RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 136- Testo della trasmissione di lunedì 16 maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La carità di Cristo impersonata dalla due nuove Beate, un modello di vita da imitare: così il Papa ai pellegrini delle beatificazioni di sabato 14, ricevuti in Aula Paolo VI

 

Benedetto XVI nomina il cardinale Ruini, inviato speciale al Congresso eucaristico di Bari. Il Pontefice sarà nel capoluogo pugliese per la Messa conclusiva

 

L’augurio ai buddisti per la festa di Vesakh nel messaggio del presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald

 

“Maria: grazia e speranza in Cristo” è il titolo del documento della Commissione internazionale cattolica-anglicana, che verrà presentato oggi a Seattle, negli Stati Uniti

 

IN PRIMO PIANO:

Le autorità parlano di 70 persone uccise negli scontri di venerdì scorso, in Uzbekistan, mentre le ONG presenti nel Paese denunciano almeno 500 morti: ai nostri microfoni, Luigi Bonanate

 

Ennesima tragedia legata agli sbarchi di clandestini sulle coste italiane: almeno 14 africani annegati e 3 dispersi nel naufragio di un barcone partito  dalla Libia. Ce ne parla Lequyen Ngo-dinh

 

Uniti dal sacerdozio, divisi dalla storia: nel libro di Ulderico Munzi, le testimonianze dei preti di guerra italiani, che militarono tra i partigiani o nella Repubblica di Salò: con noi l’autore

 

Al via, in Italia, la settima edizione della Settimana della cultura. Musei, dimore e siti archeologici aperti gratis dal 16 al 22 maggio: il commento di Rocco Buttiglione

 

CHIESA E SOCIETA’:

La preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II e l’incontro con Papa Benedetto XVI: sono alcune delle tappe del pellegrinaggio di una delegazione di fedeli russi a Roma

 

Si apre oggi l’Assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

 

Incontro del cardinale Dionigi Tettamanzi con alcuni detenuti del carcere milanese di San Vittore

 

Questo pomeriggio, a Roma, presso la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi, la presentazione-dibattito sul libro “Storia di Karol” di Gianfranco Svidercoschi

 

I giovani d’Europa insieme a Varsavia per la promozione e la costruzione di un’Europa più democratica e più aperta alla diversità

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenze in Iraq, all’indomani della visita a sorpresa del segretario di Stato americano, Rice. Sei morti e otto feriti in due diversi attentati

 

Le due Coree hanno riaperto oggi, dopo 10 mesi di stallo imposto unilateralmente da Pyongyang, colloqui politici a livello ministeriale.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 maggio 2005

 

 

LA CARITA’ DI CRISTO IMPERSONATA DALLA DUE NUOVE BEATE, 

UN MODELLO DI VITA DA IMITARE: COSI’ IL PAPA AI PELLEGRINI DELLE BEATIFICAZIONI, RICEVUTI IN AULA PAOLO VI

 

Tendere alla santità senza stancarsi, sull’esempio delle due nuove Beate elevate sabato scorso agli onori degli altari. Con questa esortazione, Benedetto XVI ha salutato questa mattina, in Aula Paolo VI, i pellegrini che hanno partecipato il 14 maggio alla cerimonia di beatificazione di Madre Ascensión Nicol Goñi e di Suor Marianne Cope. Ce ne parla Alessandro De Carolis.

 

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Due “esemplari testimoni della carità di Cristo”, la cui vita e le cui azioni, anche a distanza di circa un secolo, spiegano a noi “il senso e il valore della nostra vocazione cristiana”. Benedetto XVI si è soffermato a riflettere sullo spessore umano e spirituale che permise a due donne innamorate di Dio e dei poveri di trasformare un piccolo villaggio peruviano e un’isola popolata di lebbrosi in due oasi di riscatto sociale e di sofferenza alleviata dalla fede.

 

“MANTENED VIVA LA EXPERIENCIA DE LA CERCANÍA DE DIOS…

Mantenete viva l’esperienza della ricerca di Dio nella vita missionaria (…) e lo spirito di fraternità nelle vostre comunità”.

 

Quello spirito, ha aggiunto il Papa, rivolto alle figlie spirituali di Madre Ascension Nicol Goñi, le Domenicane Missionarie del Rosario, che rende “disposte ad andare dove più necessita alla Chiesa, con lo stile che portò Madre Ascensión” fino alle terre di Porto Maldonado.

 

          Anche Suor Marianne Cope, scrisse una pagina di “straordinario apostolato” tra i lebbrosi di Molokai, l’“isola maledetta” delle Hawaii, dove la religiosa aprì una missione, rimanendo per 35 anni accanto ai malati di lebbra fino alla fine dei suoi giorni. Parlando in inglese Benedetto XVI, ha messo in risalto “l’eroica virtù” della Beata, ricordando come fu lei l’unica a rispondere con un “sì” coraggioso al vescovo, che aveva lanciato un appello per l’apertura della missione nel lebbrosario. Un sì scaturito dalla spiritualità francescana che animava Suor Marianne, superiora della Congregazione delle Suore Francescane di Syracuse. 

 

“UNDOUBTEDLY THE GENEROSITY OF MOTHER MARIANNE…

Senza dubbio la generosità di Madre Marianne fu, umanamente parlando, esemplare”.

 

Ma, ha osservato Benedetto XVI, “le buone intenzioni e la mancanza di egoismo, da sole, non spiegano adeguatamente la sua vocazione”, che diventa comprensibile, invece – ha affermato – nella prospettiva di una fede pienamente radicata in Cristo”:

 

“La Vergine Maria ci ottenga il dono d’una costante fedeltà al Vangelo. Ci aiuti a seguire l’esempio delle nuove Beate ed a tendere senza stancarci alla santità”.

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ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, mons. Thaddée Ntihinyurwa, arcivescovo di Kigali, mons. Philippe Rukamba, vescovo di Butare, mons. Servilien Nzakamwita, vescovo di Byumba, e mons. Jean Damascène Bimenyimana, vescovo di Cyangugu, primi vescovi del gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Rwanda, in visi­ta ad Limina.

