RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
131 - Testo della trasmissione di mercoledì 11 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Inaugurato a Berlino il memoriale per le vittime della Shoah: la riflessione di Giuseppe Laras
Riapre al pubblico Villa Gregoriana a Tivoli: intervista con Monica Stocchino e Tatiana Chirova
Inzia oggi il Festival del Cinema di
Cannes.
CHIESA E SOCIETA’:
Innalzata ieri sulla cima “Gendarme” del Gran Sasso, una croce in ricordo di Papa Wojtyla
Cina: annunciata dopo quattro anni la sparizione di un vescovo nella provincia di Hebei
Si apre oggi in Perú la campagna di
solidarietà “Compartir 2005”.
Ondata di attacchi kamikaze in Iraq: oltre 60 i morti.
11
maggio 2005
L’UMANITA’ NON E’ VOTATA “ALLA PREVARICAZIONE DEI PREPOTENTI
E DEI PERVERSI”:
ALL’UDIENZA GENERALE BENEDETTO XVI
INVITA A LEGGERE NEI SEGNI
DEI TEMPI
L’OPERA DEL SIGNORE,
“ARTEFICE SUPREMO” DELLA STORIA
- Intervista con il
teologo don Massimo Serretti -
La storia “non è in mano a potenze oscure, al caso o alle sole scelte
umane”: così il Papa stamane all’udienza generale in piazza San Pietro, commentando
il “Cantico dell’Agnello”, tratto dall’Apocalisse. Nei saluti finali ai
giovani, ai malati e agli sposi novelli il Santo Padre ha ricordato che venerdì
prossimo ricorre la Festa della Beata Vergine Maria di Fatima, esortandoli a
rivolgersi “incessantemente e con fiducia alla Madonna”, per ogni loro
necessità. Tra i fedeli presenti anche un gruppo di pellegrini dall’Umbria, che
hanno portato la Fiaccola di Santa Rita da Cascia, per farla benedire dal Papa,
prima della tradizionale processione del 21 maggio nella cittadina umbra, a
ricordo della Santa. Il servizio di Roberta Gisotti.
**********
Ad attendere in piazza
San Pietro Benedetto XVI, una folla festante, con cui il Santo Padre – complice
la bella giornata di primavera - si è intrattenuto a lungo prima e dopo la
catechesì. Il Papa giunto a bordo della sua auto scoperta ha percorso un largo
giro, durato oltre 5 minuti, per salutare subito da vicino e benedire i fedeli,
oltre 17 mila, di tutto il mondo. Poi salito sul sagrato ha iniziato la sua catechesi
incentrata sul ruolo di Dio nella storia. Ed è partito dall’Apocalisse, un
“libro – ha detto – “di giudizio, di salvezza e soprattutto di speranza”,
spiegando che “Dio non è indifferente alla vicende umane, ma in esse penetra
realizzando le sue ‘vie’, ossia i suoi progetti e le sue ‘opere’ efficaci”:
“Sullo scatenarsi di
energie malvagie, sull’irrompere veemente di
Satana, sull’emergere di tanti flagelli e mali, si eleva il Signore,
arbitro supremo della vicenda storica”.
“Questo intervento divino
ha uno scopo ben preciso: - ha puntualizzato Benedetto XVI – essere un segno
che invita alla conversione tutti i popoli della Terra”:
“Le
nazioni devono imparare a «leggere» nella storia un messaggio di Dio.
L’avventura dell’umanità non è – come può sembrare - confusa e senza
significato, né è votata senza appello alla prevaricazione dei prepotenti e dei
perversi.”
Dunque
“esiste la possibilità di riconoscere l’agire divino nascosto nella storia”.
Per questo occorre “scrutare, alla luce
del Vangelo i segni dei tempi” – come raccomanda il Concilio Vaticano nella
Costituzione “Guadium et spes” - per vedere in quei segni “la manifestazione
dell’agire stesso di Dio”:
“Questo
atteggiamento di fede porta l’uomo a ravvisare la potenza di Dio operante nella
storia, e ad aprirsi così al timore del nome del Signore.”
Un
timore che però “non coincide con la paura ma è il riconoscimento del mistero
della trascendenza divina”:
“Grazie
al timore del Signore non si ha paura del male che imperversa nella storia e si
riprende con vigore il cammino della vita”
Un
cammino accompagnato dalla parole del Signore, pronunciate l’ultima sera della
sua vita:
“’Abbiate
fiducia; io ho vinto il mondo!’”
Finita
la catechesi, per Benedetto XVI, nuovo ‘bagno’ di folla, una folla che ha
scandito senza stancarsi il suo nome, in segno di grande affetto e simpatia.
**********
La presenza attiva di Dio nella
storia, che sottrae le vicende umane dal male o dalla casualità, è uno degli
spunti di riflessione offerti dalla catechesi odierna di Benedetto XVI,
incentrato sull’Apocalisse. Nell’uso comune, l’aggettivo “apocalittico” ha una
connotazione negativa. Com’è possibile allora presentare al mondo di oggi, in
particolare ai giovani, la realtà dell’Apocalisse, “libro – come dice il Papa –
di giudizio, di salvezza e soprattutto di speranza”? Il parere di don Massimo
Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense, intervistato
da Alessandro De Carolis:
**********
R. – Di
per sé è un termine greco che passa poi nel latino e nell’italiano e sta ad
indicare, notoriamente, la rivelazione: cioè, l’Apocalisse è la rivelazione.
Che la rivelazione contenga in sé aspetti di bene e aspetti anche di male,
questo attiene al realismo della nostra condizione umana. Quello che può
provocare timore o spavento è il fatto che c’è anche una rivelazione del male
nel testo biblico che chiude la rivelazione.
