RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
132 - Testo della trasmissione di giovedì 12 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Pubblicato il Rapporto
dell'Ufficio internazionale del lavoro: 12 milioni i lavoratori in schiavitù
Ricorre oggi il centenario della nascita
dell’arcivescovo Armando Lombardi
15 civili uccisi, tra cui alcune donne, per un’esplosione a Baghdad.
Sempre nella capitale uccisi due esponenti di spicco di esercito e polizia
iracheni
12
maggio 2005
CHI, COME ME, HA CONOSCIUTO L’ORRORE DELLA GUERRA E
DI IDEOLOGIE
OPPRESSIVE
E’ PARTICOLARMENTE SENSIBILE AL DIALOGO CON TUTTI GLI UOMINI:
COSI’, BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA AL CORPO
DIPLOMATICO, STAMANI IN VATICANO. IL PAPA HA RIBADITO L’IMPEGNO DELLA SANTA
SEDE PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI E LA PROMOZIONE DELLA PACE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La
Chiesa non smetterà mai di difendere i diritti umani e promuovere il sommo bene
della pace: è quanto ribadito da Benedetto XVI nell’udienza di stamani al Corpo
diplomatico, nella Sala Regia. Incontro particolarmente significativo: per la
prima volta, infatti, il nuovo Pontefice ha rivolto un discorso agli
ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Venendo da un Paese lacerato
dalla guerra e da ideologie devastatrici, ha detto Papa Jospeh Ratzinger, sono
particolarmente sensibile al dialogo tra tutti gli uomini. Benedetto XVI ha
ricordato l’impegno per la pace di Giovanni Paolo II, che il 10 gennaio scorso
- ricevendo il Corpo diplomatico per l’ultima volta - aveva lanciato
all’umanità quattro sfide: vita, pane, pace e libertà. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
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(IL A MONTRE’ LE CHEMIN VERS DIEU…)
“Ha
mostrato il cammino verso Dio, invitando tutti gli uomini di buona volontà” ad
“edificare una società di giustizia, pace, solidarietà, nella carità e perdono
reciproco”. Inizia con un ricordo della figura di Giovanni Paolo II, il
discorso agli ambasciatori di Benedetto XVI. Il Papa definisce il suo
predecessore un “missionario infaticabile del Vangelo”, che ha reso un servizio
unico “alla causa dell’unità della famiglia umana”. E ne ricorda i numerosi
viaggi apostolici e gli innumerevoli incontri con capi di Stato e di governo,
sempre al servizio della causa della pace. Auspica così che si possano stringere
relazioni con quei Paesi che, pur non avendo pieni rapporti diplomatici con la
Santa Sede, si sono associati alle celebrazioni in occasione della morte di
Giovanni Paolo II e alla sua elezione alla Cattedra di Pietro.
(POUR MA PART, JE VIENS D’UN PAYS…)
“Da
parte mia – prosegue Benedetto XVI – vengo da un Paese dove la pace e la
fratellanza sono molto care al cuore di tutti gli abitanti, specie a quanti,
come me, hanno conosciuto la guerra”. D’altro canto, il Papa tedesco ricorda
“la separazione tra fratelli di una medesima nazione in ragione di ideologie
devastatrici ed inumane, che, sotto l’apparenza di sogni ed illusioni, hanno
fatto pesare sugli uomini il giogo dell’oppressione”. Per questo, spiega, “sono
particolarmente sensibile al dialogo tra tutti gli uomini per superare tutte le
forme di conflitti e tensioni e per fare della nostra terra una terra di pace e
fratellanza”.
(TOUS ENSEMBLE, EN CONJUGANT LEURS EFFORTS…)
“Tutti
insieme, unendo i nostri sforzi”, avverte il Papa, “siamo chiamati a realizzare
una società pacifica per vincere la tentazione dello scontro tra culture, etnie
e mondi differenti”. Ogni popolo, aggiunge, deve allora trovare “nel suo patrimonio spirituale e culturale i migliori
valori di cui è portatore per andare senza paura all’incontro con l’altro,
accettando di condividere le sue ricchezze spirituali e materiali a beneficio
di ognuno”.
(L’EGLISE NE CESSE DE PROCLAMER…)
“La
Chiesa – afferma poi con forza – non cessa di proclamare e difendere i diritti
umani fondamentali, sfortunatamente ancora violati in tante parti della terra e
lavora affinché siano riconosciuti i diritti di tutte le persone umane alla
vita, all’alimentazione, alla casa, al lavoro, all’assistenza sanitaria e
ancora alla protezione della famiglia e allo sviluppo sociale nel rispetto
della dignità” umana. La Chiesa cattolica, ribadisce Benedetto XVI, “non
domanda alcun privilegio per se stessa, ma solamente le legittime condizioni di
libertà per adempiere alla sua missione”. Nel concerto delle nazioni, conclude
il Papa, la Chiesa si impegna a
“favorire sempre l’accordo tra i popoli e la cooperazione fondate su un
comportamento di lealtà, discrezione e cordialità”.
