RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
139 - Testo della trasmissione di giovedì 19 maggio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi
Benedetto XVI compie il primo mese di Pontificato
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Guerriglia
maoista contro gli operatori umanitari a Kalikot, nel Nepal occidentale
In Afghanistan, scaduto
l’ultimatum per Clementina Cantoni. Ma proseguono le trattative per la
liberazione della donna: il governo di Kabul si dice ottimista
In Iraq, ucciso l’unico
testimone del genocidio commesso nei pressi di Najaf nel 1991 da esponenti del
deposto regime.
19
maggio 2005
LE
TRAGICHE VICENDE DEI BALCANI CI INSEGNANO CHE IL DIALOGO
TRA LE CULTURE E’ INDISPENSABILE PER COSTRUIRE
UN FUTURO DI PACE:
COSI’, BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL NUOVO
AMBASCIATORE DELLA EX REPUBBLICA JUGOSLAVA DI MACEDONIA. IL PAPA RIBADISCE IL
RUOLO DECISIVO
DEL CRISTIANESIMO
PER LA FORMAZIONE DELL’ANIMA EUROPEA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La tragica
storia dei Balcani dimostra quanto il dialogo interculturale sia necessario per
tracciare un cammino di pace e riconciliazione. E’ il richiamo di Benedetto XVI
contenuto nel discorso all’ambasciatore della ex Repubblica jugoslava di
Macedonia, Bartolomej Kajtazi, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle
Lettere credenziali. L’Europa, ha detto il Papa riecheggiando il suo predecessore,
ha bisogno dei Balcani e viceversa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
L’impegno della
Macedonia per la pace e la riconciliazione “può divenire un esempio” per gli
altri popoli dei Balcani. Inizia con parole fiduciose il discorso del Pontefice
all’ambasciatore macedone. Ricorda poi l’origine dei conflitti che hanno ferito
l’ex Jugoslavia. “Tragicamente – rileva – le differenze culturali sono state
spesso una fonte di incomprensione tra i popoli e causa di guerre senza senso”.
Benedetto XVI indica anche la cura per questi mali: “Il dialogo tra le culture
è indispensabile” per costruire “una civiltà universale dell’amore”. Incoraggia
perciò il popolo della Macedonia ad “affermare i fondamentali valori comuni a
tutte le culture, comuni perché trovano la loro fonte nella natura della
persona umana”. Come il mio predecessore ha sottolineato, in numerose occasioni,
rammenta Benedetto XVI, “l’Europa ha bisogno delle nazioni balcaniche ed esse
hanno bisogno dell’Europa”. D’altro canto, il Papa non manca di ricordare il
ruolo dei santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi. Segno del
“contributo decisivo” del cristianesimo “all’anima europea”.
Il Pontefice esorta i macedoni a
lavorare con “i Paesi vicini in uno spirito di fruttuosa cooperazione”,
dedicando ogni risorsa spirituale, morale e materiale per la pace. E si
sofferma sull’obiettivo dell’integrazione europea perseguito da Skopje. Le
vostre tradizioni, avverte il Papa, “appartengono allo spirito che permea” il
Vecchio continente. Entrare nella Comunità europea “non dovrebbe comunque
essere percepito solo come una panacea per superare le avversità economiche”.
L’Unione Europea, aggiunge riprendendo l’Esortazione Ecclesia in Europa,
deve fondarsi soprattutto su un accordo dei valori. In tale contesto,
l’espansione è di “capitale importanza”, ma “non deve essere ridotta soltanto
alle dimensioni economiche e geografiche”. Il Pontefice assicura l’impegno
della Chiesa in Macedonia per promuovere i valori della pace, giustizia,
solidarietà e libertà. Auspica infine che il governo di Skopje consenta
l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole primarie.
**********
Nel suo indirizzo d’omaggio, l’ambasciatore Bartolomej Kajtazi ha sottolineato
l’impegno della Repubblica di Macedonia ad entrare nella famiglia delle nazioni
europee. Ha poi ribadito l’impegno del governo a garantire nel Paese una pacifica
coesistenza interetnica e multiconfessionale. Nato a Skopje nel 1966, il nuovo
ambasciatore macedone presso la Santa Sede è laureato in Ingegneria elettronica.
Parla il macedone, l’albanese e l’inglese.
Indipendente dal 1991, la Repubblica di Macedonia conta poco più di due milioni di abitanti. Il 54
per cento della popolazione è di fede cristiana ortodossa; il 30 per cento
circa è di fede musulmana sunnita. I cattolici sono circa 15 mila, distribuiti
in due diocesi e 7 parrocchie.
BENEDETTO XVI PRESENTE ALLA
PROIEZIONE DEL FILM
SULLA VITA DI GIOVANNI PAOLO II,
OGGI POMERIGGIO NELL’AULA PAOLO VI, E ALLA
CONSEGNA
DI UNA ONORIFICENZA AUSTRIACA A SUO FRATELLO,
MONS. GEORG RATZINGER
- A cura di Alessandro De Carolis -
Oltre agli impegni di questa mattina,
l’agenda pontificia prevede altri due appuntamenti per Benedetto XVI, che
questo pomeriggio, alle ore 17.30 presenzierà, in Aula Paolo VI, a una delle
numerose iniziative dedicate all’85° anniversario della nascita di Giovanni
Paolo II: la proiezione del film “Karol, un uomo diventato Papa”, ispirato al
libro di Gianfranco Svidercoschi “Storia di Karol”.
In precedenza, alle 16.45,
nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, Benedetto XVI presenzierà alla consegna
dell’onorificenza che l’ambasciatore d'Austria presso la Santa Sede, Helmut
Turk, conferirà al fratello del Pontefice, mons. Georg Ratzinger. Si tratta
della “Croce d'onore di prima classe per la scienza e l'arte” che il presidente
austriaco, Heinz Fischer, ha concesso lo scorso dicembre a mons. Georg
Ratzinger per i suoi impegni musicali e per “i trentennali rapporti con l'Austria”.
UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel
corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo emerito di
Ljubljana, Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Quindi, il Pontefice ha ricevuto
quattro vescovi del Rwanda, in visita ad
Limina, e l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, dell’arcidiocesi della Madre
di Dio a Mosca.
