RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 135 - Testo della trasmissione di domenica 15 maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Nella festa di Pentecoste, solenne Messa in San Pietro di Benedetto XVI, che ha ordinato 21 nuovi sacerdoti.  Al Regina Coeli, la preghiera del Pontefice per la fioritura delle vocazioni

 

Il significato dello Spirito Santo  nella vita cristiana nel commento del professor Matteo Calisi  

 

Beatificate ieri in San Pietro, dal cardinale Saraiva Martins, due Serve di Dio

 

IN PRIMO PIANO:

Aids e il benessere familiare, al centro dell’odierna Giornata internazionale della famiglia. Ai nostri microfoni, Luisa Santolini e Gianfranco Morino

 

Cristiani di ogni confessione stasera in preghiera nell’Aeropago di Atene, alla vigilia della chiusura della Conferenza organizzata dal Consiglio ecumenico delle Chiese

 

Il fenomeno dell’immigrazione clandestina vista con gli occhi di un bambino nell’ultimo film di Marco Tullio Giordana, in concorso oggi al Festival del cinema di Cannes. Con noi lo stesso regista

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’arcivescovo metropolita di Mosca, Kondrusiewicz, conferma la maggiore “apertura” del Patriarcato ortodosso russo verso Roma

 

I signori della guerra di Mogadiscio depongono le armi per favorire il rientro del governo in esilio

 

La Pontificia Opera della propagazione della fede distribuisce le offerte della Giornata missionaria per sostenere la Chiesa in terra di missione.

 

A Bali gli indù aiutano a costruire una chiesa cattolica.

 

Il 21 maggio in prima assoluta a Roma, esecuzione di un oratorio musicale ispirato alla figura dell’adultera perdonata da Gesù.

 

24 ORE NEL MONDO:

Sempre grave la situazione in Uzbekistan. Le agenzie di stampa occidentali parlano di 500 morti e 2mila feriti

 

Il segretario di Stato americano, Condolezza Rice, in visita a sorpresa in Iraq, dove continuano le violenze

 

In Etiopia, urne aperte da stamani per il rinnovo del Parlamento

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 maggio 2005

        

 

LA CHIESA INFRANGA BARRIERE DI CLASSI E RAZZE E ANNUNCI LA PACE

DONO DELLO SPIRITO: COSI’ BENEDETTO XVI ALL’OMELIA DI PENTECOSTE,

DURAMTE LA MESSA DI ORDINAZIONE DI 21 NUOVI SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ROMA.AL REGINA COELI, LA PREGHIERA DEL PAPA PER LE VOCAZIONI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

          E’ stata una bella e commovente cerimonia liturgica quella in cui questa mattina, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ha ordinato 21 nuovi sacerdoti della diocesi di Roma. Il Papa ha parlato all’omelia del fuoco e del vento della Pentecoste, che annunciano al mondo la pace di Dio, e ha pregato al Regina Coeli, davanti a una folla straordinaria radunata in Piazza San Pietro, perché nella Chiesa non cessi la fioritura delle vocazioni al sacerdozio. La cronaca dell’avvenimento nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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(canto)

 

Lo Spirito di Dio è un ponte di pace tra il cielo e la terra. Lo Spirito di Dio nel cenacolo lancia la Chiesa oltre la Babele della divisione delle lingue, delle razze e della chiusura dei cuori, chiedendo agli Apostoli e a ognuno dei suoi successori, nel sacerdozio, di essere ministri universali di quella luce e della pace di Cristo: che vive nell’Eucaristia, ha il potere del perdono, è annunciata nella missione. Due giorni dopo aver raccolto attorno a sé il clero romano e aver riflettuto sul ministero del sacerdozio, Benedetto XVI ha personalmente ordinato questa mattina 21 nuovi sacerdoti di tre continenti, durante una lunga e solenne cerimonia nella Basilica di San Pietro, nel giorno della grande festa di Pentecoste.

 

(canto)

 

         Verso le 9.30, la rossa processione dei celebranti si è avviata verso l’altare e subito gli applausi si sono intrecciati alle note del canto iniziale, quando le migliaia di persone sui lati della navata centrale hanno visto il passaggio di Benedetto XVI. Il Papa, il pastorale nella sinistra, ha benedetto i fedeli e ha dato inizio alla Messa, attorniato dal cardinale vicario, Camillo Ruini, e dagli altri celebranti, tra i quali tutti i vescovi della diocesi di Roma e i rettori dei vari Seminari e Istituti di provenienza dei 21 diaconi. Nel presentare il significato della Pentecoste, il Papa ha messo in risalto le immagini e i simboli desunti dalla lettura degli Atti

 

 

degli Apostoli e dal Vangelo: il vento e il fuoco che irrompono nel Cenacolo, la presenza di Gesù che entra a porte chiuse, alitando lo Spirito. Quegli stessi simboli, il vento e il fuoco - che secoli prima avevano suggellato il patto di Dio con il popolo eletto, reso libero di quella libertà ordinata dai Comandamenti – ora dilatano l’evento del Sinai. “Lo Spirito Santo dona di comprendere. Supera la rottura iniziata a Babele - la confusione dei cuori, che ci mette gli uni contro gli altri - e apre le frontiere”:

 

La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati (…) Vento e fuoco dello Spirito Santo devono senza sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare fra di noi; dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste”.

 

Benedetto XVI è passato poi alla scena del Cenacolo. Gesù entra a porte chiuse e dice ai discepoli: “Pace a voi!”. “Noi – ha osservato - continuamente, chiudiamo le nostre porte continuamente, vogliamo metterci al sicuro e non essere disturbati dagli altri e da Dio”. Ma la pace che cristo annuncia annulla tale distanza: questo saluto del Signore, afferma Benedetto XVI, “è un ponte, che egli getta fra cielo e terra”.

