RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
135 - Testo della trasmissione di domenica 15 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il
significato dello Spirito Santo nella
vita cristiana nel commento del professor Matteo Calisi
Beatificate ieri in San Pietro, dal cardinale Saraiva
Martins, due Serve di Dio
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
I
signori della guerra di Mogadiscio depongono le armi per favorire il rientro
del governo in esilio
A
Bali gli indù aiutano a costruire una chiesa cattolica.
Sempre
grave la situazione in Uzbekistan. Le agenzie di stampa occidentali parlano di
500 morti e 2mila feriti
Il
segretario di Stato americano, Condolezza Rice, in visita a sorpresa in Iraq,
dove continuano le violenze
In
Etiopia, urne aperte da stamani per il rinnovo del Parlamento
15
maggio 2005
LA CHIESA INFRANGA BARRIERE DI CLASSI E RAZZE E
ANNUNCI LA PACE
DONO DELLO SPIRITO: COSI’ BENEDETTO XVI ALL’OMELIA
DI PENTECOSTE,
DURAMTE LA MESSA DI ORDINAZIONE DI 21 NUOVI
SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ROMA.AL REGINA
COELI, LA PREGHIERA DEL PAPA PER LE VOCAZIONI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
E’ stata una bella e commovente cerimonia
liturgica quella in cui questa mattina, nella Basilica di San Pietro, Benedetto
XVI ha ordinato 21 nuovi sacerdoti della diocesi di Roma. Il Papa ha parlato
all’omelia del fuoco e del vento della Pentecoste, che annunciano al mondo la
pace di Dio, e ha pregato al Regina Coeli,
davanti a una folla straordinaria radunata in Piazza San Pietro, perché nella
Chiesa non cessi la fioritura delle vocazioni al sacerdozio. La cronaca
dell’avvenimento nel servizio di Alessandro De Carolis:
**********
(canto)
Lo Spirito di Dio è un ponte di
pace tra il cielo e la terra. Lo Spirito di Dio nel cenacolo lancia la Chiesa
oltre la Babele della divisione delle lingue, delle razze e della chiusura dei
cuori, chiedendo agli Apostoli e a ognuno dei suoi successori, nel sacerdozio,
di essere ministri universali di quella luce e della pace di Cristo: che vive
nell’Eucaristia, ha il potere del perdono, è annunciata nella missione. Due
giorni dopo aver raccolto attorno a sé il clero romano e aver riflettuto sul
ministero del sacerdozio, Benedetto XVI ha personalmente ordinato questa mattina
21 nuovi sacerdoti di tre continenti, durante una lunga e solenne cerimonia
nella Basilica di San Pietro, nel giorno della grande festa di Pentecoste.
(canto)
Verso
le 9.30, la rossa processione dei celebranti si è avviata verso l’altare e subito
gli applausi si sono intrecciati alle note del canto iniziale, quando le migliaia
di persone sui lati della navata centrale hanno visto il passaggio di Benedetto
XVI. Il Papa, il pastorale nella sinistra, ha benedetto i fedeli e ha dato
inizio alla Messa, attorniato dal cardinale vicario, Camillo Ruini, e dagli
altri celebranti, tra i quali tutti i vescovi della diocesi di Roma e i rettori
dei vari Seminari e Istituti di provenienza dei 21 diaconi. Nel presentare il
significato della Pentecoste, il Papa ha messo in risalto le immagini e i
simboli desunti dalla lettura degli Atti
degli Apostoli e dal Vangelo: il
vento e il fuoco che irrompono nel Cenacolo, la presenza di Gesù che entra a
porte chiuse, alitando lo Spirito. Quegli stessi simboli, il vento e il fuoco -
che secoli prima avevano suggellato il patto di Dio con il popolo eletto, reso
libero di quella libertà ordinata dai Comandamenti – ora dilatano l’evento del
Sinai. “Lo Spirito Santo dona di comprendere. Supera la rottura iniziata a
Babele - la confusione dei cuori, che ci mette gli uni contro gli altri - e apre
le frontiere”:
La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire
le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In
essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati (…) Vento e fuoco
dello Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini
continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da
Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste”.
Benedetto
XVI è passato poi alla scena del Cenacolo. Gesù entra a porte chiuse e dice ai
discepoli: “Pace a voi!”. “Noi – ha osservato - continuamente, chiudiamo le
nostre porte continuamente, vogliamo metterci al sicuro e non essere disturbati
dagli altri e da Dio”. Ma la pace che cristo annuncia annulla tale distanza:
questo saluto del Signore, afferma Benedetto XVI, “è un ponte, che egli getta
fra cielo e terra”.
“Egli discende su questo ponte fino a noi e noi
possiamo salire, su questo ponte di pace, fino a lui. Su questo ponte, sempre
insieme a Lui, anche noi dobbiamo arrivare fino al prossimo, fino a colui che
ha bisogno di noi. Proprio abbassandoci insieme a Cristo, noi ci innalziamo
fino a lui e fino a Dio: Dio è Amore e perciò la discesa, l’abbassamento, che
l’amore ci chiede, è allo stesso tempo la vera ascesa. Proprio così,
abbassandoci, noi raggiungiamo l’altezza di Gesù Cristo, la vera altezza
dell’essere umano.
Al
saluto di pace, ha proseguito il Pontefice, “seguono due gesti decisivi: Cristo
dà ai discepoli il suo mandato missionario e quindi alita su di loro lo Spirito
Santo. Come nella Genesi, Dio alita nell’uomo il soffio divino della vita, così
Gesù “alita sugli apostoli e dona loro in modo nuovo, più grande, “il soffio di
Dio”. A quel soffio, ha sottolineato il Papa, il Signore collega “il potere di
peronare”:
“La forza, che apre e fa superare Babele, è la forza del perdono. Gesù
può donare il perdono ed il potere di perdonare, perché egli stesso ha sofferto
le conseguenze della colpa e le ha dissolte nella fiamma del suo amore. Il
perdono viene dalla croce; egli trasforma il mondo con l’amore che si dona”.
