RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 142 - Testo della trasmissione di domenica 22 maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’Angelus di oggi in Piazza San Pietro, Benedetto XVI sottolinea che il mistero della Trinità ci dice che Dio è amore, non è solitudine.  Per questo ogni uomo, immagine di Dio, si realizza nell’amore.  Il saluto del Papa al Congresso eucaristico a Bari. Con noi Armando Genovese.

 

IN PRIMO PIANO:

Nella seconda giornata del Congresso di Bari, il cardinale Ruini afferma la necessità di ripartire dall’Eucaristia per costruire un mondo in cui si possa essere felici insieme

 

La testimonianza di don Alberto Pacini, rettore della Basilica romana di Sant’Anastasia, promotore dell’adorazione eucaristica perpetua: la carità nasce dall’amicizia con Gesù

 

Convegno sulle cure per la sterilità ieri a Roma.  Ce ne parlano Aldo Isidori, Paola Binetti e Francesco D’Agostino

 

Al Festival del cinema di Cannes vince “L’Enfant”, il dolente film dei fratelli Dardenne

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale Martino oggi a Cascia per la memoria liturgica di Santa Rita

 

Uccidere un innocente è un atto estraneo all’islam e punibile con la morte: con questo decreto, i leader musulmani del Pakistan condannano i “kamikaze”

 

Cordoglio per la morte di Paul Ricoeur, filosofo cristiano francese, oppositori di tutti i totalitarismi

 

Rapporto UNICEF: in un solo mese, più di 10 mila bambini in fuga da rapimenti e violenze in Uganda

 

Nell’odierna Giornata della biodiversità, allarme per il rischio di estinzione di animali e vegetali

 

24 ORE NEL MONDO:

Cuba: nella loro prima assemblea, i dissidenti accusano il regime di Fidel Castro: è totalitario e antidemocratico.  Espulsa un’altra giornalista

 

Afghanistan: si continua a trattare per la liberazione  della volontaria italiana

 

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 maggio 2005

 

IL MISTERO DELLA TRINITA’ CI DICE CHE DIO E’ AMORE, NON E’ SOLITUDINE.

PER QUESTO OGNI UOMO, IMMAGINE DI DIO, SI REALIZZA NELL’AMORE.

COSI’ BENEDETTO XVI OGGI ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO.

IL SALUTO DEL PAPA AL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE APERTO IERI A BARI

 

Il mistero della Trinità, “supera la ragione senza contraddirla” e ci dice che “Dio è amore”: “non è solitudine, ma perfetta comunione”. Per questo ogni uomo, “immagine di Dio, si realizza nell’amore”. Con queste parole Benedetto XVI oggi all’Angelus in Piazza San Pietro ha spiegato il senso dell’odierna solennità della Santissima Trinità. Il Papa ha poi rivolto il suo saluto anche al Congresso eucaristico nazionale iniziato ieri a Bari: queste “giornate di così intensa preghiera e adorazione di Cristo Eucaristia – ha detto - accendano nella Chiesa italiana un rinnovato ardore di fede, di speranza e di carità”. Ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Di fronte a varie migliaia di fedeli giunti da tutto il mondo in Piazza San Pietro, Benedetto XVI spiega l’odierna solennità della Santissima Trinità, affermando che “nella luce del mistero pasquale si rivela appieno il centro del cosmo e della storia: Dio stesso, Amore eterno e infinito”:

 

“La parola che riassume tutta la rivelazione è questa: ‘Dio è amore’; e l’amore è sempre un mistero, una realtà che supera la ragione senza contraddirla, anzi, esaltandone le potenzialità. Gesù ci ha rivelato il mistero di Dio: Lui, il Figlio, ci ha fatto conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio. La teologia cristiana sintetizza la verità su Dio con questa espressione: un'unica sostanza in tre persone. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé”.

 

Il Papa esorta a contemplare “il mistero dell’amore di Dio partecipato in modo sublime nella Santissima Eucaristia, Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, ripresentazione del suo Sacrificio redentore”. E rivolge il suo saluto ai partecipanti al Congresso Eucaristico della Chiesa italiana, che si è aperto ieri a Bari. “Nel cuore di questo Anno dedicato all’Eucaristia – afferma – il popolo cristiano converge intorno a Cristo presente nel Santissimo Sacramento, fonte e culmine della sua vita e della sua missione”:

 

“Ogni parrocchia è chiamata a riscoprire la bellezza della Domenica, Giorno del Signore, in cui i discepoli di Cristo rinnovano nell’Eucaristia la comunione con Colui che dà senso alle gioie e alle fatiche di ogni giorno. ‘Senza la Domenica non possiamo vivere’: così professavano i primi cristiani, anche a costo della vita, e così siamo chiamati a ripetere noi oggi”.

 

In attesa di recarsi di persona domenica prossima a Bari per la Messa conclusiva del Congresso eucaristico, il Papa si dice sin da ora spiritualmente unito a questo importante evento ecclesiale:

 

“Invochiamo insieme l’intercessione della Vergine Maria, perché giornate di così intensa preghiera e adorazione di Cristo Eucaristia accendano nella Chiesa italiana un rinnovato ardore di fede, di speranza e di carità”.

 

 Quindi affida a Maria tutti i bambini, gli adolescenti e i giovani che in questo periodo fanno la loro prima Comunione o ricevono il sacramento della Cresima. Infine dopo i saluti in spagnolo, polacco e tedesco si rivolge agli italiani:

 

“Saluto i pellegrini di lingua italiana … (applausi) … sono tanti come si vede e si sente … (applausi) … Auguro a tutti buona domenica e buona festa.”

