RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 126 - Testo della trasmissione di venerdì 6 maggio 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

La vitalità con cui servite il Papa è un segno che la Chiesa è viva e giovane: così Benedetto XVI nell’udienza alle Guardie Svizzere, in occasione del giuramento delle reclute, oggi pomeriggio

 

Ricevuto stamane dal Pontefice il presidente del Sudafrica Thabo Mbeki

 

Il Papa accolto ieri pomeriggio con entusiasmo a Castel Gandolfo, nella sua prima visita alla residenza estiva pontificia.

 

IN PRIMO PIANO:

30 anni fa moriva il cardinale ungherese Josef Mindszenti: per 8 anni nelle carceri del regime comunista del suo Paese, ha tenuto alta la fiaccola della fede e della libertà. E’ morto esule a Vienna perdonando i suoi persecutori: con noi Andrea Ambrosi

 

In mostra a Rimini la storia dell’imperatore Costantino: intervista con Giovanni Gentile.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Accordo tra Stati Uniti e Vietnam in tema di libertà religiosa

 

Due giornate dedicate al tema “Tecnologia digitale e lotta alla povertà” nella sede ONU di New York e a Milano con la quinta edizione della Conferenza mondiale ‘Infopoverty’

 

Il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi ha ricevuto ieri, ad Aquisgrana, il premio Carlo Magno

 

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ratificato ieri la nomina dell’ex ministro turco delle finanze, Kemal Dervis, alla guida del programma dell’ONU per lo sviluppo

 

Presentato a Roma il progetto “Arcadis”, per il lancio di una rete europea finalizzata all’inserimento lavorativo delle persone disabili.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Nel Regno Unito Tony Blair è stato eletto per il terzo mandato ma la sua maggioranza si riduce

 

Al Fatah vince le elezioni in Cisgiordania e a Gaza. Hamas riconosce la sconfitta.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 maggio 2005

 

 

LA VITALITA’ CON CUI SERVITE IL PAPA E’ UN SEGNO CHE LA CHIESA E’ VIVA E GIOVANE: COSI’ BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA

 ALLE GUARDIE SVIZZERE, IN OCCASIONE DEL GIURAMENTO DELLE RECLUTE, OGGI POMERIGGIO. IL PONTEFICE HA RINGRAZIATO LE GUARDIE PER IL LORO SERVIZIO PREZIOSO ESORTANDOLE AD AVERE UNA SOLIDA FEDE E UN CONVINCENTE STILE DI VITA CRISTIANA

- A cura di Alessandro Gisotti e Gloria Fontana -

 

Sempre al fianco del Pontefice per garantirne la sicurezza nell’adempimento del suo Ministero Petrino. Benedetto XVI ha ringraziato stamani le Guardie Svizzere Pontificie per il loro prezioso servizio. L’udienza assume un significato particolare, giacché avviene nel giorno del giuramento delle nuove reclute, che si terrà oggi pomeriggio nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico. Nel suo discorso - pronunciato nelle tre lingue della Confederazione elvetica - il Santo Padre ha lodato lo slancio giovanile delle Guardie Svizzere, segno che la Chiesa “è giovane”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(SEIT DEN ERSTEN STUNDEN MEINES PONTIFIKATES...)

 

Fin dalle prime ore del mio Pontificato, siete fedelmente al mio fianco, con grande costante disponibilità. E’ il grazie del Papa alle Guardie Svizzere, che da cinque secoli permettono al Successore di Pietro di svolgere senza preoccupazione il proprio servizio per la salvezza degli uomini e per il bene dei popoli. Un pensiero speciale il Pontefice lo rivolge alle reclute nel giorno in cui vengono ufficialmente  inserite nel Corpo istituito da Giulio II. Quindi, si sofferma sulla dimensione ecclesiale della collaborazione offerta al Pastore della Chiesa universale:

 

“Nella persona del Papa voi servite la Chiesa intera; ponete al suo servizio il vostro slancio giovanile, la vostra vitalità e freschezza interiore. Guardandovi, cari amici, mi torna in mente quanto ho detto durante la celebrazione liturgica per l’Inizio del mio Pontificato: ‘La Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane’”.

 

Il Papa definisce le Guardie Svizzere un “piccolo esercito dai grandi ideali”.