Il
perdono “è il modo con cui Dio vince”, ha soggiunto il Papa che è passato poi a
spiegare agli ordinandi in che modo la ricchezza spirituale della Pentecoste li
riguardi. Il saluto di pace di Gesù nel Cenacolo, ha detto, richiama anzitutto
“al grande mistero della fede, alla Santa Eucaristia”:
“Lasciatevi attirare sempre di nuovo nella Santa
Eucaristia, nella comunione di vita con Cristo. Considerate come centro di ogni
giornata il poterla celebrare in modo degno. Conducete gli uomini sempre di
nuovo a questo mistero. Aiutateli, a partire da essa, a portare la pace di
Cristo nel mondo”.
Inoltre,
con l’ordinazione sacerdotale, ha proseguito Benedetto XVI, “voi vi inserite
nella missione degli apostoli:
“Lo Spirito Santo è vento, ma non è amorfo. E’ uno Spirito ordinato. E
si manifesta proprio ordinando la missione, nel sacramento del sacerdozio, con
cui continua il ministero degli apostoli. Attraverso questo ministero, voi
siete inseriti nella grande schiera di coloro che, a partire dalla Pentecoste,
hanno ricevuto la missione apostolica.
Infine,
di nuovo, essere sacerdoti significa acquisire da Dio “il potere del perdono”.
Il Papa ha definito il Sacramento della penitenza “uno dei tesori preziosi
della Chiesa, perché solo nel perdono si compie il vero rinnovamento del mondo”:
Nulla può migliorare nel mondo, se il male non è superato. E il male
può essere superato solo con il perdono. Certamente, deve essere un perdono
efficace. Ma questo perdono può darcelo solo il Signore. Un perdono che non
allontana il male solo a parole, ma realmente lo trasforma”.
Alle
parole di Benedetto XVI, come sempre caratterizzate da una profonda sapienza
dottrinale, ha fatto seguito la parte più suggestiva della cerimonia, con la
liturgia dell’ordinazione. Ciascuno dei 21 diaconi si è avvicinato al
Pontefice, e inginocchiandosi davanti a lui e ponendo le proprie mani nelle
sue, ha ribadito la volontà di seguire Cristo nella responsabilità del
ministero e nella fedeltà alla sede di Pietro:
(formula dell’impegno
sacerdotale e canto litanie)
Pochi
minuti dopo mezzogiorno, terminata con un grande applauso la celebrazione in
San Pietro, Benedetto XVI è tornato nel Palazzo apostolico e si è affacciato
alla finestra del suo studio per la recita del Regina Coeli. Con la folla immensa raccolta nella Piazza – almeno
50 mila persone – il Papa si è prima di tutto scusato per il ritardo con cui è
terminata la cerimonia in Basilica. Quindi, ha reso grazie a Dio per i 21 nuovi
sacerdoti donati da Dio alla Chiesa, invitando tutti a pregare perché “a Roma,
come pure nel mondo intero fioriscano e maturino numerose e sante vocazioni
sacerdotali”. La “felice coincidenza tra la Pentecoste e le Ordinazioni
presbiterali – ha aggiunto - mi invita a sottolineare il legame indissolubile
che esiste, nella Chiesa, tra lo Spirito e l’istituzione”.
“Senza lo Spirito Santo, la Chiesa si ridurrebbe a un’organizzazione
meramente umana, appesantita dalle sue stesse strutture. Ma, a sua volta, nei
piani di Dio lo Spirito si serve abitualmente delle mediazioni umane per agire
nella storia. Proprio per questo Cristo, che ha costituito la sua Chiesa sul
fondamento degli Apostoli stretti intorno a Pietro, l’ha anche arricchita del
dono del suo Spirito, affinché nel corso dei secoli la conforti e la guidi alla
verità tutta intera”.
Dopo il canto mariano, la lunga
mattinata si è conclusa con i saluti del Papa in tedesco e italiano ad alcuni
dei gruppi presenti in Piazza San Pietro, tra cui membri della Comunità di
Sant’Egidio in Germania e rappresentanti della Confederazione nazionale delle
Misericordie di Firenze.
(canto)
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La
Pentecoste, il “vento potente” che trasforma gli Apostoli, il primo nucleo
della Chiesa, così come il “soffio di Dio” aveva animato il primo uomo. E’ una
delle analogie contenuta nell’omelia di questa mattina pronunciata da Benedetto
XVI. Un tema che pone in evidenza l’immagine del vento dello Spirito Santo, il
“Dio sconosciuto”. Ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, il commento
del prof. Matteo Calisi, presidente della Chatolic
Fraternity of Charismatic Convennat Communities and Fellowships, una
comunità che raggruppa i principali movimenti carismatici di tutto il mondo:
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R. – Lo Spirito Santo è l’animatore della Chiesa. Sin dalla prima
pagina degli Atti degli Apostoli lo vediamo manifestarsi in maniera
sorprendente, addirittura sconcertante, tanto che i suoi interventi sono
numerosi, inattesi, folgoranti. Con ogni evidenza, è Lui che conduce la vita
della Chiesa e anima i gesti degli Apostoli fin nei minimi particolari: dalla
vita quotidiana della Chiesa all’espansione missionaria dell’Impero romano,
tanta da far dire agli studiosi di Scrittura che gli Atti degli Apostoli
formano come un quinto Vangelo, il Vangelo dello Spirito Santo.
D. – Ma come opera lo Spirito
Santo?
