RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 132 - Testo della trasmissione di giovedì 12 maggio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Chi, come me, ha conosciuto l’orrore della guerra e di ideologie oppressive è particolarmente sensibile al dialogo con tutti gli uomini: così, Benedetto XVI nell’udienza al Corpo diplomatico, stamani in Vaticano

 

Benedetto XVI conferma lo svolgimento del Sinodo sul tema dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa. Si terrà in Vaticano dal 2 al 23 ottobre di quest’anno

 

Domani ricorre la memoria della Vergine di Fatima: Benedetto XVI esorta i fedeli a rivolgersi incessantemente e con fiducia alla Madonna affidando a Lei ogni necessità

 

Diffuso il documento finale del XII Seminario dei cappellani cattolici e degli operatori pastorali dell’aviazione civile: richiesta la presenza del Tabernacolo nelle cappelle degli aeroporti

 

IN PRIMO PIANO:

La Corte di Giustizia europea conferma: il processo al leader curdo Ocalan non è stato equo. Ankara si impegna per un nuovo procedimento: ai nostri microfoni Marco Ansaldo

 

Compie oggi 90 anni Frère Roger, fondatore della Comunità ecumenica di Taizè, luogo di incontro per milioni di persone, soprattutto giovani, chiamati a testimoniare l’unità nella fede cristiana

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale Paul Poupard ha ricordato Silvestro II, Papa vissuto a cavallo tra due millenni e morto il 12 maggio di 1002 anni fa

 

Pubblicato  il Rapporto dell'Ufficio internazionale del lavoro: 12 milioni i lavoratori in schiavitù

 

Presentata presso la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi la Prima Giornata del Pellegrino che si terrà domani

 

Celebrata dal cardinale Camillo Ruini, a Roma, nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, la Messa per i senatori italiani

 

Ricorre oggi il centenario della nascita dell’arcivescovo Armando Lombardi

 

24 ORE NEL MONDO:

15 civili uccisi, tra cui alcune donne, per un’esplosione a Baghdad. Sempre nella capitale uccisi due esponenti di spicco di esercito e polizia iracheni

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 maggio 2005

 

 

CHI, COME ME, HA CONOSCIUTO L’ORRORE DELLA GUERRA E DI IDEOLOGIE

OPPRESSIVE E’ PARTICOLARMENTE SENSIBILE AL DIALOGO CON TUTTI GLI UOMINI:

 COSI’, BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA AL CORPO DIPLOMATICO, STAMANI IN VATICANO. IL PAPA HA RIBADITO L’IMPEGNO DELLA SANTA SEDE PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI E LA PROMOZIONE DELLA PACE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La Chiesa non smetterà mai di difendere i diritti umani e promuovere il sommo bene della pace: è quanto ribadito da Benedetto XVI nell’udienza di stamani al Corpo diplomatico, nella Sala Regia. Incontro particolarmente significativo: per la prima volta, infatti, il nuovo Pontefice ha rivolto un discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Venendo da un Paese lacerato dalla guerra e da ideologie devastatrici, ha detto Papa Jospeh Ratzinger, sono particolarmente sensibile al dialogo tra tutti gli uomini. Benedetto XVI ha ricordato l’impegno per la pace di Giovanni Paolo II, che il 10 gennaio scorso - ricevendo il Corpo diplomatico per l’ultima volta - aveva lanciato all’umanità quattro sfide: vita, pane, pace e libertà. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(IL A MONTRE’ LE CHEMIN VERS DIEU…)

 

“Ha mostrato il cammino verso Dio, invitando tutti gli uomini di buona volontà” ad “edificare una società di giustizia, pace, solidarietà, nella carità e perdono reciproco”. Inizia con un ricordo della figura di Giovanni Paolo II, il discorso agli ambasciatori di Benedetto XVI. Il Papa definisce il suo predecessore un “missionario infaticabile del Vangelo”, che ha reso un servizio unico “alla causa dell’unità della famiglia umana”. E ne ricorda i numerosi viaggi apostolici e gli innumerevoli incontri con capi di Stato e di governo, sempre al servizio della causa della pace. Auspica così che si possano stringere relazioni con quei Paesi che, pur non avendo pieni rapporti diplomatici con la Santa Sede, si sono associati alle celebrazioni in occasione della morte di Giovanni Paolo II e alla sua elezione alla Cattedra di Pietro.

 

(POUR MA PART, JE VIENS D’UN PAYS…)

 

“Da parte mia – prosegue Benedetto XVI – vengo da un Paese dove la pace e la fratellanza sono molto care al cuore di tutti gli abitanti, specie a quanti, come me, hanno conosciuto la guerra”. D’altro canto, il Papa tedesco ricorda “la separazione tra fratelli di una medesima nazione in ragione di ideologie devastatrici ed inumane, che, sotto l’apparenza di sogni ed illusioni, hanno fatto pesare sugli uomini il giogo dell’oppressione”. Per questo, spiega, “sono particolarmente sensibile al dialogo tra tutti gli uomini per superare tutte le forme di conflitti e tensioni e per fare della nostra terra una terra di pace e fratellanza”.

