RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
140 - Testo della trasmissione di venerdì 20 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Le parole di Benedetto XVI per la consegna di una
onorificenza al fratello, mons. Georg Ratzinger
Il cardinale Sodano ha ricevuto l’ex presidente USA
Bill Clinton
Concluso stamane il seminario di studio in
Vaticano su: “Pace e liturgia: un itinerario di ricerca”
Denis Viénot è il nuovo presidente
di Caritas Internationalis.
IN PRIMO PIANO:
Nota
di padre Federico Lombardi sulla
questione dell’elettrosmog
E’
necessario riannunciare il Vangelo anche in Italia: così i vescovi italiani in
una nota pastorale
Il commento di mons. Farrell sulla conferenza del Consiglio Ecumenico delle Chiese ad Atene
Nei cinema in Italia l’ultimo episodio di “Star Wars”: con
noi Gianfranco De Turris
CHIESA E SOCIETA’:
Il commento di mons. Foley al IV Rapporto sulla pornografia,
presentato ieri in Italia dall’Eurispes
Sconcerto per la
notizia di nuovi esperimenti di clonazione umana in Gran Bretagna e Corea
Convegno all’Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo
sulle sfide dell’umanizzazione sanitaria
Eletto
il nuovo superiore generale dei Missionari Monfortani
No dell’Uzbekistan
a un’inchiesta internazionale sulle rivolte che avrebbero causato 1000 morti
Il governo afghano si
dichiara pronto ad accogliere le richieste dei rapitori di Clementina Cantoni
20
maggio 2005
RAFFORZATE I LEGAMI DI COMUNIONE TRA LE CHIESE PARTICOLARI E
LA SEDE APOSTOLICA: E’ L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI MEMBRI
DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA
ECCLESIASTICA, RICEVUTI OGGI IN VATICANO.
AI FUTURI DIPLOMATICI, IL PAPA
CHIEDE DI COLTIVARE LE DUE DIMENSIONI
DELLA CHIESA: COMUNIONE E
MISSIONE
- Servizio di Alessandro Gisotti
-
Nel
vostro servizio nella diplomazia vaticana dovete coltivare le due dimensioni
della Chiesa: la comunione e la missione. E’ la viva esortazione di Benedetto
XVI ai membri della Pontificia Accademia Ecclesiastica - istituzione per la
formazione del corpo diplomatico vaticano – ricevuti, stamani, nella Sala del
Concistoro. Per svolgere al meglio questo delicato compito, ha detto, occorre
una solida preparazione culturale, essere sacerdoti esemplari e non lasciarsi
tentare dalla logica del potere. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Impegnatevi
a “far sì che i legami di comunione delle Chiese particolari con la Sede
Apostolica siano sempre più intensi e operanti”. Il Papa esorta così i membri
della Pontificia Accademia Ecclesiastica, e specifica i compiti che sono
chiamati ad assolvere quanti lavorano nelle Rappresentanze Pontificie:
“Sia
vostra cura coltivare in voi le due dimensioni costitutive e complementari della
Chiesa: la comunione e la missione, l’unità e la tensione evangelizzatrice. Al
movimento verso il centro e il cuore della Chiesa deve corrispondere una spinta
coraggiosa che vi porti a testimoniare alle Chiese particolari quel tesoro di
verità e di grazia, che Cristo ha affidato a Pietro e ai suoi Successori”.
Queste dimensioni, aggiunge,
sono ben rappresentate dai due Apostoli Pietro e Paolo. Per questo, nel periodo
di permanenza nell’Accademia, è stato l’invito del Papa, cercate di diventare
“pienamente romani in senso ecclesiale”, fedeli alla guida pastorale del
Successore di Pietro, coltivando al tempo stesso l’anelito missionario di
Paolo. Benedetto XVI si sofferma poi sul magistero del suo predecessore: “la
testimonianza di Papa Giovanni Paolo II – constata – ha suscitato profonda eco
anche in popolazioni non cristiane”. Ciò, evidenzia, “conferma che là dove
Cristo è annunciato con la coerenza della vita, parla al cuore di tutti, anche
dei fratelli di altre tradizioni religiose”:
“Cristo non toglie nulla all’uomo, ma gli dona pienezza di vita, di
gioia, di speranza. Di questa speranza siete chiamati anche voi a “rendere ragione”,
nei diversi contesti a cui la Provvidenza vi destinerà”.
Benedetto XVI non manca di indicare le qualità che un buon diplomatico
vaticano deve possedere: certo, occorre una solida preparazione culturale. Ma
non basta: scopo fondamentale è infatti vivere la santità ed essere sacerdoti esemplari.
Il discorso del Papa si conclude con un monito: “Non lasciatevi mai tentare
dalla logica della carriera e del potere”.
**********
La Pontificia Accademia Ecclesiastica, già Pontificia Accademia dei
Nobili Ecclesiastici, fondata da Clemente XI, nel 1701, ha lo scopo di preparare,
con un corso di studi, giovani ecclesiastici al servizio diplomatico della
Santa Sede, dopo il conseguimento della laurea in diritto canonico. I suoi
Statuti furono riformati da Pio VI nel 1775, Leone XII nel 1829 e Leone XIII
nel 1879.
RINUNCIA
Negli Stati Uniti, Benedetto XVI
ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi di Pittsburgh
presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo William J. Winter.
LA
CONDANNA DI BENEDETTO XVI DELLA BARBARIE NAZISTA, IERI SERA
IN AULA PAOLO VI ALLA
PROIEZIONE DEL FILM SU GIOVANNI PAOLO II:
“KAROL, UN UOMO DIVENTATO PAPA”
- Con noi Piotr
Adamczyk ed Ennio Fantastichini -
Il
ricordo di Giovanni Paolo II, il presente del Pontificato di Benedetto XVI. In
un clima di grandi emozioni ieri sera nell’aula Paolo VI il film “Karol, un
uomo diventato Papa”, presentato dal cardinale Roberto Tucci, è stato lo spunto
per fare memoria delle aberrazioni della Seconda Guerra Mondiale. Il Santro
Padre ha condannato la violenza del nazismo e del comunismo ateo. Il servizio
di Tiziana Campisi.