R. – Lo Spirito Santo produce un
forte ed insaziabile desiderio di Dio. La gente ha fame di cose spirituali, ha
fame di preghiera, di sacramenti, della Parola di Dio, dei doni dello Spirito.
Ha fame di santità e di verità, un insopprimibile desiderio di annunciare il
Vangelo e un genuino spirito di servizio e amore alla Chiesa. Così, anche oggi,
questa esperienza dello Spirito Santo si traduce in un movimento contemporaneo di
ricerca di Dio, come si è avuto nel passato con i grandi movimenti di riforma
della Chiesa, come gli Ordini mendicanti del Medioevo e il movimento di Francesco
d’Assisi o similari, dove la gente non è mai abbastanza sazia di Dio.
D. – Oggi le comunità cristiane
stanno gradualmente riscoprendo la Terza Persona della Santissima Trinità che,
fino ad un passato recente, sembrava quasi dimenticata...
R. – Infatti, un dono
straordinario che lo Spirito Santo ha elargito alla Sua Chiesa negli ultimi
anni è il movimento di Rinnovamento Carismatico. Molti e preziosi frutti
spirituali ha generato nella vita della Chiesa, di tante persone, tale
movimento. Al mondo moderno, che dichiara la morte di Dio con un processo di
necrosi, chiamato secolarismo, i carismatici vogliono proclamare che Dio è
vivo, perché i suoi fedeli sono viventi in lui, che abita ed opera potentemente
in loro per mezzo dello Spirito Santo.
D. – A volte lo Spirito si
presenta come una brezza leggera, altre volte come un vento impetuoso. Ma come
riconoscerlo e come non spegnerlo?
R. – Non dobbiamo dimenticare
che i cristiani devono essere in costante e profondo ascolto dello Spirito
nella quiete e nel silenzio della preghiera per poter essere rivestiti di
quella potenza dall’alto che Gesù ha promesso ai suoi discepoli a Pentecoste.
Allora vediamo che il vento dello Spirito si manifesta in due polarità,
apparentemente divergenti: a volte come vento impetuoso, tipico degli eventi
pentecostali, a volte come brezza leggera, per suscitare il frutto spirituale
che è pace, gioia, pazienza, carità. L’importante per il cristiano è, comunque,
non perdere nel caos della vita quotidiana la percezione di quello che Berger
chiamava il brusio degli angeli, ponendosi in ascolto della Parola di Dio che
non risiede nel tuono, nel fuoco, nel terremoto, ma è una voce che parla nel
silenzio delle coscienze, poiché, come dice Isaia, il Cristo non griderà e non
alzerà la voce.
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BEATIFICATE,
IERI IN SAN PIETRO, DAL CARDINALE SARAIVA MARTINS
LE SERVE DI DIO ASCENSION NICOLE
GONI E MARIANNE COPE
“La loro è stata una vita dedita
ai sofferenti e ai poveri, proiettata alla missione in luoghi ostili e malsani.
Docili all’azione dello Spirito Santo hanno contribuito con diversità di doni e
di carismi ad edificare e rafforzare la Chiesa di Cristo”. Con queste
motivazioni sono state beatificate ieri pomeriggio, nella Basilica di San
Pietro, una religiosa domenicana ed una francescana, che hanno svolto il loro
apostolato negli Stati Uniti e nell’America Latina. Il servizio di Tiziana Campisi.
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Due donne, una religiosa
domenicana ed una suora francescana, sono le prime Serve di Dio iscritte
nell’Albo dei Beati da Benedetto XVI. Sono Ascension Nicole Goñi e Marianne
Cope, elevate agli onori degli altari ieri pomeriggio nella Basilica di San
Pietro dal cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi, incaricato dal Santo Padre di presiedere la celebrazione per
la beatificazione.
Madre Ascension nacque in una
piccola città della Navarra il 14 marzo del 1868 e nel 1913 raggiunse il Perù
per attraversare la cordigliera delle Ande e fiumi impervi e raggiungere il
villaggio di Porto Maldonado. Qui diede vita a progetti di promozione della
donna e si dedicò all’educazione dei bambini. Aprì collegi e scuole e il 5
ottobre del 1918 fondò la Congregazione delle Missionarie Domenicane del
Rosario.
“Radicata nella carità
di Cristo, esercitò con tutti il carisma della maternità spirituale”, ha detto
il cardinale Saraiva Martins durante l’omelia. Sostenuta da una fede viva e da
una fervente devozione al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna del Rosario, si
dedicò alla salvezza delle anime fino al sacrificio di sé”.
Madre Marianne Cope è nata in Germania il 23 gennaio del 1838. Era
bambina quando con i genitori raggiunse gli Stati Uniti dove all’età di 24 anni
emise i voti religiosi e nel 1887 fu l’unica consacrata a rispondere
all’appello del vescovo di Honolulu di aprire una missione nel lebbrosario di
Molokai, nelle Hawaii. “La beata amò i malati di lebbra più di se stessa”, ha
sottolineato il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Li servì,
li educò, lì guidò con intelligenza, amabilità e fortezza. In loro vedeva il
volto sofferente di Gesù”.
Nella vigilia di pentecoste il
cardinale Saraiva Martins ha voluto ricordare anche i discepoli nel cenacolo,
che insieme a Maria, furono ricolmi di Spirito Santo:
“Gli Apostoli fecero
l’esperienza dello Spirito Santo e divennero testimoni di Cristo morto e
risorto, missionari per le vie del mondo. La stessa esperienza si ripete in
tutti coloro che, accogliendo Cristo, si aprono a Dio e all’umanità; si ripete
soprattutto nei santi, sia in quelli anonimi sia in quelli che sono stati
elevati agli onori degli altari”.