 

“Egli discende su questo ponte fino a noi e noi possiamo salire, su questo ponte di pace, fino a lui. Su questo ponte, sempre insieme a Lui, anche noi dobbiamo arrivare fino al prossimo, fino a colui che ha bisogno di noi. Proprio abbassandoci insieme a Cristo, noi ci innalziamo fino a lui e fino a Dio: Dio è Amore e perciò la discesa, l’abbassamento, che l’amore ci chiede, è allo stesso tempo la vera ascesa. Proprio così, abbassandoci, noi raggiungiamo l’altezza di Gesù Cristo, la vera altezza dell’essere umano.

 

         Al saluto di pace, ha proseguito il Pontefice, “seguono due gesti decisivi: Cristo dà ai discepoli il suo mandato missionario e quindi alita su di loro lo Spirito Santo. Come nella Genesi, Dio alita nell’uomo il soffio divino della vita, così Gesù “alita sugli apostoli e dona loro in modo nuovo, più grande, “il soffio di Dio”. A quel soffio, ha sottolineato il Papa, il Signore collega “il potere di peronare”:

 

“La forza, che apre e fa superare Babele, è la forza del perdono. Gesù può donare il perdono ed il potere di perdonare, perché egli stesso ha sofferto le conseguenze della colpa e le ha dissolte nella fiamma del suo amore. Il perdono viene dalla croce; egli trasforma il mondo con l’amore che si dona”.

 

         Il perdono “è il modo con cui Dio vince”, ha soggiunto il Papa che è passato poi a spiegare agli ordinandi in che modo la ricchezza spirituale della Pentecoste li riguardi. Il saluto di pace di Gesù nel Cenacolo, ha detto, richiama anzitutto “al grande mistero della fede, alla Santa Eucaristia”:

 

“Lasciatevi attirare sempre di nuovo nella Santa Eucaristia, nella comunione di vita con Cristo. Considerate come centro di ogni giornata il poterla celebrare in modo degno. Conducete gli uomini sempre di nuovo a questo mistero. Aiutateli, a partire da essa, a portare la pace di Cristo nel mondo”.

 

         Inoltre, con l’ordinazione sacerdotale, ha proseguito Benedetto XVI, “voi vi inserite nella missione degli apostoli:

 

“Lo Spirito Santo è vento, ma non è amorfo. E’ uno Spirito ordinato. E si manifesta proprio ordinando la missione, nel sacramento del sacerdozio, con cui continua il ministero degli apostoli. Attraverso questo ministero, voi siete inseriti nella grande schiera di coloro che, a partire dalla Pentecoste, hanno ricevuto la missione apostolica.

 

         Infine, di nuovo, essere sacerdoti significa acquisire da Dio “il potere del perdono”. Il Papa ha definito il Sacramento della penitenza “uno dei tesori preziosi della Chiesa, perché solo nel perdono si compie il vero rinnovamento del mondo”:

 

Nulla può migliorare nel mondo, se il male non è superato. E il male può essere superato solo con il perdono. Certamente, deve essere un perdono efficace. Ma questo perdono può darcelo solo il Signore. Un perdono che non allontana il male solo a parole, ma realmente lo trasforma”.

 

         Alle parole di Benedetto XVI, come sempre caratterizzate da una profonda sapienza dottrinale, ha fatto seguito la parte più suggestiva della cerimonia, con la liturgia dell’ordinazione. Ciascuno dei 21 diaconi si è avvicinato al Pontefice, e inginocchiandosi davanti a lui e ponendo le proprie mani nelle sue, ha ribadito la volontà di seguire Cristo nella responsabilità del ministero e nella fedeltà alla sede di Pietro:

 

 (formula dell’impegno sacerdotale e canto litanie)

 

         Pochi minuti dopo mezzogiorno, terminata con un grande applauso la celebrazione in San Pietro, Benedetto XVI è tornato nel Palazzo apostolico e si è affacciato alla finestra del suo studio per la recita del Regina Coeli. Con la folla immensa raccolta nella Piazza – almeno 50 mila persone – il Papa si è prima di tutto scusato per il ritardo con cui è terminata la cerimonia in Basilica. Quindi, ha reso grazie a Dio per i 21 nuovi sacerdoti donati da Dio alla Chiesa, invitando tutti a pregare perché “a Roma, come pure nel mondo intero fioriscano e maturino numerose e sante vocazioni sacerdotali”. La “felice coincidenza tra la Pentecoste e le Ordinazioni presbiterali – ha aggiunto - mi invita a sottolineare il legame indissolubile che esiste, nella Chiesa, tra lo Spirito e l’istituzione”.

 

“Senza lo Spirito Santo, la Chiesa si ridurrebbe a un’organizzazione meramente umana, appesantita dalle sue stesse strutture. Ma, a sua volta, nei piani di Dio lo Spirito si serve abitualmente delle mediazioni umane per agire nella storia. Proprio per questo Cristo, che ha costituito la sua Chiesa sul fondamento degli Apostoli stretti intorno a Pietro, l’ha anche arricchita del dono del suo Spirito, affinché nel corso dei secoli la conforti e la guidi alla verità tutta intera”.

 

Dopo il canto mariano, la lunga mattinata si è conclusa con i saluti del Papa in tedesco e italiano ad alcuni dei gruppi presenti in Piazza San Pietro, tra cui membri della Comunità di Sant’Egidio in Germania e rappresentanti della Confederazione nazionale delle Misericordie di Firenze.