 

 

SARO’ AL CONGRESSO EUCARISTICO DI BARI PER RAFFORZARE I VINCOLI DI COMUNIONE TRA IL PAPA E LA CHIESA D’ITALIA: COSI’, BENEDETTO XVI NELLA LETTERA DI NOMINA

DEL CARDINALE VICARIO, CAMILLO RUNI, COME SUO INVIATO SPECIALE

ALL’ASSEMBLEA ECCLESIALE, NEL CAPOLUOGO PUGLIESE DAL 21 AL 29 MAGGIO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Sarò al Congresso eucaristico a Bari per rafforzare la comunione tra il Papa e la Chiesa italiana: è quanto scrive Benedetto XVI nella lettera con la quale nomina il cardinale vicario Camillo Ruini suo Inviato Speciale per l’evento, che si terrà nel capoluogo pugliese dal 21 al 29 maggio. Il Pontefice conferma dunque quanto stabilito dal predecessore, Giovanni Paolo II, e assicura le sue preghiere per l’importante assemblea ecclesiale, affinché sia “ricca di frutti spirituali per i cristiani e l’intera comunità italiana”. La missione che accompagnerà il cardinale Ruini è composta da mons. Domenico Ciavarella, vicario generale dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto e mons. Piergiuseppe Vacchelli, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Rendere omaggio a Cristo nel Sacramento del suo amore” e “rafforzare al tempo stesso i vincoli di comunione che legano il Successore di Pietro alla Chiesa che è in Italia e ai suoi Pastori”. Così, Benedetto XVI spiega le finalità della sua presenza nella giornata conclusiva del 24.mo Congresso Eucaristico italiano, il prossimo 29 maggio a Bari.

 

“Quest’evento molto significativo per la Chiesa italiana – scrive il Papa – si svolge nel contesto dello speciale Anno dell’Eucaristia, durante il quale i cattolici del mondo intero sono stimolati a prendere rinnovata consapevolezza del grande dono lasciatoci da Cristo nell’Ultima Cena”. Nel Pane e nel Vino, divenuti nella Santa Messa il Corpo e il Sangue del Signore, prosegue il Pontefice, “trova alimento e sostegno il popolo cristiano per percorrere il cammino verso la santità, vocazione universale di tutti i battezzati”.

 

Il Papa mette l’accento sul tema scelto per il Congresso eucaristico: “Senza la domenica non possiamo vivere”. Tema, avverte, “sul quale la Chiesa in Italia sta riflettendo per tracciare efficaci vie di azione pastorale tese a riscoprire sempre più il valore del Giorno del Signore, nel quale si celebra il mistero della Pasqua, di cui l’Eucaristia è autentico e perenne memoriale”.

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AUGURI AI BUDDISTI PER LA FESTA DI VESAKH

NEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, L’ARCIVESCOVO MICHAEL FITZGERALD

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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Possa questa festa rappresentare un’occasione per consolidare le buone relazioni già esistenti tra buddisti e cattolici. E’ l’auspicio espresso dal presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, nel messaggio rivolto ai buddisti in occasione della festa di Vesakh che commemora la nascita, l’illuminazione e la morte del Buddha. L’arcivescovo Fitzgerald ha poi ricordato che quest’anno ricorre il 40.mo anniversario della Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II sulle relazioni tra la Chiesa Cattolica e le altre religioni. In questo documento – sottolinea il presule – si afferma che “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è santo e vero in queste religioni”. “Buddisti e cattolici - prosegue mons. Fitzgerald - hanno così potuto incontrarsi in uno spirito di apertura, sincerità e reciproco rispetto, impegnandosi nel dialogo”. Questa conoscenza reciproca si è trasformata in una proficua collaborazione in occasione del maremoto dello scorso 26 dicembre che ha colpito diversi Paesi del Sud Est asiatico. Buddisti e cristiani hanno lavorato insieme per aiutare le vittime, scrive l’arcivescovo precisando che i lunghi tempi necessari per la ricostruzione richiedono il proseguimento di tali espressioni di solidarietà interreligiosa. Il messaggio del presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso si conclude con l’auspicio che anche in molte altre situazioni dove è richiesta la cooperazione tra tutte le persone di buona volontà, si possano trovare soluzioni conformi alla dignità umana.

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MARIA: GRAZIA E SPERANZA IN CRISTO: E’ IL TITOLO DEL DOCUMENTO

DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE CATTOLICA-ANGLICANA

 CHE VERRA’ PRESENTATO OGGI A SEATTLE, NEGLI STATI UNITI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Maria: grazia e speranza in Cristo”: è il titolo del documento elaborato dalla Commissione Internazionale cattolica – anglicana, che viene presentato oggi a Seattle, negli Stati Uniti. Il documento è il quinto pubblicato dall’organismo ecumenico istituito nel 1982 su mandato di Giovanni Paolo II e l’allora primate anglicano Robert Runcie. Dopo Seattle, il documento verrà presentato il 19 maggio a Londra, nell’Abbazia di Westminster. A sottolineare l’importanza dell’evento, il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani ha pubblicato una nota sugli ultimi sviluppi del dialogo cattolico-anglicano.

 

Maria e il suo ruolo nella dottrina e nella vita della Chiesa: questo, dunque, è il tema del documento che conclude il secondo ciclo, a livello internazionale, del dialogo teologico cattolico-anglicano. Il testo non va considerato come emanazione dell’autorità della Chiesa cattolica e della Comunione anglicana, che si riservano di studiarlo ulteriormente e a valutarne il contenuto. Durante gli ultimi due anni, il Pontificio consiglio per l’Unità dei Cristiani ha “nutrito preoccupazione per le ripercussioni provocate sulle reciproche relazioni dai recenti sviluppi verificatisi nell’ambito dell’Anglicanesimo in Nord America”. Il dicastero vaticano si riferisce, in particolare, alla decisione della Chiesa episcopaliana americana, nel 2003, di procedere all’ordinazione episcopale di un ministro, che intratteneva una dichiarata relazione omosessuale e la decisione presa dalla diocesi anglicana canadese di New Westminster di introdurre un rituale di benedizione per coppie appartenenti allo stesso sesso.