D. – Nella sua catechesi,
Benedetto XVI afferma tra l’altro: “L’avventura umana non è senza significato”.
E’ un messaggio forte ma stride con la convinzione di chi, guardando ai tanti
mali del mondo, sostiene che Dio invece è estraneo alle vicende dell’umanità …
R. – Certo, questo è il dramma
della storia, è il dramma dell’incontro tra la libertà dell’uomo e la libertà
di Dio. Dio non è estraneo alla storia: infatti, i popoli e le culture che non
hanno conosciuto la rivelazione ebraico-cristiana, non hanno neppure il
concetto di storia che abbiamo noi. Quindi, è proprio la nostra stessa nozione
di storia, cioè di un tempo in cui accade qualcosa di significativo, in cui ne va
del bene dell’uomo, questa concezione del tempo in cui accade qualcosa è
proprio legata all’agire di Dio. Un mondo chiuso in se stesso, un’umanità che
agisce solo a partire da se stessa, è una escrezione biologica che non ha
dignità di storia. E’ chiaro che la presenza di Dio nella storia non è una
presenza che si imponga; la presenza di Dio nella storia è una presenza
discreta, una presenza che passa sempre attraverso la mediazione personale. La
verità di Dio non si presenta nella storia come una verità armata: è sempre una
verità disarmata che corteggia l’uomo con una forza di persuasione, ma una
persuasione che va riconosciuta. Diceva Blaise Pascal: “C’è sempre abbastanza
luce perché coloro che vogliono vedere possano vedere. Nella rivelazione di
Dio, nell’agire di Dio nella storia c’è sempre abbastanza ombra perché coloro
che non vogliono riconoscerlo possano non riconoscerlo”.
D. – C’è un altro aspetto nella
catechesi di oggi che spesso anche tra i credenti è fonte di equivoco: il
timore di Dio. Il Papa ha spiegato che questo timore non coincide con la paura.
Che vuol dire, dunque, avere timore di Dio?
R. – Il timore esprime il senso
che l’uomo, in quanto creatura, ha della grandezza e della maestà di Dio. Il
timore è il segno di una comunione che è in atto. L’uomo sa che ha a che fare
con il Signore e quindi il timore è il segno di questo vivere al cospetto di
Dio.
D. – Quindi, il giusto timore di
Dio – nel segno di questa relazione di cui lei parlava – è un atto che protegge
dalla paura, non che la provoca?
R. – Certamente. Il timore non è
compatibile con la paura. Di fatto, questo Cantico è un cantico di vittoria, è
un atto di espressione della letizia profonda del cuore dell’uomo.
**********
NOMINE
Il Papa ha nominato vescovo di
Araçuaí, in Brasile, padre Severino Clasen, dell’Ordine Francescano dei Frati
Minori, finora parroco e rettore della Parrocchia – Santuario di “São Francisco
de Assis” nell’arcidiocesi di São Paulo. Mons. Clasen è nato il 10 giugno 1954 nella località di Indaiá, nella diocesi
brasiliana di Rio do Sul. È stato ordinato sacerdote il 10 luglio 1982.
Il Pontefice ha poi nominato
ausiliare dell’arcidiocesi di Valencia, in Spagna, mons. Salvador Giménez
Valls, vicario episcopale della Vicaria II di Valencia, assegnandogli la sede
titolare vescovile di Abula. Mons. Salvador Giménez Valls è nato a Muro di
Alcoy, provincia di Alicante e arcidiocesi di Valencia, il 31 maggio 1948, ed è
stato ordinato sacerdote il 9 giugno 1973.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’udienza generale.
Sempre
in prima, in evidenza l’Iraq, dove imperversano gli atti di violenza.
Nelle
vaticane, due pagine sacerdotali.
Nelle
estere, Tribunale penale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia: possibile
maxi-processo per l’eccidio di Srebrenica.
Nella
pagina culturale, un articolo di Marco Testi dal titolo “La ‘rinascita’ di
Villa Gregoriana, prezioso gioiello strappato all’oblio”: riapre al pubblico il
monumento abbandonato per dieci anni e ora restaurato.
Nelle
italiane, in primo piano il tema del rinnovo dei contratti degli statali.
=======ooo=======
11 maggio 2005
IN CORSO AD ATENE LA
CONFERENZA SULLA MISSIONE E L’EVANGELIZZAZIONE
PROMOSSA DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
- Intervista con il prof. Giovanni Giuranna -
Si sono
aperti ieri ad Atene i lavori della Conferenza Mondiale sulla missione e
l’evangelizzazione promossa dal CEC, il Consiglio Ecumenico delle Chiese sul
tema: “Vieni, Spirito Santo, guarisci e riconcilia! Chiamati in Cristo ad
essere comunità di riconciliazione e di guarigione”. Il CEC è il più importante
organismo ecumenico a livello mondiale: fondato nel 1948, riunisce oltre 340
Chiese cristiane: la Chiesa Cattolica non ne fa formalmente parte, ma coopera
con il Consiglio in modo stabile con propri rappresentanti. Nella relazione
introduttiva il pastore metodista keniano Samuel Kobia, segretario generale del
CEC, ha invitato a portare a tutto il mondo il messaggio d’amore e di pace di Cristo, anche se può essere impopolare.
