di fede, di speranza e di carità": all'Angelus della solennità
della Santissima Trinità, Benedetto XVI si unisce spiritualmente ai
partecipanti al XXIV Congresso eucaristico nazionale apertosi sabato a
Bari. All'interno tre pagine dedicate all'avvenimento ecclesiale.
Nelle vaticane, la lettera di Benedetto XVI ai
vescovi spagnoli in occasione del pellegrinaggio nazionale al Santuario del
Pilar di Saragozza nel 50.mo della consacrazione della Spagna a Maria.
Le
udienze del Papa al presidente della Bulgaria e al primo ministro dell'ex
Repubblica Jugoslava di Macedonia.
Nelle
estere, Germania: crollo del partito socialdemocratico nel voto regionale in
Nord Reno-Vestfalia; il Cancelliere Gerhard Schroeder chiede di tenere in
autunno elezioni politiche anticipate.
Nella
pagina culturale, due articoli - di Armando Rigobello e di Angelo Marchesi
- sul pensiero di Paul Ricoeur tra impegno filosofico ed esperienza religiosa.
Nelle
pagine italiane, in primo piano statali: sindacati pronti ad un nuovo sciopero
generale; inopportuno per il governo.
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23
maggio 2005
SALVARE LA DOMENICA NON
E’ UN PRIVILEGIO PER NOI CRISTIANI
MA DIFESA DELL’UOMO DA MINACCIOSE SCHIAVITU’.
COSI’ MONS. BETORI
AL CONGRESSO EUCARISTICO A BARI
- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -
''Salvare la domenica, e con
essa il riposo domenicale'', che nel mondo del relativismo etico è insidiato
dagli interessi del produrre e del consumare, “non è un privilegio che
chiediamo per noi cristiani, ma la difesa dell'uomo da minacciose schiavitù''.
Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza
episcopale italiana, intervenuto questa mattina alla terza giornata dei lavori
del 24.mo Congresso eucaristico nazionale in corso a Bari. Dal capoluogo
pugliese il servizio di Mimmo Muòlo.
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La
festa è risorsa di senso per la nostra vita. Non una festa qualunque, ma una
festa cristiana, la domenica, il giorno dell’incontro con il Risorto, con la
comunità dei fedeli e con gli altri uomini. Così mons. Giuseppe Betori ha
fotografato, stamani a Bari, il significato autentico dell’Eucaristia
domenicale, fuori dalle fette di un tempo libero che finisce per essere preda,
anch’esso, delle logiche tipiche dei giorni feriali:
“‘Senza la domenica non possiamo
vivere’”. Sembra essere uno slogan, in realtà è la proclamazione delle fede
cristiana, colta nella sua specificità: nel gesto eucaristico di Gesù,
celebrato di domenica in domenica, la Chiesa confessa il mistero stesso
dell’amore senza misura del Dio amante della vita”.
Purtroppo - ha fatto notare il
vescovo – nel mondo del relativismo etico i segni cristiani vengono non
raramente estromessi della sfera pubblica e ne è vittima la stessa domenica
insidiata dagli interessi del produrre e del consumare:
“Salvare la domenica, e con essa
il riposo domenicale – fatte salve le giuste esigenze del vivere sociale – non
è un privilegio per i cristiani, ma difesa dell’uomo da minacciose schiavitù e
promozione di una socialità condivisa per tutti”.
Come rieducarsi, dunque, alla
domenica? Mons. Betori ha concluso indicando alcune piste da percorrere: “no”
alla festa come semplice distrazione ed evasione; “sì” al ritrovarsi e al
contemplarsi, all’arricchirsi culturalmente. La festa come spazio di pace,
perdono e ricostruzione dei rapporti interrotti; esercizio concreto della
misericordia. In una parola sia la festa vissuta nell’orizzonte di Dio, che si
dona al mondo in Cristo e rende più umano l’uomo stesso.
Da Bari, per la Radio Vaticana,
Mimmo Muolo.
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Ieri pomeriggio, al Congresso
eucaristico a Bari, ha svolto la sua relazione l’arcivescovo Angelo Comastri,
vicario del Papa per la Città del Vaticano. Il presule, parlando della Messa
domenicale, ha ricordato la vicenda dei martiri di Abitène, nel IV secolo, che contravvenendo ai divieti
dell’imperatore Diocleziano, andarono incontro alla morte, piuttosto che
rinunciare a celebrare il giorno del Signore. Oggi
invece in molti cristiani si è persa la consapevolezza dell’importanza della
Messa domenicale. Giovanni Peduto ne ha parlato con lo stesso mons. Comastri:
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R. – Purtroppo questo è vero. Per molti la Messa è semplicemente un rito
al quale si partecipa, ma che non incide nella vita. Invece, l’Eucaristia
domenicale deve essere un incontro con Gesù risorto che trasforma il cuore, che
accende il cuore, che rinnova la vita e immette di nuovo nella società, con una
carica di speranza straordinaria, quella carica di speranza che oggi il mondo
cerca. Oggi, una delle più grandi sofferenze della società occidentale è
proprio questa: la percezione che il tempo non abbia nessun senso, che la vita
non abbia nessun valore. E’ la domenica il momento in cui noi cristiani ci
ricarichiamo del senso della vita, che è l’incontro con Cristo risorto, ed è a
partire dalla domenica riscoperta che noi possiamo ridiventare missionari oggi.