E all’azione dello Spirito ha ricollegato l’apostolato
delle due Beate:
“Le nostre due Beate hanno spalancato la loro vita
alla Spirito di Dio e si sono lasciate condurre da lui nel servizio della
Chiesa, dei poveri, dei malati, della gioventù”.
La celebrazione si è conclusa con il canto del Regina Coeli.
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15
maggio 2005
“HIV/AIDS
E IL BENESSERE FAMILIARE”: E’ IL TEMA SCELTO
DALLE
NAZIONI UNITE PER L’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA
- Intervista con Gianfranco Morino e Luisa
Santolini -
“Una famiglia forte costituisce
uno dei principali elementi per difendersi dall’AIDS”: così, il segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata
internazionale della famiglia, quest’anno sul tema: “HIV/AIDS e il benessere
familiare”. Un’iniziativa per attirare l’attenzione sugli effetti devastanti
del virus soprattutto sulle famiglie che vivono in povertà nei Paesi in via di
sviluppo. E intanto, a livello globale, il numero di malati continua a crescere:
da 35 milioni nel 2001 a 38 nel 2003. Il servizio di Roberta Moretti:
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Sono 15 milioni i bambini orfani dell’AIDS nel mondo.
Una tragedia che sconvolge le famiglie, specialmente nei Paesi poveri, come spiega
Gianfranco Morino, medico nelle baraccopoli di Nairobi, in Kenya:
“In genere, sono famiglie ormai disgregate. Il 70 per cento dei nuclei
familiari sono formati solo da madri con vari figli. I padri sono via per
lavoro oppure sono già morti spesso di HIV e AIDS. Quando muore la mamma, i
bambini sopravvissuti, che non hanno preso il virus dalla madre - in genere i
bambini intorno agli 8-9-10 anni - vedono addirittura i fratellini più piccoli,
spesso sieropositivi, morire prima e vanno ad ingrossare le fila dei ragazzi di
strada, in giro per le città del Kenya. Sono circa 100 mila gli orfani
dell’AIDS. Spesso, soprattutto le bambine debbono darsi una costituzione di
sopravvivenza, per cui noi le troviamo, già a 12-13 anni, sieropositive”.
Ed è forte l’impegno della
Chiesa nel Paese per la prevenzione e la cura del virus, attraverso ospedali
missionari e programmi di educazione sanitaria nelle scuole. Ma come rispondere
a chi accusa la morale cattolica di contribuire alla diffusione del contagio,
opponendosi all’uso dei preservativi? Ancora Morino:
“Sono 20 anni che sto in Africa e
vedo che nessuno li usa, ma non perché la Chiesa dice questo, piuttosto perché
esulano dalla cultura delle famiglie, dalla cultura maschile. Non penso
assolutamente in una soluzione né a medio né a lungo termine. La soluzione è
una scommessa sull’educazione, sul trovare lavoro ai giovani, sul ripercorrere
i valori, non solo della tradizione cristiana, ma della famiglia africana,
delle regole, delle classi di età, del matrimonio. Se si ritorna a quello, ad
una vita nella decenza, ad avere diritto al cibo, alla salute, all’acqua
potabile, alla casa, sicuramente si avrà una difesa contro la diffusione
dell’HIV”.
Sempre in relazione alla realtà
familiare, ma sul piano di una problematica molto diversa, troviamo la
questione del matrimonio civile tra omosessuali, già riconosciuto in Belgio e
in Olanda e recentemente approvato da uno dei due rami del Parlamento spagnolo.
In Spagna, oltretutto, il progetto di legge prevede anche l’adozione di figli
da parte delle coppie gay. Luisa
Santolini, presidente del Forum italiano delle Associazioni Familiari:
“E’ un attacco alla famiglia, perché dire che tutto è famiglia, significa
negare la verità della famiglia che è fatta da un uomo e una donna per un
vincolo fedele e perenne, con un progetto di vita fecondo. La cosa che mi
colpisce è proprio la lontananza tra il dibattito nelle sedi istituzionali
europee e internazionali, anche italiane - viziato e distorto da una visione
privatistica e liberistica della società – e il sentire della gente. In Italia,
in particolare, sono tutti convinti del valore della famiglia, ma anche
all’estero, in America Latina, e non parliamo dell’Africa o dei Paesi islamici
o dell’Oriente”.
E’ necessario, secondo la
Santolini, che le istituzioni riconoscano la famiglia come “soggetto primario
della società”:
“E’ chiaro che se io decido di partire dalla famiglia, il mondo del
lavoro, della sanità e della scuola subirebbe cambiamenti notevolissimi. Questo
non si fa, perché non si mette la famiglia come “prisma”, come diceva Giovanni
Paolo II, attraverso cui leggere la realtà. Le famiglie, quindi, non sanno di
essere una grande risorsa. Ricordo che sempre Giovanni Paolo II diceva:
“Famiglia, credi in ciò che sei. Famiglia diventa ciò che sei”. Ecco, credo che
le sfide che ci aspettano sono su queste due questioni”.
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CRISTIANI DI OGNI CONFESSIONE RIUNITI INSIEME IN
PREGHIERA
ALL’AEROPAGO DI ATENE, NEL GIORNO DELLA
PENTECOSTE,
VIGILIA DELLA CONCLUSIONE DELLA CONFERENZA
MONDIALE
ORGANIZZATA DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
- Servizio di Giovanni Giuranna -
E’ giunta alla vigilia della
chiusura la Conferenza ecumenica mondiale sulla missione, organizzata ad Atene
dal Consiglio ecumenico delle Chiese, che ha visto la presenza di 600 delegati
delle varie Chiese. Questa sera, alle 19.00, si terrà una celebrazione ecumenica
finale in un luogo altamente simbolico: l’Areopago, dove San Paolo tenne un
famoso discorso agli ateniesi. A circa duemila anni dal quel giorno, i
cristiani di quasi tutte le Chiese esistenti pregheranno insieme prima di
ripartire per il proprio Paese. Il tema della Conferenza, “Vieni Spirito Santo,
guarisci e riconcilia. Chiamati in Cristo ad essere comunità che guariscono e
riconciliano”, è stato approfondito con varie relazioni e work-shop. Da Atene,
Giovanni Giuranna.