 

(applausi)

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Oggi dunque la Chiesa festeggia la Santissima Trinità: un solo Dio in tre Persone. Mistero grandissimo della fede cristiana. Giovanni Peduto ne ha parlato con padre Armando Genovese, teologo dei Missionari del Sacro Cuore:

 

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R. – La solennità della Trinità è una delle solennità più care alla liturgia della Chiesa cattolica, perché la rivelazione di Dio è avvenuta proprio attraverso la Trinità nella storia dell’uomo. Cioè: Dio si è manifestato come Padre, come Figlio e come Spirito Santo, dimostrando in questo modo di essere un’unica realtà divina. A questa realtà divina siamo legati nella fede, siamo legati nella spiritualità: a partire dal Battesimo che viene conferito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e in tutta la nostra esistenza.

 

D. – Come spiega lei il mistero della Santissima Trinità al popolo di Dio?

 

R. – Parlare della Trinità è obiettivamente difficile. Mi piace tanto l’espressione di mons. Tonino Bello quando dice che noi sommiamo le Persone divine e facciamo Uno più Uno più Uno e arriviamo a tre; mentre, invece, dice: sbagliamo la matematica, perché è: Uno per Uno per Uno, che fa sempre Uno. Cioè, occorre guardare alla finalità: il Padre è per il Figlio, il Figlio è per lo Spirito Santo, lo Spirito Santo è per il Padre. In questo abbiamo una bella immagine e anche una regola di vita. Ognuno di noi deve vivere in funzione dell’altro.

 

D. – Ma in che rapporto sono tra loro le persone della Trinità?

 

R. – Per questo, basta leggere il Credo della domenica. Il Padre e il Figlio hanno una relazione che possiamo definire sostanziale: il Padre è padre in quanto ha un figlio, e il Figlio è figlio in quanto ha un padre. Da questa relazione tra Padre e Figlio procede lo Spirito Santo che è l’amore che c’è tra i due.

 

D. – E noi, come dobbiamo rapportarci specificamente con ciascuna delle tre Persone della Santissima Trinità?

 

R. – Naturalmente, noi dobbiamo avere chiaro il fatto che la nostra relazione è principalmente con lo Spirito Santo, cioè lo Spirito Santo è la persona che attualmente è presente nella storia del mondo, nel nostro tempo. Naturalmente, per la teologia è chiaro che quando io sono in relazione con una Persona della Trinità sono in relazione con tutte e tre le Persone. Perciò in questo momento io partecipo dello Spirito Santo e nello stesso tempo faccio esperienza del Padre e del Figlio.

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 maggio 2005

 

RIPARTIRE DALL’EUCARISTIA PER COSTRUIRE UN MONDO IN CUI SIAMO FELICI INSIEME. COSI’ STAMANE A BARI IL CARDINALE RUINI NELLA SECONDA GIORNATA

DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE CHE SI SVOLGE SUL TEMA:

“SENZA LA DOMENICA NON POSSIAMO VIVERE”

- Intervista con don Alberto Pacini -

 

“L’Eucaristia è veramente il cuore della Chiesa”. In questo Sacramento, Dio si dona a noi perché noi a nostra volta possiamo donarci agli altri per “costruire un mondo nel quale si possa essere felici insieme”. E’ quanto ha detto durante la Messa stamane il cardinale Camillo Ruini, inviato speciale del Papa a Bari dove ieri pomeriggio è iniziato il 24.mo Congresso eucaristico nazionale. Un evento che vede la partecipazione di migliaia di fedeli provenienti da tutta l’Italia e che verrà suggellato dalla presenza di Benedetto XVI, domenica 29 maggio, con la celebrazione della Santa Messa di chiusura del Congresso. L’atteso appuntamento si svolge sul tema: Senza la domenica non possiamo vivere”: si tratta della famosa risposta data nel IV° secolo ai giudici dai 49 martiri della città africana di Abitène (nell’odierna Tunisia) che, contravvenendo ai divieti dell’imperatore Diocleziano, andarono incontro alla morte, piuttosto che rinunciare a celebrare il giorno del Signore. Ma sulla cronaca odierna ascoltiamo il servizio da Bari di Gaetano Vallini:

 

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Il cuore della Chiesa italiana da ieri pomeriggio batte qui a Bari, dove si è aperto il XXIV Congresso Eucaristico Nazionale. Un appuntamento importante che, nell’Anno dell’Eucaristia, vuole riproporre a tutti i credenti in particolare il senso e il valore della Domenica, giorno del Signore. Un significato ribadito stamattina, festa della Santissima Trinità, dal cardinale Camillo Ruini, inviato speciale del Papa e Presidente della Cei, nella Concelebrazione da lui presieduta in una Piazza della Libertà gremita da migliaia di fedeli per nulla intimoriti dal sole cocente. “Il Congresso Eucaristico è un evento ricco di molteplici appuntamenti – ha detto il porporato all’omelia – e questo che avete organizzato qui a Bari si caratterizza per una speciale varietà di ricchezze. Ma il suo cuore è uno solo: l’Eucaristia stessa, in particolare la grande Eucaristia festiva“. Da qui il richiamo a vivere con intensità e pienezza la Celebrazione Eucaristica:

 

“L’Eucaristia è veramente il cuore della Chiesa, il nutrimento e l’anima della vita di ogni cristiano, il luogo e il gesto nel quale riceviamo Dio stesso in dono e nel quale, pertanto, a nostra volta siamo chiamati a fare della nostra vita un dono per il Signore e per i fratelli e così, ad essere realmente felici, a costruire un mondo nel quale si possa essere felici insieme”.