 

(canto)

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La Pentecoste, il “vento potente” che trasforma gli Apostoli, il primo nucleo della Chiesa, così come il “soffio di Dio” aveva animato il primo uomo. E’ una delle analogie contenuta nell’omelia di questa mattina pronunciata da Benedetto XVI. Un tema che pone in evidenza l’immagine del vento dello Spirito Santo, il “Dio sconosciuto”. Ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, il commento del prof. Matteo Calisi, presidente della Chatolic Fraternity of Charismatic Convennat Communities and Fellowships, una comunità che raggruppa i principali movimenti carismatici di tutto il mondo:

 

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R. –    Lo Spirito Santo è l’animatore della Chiesa. Sin dalla prima pagina degli Atti degli Apostoli lo vediamo manifestarsi in maniera sorprendente, addirittura sconcertante, tanto che i suoi interventi sono numerosi, inattesi, folgoranti. Con ogni evidenza, è Lui che conduce la vita della Chiesa e anima i gesti degli Apostoli fin nei minimi particolari: dalla vita quotidiana della Chiesa all’espansione missionaria dell’Impero romano, tanta da far dire agli studiosi di Scrittura che gli Atti degli Apostoli formano come un quinto Vangelo, il Vangelo dello Spirito Santo.

 

D. – Ma come opera lo Spirito Santo?

 

R. – Lo Spirito Santo produce un forte ed insaziabile desiderio di Dio. La gente ha fame di cose spirituali, ha fame di preghiera, di sacramenti, della Parola di Dio, dei doni dello Spirito. Ha fame di santità e di verità, un insopprimibile desiderio di annunciare il Vangelo e un genuino spirito di servizio e amore alla Chiesa. Così, anche oggi, questa esperienza dello Spirito Santo si traduce in un movimento contemporaneo di ricerca di Dio, come si è avuto nel passato con i grandi movimenti di riforma della Chiesa, come gli Ordini mendicanti del Medioevo e il movimento di Francesco d’Assisi o similari, dove la gente non è mai abbastanza sazia di Dio.

 

D. – Oggi le comunità cristiane stanno gradualmente riscoprendo la Terza Persona della Santissima Trinità che, fino ad un passato recente, sembrava quasi dimenticata...

 

R. – Infatti, un dono straordinario che lo Spirito Santo ha elargito alla Sua Chiesa negli ultimi anni è il movimento di Rinnovamento Carismatico. Molti e preziosi frutti spirituali ha generato nella vita della Chiesa, di tante persone, tale movimento. Al mondo moderno, che dichiara la morte di Dio con un processo di necrosi, chiamato secolarismo, i carismatici vogliono proclamare che Dio è vivo, perché i suoi fedeli sono viventi in lui, che abita ed opera potentemente in loro per mezzo dello Spirito Santo.

 

D. – A volte lo Spirito si presenta come una brezza leggera, altre volte come un vento impetuoso. Ma come riconoscerlo e come non spegnerlo?

 

R. – Non dobbiamo dimenticare che i cristiani devono essere in costante e profondo ascolto dello Spirito nella quiete e nel silenzio della preghiera per poter essere rivestiti di quella potenza dall’alto che Gesù ha promesso ai suoi discepoli a Pentecoste. Allora vediamo che il vento dello Spirito si manifesta in due polarità, apparentemente divergenti: a volte come vento impetuoso, tipico degli eventi pentecostali, a volte come brezza leggera, per suscitare il frutto spirituale che è pace, gioia, pazienza, carità. L’importante per il cristiano è, comunque, non perdere nel caos della vita quotidiana la percezione di quello che Berger chiamava il brusio degli angeli, ponendosi in ascolto della Parola di Dio che non risiede nel tuono, nel fuoco, nel terremoto, ma è una voce che parla nel silenzio delle coscienze, poiché, come dice Isaia, il Cristo non griderà e non alzerà la voce.

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BEATIFICATE, IERI IN SAN PIETRO, DAL CARDINALE SARAIVA MARTINS

LE SERVE DI DIO ASCENSION NICOLE GONI E MARIANNE COPE

                       

 

“La loro è stata una vita dedita ai sofferenti e ai poveri, proiettata alla missione in luoghi ostili e malsani. Docili all’azione dello Spirito Santo hanno contribuito con diversità di doni e di carismi ad edificare e rafforzare la Chiesa di Cristo”. Con queste motivazioni sono state beatificate ieri pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, una religiosa domenicana ed una francescana, che hanno svolto il loro apostolato negli Stati Uniti e nell’America Latina. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Due donne, una religiosa domenicana ed una suora francescana, sono le prime Serve di Dio iscritte nell’Albo dei Beati da Benedetto XVI. Sono Ascension Nicole Goñi e Marianne Cope, elevate agli onori degli altari ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro dal cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, incaricato dal Santo Padre di presiedere la celebrazione per la beatificazione.

 

Madre Ascension nacque in una piccola città della Navarra il 14 marzo del 1868 e nel 1913 raggiunse il Perù per attraversare la cordigliera delle Ande e fiumi impervi e raggiungere il villaggio di Porto Maldonado. Qui diede vita a progetti di promozione della donna e si dedicò all’educazione dei bambini. Aprì collegi e scuole e il 5 ottobre del 1918 fondò la Congregazione delle Missionarie Domenicane del Rosario.

 

“Radicata nella carità di Cristo, esercitò con tutti il carisma della maternità spirituale”, ha detto il cardinale Saraiva Martins durante l’omelia. Sostenuta da una fede viva e da una fervente devozione al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna del Rosario, si dedicò alla salvezza delle anime fino al sacrificio di sé”.

 

Madre Marianne Cope è nata in Germania il 23 gennaio del 1838. Era bambina quando con i genitori raggiunse gli Stati Uniti dove all’età di 24 anni emise i voti religiosi e nel 1887 fu l’unica consacrata a rispondere all’appello del vescovo di Honolulu di aprire una missione nel lebbrosario di Molokai, nelle Hawaii. “La beata amò i malati di lebbra più di se stessa”, ha sottolineato il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Li servì, li educò, lì guidò con intelligenza, amabilità e fortezza. In loro vedeva il volto sofferente di Gesù”.