 

La pubblicazione del Rapporto Windsor nell’ottobre 2004 e il comunicato dei primati anglicani di quest’anno - si legge in un comunicato del pontificio consiglio per l’Unità dei Cristiani - “avevano cercato di chiarire l’orientamento che la Comunione anglicana intendeva assumere”. Pur tra le difficoltà, è sempre forte quindi la speranza che il dialogo cattolico-anglicano possa “continuare a progredire verso la piena comunione”. Scopo, questo, prefisso sin dal marzo 1966, quando Papa Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey espressero l’intenzione di “inaugurare un dialogo basato sui Vangeli e sulle antiche tradizioni comuni”.

 

“A conclusione del nostro lavoro – ha dichiarato l’arcivescovo di Seattle, Alexander Brunett – spero sinceramente che questo documento rifletta l’esempio  dato da Maria nell’obbedire alla volontà di Dio. Il testo – ha rilevato – è scaturito dai nostri sforzi di obbedire all’appello, tanto frequentemente espresso dalle nostre rispettive autorità, di ricercare ciò che abbiamo in comune e di celebrare le importanti tradizioni della nostra eredità condivisa”.

 

Prima del documento su Maria, la Commissione aveva pubblicato altre quattro dichiarazioni: sulla Salvezza, pubblicata nel 1987, in cui si esprime un accordo sostanziale sulla dottrina dell’Eucaristia e del ministero sacerdotale. Un documento sulla Chiesa come comunione, pubblicata nel 1991, finalizzata a sostanziare la comunione ritenuta ormai reale tra anglicani e cattolici. La dichiarazione Vivere in Cristo: la morale la comunione e la Chiesa, nel 1994, ritenuto il più complesso tentativo di ricercare una posizione comune tra le due Chiese sulla morale. Infine, il documento Il dono dell’autorità del 1998, che ha segnato un notevole progresso sulla questione del ministero petrino.



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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Solo nel perdono si compie il vero rinnovamento del mondo”: nella solennità di Pentecoste Benedetto XVI ordina ventuno nuovi sacerdoti per la diocesi di Roma.

 

Nelle vaticane, la beatificazione delle serve di Dio Ascension Nicol Goni e Marianne Cope.

La riflessione del Santo Padre alla preghiera del “Regina Caeli”.

La lettera del Papa al cardinale Camillo Ruini per la nomina a suo inviato speciale al Congresso eucaristico nazionale in programma a Bari dal 21 al 29 maggio.

 

Nelle estere, Uzbekistan: ad Andijan si teme un massacro. Testimoni oculari parlano di circa 600 morti. Si moltiplicano gli appelli alla moderazione.

In Iraq nuove brutalità. Ritrovati in diverse località 46 corpi, alcuni dei quali decapitati.

Visita del segretario di Stato USA che sottolinea che non bastano le armi per risolvere la crisi, ma urge una risposta politica.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi dal titolo “Il relativismo e la cultura odierna”.

 

Nelle italiane, in primo piano l’economia: domani in Parlamento il ministro e il ragioniere dello Stato riferiranno sui conti pubblici.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 maggio 2005

 

 

SECONDO IL MINISTERO DEGLI INTERNI, SONO 70 LE PERSONE RIMASTE UCCISE

NEGLI SCONTRI DI VENERDÌ IN UZBEKISTAN,

MENTRE LE ONG PRESENTI NEL PAESE DENUNCIANO ALMENO 500 MORTI

- Intervista con Luigi Bonanate -

 

         Oltre settanta persone sono morte per gli incidenti di venerdì scorso ad Andijan, nell’Uzbekistan orientale secondo il ministero dell’Interno. Cifre molto lontane da quelle fornite da Ong presenti nel Paese che parlano di almeno 500 morti. Intanto, scontri sono segnalati anche al confine con il Kirghizistan. Il servizio di  Eugenio Bonanata:

 

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Almeno 600 persone sono morte nelle operazioni militari lanciate per reprimere l’insurrezione in Uzbekistan. Lo ha detto una testimone che afferma di aver visto molti dei cadaveri e che racconta che, ad Andijan, centinaia di parenti stazionano davanti all’obitorio e agli ospedali in cerca dei loro parenti scomparsi. “Ci sparavano come ai conigli”, racconta un piccolo uzbeko intrappolato venerdì nel caos di sangue sulla piazza quando i soldati hanno aperto il fuoco sulla folla. La situazione in città oggi sembra essere calma, ma spari sono stati sentiti a Kara-Suu, la città di frontiera tra Uzbekistan e Kirghizistan, dove si segnalano scontri e saccheggi. E sarebbero circa 900 gli uzbeki riusciti ad arrivare in Kirghizistan dove sono stati allestiti campi profughi. Inoltre, fonti del ministero degli Interni, riferiscono di una settantina di arresti tra “gli organizzatori dei disordini”. Ma le notizie sono confuse e difficilmente controllabili. Intanto si moltiplicano le denunce di violazioni dei diritti umani nel Paese. Dopo l’appello del ministro degli Esteri britannico, anche l’Osce ha chiesto che tutte le parti coinvolte nella drammatica giornata rinuncino alla violenza.

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         Ma come guardano gli Stati Uniti o l’Europa alla situazione in Uzbekhistan? Ascoltiamo, nell’intervista di Fausta Speranza, la riflessione del prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:

 

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R. – Le distanze sono spirituali, politiche e non geografiche. Naturalmente, potrei venire immediatamente corretto da chi mi dicesse: “Attenzione, l’aspetto tellurico, cioè l’aspetto geografico, l’aspetto territoriale, in questa vicenda sono assolutamente centrali”, per la solita vecchia storia del petrolio, o meglio degli oleodotti, che attraversano tutti questi Paesi, andando o a sud o a nord, cioè o verso la Turchia o verso la Russia. E questo, secondo gli specialisti è uno degli elementi decisivi di tutta questa vicenda. Gli Stati Uniti e l’Europa sono vicini alla zona del Mar Caspio, tanto quanto la vicenda petrolio è centrale nelle loro scelte strategiche. D’altra parte, potremmo dire che il Caspio è vicino a sua volta alla Cina e la Cina è il ‘convitato di pietra’ in questo momento, cioè una specie di pauroso testimone che ci guarda – così dicono – dall’alto della Grande Muraglia, in attesa di diventare la prossima grande potenza. Insomma, qui siamo di fronte a un bel problema, direi proprio grosso, nel quale bisogna inserire tra l’altro la storia della decostruzione dell’Impero sovietico. Siamo di fronte a Paesi i cui nomi, fino a pochissimi anni fa, erano a tutti sconosciuti. Non sappiamo chi siano. Adesso sentiamo parlare di questa importantissima Valle di Fergana, che è il cuore pulsante di tutta questa zona dell’Asia centrale e non sappiamo cosa fare. Al momento, direi di studiare bene.