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Il
discorso del Santo Padre è stato preceduto dal saluto del decano del Corpo diplomatico,
l’ambasciatore di San Marino, Giovanni Galassi. “Gli uomini di tutti i
continenti e di tutte le religioni – ha detto il diplomatico – guardano a Lei,
Santo Padre, con la speranza che il suo Magistero saprà favorire una nuova
coesistenza pacifica tra uomini e popoli”, per “uscire dalla spirale malefica
degli egoismi e delle prevaricazioni”. L’ambasciatore Galassi si è poi
soffermato sull’entusiasmo caloroso dei giovani, che, ha sottolineato,
aspettano il Papa con impazienza a Colonia per la Giornata Mondiale della
Gioventù. La Santa Sede intrattiene attualmente relazioni diplomatiche piene
con 174 Stati. Le ultime sono state stabilite, nel corso del 2002, con la
Repubblica di Timor Est e con lo Stato del Qatar. La
Santa Sede ha inoltre relazioni diplomatiche anche con l’Unione Europea e il Sovrano Militare Ordine di Malta.
Infine, ha relazioni di natura speciale con la Federazione Russa e
con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. La
Santa Sede partecipa a differenti Organizzazioni internazionali come le Nazioni
Unite e regionali tra i
quali l’Organizzazione
per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), la Lega Araba, l’Organizzazione
degli Stati Americani e l’Organizzazione per l’Unità Africana.
BENEDETTO XVI CONFERMA LO SVOLGIMENTO DEL SINODO
SUL TEMA DELL’EUCARISTIA, FONTE E CULMINE DELLA VITA DELLA CHIESA.
SI TERRA’ IN VATICANO DAL 2 AL 23 OTTOBRE DI
QUEST’ANNO
Il Papa ha confermato la
celebrazione dell'Undicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi sul tema: "L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della
missione della Chiesa". L’Assemblea sinodale si terrà in Vaticano dal 2 al
23 ottobre di quest’anno. Benedetto XVI ha anche confermato la nomina dei
presidenti delegati, ovvero il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Sacramenti, il
cardinale Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara, e il cardinale Telesphore
Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi.
Confermati anche il relatore generale, il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, e il segretario
speciale, mons. Roland Minnerath, arcivescovo
di Dijon, così come le nomine già ratificate da Giovanni Paolo II dei
delegati e sostituti al Sinodo.
NOMINE
Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato
vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Seattle, il reverendo Joseph J. Tyson, del clero della medesima
arcidiocesi, parroco delle Saints Edward, George e Paul Parishes a
Seattle, assegnandogli la sede titolare vescovile di Migirpa e il reverendo Padre
Eusebio Elizondo, membro dell’ordine dei Missionari dello Spirito
Santo e parroco della Saint Elizabeth Ann Seton Parish a Bothell,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Acolla.
Sempre negli Stati Uniti,
Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi
di Brooklyn, presentata da mons. Joseph M. Sullivan in per sopraggiunti limiti
d’età.
DOMANI RICORRE LA MEMORIA DELLA VERGINE DI FATIMA:
BENEDETTO XVI ESORTA I FEDELI A RIVOLGERSI
INCESSANTEMENTE
E CON FIDUCIA ALLA MADONNA AFFIDANDO A LEI OGNI
NECESSITA’
Domani, 13 maggio, ricorre la
memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima: lo ha ricordato ieri
Benedetto XVI alla fine dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa ha
esortato i fedeli a rivolgersi incessantemente e con fiducia alla Madonna,
affidando a Lei ogni necessità. La vita di Joseph Ratzinger è legata alle
apparizioni della Madre di Dio ai tre pastorelli portoghesi nel 1917, perché Giovanni Paolo II chiese proprio a
lui, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, di
scrivere il “Commento teologico”, in occasione della pubblicazione della terza
parte del “segreto di Fatima” il 26 giugno 2000. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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L’allora cardinal Ratzinger si
chiedeva cosa potesse significare nel suo insieme il «segreto» di Fatima.
Questo evento - affermava - ci aiuta “a comprendere i segni del tempo ed a
trovare per essi la giusta risposta nella fede”. Si tratta di tre cose
distinte: ai pastorelli è mostrato in visione l’inferno, viene annunciata
l’esplosione di una nuova guerra se l’umanità continuerà a offendere Dio, siamo
nel 1917, e infine, la terza parte del segreto, la visione del vescovo vestito
di bianco che cade ucciso sotto colpi d’arma da fuoco. Giovanni Paolo II sulla
scorta di quanto detto da suor Lucia si
vede in quel vescovo che cade come morto ma è salvato dalla “mano materna” di
Maria.
Nella visione appare un angelo
con la spada di fuoco che rappresenta la minaccia del giudizio che incombe sul
mondo. Una prospettiva di distruzione – rilevava il cardinale Ratzinger - che
oggi non appare più come pura fantasia: “l'uomo stesso ha preparato con le sue
invenzioni la spada di fuoco”. Qui entrano in gioco l'appello alla penitenza e
la libertà dell'uomo: “il futuro – aggiungeva - non è affatto determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i
bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla
potrebbe più essere cambiato”. Il senso della visione è invece “quello di
mobilitare le forze del cambiamento in bene”.