Il Papa ha nominato membri dell'Amministrazione del
Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) i cardinali Giovanni Battista Re,
prefetto della Congregazione per i Vescovi, e Jean-Louis Tauran, archivista e
bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
In Spagna, il Pontefice ha nominato Vescovo di Jaén mons. Ramón del Hoyo
López, finora vescovo di Cuenca. Il presule, 65 anni, ha conseguito la licenza in Diritto Canonico
presso la Pontificia Università di Salamanca. Nel 1977, ne ha conseguito la
laurea a Roma, presso l’“Angelicum”. A Burgos ha ricoperto, tra gli altri, gli
incarichi di notaio e segretario del Tribunale ecclesiastico, di promotore di
Giustizia, di professore di Diritto Canonico presso la Facoltà di Teologia del
Nord della Spagna, nonché di vicario generale. Il 26 giugno 1996 fu nominato
vescovo di Cuenca. In seno alla Conferenza Episcopale è presidente della Commissione
per le Missioni e la Collaborazione tra le Chiese.
OGGI BENEDETTO XVI COMPIE IL PRIMO MESE DI
PONTIFICATO.
“SEMPLICE E UMILE LAVORATORE NELLA VIGNA DEL
SIGNORE”
PER ANNUNCIARE AL MONDO LA VERITA’ NELLA CARITA’
Esattamente
un mese fa, il 19 aprile scorso, il cardinale Joseph Ratzinger veniva eletto
264.mo Successore di Pietro. Appena il giorno prima aveva presieduto la Missa
pro eligendo Romano Pontifice pregando il Signore perché donasse alla
Chiesa un pastore secondo il cuore di Giovanni Paolo II, “un pastore – aveva
detto – che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia”,
facendo “la verità nella carità”. Ripercorriamo questo primo mese di
Pontificato di Benedetto XVI nel servizio di Sergio Centofanti:
**********
“Habemus papam…” (Annuncio del
cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez)
(Prime parole di Benedetto XVI)
“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa
Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile
lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa
lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle
vostre preghiere, nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo aiuto
permanente. Andiamo avanti, il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima
Madre, sta dalla nostra parte. Grazie.”
Benedetto XVI si presenta con
queste parole alla Loggia centrale della Basilica Vaticana, poco prima delle
19.00. Chiede a tutti di pregare per lui. Il giorno dopo durante la Messa nella
Cappella Sistina indica alcune priorità del suo Pontificato: proseguire
decisamente nell’attuazione del Concilio Vaticano II, l’ecumenismo, che
definisce “impegno primario” per cui – dice – occorrono “gesti concreti”; il
dialogo aperto e rispettoso con le altre religioni e con tutta l’umanità, in
particolare i giovani, la pace e lo sviluppo autentico per tutto il mondo.
L’Eucaristia sarà il cuore del suo servizio petrino.
Nello stesso giorno, si reca a
sorpresa nella sua vecchia abitazione da cardinale appena fuori dal Vaticano: è
il primo bagno di folla tutto “romano”. Il 21 aprile, Benedetto XVI conferma
tutti gli incarichi in Curia. Quindi, invia un telegramma di saluto al Rabbino
capo di Roma, Riccardo Di Segni, rilanciando il dialogo e l’amicizia con il
popolo ebraico. Sabato 23, incontra i giornalisti in Vaticano e sottolinea la
grande responsabilità dei media per far conoscere la verità e far crescere la comprensione
tra i popoli.
Domenica 24 maggio, celebra la
Messa solenne di Inizio di Pontificato e parla del suo programma:
“Il mio vero programma di governo
è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi
in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del
Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la
Chiesa in questa ora della nostra storia”.
La “santa inquietudine di
Cristo” – dice – deve animare il Pastore per andare in cerca delle tante
persone che vivono nel deserto della povertà, dell’ab-bandono e dell’amore
distrutto:
“Noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio,
comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente,
noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso
dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di
noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più
bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di
più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.
“Non è il potere che redime ma
l’amore”, esclama. E il segno dell’amore di Dio è che si è messo dalla parte
degli agnelli:
“Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal
Crocifisso e non dai crocifissori”.
Il 25 aprile, incontra le
delegazioni cristiane e i rappresentanti delle altre religioni: a questi chiede
di diventare insieme artefici di pace. In particolare, auspica la crescita del
dialogo tra cristiani e musulmani. Nel pomeriggio dello stesso giorno, a San
Paolo fuori le Mura, conferma l’urgenza della missione e dell’annuncio
evangelico in tutto il mondo.
Mercoledì 27 aprile, nella sua
prima udienza generale spiega la scelta del nome, ispirato a Benedetto XV, uomo
di pace, e a San Benedetto da Norcia, forte richiamo alle “irrinunciabili
radici cristiane” dell’Europa. Domenica 1° maggio, è il suo primo Regina
Coeli dalla finestra che aveva reso Giovanni Paolo II familiare a tutta
l’umanità. Lancia un appello per la pace nel Togo e nel mondo intero:
“La solidarietà, la
giustizia e la pace siano i pilastri su cui costruire l’unità della famiglia
umana”.
Il giorno successivo, riceve i
vescovi dello Sri Lanka per la prima visita ad Limina del Pontificato.
Il 3 maggio, si svolge l’affettuoso incontro con il presidente italiano, Carlo
Azeglio Ciampi. Tre giorni dopo sarà la volta del presidente sudafricano, Thabo
Mbeki.
Sabato 7 maggio, l’insediamento
nella Basilica di San Giovanni in Laterano, Cattedra del Vescovo di Roma.
Benedetto XVI spiega cosa sia la potestà d’insegnamento conferita da Cristo a
Pietro: non è una minaccia alla libertà di coscienza ma un mandato per servire:
“Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge.
Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e
verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare
costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di
fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad
ogni opportunismo. Lo fece Papa Giovanni Paolo II, quando, davanti a tutti i
tentativi, apparentemente benevoli verso l’uomo, di fronte alle errate
interpretazioni della libertà, sottolineò in modo inequivocabile
l’inviolabilità dell’essere umano, l’inviolabilità della vita umana dal
concepimento fino alla morte naturale. La libertà di uccidere non è una vera libertà,
ma è una tirannia che riduce l’essere umano in schiavitù”.
L’8 maggio, invia un messaggio
di auguri per i 90 anni del Rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff. Il 12
maggio, incontra il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per
ribadire che la Chiesa non cessa di difendere i diritti umani invitando a
realizzare una società pacifica e a vincere la tentazione di uno scontro tra
culture, etnie e mondi differenti. “Chi come me – afferma – ha conosciuto
l’orrore della guerra e di ideologie oppressive, è particolarmente sensibile al
dialogo con tutti gli uomini”. La Chiesa – sottolinea ancora il Papa – “non domanda
alcun privilegio per se stessa ma solamente le legittime condizioni per
adempiere alla sua missione”.