 

D. – Secondo lei, Stati Uniti ed Europa stanno studiando qualcosa?

 

R. – Anche qui verrebbe da rispondere “forse è meglio di no”, se guardiamo ad altri “studi” fatti recentemente, tipo quelli che hanno portato alla situazione irachena. L’Europa penso, o temo, non stia proprio studiando niente. Gli Stati Uniti invece sono di certo molto impegnati nell’Asia centrale ma siamo di fronte ad un deficit spaventoso di cultura politica internazionalistica, di mancanza di abitudine a pensare ai rapporti tra gli Stati in termini ampi, complessivi, globali, profondi. Noi continuiamo a ragionare secondo una logica che io sovente ai miei studenti evoco con una battuta, che non è mia, che è quella della palla da biliardo. Noi, infatti, continuiamo a pensare che gli Stati tra di loro abbiano dei rapporti per i quali “io ti do un colpo e tu reagisci”. Questo è un modo meccanicistico, ingenuo, infantile ma - mi spiace dirlo – il botta e risposta sembra esattamente il modo della politica estera americana. E’ lì che dobbiamo cambiare, dobbiamo parlare con questi Paesi, dobbiamo prospettare dei grandi progetti di trasformazione economica, sociale, culturale.

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ENNESIMA TRAGEDIA LEGATA AGLI SBARCHI DI CLANDESTINI SULLE COSTE ITALIANE: ALMENO 14 AFRICANI ANNEGATI E 3 DISPERSI

NEL NAUFRAGIO DI UN BARCONE PARTITO  DALLA LIBIA

- Intervista con Lequyen Ngo-Dinh -

 

         Ennesima tragedia legata al fenomeno degli sbarchi di clandestini sulle coste italiane: almeno 14 africani sono annegati nel naufragio del barcone con il quale cercavano, questa notte, di raggiungere l'Italia dalla Libia e altri tre risultano dispersi. Lo ha reso noto il ministero degli Interni libico. Secondo le fonti, le forze di sicurezza hanno trovato 14 corpi, hanno portato in salvo sei clandestini ma sarebbero ancora in cerca di tre persone. Il barcone che trasportava 23 clandestini, provenienti dal Nord Africa e dai Paesi della zona sub-sahariana, è affondato nella zona di An Nukat al Khams, 30 Km a ovest di Tripoli, poche ore dopo aver lasciato le coste libiche verso l'Italia. L’episodio torna a interpellare l’Italia che vive la situazione di emergenza soprattutto sull’isola di Lampedusa. Luca Pellegrini ha incontrato la responsabile per l’asilo della Caritas italiana che è anche responsabile per l’immigrazione della Caritas diocesana di Roma, Lequyen Ngo-Dinh:

 

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R. – Bisogna dire che questi sono flussi ricorrenti. Ormai dal 2000 arrivano migliaia di persone ogni anno e hanno scelto come rotta Lampedusa, perché, tra l’altro, è un’isola vicino alla Tunisia. E’ distante infatti solo 70 miglia. A Lampedusa vi è solo un centro di accoglienza, strutturato per 190 posti. E non è pensabile, credo, in un’isola così piccola immaginare la creazione di dieci centri da mille posti. Per cui, sicuramente, è una struttura pensata per un’accoglienza breve. Se le persone arrivano e arrivano in un numero di molto superiore e non si riesce a smistarle, allora finiscono per rimanere in 400, 600, mille e più in questa struttura dove ci sono stanze per 40 persone e gli spazi per le donne sono molto limitati. Non è assolutamente pensato per un’accoglienza di medio periodo e per così tante persone. E’ una situazione di emergenza che però bisogna senz’altro pensare di risolvere senza tornare tutti gli anni a parlare degli stessi problemi.

 

D. – Allora, il futuro di queste persone come lo dobbiamo immaginare?

 

R. – Intanto, bisogna purtroppo fare una distinzione tra le persone. Bisogna prevedere azioni prioritarie rispetto ad altre. Per esempio, rispetto ai richiedenti asilo, cioè alle persone che hanno lasciato il loro Paese per motivi di persecuzione, bisogna fare in modo che queste persone possano presentare domanda nei modi e nei tempi adeguati e abbiano degli interpreti in modo tale da poter raccontare la propria storia. Questo può, a volte, non accadere se le condizioni logistiche di accoglienza sono talmente precarie per cui mancano gli interpreti e non c’è tempo e modo di verificare. Quindi, magari, un potenziale richiedente asilo viene respinto perché non si è riusciti a capire che era appunto un potenziale richiedente asilo. Viceversa, per quanto riguarda i cosiddetti migranti economici che lasciano il proprio Paese alla ricerca di un futuro migliore, per quanto possa essere crudele dirlo, è evidente che se arrivano in Italia in modo irregolare non sarà possibile mantenerli sul territorio e saranno in qualche modo respinti da dove sono partiti. Questo, però, deve avvenire per lo meno in condizioni di sicurezza.