 

(CES IDEAUX, QUI DONNENT VIE A CET ESPRIT…)

 

Benedetto XVI specifica questi ideali alla base di un servizio così importante: “solidità nella fede cattolica, un convinto e convincente stile di vita cristiana, fedeltà incrollabile e amore profondo per la Chiesa e il Vicario di Cristo, coscienza e perseveranza nei compiti piccoli e grandi del servizio quotidiano, coraggio e umiltà, altruismo ed umanità”. Il Papa non manca di rivolgersi ai genitori delle nuove Guardie Svizzere, che affidano i figli all’intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo. Ogni vero pellegrinaggio – è il richiamo di Benedetto XVI – ci porta più vicini a Dio, che è la meta del nostro peregrinare. L’augurio del Papa è allora a vivere un vero approfondimento della fede e del legame con il Successore di Pietro, capo visibile della Chiesa universale.

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Come accennato, si svolgerà nel pomeriggio di oggi il tradizionale giuramento di 30 nuove Guardie Svizzere, nel cortile San Damaso. Le celebrazioni sono iniziate stamani alle 7.30 nella Basilica Vaticana con la Santa Messa per le Guardie e i loro familiari; quindi è stata la volta dell’atto commemorativo, nel Cortile d’Onore del quartiere svizzero, con la deposizione di una corona di alloro, davanti al monumento ai caduti, da parte del Comandante delle Guardie, il colonnello Elmar Mäder. Dal canto suo, il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, ha conferito le decorazioni militari agli appartenenti al Corpo. Sull’importanza del giuramento, formulato con un rito antico e pregno di significati spirituali, ascoltiamo la riflessione di mons. Alois Jele, cappellano della Guardia Svizzera, intervistato da Stefano Leszczynski.

 

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R. – Ogni giuramento, in sé, è un atto religioso perché si invoca il nome del Signore, si invoca il Signore come testimone per quanto si afferma. Questo è sempre lo stesso significato: le Guardie invocano il Signore come testimone per la loro promessa, di voler servire fedelmente il Santo Padre e se necessario anche dare la vita in difesa della sacra persona del Santo Padre. Poi, anche il motto della nostra icona spiega lo spirito che ci guida, quando citiamo San Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la sua vita per i suoi amici”.

 

D. – Un rito antico: come ci si prepara ad affrontarlo?

 

R. – Il mio compito è la preparazione spirituale, in quanto si tratta di un atto anche religioso, in quanto il contenuto del loro giuramento è anche spirituale. Loro imparano cosa significa agire in coscienza. Si parla anche del significato della Chiesa, del significato del ministero di Pietro e dei suoi Successori, perché se loro servono il Santo Padre devono anche comprendere il suo servizio; e se servono la Chiesa devono anche avere un’idea di cosa è questa Chiesa ...

 

D. – Cos’è che li spinge, oggi, ad arruolarsi nella Guardia Svizzera? Quali sono le loro motivazioni?

 

R. – Le loro motivazioni sono, spesso, personali. Le Guardie che sono venute a Roma hanno sempre stimato il Papa. Sono molto contente del nuovo Papa, Benedetto XVI, e per me è sempre stato impressionante vedere come siano disposti a dare la vita, se necessario. Ricordo ancora il Natale 2001, dopo l’11 settembre, quando i servizi segreti parlavano di un possibile, imminente attentato al Vaticano, alla sacra persona del Santo Padre: li ho preparati io, spiritualmente, affinché fossero pronti all’eventualità di un tale attacco.

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IL SUDAFRICA SIA UN FATTORE DI PACE PER IL CONTINENTE.

L’AUSPICIO DI BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA

AL PRESIDENTE SUDAFRICANO, THABO MBEKI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Il Sudafrica una nazione-guida per la pace nel continente. E’ quanto ha detto Benedetto XVI che nella tarda mattinata di oggi ha ricevuto in udienza il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, accompagnato da un piccolo seguito. Nella seconda udienza a un capo di Stato, dopo quella al presidente italiano Ciampi, il Papa – riferisce una nota della Sala Stampa vaticana – “ha evidenziato il ruolo che la Repubblica del Sudafrica può svolgere come fattore di pace in tutto il Continente. Ha inoltre sottolineato la responsabilità della Chiesa nella promozione dei valori morali nella Repubblica sudafricana e nel mondo”. Da parte sua, prosegue la nota, il presidente del Sudafrica ha illustrato al Pontefice “la situazione del Sudafrica, in relazione anche al continente africano”.