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Al termine
della proiezione il Santo Padre ha voluto ricordare l’occupazione nazista della
Polonia e il genocidio degli ebrei. “Atroci crimini che mostrano tutto il male
che racchiudeva in sé l’ideologia nazista” li ha definiti il Pontefice. In quel
clima di dolore e violenza il giovane Karol Wojtyla decise di imprimere una
svolta alla propria vita rispondendo alla chiamata divina al sacerdozio. Scuote
il lungometraggio, ma per Benedetto XVI è un invito a reagire contro il male:
“La pellicola
presenta scene ed episodi che, nella loro crudezza, suscitano in chi guarda un
istintivo moto di orrore e lo spingono a riflettere sugli abissi di nequizia
che possono nascondersi nell’anima umano. Al tempo stesso, la rievocazione di
simili aberrazioni non può non ravvivare in ogni persona di retto sentire
l’impegno a fare quanto è in suo potere perché mai più abbiano a ripetersi
vicende di così inumana barbarie”
La
Seconda Guerra Mondiale, conclusasi sessant’anni or sono, ha seminato distruzione
e morte ha detto il Papa:
“Ogni
volta che un’ideologia totalizzante calpesta l’uomo, l’umanità intera è seriamente
minacciata. Col trascorrere del tempi, i ricordi non devono impallidire; devono
piuttosto farsi lezione severa per la nostra e per le future generazioni. Abbiamo
il dovere di ricordare, specialmente ai giovani, a quali forme di inaudita violenza
possano giungere il disprezzo dell’uomo e la violazione dei suoi diritti”.
Ma nella
storia dell’uomo si intreccia l’azione di Dio:
“Come
non leggere alla luce di un provvidenziale disegno divino il fatto che sulla
cattedra di Pietro ad un Pontefice polacco sia succeduto un cittadino di quella
terra, la Germania, dove il regime nazista poté affermarsi con grande
virulenza, attaccando poi le nazioni vicine, tra le quali in particolare la Polonia?
Entrambi questi Papi in gioventù - seppure su fronti avversi e in situazioni
differenti – hanno dovuto conoscere la barbarie della Seconda Guerra Mondiale e
dell’insensata violenza di uomini
contro altri uomini, di popoli contro altri popoli”.
Di
fronte al male però non c’è altra via che il perdono. Per questo Benedetto XVI
ha citato le parole che i vescovi polacchi, negli ultimi giorni del Concilio
Vaticano II, scrissero in una lettera ai vescovi tedeschi:
“Perdoniamo
e chiediamo perdono. Nell’omelia di domenica scorsa ricordavo ai neo sacerdoti
che ‘nulla può migliorare nel mondo se il male non è superato, e il male può
essere superato solo con il perdono’. La comune e sincera condanna del nazismo,
come del comunismo ateo, sia per tutti un impegno a costruire sul perdono la
riconciliazione e la pace”.
E
perdonare non significa dimenticare, ha aggiunto ancora il Papa ripensando a
quanto ha scritto Giovanni Paolo II: “Se la memoria è legge della storia, il
perdono è potenza di Dio, potenza di Cristo che agisce nelle vicende degli uomini”.
L’ultimo pensiero del Papa è andato a Maria alla quale ha affidato gli auspici
di pace portati dal cuore di ogni uomo:
“Sia
Lei, la Regina della pace, a confortare gli sforzi generosi di quanti intendono
impegnarsi nell’edificazione della pace vera sui saldi pilastri della verità,
della giustizia, della libertà e dell’amore”
Alla
proiezione del film ha preso parte anche il cast del film al quale sono andati
gli apprezzamenti di Benedetto XVI. L’attore protagonista Piotr Adamczyk:
“Sono
molto, molto emozionato. Ogni volta che rivedo la pellicola mi sento molto toccato.
Mi commuove sempre”.
E questo
il commento di Ennio Fantastichini che ha interpretato il ruolo di Nowak,
compagno di lavoro di Wojtyla negli anni in cui fu operaio in una cava:
“Una
grande emozione. Il dolore sempre di attraversare la storia anche se in una zona
di riproduzione, questo ogni volta è dilaniante per cui credo che sia sempre
una grande lezione per battersi per la pace”.
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LA GRATITUDINE DI
BENEDETTO XVI PER L’ALTA ONORIFICENZA CONCESSA DALL’AUSTRIA AL FRATELLO, MONS.
GEORG RATZINGER, PER MERITI MUSICALI.
LA MUSICA
SACRA E IL CANTO, HA RIBADITO IL PAPA,
ONORANO IL MESSAGGIO DEL BUON DIO
- A cura di Alessandro De Carolis -
Una
onorificenza per una vita dedicata alla musica sacra, in quella “culla” delle
sette note rappresentata dall’Austria. A riceverla ieri è stato mons. Georg
Ratzinger, fratello di Benedetto XVI, il quale ha voluto presenziare ieri
pomeriggio, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, alla consegna della “Croce d’onore
di prima classe”, con la quale mons. Ratzinger è stato insignito
dall’ambasciatore austriaco presso la Santa Sede, Helmut Turk. “Trovo bello
proprio il fatto che mio fratello, che per 30 anni si è impegnato così tanto
per la musica sacra nel Duomo di Ratisbona e nel resto del mondo, riceva un riconoscimento
da parte tanto competente”, ha commentato al termine della cerimonia il Papa,
che ha scherzato ricordando come il suo segretario gli avesse detto: ‘Ora, caro
Santo Padre, è suo fratello la persona più importante’”
“Mio
fratello l’ha già detto: ‘l’Austria è in modo molto particolare un Paese della
musica’. Chi pensa all’Austria – ha proseguito Benedetto XVI - pensa innanzitutto
alla bellezza della creazione, che il
Signore ha donato a questo nostro Paese
vicino. Pensa alla bellezza degli edifici, alla cordialità delle persone, ma anche
e soprattutto alla musica, i cui grandi nomi sono già stati fatti, e anche
all’esercizio della musica”. E nel fare i nomi dei Piccoli cantori di Vienna, i
Wiener Philharmoniker, e il Festival di Salisburgo, il Papa ha ringraziato “di
tutto cuore” le autorità austriache per aver voluto onorare così suo fratello. “Immagino
– ha concluso il Pontefice - che anche per la nuova generazione di cantori del
Duomo, istruiti dal Maestro di Cappella, sia motivo di gioia e di incoraggiamento
il fatto che venga riconosciuto un lavoro di trenta anni e che ciò li possa
aiutare, in questo tempo in cui ne abbiamo particolarmente bisogno, a onorare
il messaggio del buon Dio e a condurre gli uomini alla gioia con nuovo slancio
ed entusiasmo”.
SOLIDARIETA’ PER IL SUD EST ASIATICO, FONDI ALLO
SVILUPPO
E LOTTA ALL’AIDS IN AFRICA: QUESTI I TEMI AL
CENTRO DEL COLLOQUIO
IN
VATICANO TRA IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO,
ANGELO
SODANO, E L’EX PRESIDENTE AMERICANO, BILL CLINTON
- A cura di Alessandro Gisotti -
Promozione
della solidarietà nel sudest asiatico, colpito dallo tsunami, fondi allo
sviluppo e lotta contro l’Aids nel continente africano: questi temi chiave del
colloquio di stamani, in Vaticano, tra il cardinale segretario di Stato, Angelo
Sodano, e l’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton. In una
nota del direttore della Sala Stampa Vaticana, Navarro-Valls, spiega che
Clinton si è recato in Vaticano per informare sull’attività affidatagli dal
Segretario Generale dell’Onu per promuovere la solidarietà internazionale in
favore delle popolazioni asiatiche colpite dallo tsunami. Dal canto suo,
il cardinale Sodano ha descritto all’ex Capo di Stato americano l’impegno della
Santa Sede in questa emergenza umanitaria.