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UNITI DAL SACERDOZIO, DIVISI DALLA STORIA:

NE LIBRO DI ULDERICO MUNZI, LE TESTIMONIANZE DEI PRETI DI GUERRA ITALIANI

CHE MILITARONO TRA I PARTIGIANI O NELLA REPUBBLICA DI SALO’

- Intervista con l’autore -

 

Entrare nella coscienza lacerata di chi fu costretto dalla storia a levare in alto la Croce di Cristo tra gli orrori della guerra, vissuta su fronti opposti. E’ ciò che ha fatto, con la cautela ma anche la delicatezza imposte dal caso, il giornalista del Corriere della sera e scrittore Ulderico Munzi, nel suo libro “Gesù in camicia nera, Gesù partigiano”. Il volume, che porta la prefazione di Giulio Andreotti, raccoglie le testimonianze di 11 sacerdoti italiani, oggi ultraottantenni, che militarono tra il 1943 e il ’45 tra le fila dei partigiani o tra quelle della Repubblica di Salò. Si tratta di pagine in cui, insieme alla memoria della violenza di quei giorni, affiora anche il bisogno di spiegare in che modo fosse possibile conciliare gli obblighi del ministero con la propria visione degli eventi. Alessandro De Carolis ne ha parlato con l’autore del libro:

 

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R. – Dall’angolazione dei sacerdoti posso dire che coloro che andarono con la Repubblica Sociale Italiana obbedirono in un certo senso al clima nel quale erano stati educati e condizionati. Furono, costoro, circa 900 sacerdoti cappellani militari. Gli altri, coloro che andarono con i partigiani, invece, obbedirono al vento della libertà.

 

D. – Come nasceva per quei sacerdoti la scelta di schierarsi su un fronte piuttosto che su un altro?

 

R. – Uno di loro mi ha detto che la patria è un altare. Si tratta di un sacerdote che ha fatto la Campagna di Russia. All’epoca, non c’era stata ancora la divisione, non si stava sul fronte dell’odio, o da una parte o dall’altra: quel sacerdote alleviava le sofferenze spirituali di coloro che combattevano in Russia. Ecco dunque che, quando la patria diventa un altare, molte adesioni ai giorni tragici del ’43, ’45, vengono spiegate. Non bisogna dimenticare che il sacerdote cappellano assisteva colui che gridava “Viva l’Italia!” ed era sul punto di essere fucilato e nello stesso tempo doveva poi alleviare la sofferenza del fucilatore che, anche lui, gridava “Viva l’Italia” premendo il grilletto.

 

D. – C’è chi si è giustificato, a distanza di tanti anni. C’è chi ha difeso le proprie scelte ancora una volta, o chi, semplicemente, ha cercato di rimuovere quella pagina drammatica?

 

R. – I sacerdoti che ebbero un ruolo durante quei giorni tragici sono rimasti oggi, credo, una quindicina. Alcuni non hanno parlato perché non erano in grado di parlare. Altri non hanno parlato perché il trauma era tanto forte che non se la sentivano. Chi ha sofferto molto, ad esempio, è stato don Edgardo Fei, che è stato trascinato dal vento della guerra accanto ai Granatieri di Sardegna, della Repubblica Sociale Italiana, e che un giorno ha visto uccidere un partigiano, forse ucciso in modo terribile, e se ne è andato. C’è poi un altro personaggio, don Gino Marchesini, che ha assistito alla strage di Oderzo, dove i partigiani comunisti chiamavano ad uno ad uno le Guardie nazionali repubblicane dicendo: “Venite, perché vi riportiamo a casa”. Questi andavano e poi venivano massacrati sul greto di un fiume. Don Gino Marchesini questa cosa non la dimenticherà mai.

 

D. – C’è stato un momento di riconciliazione tra i sacerdoti?

 

R. – Nel libro, alla fine, c’è un momento in cui i due sacerdoti, mons. Berto Ferrari e mons. Gino Marchesini, tra mille difficoltà che non sto a raccontare, provano a dirsi reciprocamente: “Riconciliamoci, fratello mio, in Dio”.

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SENSIBILIZZARE ALLA BELLEZZA E ALL’ARTE EREDITATI DAL PASSATO:

AL VIA, IN ITALIA, LA SETTIMA EDIZIONE DELLA SETTIMANA DELLA CULTURA.

MUSEI, DIMORE E SITI ARCHEOLOGICI APERTI GRATIS DA OGGI AL 22 MAGGIO

- Intervista con Rocco Buttiglione -

 

Sette giorni in compagnia del patrimonio artistico italiano: è la sfida lanciata dalla VII Settimana della Cultura, da oggi al 22 maggio, con lo slogan “L’Italia è arte. Per tutti”. Si tratta di un’iniziativa che coinvolge tutte le regioni italiane e che conta circa 2000 eventi. Il progetto nasce per promuovere la conoscenza dei beni storico-artistici dell’Italia, come sottolineato nel sito informativo “beniculturali.it”. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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(Musica)

 

Seicento visite guidate, 400 mostre, 50 aperture straordinarie di dimore storiche di proprietà privata. Ed un numero considerevole di spettacoli tra danza, teatro e cinema. Sono alcuni dei numeri dell’edizione 2005 della VII Settimana della cultura: sette giorni da dedicare alle bellezze e alle curiosità del patrimonio artistico italiano e per visitare musei, pinacoteche, aree archeologiche senza pagare il biglietto, anche in orari e percorsi insoliti, ed assistere a convegni, conferenze o prendere parte a laboratori didattici per i più piccoli e per gli adulti. Rocco Buttiglione, ministro dei Beni e delle attività culturali:

 

R. - I beni culturali sono come il testamento che le generazioni passate ci hanno lasciato. In quel testamento è contenuto ciò che di più importante essi hanno o credono di aver capito intorno alla bellezza, alla verità e al bene. Allora, studiare questi reperti, contemplarli, cercare di imparare da essi, ricostruire il messaggio di cui sono portatori, significa essere introdotti nella cultura. Questa settimana è un tentativo di avvicinare alla nostra cultura, ai nostri beni culturali, la popolazione italiana e, ovviamente, anche i turisti che vengono in Italia. E’ importante non tanto per ciò che avviene nella settimana, quanto per l’educazione che noi speriamo che si acquisisca durante la settimana. Speriamo che in questa settimana molte persone possano imparare il gusto dell’incontrare l’opera d’arte.

 

D. - Ci può fare un esempio di qualche evento?

 

R. - Vorrei sottolineare non un evento, ma un tipo di eventi: quelli rivolti in modo particolare ai giovani, quelli indirizzati alla fruibilità dell’opera, quelli che insegnano ai giovani come si legge un’opera d’arte. Pensate che bello un gioco di scavo: insegnare, far vedere ai ragazzi come si scava. E qui ricordo il Museo sannita di Campobasso, che ha inventato questo gioco e merita di essere ricordato.