 

Già nel suo messaggio di felicitazioni per l’elezione di Benedetto XVI, Mbeki aveva definito la Chiesa cattolica “un potente alleato” contro il razzismo e nella “lotta per un’Africa migliore e un mondo migliore”. Attualmente il Sudafrica, che Thabo Mbeki guida da quasi sei anni, ha una popolazione di oltre 40 milioni di persone, per la stragrande maggioranza neri di etnia bantu e zulu, mentre i bianchi sono circa il 10%. Variegato anche il panorama religioso: i protestanti sono il 30%, di poco inferiore la cifra di coloro che professano religioni animiste e tradizionali. I cattolici raggiungono circa l’8%.

 

Dopo la tappa romana, il presidente sudafricano proseguirà per Venezia, dove sarà uno dei principali relatori all’European, Middle East and Africa (EMEA) Ceo Summit, che vede riuniti fino a domani i maggiori esponenti dell'alta finanza in rappresentanza delle principali aziende di Africa, Europa e Medio Oriente.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka, in visita “ad Limina”: mons. Anthony Leopold Raymond Peiris, vescovo di Kurunegala; mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar; mons. Joseph Kingsley Swampillai, vescovo di Trincomalee-Batticaloa.

 

 

IL PAPA ACCOLTO IERI POMERIGGIO CON ENTUSIASMO A CASTEL GANDOLFO,

NELLA PRIMA VISITA DI BENEDETTO XVI ALLA RESIDENZA ESTIVA PONTIFICIA

 

Emozione ieri pomeriggio a Castel Gandolfo per la prima visita di Benedetto XVI alla residenza estiva del Papa. Il Pontefice è stato accolto dalle autorità civili e religiose locali ed ha incontrato il personale delle Ville Pontificie. Poi, dal Palazzo Apostolico, il saluto agli oltre mille fedeli radunatisi nella piazza antistante. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

 

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“Cari fratelli e sorelle! Sono venuto quest'oggi ad incontrarvi per la prima volta, cari amici di Castel Gandolfo. Grazie per la vostra presenza e per la vostra cordialità”.

 

Si è scatenato subito l’entusiasmo tra i castellani – come sono detti gli abitanti di Castel Gandolfo – quando ieri, quasi alle ore 17.00, il “Papa nuovo” si è affacciato da quella che, dal XVII secolo, è la residenza estiva dei Papi: il luogo dove – ha detto il Pontefice quasi a voler rassicurare i presenti – ha intenzione di tornare presto:

 

“Il motivo dell'odierna visita è di prendere contatto con il Palazzo apo-stolico e le Ville pontificie dove, a Dio piacendo, è mia intenzione di trascorrere i mesi dell'estate, come facevano i miei venerati Predecessori. E' pertanto il primo di molti altri appuntamenti che spero di avere con voi in questa vostra bella cittadina”.

 

E il feeling tra i locali e il loro illustre concittadino, dopo questo primo atteso incontro al Vaticano Due, per dirla con le parole di Giovanni Paolo II, si è percepito immediatamente dal calore e dai saluti affettuosi rivolti al Santo Padre:

 

R. – Raccogliamo con piacere quello che lui ha chiesto a Roma, ha detto: “Aiutatemi con le vostre preghiere nella mia missione”. Noi castellani abbiamo raccolto il suo invito e pregheremo sempre il Signore!

 

R. – E’ stata un’ottima impressione, anche perché è una ricarica dal punto di vista spirituale. Tutti gli incontri, ma specialmente quelli con il Santo Padre, sono di grande vitalità.

 

Ma sono stati i giovani a tributare al Papa, più volte interrotto dagli applausi, il saluto più affettuoso.

 

R. – A parte il timore, all’inizio, del nuovo Papa, chissà chi sarà ... Però, veramente, lo sentiamo anche vicino a noi giovani!

 

R. – E’ un punto di riferimento per noi giovani e quindi lo aspettiamo a Colonia!

 

R. – Sicuramente c’è molta contentezza, e molta serenità perché la trasmette. Se già dalle prime cose si fa amare, va bene!

 

Poi Benedetto XVI ha rivolto il suo saluto al segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, al vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, al parroco e ai sacerdoti di Castel Gandolfo, al direttore delle Ville Pontificie, dott. Saverio Petrillo, e a tutti “coloro che vi lavorano e ne assicurano il quotidiano funzionamento”; quindi al sindaco, al Consiglio comunale e a tutta la cittadinanza castellana, così “accogliente con turisti e con i pellegrini”, alla quale il Papa ha rivolto un pensiero particolare:

 

“A tutti i castellani, il mio più cordiale augurio di serenità e di pace”.