Il 13 maggio, nell’incontro con
il clero di Roma in San Giovanni in Laterano Benedetto XVI annuncia la dispensa
per avviare subito la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II. Parlando a
braccio, si sofferma sulle responsabilità dell’Europa verso gli altri
continenti, in particolare verso l’Africa. Quindi insiste ancora sulla
necessità dell’annuncio di Cristo a tutti gli uomini:
“Se noi abbiamo
trovato il Signore, se per me il Signore è la luce e la gioia della vita, se è
così, siamo sicuri che a un altro che non ha trovato Cristo manca una cosa
essenziale. E’ un dovere nostro offrirgli questa realtà essenziale. Poi
lasciamo alla guida dello Spirito Santo e alla libertà di ognuno quello che
succederà. Ma se siamo convinti che abbiamo fatto l’esperienza che senza Cristo
la vita è incompleta, manca una realtà, la realtà fondamentale, siamo anche
convinti che non facciamo torto a nessuno se gli mostriamo Cristo e offriamo la
possibilità di trovare la gioia di aver trovato la vita”.
Sempre il 13 maggio, è
annunciata la nomina del nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede: è l’arcivescovo di San Francisco William Joseph Levada. Domenica
scorsa, solennità di Pentecoste, ordina 21 nuovi sacerdoti. Nell’omelia invoca
lo Spirito Santo perché la Chiesa sia sempre aperta a tutti:
“La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve
aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze.
In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa vi
sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo. Vento e fuoco dello
Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini
continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da
Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste”.
La forza che fa superare le
divisioni generate da Babele è il perdono:
“Gesù può donare il perdono ed il potere di
perdonare, perché egli stesso ha sofferto le conseguenze della colpa e le ha
dissolte nella fiamma del suo amore. Il perdono viene dalla croce; egli
trasforma il mondo con l’amore che si dona”.
Quindi, fa una riflessione sulla
Chiesa:
“Senza lo Spirito Santo, la Chiesa si ridurrebbe a
un’organizzazione meramente umana, appesantita dalle sue stesse strutture. Ma,
a sua volta, nei piani di Dio lo Spirito si serve abitualmente delle mediazioni
umane per agire nella storia”.
Benedetto XVI affida se stesso e
tutta la Chiesa alla materna intercessione di Maria. Invita a rivolgersi a Lei
incessantemente e con fiducia. E ieri, all’udienza generale, ha esortato a
pregare con il Rosario:
“Il Rosario è preghiera evangelica, che ci aiuta a meglio comprendere i
fondamentali misteri della storia della salvezza”.
**********
L’INTIMO LEGAME TRA LA VITA
LITURGICA E L’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO
PER LA PACE, AL CENTRO DI UN
SEMINARIO DI STUDIO OGGI E DOMANI IN VATICANO: L’INCORAGGIAMENTO E GLI AUSPICI
DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
“L’immagine lacerata del nostro
mondo, che ha iniziato il nuovo Millennio con lo spettro del terrorismo e la
tragedia della guerra, chiama più che mai i cristiani a vivere l’Eucaristia
come una grande scuola di pace, dove si formano uomini e donne che si fanno
tessitori di dialogo e di comunione”. Questo pregnante passo della Lettera
apostolica di Giovanni Paolo II Mane
Nobiscum, Domine per l’Anno dell’Eucaristia in corso, è stato ricordato dal
Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale
Renato Martino, che stamani ha introdotto nella sede del dicastero, a Palazzo
San Calisto, un Seminario di studio in programma fino a domani sul tema: “Pace
e Liturgia: un itinerario di ricerca”. Promossa da Giustizia e Pace in
collaborazione con il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, prestigiosa fucina di
studi liturgici, l’assise si propone di approfondire e promuovere l’intimo
legame tra le celebrazioni liturgiche e l’impegno sociale e politico per la
pace. Il servizio di Paolo Scappucci.
**********
In un telegramma del Segretario
di Stato, il cardinale Angelo Sodano, letto all’inizio dei lavori, è espresso
l’auspicio di Benedetto XVI affinché “la contemplazione sempre più viva di
Cristo Principe della Pace susciti un crescente e generoso impegno di
promozione degli universali valori di giustizia e solidarietà, nel rispetto dei
diritti della persona umana”.
Concetti questi ripresi nel
saluto ai partecipanti del cardinale Martino e del rettore del Sant’Anselmo, il
benedettino Padre Albert Schmidt, con la puntuale sottolineatura che l’impegno
cristiano per la pace non può fare a meno del corroborante sostegno dei misteri
santi che si celebrano nella liturgia, scuola dove si impara e fonte dove si
attinge come implorare e ricevere, condividere, testimoniare e vivere la pace.
Il
discorso si è calato più direttamente nella realtà attuale con la prima
relazione della mattinata, quella del gesuita della Gregoriana, Padre Keith
Peclers, che ha denunciato con esempi concreti il pericolo di una dicotomia tra
liturgia e vita, quando alle celebrazioni liturgiche che sacramentalmente
rinnovano il sacrificio di Cristo per la riconciliazione tra Dio e gli uomini e
degli uomini tra di loro non segue un coerente impegno per la pacificazione nel
mondo. Egli ha anche stigmatizzato i rischi di un certo isolazionismo
liturgico, in cui la pace viene scambiata solo “tra di noi”, nel ristretto
della parrocchia o del vicinato: celebrazioni anemiche, che lasciano il corpo
di Cristo diviso e la nostra testimonianza inefficace.
E’ seguito un interessante excursus storico del prof. Enrico Mazza della
Cattolica di Milano, il quale ha ricordato che nella liturgia delle origini il
tema del raduno si sviluppa lungo la duplice linea dell’unità e della pace e
che la liturgia alessandrina e il canone romano scelgono la linea della pace
come frutto specifico dell’Eucaristia, indicazione preziosa per l’oggi della
Chiesa.
Il
Seminario prosegue nel pomeriggio con una tavola rotonda su “Pace ed
Eucaristia: itinerari pastorali e culturali” e domani mattina con due relazioni
su “Sacramenti e pace in un contesto storico” e su “Pace e liturgia: la
prospettiva di una relazione essenziale”.