 

“Nella Messa che ora celebriamo e in tutte le Messe celebrate ovunque nel Mondo – ha detto ancora il cardinale Ruini  - il mistero del Dio uno e trino si rende presente per noi e si dona a noi. Nell’Eucaristia, infatti, il Signore Gesù Cristo rende presente il suo sacrificio. La sua morte di croce, con la quale ci ha riconciliati con Dio Padre, ci ha riaperto la porta per entrare nell’amicizia di Dio, rendendoci partecipi della pienezza eterna della vita divina”.  Il cardinale ha quindi concluso con un auspicio: che questo Congresso – che vivrà il suo culmine domenica 29 con la Messa celebrata da Benedetto XVI – sia per tutti, per Bari e per l’Italia, segreto e sorgente di vita.

 

Ieri pomeriggio il Card. Ruini aveva inaugurato il Congresso con una Liturgia, sempre in Piazza della Libertà. In serata, alla Fiera del Levante, dove si svolgeranno i momenti di approfondimento, il cardinale aveva inaugurato il Villaggio giovani, un luogo di incontro, festa e preghiera all’interno del Congresso. Oggi pomeriggio, invece, si entrerà nel vivo delle riflessioni con la relazione dell’arcivescovo Angelo Comastri, Vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. In serata, è in programma la rappresentazione teatrale ispirata alla vicenda dei martiri di Abitene, “Il primo giorno dopo il sabato”. Domattina la seconda relazione, tenuta da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI.

 

Da Bari, per la Radio Vaticana, Gaetano Vallini.

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Ripartire dall’Eucaristia. E’ quanto si è proposto don Alberto Pacini, rettore della Basilica romana di Sant’Anastasia, accogliendo nel 2001 l’appello di Giovanni Paolo II a prendere il largo. Il sacerdote ha avviato più di 4 anni fa l’adorazione perpetua dell’Eucaristia nella convinzione che senza Gesù non possiamo fare nulla. Tutto nasce dall’unione con Dio. Da allora don Alberto si è fatto promotore di questa iniziativa e ora in tutta Italia sono decine le Chiese che hanno seguito il suo esempio. Nel mondo si calcola ci siano circa 2000 parrocchie, cappelle o luoghi in cui si adora l’Eucaristia giorno e notte, lungo tutto l’anno. Ma quali sono i frutti? Sergio Centofanti lo ha chiesto allo stesso don Alberto Pacini:

 

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R. – I frutti sono tantissimi. Dall’Eucaristia celebrata e vissuta dalla comunità dei fedeli, e poi adorata, nasce una nuova vitalità che non è soltanto spirituale, quindi la preghiera, ma è anche una rivitalizzazione nell’annuncio, perché i fedeli, così come è stata l’esperienza dei pellegrini di Emmaus, dal loro incontro personale con il Signore sentono profondo il desiderio di volerlo annunciare, farlo conoscere anche agli altri. Nascono frutti anche di nuove vocazioni, perché se è vero che il diffuso secolarismo porta la gente a perdersi nel vuoto, è vero anche che la riscoperta dell’incontro personale con Cristo - come  Papa Giovanni Paolo II suggeriva proprio nella Novo Millennio Ineunte – porta a riscoprire tutti i valori della vita cristiana e quindi a tendere l’orecchio anche alla chiamata del Signore. C’è poi anche l’incontro con l’Eucaristia  da parte dei lontani, che se, per un verso, non si avvicinano alla celebrazione, perché ormai qualche cosa ha creato una rottura nel loro cuore, nella Chiesa silenziosa e nel silenzio dell’adorazione rinasce, si riaccende, quella fiammella che poi diventa un riavvicinamento alla vita sacramentale. E poi nasce l’impegno missionario, la carità verso i fratelli più poveri in tutto il mondo, i gemellaggi.  Quindi, davvero, ci troviamo di fronte al fenomeno di una Chiesa che rinasce, si rivitalizza, e non si rivitalizza grazie al carisma di una persona, ma si rivitalizza grazie all’incontro personale con Gesù. In fondo, Santa Margherita Maria Alacoque diceva nelle sue riflessioni: “Il Signore mi ha detto: ‘Esponetemi nelle Chiese ed io le riempirò’”. E questo è ciò che veramente accade.  

 

D. – La nostra vita è oggettivamente piena di impegni. Come aiutare chi dice di non avere tempo per l’adorazione eucaristica?

 

R. – Solitamente noi suggeriamo questa riflessione: “Nella tua settimana tu hai 168 ore, 24 per 7. Di queste 168 offrine una soltanto a Gesù”. E questa ‘una’ ora alla settimana, offerta da ciascuno dei fedeli, moltiplicata per 350 circa – perché questo è il numero di fedeli, e non di più, che sono necessari, perché almeno due persone siano presenti in ogni ora di adorazione – è un impegno decisamente modesto per una persona. Trovare un’ora alla settimana per Dio, tutti lo possono fare e di fatto poi questo è ciò che avviene. I fedeli, nel momento in cui offrono la loro disponibilità, successivamente si trovano con il desiderio di fare ancora di più. Quindi, alla fine, e questa è la bella sorpresa, un’ora alla settimana non basta più e la persona che ha incontrato Gesù e con lui ha trascorso un’ora, desidera trascorrere ancora più tempo con Gesù.