 

 

Infine un saluto che vuole essere anche una promessa:

 

“Grazie e arrivederci quanto prima!”.

 

(applausi)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “la gloriosa tradizione di un piccolo esercito dai grandi ideali”. Benedetto XVI riceve in udienza la Guardia Svizzera Pontificia e rievoca lo spirito dell’alta missione svolta da quasi cinque secoli al servizio del Papa e della Chiesa.


La prima visita di Benedetto XVI a Castel Gandolfo: nel pomeriggio di giovedì 5 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al tema dell’Eucaristia.

 

Nelle estere, Iraq: persistono le violenze; uccisi sette poliziotti a Tikrit, trovati undici cadaveri a Nord di Baghdad.

Gran Bretagna: i laburisti vincono le elezioni legislative.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi dal titolo ‘La metafisica dell’Esodo’”: un saggio su filosofia e rivelazione in Etienne Gilson.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda-Calipari. “Non c'è dolo, ma colpa”. Gli interventi del Premier in Parlamento – “Resta l’amicizia con gli USA”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 maggio 2005

 

UN RICORDO DEL CARDINALE MINDSZENTY A TRENTA ANNI DALLA MORTE

- Intervista con l’avvocato Andrea Ambrosi -

 

Oggi, 6 maggio, ricorre il trentesimo anniversario della morte del cardinale Jòzsef Mindszenty (1892-1975), avvenuta a Vienna, dove aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita. Arcivescovo di Esztergom, in Ungheria, creato cardinale nel 1946 da Pio XII, venne fatto arrestare dal governo comunista ungherese nel dicembre 1948, sottoposto a giudizio e condannato al carcere a vita. Durante l’insurrezione in Ungheria fu liberato il 30 ottobre 1956 e, dopo l’invasione sovietica di cinque giorni dopo, trovò asilo politico all’ambasciata degli Stati Uniti a Budapest. Su richiesta di Paolo VI lasciò l’Ungheria il 28 settembre del 1971 per trasferirsi a Vienna, dove rimase fino alla morte. Le sue spoglie mortali riposano ora nella cripta della Basilica di Estergom. E’ in corso la causa di beatificazione e, proprio al postulatore, l’avvocato Andrea Ambrosi, Giovanni Peduto ha chiesto chi era il cardinale Mindszenty:

 

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R. – Il cardinale Mindszenty ha incarnato, negli anni più bui della storia della Chiesa e dello Stato ungherese, la più solida ancora di salvezza capace di resistere ai più terribili nemici della pace e della libertà. Mi vengono in mente queste significative parole che il Santo Padre Giovanni Paolo II ebbe a pronunciare: “ ... ha lasciato una luminosa testimonianza di fedeltà alla Chiesa e di amore alla Patria. Il suo amore e il suo ricordo rimarranno sempre una benedizione”.

 

D. – Come ha vissuto la sua fede in un regime comunista?

 

R. – Pochi giorni dopo l’arresto del cardinale Mindszenty da parte del governo comunista, avvenuto ad Esztergom il 26 dicembre 1948, esattamente il 2 gennaio 1949, Pio XII a sottolineare l’infondata accusa e poi l’iniqua condanna, ha pronunciato queste mirabili parole che fotografano l’essenza dell’eroica fede del grande Primate d’Ungheria: “Noi conosciamo – il Santo Padre scrisse all’episcopato ungherese – i meriti di quest’ottimo pastore; conosciamo la tenacia e l’illibatezza della sua fede; conosciamo la sua fortezza apostolica nel tutelare l’integrità della dottrina cristiana e nel rivendicare i sacri diritti della religione”.

 

D. – Come è ricordato oggi in Ungheria il cardinale Mindszenty?

 

R. – La sua vita è stata veramente una vita esemplare e santa: così è ricordato da tutti. La sua fede in Dio non ha mai barcollato, neanche nei tempi più difficili. Si era assunto il martirio per la sua fede, per la sua Chiesa e per i suoi fedeli, ed ha perdonato tutto a tutti sebbene gli abbiano fatto delle cose assolutamente straordinarie per crudeltà.