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Durante
la plenaria di ieri è intervenuto il cattolico statunitense, Robert Schreiter,
che insegna teologia a Chicago e che ha parlato della riconciliazione come
nuovo paradigma della missione. “Alcuni anni fa – ha osservato Schreiter – il
tema della riconciliazione non era particolarmente sottolineato nella teologia
missionaria. Oggi invece si avverte l’esigenza di concepire la missione sotto
il profilo della riconciliazione”. Un altro elemento di un certo interesse,
emerso dalla Conferenza di Atene, è il binomio riconciliazione e guarigione.
Entrambi i termini evidenziano un processo in corso più che un risultato
raggiunto. Non tanto dunque pace e salute, in senso fisico, psicologico e
spirituale ma riconciliazione e guarigione. Questa – stando alla Conferenza di
Atene – è la via privilegiata da percorrere per annunciare il Vangelo agli
uomini del mondo contemporaneo.
Scopo
della Conferenza non era l’elaborazione di documenti specifici, ma la realizzazione
di un incontro tra cristiani di Chiese diverse, impegnati sulle diverse
frontiere della missione per consentire la conoscenza reciproca e il confronto
delle esperienze. L’obiettivo è stato sicuramente raggiunto, come ha dichiarato
anche mons. Brian Farrell, che ha guidato in questi giorni la numerosa
delegazione cattolica in qualità di Segretario del Pontificio consiglio per
l’unità dei cristiani. “Il clima di fraternità che ha caratterizzato queste
giornate – ha detto – costituisce certamente una tappa significativa nel
percorso di riconciliazione e guarigione tra le Chiese”.
Da
Atene, Giovanni Giuranna, per la Radio Vaticana
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Le
varie relazioni presentate alla Conferenza e le cronache di queste giornate, come
pure i filmati delle plenarie, sono disponibili in varie lingue sul sito ufficiale
www.mission2005.org e in italiano www.nabot.org.
IL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, VISTA CON
GLI OCCHI DI UN BAMBINO,NEL
NUOVO FILM DI MARCO TULLIO GIORDANA,
IN CONCORSO AL FESTIVAL DI
CANNES
- Ai nostri microfoni il
regista Marco Tullio Giordana -
Sarà presentato oggi, al Festival
del cinema di Cannes, l’unico film italiano in concorso, “Quando sei nato non
puoi più nasconderti” di Marco Tullio Giordana, il regista dell’acclamato “La
meglio gioventù”. Nel film, di particolare intensità, un ragazzino tredicenne
prende drammaticamente coscienza del doloroso fenomeno dell’immigrazione clandestina.
Servizio di Luca Pellegrini.
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Brescia.
Mattina. Sandro, tredici anni. Zaino in spalla, è appena sceso da un autobus. Aspetta
la coincidenza. Arriva, si prepara a salire. Qualcosa dall’altro lato della
strada lo incuriosisce. In una cabina telefonica, un uomo di colore trasandato
e malvestito cerca invano di telefonare. Si confonde, sbatte la cornetta contro
il vetro, parla – non si sa bene a chi – col tono della voce che sale di
intensità fino a smarrirsi in un grido. Mormora una frase incomprensibile. E’
l’inizio della sceneggiatura dell’ultimo film di Marco Tullio Giordana, “Quando
sei nato non puoi più nasconderti”, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di
Mari Pace Ottieri. E’ il primo, involontario ed embrionale contatto del ragazzo
con una realtà diversa, spesso scomoda, sempre drammatica: quella degli
immigrati clandestini che popolano le nostre città. La frase pronunciata dal
grande uomo nero disperato è proprio quella che dà il titolo al film. Sandro,
tra non molto, griderà anche lui: caduto in mare durante una crociera col
padre, si troverà abbandonato, vicino alla morte. Verrà salvato da un ragazzo
rumeno, caricato su una lurida barca dedita al commercio umano, scaricato poi
in un centro di accoglienza. Senza aver ancora consolidato i pregiudizi, Sandro
coinvolgerà se stesso e la famiglia, abbiente e borghese, nella condivisione di
un pezzo di vita e di storia di questa povera gente. Un percorso difficile e
coraggioso, non esente da profonde disillusioni. Fino al finale, aperto per
Sandro e lo spettatore, che rilancia molti degli interrogativi del film, non
semplici, non facili, ma inderogabili e veri. Quelli che si è posto
inizialmente lo stesso regista, che ha voluto affrontare ancora una volta una
storia italiana di sofferenza e di speranza. Perché?
“L’Italia è un Paese che conosce bene il fenomeno opposto, cioè quello
dell’emigrazione, perché nel corso del secolo passato sono stati ben 60 milioni
gli italiani che hanno dovuto abbandonare la loro terra. E quindi ci troviamo
di conoscere un po’ del dolore, della sofferenza delle persone che arrivano nel
nostro Paese, quindi un po’ anche nelle istituzioni imperfette, incomplete, non
aiutate dalla legislazione, che non è sempre così acuta, anche perché le cose
sono difficili da prevedere. Però, il nostro Paese ha un tratto più accogliente
di altri. E’ diffuso, secondo me, nella popolazione italiana un sentimento
capace di convivere con questi arrivi, con quell’elemento di comprensione delle
difficoltà altrui che mi fa sperare in bene”.