 

Nella vigilia di pentecoste il cardinale Saraiva Martins ha voluto ricordare anche i discepoli nel cenacolo, che insieme a Maria, furono ricolmi di Spirito Santo:

 

“Gli Apostoli fecero l’esperienza dello Spirito Santo e divennero testimoni di Cristo morto e risorto, missionari per le vie del mondo. La stessa esperienza si ripete in tutti coloro che, accogliendo Cristo, si aprono a Dio e all’umanità; si ripete soprattutto nei santi, sia in quelli anonimi sia in quelli che sono stati elevati agli onori degli altari”.

 

E all’azione dello Spirito ha ricollegato l’apostolato delle due Beate:

 

“Le nostre due Beate hanno spalancato la loro vita alla Spirito di Dio e si sono lasciate condurre da lui nel servizio della Chiesa, dei poveri, dei malati, della gioventù”.

 

La celebrazione si è conclusa con il canto del Regina Coeli.

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 maggio 2005

 

 

“HIV/AIDS E IL BENESSERE FAMILIARE”: E’ IL TEMA SCELTO

DALLE NAZIONI UNITE PER L’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA FAMIGLIA

- Intervista con Gianfranco Morino e Luisa Santolini -

 

“Una famiglia forte costituisce uno dei principali elementi per difendersi dall’AIDS”: così, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale della famiglia, quest’anno sul tema: “HIV/AIDS e il benessere familiare”. Un’iniziativa per attirare l’attenzione sugli effetti devastanti del virus soprattutto sulle famiglie che vivono in povertà nei Paesi in via di sviluppo. E intanto, a livello globale, il numero di malati continua a crescere: da 35 milioni nel 2001 a 38 nel 2003. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Sono 15 milioni i bambini orfani dell’AIDS nel mondo. Una tragedia che sconvolge le famiglie, specialmente nei Paesi poveri, come spiega Gianfranco Morino, medico nelle baraccopoli di Nairobi, in Kenya:

 

“In genere, sono famiglie ormai disgregate. Il 70 per cento dei nuclei familiari sono formati solo da madri con vari figli. I padri sono via per lavoro oppure sono già morti spesso di HIV e AIDS. Quando muore la mamma, i bambini sopravvissuti, che non hanno preso il virus dalla madre - in genere i bambini intorno agli 8-9-10 anni - vedono addirittura i fratellini più piccoli, spesso sieropositivi, morire prima e vanno ad ingrossare le fila dei ragazzi di strada, in giro per le città del Kenya. Sono circa 100 mila gli orfani dell’AIDS. Spesso, soprattutto le bambine debbono darsi una costituzione di sopravvivenza, per cui noi le troviamo, già a 12-13 anni, sieropositive”.

 

Ed è forte l’impegno della Chiesa nel Paese per la prevenzione e la cura del virus, attraverso ospedali missionari e programmi di educazione sanitaria nelle scuole. Ma come rispondere a chi accusa la morale cattolica di contribuire alla diffusione del contagio, opponendosi all’uso dei preservativi? Ancora Morino:

 

“Sono 20 anni che sto in Africa e vedo che nessuno li usa, ma non perché la Chiesa dice questo, piuttosto perché esulano dalla cultura delle famiglie, dalla cultura maschile. Non penso assolutamente in una soluzione né a medio né a lungo termine. La soluzione è una scommessa sull’educazione, sul trovare lavoro ai giovani, sul ripercorrere i valori, non solo della tradizione cristiana, ma della famiglia africana, delle regole, delle classi di età, del matrimonio. Se si ritorna a quello, ad una vita nella decenza, ad avere diritto al cibo, alla salute, all’acqua potabile, alla casa, sicuramente si avrà una difesa contro la diffusione dell’HIV”.

 

Sempre in relazione alla realtà familiare, ma sul piano di una problematica molto diversa, troviamo la questione del matrimonio civile tra omosessuali, già riconosciuto in Belgio e in Olanda e recentemente approvato da uno dei due rami del Parlamento spagnolo. In Spagna, oltretutto, il progetto di legge prevede anche l’adozione di figli da parte delle coppie gay. Luisa Santolini, presidente del Forum italiano delle Associazioni Familiari:

 

“E’ un attacco alla famiglia, perché dire che tutto è famiglia, significa negare la verità della famiglia che è fatta da un uomo e una donna per un vincolo fedele e perenne, con un progetto di vita fecondo. La cosa che mi colpisce è proprio la lontananza tra il dibattito nelle sedi istituzionali europee e internazionali, anche italiane - viziato e distorto da una visione privatistica e liberistica della società – e il sentire della gente. In Italia, in particolare, sono tutti convinti del valore della famiglia, ma anche all’estero, in America Latina, e non parliamo dell’Africa o dei Paesi islamici o dell’Oriente”.

 

E’ necessario, secondo la Santolini, che le istituzioni riconoscano la famiglia come “soggetto primario della società”:

 

“E’ chiaro che se io decido di partire dalla famiglia, il mondo del lavoro, della sanità e della scuola subirebbe cambiamenti notevolissimi. Questo non si fa, perché non si mette la famiglia come “prisma”, come diceva Giovanni Paolo II, attraverso cui leggere la realtà. Le famiglie, quindi, non sanno di essere una grande risorsa. Ricordo che sempre Giovanni Paolo II diceva: “Famiglia, credi in ciò che sei. Famiglia diventa ciò che sei”. Ecco, credo che le sfide che ci aspettano sono su queste due questioni”.  