 

(TOUS ENSEMBLE, EN CONJUGANT LEURS EFFORTS…)

 

“Tutti insieme, unendo i nostri sforzi”, avverte il Papa, “siamo chiamati a realizzare una società pacifica per vincere la tentazione dello scontro tra culture, etnie e mondi differenti”. Ogni popolo, aggiunge, deve allora trovare “nel suo  patrimonio spirituale e culturale i migliori valori di cui è portatore per andare senza paura all’incontro con l’altro, accettando di condividere le sue ricchezze spirituali e materiali a beneficio di ognuno”.

 

(L’EGLISE NE CESSE DE PROCLAMER…)

 

“La Chiesa – afferma poi con forza – non cessa di proclamare e difendere i diritti umani fondamentali, sfortunatamente ancora violati in tante parti della terra e lavora affinché siano riconosciuti i diritti di tutte le persone umane alla vita, all’alimentazione, alla casa, al lavoro, all’assistenza sanitaria e ancora alla protezione della famiglia e allo sviluppo sociale nel rispetto della dignità” umana. La Chiesa cattolica, ribadisce Benedetto XVI, “non domanda alcun privilegio per se stessa, ma solamente le legittime condizioni di libertà per adempiere alla sua missione”. Nel concerto delle nazioni, conclude il Papa, la Chiesa si impegna a  “favorire sempre l’accordo tra i popoli e la cooperazione fondate su un comportamento di lealtà, discrezione e cordialità”.

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Il discorso del Santo Padre è stato preceduto dal saluto del decano del Corpo diplomatico, l’ambasciatore di San Marino, Giovanni Galassi. “Gli uomini di tutti i continenti e di tutte le religioni – ha detto il diplomatico – guardano a Lei, Santo Padre, con la speranza che il suo Magistero saprà favorire una nuova coesistenza pacifica tra uomini e popoli”, per “uscire dalla spirale malefica degli egoismi e delle prevaricazioni”. L’ambasciatore Galassi si è poi soffermato sull’entusiasmo caloroso dei giovani, che, ha sottolineato, aspettano il Papa con impazienza a Colonia per la Giornata Mondiale della Gioventù. La Santa Sede intrattiene attualmente relazioni diplomatiche piene con 174 Stati. Le ultime sono state stabilite, nel corso del 2002, con la Repubblica di Timor Est e con lo Stato del Qatar. La Santa Sede ha inoltre relazioni diplomatiche anche con  l’Unione Europea e il Sovrano Militare Ordine di Malta. Infine, ha relazioni di natura speciale con la Federazione Russa e con  l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. La Santa Sede partecipa a differenti Organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e regionali tra i quali l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), la Lega Araba, l’Organizzazione degli Stati Americani e l’Organizzazione per l’Unità Africana.

 

 

BENEDETTO XVI CONFERMA LO SVOLGIMENTO DEL SINODO SUL TEMA DELL’EUCARISTIA, FONTE E CULMINE DELLA VITA DELLA CHIESA.

SI TERRA’ IN VATICANO DAL 2 AL 23 OTTOBRE DI QUEST’ANNO

 

Il Papa ha confermato la celebrazione dell'Undicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: "L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". L’Assemblea sinodale si terrà in Vaticano dal 2 al 23 ottobre di quest’anno. Benedetto XVI ha anche confermato la nomina dei presidenti delegati, ovvero il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Sacramenti, il cardinale Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara, e il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi. Confermati anche il relatore generale, il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, e il segretario speciale, mons. Roland Minnerath, arcivescovo di Dijon, così come le nomine già ratificate da Giovanni Paolo II dei delegati e sostituti al Sinodo.

 

 

NOMINE

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Seattle, il reverendo Joseph J. Tyson, del clero della medesima arcidiocesi, parroco delle Saints Edward, George e Paul Parishes a Seattle, assegnandogli la sede titolare vescovile di Migirpa e il reverendo Padre Eusebio Elizondo, membro  dell’ordine dei Missionari dello Spirito Santo e parroco della Saint Elizabeth Ann Seton Parish a Bothell, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acolla.

 

Sempre negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi di Brooklyn, presentata da mons. Joseph M. Sullivan in per sopraggiunti limiti d’età.

 

 

DOMANI RICORRE LA MEMORIA DELLA VERGINE DI FATIMA:

BENEDETTO XVI ESORTA I FEDELI A RIVOLGERSI INCESSANTEMENTE

E CON FIDUCIA ALLA MADONNA AFFIDANDO A LEI OGNI NECESSITA’

 