Ma sul clima che c’è alla Conferenza ad Atene ascoltiamo uno dei delegati
cattolici presenti all’incontro, il prof. Giovanni Giuranna, missionario laico
comboniano, intervistato da Sergio Centofanti:
**********
R. – Il
clima è veramente straordinario, da un punto di vista spirituale. A questo appuntamento
che si ripete ogni 8 anni sono presenti praticamente più di 300 tra Chiese e organizzazioni
diverse. Siamo, per la prima volta, in un contesto a maggioranza ortodossa e ci
confrontiamo sul tema della missione, che oggettivamente è uno dei temi su cui
esistono vari elementi di difficoltà. Il classico tema del proselitismo, del
territorio canonico da parte ortodossa: tutto questo però non è emerso. C’è un
clima di grande serenità. In particolare, con la giornata di ieri, si è data
una introduzione tematica al fatto che lo Spirito sia il principio di
guarigione e riconciliazione. Con oggi la riflessione prende un taglio più
ecclesiologico, cioè come la comunità cristiana, le comunità cristiane, le
Chiese, possono in Cristo essere comunità capaci di riconciliare e di guarire.
D. – I cristiani sono
consapevoli di dover testimoniare insieme la fede al mondo?
R. – Tra le varie delegazioni
presenti qui direi proprio di sì. Bisogna dire, ovviamente, che il percorso
ecumenico, che ha fatto tanti progressi nel corso degli anni, è un lavoro che
con fatica ogni denominazione, ogni Chiesa, cerca di far penetrare al proprio interno.
D. – Quali le speranze da questa
Conferenza?
R. – Lo scopo è sostanzialmente
quello di riuscire a vivere l’ecumenismo dell’amicizia, della conoscenza. Al di
là di quello che avviene nelle varie tende, dove si approfondiscono i temi,
dove ci si confronta, forse l’ecumenisno procede a gran velocità nei piccoli
gruppi dove ogni mattina e ogni sera si ascolta insieme la parola di Dio, e per
la prima volta con un metodo nuovo, cioè il metodo della lectio divina,
che ha sostituito quello che si faceva in passato, il classico studio biblico
che è caratteristico per lo più della tradizione protestante. Quindi, la grande
speranza è che questo binomio, riconciliazione e guarigione, possa essere
riportato in qualche modo nelle proprie Chiese di appartenenza ed entrare in
circolo nell’organismo, diciamo così, del “Corpo di Cristo”.
**********
INAUGURATO A BERLINO IL MEMORIALE DEDICATO ALLE
VITTIME DELLA SHOAH
- Intervista con Giuseppe Laras -
E’ stato inaugurato
ieri pomeriggio a Berlino, alla presenza dei vertici dello Stato tedesco, dei
rappresentanti delle comunità ebraiche e di oltre mille invitati provenienti da
tutto il mondo, il nuovo memoriale interamente dedicato alle vittime
dell’Olocausto. Durante la cerimonia di apertura il presidente del Bundestag,
Wolfgang Thierse, ha ribadito che “il monumento sarà un monito per la Storia”.
La struttura pensata 17 anni fa, e progettata dall’architetto newyorkese Peter
Eisenman è stata costruita a totale carico del governo. Massimiliano
Menichetti.
**********
(musica)
Il
silenzio, il rispetto, le note dei cori delle sinagoghe hanno accompagnato
l’apertura ufficiale del Memoriale di Berlino per le vittime della Shoah, nel
60 anniversario dalla liberazione nazista. Un immenso campo trafitto da 2.711
stele di cemento, di diverse altezze, disposte l’una dietro l’altra all’interno
di un perimetro grande quanto un campo di calcio, nel cuore della città nei
pressi della Porta di Brandeburgo. Un monumento costruito quasi in
corrispondenza di quella che era la cancelleria di Hitler e del suo bunker
sotterraneo, a rimarcare che non bisogna dimenticare. Giuseppe
Laras, presidente dei Rabbini d’Italia:
“Questa inaugurazione è molto significativa, perché ha una valenza
simbolica fondamentale: nel cuore del nazismo sorge questo monumento che vuole
essere una espressione di espiazione nei confronti degli ebrei e dell’umanità”.
Stele senza nome, ha
evidenziato l’architetto Eisenman che ha ideato il progetto, per far parlare il
silenzio, le voci delle vittime, per creare un luogo in cui riflettere. Ancora
Giuseppe Laras:
“Il ricordo
vuole attivare energie e forze che possano impedire quello che di brutto, di violento
e di malvagio è accaduto”.
L'idea del Memoriale
prese le mosse nel 1988 per iniziativa della giornalista Lea Rosh e dello
storico Eberhard Jaeckel. Fra i sostenitori ci fu l'allora cancelliere Helmuth
Kohl. Dieci anni dopo la conferma che lo Stato avrebbe coperto ogni costo. In
17 anni furono vagliati progetti, vinte le reticenze sulla grandezza e
l’ubicazione di quello che oggi è il primo luogo della memoria, per gli ebrei
europei sterminati durante il nazismo, costruito in Germania dopo
l'unificazione tedesca. All’interno della struttura un museo sotterraneo
articolato in 4 spazi: quello delle dimensioni, delle famiglie, dei nomi in cui
sono documentati i dati biografici di 3,5 milioni di ebrei sterminati e quello
dei luoghi. Un Memoriale, hanno rimarcato politici e rappresentanti religiosi,
capace di testimoniare l’orrore di un tempo ma anche la speranza per il futuro.
(musica)
**********
DONNE E VITA: SI È
COSTITUITO UN COMITATO DI DONNE PER IL NON VOTO
AI REFERENDUM. LA SALUTE DELLA DONNA È PIÙ
TUTELATA CON LA LEGGE 40,
DICE LA COORDINATRICE DEL COMITATO, OLIMPIA TARZIA
- Intervista con la coordinatrice -
“Donne e vita”: è il nome del
comitato per il non voto al referendum sulla procreazione, che si è costituito
ieri a Roma. Composto da donne dello spettacolo, della cultura e della politica
in modo trasversale, il comitato collaborerà con l’atro comitato,“Scienza e
vita”. Per i promotori del referendum con questi si tutelerebbe meglio anche la
salute della donna, al contrario di quanto sostiene Olimpia Tarzia,
coordinatrice del nuovo comitato. Le abbiamo chiesto perché e per quale motivo
è nato un comitato specifico delle donne. L’intervista è di Debora Donnini.