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“LA STERILITA’ SI PUO’ CURARE. LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE NON E’ L’UNICA VIA”. QUESTO L’APPELLO IERI DA UN CONVEGNO A ROMA

- Intervista con Aldo Isidori, Paola Binetti e Francesco D’Agostino -

 

“La medicina è al servizio dell’Uomo e non viceversa” lo hanno sottolineato più volte scienziati medici e giuristi intervenuti, ieri, al convegno sulle cure per la sterilità, tenutosi nella sede di Trigoria dell’Università Campus Bio-medico. Presenti rappresentanti delle quattro maggiori facoltà di medicina romane, ovvero oltre al Campus, Tor Vergata, La Sapienza e la Cattolica. Per noi c’era Massimiliano Menichetti:

 

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“La sterilità si può curare, la fecondazione artificiale non è l’unica via”: è il punto di partenza e titolo del convegno che si è tenuto nella cornice dell’Univer-sità Campus Bio-medico di Trigoria. Un incontro che, a meno di un mese dal referendum abrogativo di parte della legge sulla fecondazione artificiale, ha rimarcato gli obbiettivi della medicina: primo fra tutti, quello della tutela della vita in ogni suo stadio. Medici e ricercatori, parlando di fecondazione artificiale, hanno evidenziato che il ricorso a tali tecniche deve necessariamente avvenire con gradualità. Aldo Isidori ordinario di Andrologia, all’Università La Sapienza Roma:

 

“E’ doveroso, come prima tappa, una diagnosi che può comportare poco tempo, al massimo qualche settimana, e poi la terapia che altrettanto può essere di breve durata. Quindi, voglio dire: prima di accedere alla fecondazione artificiale, occorre esplorare queste possibilità che sono reali, che noi verifichiamo tutti i giorni anche in coppie che erano state indicate ed avviate a procedimenti di fecondazione assistita. Mentre aspettavano il loro turno, una terapia dell’uomo o della donna, soprattutto del’uomo, perché è quello più trascurato in questi casi, queste coppie hanno avuto un concepimento naturale”.

 

Il genetista Bruno Dalla Piccola riferendosi alla forviante campagna d’informazione sull’utilizzo delle cellule staminali embrionali, ha rimarcato che “attualmente non ci sono applicazioni terapeutiche concrete”, evidenza questa affermata con forza anche da Paola Binetti, presidente del comitato Scienza e Vita:

 

“Non esiste nessuna evidenza scientifica del valore terapeutico della ricerca e dell’applicazione delle cellule staminali embrionali. Quindi, noi corriamo il rischio di produrre dati di ricerca a prezzo, però, di molte vite umane. Viceversa, esistono molte evidenze scientifiche sul fatto che le cellule staminali adulte, le cellule staminali del cordone ombelicale, stanno contribuendo efficacemente e in tempi reali alla cura di molte malattie”.

 

Sul fronte giuridico, Francesco D’Agostino presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, ha elogiato l’attuale normativa Italiana in materia di fecondazione medicalmente assistita che, se pur migliorabile - ha detto - introduce un principio di tutela per i soggetti più deboli :

 

“La legge, per la prima volta, dice di no all’eugenetica, dice di no a pratiche di selezione eugenetica a carico dei nascituri. La medicina, proprio perché ha una vocazione terapeutica, non può diventare strumento di una pratica di selezione che non ha nulla di terapeutico e di curativo ma serve semplicemente ad eliminare quelli, tra gli esseri umani, che sono i soggetti più deboli, portatori di handicap o portatori di anomalie. Si tratta davvero di una scelta di civiltà. O la medicina e la società in generale decidono di sostenere i soggetti più deboli, e in questo modo salva quel principio assoluto di civiltà che è la dignità di tutte le persone, indipendentemente dal loro status fisiologico, oppure ci avviamo alla stregua di un vero e proprio incubo”.

 

Unanime il “no” alla clonazione umana e rimarcata la necessità di normative chiare, in tal senso, sia a livello nazionale che internazionale.

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AL FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES VINCE “L’ENFANT”,

IL DOLENTE FILM DEI FRATELLI DARDENNE:

UN’INVOCAZIONE A GUARDARE VERSO GLI EMARGINATI DELLA VITA

 

Un verdetto con sorpresa, anche se rigoroso nelle scelte dei premiati, ha chiuso ieri sera il Festival del Cinema di Cannes. Vince la Palma d’oro il dolente e nobile film dei fratelli Dardenne, L’enfant. Migliori attori l’americano Tommy Lee Jones, protagonista del film del quale firma anche, per la prima volta, la regia, e l’israeliana Hanna Laslo, che invoca dal palcoscenico la pace per il Medio Oriente. Il servizio è di Luca Pellegrini.

 

 

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La giuria altamente qualificata e diversificata – quattro registi di gran fama, tre attori rinomati ed una scrittrice americana Premio Nobel – presieduta dal regista Emir Kusturica, deve aver vissuto l’assegnazione dei premi per questo 58° Festival di Cannes come una superba avventura culturale ed un entusiasmante percorso nelle più belle, ricche e curiose cinematografie del mondo.

 

Tutti i ventuno lungometraggi selezionati per il Concorso sono stati, a detta dei critici e degli esperti, all’altezza di una delle edizioni più dense degli ultimi anni. Non sono mancate sorprese, entusiasmi, certo anche divisioni nel giudizio critico, come è naturale in un Festival. Ma è stata prima di tutto una grande festa del cinema d’autore, perché di un Festival molto cinematografico, e non solo autorevole, si è trattato: a Cannes era rappresentato davvero il gotha della cinematografia.