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15 maggio 2005
IL METROPOLITA DI MOSCA,
KONDRUSIEWICZ, CONFERMA IN UN’INTERVISTA
LA MAGGIORE “APERTURA” DELLA CHIESA ORTODOSSA
VERSO IL VATICANO.
MERCOLEDÍ IN UDIENZA GENERALE A ROMA CON QUARANTA
PELLEGRINI
MOSCA. = Il clima con gli ortodossi a Mosca è migliorato. Lo
afferma il l’arcivescovo metropolita di Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, della
diocesi della Madre di Dio nella capitale russa, alla vigilia di un
pellegrinaggio che la prossima settimana lo porterà a Roma insieme a quaranta
pellegrini in piazza San Pietro per l’udienza generale del mercoledì. Il Patriarcato orotodosso, ha
detto l’arcivescovo – in una intervista all’agenzia Asia News - ha sempre
apprezzato le posizioni dottrinali dell’allora cardinale Ratzinger, e tra i
cattolici russi c'è la speranza che a Benedetto XVI riesca ciò che non è stato
possibile a Papa Wojtyla. Intanto ieri, dopo la notizia dell’apertura del
processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, decine e decine di fedeli si
sono riversati in cattedrale per pregare e partecipare alla Messa. (T.C.)
I “SIGNORI DELLA GUERRA” DI
MOGADISCIO DEPONGONO ARMI
PER FACILITARE IL RIENTRO DEL
GOVERNO IN ESILIO IN KENIA.
DISPOSTE DELLE PATTUGLIE PER
GARANTIRE LA SICUREZZA NELLA CITTÁ
MOGADISCIO. = Centinaia di mitragliatrici e dozzine di veicoli
equipaggiati con armi di vario genere sono stati consegnati ieri sera, con una
solenne cerimonia, al vice primo ministro somalo, Mohamoud Abdullahi Jama. E’
la prima volta che bande illegali rinunciano alle armi dopo 14 anni di
anarchia, cominciati nel 1991 con la deposizione del dittatore, Mohammed Siad
Barre. Le armi sono state concentrate in uno stadio di Mogadiscio sud. I
cosiddetti “signori della guerra”, che controllano la città, fanno anche parte
del governo di transizione somalo tuttora in esilio in Kenya per motivi di
sicurezza. Insieme alla consegna delle armi, è stato deciso anche di costituire
pattuglie in grado di garantire sicurezza alla città, in modo da rendere
possibile l’arrivo del governo in esilio. (T.C.)
La Pontificia Opera della Propagazione della Fede
distribuisce le offerte della Giornata Missionaria Mondiale per sostenere
la Chiesa nei territori di missione
Lione - Le offerte raccolte durante la Giornata Missionaria Mondiale sono
state distribuite nel corso dell’Assemblea Generale delle Pontificie Opere
Missionarie a Lione, dove è stata inaugurata la casa restaurata nella quale ha
vissuto ed è morta Pauline Jericot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della
Fede. Quasi la metà degli aiuti sono stati destinati alle diocesi dell’Africa.
Gli altri continenti che hanno ricevuto maggiore sostegno sono stati l’Asia,
l’Oceania e l’America Latina. Gli aiuti sono stati distribuiti in base alle
richieste presentate dalle diverse diocesi. Il 30% dei sussidi è stato inviato
per far fronte al funzionamento ordinario delle Chiese locali. Il 13% è stato
destinato alla costruzione di chiese e cappelle, il 12% come sostegno per i
catechisti. Il resto dei sussidi è andato a comunità religiose ed istituzioni
cattoliche per le loro missioni sociali e di evangelizzazione attraverso
ospedali, scuole, università e mezzi di comunicazione. (T.C.)
A Bali, gli indù aiutano
a costruire una chiesa cattolica. sorgerÁ
su una superficie di 3500
mq. e includerÁ anche una scuola di religione
Denpasar. = La
popolazione di Bali, a maggioranza indù, ha approvato la costruzione di un complesso religioso cattolico e ha fornito anche le guardie di sicurezza
per la cerimonia di apertura dei lavori. Il cantiere è stato aperto alla
presenza di padre Hubertus Hadi Setiawan, vicario generale della diocesi di
Denpasar, e di numerosi leader religiosi induisti. Gli edifici sorgeranno a Uma
Sari, a 945 chilometri da Jakarta, nei pressi di Denpasar, capitale della
provincia di Bali. Occuperanno 3.500 metri quadrati e comprenderanno anche il
rettorato e la scuola di religione. Il complesso farà parte della parrocchia di
S. Giuseppe, fondata nel 1935
e che conta, secondo dati del 2001, circa seimila fedeli. (T.C.)
IL 21
MAGGIO, IN PRIMA ASSOLUTA A ROMA, ESECUZIONE DI UN ORATORIO MUSICALE ISPIRATO
ALLA FIGURA DELL’ADULTERA PERDONATA DA GESÚ’, COMPOSTO DA ANTONIO ALESSANDRI.