Il porporato riprendeva poi
un'altra parola chiave del «segreto» divenuta
famosa: «il Mio Cuore Immacolato trionferà». “Che cosa significa? – si
chiedeva - Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio –
sottolineava - è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di
Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha
introdotto in questo mondo il Salvatore - perché grazie a questo «Sì» Dio
poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il
maligno – proseguiva il cardinale - ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo
sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia
continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed
ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per
il male non ha più l'ultima parola”. Da allora vale la parola di Gesù: «Voi
avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo». Il
messaggio di Fatima – affermava il cardinal Ratzinger - ci invita ad affidarci a questa
promessa”.
“Chi aveva atteso eccitanti
rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia,
deve rimanere deluso – concludeva il porporato. Fatima non ci offre tali
appagamenti della nostra curiosità”. “Ciò che rimane – invece - è l'esortazione
alla preghiera come via per la «salvezza delle anime» e nello stesso senso il
richiamo alla penitenza e alla conversione”.
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DIFFUSO IL DOCUMENTO FINALE DEL XII SEMINARIO
INTERNAZIONALE DEI CAPPELLANI CATTOLICI E DEGLI OPERATORI PASTORALI
DELL’AVIAZIONE CIVILE
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La presenza del tabernacolo negli
aeroporti, la necessità di celebrare con regolarità la Santa Messa nelle
cappelle aeroportuali e una maggiore attenzione alla pastorale per i lavoratori
degli scali aerei. Sono alcune delle indicazioni contenute nel documento
redatto al termine del XII Seminario internazionale dei cappellani cattolici e
degli operatori pastorali dell’aviazione civile organizzato dal Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L’incontro si è
svolto a Sacrofano, in provincia di Roma, dal 19 al 23 aprile. I partecipanti,
provenienti da 41 aeroporti internazionali, sono stati 75. Durante il
Seminario, incentrato sul tema “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e
della missione della Chiesa”, sono state rivolte preghiere speciali per
Giovanni Paolo II, Papa che “si è spinto fino ai quattro angoli della Terra per
portare la Buona Novella”. Ricordando che la cappella è il cuore spirituale
dell’aeroporto, i partecipanti al Seminario hanno sottolineato le parole di
Papa Benedetto XVI sull’Eucaristia. “La Comunione – ha detto Papa Joseph
Ratzinger in occasione della prima concelebrazione eucaristica con i membri del
collegio cardinalizio – è il cuore della vita cristiana e sorgente della
missione evangelizzatrice della Chiesa”… “L’Eucaristia – ha aggiunto il Santo
Padre – rende costantemente presente il Cristo risorto, che a noi continua a
donarsi, chiamandoci a partecipare alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Fare della nostra terra una terra di pace e di
fraternità": è l'auspicio formulato da Benedetto XVI in occasione
dell'udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
13
maggio: "Penso che l'attentato sia stato una delle ultime convulsioni delle
ideologie della prepotenza, scatenatasi nel XX secolo" (Giovanni Paolo II,
Memoria e identità).
Nelle
vaticane, un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Una limpida
testimonianza di preghiera e di riconciliazione": Frère Roger, Fondatore
della Comunità di Taizé, compie novant'anni.
Nelle
estere, Iraq: nuova strage a Baghdad. Rapiti cinque scienziati a Nassiriya.
Nella
pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa dal titolo "Nelle storie
in bianco e nero l'ironia si fonde con la denuncia sociale": la mostra
romana delle fotografie di Caio Mario Garrubba.
Nelle
pagine italiane, in primo piano statali: trattative interrotte, sindacati
mobilitati.
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12
maggio 2005
NON FU EQUO: LA GRANDE CAMERA DELLA
CORTE DI GIUSTIZIA
DI STRASBURGO CONFERMA CHE IL PROCESSO AL LEADER
CURDO OCALAN
NON E’ STATO NE’ IMPARZIALE NE’ INDIPENDENTE.
ANKARA SI IMPEGNA PER UN NUOVO PROCEDIMENTO
- Intervista con Marco Ansaldo -
Non fu
equo, perché non imparziale né indipendente, il processo dei giudici turchi al
leader ribelle curdo Abdullah Ocalan, condannato a morte nel 1999 ed
attualmente detenuto in un’isola. Lo ha dichiarato stamattina la Corte europea
dei diritti umani, rilevando irregolarità nel procedimento giuridico. La
sentenza di oggi è stata emessa dalla Grande Camera della Corte di Strasburgo,
composta da 17 giudici, che ha confermato il pronunciamento della Camera
formata da sette giudici che già nel 2003 aveva accolto il ricorso presentato
da Ocalan contro la Turchia e ha chiesto che sia riprocessato. I motivi: è
stata violata la Convenzione europea
dei diritti dell'uomo sulla custodia cautelare
e Ocalan non è comparso davanti al giudice dopo il suo arresto. Da parte
sua, Ankara si è impegnata ad iniziare un nuovo processo, nel rispetto dei
principî dello Stato di diritto.