**********
R. – Perché si
è creata una errata informazione sui referendum: si dice che i referendum
andrebbero a salvaguardare maggiormente la salute delle donne. La legge 40, in
realtà, tutela la salute delle donne molto più di quanto accadesse prima. Prima
della legge di fatto la donna era soggetta a mille procedure anche non
protocollate, non solo ma veniva sottoposta ad una somministrazione ormonale
imponente, tale da provocare la liberazione simultanea di 15-20 ovuli che poi
venivano tutti fecondati come sappiamo. La legge, invece, pone al massimo tre
il numero di ovuli da produrre immediatamente e fecondare, quindi è chiaro che
il dosaggio ormonale è estremamente limitato e non comporta quei rischi che
venivano a seguito della stimolazione prima della legge. Vorrei ricordare che
una forte stimolazione ovarica, portava a gravi rischi per la salute della
donna. E tra i referendum è previsto proprio di cancellare alcuni paletti della
legge 40, tra cui quello di non impiantare più di tre ovuli.
D. – Donne dello spettacolo, della cultura e della
politica in modo trasversale, tra l’altro, fra i partiti hanno aderito a questo
comitato …
R. – Io come coordinatore del comitato sono
convinta che il valore della vita, il diritto alla vita non debba avere nessuna
appartenenza, né politica, né religiosa. Quindi, prima di partire mi sono
assicurata dell’adesione di donne parlamentari di uno schieramento politico e
dell’altro. Le adesioni sono iniziate ieri. Stiamo preparando una sorta di
manifesto, quindi del perché proponiamo il non voto, che verrà reso pubblico a
breve in una conferenza stampa.
**********
RIAPRE AL PUBBLICO
VILLA GREGORIANA A TIVOLI
- Interviste con Monica Stocchino e Tatiana
Chirova -
“Quelle cascate insieme alle
rovine sono tra le cose la cui conoscenza ci fa interiormente più ricchi”. Lo
scrittore Wolfgang Goethe così descriveva la sua visita al parco di Villa
Gregoriana a Tivoli, che venerdì riaprirà al pubblico dopo i lavori di restauro
finanziati dal FAI, il Fondo Ambiente Italiano. Intanto, oggi il parco è stato
visitato dal presidente Carlo Azeglio Ciampi che ha espresso la sua ammirazione
per il lavoro compiuto, ricordando che i restauri della villa ottocentesca sono
stati portati avanti da amministrazioni comunali di colore diverso a dimostrazione
che ci vuole coesione fra tutte le forze vive della nazione per far crescere il
Paese. Il servizio di Marina Tomarro:
**********
Percorsi
tortuosi, cascate scroscianti, scorci panoramici che sembrano usciti da opere
dei paesaggisti ottocenteschi. Così si presenta Parco di Villa Gregoriana a
Tivoli, aperto dopo 10 anni di chiusura per opera di restauro. Sentiamo Monica
Stocchino, direttore dei lavori a Parco di Villa Gregoriana.
R. – Un anno fa si è cominciato
a pulire la Villa, a portare via il seccume accumulatosi negli anni.
Effettivamente ha portato alla luce anche molti di quegli aspetti caratteristici
e particolari che adesso sono ben evidenti nella Villa. Dopo di che si è lavorato
sulle acque, bonificando l’alveo, e infine si è lavorato nuovamente tornando a
ripristinare i sentieri, provvedendoli di parapetti, di muri di contenimento,
ripristinando l’intero sistema di regimentazione delle acque, che era andato
ormai del tutto perduto ed era sommerso da una infinità di detriti che lo
rendevano inefficiente.
D. – Ma quali sono i luoghi più
caratteristici di questa Villa da visitare?
R. – Sicuramente c’è il
Belvedere basso, che dà una vista della cascata costruita da Gregorio XVI che è
decisamente affascinante.
Villa Gregoriana fu progettata
nel 1835 per volontà di Papa Gregorio XVI, che volle sistemare il percorso del
fiume Aniene in un modello di integrazione tra natura ed estro artistico.
Tatiana Chirova, direttore artistico del Parco:
R. – In questa Villa c’è tutta quella serie di
fontane e fontanelle che non hanno l’impostazione di Villa d’Este. Questo è
stato un restauro abbastanza difficile: e non è bastato semplicemente censire
l’aspetto vegetazionale, le 3200 piante che vi si ritrovano. In un lavoro di
questo genere bisogna rendere compatibile ciò che è considerato infestante. Per
esempio, l’edera in una Villa d’Este non avrebbe ragione di esistere, in quelle
siepi tutte ordinate. Qui invece è la protagonista insieme alla rovina. Quindi,
bisogna prima interpretare il luogo e poi saperlo in qualche modo raccontare.
**********
INIZIA OGGI IL FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES
Al via la 58.ma edizione del
Festival del cinema di Cannes: in concorso 21 pellicole opere dei talenti
artistici più stimolanti, rigorosi ed inquieti del panorama cinematografico
attuale. Una vera rappresentazione degli umori e delle linee estetiche che
attraversano il mondo del cinema. Il servizio è di Luca Pellegrini.