Successivamente, Clinton ha incontrato
l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor
Unum. Il presule ha esposto in modo particolareggiato l’opera umanitaria
svolta dalle varie istituzioni cattoliche sparse nel mondo. In tale occasione,
ci si è anche soffermati su altre due problematiche dell’epoca attuale: il
contributo degli Stati per i Paesi sottosviluppati e la lotta contro l’AIDS,
soprattutto in Africa.
UNA NOTA PASTORALE SULLA
LITURGIA COME GRANDE SCUOLA DI PACE,
ANNUNCIATA DAL CARDINALE MARTINO A CONCLUSIONE STAMANE DEL
SEMINARIO
DI STUDIO IN VATICANO SU: “PACE E LITURGIA: UN ITINERARIO
DI RICERCA”
L’avvio di un fecondo rapporto
tra studiosi di liturgia e studiosi di dottrina sociale ed esperti di scienze
umane è stato indicato dal presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e
Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, come uno dei frutti più promettenti
del Seminario di studi su “Pace e Liturgia. Un itinerario di ricerca”,
conclusosi stamani in Vaticano dopo due giorni di lavori cui hanno partecipato
una cinquantina dei massimi esperti mondiali in materia. Il servizio è di Paolo
Scappucci:
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Promossa dal dicastero vaticano,
in collaborazione con quella prestigiosa fucina di studi liturgici che è il
Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, l’assise si proponeva di approfondire e
promuovere l’intimo legame tra le celebrazioni liturgiche e l’impegno sociale e
politico per la pace. I lavori di questi due giorni hanno di fatto collegato – anche secondo gli auspici di Benedetto
XVI nel telegramma inviato ai partecipanti – l’approfondimento teologico con le questioni relative alla vita
pastorale delle comunità ecclesiali, quotidianamente chiamate a confrontarsi con le problematiche dei conflitti,
della guerra e della pace e con tutte le sottostanti cause della povertà, dello
sfruttamento, dell’oppressione, degli odi etnici e razziali.
E proprio come seguito del
Seminario, il cardinale Martino ha annunciato l’impegno del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace
di elaborare e rendere pubblica una Nota
pastorale che illustri i misteri liturgici come essenzialmente eventi di pace:
la liturgia come grande scuola di pace, capace di formare ed educare alla pace
e come ambito di discernimento cristiano e comunitario sulle responsabilità
connesse alla promozione della pace.
In precedenza, questa mattina,
il prof. Paul De Clerck dell’Istituto Cattolico di Parigi, in un esame
dettagliato dei testi liturgici delle preghiere per la pace dal III secolo fino
ad oggi, aveva ricordato la sollecitudine della Chiesa antica di pregare per i
propri persecutori; preoccupazione poi rimasta costante fino ai nostri giorni.
Oggi, secondo l’illustre liturgista, occorre una ripresa creativa e non semplicemente
ripetitiva di tali testi liturgici, attualizzandoli nel contesto mondiale
contemporaneo. Il benedettino belga,
Thomas Pott, gli aveva fatto eco sottolineando che la relazione tra pace e
liturgia non è solo essenziale, ma costituisce anche il cuore della missione
della Chiesa. Di fronte alle inevitabili difficoltà non bisogna scoraggiarsi,
semmai tornare sulla via che è Cristo stesso, cioè tornare alla “riforma
liturgica”, non tanto nel senso di riforma del rito, ma di noi stessi come soggetti
liturgici, templi dello Spirito e pane per il mondo, cosicché la liturgia diventi
veramente il Regno della Pace.
Nel corso di una tavola rotonda
dal titolo “Pace e liturgia: itinerari pastorali e culturali”, la professoressa
Simona Beretta della Cattolica di Milano aveva sottolineato, ieri pomeriggio,
la necessità di misurarci senza scorciatoie con la questione dello sviluppo e
dello sradicamento della povertà, che sono “l’altro nome della pace”. Il diffuso
senso di impotenza e la disillusione al riguardo – secondo la sua analisi –
hanno solo due vie d’uscita: il cinismo, che facilmente diventa violenza o
disperazione, oppure un desiderio drammatico che si fa grido, ma è aperto alla
speranza di una risposta. Citando Peguy (“Per sperare bisogna aver ricevuto una
grande grazia”), la professoressa Beretta ha affermato che la grazia è la
presenza viva di Cristo nella liturgia, che non elimina la contraddizione ma la
salva, destando, tenendo vivo ed esaudendo il nostro desiderio di senso, di
pace e di giustizia.
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DENIS VIÉNOT E’ IL
NUOVO PRESIDENTE DI CARITAS INTERNATIONALIS.
SUCCEDE ALL’ARCIVESCOVO FOUAD EL HAGE, SCOMPARSO
RECENTEMENTE.
GIA’ ALLA GUIDA DI CARITAS EUROPA, VIÉNOT E’ IL
PRIMO LAICO
A DIVENTARE PRESIDENTE DI CARITAS INTERNATIONALIS
Denis
Viénot, presidente di Caritas Europa, è il nuovo presidente di Caritas
Internationalis. La nomina è stata decisa il 18 maggio scorso dal consiglio
direttivo dell’organismo umanitario cattolico. Viénot succede nell’incarico
all’arcivescovo Fouad El Hage, scomparso recentemente. Nato 59 anni fa a
Parigi, il nuovo presidente di Caritas Internationalis è a capo di Caritas
Europa dal 1999. Viénot è il primo laico presidente di Caritas Internationalis.
Sposato con due figlie, parla francese, inglese e spagnolo. Assunto l’incarico,
ha dichiarato che continuerà con impegno la missione di Caritas in favore dei
più deboli nel segno della solidarietà e della giustizia. Un compito ancor più
importante, ha sottolineato, in questo anno che vedrà la valutazione degli
sforzi compiuti per centrare gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite.
Membro del Pontificio Consiglio Cor Unum, Caritas Internationalis – con
la sua rete di 162 organismi locali – gode dello stato consultivo in numerose
organizzazioni internazionali come Fao, Unsesco, Unicef e Consiglio d’Europa. (A.G.)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina; Benedetto XVI
nell’Aula Paolo VI alla proiezione del film “Karol un uomo diventato Papa”: La
testimonianza di Giovanni Paolo II ravvivi in tutti il proposito di operare al
servizio di una decisa azione di pace in Europa e nel mondo intero.
Nelle vaticane, il discorso del
Papa alla Pontificia Accademia Ecclesiastica. Siate sacerdoti secondo il cuore
di Cristo – ha detto il Santo Padre -, non lasciatevi mai tentare dalla logica
della carriera e del potere.