**********
VISITA IN ROMANIA DEL CARDINALE PAUL POUPARD,
SU INVITO
DELL’UNIVERSITA’ DI CLUJ, PER RIFLETTERE
SULLE RADICI SPIRITUALI
E CULTURALI DEL CRISTIANESIMO IN EUROPA
- A cura di Alessandro
De Carolis -
In
Romania per riflettere sul ruolo delle radici cristiane in Europa e promuovere
il dialogo tra le varie culture e confessioni. E’ l’obiettivo della visita nel
Paese est europeo che compie, da oggi al prossimo 22 maggio, il cardinale Paul
Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il porporato, che
ha accolto un invito dell’Università “Babeş-Bolyai” di Cluj, celebrerà
domani una Messa nella chiesa parrocchiale romano-cattolica di S. Michele,
sempre a Cluj. Quindi terrà alle quattro Facoltà di Teologia dell’ateneo –
romano-cattolica, greco-cattolica, ortodossa e protestante – una lezione sul
tema “Una Europa dei popoli e delle
culture: le radici cristiane”.
Tra i
punti principali della riflessione, il cardinale Poupard affronterà il rapporto
tra la fede e le culture e in particolare la sfida del dialogo tra le culture,
sottolineando come Dio, anche oggi, sia alla ricerca dell’uomo, spesso confuso
dagli idoli della società globalizzata e provato dal relativismo e
dall’indifferenza. Viceversa, riconoscere l’importanza del contributo cristiano
alla formazione del Vecchio continente dimostra che la nuova Europa è un’Europa
“delle culture e delle nazioni”.
Sabato
21 maggio, il porporato celebrerà la Messa nel Seminario maggiore di Alba
Iulia, incontrandone in seguito i seminaristi e intrattenendosi con loro, in un
dibattito aperto, sui compiti istituzionali e le attività svolte dal Pontificio
Consiglio della Cultura. Domenica 22, la Messa solenne nella Cattedrale di Alba
Iulia concluderà il soggiorno romeno del cardinale Poupard. Oltre ad una visita
della città di Cluj, il programma culturale del soggiorno prevede della soste
nella Cattedrale e nella Biblioteca Batthyaneum di Alba Iulia, nonché
nel Museo Brukenthal di Sibiu.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina la presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore della
ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. I programmi per uno sviluppo autentico -
ha sottolineato il Papa - devono basarsi sulla tutela dei diritti dell’uomo,
inclusi quelli delle minoranze etniche e religiose.
Nelle
vaticane, una pagina di spiritualità mariana.
Nelle
estere, Uzbekistan: sui drammatici fatti di Andijan la Gran
Bretagna chiede a Tashkent un’inchiesta internazionale.
Nella
pagina culturale, un articolo di Fernando Salsano dal titolo “Pedalate di ieri,
pedalate di oggi”: storie personali di biciclette.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema dell’economia. Nessuna tassa sulle
rendite finanziarie e sugli aumenti salariali. Un tavolo “ad hoc” per gli
statali. Verso l’incontro governo-parti sociali.
=======ooo=======
19 maggio 2005
UZBEKISTAN: L’ESERCITO CONTRATTACCA,
MA L’INSURREZIONE NON E’ ANCORA DOMATA
- Intervista con Fabrizio Dragosei -
Proseguono in Uzbekistan le
operazioni militari dell’esercito contro la rivolta dell’opposizione. Circa 200
uomini fedeli al governo di Taskent hanno ripreso oggi il controllo della città
di Korasuv, al confine con il Kirghizistan, teatro di una rivolta scoppiata
sabato. Il leader dell’insurrezione, Rakhimov, sarebbe stato arrestato. Intanto, le manifestazioni
sono ancora in corso soprattutto ad Andijan, nell’est del Paese. Sulle ultime
notizie riguardanti la situazione nel Paese, Roberto Piermarini ha raggiunto
telefonicamente a Mosca Fabrizio Dragosei, corrispondente del Corriere della
Sera:
**********
R.
– Quello che sappiamo è che la situazione è ancora tutt’altro che tranquilla.
Ci sono moltissime persone che stanno pensando ancora di allontanarsi da
Andijan, di varcare il confine, soprattutto verso il Tagikistan ma anche verso
il Kirghizistan, naturalmente. In Tagikistan, è stato creato un campo per i profughi
e i racconti di chi è arrivato lì parlano di esercito e poliziotti che sparavano
addosso a tutti, quindi non solo a presunti terroristi islamici, non solo a
quelli che erano evasi dopo l’assalto al carcere di Andijan, la cittadina che è
stata al centro degli eventi di questi giorni, ma anche sparavano sulla folla
indistintamente, sparavano sulle donne, sui bambini, sui vecchi ... E’ una situazione
difficile nella quale, come già si era visto nei giorni precedenti, si
inseriscono i tentativi di esponenti dell’estremismo islamico di cavalcare
questa rivolta, una rivolta che, come risulta da moltissime testimonianze, è
stata originata da uno stato di assoluta invisibilità di quella regione, in
gran parte a seguito dell’attività del governo.
D.
– Si può ripetere quello che è successo in Kirghizistan anche in Uzbekistan,
con questo effetto-domino, oppure la situazione qui è diversa?
R.
– Qui in Uzbekistan, la situazione è molto più grave perché il regime tiene
sotto strettissimo controllo la popolazione e, come abbiamo visto, ha represso
immediatamente con un uso del tutto spropositato della forza i primi segni di
questa rivolta. Le fonti ufficiali parlano solamente di 200 morti, ma molte
testimonianze parlano di più di 700 morti. Ecco: di fronte a questo tipo di
repressione, è difficile, anzi, diciamo che è impossibile mettere in atto una
rivoluzione pacifica e democratica. E’ comunque difficile, in ogni caso, arrivare
ad un cambio di regime. Naturalmente, Karimov, il presidente che fino a pochi
giorni fa ha avuto l’incondizionato sostegno dalla Russia e dagli Stati Uniti,
oggi è sotto accusa. Bisognerà vedere a questo punto quanto l’importanza sua, e
del Paese, da un punto di vista strategico farà premio sulla necessità di
proteggere la popolazione di questo Paese da questo tipo di comportamento delle
autorità e dell’esercito.
**********
“ESSERE DONNA IN NEPAL TRA GUERRA E DIRITTI
NEGATI”.