Ma per approfondire la questione, Fausta Speranza ha intervistato Marco
Ansaldo, corrispondente dalla Turchia del quotidiano “La Repubblica”:
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R. –
Significherà un nuovo ostacolo per l’ingresso della Turchia nella UE.
Sicuramente, insieme a tanti altri problemi passati e futuri, come quello di
Cipro, della questione curda, il caso di Ocalan è di nuovo un problema che si
apre nei rapporti fra Turchia e Unione
Europea. Il ministro degli Esteri Gul, ad esempio, ha detto molto chiaramente
che, “anche se dovessimo rifare il dibattimento per 100 volte, il risultato
sarebbe lo stesso” e quindi Ocalan verrebbe condannato all’ergastolo.
Sicuramente, questo significa un nuovo duro braccio di ferro tra Bruxelles ed
Ankara.
D. – Secondo
lei, con una semplificazione un po’ giornalistica, a questo punto,dal punto di
vista di Ankara non diventa troppo difficile l’ambizione di entrare nell’Unione
Europea. Voglio parlare, ovviamente, di stati d’animo, di sensazioni?
R. – Diventa
difficile, ma la Turchia ha soddisfatto tutte le richieste – se parliamo dei
criteri di Copenaghen, che erano quelli poi per entrare all’interno, per
aspirare alla candidatura – e adesso la Turchia è Paese candidato ad entrare e
ha soddisfatto tutte le misure che sono state chieste dall’Europa.
D. – In definitiva, a suo avviso,
sarebbe superabile questo scoglio Ocalan, o è la punta dell’iceberg curdi e
quindi la situazione, comunque, rimane ancora più complessa al di là del caso
Ocalan?
R. – La
questione è più complessa al di là del caso. Dipende da quale punto di vista si
guarda ad Ocalan. Ocalan, per la Turchia è stato per tanti anni un leader
terrorista, il nemico pubblico n. 1, il capo del PKK, che ha impegnato per 14
anni la Turchia in una guerra estenuante, con 35.mila morti fra l’una e l’altra
parte. I partigiani, o comunque i simpatizzanti dei curdi, vedono invece in
Ocalan un leader guerrigliero, bandiera, quindi della loro istanza. Al di là
del suo problema rimane la questione curda, questione che la Turchia ha cercato
e sta cercando di risolvere. Il problema è che i curdi, al di là della
frontiera, e quindi parliamo dell’Iraq, hanno raggiunto una posizione che, invece,
i curdi della Turchia faticano ad ottenere. Oggi, il presidente dell’Iraq è
Jalal Talabani, è il leader curdo che fino all’altro ieri veniva visto come un
leader guerrigliero. La Turchia oggi dice che i curdi non hanno alcun problema
di rappresentazione all’interno dello Stato. In certa misura è vero, in certa
misura no, nel senso che i curdi hanno ancora, soprattutto nelle regioni del
sud-est dell’Anatolia, notevoli difficoltà. Queste naturalmente vanno superate,
ma un percorso europeo da parte della Turchia non può far altro che far bene,
non soltanto alla Turchia, ma anche alla stessa causa curda.
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COMPIE OGGI 90 ANNI FRÈRE ROGER, FONDATORE DELLA COMUNITA’ ECUMENICA
INTERNAZIONALE DI TAIZE’, LUOGO DI INCONTRO OGNI ANNO PER MILIONI
DI PERSONE, SOPRATTUTTO GIOVANI,
CHIAMATI A TESTIMONIARE
L’UNITA’ NELLA FEDE CRISTIANA
- Servizio di Roberta
Gisotti -
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“Senza fare inutili astinenze, attenetevi alle opere che Dio comanda:
portare i fardelli degli altri, accettare le ferite meschine di ogni giorno.
Apritevi a tutto quanto è umano e vedrete dissolversi ogni vano desiderio di
fuggire dal mondo.” Così Frère Roger nella regola della Comunità monastica di
Taizé, fondata nel 1940 in Francia, negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Il giovane pastore protestante, Roger Schutz, ha 25 anni, quando dal suo paese
natale, Provence, in Svizzera - quasi un’oasi dagli orrori che si consumano nel
resto del Continente - sente forte il richiamo a testimoniare un segno di
riconciliazione tra gli uomini; così un mattino inforcata la bicicletta approda
in un remoto villaggio diroccato della Borgogna, lì acquista una vecchia casa
per offrire riparo ai perseguitati, ai poveri, agli oppressi dalla follia che
percorre l’Europa a ferro e a fuoco per gli eventi bellici. Costretto dalla
Gestapo nel ’42 a fuggire, Frère Roger, tornerà a Taizè nel ‘44; poi finalmente
la pace, in un Europa da riconciliare, come lo stesso priore della Comunità
ricorda:
“IL Y AVAIT UNE PERIOD D’INQUIETUDE…
Si viveva un tempo d’inquietudine. Taizé era nata 5
anni prima. Molti si ponevano la domanda : cosa diventerà l’Europa. Oggi, è
suonata o sta per suonare l’ora dei cristiani nel mezzo di tensioni e
contraddizioni forti che scuotono numerosi fedeli. I cristiani possono più di
quanto non immaginino, perché essi si nutrono dell’essenziale del Cristo, cioè
le fonti della riconciliazione in vista della pace dell’intera famiglia
umana”.