 

La Palma della vittoria è andata ai fratelli belgi Dardenne, che già avevano vinto il massimo premio nel 1999 con il problematico Rosetta. Ne L’enfant – il film vincitore che i due registi hanno dedicato alla giornalista francese Florence Aubenas ed al suo autista, rapiti oltre cinque mesi fa in Iraq – i due registi dimostrano ancora una volta la loro capacità introspettiva e ricca di dettagli nel raccontare con naturalezza il dolore, l’emarginazione, la miseria sociale di protagonisti che non sono mai eroi, ma persone qualunque, quelle che ogni giorno possiamo incontrare, distratti, sulle nostre strade cittadine. Invocano un senso di dignitosa pietà, evocano quella consistente frangia della società che ha bisogno di attenzione e di istruzione. Un cinema verità che questa volta s’interroga sugli effetti, all’interno di una povera coppia di sbandati, della vendita di un neonato, fatta con leggerezza e non per cinismo, da un padre che prima cerca, con questo gesto, semplicemente di sopravvivere, poi di essere perdonato.

 

Tra tanti dolori e traumi, il Gran Premio della Giuria è andato per equità ad una piacevolissima commedia, Broken Flowers di Jim Jarmusch, che ha voluto dedicare questo riconoscimento a tutti i registi del Festival che sono stati capaci di seguire con coraggio il loro istinto. Si deve accontentare del Premio per la migliore regia Michael Haneke per il suo intenso e maturo Caché, che, lo ricordiamo, è stato insignito anche del Premio della Giuria ecumenica. Responsabile la scelta dell’attrice israeliana Hanna Laszlo, che ha voluto dedicare la sua Palma alla madre ed a tutti i sopravissuti dei campi di concentramento ed ha poi lanciato dal palcoscenico un forte appello alla pace per il suo Paese: “E’ giunto il momento – ha detto – di sederci, ebrei e palestinesi, ad un tavolo e parlare di pace”. Il cinema diventa così impegno e speranza, non soltanto nella finzione di uno schermo.

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CHIESA E SOCIETA’

22 maggio 2005

 

OGGI, 22 maggio, RICORRE LA MEMORIA liturgica

di Santa Rita da Cascia. una vita protesa alla perfetta imitazione

di Cristo Crocifisso e di esempIO per chi vuole avvicinarsi a Dio

 

CASCIA. = Alle 11 di oggi, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha presieduto la celebrazione in onore di Santa Rita da Cascia insieme all’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Riccardo Fontana, alla presenza della famiglia agostiniana di Cascia. Alle 17 è prevista l’Eucaristia per i benefattori del Santuario ed intorno alle 18 i secondi vespri pontificali. Vedova e madre, Rita da Cascia attraversa l’itinerario della donna di oggi con i drammi ed i problemi di una vita domestica difficile ed ardua. Fedele al coniuge e con grande spirito missionario, Rita riesce ad avvicinare a Dio un marito vissuto lontano dalla legge e dai comandamenti. Quale madre amabile, Rita si prende cura dei suoi figli e quando si accorge della loro inclinazione al male non esita a chiedere a Dio la grazia di prenderseli prima che si macchino con il peccato. Rita da Cascia è una santa popolare che ha influenzato la Chiesa del suo tempo lasciando un esempio di santità femminile che affascina e conquista. Il suo culto è contemporaneo alla sua esistenza ma prende slancio all’indomani della sua morte, avvenuta il 22 maggio 1457. La popolarità della santa, proclamata tale da Papa Leone XIII, il 24 maggio 1900, è andata crescendo nel tempo, ha superato i confini italiani raggiungendo Paesi quali la Spagna, il Portogallo, l’America latina, le Filippine e gli Stati Uniti. Ovunque è venerata come “la santa degli impossibili”, la santa alla quale si può chiedere protezione nei momenti più difficili. (D.L.)

 

 

IN  PAKISTAN I LEADER MUSULMANI CONDANNANO I KAMIKAZE.

MONS. SALDHANA, VESCOVO DI LAHORE, APPREZZA L’INIZIATIVA

 

LAHORE. = I kamikaze vanno contro l’insegnamento islamico e non sono previsti come strumento per la jihad. È quanto contenuto nel decreto emesso in Pakistan, lo scorso 17 maggio, da 58 leader musulmani di differenti scuole di pensiero. Secondo quanto riporta l’agenzia “AsiaNews”, i religiosi hanno specificato che l’editto (fatwa) si rivolge solo alla situazione pakistana e fornisce chiarimenti sull’idea diffusa che le organizzazioni religiose operino un vero e proprio lavaggio del cervello agli attentatori in cambio del paradiso. “Questa propaganda – hanno detto i religiosi – dà una cattiva immagine dell’islam. Con il decreto vogliamo evitare che gente innocente diventi strumento nelle mani dei nemici dell’islam”. Come ha riferito il mufti Muneeebur Rehman, presidente del Tanzeemul Madaris del Pakistan – un organo rappresentativo di seminari religiosi di diverse scuole di pensiero – “chiunque partecipi ad un attacco suicida pensando di avere la benedizione di Dio non può ritenersi musulmano”. Il decreto aggiunge che togliere la vita ad un innocente è punibile con la morte. “Uccidere un essere umano è estraneo all’islam” – ha detto il rappresentante musulmano – specificando che attentati a luoghi di culto e posti pubblici sono condannati dall’islam. Infine ha assicurato che nessuna istituzione religiosa che si dica musulmana può impartire insegnamenti del genere. Mons. John Saldanha, arcivescovo di Lahore, apprezza il provvedimento e chiede che iniziative del genere vengano prese anche in altri Paesi. “Anche noi, come cattolici, siamo contrari a questi attacchi di violenze - ha aggiunto mons. Saldhana - la vita è un dono sacro e non possiamo toglierla a nostro piacimento perché Dio ce lo vieta”. “Papa Giovanni Paolo II – ricorda il presule - ha promosso la civilizzazione della vita e dell’amore e noi dobbiamo fare lo stesso; il suicidio è la civilizzazione della morte”. Il vescovo ha poi ribadito l’opposizione della Chiesa ad altre forme di assassinio quali aborto e eutanasia. (E. B.)