E’ LO SLOGAN DEL PROGETTO DI ASSISTENZA LANCIATO
DALLA FONDAZIONE ITALIANA “PANGEA ONLUS” E DALLA ONG WOMEN’S
FOUNDATION
PER AIUTARE
LE DONNE DEL NEPAL,
PAESE
SCONVOLTO DA UN DRAMMATICO CONFLITTO
-
Interviste con Renu Sharma Upreti e Aldo Daghetta -
Almeno 50 ribelli maoisti e 9
soldati dell’esercito di Kathmandu uccisi. È il bilancio delle vittime degli
scontri avvenuti nelle ultime ore nel sud est del Nepal, dove da circa 10 anni
è in corso un sanguinoso conflitto civile. L’emergenza Nepal è riportata
all’attenzione della comunità internazionale dalla Fondazione italiana Pangea Onlus e dall’organizzazione non
governativa nepalese Women’s Foundation. Con lo slogan “Essere donna in Nepal, tra guerra e
diritti negati”, le due associazioni lanciano un progetto di assistenza femminile
con programmi di istruzione e di microcredito, cercando di favorire lo sviluppo
di 4 province del Paese himalayano. L’iniziativa è stata presentata martedì scorso
a Roma, in Campidoglio. C’era per noi Giada Aquilino:
**********
Un guerra civile che si protrae
dal 1996, con un bilancio di vittime stimato in 12 mila morti. E’ il Nepal, il
Paese himalayano insanguinato dall’insurrezione maoista, duramente repressa
dall’esercito del re Gyanendra.
Una situazione dai drammatici risvolti sociali, in cui a farne le spese
sono soprattutto le donne. Ce ne parla
Renu Sharma Upreti, presidente della Women’s Foundation nepalese:
R. – THERE IS A SITUATION …
E’ una
situazione che va ben controllata. Essere donna significa essere oggetto di
pregiudizi, cioè non avere diritti e lavorare 19 ore al giorno nei campi e a
casa. Queste discriminazioni esistono perché è la Costituzione che - con 166
articoli - le permette. Aggiungiamo poi che il 74 per cento delle donne in
Nepal è analfabeta e il dato peggiora se si passa dalle città ai villaggi più
isolati. Da circa 10 anni, va avanti la guerra civile tra maoisti e autorità di
Kathmandu e la popolazione si trova tra due fuochi, vittima della violenza criminale
di entrambe le parti in lotta.
Ma qual è la situazione sul
terreno oggi in Nepal? Risponde Aldo Daghetta, responsabile comunicazione di
Pangea Onlus:
R. – Da una
parte, ci sono i maoisti che a parole propagandano il sogno di una Repubblica
sul modello popolare cinese ma che di fatto, quando occupano i villaggi,
pretendono donne, cibo, sostegno da persone che non possono opporsi alle loro
armi. Una volta che i maoisti se ne vanno, in quello stesso villaggio arriva
l’esercito a caccia dei ribelli. E allora i soldati accusano gli abitanti di
essere sostenitori e seguaci dei maoisti: avvengono così esecuzioni
extragiudiziarie, processi iniqui, sparizioni. In Nepal, negli ultimi tre anni,
sono scomparse 7 mila persone, di cui non si sa più nulla.
**********
NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE, IERI SERA
LA MISSA
SCRITTA DAL COMPOSITORE AUSTRIACO HUBERT STEPPAN,
PER RICORDARE
L’85° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI GIOVANNI PAOLO
II.
UN’INIZIATIVA DELLA FONDAZIONE “PRO MUSICA E ARTE
SACRA”
Su
iniziativa della Fondazione “Pro musica e arte sacra” è stata eseguita ieri
sera nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la Missa scritta dal compositore austriaco Hubert Steppan per
ricordare l’85° anniversario della nascita di Giovanni Paolo II. La Missa è stata eseguita dall’Orchestra
Filarmonica di Augs-burg e dal Coro del Duomo di Klagenfurt, diretti dal maestro
Rudolf Piehlmayer. Presenti tra gli altri, mons. Angelo Comastri, vicario
generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano e presidente
della Fondazione, il cardinale Bernad Law, titolare della Basilica, mons.
Stanislao Dziwisz che è stato segretario personale del Papa scomparso. Il servizio di Luca Pellegrini:
**********
(campane)
“Sperduta” è il nome della
campana della Basilica di Santa Maria Maggiore. Solitaria e intensa, batte per
tre minuti diffondendo dall’alto il suo suono che non è lugubre, ma di
raccoglimento. Sono tre minuti di preghiera, di commozione, di personale
ricordo, che il foltissimo pubblico vive con emozione in assoluto silenzio nel
giorno in cui Giovanni Paolo II avrebbe compiuto i suoi 85 anni. Il concerto a
lui dedicato è stato preceduto da una semplice e affettuosa commemorazione.
Poi, le parole lasciano lo spazio, doveroso, alla musica, capace
di creare un clima interiore d’ascolto, di
sintonia, di gioia e di comunione, che ci consente di cogliere il senso del mistero,
di contemplarlo e di trasformarlo in linfa vitale per la nostra esistenza
quotidiana. La Missa Speravi in Te,
Domine è stata scritta nel 1993 in onore del compianto Pontefice da Hubert
Steppan, allievo di Paul Hindemith, ed è stata eseguita soltanto una volta a
Varsavia. L’impianto dell’iniziale Kyrie
è tipicamente bachiano. Possente, si trasforma poi in una richiesta di perdono
molto umana e fiduciosa nella misericordia di Dio. I toni sono nobilmente
semplici anche nel successivo Gloria:
l’entusiasmo dell’inno converge più verso una gioia intima ed interiore, quasi
di stupore dinanzi all’onnipotenza divina. La complessità della strofa, del
testo e dello spessore teologico del Credo
è espressa anch’essa in modo molto discorsivo, mai enfatico, piuttosto
drammatico nella descrizione della morte e crocifissione di Cristo. Termina con
qualche influsso etnico, quasi un coro delle ridenti vallate salisburghesi,
regione natale del compositore. La complessità del Sanctus e la solare intensità del Benedictus introducono al momento più ispirato e riflessivo della Missa: un istante di placida armonia
nell’Agnus Dei, l’adorazione
dell’Agnello di Dio che, togliendo i peccati del mondo, dona a noi la pace. Si
erge la voce all’unisono del coro, specchio di un’umanità che aspira e desidera
un mondo riconciliato, quello per costruire il quale Giovanni Paolo II si è
speso, coraggiosamente e generosamente, per tutta la vita.