D. – I vescovi italiani nella
loro ultima nota pastorale hanno detto che il Paese ha bisogno di riascoltare
il primo annuncio del Vangelo…
R. – E’ verissimo. Un bambino
che oggi nasce in Italia non ha la certezza di poter incontrare Cristo come un
tempo. Oggi c’è tanta gente che non sa più niente del Vangelo, non sa più
niente di Gesù Cristo. Lo si vede tra l’altro anche nelle rubriche televisive.
Quando ci sono domande di storia cristiana o anche di contenuto cristiano non
riescono a dare risposte. Ormai c’è un paganesimo di ritorno in Italia. E’
necessario rievangelizzare. E per poter avere dei missionari entusiasti, noi
abbiamo bisogno che si nutrano di una domenica riscoperta, di una domenica
vissuta intensamente.
D. – E “ripartire
dall’Eucaristia”, cosa significa?
R. – Significa ripartire
dall’esperienza di Emmaus. E’ necessario che noi accogliamo Cristo come
compagno del viaggio della nostra vita. E’ necessario che alla mensa domenicale
noi lo rivediamo spezzare il pane, noi lo risentiamo nel calore che sentì
Giovanni quando poggiò la sua testa sul suo petto, per poter uscire dal
Cenacolo con lo stesso entusiasmo dei discepoli e dire a tutti: “Noi abbiamo
incontrato Gesù Cristo e se non ci volete credere, guardate i nostri volti,
guardate la nostra vita trasformata. E’ la nostra vita che parla dell’incontro
avvenuto”.
D. – Il Papa ha chiesto a tutti
i fedeli di dare un piccolo segno, vivere quest’anno in modo significativo, il
Corpus Domini per ribadire pubblicamente la propria fede nel sacramento
dell’Eucaristia…
R. – Certamente il Corpus Domini
è un’occasione straordinaria per dire anche pubblicamente la fede. Noi dobbiamo
pensare che i grandi capolavori cristiani, come San Francesco d’Assisi, sono
nati dall’Eucaristia. E Francesco d’Assisi a chi non parla? Madre Teresa di
Calcutta, con la sua carità ha stupito il mondo, ma dove nasceva la carità?
Nasceva dall’Eucaristia. Giovanni Paolo II, un uomo che ha commosso tutti, ha
sempre detto: “Il centro della mia giornata era la Messa. Il centro della mia
giornata era l’Eucaristia”. Noi abbiamo bisogno di persone così, persone
forgiate dall’Eucaristia. Il Corpus Domini allora è il momento bello, in cui
tutta la comunità cristiana può dire la sua fede, ma soprattutto far vedere
nella propria vita il riverbero dell’Eucaristia e l’eroismo della bontà e della
carità.
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IN GERMANIA NETTA SCONFITTA DEI SOCIAL DEMOCRATICI
ALLE REGIONALI DI IERI
NEL NORD RENO WESTFALIA, DOVE ERANO AL GOVERNO DA
39 ANNI
- Intervista con Gian Enrico Rusconi -
La Germania andrà ad elezioni
politiche anticipate il prossimo autunno. Questo il risultato del voto
regionale di ieri nel Land Nord-Reno-Vestfalia, che ha sancito la vittoria dei
cristiano democratici della CDU e la disfatta dei socialdemocratici della SPD
del cancelliere Gerhard Schroeder. Il servizio di Giada Aquilino:
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Erano al governo
ininterrottamente da 39 anni i socialdemocratici nel Nord-Reno-Vestfalia, il Land più grande e popoloso della Germania. Poi ieri la
disfatta ad opera della CDU di Angela Merkel. E da Duesseldorf il terremoto
politico si è esteso fino al governo federale di Berlino: il cancelliere
Schroeder e il leader della SPD federale Muentefering non
hanno potuto far altro che annunciare elezioni politiche anticipate rispetto
alla scadenza del settembre 2006. Per la SPD infatti si è trattato
dell’undicesima sconfitta elettorale consecutiva: ai cristiano democratici è
andato il 44,8 per cento dei voti rispetto al 37,1 per cento dei
socialdemocratici. In calo anche i Verdi e i Liberali. La SPD in particolare
paga per l'insoddisfazione popolare legata al forte impatto sociale del
programma di riforme voluto da Schroeder per stimolare la crescita e ridurre la
disoccupazione. Proprio da questa protesta è nato il nuovo partito della
sinistra, l’Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale, che -
sceso in campo per la prima volta ieri - ha ottenuto il 2,2 per cento. La
leader della CDU Angela Merkel parla di storica vittoria per il proprio
schieramento e dà appuntamento al 30 maggio per la scelta del candidato alla
cancelleria che correrà alle elezioni anticipate d’autunno: non esclusa una sua
partecipazione diretta. Schroeder, invece, ha già fatto sapere che porrà entro
il 1° luglio la questione della fiducia al Bundestag, al fine di indire il voto
dopo l’estate.