 

D. – Alcune espressioni di questo cardinale, che particolarmente colpiscono, e soprattutto: quale messaggio ci lascia?

 

R. – Sono significative e ancora rimaste nella memoria di tutti, le parole che lui ebbe a scrivere nella Lettera pastorale del 18 novembre 1948, in cui diceva: “Io resto saldo nelle mie posizioni per Dio, per la Chiesa e per la Patria, perché questo è il dovere che mi impone la storia nel servizio del mio popolo, il più derelitto tra tutti i popoli di questo mondo. Di fronte alle sofferenze della mia nazione, la mia stessa sorte non ha importanza”. E concluse: “Non accuso i miei persecutori; perdono loro di tutto cuore”.

 

D. – Quindi un messaggio di perdono, un messaggio di pace ...

 

R. - ... di perdono, sì, di pace, che continua a perpetuarsi e che gli assicura veramente un posto tra i grandi nella storia della Chiesa.

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IN MOSTRA A RIMINI LA STORIA DELL’IMPERATORE COSTANTINO

- Intervista con Giovanni Gentile -

 

250 opere d’arte, provenienti da musei di tutta Europa ricostruiscono la vicenda di Costantino, l’uomo che sancì la libertà religiosa nell’impero romano, lo riunificò, fondò Costantinopoli. Organizzata dal Meeting per l’Amicizia fra i popoli, la mostra viene ospitata a Castel Sismondo, a Rimini, fino al 4 settembre ed ha come titolo e filo conduttore: “Costantino il Grande, la civiltà antica al bivio tra Occidente ed Oriente”. Il servizio di Debora Donnini:

 

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Ciascuno potrà seguire la religione più adatta alla propria coscienza: lo stabilisce l’editto di Costantino. Siamo nel 313 d.C. a Roma. L’anno prima Costantino ha vinto la battaglia contro Massenzio. Su scudi ed elmi ha fatto riportare il cristogramma, il simbolo formato dalle lettere greche XP sovrapposte e cioè le lettere iniziali del nome di Cristo.

 

Con questo segno vincerai, era il messaggio della visione ricevuta ed in effetti la vittoria a Pone Milvio c’era stata. Non più persecuzione, dunque, per i cristiani, non più solo tolleranza, ma libertà, come conferma il coordinatore scientifico della mostra, Giovanni Gentile:

 

“Il tema più interessante che con Costantino di fatto scaturisce ci è parso essere quello della libertà del rapporto tra la persona e Dio”.

 

Affreschi, mosaici, ritratti marmorei, preziosi oggetti in oro e argento raccontano la storia di questo imperatore condottiero, che riformò anche economicamente l’impero creando il solidus, o soldo, antesignano dell’Euro. Ma Costantino è passato alla storia soprattutto per la libertà concessa al Cristianesimo. Sulla sua conversione ancora Giovanni Gentile:

 

“Sono assolutamente d’accordo con la lettura che una grande storica della romanità, Marta Sordi, fa degli eventi immediatamente successivi alla vittoria riportata da Costantino a Ponte Milvio. Come tutti sappiamo, Costantino entra in Roma trionfatore, ma il suo trionfo è un trionfo anomalo rispetto a quelli secolari della tradizione romana. Rifiuta infatti di salire al Campidoglio per dare omaggio a Giove. Marta Sordi legge il atto come una conversione in senso romano. Costantino, cioè, si mette dalla parte del Dio vincitore. Sicuramente 25 anni dopo, quando riceve il battesimo pochi giorni prima di morire - muore di fatto come un umile cristiano rifiutando di indossare la porpora, ma mantenendo la veste bianca dei catecumeni – Costantino è convertito anche nell’animo”.

 

A cavallo tra II e IV secolo si situa dunque la vita dell’imperatore Costantino che ha dato una svolta decisiva all’Europa e al mondo occidentale.

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CHIESA E SOCIETA’

6 maggio 2005

 

ACCORDO TRA STATI UNITI E VIETNAM IN TEMA DI LIBERTÀ RELIGIOSA.