Nelle estere, l’intervento della
Santa Sede, a Cracovia–Auschwitz, in occasione di un Seminario dei ministri
dell’educazione dei Paesi firmatari della Convenzione culturale europea,
dedicato al tema: “L’insegnamento della memoria ed il patrimonio culturale”.
Bosnia ed Erzegovina: ancora una
volta una fossa comune restituisce l’orrore di Srebrenica.
La visita dell’ex presidente
degli Stati Uniti, William J. Clinton, in Vaticano.
Nella pagina culturale, un articolo
di Armando Rigobello dal titolo “Agostino, la verità e l’impegno della
ricerca”: una nuova edizione di “Contro gli Accademici”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema dell’economia. L’Unione Europea annuncia la procedura per deficit
eccessivo; il Governo appronta misure anti-crisi.
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20
maggio 2005
NOTA DEL DIRETTORE, PADRE FEDERICO LOMBARDI,
SULLA DECISIONE DEL GIP DI ROMA, SECCHI,
DI ESEGUIRE UNA PERIZIA EPIDEMIOLOGICA
NELLA ZONA DI CESANO SULLA QUESTIONE
DELL’ELETTROSMOG
E’ stata resa pubblica, ieri,
un’ulteriore disposizione nel quadro dei procedimenti giudiziari che
coinvolgono la Radio Vaticana per le note questioni delle emissioni
elettromagnetiche del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Il GIP del
Tribunale di Roma ha deciso infatti per l’incidente probatorio e per una
perizia epidemiologica sull’incidenza della mortalità da leucemia nell’area
oggetto d’indagine, che coinvolge anche la Marina Militare italiana. Il
commento del nostro direttore dei Programmi, padre Federico Lombardi.
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In
questo caso, non si tratta del procedimento per i disturbi causati dalle emissioni,
procedimento giunto recentemente alla sentenza di primo grado del Tribunale,
sentenza di cui si attende ancora la pubblicazione delle motivazioni e che
verrà impugnata dalla Radio Vaticana con il ricorso in appello. Si tratta
invece del procedimento per “omicidio colposo”, che riguarda cioè un presunto
rapporto fra le attività della Radio Vaticana e alcuni casi di morte per
leucemia infantile verificatisi negli anni scorsi. Tale procedimento riguarda
non solo la Radio Vaticana, ma anche il Centro della Marina Militare di Santa
Rosa e si trova in fase di “incidente probatorio”, nel quadro delle indagini
preliminari.
Con il provvedimento in oggetto,
il Giudice per le indagini preliminari (GIP), Zaira Secchi, dispone l’avvio di
una perizia di natura epidemiologica per acquisire eventuali elementi utili per
questo procedimento. Si tratterà di studiare l’incidenza delle leucemie infantili
e la mortalità in adulti e bambini per leucemia e per altri tumori del sistema
emolinfopoietico in un’area di raggio di sei chilometri dalle antenne della
Radio e della Marina. Il GIP ritiene che – mentre indagini di tipo biologico o
elettromagnetico sono impraticabili – l’indagine epidemiologica sia fattibile e
possa contribuire a individuare un eventuale nesso di causalità fra emissioni e
leucemie. Naturalmente il GIP non può
dire nulla sul fatto se una tale indagine sarà sufficiente ad accertare o
escludere la responsabilità penale degli indagati.
La Radio Vaticana ricorda che
l’argomento non è nuovo, ed era già stato studiato dal Gruppo costituito
appositamente nel 2001 dal Ministro della Salute Veronesi, che aveva dato
risultati del tutto tranquillizzanti. Manifesta, quindi, la fiducia che ogni
indagine seria e obiettiva, condotta con rigore scientifico, possa contribuire
a mettere in luce la verità, a vantaggio di tutti.
**********
E andiamo a rileggere il
rapporto del Gruppo di studio internazionale costituito nel 2001 dall’allora
ministro della Salute il prof. Umberto Veronesi. Ce ne parla Sergio Centofanti:
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Il gruppo di studio composto da
scienziati di vari Paesi, tra cui Regno Unito e Germania, chiamati dal prof.
Veronesi, afferma in modo perentorio nel rapporto del 15 settembre 2001: “I
dati esaminati non dimostrano una relazione tra emissioni radio del Centro di
Radio Vaticana di S. Maria di Galeria ed incidenza e mortalità per leucemie
infantili”. Il tasso d’incidenza di questa malattia in questa zona – rilevano
gli scienziati - non è diverso da quelli del comune di Roma. Inoltre il
rapporto internazionale ricorda che gli innumerevoli studi condotti finora
sull’argomento “testimoniano un'assenza di effetti biologici significativi dei
campi elettromagnetici a radio frequenza tali da configurare un rischio di
salute trasferibile all'uomo”. Il rapporto parla di alcuni studi che sono
“stati spesso causa di allarme nella popolazione non successivamente suffragati
da dati scientifici validi”. Tutto, lo ricordiamo, inizia con lo studio
dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio che prende in analisi il
periodo dal 1987 al 1995: la ricerca, pubblicata all’inizio del 2001, afferma
che nell’area del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria non sono
evidenziati “eccessi di mortalità per tutti i tumori” né per le leucemie
infantili. Da dove allora tanto rumore? I mass media diffondono l’idea di
centinaia di casi di leucemia. In realtà la ricerca parla di 8 casi di leucemia
infantile su circa 10 mila bambini. Un tasso - ribadisce - che “non si discosta
da quello osservato nel comune di Roma”. Lo studio si riferisce ad un’area compresa
nei 10 km dalle antenne della Radio Vaticana.
Ma nell’area fino a 2 km dalle
antenne c’è un caso di leucemia dove nella media di Roma dovrebbe esserci lo
0,16% di casi. Per arrivare ad un caso unico, un “bambino intero”, bisogna
moltiplicare quello 0,16% per 6 volte. Di qui la semplificazione giornalistica:
vicino alle antenne della Radio Vaticana i bambini si ammalano di leucemia 6
volte di più rispetto a Roma. Perché stiamo parlando di un caso e non dello
0,16%, che in natura ancora non esiste. La ricerca dell’Agenzia regionale
conclude: “ad oggi la cancerogenicità delle radiofrequenze risulta ben lontana
dall’essere dimostrata”.
Ricordiamo tra l’altro che nella
zona di Santa Maria di Galeria sorgono anche il principale centro di raccolta
di scorie radioattive in Italia dell’Enea, con immagazzinati migliaia di metri
cubi di rifiuti radioattivi, e un grande Centro trasmittente della Marina
Militare. Ricordiamo anche che il Centro della Radio Vaticana con
l’autorizzazione delle autorità italiane è stato costruito nel 1957 in questa
zona proprio perché in aperta campagna. Le case, spesso abusive, sono state
costruite disordinatamente intorno al centro molto tempo dopo. La Radio
Vaticana inoltre per quanto riguarda le emissioni elettromagnetiche, molto
prima che l'Italia si desse qualsiasi normativa, ha seguito scrupolosamente dai
primi anni '90 i livelli indicati dalla Commissione internazionale competente
in materia (ICNIRP). Livelli fatti propri dal Consiglio dell'Unione Europea,
con la sola eccezione dell'Italia che nel 1998 ha stabilito norme più
restrittive. Le indicazioni della Commissione sono state sempre ritenute sicure
per la salute delle persone dall'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Da sottolineare infine che intorno alla messa a norma di elettrodotti, centrali
elettriche, antenne radio-televisive e telefoniche ecc. ruotano interessi
economici rilevanti.