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CRISTIANI DI OGNI CONFESSIONE RIUNITI INSIEME IN PREGHIERA

ALL’AEROPAGO DI ATENE, NEL GIORNO DELLA PENTECOSTE,

VIGILIA DELLA CONCLUSIONE DELLA CONFERENZA MONDIALE

ORGANIZZATA DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

- Servizio di Giovanni Giuranna -

 

E’ giunta alla vigilia della chiusura la Conferenza ecumenica mondiale sulla missione, organizzata ad Atene dal Consiglio ecumenico delle Chiese, che ha visto la presenza di 600 delegati delle varie Chiese. Questa sera, alle 19.00, si terrà una celebrazione ecumenica finale in un luogo altamente simbolico: l’Areopago, dove San Paolo tenne un famoso discorso agli ateniesi. A circa duemila anni dal quel giorno, i cristiani di quasi tutte le Chiese esistenti pregheranno insieme prima di ripartire per il proprio Paese. Il tema della Conferenza, “Vieni Spirito Santo, guarisci e riconcilia. Chiamati in Cristo ad essere comunità che guariscono e riconciliano”, è stato approfondito con varie relazioni e work-shop. Da Atene, Giovanni Giuranna.

 

 

 

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         Durante la plenaria di ieri è intervenuto il cattolico statunitense, Robert Schreiter, che insegna teologia a Chicago e che ha parlato della riconciliazione come nuovo paradigma della missione. “Alcuni anni fa – ha osservato Schreiter – il tema della riconciliazione non era particolarmente sottolineato nella teologia missionaria. Oggi invece si avverte l’esigenza di concepire la missione sotto il profilo della riconciliazione”. Un altro elemento di un certo interesse, emerso dalla Conferenza di Atene, è il binomio riconciliazione e guarigione. Entrambi i termini evidenziano un processo in corso più che un risultato raggiunto. Non tanto dunque pace e salute, in senso fisico, psicologico e spirituale ma riconciliazione e guarigione. Questa – stando alla Conferenza di Atene – è la via privilegiata da percorrere per annunciare il Vangelo agli uomini del mondo contemporaneo.

 

         Scopo della Conferenza non era l’elaborazione di documenti specifici, ma la realizzazione di un incontro tra cristiani di Chiese diverse, impegnati sulle diverse frontiere della missione per consentire la conoscenza reciproca e il confronto delle esperienze. L’obiettivo è stato sicuramente raggiunto, come ha dichiarato anche mons. Brian Farrell, che ha guidato in questi giorni la numerosa delegazione cattolica in qualità di Segretario del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani. “Il clima di fraternità che ha caratterizzato queste giornate – ha detto – costituisce certamente una tappa significativa nel percorso di riconciliazione e guarigione tra le Chiese”.

 

         Da Atene, Giovanni Giuranna, per la Radio Vaticana

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         Le varie relazioni presentate alla Conferenza e le cronache di queste giornate, come pure i filmati delle plenarie, sono disponibili in varie lingue sul sito ufficiale www.mission2005.org e in italiano www.nabot.org.

 

 

IL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, VISTA CON

GLI OCCHI DI UN BAMBINO,NEL NUOVO FILM DI MARCO TULLIO GIORDANA,

IN CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES

- Ai nostri microfoni il regista Marco Tullio Giordana -

 

Sarà presentato oggi, al Festival del cinema di Cannes, l’unico film italiano in concorso, “Quando sei nato non puoi più nasconderti” di Marco Tullio Giordana, il regista dell’acclamato “La meglio gioventù”. Nel film, di particolare intensità, un ragazzino tredicenne prende drammaticamente coscienza del doloroso fenomeno dell’immigrazione clandestina. Servizio di Luca Pellegrini.

 

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Brescia. Mattina. Sandro, tredici anni. Zaino in spalla, è appena sceso da un autobus. Aspetta la coincidenza. Arriva, si prepara a salire. Qualcosa dall’altro lato della strada lo incuriosisce. In una cabina telefonica, un uomo di colore trasandato e malvestito cerca invano di telefonare. Si confonde, sbatte la cornetta contro il vetro, parla – non si sa bene a chi – col tono della voce che sale di intensità fino a smarrirsi in un grido. Mormora una frase incomprensibile. E’ l’inizio della sceneggiatura dell’ultimo film di Marco Tullio Giordana, “Quando sei nato non puoi più nasconderti”, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Mari Pace Ottieri. E’ il primo, involontario ed embrionale contatto del ragazzo con una realtà diversa, spesso scomoda, sempre drammatica: quella degli immigrati clandestini che popolano le nostre città. La frase pronunciata dal grande uomo nero disperato è proprio quella che dà il titolo al film. Sandro, tra non molto, griderà anche lui: caduto in mare durante una crociera col padre, si troverà abbandonato, vicino alla morte. Verrà salvato da un ragazzo rumeno, caricato su una lurida barca dedita al commercio umano, scaricato poi in un centro di accoglienza. Senza aver ancora consolidato i pregiudizi, Sandro coinvolgerà se stesso e la famiglia, abbiente e borghese, nella condivisione di un pezzo di vita e di storia di questa povera gente. Un percorso difficile e coraggioso, non esente da profonde disillusioni. Fino al finale, aperto per Sandro e lo spettatore, che rilancia molti degli interrogativi del film, non semplici, non facili, ma inderogabili e veri. Quelli che si è posto inizialmente lo stesso regista, che ha voluto affrontare ancora una volta una storia italiana di sofferenza e di speranza. Perché? 