Ed è proprio
l’impostazione ecumenica che superato il periodo bellico caratterizza la
comunità di Taizé. La passione per
l’unità di Frère Roger si esprime nella vita comune di ogni giorno. E cosi i
fratelli in mezzo secolo diventano un centinaio, di ogni confessione cristiana,
arrivati da una trentina di Paesi. Alcuni poi emigrano in missione, per essere
testimoni di pace e carità nei luoghi più poveri dell’America del Sud e del
Nord, dell’Asia e dell’Africa.
“Siate presenti nel
vostro tempo, - dice loro Frère Roger -adeguatevi alle condizioni del momento.
Amate i diseredati. Amate il vostro prossimo, qualunque sia la sua visione
religiosa e ideologica. Non rassegnatevi mai allo scandalo della separazione
fra cristiani che professano così facilmente l’amore del prossimo, ma restano
divisi”. Ma qual è il segreto per riuscire, ce lo rivela Frère Roger:
“IL PEUT SE DEVELOPPER AU PROFOND DE SOI MEME COMME…
Dal profondo di noi stessi può nascere come un
senso di stupore. Quale stupore? Direi che il cuore, con tutte le sue fibre,
attende che sia uno stupore di amore”.
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12 maggio 2005
“UN UOMO DI GRANDE CULTURA CHE SI È LASCIATO
GUIDARE DOCILMENTE
DALLA SAPIENZA DI DIO”. SONO LE PAROLE PRONUNCIATE
STAMANI
DAL CARDINALE POUPARD DURANTE LA “MISSA PAPAE SILVESTRI”
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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ROMA. = “Un uomo dal sapere
enciclopedico, un cultore di astronomia, logica, matematica e medicina, sintesi
viva tra la scienza e la fede”. Così il cardinale Paul Poupard, presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura, ha ricordato Silvestro II, Papa vissuto a
cavallo tra due millenni e morto il 12 maggio di 1002 anni fa. Il porporato ha
tracciato i tratti peculiari di questa poliedrica figura di Papa e di
scienziato nella Santa Messa tenutasi stamani nella basilica romana di Santa
Maria degli Angeli e dei Martiri per il millenario anniversario della morte di
Silvestro II. Durante la “Missa Papae
Silvestri”, che è stata celebrata in suffragio degli scienziati di tutti i
tempi, il cardinale Poupard ha affrontato anche la complessa questione del
rapporto tra fede e ragione: “La nostra epoca - ha detto il porporato – è
contrassegnata da incredibili scoperte scientifiche che inducono a pensare che
la scienza possa dare risposta a tutti gli interrogativi dell’uomo”. “Ma
intelligenza non significa sapienza”, ha aggiunto il presidente del Pontificio
consiglio della cultura precisando che “la scienza da sola non può spiegare
tutto l’universo fisico”. Papa Silvestro II, conosciuto anche con il nome di
Gerberto d’Aurillac, rappresenta un modello di dialogo tra la conoscenza della
fede e della scienza. Nato nella regione francese dell’Alverina, Gerberto si è
formato nelle abbazie catalane di Vich e Ripoll, entrando ben presto in
contatto con il mondo scientifico
arabo. E’ stato anche insegnante a Reims, dove ha introdotto lo studio del quadrivium – geometria, aritmetica,
astronomia e musica – nel curriculum dei futuri ecclesiastici. Dopo essere
salito al soglio pontificio nel 999 con il nome di Silvestro II, Papa Gerberto
ha incentivato, in particolare, la diffusione in Europa dell’uso
dell’astrolabio, dell’abaco e dei numeri arabi da 1 a 9. Silvestro II ha
scritto diverse opere e tra queste assumono particolare rilievo l’opuscolo “De rationale uti” e il trattato
dogmatico "De corpore et sanguine Domini".