**********
L’air
du temp, l’aria del tempo, si espande dal cinema - collettore di umori,
speranze dubbi e paure del mondo -, e soffia su Cannes, sede del famoso
Festival. Dodici giorni di autentica kermesse culturale, artistica, mediatica,
finanziaria, commerciale, nel corso dei quali capolavori cinematografici si
mischiano ai trionfi della vanità e della moda, perché il cinema è anche
industria, lavoro, e, non ultimo, potere. Ma, depurando l’arte da questi
elementi contaminanti anche se necessari, in quest’edizione il Festival
francese sfodera il meglio in assoluto del cinema mondiale, allestendo una selezione
per il concorso che offre nomi di registi e di attori di assoluto,
incontrastato prestigio. Ventuno film in competizione provenienti da
quattordici Paesi, dei quali dodici sono prime assolute che cultori, appassionati
e semplici spettatori attendono con curiosità. Soltanto per fare alcuni nomi:
Gus Van Sant, Atom Egoyan, David Cronenberg, Jim Jarmusch, i fratelli Dardenne,
Michael Haneke, Lars von Trier, Amos Gitai, Wim Wenders, e la sempre folta ed
eletta schiera dei registi in rappresentanza del lontano Oriente, con le loro
pulsioni e, spesso, con i loro estremismi. Per l’Italia, il gruppo di opere,
assai povero in verità, si concentra sul nome di Marco Tullio Giordana con il
suo “Quando sei nato non puoi più nasconderti”: attraverso lo sguardo ed il
cuore di un dodicenne della Bergamo bene si scoprono e compatiscono i drammi
dell’immigra-zione clandestina.
Grigi,
se non neri e bui, i temi affrontati anche da molte altre pellicole. Qualche
esempio: il razzismo di von Trier, la violenza di Rodriguez, la denuncia di
Gitai, la minaccia di Cronenberg. Insomma, il campionario non è rasserenante:
specchio dei tempi, moda estetica o facilità di presa? Non si allontana da
questo clima nemmeno George Lucas, che presenta proprio sulla Croisette, in
anteprima mondiale, il conclusivo ed assai cupo capitolo della seconda trilogia
di “Star Wars”. Certamente, sono tutti sguardi intelligenti e critici sul mondo
e nel cuore umano, ove l’istinto spesso governa più della ragione. Non
difficile, infine, sarà scovare il nome di un vincitore, ma di sicuro
imprevedibile il giudizio della Giuria orientata dalle scelte del suo
Presidente, il bosniaco Emir Kusturica, due Palme d’Oro alle spalle e un Premio
speciale per la regia, un radicale sognatore, un visionario eclettico, un indomito
passionale. Ma anche un indefesso cantore dell’umanità, nei suoi aspetti beffardi,
travolgenti, pieni di gioia e di illusioni. Condensa tale carattere una sua
curiosa affermazione: “Credo che l’amore si possa mostrare meglio facendo
lievitare due persone per aria che non facendogli dire delle banalità come ti
amo”. Anche quest’anno ecco, dunque, ai nastri di partenza Cannes, il Festival
delle meraviglie e, come sembra, il Festival delle inquietudini.
**********
=======ooo=======
11 maggio 2005
INNALZATA IERI SULLA CIMA “GENDARME” DEL GRAN
SASSO
UNA CROCE IN RICORDO DI PAPA WOJTYLA,
“A INDICARE CHE LA PACE VIENE DALL’ALTO
E CHE IL
SUO ‘GENDARME’ È GIOVANNI PAOLO II”
L’AQUILA. = Da ieri sul Gran Sasso svetta
un’imponente croce di ferro in ricordo di Papa Wojtyla. La struttura, pesante
oltre 500 chilogrammi, è stata innalzata dagli uomini del Corpo Forestale dello
Stato e del Soccorso Alpino del CAI su una cima di 2.424 metri, finora
conosciuta come “Il Gendarme”, che il 18 maggio diventerà ufficialmente la
“Cima Giovanni Paolo II”. “E’ una croce commemorativa – ha sottolineato il
Comitato promotore dell’iniziativa, sancita dal Comune dell’Aquila – a indicare
al mondo che ‘la pace viene dall’alto’ e che il suo ‘gendarme’ è Giovanni Paolo
II”. Un tributo all’amato Pontefice, la cui effige, con relativo stemma, sarà
collocata al centro della croce e circondata da quella dei quattro patroni
dell’Aquila: San Massimo D’Aveia Levita e Martire, San Equizio Amiternino
Abate, San Pietro Celestino V e San Bernardino da Siena. Sul basamento, realizzato
con pietre calcaree locali, è posta una targa in bronzo con la data e la dedica
a Papa Giovanni Paolo II. “Non è stata un’operazione semplice – hanno
commentato i militari del Corpo Forestale – a causa della turbolenza in alta quota.
Ma una volta stabilizzato l’elicottero, abbiamo potuto posizionare velocemente
e in sicurezza la Croce”. Alle operazioni ha assistito anche il cardinale José
Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, che il 18
maggio presiederà la cerimonia di intitolazione. (R.M.)
ANNUNCIATA DOPO 4 ANNI DALLA CHIESA CATTOLICA CINESE
LA SPARIZIONE DI UN VESCOVO NELLA PROVINCIA DI HEBEI.
LE AUTORITÀ LOCALI DECLINANO OGNI RESPONSABILITA’
PECHINO. = E’ stato reso noto solo ora dalla Chiesa cattolica
cinese che il vescovo 83enne Shi Enxiang, di Yixian, nella provincia di
Hebei, è sparito da oltre 4 anni. Si teme che il presule possa aver fatto la
fine di mons. Fan Xueyn e mons. Li Lifang, morti in carcere, ma le autorità del
Paese negano di avere qualsiasi notizia su di lui. Il vescovo, ricercato dal
1995, è scomparso la mattina del 13 aprile 2001 dalla casa della nipote, a Pechino.