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L’avanzata dei cristiano democratici è confermata anche a
livello nazionale: se si votasse domenica prossima – affermano i sondaggi di
queste ultime ore – la CDU otterrebbe il 46 per cento dei voti, mentre la SPD
precipiterebbe al 29 per cento. Sulle ragioni di questa sconfitta, Andrea
Sarubbi ha intervistato Gian Enrico Rusconi, docente di Scienza Politica
all’Università di Torino:
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R. – Da un lato, evidentemente, è risultato debole il
programma di riforma di Schroeder. E’ stato troppo compromissorio, non
sufficientemente radicale nel ritocco dello stato sociale, e ha spaventato i
ceti popolari. Dall’altra parte, le riforme pro economia erano troppo fragili,
nel senso che Schroeder, probabilmente, ha scelto una strada intermedia che ha
scontentato tutti.
D. – Per i socialdemocratici si tratta
dell’undicesima sconfitta elettorale consecutiva. Quindi, non è un calo
congiunturale, è un calo strutturale?
R. – Il governo Schroeder ha
vinto nell’altra legislatura per poco e ha puntato su questa linea di riforma
moderata. Va aggiunto che in questi ultimi mesi Schroeder ha puntato sulla
politica estera. Schroeder e Fischer puntavano infatti ad avere il seggio
permanente per la Germania al Consiglio di Sicurezza della Nato. E’ una cosa,
evidentemente, cui aspiravano per poter compensare il dissenso interno. Non
escludo che a far tendere la bilancia in negativo siano state anche le ultime
dichiarazioni della Rice che ha escluso l’assegnazione alla Germania di un
seggio permanente nell’ONU”. Quindi, è una sconfitta totale di questo governo
e, personalmente, di Schroeder che, praticamente, non ha una alternativa a se
stesso. Insomma, la coppia Fischer-Schroeder appare davvero perdente.
D. – A questo punto con le
elezioni anticipate mancano pochi mesi al voto. Che cosa può fare Schroeder in
questi pochi mesi per ribaltare la situazione?
R. – Può sposare totalmente la
linea di destra, quindi lanciando di più l’economia e abbracciando posizioni
dei cristiano-democratici, oppure può rispondere alle domande di sostegno
sociale. Si appresta a lasciare la mano ai cristiano-democratici.
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CONTINUA IN ITALIA LA CAMPAGNA PER IL NON VOTO
AL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA
- Intervista con Bruno Dallapiccola e Paola
Binetti -
Spot radio-televisivi, inserzioni su quotidiani e periodici, affissioni
pubbliche. Parte la seconda tappa della campagna informativa del Comitato
scienza e vita per il non voto ai referendum del 12 e 13 giugno sulla
procreazione assistita, che è stata presentata stamani alla stampa durante un
incontro per approfondire diverse tematiche. La prima parte si era invece
concentrata su video e volantini. Al microfono di Debora Donnini sentiamo prima
il genetista Bruno Dallapiccola e poi la neuropsichiatra Paola Binetti,
entrambi presidenti del Comitato.
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R. – Questa seconda campagna è
scendere più direttamente in campo con i nostri due punti di riferimento:
scienza e vita. Scienza, nel senso che vogliamo assolutamente portare gli
italiani nella condizione di poter affrontare i temi del referendum, sapendo
esattamente quello di cui si sta parlando. Vita, facendo riferimento
all’embrione, al concepito. Non c’è dubbio che i valori di una persona umana
non valgono secondo il suo stadio di sviluppo, ma valgono in senso assoluto.
D. – Dal punto di vista scientifico, se passassero
i referendum lei, che è un genetista, come valuta…
R. – La promessa che si sta
facendo a proposito delle cellule staminali embrionali è basata su dei concetti
che servono a catturare sicuramente l’attenzione del pubblico, ma che sono
sostanzialmente falsi. Non dimentichiamo che non c’è stata una sola malattia
curata con le cellule staminali embrionali, a fronte delle decine di migliaia
di malattie che sono state curate con le cellule staminali adulte. Però vorrei
sottolineare che nello stesso giorno in cui la stampa dava tanta enfasi sulla
clonazione umana, quella di Newcastle, la clonazione terapeutica, una notizia
fondamentale, pubblicata sul New England Journal Medicine, che è una delle più
prestigiose riviste mondiali, ha documentato come in una malattia
neurodegenerativa, la malattia di Krabbe, i pazienti che sono stati trattati
con cellule staminali dell’adulto hanno avuto la guarigione cerebrale delle
loro lesioni. Questi sono dati che ci dicono la grande versatilità di queste
cellule che noi continuiamo a difendere e si propongono come cellule di
riferimento per il trattamento di quelle malattie che attraverso il referendum
si vorrebbero curare.