(musica)
**********
=======ooo=======
19 maggio 2005
LA CHIESA CILENA OFFRE LA PROPRIA COLLABORAZIONE AL GOVERNO
PER RIDURRE
IL POSSESSO DI ARMI TRA I CITTADINI
SANTIAGO. = Il Comitato permanente
della Conferenza episcopale cilena ha dichiarato pubblicamente in un
documento dal titolo “Apporto alla pace e al bene sociale” il suo sostegno all’iniziativa del
governo, tesa a ridurre il possesso di armi tra i cittadini. L’iniziativa,
promossa nell’ambito della riforma della legge nazionale per il controllo delle
armi, prevede la consegna anonima delle armi ai responsabili dei luoghi di
culto. “Si chiederà ai parroci,
ai rettori delle chiese di ricevere, in comunione con il loro vescovo, nelle
parrocchie, nelle chiese e nei suddetti luoghi le armi che anonimamente ognuno
vorrà consegnare”, si legge nel documento pubblicato lunedì scorso. “Essi -
prosegue il documento ecclesiale - procederanno successivamente a consegnare,
nel minor tempo possibile, gli oggetti ricevuti al Commissario dei Finanzieri
del proprio settore”. Il segretario
generale dell’episcopato cileno, monsignor Cristián Contreras Villarroel, non
ha mancato di dimostrare tutto il suo apprezzamento per la decisione presa dal
governo di Santiago assieme al Comitato Permanente della Conferenza Episcopale
ha ribadito come "la Chiesa
dà valore ad ogni azione che possa contribuire alla pace e al bene sociale, specialmente
in questo tempo in cui vediamo tanti segni di aggressività e di violenza nel
convivere quotidiano". (D.L.)
PELLEGRINAGGIO A ZARAGOZA, IL 21
E 22 MAGGIO,
IN OCCASIONE DEL 150.MO
ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE
DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE E DEL CENTENARIO
DELL’INCORONAZIONE CANONICA DELLA
STATUA DELLA MADONNA DEL PILAR
ZARAGOZA.
= La Chiesa cattolica celebra quest’anno il 150.mo anniversario della proclamazione
del dogma dell’Immacolata Concezione. Ricorre inoltre in questi giorni il centenario
dell’incoronazione canonica della statua della Madonna del Pilar, a Zaragoza.
Per celebrare il duplice avvenimento, la Conferenza episcopale spagnola ha
organizzato un pellegrinaggio al Santuario della “Beata Vergine del Pilar”. Il
Santuario, che da secoli attrae masse imponenti di pellegrini, accoglierà
migliaia di persone nei giorni di sabato 21 e domenica 22 maggio. Tra i momenti
particolari del programma, l’adorazione notturna nella Basilica e le occasioni
di preghiera e di comunione previste per i giovani durante l’ultima tappa del
pellegrinaggio. Invitando a celebrare l’intero Anno, che è stato dedicato in
particolare alla Madonna, dall’8 dicembre 2004 all’8 dicembre 2005, i vescovi
spagnoli hanno sottolineato, in un documento pubblicato sei mesi fa,
l’importanza per ognuno di rinnovare la propria consacrazione personale e
comunitaria alla Vergine. (D.L.)
“ABBIAMO
RISO PER UNA COSA SERIA …”:
INIZIATIVA DELLA FOCSIV,
PER
LA LOTTA ALLA POVERTÀ E PER IL DIRITTO AL CIBO NEI PAESI
DEL
SUD DEL MONDO, IL 21 E 22 MAGGIO, NELLE PIÙ IMPORTANTI PIAZZE D’ITALIA
ROMA. =
“Abbiamo RISO per una cosa seria …”:
è il titolo dell’iniziativa italiana della FOCSIV, per raccogliere fondi a
sostegno della lotta alla povertà e del diritto al cibo nei Paesi del Sud del
mondo. Sabato 21 e domenica 22 maggio, dalle ore 9.00 alle ore 19.00, nelle più
importanti piazze d’Italia (Roma, Brescia, Ponte Lambro, Reggio Calabria, Trento,
Trieste, Bari, Reggio Emilia, Gorizia, Lodi, Messina, Padova) sarà venduto riso
Thai profumato proveniente dalla Thailandia, in confezione da 1 Kg in astuccio
di cartoncino personalizzato. “Il riso, dall’elevato valore simbolico e
culturale – si legge nel comunicato stampa – è un alimento semplice ma fondamentale
per quanti traggono da esso quel poco di insostituibile per la propria
sopravvivenza”. Nel corso dei due giorni dell’iniziativa, volontari
allestiranno coloratissimi banchetti di solidarietà per offrire, a fronte di un
piccolo contributo di 5 euro, una confezione di riso a tutti coloro che
vorranno sostenere la causa dei poveri del mondo. Ricordiamo che la FOCSIV è la
più grande Federazione italiana di organizzazioni non governative cristiane di
volontariato internazionale: 32 anni di storia accanto ai poveri della terra,
57 Organismi associati, 14.000 volontari inviati nei Paesi del Sud del mondo,
641 progetti di sviluppo in 86 Paesi, per costruire ospedali, scuole, centri di
assistenza, per garantire l’accesso ad acqua, cibo, medicinali. (F.S.)
GUERRIGLIA MAOISTA CONTRO GLI OPERATORI UMANITARI A
KALIKOT,
NEL NEPAL OCCIDENTALE. IL PAM ED ALCUNE AGENZIE GOVERNATIVE
DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO COSTRETTI A INTERROMPERE
I LORO PROGRAMMI DI AIUTO
KALIKOT. = Il programma
alimentare mondiale (PAM) e le agenzie governative di cooperazione allo
sviluppo di Olanda, Gran Bretagna e Germania hanno annunciato l’interruzione
dei programmi di aiuto nel distretto di Kalikot, in Nepal occidentale, dopo che
due loro operatori sono stati aggrediti dai ribelli maoisti. In un comunicato
congiunto, le strutture internazionali hanno reso noto che domenica
guerriglieri maoisti hanno picchiato duramente e derubato un uomo e una donna
nepalesi impegnati nei programmi di sviluppo nel villaggio di Sukatiya, 600 chilometri
a ovest della capitale Kathmandu. “Ci dispiace moltissimo ma non possiamo
esporre il nostro personale a ulteriori rischi”, si legge nella nota. Già in
passato, organizzazioni non governative avevano denunciato estorsioni da parte
dei maoisti. La sospensione degli aiuti nel distretto di Kalikot avrà ripercussioni
su circa 6 mila villaggi della zona che resteranno, fino a nuovo ordine, senza
alcun tipo di assistenza. Negli ultimi tre mesi, da quando il sovrano Gyanendra
ha licenziato il governo prendendo il controllo dei poteri esecutivi, sono
state rafforzate le operazioni militari contro la guerriglia. Il neoministro
dell’informazione, Tanka Dhakal, nei giorni scorsi ha reso noto che dalla
“svolta politica” del re sono stati uccisi 600 ribelli, mentre negli ultimi sei
mesi hanno perso la vita nel conflitto 659 civili. (D.L.)