Secondo i testimoni, sarebbe stato portato via da 2 automobili con targa di
Xushui, della provincia di Hebei. Sia la polizia della città che quella di
Pechino hanno sempre negato ogni responsabilità. Insieme alla notizia della
sparizione di mons. Shi Enxiang, c’è poi quella della detenzione da 6 anni
di padre Liu Deli, 42 anni, della diocesi di Yixian. (R.M.)
“ANCHE SE LE
BARRIERE ESTERNE SONO CADUTE, RESTANO QUELLE INTERNE.
CIASCUNO LAVORI PER RIDARE AL LIBANO
LA SUA PROSPERITÀ, LA SUA LIBERTÀ
E LA SUA INDIPENDENZA”. COSÌ, IL
PATRIARCA MARONITA NASRALLAH SFEIR,
COMMENTANDO IL RECENTE RITIRO MILITARE
DELLA SIRIA DAL PAESE DEI CEDRI
BKERKE’. = Secondo il patriarca
maronita, cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, i libanesi stanno marciando verso
l’unità e la democrazia e non tollerano più “ingerenze straniere”. Il
porporato, che la prossima settimana compirà 85 anni, ha così voluto rifare il
punto sulla situazione socio-politica del Libano, che vede i cristiani alle
prese con numerosi problemi. Il porporato ha espresso i propri convincimenti a
Bkerké, sede del patriarcato, incontrando una delegazione di ex alunni di
scuole cattoliche. “Anche se le barriere esterne sono cadute – ha spiegato,
riferendosi al recente ritiro militare siriano dal Libano – restano quelle
interne. Bisogna lavorare, ognuno a partire dalla sua realtà, per ridare al Libano
la sua prosperità, la sua libertà e la sua indipendenza”. "Noi - ha
concluso - siamo per la libertà in senso assoluto: ogni persona deve essere
responsabile dei suoi atti”. (A.M.)
SIGLATO A TIMOR EST UN ACCORDO
TRA GOVERNO E CHIESA CATTOLICA,
PER TUTELARE L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE
SCUOLE PUBBLICHE
DILI. =
Dopo più di due settimane di protesta non violenta e di ampia mobilitazione popolare,
il governo di Timor Est e la Chiesa cattolica locale hanno siglato un accordo
sul tema dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche. Il
presidente del Paese, Xanana Gusmao, storico capo della resistenza timorese nel
processo di distacco dall’Indonesia, ha riconosciuto in una dichiarazione
congiunta con i capi delle Chiese che l’insegnamento delle religione deve far
parte del regolare curriculum di studi, durante le ore di lezione scolastica.
La proposta del governo, varata nel febbraio scorso, voleva invece renderlo
opzionale. Resta comunque ai genitori degli studenti la discrezionalità di
usufruirne. Nel Paese, i cattolici rappresentano il 96 per cento della
popolazione. Un’eredità, questa, della colonizzazione portoghese. (R.M.)
AL VIA OGGI IN PERU’ LA CAMPAGNA DI SOLIDARIETA’
“COMPARTIR 2005”,
PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE PER
DARE SOSTEGNO
AI BAMBINI VITTIME DI VIOLENZA E TERRORISMO
LIMA. =
“Chi accoglie uno di questi piccoli nel mio nome accoglie me” (Mt 18,5): E’ lo
slogan della campagna di solidarietà “Compartir 2005”, promossa dalla
Conferenza episcopale del Perú, quest’anno sul tema: “Bambini e adolescenti
maltrattati”. Attraverso incontri e attività ricreative, la Campagna vuole
attirare l’attenzione sulle gravi condizioni in cui versano molti giovani
peruviani, spesso vittime della violenza e del terrorismo. Secondo i dati
dell’Istituto Nazionale del Benessere Familiare (INABIF), negli ultimi anni,
almeno 1.200 bambini sono morti in Perú a causa del terrorismo; 12 mila
divenuti disabili; 30 mila sono orfani e un numero indeterminato manifesta
diversi livelli di squilibri psicologici. Inoltre, dal 2002 al 2005, sono stati
16.882 coloro che, oltre alla violenza sociale e politica, hanno subito
maltrattamenti in famiglia. (M.V.S.)
=======ooo=======
11 maggio 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Proprio
in questi minuti giunge notizia che un proiettile di mortaio ha colpito il
complesso nel centro di Baghdad dove si trova il ministero del Petrolio. Ma non
si hanno ancora ulteriori informazioni. Tristemente confermato invece il
bilancio di 65 persone morte stamane per l’offensiva della guerriglia in tre
città dell’Iraq. Il nostro servizio:
**********
L’attacco
più sanguinoso è avvenuto a Tikrit, ex feudo di Saddam Hussein a circa 170 chilometri
a nord di Baghdad: un kamikaze a bordo di un'autobomba si è fatto esplodere davanti
a una stazione di pullman affollata da pendolari, uccidendo almeno 31 persone e
ferendone una settantina. Ancora più a nord, a Hawija, a ovest della città
petrolifera di Kirkuk, un altro kamikaze, imbottito di esplosivo, si è fatto
esplodere in un centro di reclutamento delle forze armate, uccidendo almeno 20
persone. Baghad ci sono state esplosioni:
quella nel quartiere meridionale di Dora, ha provocato tre morti; solo feriti
per quelle nei quartieri occidentali di al-Jadida e Jamia. Intanto, ieri in relazione alla situazione
in Iraq, il ministro degli Esteri, Fini, ha detto che l’avvio del processo che
porterà al ritiro delle truppe italiane coincide con “l’ultimo atto del
percorso indicato dall’ONU”, con la risoluzione 1546, cioè dicembre 2005.