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E’ NECESSARIO RIANNUNCIARE IL VANGELO ANCHE IN
ITALIA, PAESE DI TRADIZIONE CRISTIANA: LO RIBADISCE LA NOTA DELLA CEI
PUBBLICATA IERI,
CHE RIFLETTE SU CONTENUTI, CONTESTO, LINGUAGGIO
DELLA MISSIONE
Anche l’Italia, come in generale
tutta l’Europa, è terra in cui ripetere il primo annuncio del Vangelo: è quanto
ricorda la Conferenza Episcopale Italiana nella nota intitolata “Questa è la
nostra fede” pubblicata ieri. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
La necessità di dare ancora una
volta la Buona Novella, una panoramica su contenuti, contesto, linguaggi ma
anche su possibili modalità operative per l’annuncio del Vangelo: la riflessione che la CEI fa sulla missione
della Chiesa in Italia è proprio a tutto tondo. Spicca la semplicità coniugata
però con la completezza. Innanzitutto si ricorda il contenuto essenziale: “Gesù
Cristo, crocifisso e risorto è il Signore e l’unico salvatore del mondo”. E qui
la reazione può essere di sorpresa: pensavamo che in Italia, tra i luoghi di
più antica tradizione cristiana, tutto ciò fosse nel DNA di tutti, credenti e
non credenti. Ma poi quando la nota CEI porta a riflettere su quanto queste
semplici parole portino, chi si ferma ad
ascoltarle davvero, a “cambiare vita”, allora sembra evidente che
bisogna ripartire proprio da lì. E la Nota, ricordando che la Pasqua resta
l’evento centrale della fede cristiana, fa riflettere su come lo stesso
“contenuto identico in tutti i tempi e in tutti i luoghi può essere espresso in
diversi linguaggi e generi letterari” e ricorda anche l’importanza di non
dimenticare, però, quella che definisce “la nota irrinunciabile” di “lieto
messaggio”. E’ il messaggio di amore, infatti, che cambia la vita. Ecco che il
discorso si fa contestualizzazione e offre argomentazioni su “l’attuale
frangente culturale segnato da un avanzato processo di secolarizzazione ma
anche da un diffuso bisogno religioso, seppur fragile e ambiguo”. E diventa
interessante leggere quali caratteri fondamentali deve avere la risposta della
comunità cristiana: “il carattere di assolutezza, l’aspetto salvifico, la
dimensione storica, la sua nota paradossale e sorprendente”. E per annunciare,
o meglio riannunciare, il Vangelo bisogna saper comunicare, sembra sottolineare
la CEI quando scrive: “grande attenzione va dedicata allo stile della
comunicazione”. Anche qui un suggerimento preciso e concreto: lo stile “deve
essere testimoniale e insieme dialogico, evitando false alternative, come
quella fra testimonianza della vita e annuncio esplicito, come pure fra
identità e dialogo”. Le alternative – lo sappiamo – sono a volte un alibi per
non prendere nessuna delle strade che intravediamo appunto in alternativa. E la
Nota, invece, ribadisce chiaramente che c’è bisogno di un “rinnovato primo
annuncio della fede” e che “è compito della Chiesa in quanto tale”,
aggiungendo: “ricade su ogni cristiano, discepolo e quindi testimone di Cristo”
e “tocca in modo particolare le parrocchie”.
**********
UN CLIMA NUOVO DI DIALOGO FRA I CRISTIANI PER UNA
TESTIMONIANZA COMUNE
DI
FEDE. IL COMMENTO DI MONS. FARRELL SULLA CONFERENZA INTERNAZIONALE
DEL
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE DI ATENE
- Intervista con il vescovo -
“Vieni Spirito Santo, guarisci e
riconcilia. Chiamati ad essere comunità che guariscono e riconciliano”. E’
ruotata attorno a questo spunto di riflessione l’Assemblea generale del
Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), che si è tenuta nei giorni scorsi ad
Atene alla presenza di circa 600 delegati di varie confessioni. A guidare in
Grecia la delegazione della Chiesa cattolica – che non fa parte organicamente
del CEC ma vi coopera – è stato mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Giovanni Peduto l’ha
incontrato per un resoconto dell’avvenimento:
**********
R. – E’ stata
una esperienza positiva, devo dire anche di una profondità spirituale molto
intensa. Abbiamo incontrato ad Atene rappresentanti di praticamente tutta la
cristianità - da noi cattolici, agli ortodossi, fino ai nuovi movimenti
pentecostali ed evangelici - tutti riuniti intorno al tema della missione. Un
tema importantissimo perché è facile vedere come la missione in questo secolo
non possa essere concepita nel modo in cui lo è stata fino a poco tempo fa,
cioè nell’andare in terre lontane per predicare il Vangelo. Le terre “lontane”
sono vicine, sono qui. Inoltre, non abbiamo più schiere di missionari che
possono partire e dunque va fatta una profonda riflessione su questo tema.
D. – Accanto al
tema della missione, quali altri argomenti avete affrontato e con quali risposte?
R. – Abbiamo
affrontato un tema teologico, che va ancora sviluppato, ovvero quello della
missione come opera dello Spirito Santo, che guarisce e riconcilia il mondo e
tutto il creato con Dio. La missione, la predicazione del Vangelo, è stata
vista in questa prospettiva.
D. – Ad Atene
hanno preso parte i rappresentanti di quasi tutte le Chiese e denominazioni
cristiane: come dire che oggi i cristiani, i seguaci di Gesù Cristo, sanno dare
una testimonianza comune al mondo…
R. – E’ stato interessantissimo
in tutte le conversazioni, discussioni e presentazioni vedere come questo
desiderio di dare una testimonianza comune sia veramente accettato da tutti e
capito da tutti. I modi in cui possiamo collaborare per dare questa
testimonianza comune sono molteplici e vanno individuati per ciascun caso e per
ogni situazione. La volontà c’è. Ho visto un clima nuovo, un desiderio di
ricercarsi gli uni gli altri.
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NELLE SALE ITALIANE L’ULTIMO EPISODIO DI “STAR
WARS”
- Intervista con Gianfranco De Turris -
Arriva oggi nelle sale italiane “Episodio III – La
vendetta dei Sith”, l’atteso film che completa la saga fantascientifica “Star
Wars” di Gorge Lucas iniziata nel 1977. Un prodotto altamente commerciale che
però riesce a colpire l’immaginario collettivo e fondere, nelle stupefacenti
avventure stellari, alcuni temi attuali. Il servizio di Luca Pellegrini.