Domani, 13 maggio, ricorre la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Fatima: lo ha ricordato ieri Benedetto XVI alla fine dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa ha esortato i fedeli a rivolgersi incessantemente e con fiducia alla Madonna, affidando a Lei ogni necessità. La vita di Joseph Ratzinger è legata alle apparizioni della Madre di Dio ai tre pastorelli portoghesi nel 1917,  perché Giovanni Paolo II chiese proprio a lui, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, di scrivere il “Commento teologico”, in occasione della pubblicazione della terza parte del “segreto di Fatima” il 26 giugno 2000. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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L’allora cardinal Ratzinger si chiedeva cosa potesse significare nel suo insieme il «segreto» di Fatima. Questo evento - affermava - ci aiuta “a comprendere i segni del tempo ed a trovare per essi la giusta risposta nella fede”. Si tratta di tre cose distinte: ai pastorelli è mostrato in visione l’inferno, viene annunciata l’esplosione di una nuova guerra se l’umanità continuerà a offendere Dio, siamo nel 1917, e infine, la terza parte del segreto, la visione del vescovo vestito di bianco che cade ucciso sotto colpi d’arma da fuoco. Giovanni Paolo II sulla scorta di quanto detto da suor Lucia  si vede in quel vescovo che cade come morto ma è salvato dalla “mano materna” di Maria. 

 

Nella visione appare un angelo con la spada di fuoco che rappresenta la minaccia del giudizio che incombe sul mondo. Una prospettiva di distruzione – rilevava il cardinale Ratzinger - che oggi non appare più come pura fantasia: “l'uomo stesso ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco”. Qui entrano in gioco l'appello alla penitenza e la libertà dell'uomo: “il futuro – aggiungeva -  non è affatto determinato in modo immutabile, e l'immagine, che i bambini videro, non è affatto un film anticipato del futuro, del quale nulla potrebbe più essere cambiato”. Il senso della visione è invece “quello di mobilitare le forze del cambiamento in bene”.

  

Il porporato riprendeva poi un'altra parola chiave del «segreto» divenuta  famosa: «il Mio Cuore Immacolato trionferà». “Che cosa significa? – si chiedeva - Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio – sottolineava - è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore - perché grazie a questo «Sì» Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno – proseguiva il cardinale - ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola”. Da allora vale la parola di Gesù: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo». Il messaggio di Fatima – affermava il cardinal Ratzinger -  ci invita ad affidarci a questa promessa”. 

 

“Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso – concludeva il porporato. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità”. “Ciò che rimane – invece - è l'esortazione alla preghiera come via per la «salvezza delle anime» e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione”.

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DIFFUSO IL DOCUMENTO FINALE DEL XII SEMINARIO INTERNAZIONALE DEI CAPPELLANI CATTOLICI E DEGLI OPERATORI PASTORALI DELL’AVIAZIONE CIVILE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La presenza del tabernacolo negli aeroporti, la necessità di celebrare con regolarità la Santa Messa nelle cappelle aeroportuali e una maggiore attenzione alla pastorale per i lavoratori degli scali aerei. Sono alcune delle indicazioni contenute nel documento redatto al termine del XII Seminario internazionale dei cappellani cattolici e degli operatori pastorali dell’aviazione civile organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L’incontro si è svolto a Sacrofano, in provincia di Roma, dal 19 al 23 aprile. I partecipanti, provenienti da 41 aeroporti internazionali, sono stati 75. Durante il Seminario, incentrato sul tema “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”, sono state rivolte preghiere speciali per Giovanni Paolo II, Papa che “si è spinto fino ai quattro angoli della Terra per portare la Buona Novella”. Ricordando che la cappella è il cuore spirituale dell’aeroporto, i partecipanti al Seminario hanno sottolineato le parole di Papa Benedetto XVI sull’Eucaristia. “La Comunione – ha detto Papa Joseph Ratzinger in occasione della prima concelebrazione eucaristica con i membri del collegio cardinalizio – è il cuore della vita cristiana e sorgente della missione evangelizzatrice della Chiesa”… “L’Eucaristia – ha aggiunto il Santo Padre – rende costantemente presente il Cristo risorto, che a noi continua a donarsi, chiamandoci a partecipare alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Fare della nostra terra una terra di pace e di fraternità": è l'auspicio formulato da Benedetto XVI in occasione dell'udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

13 maggio: "Penso che l'attentato sia stato una delle ultime convulsioni delle ideologie della prepotenza, scatenatasi nel XX secolo" (Giovanni Paolo II, Memoria e identità). 

 

Nelle vaticane, un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Una limpida testimonianza di preghiera e di riconciliazione": Frère Roger, Fondatore della Comunità di Taizé, compie novant'anni.  

 

Nelle estere, Iraq: nuova strage a Baghdad. Rapiti cinque scienziati a Nassiriya.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa dal titolo "Nelle storie in bianco e nero l'ironia si fonde con la denuncia sociale": la mostra romana delle fotografie di Caio Mario Garrubba.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano statali: trattative interrotte, sindacati mobilitati.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 maggio 2005

 

 

NON FU EQUO: LA GRANDE CAMERA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA

DI STRASBURGO CONFERMA CHE IL PROCESSO AL LEADER CURDO OCALAN

NON E’ STATO NE’ IMPARZIALE NE’ INDIPENDENTE.