Aggiungendo che il governo iracheno potrebbe chiedere un mese o due di più di
tempo, e anzi indicandolo come probabile, ha indicato che si potrebbe arrivare
al gennaio o al febbraio 2006. Ma una cosa è certa secondo Fini: “Non accadrà
che l’Italia prenda una decisione di disimpegno dall’Iraq in modo unilaterale”.
**********
Ma perché in
questi ultimi giorni il Paese è tornato ad essere un vero e proprio campo di
battaglia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fabio Alberti, presidente
dell’organizzazione umanitaria “Un Ponte per...”:
**********
R. – Purtroppo tutto quello che sta succedendo, duole
dirlo, in qualche maniera era previsto. Si osservava come è stato gestito il
processo politico di transizione all’interno dell’Iraq, mettendo gli uni contro
gli altri. Queste cose hanno favorito lo sviluppo della violenza all’interno
del Paese. Occorrerebbe cambiare completamente impostazione, ricercare l’unità
fra gli iracheni, conoscere l’esistenza di una opposizione politica all’attuale
governo, perché altrimenti le cose continueranno ad andare avanti di violenza
in violenza.
D. –
L’Iraq, comunque, da qualche mese ha istituzioni proprie. Voi avete notato che,
sia pur lentamente, si sta muovendo qualcosa in senso democratico?
R. – Questo
non lo si può dire. Le stesse elezioni è molto difficile definirle democratiche
o per pressioni a favore del voto o per pressioni a favore del boicottaggio. La
gente comincia già ad essere delusa. Per esempio, si attende una cosa
principalmente e cioè il ritorno della sicurezza e su questo terreno i miglioramenti
non ci sono. Devo dire che, purtroppo, non si notano miglioramenti e siamo
molto preoccupati.
D. – Una
violenza quella di questi giorni legata al problema della presenza straniera in
Iraq o comunque motivata anche, a questo punto, da una lotta per il potere…
R. –
Evidentemente c’è anche questo. E proprio per questo se si operasse per
un’unità irachena si potrebbe avviare un processo, ormai difficile, ma che
tenda ad emarginare le frange più violente e ad includere nel processo
politico, invece, coloro che sono stati finora esclusi.
D. –
Dalla fase bellica a quella odierna, che cosa è cambiato dal punto di vista
degli interventi umanitari?
R. – E’
cambiato soprattutto il fatto che in parte non si possono più fare. Noi continuiamo
a lavorare con un profilo molto basso, perché anche chi è iracheno e lavora con
noi può essere a rischio. L’operatività è diventata difficilissima. Non c’è
nessun operatore internazionale. Noi non abbiamo persone italiane giù, ma
neanche le altre organizzazioni. Questo ovviamente rende tutto molto
complicato.
**********
Lo stato
di allerta è stato proclamato in Israele dalle autorità a partire da oggi, in
occasione delle solennità per la Giornata dei Caduti, fino a domani quando,
sulla base del calendario lunare ebraico, milioni di israeliani festeggeranno
la Giornata della Indipendenza. Secondo stime ufficiali, sono oltre 20.000 gli
israeliani caduti in 57 anni di conflitto con i palestinesi e con gli Stati
arabi vicini. Oggi cerimonie commemorative hanno luogo in tutti i cimiteri
militari del Paese, alla presenza di dirigenti politici. Da ieri sono bloccati
tutti i valichi di transito con i territori palestinesi. La scorsa notte nella
zona di Qalqilya (Cisgiordania) un potente ordigno è esploso a ridosso della
barriera di separazione costruita da Israele. Non si segnalano vittime. Sotto
il fuoco palestinese si sono trovati la scorsa notte anche i coloni di Neve’
Dekalim, a sud di Gaza, ma non ci sono state vittime. Domani migliaia di
israeliani prevedono di recarsi nelle colonie ebraiche nella striscia di Gaza
per esprimere una volta ancora opposizione al progetto di ritiro elaborato dal
governo di Ariel Sharon. Misure straordinarie di sicurezza sono state approntate
dall’esercito israeliano.
L’ex
premier libanese Omar Karame e l’ex capo della Sicurezza generale Jamil Sayyed
sono stati ricevuti dal presidente Bashar Al-Assad a Damasco, dove hanno incontrato anche l’ex capo dell’intelligence
militare siriana in Libano, generale
Rustom Ghazali: è quanto riferisce il quotidiano indipendente libanese An-Nahar
spiegando che sarebbero stati discussi i modi per sostenere i due esponenti
filosiriani nelle elezioni del 29 maggio nel Paese dei Cedri. I due esponenti
filosiriani sono stati entrambi costretti a dimettersi dopo l’uccisione dell’ex
premier libanese Rafik Hariri nell’attentato a febbraio scorso che aveva
innescato un’ondata di proteste antisiriane, sfociata nel ritiro delle truppe
di Damasco dal Libano. Commentando la notizia degli incontri di Karame e Sayyed
a Damasco, il deputato d’opposizione Farez Suaid ha dichiarato alla Tv libanese
LBC che la Siria sta cercando di mantenere la sua presa sul Libano, anche dopo
aver completato il ritiro delle sue truppe il 26 aprile scorso.
Si è
conclusa pacificamente la vicenda della presa degli ostaggi, fra cui quattro
esponenti politici del partito socialista greco del Pasok, da parte di un
gruppo di studenti anarchici, ad Atene. Un gruppo di studenti – secondo una
prima ricostruzione – aveva aggredito due guardie del corpo degli esponenti
politici. Uno degli agenti era stato ferito in modo non grave, mentre il suo
collega, per evitare a sua volta il pestaggio, aveva aperto il fuoco a scopo
intimidatorio, e aveva ferito ad un piede uno degli assalitori. La presa degli
ostaggi, che inizialmente erano un centinaio, è durata circa otto ore.