“TROPPO VICINA AL 4 GIUGNO”: QUESTA LA
GIUSTIFICAZIONE
DATA DAL GOVERNO CINESE PER L’ANNULLAMENTO
DI UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA DEMOCRAZIA
ED I DIRITTI UMANI
PECHINO. = Con una nota ufficiale, il governo cinese ha annullato
una conferenza internazionale sulla democrazia ed i diritti umani perché
ritenuta troppo vicina al 4 giugno, anniversario della violenta repressione del
movimento studentesco nella piazza Tienanmen, nel 1989. Organizzata dalle
facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza dell’Università cinese, in
collaborazione con l’Università Fordham di New York, la conferenza avrebbe
dovuto aprirsi giovedì 19 maggio nella capitale e continuare nei successivi 3
giorni. I temi della prevista discussione avrebbero compreso le elezioni, i
diritti dei lavoratori, i diritti umani, le riforme governative, la democrazia
e il costituzionalismo in Cina. Dagli Stati Uniti, Bruce Gilley, autore di
diversi libri sulla politica cinese ed organizzatore dell’evento, ha affermato
che la conferenza avrebbe messo in luce la grande crescita di interesse delle
università cinesi nei confronti della democratizzazione. E’ la seconda volta in 6 mesi che
la Cina annulla una conferenza su temi scottanti: nel dicembre 2004 è stato cancellato
un forum di discussione sugli standard lavorativi del Paese. (D.L.)
“SE SAREMO SOVRANI SULLA
NOSTRA TERRA, FORSE POSSIAMO TORNARE AD ESSERE UNA NAZIONE”: IL COMMENTO DI
MONS. SIMON NTAMWANA, ARCIVESCOVO DI GITEGA ED EX-PRESIDENTE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE DEL BURUNDI, ALL’APERTURA
DELLA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE AMMINISTRATIVE IN
BURUNDI
BUJUMBURA. = Si è aperta nei giorni scorsi, in
Burundi, la campagna elettorale per le elezioni amministrative previste per il
prossimo 3 giugno. La popolazione torna al voto dopo 12 anni. “Forse ancora
inconsapevoli del significato di questo evento, i burundesi vantano
un’importante vittoria su se stessi, per aver consolidato la convivenza
civile”. Lo dice mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega ed ex-presidente
della Conferenza episcopale del Burundi, in Italia per la visita ad limina
al Papa. Questo è il primo dei cinque
appuntamenti indispensabili per archiviare il conflitto iniziato nel 1993.
Entro il 19 agosto, infatti dovrebbero tenersi le elezioni legislative e
presidenziali. Mons. Ntamwana sottolinea, inoltre, come l’esito di queste
elezioni darebbe al Paese la possibilità di dialogare non solo con i propri
cittadini ma anche con la comunità internazionale. “Chiudendo la lunga fase di
transizione politica – afferma il presule - saremo capaci di prendere impegni
con la comunità internazionale, che potrebbe sbloccare quel miliardo di dollari
promesso due anni fa”. “Una nuova stabilità politica - continua l’arcivescovo -
permetterebbe di lottare così contro la povertà, le ingiustizie e l’impunità.
Parole di rammarico sono state poi espresse per l’assassinio del nunzio
apostolico, mons. Michael Courtney, avvenuto nel dicembre 2003, e per quello
dell’ex arcivescovo di Gitega, Joachim Ruhuna, del settembre del 1996. “Lo
Stato – dice mons. Ntamwana - deve trovare il coraggio di far luce su questi
due fatti”. “Se anche con una relativa stabilità politica – continua il presule
- non dovessimo sapere nulla su quanto sia realmente accaduto o su chi abbia
commesso il fatto, sarebbe davvero un ulteriore scandalo”. (D.L.)
=======ooo=======
19 maggio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco ed Eugenio
Bonanata -
In
Afghanistan il drammatico utimatum che Timur Shah, il presunto rapitore della
cooperante italiana Clementina Cantoni, ha posto stamani alle autorità di Roma
è scaduto ormai più di sei ore fa. Dopo tre diversi contatti, ha avanzato una
serie di richieste minacciando di uccidere l’ostaggio se queste non fossero
state accolte. Fra le richieste: la messa al bando dell’alcol, il sostegno alle
scuole coraniche e la proibizione della musica dalle tv afgane. Intanto,
proseguono le trattative per liberare l’operatrice umanitaria. Il nostro
servizio:
**********
Clementina Cantoni è “sana e salva”: è la rassicurazione
del ministro degli Esteri di Kabul, che smentisce quanto affermato nei diversi
comunicati dai rapitori, secondo i quali sarebbe ferita. Dal Giappone il
ministro ha ribadito che la situazione generale per la sicurezza in Afghanistan
è sotto controllo e non c’è troppo da temere da guerriglieri antigovernativi e
antiamericani. Piuttosto bisogna temere i criminali comuni, che sarebbero dietro
il rapimento della donna italiana. Fonti investigative a Kabul si dicono
“sufficientemente tranquille” in relazione all’ultimatum lanciato dal presunto
rapitore. “Nessuno di
questi avvertimenti viene sottovalutato – specificano – ma quello giunto oggi è
almeno il quarto, e molto probabilmente non sarà l’ultimo”. “Ovviamente –
spiega ancora la fonte – non abbiamo mai preso sotto gamba questi ultimatum”.