 

In molti Comuni italiani verranno organizzati percorsi per spiegare la storia dell’arte e l’architettura del territorio.

 

(Musica)

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CHIESA E SOCIETA’

16 maggio 2005

 

LA PREGHIERA SULLA TOMBA DI GIOVANNI PAOLO II E L’INCONTRO

CON PAPA BENEDETTO XVI. SONO ALCUNE DELLE TAPPE DEL PELLEGRINAGGIO

DI UNA DELEGAZIONE DI FEDELI RUSSI A ROMA

 

MOSCA. = Un gruppo di cattolici russi arriverà questa sera a Roma per chiedere a Papa Benedetto XVI di visitare la Russia. I fedeli saranno accompagnati dall’arcivescovo metropolita dell'Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, mons. Tadeush Kondrusevich. La delegazione di cattolici russi parteciperà all’udienza generale del prossimo 18 maggio. Fra i pellegrini ci saranno parrocchiani provenienti dalle città di Mosca, San Pietroburgo, Kaliningrado e da altre località del Paese. “Il desiderio di pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II è così grande – ha detto il presule - che sono stati in molti a chiedermi di organizzare il pellegrinaggio”. Al gruppo di pellegrini russi è stata già data l’autorizzazione per celebrare la Santa Messa nella cripta della basilica di San Pietro il 18 maggio, giorno della nascita di Karol Wojtyla. Nell’arcidiocesi moscovita della “Madre di Dio” verrà inoltre ufficialmente proclamato, mercoledì prossimo, un anno dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II. Nel corso dell’anno, in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi verrà esposta una mostra del fotografo Gregorij Galonski e saranno proposti i libri di Giovanni Paolo II tradotti in russo. Verrà presentata, infine, la raccolta di testimonianze di grazie ricevute dai cattolici russi per le preghiere rivolte a Giovanni Paolo II. (A.L.)

 

 

SI APRE OGGI L’ASSEMBLEA ANNUALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ CON LE DELEGAZIONI DI 192 PAESI E

 SARÀ ESAMINATA LA PROPOSTA DI BUDGET 2006-2007

 

GINEVRA. = La prevenzione e la lotta ai tumori, la diffusione della tubercolosi e della malaria, il rischio di una nuova pandemia influenzale e i progressi delle vaccinazioni. Sono alcuni dei temi al centro della 58.esima Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si apre oggi a Ginevra. All’incontro partecipano i rappresentanti di 192 Stati membri dell’Organizzazione. L’Assemblea esaminerà, fino al 25 maggio, la proposta di bugdet 2006-07 e prenderà in esame alcune risoluzioni ‘chiave’ con l’obiettivo di definire nuove strategie di tutela della salute. Particolare attenzione verrà rivolta, quest’anno, alle vaccinazioni, ai progressi nelle terapie per HIV/AIDS e alla promozione di stili di vita sani. “L’Italia - sottolinea il ministro della Salute, Francesco Storace - risponderà all’appello dell’Organizzazione mondiale della Sanità per incrementare le risorse finalizzate ad affrontare i flagelli che colpiscono vaste aree del pianeta. Ogni anno più di mezzo milione di donne muore durante la gravidanza o al momento del parto ed almeno 10 milioni di bambini non arrivano a compiere il primo anno di vita. Quest’anno sono stati invitati ad intervenire all’Assemblea Bill Gates, co-fondatore della ‘Fondazione Bill e Melinda Gates’, ed il presidente della Repubblica delle Maldive, Maumoon Abdul Gayoom. (A.L.)

 

 

“IN CARCERE LA PREGHIERA È FORSE PIÙ PREZIOSA, PERCHÉ NEI MOMENTI IN CUI

LA DISPERAZIONE SEMBRA PREVALERE C’È UN’ALTRA VIA: QUELLA DI RIVOLGERSI A CRISTO”. LO HA DETTO IERI IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI INCONTRANDO

ALCUNI DETENUTI DEL CARCERE MILANESE DI SAN VITTORE

 

MILANO. = “Tra queste mura occorre, ogni giorno, avere un grande coraggio, ma sappiate che la forza di affrontare le fatiche che la vita riserva ad ognuno di noi arriva solo dallo Spirito Santo”. Con queste parole l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, si è rivolto a diciannove giovani reclusi nel carcere milanese di San Vittore, dove ha amministrato il sacramento della Cresima. Anche qui – ha aggiunto il porporato - dobbiamo ascoltare la parola di Dio ed entrare in colloquio con lui. “Lascio San Vittore – ha affermato il porporato - con la convinzione che questo sia un luogo di pace dove nasce e si sviluppa l’amore per Dio e quello tra di noi”. Sulla proposta di Giovanni Paolo II per un’amnistia o una riduzione delle pene, l’arcivescovo ha poi precisato che “il problema è di difficile soluzione”. Ma la complessità – ha proseguito - non può farci dimenticare la strada maestra che, in carcere, deve essere la rieducazione. Anche quando l’attesa è troppo lunga - ha ricordato il cardinale Tettamanzi -  si tende a fare in modo che la cultura diffusa nei riguardi dei carcerati rimanga quella di sempre: un atteggiamento di difesa che si sottrae ad affrontare i problemi. “Ma dobbiamo ricordarci – ha concluso il porporato - che il carcere non è un mondo a sé, ma fa parte della società”. (A.L.)