D. – Dott.ssa Binetti, non so se
su questo ci siano studi, ma per un bambino che nasce cosa può comportare,
anche se nasce con la omologa, sapere di essere stato selezionato in qualche
modo fra i suoi fratelli?
R. – Ci sono degli interrogativi
forti, perché questo bambino da una parte potrebbe alimentare un senso di
ipertrofia dell’io, l’idea di dire “io sono stato scelto, perché ero meglio
degli altri”. Ma d’altra parte può alimentare anche dei forti sensi di colpa,
perché la sua vita è stata ottenuta, selezionando e, quindi, in qualche modo
eliminando quelli che avrebbero potuto essere i suoi fratelli potenziali.
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A 90 GIORNI DALLA GIORNATA MONDIALE DELLA
GIOVENTU’ DI COLONIA,
GLI STUDENTI ROMANI SI INCONTRANO PER IL LORO
“UNIVERSITY DAY”.
APPUNTAMENTO QUESTA SERA ALLE 19.00
ALL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA
- Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi -
Affidare
al Signore il cammino degli universitari verso la Giornata mondiale della
gioventù e invocare il dono dello Spirito, perché insieme possano testimoniare
che la ricerca è la via per incontrare Cristo: è lo scopo dello “University
Day”, manifestazione dedicata agli studenti romani a 90 giorni
dall’appuntamento di Colonia, al via questa sera alle 19.00 presso l’Università
La Sapienza. Sul programma dell’evento, Roberta Moretti ha intervistato mons.
Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del
Vicariato di Roma:
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R. - L’evento si struttura in
due momenti. Un primo momento nella Sala del Senato Accademico. Si tratta di un
atto accademico vero e proprio, alla presenza non solo del rettore
dell’Università di Roma La Sapienza, ma anche del pro rettore dell’Università
di Colonia. Questo è molto significativo, perché si vuole creare un rapporto
anche istituzionale tra Roma e Colonia. I giovani universitari di Roma
presenteranno a mons. Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per
i Laici, un messaggio che raccoglie le riflessioni sul rapporto tra fede e
religione, che è stato l’invito che Giovanni Paolo II ha lanciato ai giovani
nel suo messaggio per la GMG di Colonia. I giovani vogliono soprattutto dire
che non bisogna dimenticarsi mai di essere universitari, perché l’esperienza
universitaria è un’esperienza qualificante sia per se stessi, sia per il
servizio all’evangelizzazione e alla testimonianza del Vangelo.
D. – Ci sarà poi una veglia di
preghiera nella cappella universitaria …
R. – Sarà consegnata alle
Cappellanie universitarie di Roma una lampada che sarà sempre accesa fino al
giorno in cui partiremo per Colonia, anche per quegli studenti che non
parteciperanno alla GMG, ma che devono in qualche modo sentirsi partecipi di
questo cammino importante per la vita degli universitari. Successivamente, ci
sarà un momento di festa, perché sul piazzale antistante la cappella ci saranno
degli stand, e i movimenti e le associazioni ecclesiali che lavorano nella
pastorale universitaria proporranno il loro cammino di preparazione e
offriranno indicazioni su come si fa a partecipare alla GMG di Colonia. Qui,
saranno presenti alcuni cori delle regioni, da cui provengono molti ragazzi che
studiano a Roma, e ci sarà un momento di accoglienza per testimoniare che
nessuno è fuori sede, e cioè che a Roma, nella Chiesa, è veramente possibile
fare comunione e soprattutto non sentirsi soli.
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23
maggio 2005
in sudan È stato rilasciato padre Peter Ayuong
Maguin,
vicario generale dell’arcidiocesi di Khartoum,
fermato ieri mattina per aver pagato un automobile
con un
assegno scoperto. ma la diocesi della capitale,
che ha denunciato l’episodio alla magistratura,
vuole capire i reali motivi dell’arresto
KAHRTOUM.
= “Mi hanno rilasciato ieri sera” ha dichiarato alla MISNA padre Peter Ayuong
Maguin, vicario generale dell’arcidiocesi di Khartoum, confermando di essere
stato posto in libertà al termine di una lunga giornata. Dopo il fermo, una
delegazione della diocesi, guidata da padre William Ding, è partita per Wad
Medani, dove al vicario sono stati notificati gli stessi capi di imputazione
già contestatigli ad aprile. In quell’occasione, il sacerdote era stato
accusato di aver pagato l’acquisto di un’automobile con un assegno scoperto.