 

“L’Italia è un Paese che conosce bene il fenomeno opposto, cioè quello dell’emigrazione, perché nel corso del secolo passato sono stati ben 60 milioni gli italiani che hanno dovuto abbandonare la loro terra. E quindi ci troviamo di conoscere un po’ del dolore, della sofferenza delle persone che arrivano nel nostro Paese, quindi un po’ anche nelle istituzioni imperfette, incomplete, non aiutate dalla legislazione, che non è sempre così acuta, anche perché le cose sono difficili da prevedere. Però, il nostro Paese ha un tratto più accogliente di altri. E’ diffuso, secondo me, nella popolazione italiana un sentimento capace di convivere con questi arrivi, con quell’elemento di comprensione delle difficoltà altrui che mi fa sperare in bene”.

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CHIESA E SOCIETA’

15 maggio 2005

 

 

IL METROPOLITA DI MOSCA, KONDRUSIEWICZ, CONFERMA IN UN’INTERVISTA

LA MAGGIORE “APERTURA” DELLA CHIESA ORTODOSSA VERSO IL VATICANO.

MERCOLEDÍ IN UDIENZA GENERALE A ROMA CON QUARANTA PELLEGRINI

 

MOSCA. = Il clima con gli ortodossi a Mosca è migliorato. Lo afferma il l’arcivescovo metropolita di Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, della diocesi della Madre di Dio nella capitale russa, alla vigilia di un pellegrinaggio che la prossima settimana lo porterà a Roma insieme a quaranta pellegrini in piazza San Pietro per l’udienza generale del  mercoledì. Il Patriarcato orotodosso, ha detto l’arcivescovo – in una intervista all’agenzia Asia News - ha sempre apprezzato le posizioni dottrinali dell’allora cardinale Ratzinger, e tra i cattolici russi c'è la speranza che a Benedetto XVI riesca ciò che non è stato possibile a Papa Wojtyla. Intanto ieri, dopo la notizia dell’apertura del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, decine e decine di fedeli si sono riversati in cattedrale per pregare e partecipare alla Messa. (T.C.)

 

 

I “SIGNORI DELLA GUERRA” DI MOGADISCIO DEPONGONO ARMI

PER FACILITARE IL RIENTRO DEL GOVERNO IN ESILIO IN KENIA.

DISPOSTE DELLE PATTUGLIE PER GARANTIRE LA SICUREZZA NELLA CITTÁ

 

MOGADISCIO. = Centinaia di mitragliatrici e dozzine di veicoli equipaggiati con armi di vario genere sono stati consegnati ieri sera, con una solenne cerimonia, al vice primo ministro somalo, Mohamoud Abdullahi Jama. E’ la prima volta che bande illegali rinunciano alle armi dopo 14 anni di anarchia, cominciati nel 1991 con la deposizione del dittatore, Mohammed Siad Barre. Le armi sono state concentrate in uno stadio di Mogadiscio sud. I cosiddetti “signori della guerra”, che controllano la città, fanno anche parte del governo di transizione somalo tuttora in esilio in Kenya per motivi di sicurezza. Insieme alla consegna delle armi, è stato deciso anche di costituire pattuglie in grado di garantire sicurezza alla città, in modo da rendere possibile l’arrivo del governo in esilio. (T.C.)

 

 

La Pontificia Opera della Propagazione della Fede distribuisce le offerte della Giornata Missionaria Mondiale per sostenere

la Chiesa nei territori di missione

 

Lione - Le offerte raccolte durante la Giornata Missionaria Mondiale sono state distribuite nel corso dell’Assemblea Generale delle Pontificie Opere Missionarie a Lione, dove è stata inaugurata la casa restaurata nella quale ha vissuto ed è morta Pauline Jericot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede. Quasi la metà degli aiuti sono stati destinati alle diocesi dell’Africa. Gli altri continenti che hanno ricevuto maggiore sostegno sono stati l’Asia, l’Oceania e l’America Latina. Gli aiuti sono stati distribuiti in base alle richieste presentate dalle diverse diocesi. Il 30% dei sussidi è stato inviato per far fronte al funzionamento ordinario delle Chiese locali. Il 13% è stato destinato alla costruzione di chiese e cappelle, il 12% come sostegno per i catechisti. Il resto dei sussidi è andato a comunità religiose ed istituzioni cattoliche per le loro missioni sociali e di evangelizzazione attraverso ospedali, scuole, università e mezzi di comunicazione. (T.C.)

 

 

A Bali, gli indù aiutano a costruire una chiesa cattolica. sorgerÁ

su una superficie di 3500 mq. e includerÁ anche una scuola di religione

 

Denpasar. = La popolazione di Bali, a maggioranza indù, ha approvato la costruzione di un complesso religioso cattolico e ha fornito anche le guardie di sicurezza per la cerimonia di apertura dei lavori.  Il cantiere è stato aperto alla presenza di padre Hubertus Hadi Setiawan, vicario generale della diocesi di Denpasar, e di numerosi leader religiosi induisti. Gli edifici sorgeranno a Uma Sari, a 945 chilometri da Jakarta, nei pressi di Denpasar, capitale della provincia di Bali. Occuperanno 3.500 metri quadrati e comprenderanno anche il rettorato e la scuola di religione. Il complesso farà parte della parrocchia di S. Giuseppe, fondata nel 1935 e che conta, secondo dati del 2001, circa seimila fedeli. (T.C.)