SARÁ ESEGUITO NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO,
CON LA PARTECIPAZIONE DEL CORO
POLIFONICO DI CIAMPINO
ROMA. =
“L’adultera perdonata”, un breve oratorio per coro, archi, arpa e organo,
ispirato all’episodio narrato dal Vangelo di Giovanni, sarà eseguito in prima
assoluta sabato prossimo, 21 maggio, alle 17.30 a Roma, nella chiesa di Santa
Maria del Popolo. Composto da Antonio Alessandri mette in risalto la
riflessione interiore della donna e il suo canto di gratitudine per il perdono
ottenuto. L’oratorio vedrà la partecipazione del Coro Polifonico di Ciampino,
che ieri all’Auditorium Bonicelli della cittadina laziale ha presentato un
concerto straordinario, con musiche, tra gli altri, di Verdi, Rossini e
Donizetti. L’oratorio dell’“Adultera perdonata” sarà replicato il 29 maggio
alle 20.30 nella chiesa ciampinese della Madonna del Rosario. (T.C)
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15
maggio 2005
- A cura di Eugenio Bonanata -
Seppur nella più completa confusione informativa, finalmente dopo due
giorni dal massacro di Andigian, si riesce ad avere un quadro più chiaro della
situazione in Uzbekistan. Tutte le agenzie di stampa occidentali sono concordi
nell’affermare che nella valle di Ferganà ci sono stati circa 500 morti ed oltre
duemila sono stati i feriti. Decine di persone sono state arrestate. Ufficialmente
il bilancio dei disordini è fermo a 10 vittime. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Nella
scuola numero 15 sono stati accatastati i cadaveri di coloro che non avevano
documenti addosso o non sono stati ancora riconosciuti dai parenti. La ricerca
dei congiunti da parte dei familiari va avanti da ore. Molta gente è fuggita da
Andigian per riparare nei villaggi limitrofi o nel vicino Kirghizistan. La
frontiera è stata riaperta e un ponte di fortuna è stato costruito dalla parte
uzbeka. Le guardie di confine kirghise si limitano, per ora, ad un semplice
controllo dei documenti, evitando troppe formalità. Tra i fuggiaschi vi sono
anche numerosi feriti ed ex galeotti scappati dal carcere di Andigian. Secondo
notizie della televisione russa, la folla inferocita ha assaltato ieri in una
cittadina nei pressi della frontiera il palazzo di Giustizia ed un
commissariato di polizia. La situazione ad Andigian resta tranquilla e sotto
controllo delle truppe fedeli al presidente Karimov. Nella notte sono state
udite alcune sparatorie.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Il segretario di stato
americano, Condoleezza Rice, è giunta oggi a sorpresa in Iraq per una breve
visita di sostegno al nuovo governo di Ibrahim al Jaafari. Ma Il suo arrivo è
coinciso con l’annuncio di nuovi attentati e del ritrovamento di decine di
corpi mutilati in tre diverse località irachene. Cinque persone sono morte e 39 sono rimaste ferite
in un doppio attentato suicida avvenuto questa mattina a Baquba, 60 chilometri
a nord est di Baghdad, contro un tribunale e un convoglio del governatore della
provincia di Diyala. E sempre a Baghdad, un responsabile della sicurezza del Ministero dell’industria e il suo
autista sono stati uccisi in un agguato da un gruppo di uomini armati. Il nostro
servizio:
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Solo
qualche stretto collaboratore era stato informato del viaggio. La visita di
Condoleezza Rice, la prima in Iraq dalla sua nomina a fine gennaio, intende
essere un segnale di appoggio al nuovo governo iracheno. La Rice - giunta in
Iraq al termine di due settimane in si sono registrati oltre
400 i morti per le azioni dei ribelli - ha affermato che gli insorti sono molto violenti ma non si sconfiggono solo
militarmente, “si sconfiggono – ha rimarcato - avendo un’alternativa politica
che sia forte”. Parlando
con i giornalisti, Rice, ha sottolineato che ora è “molto importante” procedere
con l’elaborazione della nuova Costituzione irachena, affinché tutti gruppi etnici
del Paese sentano che “i loro interessi sono rappresentati”. Fra strette misure di sicurezza, il segretario di Stato ha preso un
elicottero per recarsi a Salahdin per incontrare il leader del partito
democratico curdo Balzani. Nel pomeriggio, in programma anche una visita con il
primo ministro Jafaari. Intanto, si apprende che i leader dell’insurrezione
irachena sarebbero disposti a rinunciare alla lotta armata se il nuovo governo,
cedesse ai musulmani sunniti maggiore
potere politico. Ad affermarlo, oggi, è il New York Times, specificando che
l’Amministrazione Bush ha ricevuto segnali in questo senso dai suoi contatti
sunniti. E a Baghdad, in mattinata, non si sono registrati attacchi con
autobomba, ma la polizia ha reso noto il ritrovamento dei cadaveri di 13
uomini, uccisi con un colpo alla testa e abbandonati in una discarica del quartiere
sciita di Sadr City. Con questo ultimo macabro ritrovamento, salgono a 34 i
corpi di iracheni uccisi in circostanze diverse e ritrovati nelle ultime 24
ore.
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L’OPEC, l’Organizzazione dei
Paesi esportatori di petrolio, potrebbe aumentare la propria produzione di
greggio nell’ultimo trimestre del 2005. E’ quanto ha sottolineato il presidente
del cartello, lo Sceicco kuwaitiano Ahmad Fahd al-Sabah, spiegando che le previsione è legata all’andamento
della domanda mondiale di oro nero. Il presidente non ha comunque fornito
indicazioni in merito all’entità del possibile incremento produttivo. L’OPEC
tornerà a riunirsi a Vienna il 15 giugno prossimo per una riunione dalla quale
sono attese indicazioni sulla politica produttiva per il secondo semestre del
2005.
In occasione del 57.mo
anniversario della fondazione dello Stato di Israele, oggi i palestinesi nei
Territori celebrano solennemente la loro “Giornata della catastrofe” (Nakba).
Al suono delle sirene, le attività si sono bloccate per un minuto in
solidarietà con i profughi che, proprio con la fondazione dello stato di Israele
abbandonarono le proprie case. In questa ricorrenza, tutte le principali forze
politiche palestinesi si sono dette concordi nel ribadire la necessità della
soluzione della questione dei profughi. Secondo le ultime statistiche ufficiali
palestinesi, il numero complessivo dei palestinesi è di 10 milioni. Di questi,
solo 3,7 milioni vivono nei Territori. Oltre un milione risiedono in Israele,
mentre gli altri sono dispersi nella diaspora.