ANKARA SI IMPEGNA PER UN NUOVO PROCEDIMENTO

- Intervista con Marco Ansaldo -

 

Non fu equo, perché non imparziale né indipendente, il processo dei giudici turchi al leader ribelle curdo Abdullah Ocalan, condannato a morte nel 1999 ed attualmente detenuto in un’isola. Lo ha dichiarato stamattina la Corte europea dei diritti umani, rilevando irregolarità nel procedimento giuridico. La sentenza di oggi è stata emessa dalla Grande Camera della Corte di Strasburgo, composta da 17 giudici, che ha confermato il pronunciamento della Camera formata da sette giudici che già nel 2003 aveva accolto il ricorso presentato da Ocalan contro la Turchia e ha chiesto che sia riprocessato. I motivi: è stata violata  la Convenzione europea dei diritti dell'uomo sulla custodia cautelare  e Ocalan non è comparso davanti al giudice dopo il suo arresto. Da parte sua, Ankara si è impegnata ad iniziare un nuovo processo, nel rispetto dei principî dello Stato di diritto. Ma per approfondire la questione, Fausta Speranza ha intervistato Marco Ansaldo, corrispondente dalla Turchia del quotidiano “La Repubblica”:

 

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R. – Significherà un nuovo ostacolo per l’ingresso della Turchia nella UE. Sicuramente, insieme a tanti altri problemi passati e futuri, come quello di Cipro, della questione curda, il caso di Ocalan è di nuovo un problema che si apre nei rapporti fra Turchia e  Unione Europea. Il ministro degli Esteri Gul, ad esempio, ha detto molto chiaramente che, “anche se dovessimo rifare il dibattimento per 100 volte, il risultato sarebbe lo stesso” e quindi Ocalan verrebbe condannato all’ergastolo. Sicuramente, questo significa un nuovo duro braccio di ferro tra Bruxelles ed Ankara.

 

D. – Secondo lei, con una semplificazione un po’ giornalistica, a questo punto,dal punto di vista di Ankara non diventa troppo difficile l’ambizione di entrare nell’Unione Europea. Voglio parlare, ovviamente, di stati d’animo, di sensazioni?

 

R. – Diventa difficile, ma la Turchia ha soddisfatto tutte le richieste – se parliamo dei criteri di Copenaghen, che erano quelli poi per entrare all’interno, per aspirare alla candidatura – e adesso la Turchia è Paese candidato ad entrare e ha soddisfatto tutte le misure che sono state chieste dall’Europa.

 

D. – In definitiva, a suo avviso, sarebbe superabile questo scoglio Ocalan, o è la punta dell’iceberg curdi e quindi la situazione, comunque, rimane ancora più complessa al di là del caso Ocalan?

 

R. – La questione è più complessa al di là del caso. Dipende da quale punto di vista si guarda ad Ocalan. Ocalan, per la Turchia è stato per tanti anni un leader terrorista, il nemico pubblico n. 1, il capo del PKK, che ha impegnato per 14 anni la Turchia in una guerra estenuante, con 35.mila morti fra l’una e l’altra parte. I partigiani, o comunque i simpatizzanti dei curdi, vedono invece in Ocalan un leader guerrigliero, bandiera, quindi della loro istanza. Al di là del suo problema rimane la questione curda, questione che la Turchia ha cercato e sta cercando di risolvere. Il problema è che i curdi, al di là della frontiera, e quindi parliamo dell’Iraq, hanno raggiunto una posizione che, invece, i curdi della Turchia faticano ad ottenere. Oggi, il presidente dell’Iraq è Jalal Talabani, è il leader curdo che fino all’altro ieri veniva visto come un leader guerrigliero. La Turchia oggi dice che i curdi non hanno alcun problema di rappresentazione all’interno dello Stato. In certa misura è vero, in certa misura no, nel senso che i curdi hanno ancora, soprattutto nelle regioni del sud-est dell’Anatolia, notevoli difficoltà. Queste naturalmente vanno superate, ma un percorso europeo da parte della Turchia non può far altro che far bene, non soltanto alla Turchia, ma anche alla stessa causa curda.

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COMPIE OGGI 90 ANNI FRÈRE ROGER, FONDATORE DELLA COMUNITA’ ECUMENICA

 INTERNAZIONALE DI TAIZE’, LUOGO DI INCONTRO OGNI ANNO PER MILIONI DI PERSONE, SOPRATTUTTO GIOVANI,

CHIAMATI A TESTIMONIARE L’UNITA’ NELLA FEDE CRISTIANA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Senza fare inutili astinenze, attenetevi alle opere che Dio comanda: portare i fardelli degli altri, accettare le ferite meschine di ogni giorno. Apritevi a tutto quanto è umano e vedrete dissolversi ogni vano desiderio di fuggire dal mondo.” Così Frère Roger nella regola della Comunità monastica di Taizé, fondata nel 1940 in Francia, negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Il giovane pastore protestante, Roger Schutz, ha 25 anni, quando dal suo paese natale, Provence, in Svizzera - quasi un’oasi dagli orrori che si consumano nel resto del Continente - sente forte il richiamo a testimoniare un segno di riconciliazione tra gli uomini; così un mattino inforcata la bicicletta approda in un remoto villaggio diroccato della Borgogna, lì acquista una vecchia casa per offrire riparo ai perseguitati, ai poveri, agli oppressi dalla follia che percorre l’Europa a ferro e a fuoco per gli eventi bellici. Costretto dalla Gestapo nel ’42 a fuggire, Frère Roger, tornerà a Taizè nel ‘44; poi finalmente la pace, in un Europa da riconciliare, come lo stesso priore della Comunità ricorda:

 

“IL Y AVAIT UNE PERIOD D’INQUIETUDE…

Si viveva un tempo d’inquietudine. Taizé era nata 5 anni prima. Molti si ponevano la domanda : cosa diventerà l’Europa. Oggi, è suonata o sta per suonare l’ora dei cristiani nel mezzo di tensioni e contraddizioni forti che scuotono numerosi fedeli. I cristiani possono più di quanto non immaginino, perché essi si nutrono dell’essenziale del Cristo, cioè le fonti della riconciliazione in vista della pace dell’intera famiglia umana”.  

 

Ed è proprio l’impostazione ecumenica che superato il periodo bellico caratterizza la comunità di Taizé. La  passione per l’unità di Frère Roger si esprime nella vita comune di ogni giorno. E cosi i fratelli in mezzo secolo diventano un centinaio, di ogni confessione cristiana, arrivati da una trentina di Paesi. Alcuni poi emigrano in missione, per essere testimoni di pace e carità nei luoghi più poveri dell’America del Sud e del Nord, dell’Asia e dell’Africa.

 

“Siate presenti nel vostro tempo, - dice loro Frère Roger -adeguatevi alle condizioni del momento. Amate i diseredati. Amate il vostro prossimo, qualunque sia la sua visione religiosa e ideologica. Non rassegnatevi mai allo scandalo della separazione fra cristiani che professano così facilmente l’amore del prossimo, ma restano divisi”. Ma qual è il segreto per riuscire, ce lo rivela Frère Roger:

 

“IL PEUT SE DEVELOPPER AU PROFOND DE SOI MEME COMME…

Dal profondo di noi stessi può nascere come un senso di stupore. Quale stupore? Direi che il cuore, con tutte le sue fibre, attende che sia uno stupore di amore”.    

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CHIESA E SOCIETA’

12 maggio 2005

 

“UN UOMO DI GRANDE CULTURA CHE SI È LASCIATO GUIDARE DOCILMENTE

DALLA SAPIENZA DI DIO”. SONO LE PAROLE PRONUNCIATE STAMANI

DAL CARDINALE POUPARD DURANTE LA “MISSA PAPAE SILVESTRI

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ROMA. = “Un uomo dal sapere enciclopedico, un cultore di astronomia, logica, matematica e medicina, sintesi viva tra la scienza e la fede”. Così il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha ricordato Silvestro II, Papa vissuto a cavallo tra due millenni e morto il 12 maggio di 1002 anni fa. Il porporato ha tracciato i tratti peculiari di questa poliedrica figura di Papa e di scienziato nella Santa Messa tenutasi stamani nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri per il millenario anniversario della morte di Silvestro II. Durante la “Missa Papae Silvestri”, che è stata celebrata in suffragio degli scienziati di tutti i tempi, il cardinale Poupard ha affrontato anche la complessa questione del rapporto tra fede e ragione: “La nostra epoca - ha detto il porporato – è contrassegnata da incredibili scoperte scientifiche che inducono a pensare che la scienza possa dare risposta a tutti gli interrogativi dell’uomo”. “Ma intelligenza non significa sapienza”, ha aggiunto il presidente del Pontificio consiglio della cultura precisando che “la scienza da sola non può spiegare tutto l’universo fisico”. Papa Silvestro II, conosciuto anche con il nome di Gerberto d’Aurillac, rappresenta un modello di dialogo tra la conoscenza della fede e della scienza. Nato nella regione francese dell’Alverina, Gerberto si è formato nelle abbazie catalane di Vich e Ripoll, entrando ben presto in contatto con il mondo  scientifico arabo. E’ stato anche insegnante a Reims, dove ha introdotto lo studio del quadrivium – geometria, aritmetica, astronomia e musica – nel curriculum dei futuri ecclesiastici. Dopo essere salito al soglio pontificio nel 999 con il nome di Silvestro II, Papa Gerberto ha incentivato, in particolare, la diffusione in Europa dell’uso dell’astrolabio, dell’abaco e dei numeri arabi da 1 a 9. Silvestro II ha scritto diverse opere e tra queste assumono particolare rilievo l’opuscolo “De rationale uti” e il trattato dogmatico "De corpore et sanguine Domini".