 

 

IL 21 MAGGIO, IN PRIMA ASSOLUTA A ROMA, ESECUZIONE DI UN ORATORIO MUSICALE ISPIRATO ALLA FIGURA DELL’ADULTERA PERDONATA DA GESÚ’, COMPOSTO DA ANTONIO ALESSANDRI. SARÁ ESEGUITO NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO,

CON LA PARTECIPAZIONE DEL CORO POLIFONICO DI CIAMPINO

 

ROMA. = “L’adultera perdonata”, un breve oratorio per coro, archi, arpa e organo, ispirato all’episodio narrato dal Vangelo di Giovanni, sarà eseguito in prima assoluta sabato prossimo, 21 maggio, alle 17.30 a Roma, nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Composto da Antonio Alessandri mette in risalto la riflessione interiore della donna e il suo canto di gratitudine per il perdono ottenuto. L’oratorio vedrà la partecipazione del Coro Polifonico di Ciampino, che ieri all’Auditorium Bonicelli della cittadina laziale ha presentato un concerto straordinario, con musiche, tra gli altri, di Verdi, Rossini e Donizetti. L’oratorio dell’“Adultera perdonata” sarà replicato il 29 maggio alle 20.30 nella chiesa ciampinese della Madonna del Rosario. (T.C)

 

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     24 ORE NEL MONDO

15 maggio 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

 

            Seppur nella più completa confusione informativa, finalmente dopo due giorni dal massacro di Andigian, si riesce ad avere un quadro più chiaro della situazione in Uzbekistan. Tutte le agenzie di stampa occidentali sono concordi nell’affermare che nella valle di Ferganà ci sono stati circa 500 morti ed oltre duemila sono stati i feriti. Decine di persone sono state arrestate. Ufficialmente il bilancio dei disordini è fermo a 10 vittime. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Nella scuola numero 15 sono stati accatastati i cadaveri di coloro che non avevano documenti addosso o non sono stati ancora riconosciuti dai parenti. La ricerca dei congiunti da parte dei familiari va avanti da ore. Molta gente è fuggita da Andigian per riparare nei villaggi limitrofi o nel vicino Kirghizistan. La frontiera è stata riaperta e un ponte di fortuna è stato costruito dalla parte uzbeka. Le guardie di confine kirghise si limitano, per ora, ad un semplice controllo dei documenti, evitando troppe formalità. Tra i fuggiaschi vi sono anche numerosi feriti ed ex galeotti scappati dal carcere di Andigian. Secondo notizie della televisione russa, la folla inferocita ha assaltato ieri in una cittadina nei pressi della frontiera il palazzo di Giustizia ed un commissariato di polizia. La situazione ad Andigian resta tranquilla e sotto controllo delle truppe fedeli al presidente Karimov. Nella notte sono state udite alcune sparatorie.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Il segretario di stato americano, Condoleezza Rice, è giunta oggi a sorpresa in Iraq per una breve visita di sostegno al nuovo governo di Ibrahim al Jaafari. Ma Il suo arrivo è coinciso con l’annuncio di nuovi attentati e del ritrovamento di decine di corpi mutilati in tre diverse località irachene. Cinque persone sono morte e 39 sono rimaste ferite in un doppio attentato suicida avvenuto questa mattina a Baquba, 60 chilometri a nord est di Baghdad, contro un tribunale e un convoglio del governatore della provincia di Diyala. E sempre a Baghdad, un responsabile della sicurezza del Ministero dell’industria e il suo autista sono stati uccisi in un agguato da un gruppo di uomini armati. Il nostro servizio:

 

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Solo qualche stretto collaboratore era stato informato del viaggio. La visita di Condoleezza Rice, la prima in Iraq dalla sua nomina a fine gennaio, intende essere un segnale di appoggio al nuovo governo iracheno. La Rice - giunta in Iraq al termine di due settimane in si sono registrati oltre 400 i morti per le azioni dei ribelli - ha affermato  che gli insorti sono molto violenti ma non si sconfiggono solo militarmente, “si sconfiggono – ha rimarcato - avendo un’alternativa politica che sia forte”. Parlando con i giornalisti, Rice, ha sottolineato che ora è “molto importante” procedere con l’elaborazione della nuova Costituzione irachena, affinché tutti gruppi etnici del Paese sentano che “i loro interessi sono rappresentati”. Fra strette misure di sicurezza, il segretario di Stato ha preso un elicottero per recarsi a Salahdin per incontrare il leader del partito democratico curdo Balzani. Nel pomeriggio, in programma anche una visita con il primo ministro Jafaari. Intanto, si apprende che i leader dell’insurrezione irachena sarebbero disposti a rinunciare alla lotta armata se il nuovo governo, cedesse ai  musulmani sunniti maggiore potere politico. Ad affermarlo, oggi, è il New York Times, specificando che l’Amministrazione Bush ha ricevuto segnali in questo senso dai suoi contatti sunniti. E a Baghdad, in mattinata, non si sono registrati attacchi con autobomba, ma la polizia ha reso noto il ritrovamento dei cadaveri di 13 uomini, uccisi con un colpo alla testa e abbandonati in una discarica del quartiere sciita di Sadr City. Con questo ultimo macabro ritrovamento, salgono a 34 i corpi di iracheni uccisi in circostanze diverse e ritrovati nelle ultime 24 ore.

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L’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, potrebbe aumentare la propria produzione di greggio nell’ultimo trimestre del 2005. E’ quanto ha sottolineato il presidente del cartello, lo Sceicco kuwaitiano Ahmad Fahd al-Sabah, spiegando  che le previsione è legata all’andamento della domanda mondiale di oro nero. Il presidente non ha comunque fornito indicazioni in merito all’entità del possibile incremento produttivo. L’OPEC tornerà a riunirsi a Vienna il 15 giugno prossimo per una riunione dalla quale sono attese indicazioni sulla politica produttiva per il secondo semestre del 2005.

 

In occasione del 57.mo anniversario della fondazione dello Stato di Israele, oggi i palestinesi nei Territori celebrano solennemente la loro “Giornata della catastrofe” (Nakba). Al suono delle sirene, le attività si sono bloccate per un minuto in solidarietà con i profughi che, proprio con la fondazione dello stato di Israele abbandonarono le proprie case. In questa ricorrenza, tutte le principali forze politiche palestinesi si sono dette concordi nel ribadire la necessità della soluzione della questione dei profughi. Secondo le ultime statistiche ufficiali palestinesi, il numero complessivo dei palestinesi è di 10 milioni. Di questi, solo 3,7 milioni vivono nei Territori. Oltre un milione risiedono in Israele, mentre gli altri sono dispersi nella diaspora.