 

 

QUESTO POMERIGGIO A ROMA, PRESSO LA SEDE DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI, LA PRESENTAZIONE-DIBATTITO SUL LIBRO “STORIA DI KAROL”,

DI GIANFRANCO SVIDERCOSCHI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Questo pomeriggio alle 18.30, si terrà il secondo degli incontri, organizzati dall’Opera Romana Pellegrinaggi, con le più recenti opere letterarie dedicate a Giovanni Paolo II, e ai problemi della Chiesa, dai giornalisti vaticanisti italiani. In vetrina il volume “Storia di Karol” di Gianfranco Svidercoschi che ha ispirato la fiction “Karol: un uomo diventato Papa”. Il recente successo della miniserie televisiva trasmessa in prima serata da Canale 5, “Karol: un uomo diventato Papa”, ha riacceso l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti di un Karol Wojtyla poco conosciuto. Quel giovane ‘Lolek’, appassionato di sport e recitazione, operaio e seminarista clandestino nella Polonia occupata dai nazisti. Il Wojtyla prete, vescovo e cardinale in una cattolicissima Cracovia oppressa dal regime comunista. Del giovane Karol Wojtyla, ma anche dell’anziano Giovanni Paolo II e dei suoi ricordi, discuteranno mons. Pawel Ptasznik, responsabile della sezione polacca della Segretaria di Stato Vaticana, Giacomo Battiato, regista della fiction “Karol: un uomo diventato Papa”, il vaticanista de “Il Messaggero”, Orazio Petrosillo, e Gianfranco Svidercoschi, autore del libro “Storia di Karol” (Ancora Edizioni), dal quale è stata tratta la miniserie televisiva. Il dibattito, che sarà introdotto da mons. Liberio Andreatta, si terrà a partire dalle ore 18.30 presso la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi, in via della Pigna, a Roma. Il prossimo appuntamento è in programma lunedì 6 giugno con la presentazione del libro “Tramonto del cristianesimo in Palestina” di Elisa Pinna, vaticanista dell’ANSA.

 

 

I GIOVANI D’EUROPA INSIEME A VARSAVIA PER LA PROMOZIONE E LA COSTRUZIONE

DI UN’ EUROPA PIÙ DEMOCRATICA E PIÙ APERTA ALLA DIVERSITÀ

 

VARSAVIA. = In occasione del Vertice dei capi di Stato e di governo a Varsavia, la gioventù europea si incontra oggi nella capitale polacca per il secondo giorno del Vertice promosso dal Consiglio d’Europa (CDE) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e dello Sport polacco ed il Forum europeo della gioventù. I giovani, provenienti da organizzazioni giovanili di 48 Paesi europei, si incontrano per discutere del consolidamento della democrazia e della preparazione di una nuova campagna europea per la promozione della diversità. Il vertice si è aperto, ieri, alla presenza del segretario generale del CDE, Terry Davis. Nel suo discorso Davis ha sottolineato che “una partecipazione attiva è la chiave di una democrazia in buona salute e della responsabilizzazione dei cittadini, qualunque sia la loro età”. Presenti alla cerimonia di apertura anche il commissario europeo per l’educazione, Jan Figel, ed il presidente del Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa, Giovanni Di Stasi. Il programma di oggi prevede l’intervento di Lech Walesa, fondatore e leader del sindacato ‘Solidarnosc’, Premio Nobel per la pace ed ex presidente della Polonia. I giovani intendono approvare una dichiarazione sulle aspettative della gioventù europea nei confronti dell’Europa, sul dialogo interculturale e sulla lotta contro ogni forma di razzismo, xenofobia e intolleranza. (D.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 maggio 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

 

 

Ancora violenze in Iraq, all’indomani della visita a sorpresa del segretario di Stato americano, Rice: 6 morti e 8 feriti in due diversi attentati. Stamattina a Baghdad due iracheni sono stati uccisi e altri quattro feriti dall’esplosione di una bomba al passaggio di un convoglio militare. Poco dopo, quattro soldati iracheni sono morti e altri quattro sono stati feriti in due attacchi nella regione di Baquba, a nord della capitale. Inoltre quattro attentatori, che intendevano uccidere un alto ufficiale della polizia irachena, sono stati a loro volta uccisi oggi in un agguato. L’hanno riferito fonti interne, senza fornire per il momento altri dettagli. Un alto dirigente del ministero dell’Istruzione, secondo la stampa, è invece rimasto vittima di un agguato assieme al figlio e l’autista.

 

Si delinea una condanna nel processo di primo grado per frode ed evasione fiscale nei confronti del magnate Mikhail Khodorkovski, fondatore del colosso petrolifero russo Yukos e del suo socio Platon Lebedev. L’udienza di lettura del verdetto, iniziata stamattina a Mosca, è stata sospesa dopo poco più di un’ora ed è destinata a proseguire domani. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Il processo è iniziato nel luglio scorso. Sono stati radunati documenti in ben 400 volumi. “Questo è un procedimento politico” ha commentato l’avvocato difensore di Khodorkovsky. Della stessa opinione numerosi mass media internazionali. Khodorkovsky avrebbe sfidato il Cremlino finanziando partiti politici antagonisti, creando progetti economici paralleli ed aspirando ad entrare in politica. Una scelta, quest’ultima, in pieno contrasto con gli accordi sanciti fra oligarchi e Putin, all’indomani delle elezioni di quest’ultimo a presidente della Federazione russa. Il Cremlino ha sempre negato qualsiasi addebito sottolineando che nessuno è al di sopra della legge.

 

 La vicenda Yukos è iniziata nell’estate 2003 con l’arresto del socio di Khodorkovsky, Platon Lebedev. Dopo tre mesi anche l’amministratore delegato della Yukos è finito dietro le sbarre con l’accusa di evasione fiscale e falsi in bilancio. La Yukos, la maggiore compagnia petrolifera del Paese nel 2003, è stata via via privata dei suoi gioielli. Nel dicembre scorso il cuore della Yukos, la Yuganskneft è stata venduta per pagare le imposte evase.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Tre miliziani della guerriglia islamico-indipendentista cecena sono stati uccisi nelle ultime ore. Secondo fonti di polizia, citate oggi dall’agenzia russa Interfax il blitz fa salire a una decina i ribelli eliminati a partire da domenica in Cecenia. Nella sparatoria anche tre poliziotti dell’amministrazione locale cecena, fedele al governo di Mosca, sono stati feriti.