 

 

LA SCOMPARSA DI PAUL RICOEUR, FILOSOFO CRISTIANO FRANCESE.

PROTAGONISTA DELL’ERMENEUTICA DEL SECONDO NOVECENTO.

OPPOSITORE DI TUTTI I TOTALITARISMI.

IL CORDOGLIO DEL CAPO DELL’ELISEO CHIRAC: “UN UOMO DI FEDE E CONVINZIONE”

 

PARIGI.= Il mondo della cultura piange la scomparsa di Paul Ricoeur, morto a 92 anni nella sua casa di Chatenay Malabry, alla periferia di Parigi, lo scorso venerdì. Considerato un esponente di spicco dell’esistenzialismo cristiano, Ricoeur si mise in luce anche per il suo personale apporto nel campo dell’ermeneutica novecentesca applicata alla prospettiva cristiana, diventando testimone attivo del suo tempo. Fu allievo di Gabriel Marcel, figura di spicco dell’esistenzialismo cristiano. Durante la seconda guerra mondiale venne richiamato al fronte e fatto prigioniero per cinque anni in un “lager”. Ricoeur riuscì, nonostante le difficoltà, a procurarsi numerosi libri che gli fecero conoscere Karl Jaspers, dal quale mutuò analisi e valutazioni. Poi l’incontro con Emmanuel Mounier e la filosofia del “personalismo”. Il suo orientamento si sviluppò verso l’ermeneutica, corrente nata nel XIX secolo, che riconosce nel linguaggio della religione, del mito e della poesia il significato ultimo del pensiero e della volontà. Nato nel 1913 a Valence, nel sud-est della Francia, da una famiglia protestante, il filosofo, dopo gli studi,  insegnò all’Università di Strasburgo, alla Sorbona di Parigi, a Nanterre e poi dal 1967 si trasferì in America dove rimase per 15 anni, insegnando a Chiacago, Yale e Columbia. Non mancò di criticare i totalitarismi, si oppose in particolare all’intervento francese in Algeria e non ultimo alla guerra in Bosnia nel 1992. Vasta la sua produzione, tra le opere più rappresentative:“La metafora viva” (1975),  la trilogia “Tempo e racconto” (1983), “La memoria, la storia e l’oblio” (2000). L’ultima opera risale al 2001 e si intitola “L’ermeneutica biblica”. Giovanni Paolo II lo invitò ripetutamente ai colloqui filosofici, durante l’estate, a Castel Gandolfo. “Uomo di fede e convinzione ma prima di tutto uno spirito libero, libertà che è stata per lui il segno stesso della dignità dell’uomo”, così lo ha ricordato il presidente francese Jacques Chirac che ha inoltre sottolineato come Ricoeur di fronte ai drammi della nostra epoca non abbia cessato di affermare con forza l’esigenza del dialogo e del rispetto per l’altro. (B.C.)

 

 

NORD UGANDA. IN UN SOLO MESE PIU’ DI DIECIMILA BAMBINI IN FUGA

DALLE VIOLENZE ED I RAPIMENTI DEI RIBELLI. LO DENUNCIA UN RAPPORTO DELL’UNICEF

 

KAMPALA.= Quarantamila bambini in fuga. E’ l’allarmante dato riportato dall’Unicef in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi sulla difficile situazione nel nord dell’Uganda. Il Paese africano è ogni giorno teatro di violenza e scontri tra l’esercito di Kampala e le milizie del sedicente “Esercito di Resistenza del Signore” (LRA) guidato dal leader ribelle Joseph Kony. La grave crisi ha portato migliaia di minori a fuggire dai rapimenti dei ribelli, che li arruolano, li drogano e ne fanno bambini-soldato. Costretti a vagare in cerca di assistenza spesso trovano riparo davanti ai negozi e nei parcheggi per auto. Nel rapporto dell’Unicef si legge che, a causa dello stallo politico e vista l’intensificazione degli attacchi dell’Lra, gli sfollati sono notevolmente aumentati. “Il numero dei bambini che vivono nei centri urbani - riporta l’indagine dell’agenzia delle Nazioni Unite- è passato dai 30mila di marzo ai 40mila di aprile”. (B.C.)