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SONO 12,3 MILIONI I NUOVI SCHIAVI NEL MONDO: UOMINI, DONNE E BAMBINI

CONDANNATI AL LAVORO FORZATO. E’ LA STIMA DEL RAPPORTO

DELL' UFFICIO INTERNAZIONALE DEL LAVORO, PUBBLICATO OGGI A GINEVRA

- A cura di Francesca Sabatinelli -

 

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GINEVRA. = La denuncia dell’ILO è drammatica. Le cifre sono nette e quella più evidente è che circa la metà dei nuovi schiavi è al di sotto dei 18 anni e che lo sfruttamento a scopo economico colpisce di più le donne e le bambine. Il rapporto analizza le diverse forme di sfruttamento: dei 12 milioni di condannati al lavoro forzato, 2 milioni e mezzo sono costretti dallo Stato o da gruppi militari ribelli. Altri due milioni e mezzo sono vittime della tratta di esseri umani, ma la maggioranza viene sfruttata nel settore privato. L’ILO fornisce la prima stima mondiale dei profitti generati dallo sfruttamento di uomini, donne e bambini: 32 miliardi di dollari l’anno, circa 13 mila dollari per ogni singolo lavoratore. Il documento traccia poi una mappa che evidenzia come il fenomeno caratterizzi in definitiva tutti i Paesi, tutte le regioni del mondo e tutti i tipi di economie. Se quindi nelle nazioni più industrializzate, in Medio Oriente e in Africa del Nord a salire vertiginosamente è la percentuale che riguarda le vittime della tratta, per quanto riguarda il lavoro forzato il numero maggiore di vittime è concentrato in Asia, ben nove milioni e mezzo. Si tratta di una piaga sociale che non dovrebbe esistere, dice il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia. Le attuali forme di schiavitù sono un insulto ai diritti e alla dignità degli esseri umani, aggiunge Somavia. E’ dunque necessario sradicarlo, sottolinea, lanciando un appello per un’alleanza globale contro il lavoro forzato.

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PRESENTATA PRESSO LA SEDE DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI

LA PRIMA GIORNATA DEL PELLEGRINO, CHE SI TERRA’ DOMANI NELLA RICORRENZA

DELLA PRIMA APPARIZIONE DELLA MADONNA A FATIMA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Anche i pellegrini hanno la loro giornata: l’evento, voluto dall’Opera Romana Pellegrinaggi in collaborazione con il Comune e la Provincia di Roma, vede riunirsi nella capitale, domani 13 maggio 2005, oltre duemila pellegrini provenienti da tutta Italia. Nella ricorrenza della prima apparizione della Vergine di Fatima, gli organizzatori hanno voluto riunire in San Pietro la grande famiglia dei pellegrini, animatori, assistenti spirituali, collaboratori e amici dell’Opera Romana Pellegrinaggi, per un evento che punta a diventare un appuntamento fisso e irrinunciabile per i numerosi amanti del cosiddetto turismo religioso. Ogni anno, infatti, sono 35 milioni gli italiani che partecipano a pellegrinaggi o ad attività turistiche di carattere religioso. Un fenomeno in netta crescita, che ha spinto uno dei principali operatori del settore – l’Opera Romana Pellegrinaggi – e i rappresentanti istituzionali di una delle mete più ambite – il Comune e la Provincia di Roma – a dedicare una giornata a tutti i pellegrini. L’appuntamento prenderà il via nella mattinata di domani con una cerimonia, in programma all’Auditorium Pio, in Via della Conciliazione, alla quale parteciperanno anche il sindaco di Roma Walter Veltroni, il presidente della Provincia Enrico Gasbarra e l’amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, mons. Liberio Andreatta. Nel corso della cerimonia, le autorità presenti premieranno i pellegrini con il riconoscimento Fidelitas 2005. Nel pomeriggio, spazio al simbolico pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro, con un doveroso omaggio alla tomba di Papa Giovanni Paolo II e una visita completa alle Grotte Vaticane. In serata, chiuderà l’intensa giornata la visita a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, da parte di un gruppo di pellegrini.

 

 

“PERSEVERATE NELLA VERITÀ”. LO HA DETTO IERI IL CARDINALE CAMILLO RUINI

DURANTE LA MESSA PER I SENATORI ITALIANI TENUTASI A ROMA

NELLA CHIESA DI SANT’IVO ALLA SAPIENZA

 

ROMA. = “Gli uomini politici cattolici abbiano il coraggio di perseverare nella verità”. E’ l’appello lanciato dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, durante la Santa Messa celebrata ieri a Roma nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza alla presenza del presidente del Senato, Marcello Pera, e di numerosi senatori. “Essere fiduciosi a perseverare nella verità – ha detto il cardinale - può essere difficile per i sacerdoti, per i professionisti o per i politici”. “Ma non è impossibile”, ha aggiunto il cardinale sottolineando che “non è solo chi segue la parola del Signore”. La celebrazione è stata organizzata dal cappellano di Palazzo Madama, mons. Agostino de Angelis, per la preparazione alla solennità della Pentecoste. Il cardinale Ruini e Marcello Pera hanno avuto un incontro durato quasi 40 minuti poco prima della Messa. Durante il colloquio, sono stati toccati diversi temi sollevati da Papa Benedetto XVI, tra i quali l’identità dell’Europa e la difesa della vita. (A.L.)