Tuttavia, il giudice lo aveva assolto perché nessuno dei presunti testimoni si
era recato in tribunale a confermare le accuse. Secondo la diocesi di Khartoum,
si era trattato di un tentativo del governo di entrare in possesso di un
terreno di proprietà della Chiesa nella zona residenziale di Khartoum, vicino
al Nilo, dove ora sorge una piccola fattoria, e dove altri appezzamenti sono
già stati confiscati dalle autorità. La delegazione, assieme al vicario, è
arrivata stamani intorno alle 3.30 a Khartoum. “Ora vogliamo andare in fondo a
questa storia e capire quali sono i veri motivi di quanto è accaduto e chi sono
i responsabili” - ha detto padre Ding - aggiungendo che è stata depositata
un’istanza alla magistratura di Khartoum per denunciare l’episodio. (E.B.)
LA COSTANTE DIFFUSIONE DI NOTIZIE NEGATIVE SULL’AFRICA
CAUSA IL DISINTERESSE DEGLI INVESTITORI INTERNAZIONALI,
RALLENTANDO LO SVILUPPO. COSÌ IL PRESIDENTE DEL RWANDA,
PAUL KAGAME,
IN OCCASIONE DEL
CONGRESSO ANNUALE
DELL’ISTITUTO INTERNAZIONALE DELLA STAMPA, IN CORSO DA IERI
IN KENYA
NAIROBI.
“Uno dei motivi per i quali l’Africa è incapace di attrarre sufficienti
investimenti stranieri, necessari per il nostro sviluppo, sono le notizie
negative diffuse in modo costante su di essa”. Ad affermarlo è il presidente
del Rwanda Paul Kagame in un intervento al Congresso mondiale annuale
dell’Istituto internazionale della stampa (International Press Institute-Ipi),
apertosi ieri a Nairobi, in Kenya. Alla presenza di 300 delegati provenienti da
50 Paesi, Kagame ha aggiunto: “l’Africa sta registrando importanti passi
avanti, come la soluzione dei conflitti in Burundi, Somalia, Costa d’Avorio e
Repubblica democratica del Congo, che però non sono ‘coperti’ bene dai
mass-media”. Tuttavia, proprio, il governo del Rwanda - secondo alcune
organizzazioni per la protezione della libertà di stampa – è responsabile di
intimidazioni e arresti di giornalisti indipendenti negli ultimi anni. Anche il
presidente del Kenya, Mwai Kibaki, nel saluto d’apertura del convegno, ha
sottolineato la necessità che i media africani diano più spazio alle notizie
sui cambiamenti positivi del continente. L’incontro internazionale, che durerà
tre giorni, è dedicato in particolare agli ostacoli alla libertà di
informazione in Africa e al lavoro dei media nel mondo islamico. Vi partecipa
anche l’Agha Khan, leader spirituale dei musulmani ismaeliti, che da anni
investe in progetti editoriali in Africa. L’istituto internazionale della
Stampa, nato nel 1950 negli Usa e con sede a Vienna, sostiene che il problema
più importante in Africa “resta il rifiuto dei governi di consentire ai
giornalisti di operare liberamente, in piena autonomia”. A questo si aggiunge
“l’impunità” di cui continuano a beneficiare in molti casi i responsabili degli
attacchi contro gli operatori dell’informazione. (E. B)
ITALIA-AFRICA 2005. L’INIZIATIVA
PROMOSSA DAL COMUNE DI ROMA INSIEME
AD ASSOCIAZIONI, SINDACATI, ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
ED ISTITUTI MISSIONARI ITALIANI PER MEGLIO CONOSCERE
L’AFRICA
E PROMUOVERE LA RESPONSABILITÁ VERSO QUESTO CONTINENTE
ROMA. =
42 le iniziative promosse dal Comune di Roma, in collaborazione con
associazioni, sindacati ed organizzazioni non governative, nell’ambito della
manifestazione Italia-Africa 2005. Scopo della manifestazione, giunta
quest’anno alla seconda edizione, è porre adeguata attenzione alle ingiustizie,
alle guerre e alle nuove schiavitù che oggi soggiogano miliardi di persone.