La Corea
del nord ha completato l’estrazione di barre di combustibile spento dal suo reattore
nucleare di Yongbyon, aprendo, secondo gli esperti, la via al trattamento delle
barre per l’estrazione di plutonio con cui fabbricare bombe atomiche. Lo ha
reso noto stasera l’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana ‘KCNA’ ricevuta a
Seul. Il 10 febbraio scorso il ministero degli esteri
nordcoreano aveva annunciato che il Paese è gia in possesso di ordigni atomici
e intende rafforzare ulteriormente, se necessario, il suo deterrente nucleare a
scopi di difesa contro il pericolo di un attacco o di una invasione degli Stati
Uniti.
“Non
rappresentava alcun pericolo” la bomba a mano trovata vicino al podio dal quale
il presidente americano George W. Bush ha arringato ieri la folla nella più
grande piazza di Tbilisi. Lo ha indicato oggi Gela Bezhuashvili, consigliere
per la sicurezza nazionale della Georgia. “La bomba a mano – ha detto
Bezhuashvili – non era pronta all’uso. E’ stata trovata a circa cinquanta metri
dal podio sulla Piazza della Libertà, mentre i presidenti degli Stati Uniti e
della Georgia tenevano i loro discorsi”.
Il
presidente afghano Hamid Karzai ha chiesto oggi alla NATO di continuare ad impegnarsi
in Afghanistan anche dopo le elezioni parlamentari di settembre per evitare che
il lavoro sia lasciato a metà. Karzai, parlando agli ambasciatori dei 26 Paesi
dell’Alleanza riuniti a Bruxelles, ha anche ringraziato per quanto ha fatto
finora la NATO anche con il sacrificio estremo di suoi uomini. Introducendo i
lavori del Consiglio Atlantico, il segretario generale dell’Alleanza, Jaap de
Hoop Scheffer, ha comunque assicurato che la NATO resterà impegnata in
Afghanistan e ha fornito conferme sui tempi di espansione della missione ISAF
di cui l’Italia è perno nella sua fase attuale. Inoltre, Karzai, rispondendo ai
giornalisti, ha in sostanza smentito che sia stata offerta un’amnistia anche al
mullah Omar, il super-ricercato leader dei taleban.
I russi
se ne stanno andando via in massa dal Kirghizistan dopo la “rivoluzione dei
tulipani” che il 24 marzo, nel giro di poche ore, ha rovesciato il regime del
presidente Askar Akaiev. Lo segnala con allarme il presidente ad interim di
quella Repubblica ex-sovietica d’Asia Centrale, Kurmanbek Baliev, in
un’intervista al quotidiano russo ‘Novie Izviestia’. Pur essendo uno dei
capofila della “rivoluzione dei tulipani” che a parole promette una conduzione
più democratica e trasparante della cosa pubblica rispetto al paternalistico Akaiev, Bakiev non ha difficoltà ad
ammettere che “gli eventi del 24 marzo
hanno sconvolto la popolazione russofona” (il 15% su una popolazione complessiva di 4,8 milioni di persone) e
che l’esodo “è una questione dolorosa
per noi, per gli abitanti del Kirghizistan,
per l’economia del Paese”. Le presidenziali di luglio dovrebbero risolversi in
un duello tra Bakiev e l’altro leader della rivoluzione dei tulipani, Felix
Kulov, anche lui convinto che in Kirghizistan prevale tuttora un “disordine”
disdicevole per gli investimenti stranieri.
In Italia, quattro
sbarchi di clandestini sono avvenuti prima della mezzanotte sulle coste di
Lampedusa, per complessivi 379 immigrati. Intorno alle 4 sono poi giunti
nell’isola altri 120 clandestini e all’alba 31 extracomunitari sono stati
avvistati dalla Guardia di Finanza. Segnalato l’arrivo di un barcone diretto
verso l’isola con un numero imprecisato di immigrati. Intanto a Milano la
Guardia di Finanza ha sequestrato circa 40.000 permessi di soggiorno falsi
destinati ad essere venduti a clandestini. Arrestato un italiano.
Il
Parlamento austriaco ha ratificato con un solo voto contrario il Trattato Costituzionale
europeo. Finora lo hanno ratificato sei Paesi: Lituania, Ungheria, Slovenia e
Italia con iter parlamentare; Spagna e Grecia per via referendaria. Il Trattato
dovrà ora essere ratificato anche dalla camera delle regioni del Parlamento,
che tuttavia ha solo il potere di rallentare, ma non rifiutare la
ratifica.
Anche il
Parlamento bulgaro a stragrande maggioranza ha ratificato oggi il Trattato di adesione
di Sofia all’Unione europea con il quale la Bulgaria entrerà il primo gennaio
del 2007 nell’UE. Bulgaria e Romania
avevano firmato il trattato il 25 aprile scorso a Lussemburgo. La ratifica è
stata votata da 230 deputati, un solo contrario e due astenuti. “L’adesione
all’Unione Europea corrisponde agli interessi nazionali”, ha dichiarato il
premier, Simeone di Sassonia. Nel caso in cui tutti i paesi dell’Unione
riterranno che la Bulgaria sia in ritardo nella lotta alla criminalità e alla
corruzione, nel Trattato vi è una clausola di salvaguardia che ritarderà di un
anno l’entrata del Paese nell’UE.
Ventiquattro
persone sono morte e nove sono rimaste ferite, in seguito ad un incidente che
ha coinvolto un autobus nel nord delle Filippine. Lo hanno riferito oggi fonti
ufficiali della polizia locale. L’autobus ha urtato una grossa pietra che era
sul bordo della strada di montagna, nei pressi della città di Tuba, a circa 210
km a nord di Manila.
=======ooo=======