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Trionfa
il male, il cosiddetto “lato oscuro della forza”, tra sbuffi di lava e saettare
di spade laser, nell’apocalisse cinematografica che il regista americano ha
realizzato per l’episodio che chiude la prima trilogia di “Star Wars”. I sei
capitoli sono ora finalmente un unico blocco, dopo 28 anni dall’uscita del
primo film, titolo sul quale pochi allora avevano posto fiducia e che si è
invece rivelata come una delle operazioni più costose ed emblematiche nella
storia del cinema. Tra rocambolesche battaglie galattiche ed un moltiplicarsi
di creature e macchine da guerra, infatti, le avventure di Luke Skywalker e dei
cavalieri Jedi incarnano la strenua difesa della libertà e del bene,
rappresentata dall’epico scontro tra un tirannico Impero ed una felice
Repubblica. Ma è nel cuore dell’uomo che albergano le più pericolose
tentazioni: ne sa qualcosa il padre stesso di Luke, Anakin: la vulnerabilità
della sua natura umana si lascia facilmente tentare dalla seduzione del potere
e dell’onnipotenza, quella che il libro della Genesi chiama “conoscenza del
bene e del male”. Se la vittoria delle tenebre è temporaneamente dolorosa e
drammatica, “Star Wars” si apre, nel suo disegno complessivo, ad un messaggio
di speranza: il coraggio, la rettitudine e la purezza di un manipolo di eroi
conducono infine alla nascita di un universo di rinnovata riconciliazione. Ma
sono molti i temi sui quali la grande saga di Lucas si fonda, come spiega
Gianfranco De Turris, esperto di letteratura fantascientifica:
“Innanzitutto,
il viaggio. Secondo, la contrapposizione di due tipi di potere: il potere
benefico e il potere malefico, che si incarnano e nei vari tipi di Jedi, e
nelle due entità, cioè l’Impero da una parte e i ribelli – chiamiamoli così –
dall’altra, che ne incarnano la loro pratica. In questo modo, Lucas ha creato
un film fantascientifico che, indipendentemente, dall’aspetto scientifico si
basa esclusivamente sui presupposti mitologici. Ricordiamoci un terzo spunto, e
cioè che un famoso mitografo, scomparso una decina di anni fa, Joseph Campbell,
amico di Mircea Eliade, è stato uno dei
consulenti del film, e il teorico del mito in azione, cioè il teorico del fatto
che le basi del mito possono essere ancora valide, possono ancora produrre
degli effetti positivi ed efficaci, in un’epoca come la nostra che è totalmente
demitizzata”.
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20
maggio 2005
PER
CONTRASTARE IL DILAGANTE FENOMENO DELLA PORNOGRAFIA NON BASTA
LA
CENSURA O LA CONDANNA MA OCCORRE DARE VITA AD UNA CULTURA SANA
E POSITIVA: COSI’ L’ARCIVESCOVO JOHN FOLEY, A
COMMENTO DEL IV RAPPORTO
SULLA PORNOGRAFIA, PRESENTATO IERI IN ITALIA
DALL’EURISPES
- A cura di Roberta Gisotti -
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ROMA. = Non solo “censura” o
“condanna” di fronte al dilagare della pornografia ma impegno di tutti “per
dare vita ad una cultura sana e positiva” e contrastare l’”allarmante
diffusione di una pratica cosi degradante”. Così l’arcivescovo John Foley,
presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, nel suo intervento
ieri alla presentazione, a Roma, del IV Rapporto sulla pornografia, curato
dall’Istituto di ricerca Eurispes. Un fenomeno in forte crescita, secondo lo studio,
oltre che in rapida trasformazione ed evoluzione, anche grazie o per colpa
delle nuove tecnologie digitali. “In questo contesto – ha osservato il presule
- più vulnerabili sono i bambini, i giovani, che passano molte ore davanti alla
televisione, che navigano in Internet. Pertanto, occorre che esista una vera pedagogia
in tal senso, da parte della famiglia, della scuola e della società, facendo
richiamo alle responsabilità personali dei professionisti che operano nel campo
delle comunicazioni, stabilendo precisi codici etici, ispirati al rispetto
della dignità umana, del bene comune e finalizzati allo sviluppo della persona
umana”. “La pornografia infatti perverte i rapporti umani – ha sottolineato
mons. Foley - si basa sullo sfruttamento delle persone, crea atteggiamenti
antisociali, annulla il senso morale e non può portare a relazioni mature,
poiché si basa sull’egoismo e crea una vera e propria dipendenza”. E “di fronte
ad una tale minaccia per una sana formazione della persona umana”, tutti siamo
chiamati “a rispondere al problema instaurando un dialogo continuo con il mondo
della comunicazione, con le industrie cinematografiche che determinano la
diffusione di atteggiamenti e mode, con le autorità statali, e soprattutto con
il pubblico, affinché sappia discernere e scegliere.” “Già nel Decreto
conciliare “Inter Mirifica”, - ha ricordato in proposito il presule - si
era evidenziato quanto fosse importante un corretto uso dei media, nel rispetto
delle norme di ordine morale, per condurre gli uomini a un’autentica realizzazione
umana. E nel 1989, visto il dilagare della pornografia, il Pontificio Consiglio
delle comunicazioni sociali pubblicava il documento “Pornografia e violenza
nei mezzi di comunicazione: una risposta pastorale”, ponendo l’accento sui
profondi cambiamenti che avevano coinvolto la sfera del pensiero e dell’agire
umani, processo nel quale i mezzi della comunicazione sociale avevano giocato
un indubbio ruolo da protagonista.” Nel rapporto dell’Eurispes, si documenta
che la pornografia alimenta un giro d’affari colossale, che per la prima volta
nel 2004 ha superato il miliardo di euro, 1101 milioni di euro, rispetto ai 984
del 2003. Le aree emergenti sono: pay-tv, home-video, porno on line, video
telefonini satellitari, siti web, che si affiancano ai tradizionali sexi shop e
riviste porno e cinema a “luci rosse”. (R.G.)