Inoltre: rafforzare l’impegno per la pace, per la giustizia e per la prosperità
per ogni essere umano e comunità. Significative, in questo senso, le parole
rivolte al clero di Roma da Benedetto XVI il 13 maggio scorso: “in questo
momento abbiamo una particolare responsabilità verso l’Africa- ha sottolineato
il Papa -. L’Africa è un continente di grandissime potenzialità, di grandissima
generosità da parte della gente, con una fede viva che impressiona. Dobbiamo
confessare che l’Europa - ha continuato il Pontefice - ha esportato non solo la
fede in Cristo, ma anche tutti i vizi del Vecchio Continente: corruzione e
violenza. Noi cristiani – ha concluso -dobbiamo fare di tutto perché arrivi la
fede e con la fede la forza di resistere a questi vizi.” Tra i promotori della
manifestazione non potevano mancare gli Istituti missionari italiani che
operano nel continente e che desiderano far conoscere l’Africa anche nella sua
realtà positiva, quella della ricchezza dei legami sociali, della solidarietà,
dell’ospitalità e della profonda religiosità. È l’Africa i cui abitanti si
sentono i veri artefici del suo domani. È l’Africa che chiede di essere vista
non tanto con gli occhi della commiserazione, ma di una dignità restituita.
Nell’ambito della manifestazione una tavola rotonda dal titolo “Liberare
l’informazione del Sud del mondo e non solo” si terrà stasera a Roma, presso la
Biblioteca Rispoli. Interverranno Roberto Morrione, direttore di Rainews 24, il
giornalista congolese Jean Leonard Touadi, il direttore dell’agenzia MISNA
Pietro Mariano Benni ed il missionario comboniano padre Venanzio Milani. (D.L.)
Un attivista per la difesa dei diritti umani e’ stato
arrestato ieri
a Damasco, in siria, dalla polizia politica del
Paese.
per il momento Non sono note le accuse
DAMASCO.
= Ieri, in un comunicato trasmesso all’agenzia di stampa Ansa, l’avvocato Anwar
Bunni, un noto attivista siriano per la difesa dei diritti umani, ha affermato
che Mohammed Radun, capo dell’Organizzazione araba per i diritti umani, è stato
arrestato a Damasco da “una pattuglia della sicurezza politica”, specificando
che le accuse a suo carico non sono state rese note. “Condanniamo questo
arresto e tutte le detenzioni di attivisti per i diritti umani” – si legge nel
comunicato – dove si rivolge un chiaro invito alle autorità affinché
“sospendano queste pratiche con le quali cercano di tornare alla cupa atmosfera
dell’oppressione”. Bunni ha riferito inoltre che la Corte suprema per la
sicurezza dello Stato siriano ha condannato a due anni e mezzo di carcere tre
militanti del Partito curdo dei lavoratori (Pkk). I tre militanti sono stati
riconosciuti colpevoli di “affiliazione a un’organizzazione segreta che cerca
di separare parte del territorio siriano e annetterlo a un Paese straniero”.
Bunni ha aggiunto che alcuni diplomatici stranieri hanno assistito alla lettura
della sentenza della Corte suprema, di fronte alla quale si sono anche riuniti
una cinquantina di manifestanti che inalberavano uno striscione con su
scritto:“la dignità di un Paese deriva dalla dignità dei suoi cittadini”. (E.
B.)
Contratto: giovani
giornalisti tra speranze e promesse non mantenute.
Dibattito oggi a Roma,
nella sede del Cnel, tra editori, direttori
e rappresentanti di
categoria, in un incontro promosso DALL’Unione
Cattolica della Stampa Italiana (ucsi)
- A cura di Roberta Gisotti -
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ROMA. = Dove andremo a lavorare, come potremo
lavorare, con quali percorsi formativi? Tre tavole rotonde coordinate da
giovani dell’UCSI che hanno posto domande che riguardano non solo il loro
futuro, e più in generale quello dell’informazione, ma dell’intera società
interessata a tutelare il ruolo del giornalismo, espressione di indipendenza e
libertà. Ad aprire i lavori Massimo Milone, presidente dell’UCSI. Questione
centrale l’accesso alla professione, in uno scenario mediatico in continua
evoluzione, dove diritti e garanzie contrattuali lasciano sempre più il posto
alla precarietà a vita e alla commistione di identità e mansioni non ben
definite, troppo spesso alibi per evadere obblighi previdenziali e
assistenziali ed indebolire il ruolo del giornalista, che reso ricattabile e
insicuro facilmente viene meno alle sue responsabilità deontologiche. Tutti
d’accordo i relatori nel riconoscere il malessere diffuso di essere
giornalista, nell’era contemporanea per eccellenza della comunicazione. Un
disagio tanto più grande per chi aspira o si ostina a voler diventare
giornalista tra mille difficoltà per ottenere il tesserino di iscrizione
all’ordine: porte sbarrate nelle redazioni, aperte solo a stagisti,
praticantati negati, corsi e scuole, università di giornalismo - spesso con
costi alti - che non garantiscono assunzioni. “Eppure oggi - ha osservato Paolo
Serventi Longhi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa -
si assiste ad una espansione incontrollata del giornalismo nelle diverse
forme”. “Sono 90 mila i giornalisti iscritti all’ordine – ha precisato Vittorio
Roidi, segretario generale dell’Ordine - di cui però massima parte, 70 mila,
sono pubblicisti, ovvero non sono contrattualizzati come professionisti”. Altro
dato inquietante è che quasi il 70 per cento di chi ha un contratto è iscritto
al sindacato, rispetto al 16 per cento di chi non ha un contratto. Quali
risposte? Nessuna soluzione magica per rimettere ordine in questo settore
trascurato da troppo tempo, con tutto beneficio di editori senza scrupoli,
interessati solo ai conti, non più al prodotto e alla qualità - ha denunziato
Serventi Longhi - lanciando un appello alle istituzioni dello Stato, perché al
di là delle appartenenze politiche sappiano garantire al giornalismo un futuro
degno nel quadro democratico delle libertà fondamentali.