 

Le due Coree hanno riaperto oggi, dopo 10 mesi di stallo imposto unilateralmente da Pyongyang, colloqui politici a livello ministeriale, in un momento decisivo per la crisi nucleare creata dai piani atomici del regime nord-coreano. I colloqui avvengono nella città nordecoreana di Kaesong, una decina di chilometri a nord del confine lungo il 38° parallelo tra le due Coree. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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Seul cercherà di usare i colloqui intercoreani per sollecitare Pyongyang a ritornare al tavolo negoziale a sei sulla crisi nucleare cui partecipano Coree, Cina, Stati Uniti, Russia e Giappone, ed interrotto da giugno dell’anno scorso. La riunione di oggi si apre, tuttavia, in un clima di forte tensione all’interno della Comunità Internazionale dopo che la scorsa settimana Pyongyang ha annunciato di aver terminato con successo la rimozione di ottomila barre di materiale radioattivo da una centrale nucleare a Nord della capitale e che si starebbe preparando un esperimento atomico. Ma durante i negoziati di oggi, che dureranno due giorni, si parlerà anche di rifugiati Nord coreani e di aiuti alimentari. Di recente, Pyongyang si era rifiutata di partecipare al quindicesimo giro di consultazioni intercoreane ad alto livello governativo accusando la Sud Corea di aver accattato 468 profughi Nord coreani provenienti da Paesi del Sud-Est asiatico.

 

Per Radio Vaticana, da Tokyo, Chiaretta Zucconi.

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In Afghanistan due soldati afgani sono morti e altri cinque sono rimasti feriti ieri, nello scoppio di una mina esplosa al passaggio del loro veicolo nel sud del Paese. Lo hanno annunciato oggi fonti ufficiali dell’esercito americano in Afghanistan.

 

Si parla di pace per il Burundi. Ieri a Dar Es Salaam, in Tanzania, il presidente Ndayizeye e il capo dell’Fln, le Forze nazionali di liberazione, Rwasa, ultimo movimento ribelle del Paese africano, hanno annunciato una tregua immediata. Ce ne parla Beatrice Luccardi:

 

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L’annuncio è stato dato al termine dell’incontro promosso dal presidente tanzaniano Benjamin Mpaka. Le FNL erano l’ultima formazione antigovernativa burundese a non aver ancora deposto le armi. Le trattative si erano infatti interrotte nell’agosto dello scorso anno dopo che tali ribelli avevano ucciso, nel campo profughi di Gatumba, oltre 150 rifugiati da poco giunti dal vicino Congo-Kinshasa. Dopo alcuni tentativi di mediazione del governo sudafricano, il presidente tanzaniano ha raccolto il testimone organizzando l’incontro a Dar er Salaam, iniziato nella stessa giornata di ieri. L’iter di pacificazione del Burundi, assistito da un’apposita missione dell’ONU, la Monub, dovrebbe portare in agosto alle elezioni presidenziali e mettere la parola fine ad una sanguinosa guerra civile durata oltre 10 anni e costata la vita a circa 300 mila persone in larga parte civili.

 

Per la Radio Vaticana, Beatrice Luccardi.

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Si sono concluse nel pomeriggio di ieri le operazioni di voto in Etiopia dove gli elettori sono stati chiamati a scegliere i deputati del nuovo parlamento. Superiore ad ogni aspettativa l’affluenza alle urne. Oltre l’85% dei 26 milioni di elettori, infatti, si è recata a votare. Scontata la vittoria del partito del primo ministro Zenawi, ma l’esigua opposizione non accetta l’esito delle consultazioni e parla di brogli e di atteggiamento anti-democratico della maggioranza. Per la proclamazione ufficiale bisogna attendere l’8 giugno, intanto il governo ha vietato tutte le manifestazioni per un mese.

 

I “signori della guerra” somali hanno ritirato 600 armati da Mogadiscio per dimostrare che la città è sicura. Proprio a Mogadiscio, infatti, dovrebbe essere ospitata l’amministrazione del Paese. Una disputa su dove istallare il governo del presidente Abdullahi Yusuf ha causato contrasti di potere nella lacerata amministrazione che ha operato da uffici con base in Kenya, dal momento della sua formazione alla fine dei colloqui di pace tenutesi a Nairobi lo scorso anno.

 

In Israele migliaia di poliziotti sono stati mobilitati per impedire che il movimento dei coloni paralizzi il traffico automobilistico con una nuova manifestazione di opposizione al ritiro da Gaza. Ieri il traffico ferroviario è stato bloccato due volte nella zona di Tel Aviv e stamani ultras della destra radicale hanno incendiato pneumatici in una arteria di Gerusalemme. Dal canto suo il governo israeliano ha deciso a grande maggioranza di prolungare di nuovo, con lievi modifiche, il controverso decreto-legge del 2003 che pone severe restrizioni al diritto dei palestinesi dei Territori, sposati ad arabi israeliani, maschi e femmine, di stabilirsi nel Paese e di riceverne la cittadinanza.

 

Sono stati regolarmente riaperti i seggi elettorali nei 38 comuni della Sicilia dove si vota per le elezioni amministrative. Saranno chiusi alle 15. Subito dopo, in tutti i comuni dell’isola, comincerà lo spoglio per il referendum propositivo, senza quorum, sull’approvazione della nuova legge elettorale alla Regione  siciliana. Successivamente nei comuni dove si vota anche le per le  amministrative seguirà la conta delle schede, nell’ordine, per il sindaco, per il consiglio comunale e per i consigli delle municipalità, dove sono previste.

 

E’ iniziato stamattina al Castello reale di Varsavia il terzo vertice dei capi di Stato e di governo di 46 Paesi membri del Consiglio d'Europa, che discuteranno oggi e domani vari aspetti del futuro del Vecchio continente e in particolare di come rafforzare la democrazia e la tutela dei diritti umani in Europa occidentale, orientale ed nell’Asia caucasica. Al dibattito del vertice saranno sottoposte tre nuove convenzioni internazionali: sulla lotta al terrorismo, sul riciclaggio del denaro sporco e contro il commercio degli uomini.

 

L’arresto ai primi di maggio in Pakistan del libico Abu Faraj al-Libbi, presunto numero tre della rete terroristica al-Qaida, non ha fornito alcuna indicazione su Osama Bin Laden. Lo ha dichiarato oggi il presidente pachistano Musharraf, confermando che le ricerche dei servizi segreti occidentali si stanno concentrando nelle aree montagnose, tra l’Afghanistan e il Pakistan.

 

Un tribunale indonesiano ha confermato la condanna a due anni e mezzo di reclusione per il leader religioso islamico Abu Bakar Bashir. La condanna si riferisce al suo coinvolgimento nel sanguinoso attentato di Bali del 2002, in cui morirono oltre 200 persone. Bashir si potrà appellare alla Corte Suprema.