L’INTESA SEGUE L’ANNUNCIO DI UNA VISITA

DEL PREMIER VIETNAMITA IN GIUGNO A WASHINGTON

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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WASHINGTON. = La notizia segue di poco l’annuncio fatto ieri da Hanoi di un viaggio storico che il premier vietnamita compirà a Washington. E stamane la conferma da parte americana che l’incontro alla Casa Bianca tra Phan Van Khai e il presidente Bush avverrà il 21 giugno. Sarà la prima visita di un capo di governo vietnamita da 30 anni. E i risultati del disgelo già si vedono con questo accordo sulla libertà di religione, che è stato illustrato dall’ambasciatore statunitense incaricato delle questioni di fede nel mondo, John Hanford. In particolare il diplomatico ha riferito che “nelle ultime settimane il Vietnam ha proibito la pratica delle rinunce forzate alla fede, ha rilasciato diversi prigionieri di coscienza ed è tornato a consentire la riapertura di chiese che erano state chiuse”. Soprattutto il Paese asiatico – ha detto Hanford - “ha emanato significative riforme legislative che promettono miglioramenti in questo campo nel prossimo futuro”. Hanford ha però sottolineato che “restano ancora da fare passi importanti” e gli Stati Uniti “continueranno a sorvegliare da vicino l’intero processo”, considerato che il Vietnam era stato inserito lo scorso anno dagli americani nella lista delle Nazioni che destano “particolare preoccupazione in materia di libertà di culto”. L’accordo che affronta “un numero rilevante di questioni religiose”, è stato già oggi oggetto di colloqui tra il vicesegretario di Stato Usa ad Hanoi, Robert Zoellick, con alcuni responsabili vietnamiti.

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DUE GIORNATE DEDICATE AL TEMA “TECNOLOGIA DIGITALE E LOTTA ALLA POVERTA’”:

SI TERRA’ IL 12 E IL 13 MAGGIO, NELLA SEDE ONU DI NEW YORK

E A MILANO PRESSO IL POLITECNICO E L’UNIVERSITA’ CATTOLICA

LA QUINTA EDIZIONE DELLA CONFERENZA MONDIALE ‘INFOPOVERTY’

 

NEW YORK/MILANO. = Si terrà il 12 e il 13 maggio prossimi la quinta edizione di “Infopoverty” la Conferenza mondiale su povertà e informazione. L’assise sarà ospitata a New York, presso la sede dell'Onu, e a Milano presso il Politecnico e l’Università Cattolica. Sono inoltre previsti collegamenti in videoconferenza con Baghdad, Muhura in Ruanda, con la comunità Navajo a Window Rock in Arizona, Pechino, Parigi e con il villaggio tunisino di Bory Touil. La conferenza ha per tema quest'anno “Tecnologia digitale e lotta alla povertà”. Oltre alle due Università milanesi, fanno parte del programma diversi altri enti tra cui il Parlamento europeo, l’Università dell’Oklahoma, il Centro informazioni delle Nazioni Unite di Bruxelles, l’Osservatorio per la comunicazione culturale e audiovisiva (OCCAM) e l’UNESCO. Scopo della conferenza - hanno spiegato gli organizzatori -   è quello di sostenere lo sviluppo delle comunità più disagiate attraverso un uso sempre più puntuale delle nuove tecnologie e dell’informazione digitale. “Dobbiamo lavorare - ha spiegato Maria Grazia Cavenaghi-Smith, direttore dell’Ufficio a Milano del Parlamento Europeo - affinché la rivoluzione digitale possa diventare uno strumento per uno sviluppo sostenibile che dia alle comunità la capacità di promuoversi come soggetti socio-economicamente validi”. Alla due giorni di lavori, è prevista, tra l’altro, una sorta di sessione del Parlamento Europeo a Milano, presenti deputati europei di tutti gli schieramenti politici.  (R.G.)       

 

 

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CARLO AZEGLIO CIAMPI,

HA RICEVUTO IERI, AD AQUISGRANA, IL PREMIO CARLO MAGNO. IL SUO APPELLO:

“FATTA L’EUROPA, DOBBIAMO FARE GLI EUROPEI”

 