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23
maggio 2005
Sei candidati. Sono gli ammessi
alle prossime elezioni presidenziali del 17 giugno in Iran. Lo ha deciso il Consiglio
dei Guardiani, organo conservatore non eletto, che ha respinto oltre mille
candidature presentate ed ha escluso dalla corsa elettorale tutti i candidati
riformisti e le donne. Ma perché queste bocciature? Giada Aquilino lo ha
chiesto ad Anmad Rafat, giornalista iraniano già presidente della stampa estera
in Italia:
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R. – C’è
un famoso articolo della Costituzione, il 115, che pone le condizioni per le
candidature e la partecipazione alle elezioni. Riguardo alle donne, il nodo sta
nell’interpretazione della parola “uomo”, intesa come essere umano o come
persona di sesso maschile. Questa volta le autorità di Teheran avevano promesso
di interpretare il termine col significato di genere umano, ma alla fine sembra
che questa promessa non sia stata mantenuta. E le donne, quindi, sono state
escluse dalla corsa elettorale. Per quanto riguarda i riformisti, i candidati
di quello schieramento erano già stati bocciati lo scorso anno alle elezioni
parlamentari e pertanto non stupisce che i loro nomi siano stati rifiutati
anche in questa occasione.
D. – Chi sono i sei candidati
ammessi?
R. - Akbar
Hashemi Rafsanjani, già due volte presidente della Repubblica ed
attualmente presidente del Consiglio per il discernimento dello Stato, uomo
forte e figura dominante dello scenario politico iraniano negli ultimi 25 anni,
dopo la rivoluzione. C’è poi un religioso che è stato presidente del Parlamento
nella passata legislatura, Mehdi Karrubi. Gli
altri quattro provengono tutti dalle file dei Guardiani della Rivoluzione: è la
prima volta che succede una cosa del genere, perché non c’è nel Paese una
tradizione di militari che tolgono la divisa, indossano il doppiopetto e
partecipano alla vita politica.
D. – A queste consultazioni, che
rappresentatività possono dare del Paese i soli sei candidati ammessi?
R. – Rappresentano la minoranza
del Paese, perché la maggioranza negli ultimi anni si era espressa a favore dei
candidati riformisti. Bisogna però tener presente che nelle scorse due
consultazioni la partecipazione alle urne è scesa moltissimo. Tutta la
componente riformista non ha votato. Nei giorni scorsi i leader riformisti
hanno dichiarato che, se i loro candidati fossero stati bocciati, avrebbero
nuovamente boicottato le elezioni presidenziali: si può immaginare quindi che
anche il 17 giugno la partecipazione alle elezioni presidenziali possa essere
molto bassa. Pertanto chiunque verrà eletto non sarà realmente rappresentativo
del Paese.
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Ancora violenze in Iraq. Una
autobomba è esplosa davanti ad un ristorante di Baghdad provocando la morte di
una persona e 52 feriti. Un collaboratore del premier al Jafaari è rimasto
ucciso, inoltre, in un agguato. Forze americane e irachene sono impegnate,
intanto, in una vasta operazione contro la guerriglia nella parte occidentale
della capitale: sono almeno 285 le persone arrestate. Sul
fronte dei sequestri, si deve poi registrare che i tre giornalisti rumeni, rilasciati ieri dalla
guerriglia, sono rientrati oggi in Romania.
In
Afghanistan, sono ore di ansia per la sorte di Clementina Cantoni, la
cooperatrice italiana sequestrata in Afghanistan, dopo la scadenza ieri
dell'ultimatum posto dai rapitori. Il governo di Kabul ha ribadito
che Clementina è viva e sta bene. L’ex re afgano, Zhair Shah, per anni in esilio in Italia e
rientrato in patria dopo la caduta dei talebani, potrebbe partecipare alle
trattative per la liberazione della donna. La vicenda è seguita da vicino
anche dal presidente afgano Hamid Karzai, giunto negli Stati Uniti per
incontrare il capo della Casa Bianca George Bush. Il nostro servizio:
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L’incontro avviene in un momento
delicato per l’Afghanistan. Nel Paese arabo è stato accolto con grande sgomento
il caso della presunta profanazione del Corano reso noto e poi smentito dalla
rivista americana ‘Newsweek’. La tensione è alta anche per le rivelazioni di
nuovi casi di abusi inflitti a detenuti afgani nel carcere di Bagram. Le
Nazioni Unite hanno diffuso un rapporto sulla vicenda definendo “inaccettabili”
i metodi adottati dai soldati statunitensi. Sul sequestro di Clementina
Cantoni, la cooperatrice italiana rapita a Kabul, Karzai non nasconde inoltre
la propria rabbia: in un’intervista rilasciata alla CNN, ha sottolineato come
“il comportamento dei rapitori non rispecchi quello del popolo afgano”. “Anche
i militari americani responsabili di abusi in Afghanistan o altrove non
rispecchiano il popolo americano”, ha aggiunto il presidente dello Stato arabo.