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SONO
12,3 MILIONI I NUOVI SCHIAVI NEL MONDO: UOMINI, DONNE E BAMBINI
CONDANNATI
AL LAVORO FORZATO. E’ LA STIMA DEL RAPPORTO
DELL'
UFFICIO INTERNAZIONALE DEL LAVORO, PUBBLICATO OGGI A GINEVRA
- A cura di Francesca Sabatinelli -
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GINEVRA. = La denuncia dell’ILO è drammatica. Le cifre sono
nette e quella più evidente è che circa la metà dei nuovi schiavi è al di sotto
dei 18 anni e che lo sfruttamento a scopo economico colpisce di più le donne e
le bambine. Il rapporto analizza le diverse forme di sfruttamento: dei 12
milioni di condannati al lavoro forzato, 2 milioni e mezzo sono costretti dallo
Stato o da gruppi militari ribelli. Altri due milioni e mezzo sono vittime
della tratta di esseri umani, ma la maggioranza viene sfruttata nel settore
privato. L’ILO fornisce la prima stima mondiale dei profitti generati dallo
sfruttamento di uomini, donne e bambini: 32 miliardi di dollari l’anno, circa
13 mila dollari per ogni singolo lavoratore. Il documento traccia poi una mappa
che evidenzia come il fenomeno caratterizzi in definitiva tutti i Paesi, tutte
le regioni del mondo e tutti i tipi di economie. Se quindi nelle nazioni più
industrializzate, in Medio Oriente e in Africa del Nord a salire
vertiginosamente è la percentuale che riguarda le vittime della tratta, per
quanto riguarda il lavoro forzato il numero maggiore di vittime è concentrato
in Asia, ben nove milioni e mezzo. Si tratta di una piaga sociale che non
dovrebbe esistere, dice il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia. Le
attuali forme di schiavitù sono un insulto ai diritti e alla dignità degli
esseri umani, aggiunge Somavia. E’ dunque necessario sradicarlo, sottolinea,
lanciando un appello per un’alleanza globale contro il lavoro forzato.
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PRESENTATA PRESSO LA SEDE
DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI
LA PRIMA GIORNATA DEL PELLEGRINO, CHE SI TERRA’
DOMANI NELLA RICORRENZA
DELLA PRIMA APPARIZIONE DELLA MADONNA A FATIMA
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Anche i pellegrini hanno
la loro giornata: l’evento, voluto dall’Opera Romana Pellegrinaggi in
collaborazione con il Comune e la Provincia di Roma, vede riunirsi nella
capitale, domani 13 maggio 2005, oltre duemila pellegrini provenienti da tutta
Italia. Nella ricorrenza della prima apparizione della Vergine di Fatima, gli
organizzatori hanno voluto riunire in San Pietro la grande famiglia dei
pellegrini, animatori, assistenti spirituali, collaboratori e amici dell’Opera
Romana Pellegrinaggi, per un evento che punta a diventare un appuntamento fisso
e irrinunciabile per i numerosi amanti del cosiddetto turismo religioso. Ogni
anno, infatti, sono 35 milioni gli italiani che partecipano a pellegrinaggi o
ad attività turistiche di carattere religioso. Un fenomeno in netta crescita,
che ha spinto uno dei principali operatori del settore – l’Opera Romana
Pellegrinaggi – e i rappresentanti istituzionali di una delle mete più ambite –
il Comune e la Provincia di Roma – a dedicare una giornata a tutti i
pellegrini. L’appuntamento prenderà il via nella mattinata di domani con una
cerimonia, in programma all’Auditorium Pio, in Via della Conciliazione, alla
quale parteciperanno anche il sindaco di Roma Walter Veltroni, il presidente
della Provincia Enrico Gasbarra e l’amministratore delegato dell’Opera Romana
Pellegrinaggi, mons. Liberio Andreatta. Nel corso della cerimonia, le autorità
presenti premieranno i pellegrini con il riconoscimento Fidelitas 2005. Nel
pomeriggio, spazio al simbolico pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro, con
un doveroso omaggio alla tomba di Papa Giovanni Paolo II e una visita completa
alle Grotte Vaticane. In serata, chiuderà l’intensa giornata la visita a
Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, da parte di un gruppo di
pellegrini.
“PERSEVERATE NELLA
VERITÀ”. LO HA DETTO IERI IL CARDINALE CAMILLO RUINI
DURANTE LA MESSA PER I SENATORI ITALIANI TENUTASI
A ROMA
NELLA CHIESA DI SANT’IVO ALLA SAPIENZA
ROMA. = “Gli uomini politici cattolici abbiano il
coraggio di perseverare nella verità”. E’ l’appello lanciato dal cardinale
Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, durante la
Santa Messa celebrata ieri a Roma nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza alla
presenza del presidente del Senato, Marcello Pera, e di numerosi senatori.
“Essere fiduciosi a perseverare nella verità – ha detto il cardinale - può
essere difficile per i sacerdoti, per i professionisti o per i politici”. “Ma
non è impossibile”, ha aggiunto il cardinale sottolineando che “non è solo chi
segue la parola del Signore”. La celebrazione è stata organizzata dal
cappellano di Palazzo Madama, mons. Agostino de Angelis, per la preparazione
alla solennità della Pentecoste. Il cardinale Ruini e Marcello Pera hanno avuto
un incontro durato quasi 40 minuti poco prima della Messa. Durante il
colloquio, sono stati toccati diversi temi sollevati da Papa Benedetto XVI, tra
i quali l’identità dell’Europa e la difesa della vita. (A.L.)