 

 

RISCHIO ESTINZIONE PER ANIMALI E VEGETALI. E’ L’ ALLARME LANCIATO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLA BIODIVERSITA’, CHE RICORRE OGGI,

INDETTA DAL PROGRAMMA AMBIENTE DELLE NAZIONI UNITE

 

NEW YORK. = Come ogni anno, il 22 maggio, ricorre la Giornata Internazionale per la diversità biologica, indetta dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite, un’occasione per riflettere sullo stato di salute del mondo. In base ai dati diffusi dall’Unione Mondiale della Conservazione, non mancano motivi di allarme: 1.130 specie di mammiferi sono considerate a rischio ed il 16% di esse sono minacciate in modo critico, tanto  da ipotizzare che nei prossimi dieci anni ben 184 specie potrebbero sparire. Rischiano di non sopravvivere anche 182 delle 1.194 varietà di uccelli. Numeri che fanno seriamente preoccupare soprattutto se si considera che sono in totale 15.000 le specie viventi tra animali e vegetali che scompaiono ogni anno nel mondo e quelle in pericolo 18.000, in crescita rispetto al 1996 quando erano 11.000. Per ovviare al problema, nel 1992 si è siglata a Rio de Janeiro, la Convenzione per la Biodiversità, che costituisce a livello internazionale lo strumento principale per la salvaguardia della biodiversità. Ad incidere fortemente sulla scomparsa di tante specie è per il 90% dei casi la distruzione dell’habitat e pertanto i Paesi hanno espresso l’intenzione di salvaguardare le aree protette, unica soluzione per rispettare pienamente “Obiettivo 2010”, il termine fissato e sottoscritto a Johannesburg nel 2002, che prevede una sensibile riduzione del tasso di perdita della biodiversità. L’Italia, dal 13 al 17 giugno, ospiterà la prima riunione del gruppo di lavoro sulle aree protette cui prenderanno parte i Paesi aderenti alla convenzione di Rio. La situazione nella penisola non è delle migliori, si calcola, infatti, che il 70% dei vertebrati in particolare i pesci (87,5%), anfibi (83,3%) e rettili (73,5%) sono a rischio. Per uccelli e mammiferi, il pericolo di estinzione è al 68%. Muschi ed epatiche sono in cima alla classifica delle piante, si teme che metà di esse possano sparire in tempi brevi. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 maggio 2005

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

 

Si è conclusa ieri sera a L’Avana l’Assemblea per la promozione della società civile (APSC), la prima riunione pubblica della dissidenza cubana permessa dal regime di Fidel Castro. Proprio in queste ore dovrebbe arrivare a Madrid, dopo l’espulsione da Cuba, Francesca Caferri, la giornalista di “La Repubblica”, fermata ieri, con lo stesso copione seguito venerdì per Battistini del “Corriere della Sera”. Dunque, il governo ha permesso la riunione, un evento storico per la Cuba castrista, ma ha espulso 15 persone, tra parlamentari e giornalisti stranieri. Il nostro servizio:

 

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Fidel Castro, che nei giorni scorsi aveva minacciato “una risposta dura” ai dissidenti, ha invece permesso lo svolgimento del loro congresso. Tuttavia, all’autorizzazione hanno fatto seguito severe misure repressive verso parlamentari e giornalisti stranieri. Francesca Caferri, giornalista di “La Repubblica”, giunta a L’Avana per seguire la riunione, è stata fermata ed espulsa dalla polizia cubana. L’accusa è quella di essere arrivata nel Paese con un visto turistico e di aver poi svolto attività professionale. Così, dopo l’interrogatorio da parte degli agenti, la giornalista è partita a bordo di un aereo con destinazione Madrid, da dove proseguirà per l’Italia. Stessa sorte, dunque, toccata ai tre giornalisti polacchi e al giornalista del “Corriere della Sera”, Francesco Battistini. Dal canto suo, protesta la Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ) che ha esortato Cuba a porre fine alla sua “lunga campagna contro i giornalisti indipendenti”. “Il regime cubano – ha detto il presidente dell’organismo – perde ogni credibilità e il sostegno internazionale a causa delle prepotenze e intimidazioni ai danni dei media”. Intanto, l’economista indipendente Martha Beatriz Roque, eletta per acclamazione alla presidenza dell’Associazione dei dissidenti, ha definito “un successo” la manifestazione alla quale hanno partecipato 168 rappresentati della frastagliata galassia del dissenso cubano. “Il regime di Castro è totalitario e antidemocratico. Continueremo la lotta per la democrazia” – ha aggiunto la dissidente – che ha invitato il leader maximo “a rispettare la Dichiarazione universale dei diritti umani”. Chiudendo i due giorni di lavori, inoltre, la signora Roque ha invitato il governo cubano “a liberare tutti i prigionieri politici”.

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Tra i parlamentari espulsi da Cuba, anche il deputato tedesco cristiano-democratico (UDC) Arnold Vaatz. Il nostro collega Ludwig Waldmüller gli ha chiesto quali siano stati i motivi della sua espulsione:

 

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R. – ES GAB KEINE BEGRÜNGUNG. ICH HABE MEHRFACH GEFRAGT, WAS DER GRUND ...

Non è stata data alcuna motivazione. Ho chiesto più volte quale fosse la ragione di tutta questa storia, ma non mi è stato risposto. Ho dichiarato quindi che si trattava di una violazione del diritto internazionale, il fatto di impedirmi ogni contatto con la mia ambasciata. Ma non mi è stata data nessuna spiegazione.