Israele e Autorità nazionale
palestinese hanno raggiunto una intesa in base alla quale viene consentita la
dislocazione di agenti palestinesi armati ed in divisa nelle città cisgiordane.
Lo scopo principale è lottare contro fenomeni di malavita e di anarchia. Lo riferisce
il quotidiano Haaretz di Tel Aviv, secondo cui si tratta di una misura
concepita per rafforzare il governo di Abu Mazen, nell’imminenza di una sua
importante missione negli Stati Uniti,
fissata per il 26 maggio.
Gli Stati Uniti puniscano i
responsabili delle presunte violazioni del Corano verificatesi nella base
americana di Guantanamo. Così, ieri, presidente afgano Karzai, dopo la più
grande ondata di proteste anti-americane registrata in Afghanistan dal 2001
dove, da mercoledì scorso, almeno 16 persone sono rimaste uccise e oltre 100
ferite. Tuttavia, Karzai ha anche definito la vicenda un pretesto per i “nemici
dell’Afghanistan” al fine di opporsi alla sua scelta di creare un “partenariato
strategico” con gli Stati Uniti.
Urne aperte questa mattina, in
Etiopia, per consentire a 26 milioni di elettori di scegliere i deputati del
nuovo Parlamento, in una elezione che rappresenta una prova del rafforzamento
della democrazia nel Paese. Si tratta della terza consultazione elettorale dal
1991, quando il “Fronte popolare rivoluzionario democratico etiopico” (EPRDF),
spazzò via la sanguinosa dittatura di Menghistu. Ma nei due casi precedenti,
nel 1995 e nel 2000, il ruolo dell’opposizione fu puramente formale e la parte
del leone la giocò l’EPRDF, di Meles Zenawi. L’attuale premier, dato per netto
favorito anche in questa consultazione, in caso di vittoria sarebbe al suo
terzo mandato. L’opposizione questa volta ha però goduto di reali spazi di
propaganda, sia in televisione che nelle piazze. A sorvegliare la regolarità
delle elezioni ci sono, per la prima volta, circa 300 osservatori stranieri,
160 dei quali dell’UE. I 31 mila seggi chiuderanno nel pomeriggio e i primi
risultati saranno annunciati domani, mentre per la proclamazione ufficiale
bisognerà attendere l’8 giugno.
L’Iran ha accettato di rinviare
ancora di pochi giorni la ripresa delle attività in campo nucleare almeno fino
all’incontro previsto tra i ministri degli Esteri di Parigi, Londra, Berlino e il
capo negoziatore iraniano per il nucleare Rohani. L’incontro, che dovrebbe
risolvere la disputa sul nucleare, si svolgerà probabilmente in Europa la
prossima settimana.
A Riad tre oppositori sauditi, sotto processo da nove mesi
per aver chiesto riforme costituzionali, sono stati condannati, riconosciuti
colpevoli di aver “fomentato la sedizione”. Le pene variano dai sei ai nove
anni di carcere. Ad affermarlo sono fonti vicine alla famiglia dei condannati.
Le autorità dello Zimbabwe hanno
espulso i 62 mercenari britannici arrestati per il tentato golpe in Guinea
Equatoriale. I mercenari erano stati fermati nel marzo dello scorso anno a
bordo di un aereo con cui avrebbero dovuto prelevare armi durante uno scalo ad
Harare. Il leader del commando, il soldato e i due piloti del velivolo sono
stati condannati a scontare un periodo in carcere. Marc Thatcher, il figlio
dell’ex primo ministro conservatore britannico, coinvolto nel golpe, è stato
condannato a pagare una multa pari a 375 mila euro e a quattro anni di libertà
vigilata.
Nel Bangladesh almeno 80 persone risultano disperse nel
naufragio di una traghetto sul fiume Tentulia, dopo il passaggio di un ciclone.
A bordo, secondo funzionari, si trovava un centinaio di persone e solo venti
tra loro sono riuscite a nuotare fino alla riva o sono state salvate da altre
imbarcazioni. Dal 1977, sono tremila le persone morte nel Paese per incidenti a
imbarcazioni di vario tipo.
Il partito socialista spagnolo
(PSOE) del premier Zapatero ha chiesto al Parlamento il via libera all’apertura
di un negoziato con l’ETA, se l’organizzazione indipendentista basca deciderà
di deporre le armi. Il testo della
mozione, che dovrà esser votata martedì prossimo, esprime disponibilità al
dialogo “fra i poteri dello stato e coloro che decidano di abbandonare la
violenza”. Nel documento, il PSOE afferma inoltre che “la violenza non ha
prezzo politico e la democrazia spagnola non accetterà mai il ricatto della
violenza”. Ma la mozione ha incontrato l’opposizione del Partito popolare che
accusa il governo di tradire il patto contro il terrorismo.
Proprio nei Paesi baschi, nella
notte scorsa, quattro
ordigni di debole potenza sono esplosi contro aziende della regione. Tre
persone sono rimaste leggermente ferite. Lo si è appreso da fonti
dell’antiterrorismo, secondo le quali le esplosioni, che non erano state preannunciate,
sono da attribuire alla campagna di estorsioni dell’organizzazione separatista
basca ETA contro le imprese.
Gli esperti della Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) stanno estraendo
corpi, forse serbi, da una fossa comune a Malisevo. Lo hanno detto ieri
responsabili ONU. Si tratta del secondo rinvenimento di una fossa comune in un
mese, dopo che, lo scorso 20 aprile, gli stessi esperti avevano confermato di averne
scoperto una con i resti di 22 serbi nel distretto di Klina, nel Kosovo centrale.
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