RICORRE OGGI IL
CENTENARIO DELLA NASCITA DELL’ARCIVESCOVO
ARMANDO LOMBARDI, NUNZIO
APOSTOLICO CHE SPESE LA VITA
PER INCREMENTARE LA VITA
RELIGIOSA IN BRASILE
- A cura di Giovanni
Peduto -
CAMPOBASSO. = Cento anni fa, il 12
maggio del 1905, nasceva a Cercepiccola in provincia di Campobasso Armando
Lombardi, dapprima sacerdote zelante nella sua diocesi e quindi, nel 1950
nominato arcivescovo e nunzio apostolico in Venezuela, dove rimase quattro
anni, e poi in Brasile, dove con la sua missione segnò una svolta epocale per
la vita religiosa e sociale del Paese. Durante il suo servizio, furono erette
64 circoscrizioni e undici province ecclesiastiche e vennero nominati
centocinque vescovi e aperti oltre 30 seminari. Lo zelo, la tenacia e la
perseveranza, l’ardente desiderio di camminare senza arrestarsi sul lungo
percorso della missione sacerdotale, episcopale e diplomatica, gli fecero
percorrere, con viaggi spesso avventurosi e non privi di pericoli, l’immensa
nazione brasiliana, quarantasette volte la nostra Italia. Per tutto ciò, egli
si pose come punto di riferimento costante di tutti i capi di Stato ed i
ministri succedutisi in questi anni. Tanta fatica e tanto zelo apostolico gli
procurarono una grave malattia cardiaca, che lo portò improvvisamente alla
morte a soli 59 anni il 4 maggio 1964. Mons. Lombardi fece costruire a sue
spese, con l’aiuto di alcuni benefattori, un orfanotrofio nella sua cara
Cercepiccola. Lui che fu da piccolo orfano di entrambi i genitori, con questo
ricordo, affidò alle Suore della “Mater Orphanorum” la cura dei bambini. Il
presule sarà ricordato in quest’anno, centenario della nascita, con una solenne
celebrazione eucaristica, e con altre manifestazioni civili, nel suo paese
natale il prossimo 3 agosto.
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12 maggio 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Oltre ad
omicidi eccellenti, 15 persone sono morte, tra cui alcune donne, per
l’esplosione di un’autobomba a Baghdad. Già nelle prime ore del mattino arriva,
dunque, il primo triste bilancio delle violenze in Iraq, dopo la giornata di
sangue di ieri. Il nostro servizio:
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Già
all’alba nella capitale, in due diversi episodi di sangue, uccisi il generale
di Stato maggiore dell'esercito iracheno e un colonnello della polizia
irachena. Poi l’esplosione nella via principale del quartiere Baghdad-Jadida,
nella parte est della capitale nei pressi di un mercato: dieci le persone
sicuramente rimaste uccise e almeno otto i veicoli civili, tra cui un autobus, completamente distrutti.
Della cattura data per imminente nei giorni scorsi del leader di al Qaeda in
Iraq, al Zarqawi, non si sa nulla ma certamente la raffica di attentati di ieri
e oggi non sembra il segno di un indebolimento dei terroristi – come era stato
detto – per il presunto ferimento del leader. L'esercito Usa fa sapere oggi che
due marine americani sono rimasti
uccisi ieri in un'operazione contro insorti iracheni e combattenti stranieri
nel nordovest dell'Iraq, vicino al confine con la Siria. Dagli Stati Uniti
intanto giunge una notizia: uno tra i militari di più alto grado coinvolti
nello scandalo delle torture nel carcere di Abu Ghraib in Iraq, il colonnello
Thomas Pappas, verrà punito per le sue azioni ma non sarà sottoposto a una
corte marziale. Con una lettera formale di rimprovero del generale Williams,
una multa per negligenza di ottomila dollari.
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L’Iran riprenderà “una parte notevole” delle attività di
arricchimento dell’uranio, sospese a novembre su richiesta dell’Unione Europea.
Lo ha annunciato stamattina il governo di Teheran, ricevendo l’approvazione
informale dell’Aiea. “È una decisione legittima e legale”, ha detto una fonte
dell’Agenzia Onu per l’energia atomica, spiegando che gli stessi esperti
vigileranno sul fatto che la produzione avvenga a scopi pacifici.
Disegnare una nuova geografia economica e commerciale
mondiale tra i Paesi del sud del mondo. Questo lo scopo indicato dal presidente
brasiliano Lula da Silva, al termine dell’inedito vertice di Brasilia fra Paesi
arabi e quelli dell’America Latina. Ma nel corso del summit, nato con intenti
economici e commerciali, i temi di politica internazionale hanno avuto il
sopravvento. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Ci vorrà
qualche tempo per capire se questo Vertice, mai celebrato prima fra due aree tanto importanti del sud del
mondo, inciderà nelle relazioni internazionali come auspicato dal presidente
brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva. Quello che è certo è che
governanti sudamericani e arabi, pur con importanti assenze, hanno discusso la
necessità di contenere l’unilateralismo degli Stati Uniti e di approfondire il
concetto di democrazia che, secondo loro, deve sorgere dalle singole realtà
nazionali e non essere importato dall’esterno. Alla presenza del presidente
iracheno, Jalal Talabani, e di quello dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, che hanno incassato successi politici personali, il
Vertice ha prodotto una dichiarazione. In essa si affrontano di peso questioni
delicate come il terrorismo, condannato in tutte le sue forme, il rigetto delle
sanzioni statunitensi nei confronti della Siria e la creazione di uno Stato
palestinese, in base alla road map. I negoziatori sudamericani hanno
fatto osservare tra l’altro che la dichiarazione è il primo documento
ufficiale, che i Paesi arabi accettano di firmare, in cui vi è un esplicito
riferimento allo Stato d’Israele.
Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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Tre
persone sono morte, e almeno altre cinque ferite oggi nell'est
dell'Afghanistan, durante manifestazioni contro la profanazione del Corano
compiuta, secondo notizie di stampa, da soldati americani nel carcere di
Guantanamo, a Cuba. Queste vittime portano a sette i morti nelle manifestazioni
di migliaia di studenti e gente comune, esplose in molte province del Paese da
martedì e che proseguono oggi anche a Kabul. Nei giorni scorsi, fonti
giornalistiche americane hanno rivelato che la violazione del libro sacro dei
musulmani veniva usata come arma per far parlare i detenuti di Guantanamo.
Karzai,
attualmente in visita ufficiale a Bruxelles, imbarazzato per le violenze, ha
spiegato che il suo Paese non ha ancora maturato “istituzioni in grado di
gestire le dimostrazioni”. Karzai ha pregato la Nato, che comanda i circa 4.500
uomini della Forza di pace internazionale (ISAF) presente a Kabul, di non
abbandonare l'Afghanistan ma di restare “molto, molto a lungo”.
Dal 5 al
10 maggio, mentre la Russia celebrava i 60 anni della vittoria sulla Germania
nazista, le forze speciali hanno ucciso in Cecenia una quarantina di
guerriglieri indipendentisti e ne hanno arrestati una decina. Lo ha annunciato oggi il generale Ilia
Shabalkin, portavoce delle forze militari russe nel Caucaso del nord, che
ufficialmente hanno lanciato una vasta ed energica operazione antiterroristica
proprio per prevenire attentati ceceni durante i festeggiamenti per la
vittoria.
In
Germania il Bundestag ha votato a larghissima maggioranza in favore della
Costituzione europea: 569 sì su 594 deputati.
Ma è solo il primo passo della ratifica della Costituzione. Il
Bundesrat, la Camera delle regioni, voterà il 27 maggio, due giorni prima del
referendum in Francia.
Di ieri, il sì al Trattato costituzionale da parte
della Camera dei deputati austriaca e del Parlamento della Slovacchia. La
ratifica, fatta a questo punto da otto Paesi, dovrebbe essere completata da
tutti e 25 gli Stati membri, entro due anni dalla firma del Trattato, il 29
ottobre 2004. Ma a che punto è oggi il cammino della Costituzione UE? Giada
Aquilino lo ha chiesto alla prof.ssa Federiga Bindi, esperta di questioni
europee e titolare della cattedra Jean
Monnet all’Università Tor Vergata di Roma:
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R. –
Hanno cominciato a ratificare i Paesi “più sicuri” e adesso entriamo nel vivo
del dibattito perché il 29 maggio in Francia e il 1° giugno in Olanda si
terranno due referendum a rischio. Purtroppo, in entrambi i casi, i punti in
discussione sono essenzialmente di natura domestica. In Francia si tratta di un
referendum pro o contro il governo, tant’è vero che quando Chirac ha fatto
l’appello in televisione per il referendum c’è stato un crollo dei ‘sì’, che è
stato ricuperato soltanto nel tempo. In Olanda, è in corso un profondo
dibattito sull’immigrazione, sulla social security, che in realtà non ha nulla a che
vedere con l’Europa.
D. – Se uno degli Stati membri
dovesse pronunciarsi per il ‘no’ alla ratifica della Costituzione europea, che
cosa succederebbe?
R. – E’ molto ingiusto ma dipende
da quale sia lo Stato. Se lo Stato è piccolo, succederebbe ciò che è già
avvenuto per l’Irlanda e la Danimarca: cioè l’invito da parte di tutti a votare
di nuovo.
D. – E
se fosse uno Stato più potente e più grande?
R. – Il trattato dovrebbe
entrare in vigore nell’autunno del 2006. Il 1° gennaio del 2007 entreranno
nell’Ue Romania e Bulgaria. Se il trattato non fosse approvato, si rischierebbe
una impasse. Ci troveremmo quindi a dover negoziare in tutta fretta
sugli stessi punti per i quali abbiamo impiegato svariati anni a trovare un
accordo.
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Nonostante
abbiano annunciato, un mese e mezzo fa, la fine della lotta armata, i ribelli
hutu rwandesi presenti nella Repubblica democratica del Congo non hanno ancora
smobilitato. Lo sottolinea oggi il rapporto di un’organizzazione internazionale
indipendente, manifestando seri dubbi sull’esito del processo di pace con
Kinshasa. Secondo l’accordo siglato a Roma, con la mediazione della Comunità di
sant’Egidio, le operazioni di rimpatrio sarebbero dovute iniziare almeno una
settimana fa, per terminare entro fine giugno.
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