 

Israele e Autorità nazionale palestinese hanno raggiunto una intesa in base alla quale viene consentita la dislocazione di agenti palestinesi armati ed in divisa nelle città cisgiordane. Lo scopo principale è lottare contro fenomeni di malavita e di anarchia. Lo riferisce il quotidiano Haaretz di Tel Aviv, secondo cui si tratta di una misura concepita per rafforzare il governo di Abu Mazen, nell’imminenza di una sua importante  missione negli Stati Uniti, fissata per il 26 maggio.

 

Gli Stati Uniti puniscano i responsabili delle presunte violazioni del Corano verificatesi nella base americana di Guantanamo. Così, ieri, presidente afgano Karzai, dopo la più grande ondata di proteste anti-americane registrata in Afghanistan dal 2001 dove, da mercoledì scorso, almeno 16 persone sono rimaste uccise e oltre 100 ferite. Tuttavia, Karzai ha anche definito la vicenda un pretesto per i “nemici dell’Afghanistan” al fine di opporsi alla sua scelta di creare un “partenariato strategico” con gli Stati Uniti.

 

Urne aperte questa mattina, in Etiopia, per consentire a 26 milioni di elettori di scegliere i deputati del nuovo Parlamento, in una elezione che rappresenta una prova del rafforzamento della democrazia nel Paese. Si tratta della terza consultazione elettorale dal 1991, quando il “Fronte popolare rivoluzionario democratico etiopico” (EPRDF), spazzò via la sanguinosa dittatura di Menghistu. Ma nei due casi precedenti, nel 1995 e nel 2000, il ruolo dell’opposizione fu puramente formale e la parte del leone la giocò l’EPRDF, di Meles Zenawi. L’attuale premier, dato per netto favorito anche in questa consultazione, in caso di vittoria sarebbe al suo terzo mandato. L’opposizione questa volta ha però goduto di reali spazi di propaganda, sia in televisione che nelle piazze. A sorvegliare la regolarità delle elezioni ci sono, per la prima volta, circa 300 osservatori stranieri, 160 dei quali dell’UE. I 31 mila seggi chiuderanno nel pomeriggio e i primi risultati saranno annunciati domani, mentre per la proclamazione ufficiale bisognerà attendere l’8 giugno.

 

L’Iran ha accettato di rinviare ancora di pochi giorni la ripresa delle attività in campo nucleare almeno fino all’incontro previsto tra i ministri degli Esteri di Parigi, Londra, Berlino e il capo negoziatore iraniano per il nucleare Rohani. L’incontro, che dovrebbe risolvere la disputa sul nucleare, si svolgerà probabilmente in Europa la prossima settimana.

 

A Riad tre oppositori sauditi, sotto processo da nove mesi per aver chiesto riforme costituzionali, sono stati condannati, riconosciuti colpevoli di aver “fomentato la sedizione”. Le pene variano dai sei ai nove anni di carcere. Ad affermarlo sono fonti vicine alla famiglia dei condannati.

 

Le autorità dello Zimbabwe hanno espulso i 62 mercenari britannici arrestati per il tentato golpe in Guinea Equatoriale. I mercenari erano stati fermati nel marzo dello scorso anno a bordo di un aereo con cui avrebbero dovuto prelevare armi durante uno scalo ad Harare. Il leader del commando, il soldato e i due piloti del velivolo sono stati condannati a scontare un periodo in carcere. Marc Thatcher, il figlio dell’ex primo ministro conservatore britannico, coinvolto nel golpe, è stato condannato a pagare una multa pari a 375 mila euro e a quattro anni di libertà vigilata.

 

Nel Bangladesh almeno 80 persone risultano disperse nel naufragio di una traghetto sul fiume Tentulia, dopo il passaggio di un ciclone. A bordo, secondo funzionari, si trovava un centinaio di persone e solo venti tra loro sono riuscite a nuotare fino alla riva o sono state salvate da altre imbarcazioni. Dal 1977, sono tremila le persone morte nel Paese per incidenti a imbarcazioni di vario tipo.

 

Il partito socialista spagnolo (PSOE) del premier Zapatero ha chiesto al Parlamento il via libera all’apertura di un negoziato con l’ETA, se l’organizzazione indipendentista basca deciderà di deporre le armi. Il testo della mozione, che dovrà esser votata martedì prossimo, esprime disponibilità al dialogo “fra i poteri dello stato e coloro che decidano di abbandonare la violenza”. Nel documento, il PSOE afferma inoltre che “la violenza non ha prezzo politico e la democrazia spagnola non accetterà mai il ricatto della violenza”. Ma la mozione ha incontrato l’opposizione del Partito popolare che accusa il governo di tradire il patto contro il terrorismo.

 

Proprio nei Paesi baschi, nella notte scorsa, quattro ordigni di debole potenza sono esplosi contro aziende della regione. Tre persone sono rimaste leggermente ferite. Lo si è appreso da fonti dell’antiterrorismo, secondo le quali le esplosioni, che non erano state preannunciate, sono da attribuire alla campagna di estorsioni dell’organizzazione separatista basca ETA contro le imprese.

 

Gli esperti della Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) stanno estraendo corpi, forse serbi, da una fossa comune a Malisevo. Lo hanno detto ieri responsabili ONU. Si tratta del secondo rinvenimento di una fossa comune in un mese, dopo che, lo scorso 20 aprile, gli stessi esperti avevano confermato di averne scoperto una con i resti di 22 serbi nel distretto di Klina, nel Kosovo centrale.

 

 

 

  

 

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