 

 

RICORRE OGGI IL CENTENARIO DELLA NASCITA DELL’ARCIVESCOVO

ARMANDO LOMBARDI, NUNZIO APOSTOLICO CHE SPESE LA VITA

PER INCREMENTARE LA VITA RELIGIOSA IN BRASILE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

CAMPOBASSO. = Cento anni fa, il 12 maggio del 1905, nasceva a Cercepiccola in provincia di Campobasso Armando Lombardi, dapprima sacerdote zelante nella sua diocesi e quindi, nel 1950 nominato arcivescovo e nunzio apostolico in Venezuela, dove rimase quattro anni, e poi in Brasile, dove con la sua missione segnò una svolta epocale per la vita religiosa e sociale del Paese. Durante il suo servizio, furono erette 64 circoscrizioni e undici province ecclesiastiche e vennero nominati centocinque vescovi e aperti oltre 30 seminari. Lo zelo, la tenacia e la perseveranza, l’ardente desiderio di camminare senza arrestarsi sul lungo percorso della missione sacerdotale, episcopale e diplomatica, gli fecero percorrere, con viaggi spesso avventurosi e non privi di pericoli, l’immensa nazione brasiliana, quarantasette volte la nostra Italia. Per tutto ciò, egli si pose come punto di riferimento costante di tutti i capi di Stato ed i ministri succedutisi in questi anni. Tanta fatica e tanto zelo apostolico gli procurarono una grave malattia cardiaca, che lo portò improvvisamente alla morte a soli 59 anni il 4 maggio 1964. Mons. Lombardi fece costruire a sue spese, con l’aiuto di alcuni benefattori, un orfanotrofio nella sua cara Cercepiccola. Lui che fu da piccolo orfano di entrambi i genitori, con questo ricordo, affidò alle Suore della “Mater Orphanorum” la cura dei bambini. Il presule sarà ricordato in quest’anno, centenario della nascita, con una solenne celebrazione eucaristica, e con altre manifestazioni civili, nel suo paese natale il prossimo 3 agosto.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 maggio 2005

- A cura di Fausta Speranza -

 

Oltre ad omicidi eccellenti, 15 persone sono morte, tra cui alcune donne, per l’esplosione di un’autobomba a Baghdad. Già nelle prime ore del mattino arriva, dunque, il primo triste bilancio delle violenze in Iraq, dopo la giornata di sangue di ieri. Il nostro servizio:

 

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Già all’alba nella capitale, in due diversi episodi di sangue, uccisi il generale di Stato maggiore dell'esercito iracheno e un colonnello della polizia irachena. Poi l’esplosione nella via principale del quartiere Baghdad-Jadida, nella parte est della capitale nei pressi di un mercato: dieci le persone sicuramente rimaste uccise e almeno otto i veicoli civili, tra  cui un autobus, completamente distrutti. Della cattura data per imminente nei giorni scorsi del leader di al Qaeda in Iraq, al Zarqawi, non si sa nulla ma certamente la raffica di attentati di ieri e oggi non sembra il segno di un indebolimento dei terroristi – come era stato detto – per il presunto ferimento del leader. L'esercito Usa fa sapere oggi che due marine americani sono  rimasti uccisi ieri in un'operazione contro insorti iracheni e combattenti stranieri nel nordovest dell'Iraq, vicino al confine con la Siria. Dagli Stati Uniti intanto giunge una notizia: uno tra i militari di più alto grado coinvolti nello scandalo delle torture nel carcere di Abu Ghraib in Iraq, il colonnello Thomas Pappas, verrà punito per le sue azioni ma non sarà sottoposto a una corte marziale. Con una lettera formale di rimprovero del generale Williams, una multa per negligenza di ottomila dollari.

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L’Iran riprenderà “una parte notevole” delle attività di arricchimento dell’uranio, sospese a novembre su richiesta dell’Unione Europea. Lo ha annunciato stamattina il governo di Teheran, ricevendo l’approvazione informale dell’Aiea. “È una decisione legittima e legale”, ha detto una fonte dell’Agenzia Onu per l’energia atomica, spiegando che gli stessi esperti vigileranno sul fatto che la produzione avvenga a scopi pacifici.

 