Queste ore potrebbero essere decisive per la liberazione dell’operatrice
umanitaria milanese. “Fare in fretta”: è la parola d’ordine degli 007 italiani
che seguono sul campo la vicenda. Gli investigatori afghani, in collaborazione
con gli inquirenti italiani, stanno cercando di capire che cosa effettivamente
vogliano i rapitori e in quale misura sia possibile trovare un accordo. “I
contatti sono continui”, specifica il portavoce del ministero dell’Interno
afgano, che si dice ottimista. Una speranza, quella di vedere una soluzione
rapida e positiva della vicenda, condivisa anche dalla missione delle Nazioni
Unite a Kabul che stamani ha lanciato un appello in questo senso. Intanto,
nelle ultime ore si moltiplicano le violenze nel Paese. Dopo l’uccisione ieri a
Kabul di una giovanissima
conduttrice televisiva, oggi sei volontari afghani, che
viaggiavano in un fuoristrada con sopra il simbolo delle Nazioni Unite, sono
stati uccisi in un attacco sulla principale arteria autostradale di
collegamento con Kabul.
**********
In Iraq un uomo armato ha
ucciso a Baghdad il direttore generale del ministero del Petrolio, Ali Hameed.
A Baquba l’esplosione di una bomba collocata sul ciglio di una strada ha
provocato la morte di due poliziotti. Un quotidiano iracheno ha rivelato,
inoltre, che è stato assassinato “l’unico testimone del genocidio commesso nei
pressi di Najaf da esponenti del deposto regime”. L’uomo, Sufar Ali, è stato
ucciso mentre era in viaggio verso la capitale. I massacri compiuti a Najaf
risalgono ai mesi successivi alla prima Guerra del Golfo, quando il regime di
Saddam represse nel sangue la rivolta sciita nel sud del Paese.
Vacilla
la fragile tregua in vigore da oltre tre mesi tra Israele e le fazioni armate
palestinesi, dopo la brusca impennata di violenze avvenute ieri nella Striscia
di Gaza. Dopo l’attacco missilistico di ieri, Hamas è tornata a colpire con
razzi Qassam il Sud di Israele. Nelle ultime ore sono stati sparati inoltre 30
colpi di mortaio contro obiettivi israeliani in seguito all’assassinio di un
membro di Hamas. Per analizzare la situazione, è previsto in Israele un
incontro tra ministro della Difesa, Shaul Mofaz, il premier Ariel Sharon e alti
ufficiali delle forze armate e dei servizi di sicurezza.
Riforma
dell’ONU: il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha escluso
l’appoggio della Casa Bianca al governo di Berlino per l’assegnazione di un
seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La proposta
di riforma delle Nazioni Unite è stata presentata a New York dal segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, lo scorso 21 marzo. Annan ha ipotizzato due formule: la
prima prevede l’ingresso di sei nuovi membri permanenti, la seconda prospetta
la variante di una categoria di Stati semi permanenti. Il pacchetto delle
riforme dell’ONU presentato da Annan comprende anche la creazione di un
Consiglio dei Diritti Umani, il terzo dell’ONU dopo gli organismi Economico e
Sociale e della Sicurezza. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
“Ci sono poche ragioni per dare un seggio permanente nel
Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad un altro membro dell’Unione Europea”. Se
questa dichiarazione del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, riportata
ieri dal Washington Post, verrà confermata, l’offensiva lanciata da Berlino per
ottenere un posto permanente nel massimo organismo del Palazzo di Vetro si
complica. La responsabile della diplomazia degli Stati Uniti avrebbe parlato
così davanti alla task force congressuale, guidata dagli ex leader di
Camera e Senato, Newt Gingrich e
George Mitchell, incaricati di avanzare le proposte del Parlamento americano
per la riforma dell’ONU. La Rice ha aggiunto che per molti versi l’Europa ha
già una politica estera comune e ciò va tenuto presente nel Consiglio di
Sicurezza. Questa posizione, dunque, sembrerebbe favorire piuttosto l’idea di
un seggio regionale. Lunedì scorso, Germania, Giappone, India e Brasile hanno
iniziato a far circolare una risoluzione per il loro ingresso nel Consiglio
come membri permanenti, una cosa che emarginerebbe l’Italia. Washington
appoggia Tokyo, ma non si è espressa sugli altri Paesi. Gli USA, come gli altri
quattro membri permanenti attuali, hanno potere di veto sulla riforma, perché essa
non può passare senza la loro ratifica. Quindi, un’opposizione americana
frenerebbe l’offensiva lanciata da Berlino con la nuova risoluzione.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Il
cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, ed il presidente francese,
Jacques Chirac, hanno dichiarato a Nancy che non ci potrà essere una nuova
negoziazione del Trattato europeo in caso di vittoria del ‘no’ al referendum
del prossimo 29 maggio in Francia.
In
Cina, 51 minatori risultano dispersi dopo un’esplosione di gas avvenuta in una
miniera di carbone. Lo hanno reso noto le autorità governative, precisando che
la miniera si trova nella provincia di Hebei, nel Nord del Paese. Le miniere
cinesi sono tra le più pericolose del mondo: secondo statistiche ufficiali, lo
scorso anno circa seimila persone sono morte per incidenti minerari.
Osservatori indipendenti sostengono, invece, che le vittime sono almeno venti
mila.
In
Etiopia, sia l’opposizione sia il partito al governo reclamano la vittoria alle
elezioni di domenica scorsa, le prime veramente libere e democratiche nella
storia del Paese. I risultati definitivi della consultazione si conosceranno
solo il prossimo 8 giugno. L’esecutivo etiopico ha dichiarato di essere
riuscito a mantenere la maggioranza in Parlamento. L’opposizione sostiene,
invece, la tesi contraria affermando di aver già conquistato 203 seggi dei
circa 260 finora scrutinati. L’unico dato condiviso da entrambi gli
schieramenti riguarda il successo dell’opposizione ad Addis Abeba. Nella
campagna elettorale hanno avuto un ruolo centrale le proposte per lo sviluppo
economico e la ricerca di una soluzione alle tensioni etniche. Ma i timori
principali riguardano i rapporti tra Etiopia ed Eritrea: gli osservatori
internazionali temono, infatti, lo scoppio di una nuova guerra tra i due Paesi
dopo il conflitto, durato dal 1998 al 2000, che ha causato più di 70 mila
morti.
L’Unione africana ha annunciato che il prossimo 25
maggio si terrà ad Addis Abeba un vertice sulla situazione della martoriata
regione sudanese del Darfur. All’incontro parteciperanno rappresentanti
dell’Unione Africana, dell’ONU, dell’Unione Europea e della NATO. L’Unione
Africana chiede di stabilire un budget per finanziare la propria missione in Darfur,
passata da 3.000 ad oltre 7.700 uomini. Il conflitto interetnico in corso nel
Sudan occidentale ha provocato, dal 2003, la morte di quasi 300 mila persone.
=======ooo=======