Un ulteriore motivo di frizione tra Kabul e Washington riguarda poi il
complesso tema della lotta alla droga: il Dipartimento di Stato americano
sostiene che il governo afgano non ha contrastato in modo efficace la
coltivazione di papaveri da oppio. Karzai ha respinto l’accusa dichiarando che
la collaborazione tra l’amministrazione centrale e locale ha determinato in
diverse aree una riduzione delle coltivazioni del 30 per cento. Altro tema
aperto resta quello della lotta al terrorismo: secondo Karzai il capo di Al
Qaeda, Osama Bin Laden, non si trova in Afghanistan.
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In Medio Oriente è stato
sventato un attentato al valico cisgiordano di Hawara: i soldati israeliani
hanno arrestato un palestinese di quindici anni sorpreso con una cintura
esplosiva. A Gerusalemme intanto la visita di Laura Bush, moglie del presidente
statunitense, è stata accolta tra le proteste degli ebrei nazionalisti e dei
musulmani. Negli Stati Uniti un gruppo di ebrei americani ha contestato,
inoltre, il premier israeliano Ariel Sharon per il discorso pronunciato ieri al
Baruch College a New York. Il primo ministro dello Stato ebraico è stato
criticato dopo aver ribadito la sua intenzione di iniziare, a metà agosto, il
ritiro degli insediamenti israeliani dalla Striscia di Gaza.
In India tre bombe
sono esplose, nelle ultime 24 ore, nella capitale New Delhi. Due ordigni sono
scoppiati ieri in due sale cinematografiche dove si proiettava un controverso
film che ha per titolo un verso sacro della religione sikh. Un’altra bomba è
esplosa stamani in prossimità di un passaggio a livello. Il bilancio complessivo,
ancora provvisorio, è di un morto e di una cinquantina di feriti. Si indaga
sulla matrice degli attentati.
La vicepremier cinese, Wu Yi, ha
annullato un incontro previsto oggi a Tokyo con il premier giapponese,
Junichiro Koizumi. Una rete televisiva giapponese,‘Tokyo Television’, ha citato
fonti governative secondo le quali Wu Yi avrebbe voluto evitare nuove
discussioni su Yasukuni, il cimitero dedicato ai soldati giapponesi morti in
guerra. Oltre ai 2,5 milioni di militari nipponici, nel santuario sono stati
seppelliti anche alcuni generali considerati in Cina dei criminali di
guerra.
Il nuovo presidente della Mongolia è Nambar Enkhbayar, l’ex premier del
Partito Rivoluzionario del Popolo. È il risultato delle elezioni di ieri, che
hanno visto la partecipazione di un milione di cittadini. Ascoltiamo Giuseppe
D’Amato:
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E’ l’ex premier Nambar Enkhbayar del Partito
Rivoluzionario del Popolo, l’ex partito comunista, il nuovo presidente della
Mongolia. Ha ottenuto il 53,4 per cento dei voti al primo turno. Secondo si è
classificato il candidato del Partito Democratico. “Dobbiamo lavorare tutti
insieme”, ha detto il vincitore. Il neo presidente ha annunciato nuove riforme
economiche, lotta alla corruzione e stipendi più alti. Estesa tre volte la
Francia, la Mongolia ha attraversato una gravissima crisi economica dopo la
fine del comunismo. Nel 2000 e nel 2001, una spaventosa carestia ha flagellato
il Paese asiatico. Un terzo della popolazione vive ancora sotto la soglia della
povertà e lo stipendio annuo si aggira sui 2600 dollari.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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In Italia, i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno
confermato la condanna a Cesare Previti per la vicenda IMI–SIR. La pena è stata
ridotta da 11 a 7 anni di reclusione. Il deputato di Forza Italia è stato
assolto, invece, dalle accuse sul Lodo Mondadori. Le cause giudiziarie
riguardano presunte tangenti che sarebbero state pagate a
giudici romani per influenzare l’esito di due diversi casi: l’assegnazione
nella causa civile IMI-SIR alla famiglia Rovelli di un maxi rimborso di circa
1000 miliardi di lire e la sentenza per il controllo della Mondadori.
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