 

D. – Cosa significa ora tutto questo per quanto riguarda il rapporto tra l’Unione Europea e Cuba?

 

R. – DIE EUROPÄISCHE UNION MUSS ÜBERDENKEN OB ES RICHTIG WAR, DIE ...

L’Unione Europea deve riflettere sul fatto se sia stato giusto sospendere le sanzioni contro Cuba. Secondo me, si è trattato di un errore. Fidel Castro ha sfruttato questo cambiamento dell’ atteggiamento europeo per opprimere, di fatto, ancor più l’opposizione di quanto non facesse prima. Il punto è questo: cioè, che la politica dell’Unione Europea ha commesso il grande errore di identificare il regime di Cuba con Cuba stessa. E’ assolutamente indispensabile sostenere le persone coraggiose ed impegnate, che lavorano per la costruzione di una società civile: e questo l’Unione Europea non l’ha più fatto. Sono fortemente preoccupato per tutti quelli che lavorano nell’opposizione cubana. Io in quanto deputato ho una certa tutela internazionale e non mi possono trattare come vogliono. Sono invece molto preoccupato per tutte quelle persone che, prive di qualsiasi contatto con l’esterno e senza alcuna protezione legale sono ora il bersaglio preferito del regime cubano. Questo messaggio deve essere ascoltato in Europa!

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Scade alle 16.30 ora italiana, l’ultimatum dei sequestratori di Clementina Cantoni, la volontaria italiana di Care International, rapita lunedì scorso a Kabul. Il Ministro dell’Interno afgano ha riferito che la donna è viva e che i contatti con chi la tiene in ostaggio continuano. Secondo alcune fonti, il governo di Kabul sarebbe disponibile alla scarcerazione della madre del presunto sequestratore in cambio della liberazione della Cantoni. Intanto il presidente della Repubblica italiana, Ciampi, ha inviato un messaggio al suo omologo afgano Karzai, nel quale si esprime apprezzamento per l'impegno personale a favore del rilascio della volontaria e fiducia nel positivo esito della vicenda. Intanto sul campo, ieri sera nel sud est dell’Afghanistan, 12 ribelli sono stati uccisi in scontri con truppe della coalizione sotto comando americano.

 

Il governo romeno ha annunciato oggi il rilascio di tre giornalisti presi in ostaggio in Iraq il 28 marzo, ma nel Paese continuano le violenze contro alti funzionari governativi. Stamani nella zona nord occidentale di Baghdad un direttore generale del ministero del Commercio è stato ucciso da uomini armati assieme al suo autista. Mentre ieri, 12 membri del comando del ministero dell’Interno e un civile sono stati uccisi fra Samarra e Baiji, a nord della capitale, in una serie di attacchi della guerriglia. Inoltre, oggi, in un attentato suicida a nord della capitale, un soldato americano è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti. Intanto, alcuni responsabili dell’Ufficio americano della ricostruzione hanno reso noto che, dal 30 aprile 2004, 295 americani impiegati nell’opera di ricostruzione hanno perso la vita nel Paese.

 

Non ci sarà alcun rinvio nell’inizio del ritiro israeliano dalla striscia di Gaza. Ad affermarlo, secondo Radio Gerusalemme, il premier Ariel Sharon. Smentendo informazioni relative ad un lungo rinvio pubblicate stamane con grande evidenza dal quotidiano Maariv, Sharon ha ribadito che le operazioni di sgombero delle colonie di Gaza inizieranno il 16-17 agosto. Intanto il presidente palestinese Abu Mazen ha proposto ieri a Ramallah di incontrare il premier israeliano Ariel Sharon il prossimo 7 giugno. “Se vorranno un incontro quel giorno, ne saremo lieti”, ha detto Abu Mazen chiarendo le sue precedenti dichiarazioni che avevano dato l’impressione che la data del vertice fosse già fissata. Secondo fonti palestinesi, il principio di un incontro fra i due leader sarebbe stato concordato, senza fissarne i particolari.

 

In Mongolia da stamattina si vota per scegliere il nuovo presidente. Sui 2,5 milioni di abitanti, in gran parte nomadi, del grande Paese dell’Asia centrale gli aventi diritto al voto sono circa un milione. I seggi si chiuderanno alle 22.00, le 15.00 ora italiana. I risultati si conosceranno domani, se uno dei candidati supererà il 50% dei voti; altrimenti, i primi due andranno al ballottaggio. Tuttavia, in questa quarta elezione presidenziale della giovane democrazia mongola, si prevede bassa affluenza a causa dello scetticismo e dell’indifferenza dei più. Del resto, la carica di presidente è soprattutto onorifica e il potere reale è nelle mani del parlamento e del governo.

 

In Germania urne aperte stamani per le elezioni regionali nel Nordreno-Vestfalia, il Land più popoloso e importante del Paese. 13,3 milioni di elettori sono chiamati a decidere se confermare la coalizione rosso-verde del premier Peer Steinbrück o dare la fiducia allo sfidante cristiano democratico Jürgen Rüttgers. I seggi si chiuderanno alle 18.00 e subito dopo saranno resi noti i primi exit poll. Le elezioni, considerate un importante test per il governo rosso-verde del cancelliere Gerhard Schröder in vista delle elezioni politiche del 2006, hanno fatto registrare nelle prime ore di voto una scarsa affluenza alle urne.

 

Si terrà il 25 maggio il nuovo incontro tra autorità iraniane e i ministri di Francia, Germania e Gran Bretagna sul programma nucleare iraniano. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, precisando che la riunione avverrà nell’ambasciata iraniana a Ginevra.

 

Ieri a Baku, in Azerbaigian, una manifestazione non autorizzata di oppositori politici è stata interrotta  con la forza dalla polizia, che ha effettuato numerosi arresti. Secondo l’opposizione la polizia è intervenuta “brutalmente” arrestando oltre 300 persone, mentre la versione ufficiale parla di 45 fermi e nega ogni violenza. Il 6 novembre ci saranno elezioni legislative e l’opposizione già si prepara a chiedere una consultazione trasparente.

 

 

 

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