Disegnare una nuova geografia economica e commerciale mondiale tra i Paesi del sud del mondo. Questo lo scopo indicato dal presidente brasiliano Lula da Silva, al termine dell’inedito vertice di Brasilia fra Paesi arabi e quelli dell’America Latina. Ma nel corso del summit, nato con intenti economici e commerciali, i temi di politica internazionale hanno avuto il sopravvento. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Ci vorrà qualche tempo per capire se questo Vertice, mai celebrato prima  fra due aree tanto importanti del sud del mondo, inciderà nelle relazioni internazionali come auspicato dal presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva. Quello che è certo è che governanti sudamericani e arabi, pur con importanti assenze, hanno discusso la necessità di contenere l’unilateralismo degli Stati Uniti e di approfondire il concetto di democrazia che, secondo loro, deve sorgere dalle singole realtà nazionali e non essere importato dall’esterno. Alla presenza del presidente iracheno, Jalal Talabani, e di quello dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, che hanno incassato successi politici personali, il Vertice ha prodotto una dichiarazione. In essa si affrontano di peso questioni delicate come il terrorismo, condannato in tutte le sue forme, il rigetto delle sanzioni statunitensi nei confronti della Siria e la creazione di uno Stato palestinese, in base alla road map. I negoziatori sudamericani hanno fatto osservare tra l’altro che la dichiarazione è il primo documento ufficiale, che i Paesi arabi accettano di firmare, in cui vi è un esplicito riferimento allo Stato d’Israele.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Tre persone sono morte, e almeno altre cinque ferite oggi nell'est dell'Afghanistan, durante manifestazioni contro la profanazione del Corano compiuta, secondo notizie di stampa, da soldati americani nel carcere di Guantanamo, a Cuba. Queste vittime portano a sette i morti nelle manifestazioni di migliaia di studenti e gente comune, esplose in molte province del Paese da martedì e che proseguono oggi anche a Kabul. Nei giorni scorsi, fonti giornalistiche americane hanno rivelato che la violazione del libro sacro dei musulmani veniva usata come arma per far parlare i detenuti di Guantanamo.

 

Karzai, attualmente in visita ufficiale a Bruxelles, imbarazzato per le violenze, ha spiegato che il suo Paese non ha ancora maturato “istituzioni in grado di gestire le dimostrazioni”. Karzai ha pregato la Nato, che comanda i circa 4.500 uomini della Forza di pace internazionale (ISAF) presente a Kabul, di non abbandonare l'Afghanistan ma di restare “molto, molto a lungo”.

 

Dal 5 al 10 maggio, mentre la Russia celebrava i 60 anni della vittoria sulla Germania nazista, le forze speciali hanno ucciso in Cecenia una quarantina di guerriglieri indipendentisti e ne hanno arrestati una decina.  Lo ha annunciato oggi il generale Ilia Shabalkin, portavoce delle forze militari russe nel Caucaso del nord, che ufficialmente hanno lanciato una vasta ed energica operazione antiterroristica proprio per prevenire attentati ceceni durante i festeggiamenti per la vittoria.

 

In Germania il Bundestag ha votato a larghissima maggioranza in favore della Costituzione europea: 569 sì su 594 deputati.  Ma è solo il primo passo della ratifica della Costituzione. Il Bundesrat, la Camera delle regioni, voterà il 27 maggio, due giorni prima del referendum in Francia.

 

Di ieri, il sì al Trattato costituzionale da parte della Camera dei deputati austriaca e del Parlamento della Slovacchia. La ratifica, fatta a questo punto da otto Paesi, dovrebbe essere completata da tutti e 25 gli Stati membri, entro due anni dalla firma del Trattato, il 29 ottobre 2004. Ma a che punto è oggi il cammino della Costituzione UE? Giada Aquilino lo ha chiesto alla prof.ssa Federiga Bindi, esperta di questioni europee e titolare della cattedra Jean Monnet all’Università Tor Vergata di Roma:

 

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R. – Hanno cominciato a ratificare i Paesi “più sicuri” e adesso entriamo nel vivo del dibattito perché il 29 maggio in Francia e il 1° giugno in Olanda si terranno due referendum a rischio. Purtroppo, in entrambi i casi, i punti in discussione sono essenzialmente di natura domestica. In Francia si tratta di un referendum pro o contro il governo, tant’è vero che quando Chirac ha fatto l’appello in televisione per il referendum c’è stato un crollo dei ‘sì’, che è stato ricuperato soltanto nel tempo. In Olanda, è in corso un profondo dibattito sull’immigrazione, sulla social security, che in realtà non ha nulla a che vedere con l’Europa.

 

D. – Se uno degli Stati membri dovesse pronunciarsi per il ‘no’ alla ratifica della Costituzione europea, che cosa succederebbe?

 

R. – E’ molto ingiusto ma dipende da quale sia lo Stato. Se lo Stato è piccolo, succederebbe ciò che è già avvenuto per l’Irlanda e la Danimarca: cioè l’invito da parte di tutti a votare di nuovo.

 

D. – E se fosse uno Stato più potente e più grande?

 

R. – Il trattato dovrebbe entrare in vigore nell’autunno del 2006. Il 1° gennaio del 2007 entreranno nell’Ue Romania e Bulgaria. Se il trattato non fosse approvato, si rischierebbe una impasse. Ci troveremmo quindi a dover negoziare in tutta fretta sugli stessi punti per i quali abbiamo impiegato svariati anni a trovare un accordo.

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Nonostante abbiano annunciato, un mese e mezzo fa, la fine della lotta armata, i ribelli hutu rwandesi presenti nella Repubblica democratica del Congo non hanno ancora smobilitato. Lo sottolinea oggi il rapporto di un’organizzazione internazionale indipendente, manifestando seri dubbi sull’esito del processo di pace con Kinshasa. Secondo l’accordo siglato a Roma, con la mediazione della Comunità di sant’Egidio, le operazioni di rimpatrio sarebbero dovute iniziare almeno una settimana fa, per terminare entro fine giugno.

 

 

 

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