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SCONCERTO
NELL’OPINIONE PUBBLICA E DIBATTITO NELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA
HA
SUSCITATO LA NOTIZIA DI NUOVI ESPERIMENTI DI CLONAZIONE UMANA
REALIZZATI
IN GRAN BRETAGNA E COREA, DA DUE ÉQUIPE DI SCIENZIATI
NELLE
UNIVERSITÁ DI NEWCASTLE E DI SEUL
LONDRA. = E’ dibattito aperto
nella comunità scientifica di fronte all’annuncio di nuovi esperimenti di
clonazione umana, tema che riporta alla controversa relazione tra scienza ed
etica. Secondo quanto pubblicato dal Times, un’equipe dell'Università di
Newcastle, guidata dai professori Murdoch e Stojkovic, sarebbe riuscita a
creare per la prima volta tre blastociti, cioè cloni di embrioni umani al primo
stadio. L'autorità britannica competente, la Human Fertilitisation and Embryology
Authority, aveva concesso per la prima volta lo scorso anno all’équipe inglese
l'autorizzazione a lavorare alla clonazione terapeutica. Scopo di questa ricerca,
certamente controversa, è di contribuire alla cura di malattie come il diabete,
il Parkinson e l’Alzheimer. Gli scienziati britannici hanno lavorato su 36 ovuli
donati da undici donne sottoposte a trattamento di fertilizzazione in vitro. Seguendo
il procedimento, il nucleo di ogni ovulo è stato sostituito da una intera
cellula staminale umana prelevata dalla pelle. Gli ovuli sono stati poi
trattati con un piccola scossa elettrica per avviare il processo di crescita.
Da dieci degli ovuli, i ricercatori sono stati in grado di creare i tre blastociti.
Il tentativo di estrarre cellule staminali dai blastociti tuttavia non è
riuscito perché il clone non ha superato i cinque giorni di esistenza. L'esperimento - hanno spiegato gli
scienziati - è stato fatto per provare che gli ovuli raccolti da donne
sottoposte a trattamento di fertilizzazione in vitro sono adatti a produrre
cloni. La sconcertante notizia di Newcastle è giunta ieri simultaneamente
all’annuncio di una ulteriore ricerca condotta da un gruppo di ricerca
dell’Università di Seul in Corea, guidato da Woo Suk Hwang. (D.L.)
“NON SOLO CURARE, MA
SOPRATTUTTO PRENDERSI CURA”: TEMA DI UN CONVEGNO,
OGGI E DOMANI ALL’OSPEDALE BUCCHERI LA FERLA DI
PALERMO, SULLE SFIDE DELL’UMANIZZAZIONE SANITARIA
- A cura di Alessandra Zaffiro -
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PALERMO.
= Nel 1981, fra Pierluigi Marchesi scriveva il documento “Umanizzazione”. Nel
venticinquennale di questo testo, il Fatebenefratelli di Roma affronta a
Palermo, all’ospedale “Buccheri La Ferla”, il mondo di fronte alle sfide
dell’umanizzazione sanitaria, con un convegno sul tema “Non solo curare, ma soprattutto
prendersi cura”, sul quale si confronteranno, oggi e domani, medici,
cattedratici e religiosi di tutto il mondo. “Ci vuole sensibilità
nell’assistere il malato, tutti i bisogni che ha non soltanto per la guarigione
fisica ma anche di crescita, partendo dalla malattia e orientando il suo futuro
nella maniera più positiva”, spiega il superiore generale, padre Pasqual Piles
del Fatebenefratelli di Roma, che segnala come in Africa, Asia e America Latina
la povertà renda ancora più urgente la presenza della Chiesa. Il suo ruolo –
continua il superiore generale – è portare la dimensione della solidarietà e
della crescita. La Chiesa percepisce ciò attraverso i suoi sacerdoti, laici e
religiosi che hanno lasciato il proprio Paese e sono andati a portare questo
sollievo. Un sollievo che viene portato anche a Palermo, come ha testimoniato
fra Elio Tripaldi del “Buccheri La Ferla”. Tra i malati, quelli animati dalla
fede avvertono già che la sofferenza è un fatto di natura quasi misterioso e
incomprensibile, quindi hanno bisogno di confermare ancor più la loro fede. Ci
sono persone, invece, che scoprono nell’ospedale la
dimensione che non immaginavano ed è la presenza di religiose e religiosi, di
un cappellano, di laici che si avvicinano al malato non per fare la flebo o per
praticare una terapia, ma per parlare, per appoggiarlo umanamente e quindi
anche spiritualmente.
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ELETTO IL NUOVO SUPERIORE
GENERALE DEI MISSIONARI MONFORTANI.
PER LA PRIMA VOLTA LA SCELTA E’ CADUTA SU UN
ITALIANO:
PADRE SANTINO BREMBILLA, 59 ANNI, PER MOLTI ANNI
MISSIONARIO IN PERU’
ROMA. =
E’ padre Santino Brembilla, 59 anni, nato a
Stezzano in provincia di Bergamo, il nuovo superiore generale dei
Missionari Monfortani. Ad eleggerlo è stato il Capitolo generale della
Congregazione, riunito a Roma dal primo al 21 maggio. Per la prima volta è stato eletto un italiano
alla guida della Compagnia di Maria, fondata da San Luigi Maria Grignion de
Montfort, che oggi conta circa 950 membri sparsi in una trentina di Paesi nel
mondo. Padre Brembilla, sacerdote dal 1971, dopo alcuni anni di ministero in
Italia è partito missionario nel 1979 per il Perù, e lì ha svolto il suo
servizio alla Chiesa con grande dedizione verso il popolo di Dio. Il nuovo
superiore generale, chiamato a guidare i Missionari Monfortani per i prossimi 6
anni, si è rivolto ai membri del Capitolo sottolineando “la necessità di
accogliere la vita e la missione come dono di Dio, affrontando con creatività
le sfide del nostro tempo”. Suo compito sarà guardare al futuro per tracciare
strade nuove. In questo, verrà aiutato dai quatto assistenti generali che il
Capitolo ha eletto: Olivier Maire (Francia), Donald Lasalle (Stati Uniti),
Joseph Philor (Haïti), Mathieu Jenniskens (Olanda). (R.G.)
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20
maggio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Uzbekistan sono più di mille,
secondo le organizzazioni umanitarie, le vittime degli scontri fra l’esercito
ed i ribelli islamici. L’ONU ha chiesto questa mattina di avere accesso
all’area di Andijan. Il presidente uzbeco, Islam
Karimov, ha respinto inoltre la richiesta di aprire un’inchiesta internazionale
sulle rivolte antigovernative della settimana scorsa e la conseguente
repressione delle forze dell'ordine. Ma è davvero possibile che la
comunità internazionale faccia luce sulle violenze? Giada Aquilino lo ha
chiesto a Pierantonio Lacqua, corrispondente a Mosca dell’agenzia Ansa:
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R. –
Dipenderà molto dall’atteggiamento delle grandi potenze. Non dimentichiamo che
l’Uzbekistan è in un certo senso alleato degli Stati Uniti, che nel Paese hanno
una grande base militare. E, ovviamente, Taskent rimane anche in buoni rapporti
con Mosca: il Cremlino ha appoggiato Karimov e la sua versione ufficiale del
fatti, accusando gli islamici di essere all’origine dell’insurrezione di
Andijan. È chiaro che Karimov non voglia un’inchiesta internazionale: sarebbe
imbarazzante. Su questo punto, credo che l’Occidente si muoverà in base a
quella che sarà la sua analisi ultima dei fatti, dopo aver capito se la rivolta
di Andijan è stata innescata da elementi islamismi, e in questo caso l’atteggiamento dell’Occidente sarà
inevitabilmente negativo, o se le ragioni vere sono la povertà, la
disoccupazione, i problemi drammatici di sottosviluppo di un Paese che da una
quindicina d’anni è di fatto sotto dittatura.
D. – C’è
stata pure una telefonata tra il presidente Karimov e il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan. Che ruolo può giocare l’ONU in Uzbekistan, anche dopo
l’esperienza delle crisi in Iraq o in altre aree difficili?
R. – E’
senz’altro importante che l’ONU prema sull’Uzbekistan, però direi che più delle
Nazioni Unite, può essere veramente fondamentale ancora Mosca.
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In
Afghanistan proseguono le trattative per la liberazione dell’italiana Clementina
Cantoni: i sequestratori hanno accettato di incontrare un gruppo di mediatori
afghani ed il governo di Kabul è disposto ad accogliere le richieste dei rapitori. Il nostro servizio:
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Il governo di Kabul si è dichiarato
disponibile ad accettare le richieste avanzate dai sequestratori in quanto
conformi ai principi dell’Islam. L’annuncio
è arrivato dopo una serie di ultimatum fortunatamente caduti nel vuoto. I rapitori, che hanno acconsentito
a trattare il rilascio della donna con un gruppo di leader religiosi, pretendono la sospensione dei
programmi radiofonici e televisivi contrari alla religione islamica, la
costruzione di nuove scuole coraniche, la lotta all’alcool e alla droga. Sul
fronte delle indagini, è stata smentita la notizia dell’individuazione del covo
dove Clementina è tenuta prigioniera. Il presidente afghano Hamid Karzai ha
dichiarato, inoltre, che non verrà intrapresa alcuna azione senza il preventivo
consenso dell’esecutivo italiano. Karzai ha anche ribadito che la pista più
attendibile porta alla criminalità comune. Nel Paese si moltiplicano, intanto,
le iniziative per chiedere la liberazione della cooperatrice italiana: un appello per il rilascio della volontaria italiana è in programma oggi
in tutte le moschee del Paese. Il mullah della principale moschea
di Kabul, davanti a migliaia di fedeli, ha già lanciato un monito preciso: “Dio
ci chiede di fermare ogni azione disumana”.
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In Iraq due soldati iracheni
sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno a nord di Baghdad. Nel Paese
arabo la violenza non risparmia neppure i bambini. Due piccoli sono morti per
la deflagrazione di un’autobomba avvenuta ieri sera nella capitale nei pressi
di una moschea sciita. La presidenza lussemburghese di turno della UE ha reso
noto, intanto, che a Bruxelles si terrà una conferenza internazionale sull’Iraq
il 22 giugno per confermare il sostegno della comunità internazionale alle
nuove autorità irachene.
Osama Bin Laden, capo di Al
Qaeda, è vivo ed è in fuga. E’ quanto sostiene il ministro degli Esteri del
Pakistan, Khursheed Kasuri. Secondo Kasuri, le operazioni condotte dal governo
pachistano hanno ormai “paralizzato” la rete di comunicazione di Al Qaeda e per
questo il suo leader sarebbe costretto ad una fuga continua. Il ministro
pachistano ha aggiunto che il capo della rete terroristica islamica si sposta
con un numero limitato di fedelissimi.
Nei Territori palestinesi è
stato eletto il nuovo sindaco di Betlemme: si chiama Victor Batarseh, ha 70
anni ed è cristiano. La sua nomina è stata annunciata dopo un accordo del suo
partito, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, con Hamas e
Jihad islamica. Sul terreno, proseguono gli episodi di violenza: un militante
palestinese che stava attaccando una postazione dell’esercito dello Stato
ebraico nella Striscia di Gaza, è stato ucciso dai soldati israeliani.
Ancora nessun accordo sulla
crisi nucleare nordcoreana. Nei tre giorni di colloqui con la Corea del sud, i
rappresentanti di Pyongyang non hanno fissato una data per la ripresa dei
negoziati a 6, fermi da quasi un anno. Gli Stati Uniti hanno comunque rivelato
lo svolgimento, la scorsa settimana, di un incontro segreto con una delegazione
della Corea del nord. Le due Coree torneranno ad incontrarsi il 21 giugno.
Il governo del Canada, guidato
dal liberale Paul Martin, ha evitato ieri ‘sul filo di lana’ di essere battuto
sul voto di fiducia per la legge finanziaria. Intanto, nel Paese nord-americano
crescono le polemiche per vari casi di corruzione politica. Il servizio di
Paolo Mastrolilli:
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E’ servito
l’intervento del presidente della Camera per rompere la parità tra i
sostenitori e gli oppositori del governo canadese e consentire ieri al primo
ministro, Paul Martin, di restare in carica. 152 deputati hanno votato a favore
e 152 contro; l’Esecutivo, guidato dal Partito Liberale, è riuscito a
raggiungere la parità solo grazie al consenso di due parlamentari indipendenti
e dell’esponente conservatrice, Belinda Stronach, che ha scelto a sorpresa di
cambiare schieramento. Quindi, il presidente della Camera dei Comuni ha
espresso la preferenza decisiva per salvare Martin. Il voto di fiducia sulla legge
finanziaria era stato posto dopo una lunga polemica che da mesi sta
coinvolgendo il Paese. Alcuni membri del Partito Liberale sono stati accusati
di corruzione ed è in corso un’inchiesta i cui risultati verranno pubblicati
alla fine dell’anno. Il premier che guida un gabinetto di minoranza ha promesso
di convocare nuove elezioni entro 30 giorni dalla fine dell’indagine, ma i suoi
avversari conservatori sostengono che non è più legittimato a guidare il
Canada. Un altro elemento di attrito sono i rapporti con gli Stati Uniti incrinati
dopo la solidarietà iniziale per gli attentati dell’11 settembre, al punto che
Ottawa non ha partecipato alla missione in Iraq. Martin intende fare nuovi investimenti
nella Difesa e sostiene che le divergenze con Washington devono essere
ricomposte.
Da New York,
per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Sei anni dopo il loro arrivo per garantire il processo di
indipendenza dall’Indonesia, i caschi blu dell’ONU lasciano Timor Est, l’isola
dell’Oceano Indiano che nel 1999 è diventata autonoma. Il Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso che le truppe non sono più necessarie
per garantire la sicurezza.
Si apre
oggi a Cuba il primo congresso dell’opposizione nell’isola, organizzato
dall’Assemblea per promuovere la società civile (APSC). In un comunicato,
l’APSC, guidata dagli oppositori Marta Beatriz Roque, Felix Bonne e Renè Gomez,
ha criticato le autorità per non aver permesso l’ingresso a Cuba di due
europarlamentari polacchi che intendevano partecipare al congresso “come
osservatori internazionali”.
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