AQUISGRANA. = Il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è stato insignito ieri, ad Aquisgrana, del Premio Carlo Magno, per essere stato guida, consigliere e maestro dell’Europa, grande statista e mediatore tra i popoli. Il presidente, nel discorso pronunciato per l’occasione, ha affermato che l’Europa unita è un cantiere aperto, è un grande progetto nato 60 anni fa sulle rovine della guerra, che ha già realizzato dei passi importantissimi per il suo sviluppo: il mercato interno, l’abolizione delle frontiere, il Parlamento europeo, la moneta unica e l’unificazione graduale del sistema giudiziario, estendendo la prosperità “anche ai popoli più poveri del continente”. Ad ascoltare le sue parole, sul podio d’onore, altri vincitori dello stesso premio negli anni scorsi, tra cui il re Juan Carlos, l’ex presidente del Parlamento europeo Pat Cox e il presidente della BCE (Banca Centrale Europea). Ciampi ha inoltre ricordato che il primo terreno d’impegno è la politica estera, “l’Europa dovrebbe parlare con una sola voce”, ha detto e il suo appello è stato: “Fatta l’Europa dobbiamo impegnarci a fare gli europei”. “L’ Europa - ha poi continuato il capo dello Stato - ha bisogno di essere identificata come uno spazio di civiltà comune, ha bisogno di vivere con orgoglio diversità che sono parte di un condiviso retaggio, tessere di un solo grande mosaico di civiltà”, ed ha sottolineato anche l’importanza del ruolo dei giovani chiamati a dare “nuovo slancio alla realizzazione piena dell’unione”. La storia del Premio di Aquisgrana, ideato per dare un riconoscimento ai grandi europeisti, è piena di nomi importanti: Giovanni Paolo II, Mitterand e Kohl, Monnet e Adenauer, Kissinger e Tony Blair. Fra gli italiani De Gasperi, Segni ed Emilio Colombo. Nel 2002 fu la volta dell’euro che ha sancito l’unione monetaria del continente, forse il più grande passo in avanti sulla via dell’integrazione dai trattati di Roma del 1957. (M.V.S.)

 

 

L’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE HA RATIFICATO IERI

LA NOMINA DELL’EX MINISTRO TURCO DELLE FINANZE, KEMAL DERVIS,

ALLA GUIDA DEL PROGRAMMA DELL’ONU PER LO SVILUPPO (UNDP)

 

NEW YORK. = L’Assemblea Generale dell’ONU ha ratificato ieri la nomina dell’ex ministro delle Finanze turco, Kemal Dervis, alla guida dell’UNDP, il Programma dell'ONU per lo sviluppo. Finora l’UNDP era stato guidato da Mark Malloch Brown, attuale capo di gabinetto di Kofi Annan. Dervis, che ha 56 anni, era stato nominato il 26 aprile da Annan. E’ stato per due anni ministro delle finanze di Ankara, dopo 22 anni passati alla Banca Mondiale. La carica ai vertici dell’UNDP ha mandato quadriennale ed è considerata tra le più influenti al Palazzo di Vetro. (R.G.)        

 

 

PRESENTATO A ROMA IL PROGETTO “ARCADIS” PER IL LANCIO DI UNA RETE EUROPEA FINALIZZATA ALL’INSERIMENTO LAVORATIVO DELLE PERSONE DISABILI.

L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA DALLA COOPERATIVA ELECOM

IN COLLABORAZIONE CON IL MINISTERO DEL WELFARE

 

ROMA. = Una rete europea per l’inserimento lavorativo delle persone diversamente abili. E’ l’obiettivo del progetto ‘Arcadis’, realizzato da Elecom, cooperativa sociale integrata con sede a Roma, dove lavorano su progetti ad alta  qualificazione nel campo elettronico circa novanta persone, cinquanta delle quali disabili. Il progetto, nato nel corso dell'Anno europeo delle persone con disabilità e grazie ad una Convenzione con il ministero italiano del Welfare, mette a confronto diverse esperienze europee, creando una rete stabile di operatori interessati. Di integrazione lavorativa dei soggetti disabili e del ruolo della cooperazione sociale, si è parlato ieri mattina a Roma, durante un Convegno presso l’Associazione generale cooperative italiane (AGCI)) al quale hanno partecipato, tra gli altri, Giovanni Daverio, direttore generale del ministero del Welfare, Moreno Paggi, presidente di Elecom e Laura Pagliaro, presidente di AGCI solidarietà che ha evidenziato la sfida che il mondo del lavoro ha di fronte nella promozione dell'occupazione dei diversamente abili. “Oggi in Italia - ha detto Pagliaro - ci sono più di 2.300 cooperative di tipo sociale, con 267 mila soci, 223 mila persone remunerate, 31 mila volontari, 24 mila soggetti svantaggiati, che seguono un percorso di inserimento lavorativo e hanno un fatturato che raggiunge i 5 miliardi di euro. E si tratta di imprese fortemente sensibili verso il tessuto socio-economico di appartenenza. Nei fatti, la cooperazione sociale è diventata un soggetto di politiche attive non solo sociali, ma anche del lavoro”. Ma le cooperative sociali rappresentano anche un mondo imprenditoriale. “La quasi totalità dei lavoratori inseriti nelle cooperative sociali - ha ricordato Pagliaro - ha un contratto a tempo indeterminato full-time (51%) o part-time (43%). Il che significa che sono integrati in forma stabile nell'impresa. Inoltre, i disabili costituiscono circa il 12% dei lavoratori inseriti, mentre le persone con problemi sociali, come la tossicodipendenza, il 49%. Le persone con problemi di salute mentale occupate, invece, sono circa il 22,5%”. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 maggio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Nel Regno Unito, Tony Blair è il primo capo di governo laburista ad aver conquistato un terzo mandato consecutivo. Nelle elezioni di ieri per il rinnovo della Camera dei Comuni, Blair ha però pagato a caro prezzo l’impopolare intervento militare in Iraq. Il leader del partito dei conservatori, Michael Howard, ha annunciato intanto le proprie dimissioni, precisando di voler comunque restare al suo posto finchè non verrà scelto un nuovo leader. Da Londra, Sagida Syed:

 

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E’ già stato ricevuto dalla regina e si prepara a fare un rimpasto di governo il leader laburista, riconfermato primo ministro per la terza volta consecutiva. Pur avendo vinto a soli cinque punti dai conservatori, con il 37 per cento delle preferenze, Blair ha ammesso, commentando l’esito delle elezioni a caldo, che la guerra in Iraq è stato l’elemento principale di dissenso della base laburista. Ha quindi tracciato le linee del suo terzo mandato: sanità, occupazione e lotta alla criminalità. Il premier, che proprio oggi compie 52 anni, ha anche aggiunto che i britannici hanno votato Labour, anche se con maggioranza ridotta, pur di evitare il ritorno dei conservatori di Michael Howard. Poco entusiasta dei risultati anche la stampa di sinistra: per il quotidiano Guardian questa è la “vittoria senza gioia”; per l’Indipendent si tratta di “una grigia performance che getta un’ombra sulla vittoria”; il Times parla di “un ritorno zoppicante a Downing Street” e dice che al quartier generale laburista si sta già discutendo il futuro di Blair. A succedergli potrebbe essere il cancelliere dello scacchiere, Gordon Brown, che si è conquistato le simpatie del popolo laburista per le ottime scelte in campo economico e per non aver mai abbracciato apertamente la causa della guerra in Iraq.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sapida Syed.

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Come interpretare questa conferma di Blair per un terzo mandato, ma con una maggioranza molto ridotta? Risponde Alessio Altichieri, corrispondente da Londra del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – È stato confermato il blocco sociale che Blair ha creato in questi anni con Gordon Brown, il cancelliere dello scacchiere, cioè il blocco dei giovani laburisti che vogliono uno Stato maggiormente assistenziale, rispetto a quello profilato dai conservatori. È stata però una conferma con tante smagliature a cominciare dall’Iraq, ma anche con una certa fatica di chi è stato al potere per 8 anni. Quindi Tony Blair torna a Downing Street, ma molto più indebolito: si apre una stagione di instabilità, cioè proprio il contrario di quello che voleva il premier.

 

D. – Se per governare non ha bisogno dell’opposizione, ora Blair dovrà fare i conti con Gordon Brown, che potrebbe inserire nel nuovo governo molti suoi uomini…

 

R. – Tony Blair, anche a causa dell’atteggiamento non sempre amichevole nei confronti del suo partito, ha circa una cinquantina di deputati nello stesso Labour Party che vota costantemente contro di lui: dalle tasse universitarie, all’Iraq, a qualsiasi altro argomento. E 50 deputati contro possono aprire delle imboscate ad ogni votazione. Blair avrà quindi molte difficoltà a far passare i suoi provvedimenti ai Comuni. La soluzione più semplice sarebbe quella di passare la mano a Gordon Brown, il quale non ha grandi antipatie nel partito: è molto più amato di Tony Blair.

 

D. – Si profila quindi una staffetta a metà mandato con Brown?

 

R. – E’ ancora un po’ presto per dirlo, però guardando nel futuro si pensa che l’occasione per una scelta definitiva potrebbe essere il referendum sulla Costituzione europea, che si dovrebbe tenere entro il 2006. Si vedrà innanzitutto che cosa accadrà in Francia: se Oltremanica si voterà “sì” nel referendum di fine maggio, anche per la Gran Bretagna la data della consultazione diventerà l’occasione principale per un chiarimento. Stando così le cose, è difficilissimo però che Blair riesca a vincere il referendum sulla Costituzione europea. Avrebbe bisogno certamente dell’aiuto di Gordon Brown, come ne ha avuto bisogno in queste elezioni per tenersi a galla. Se perdesse il referendum, probabilmente Tony Blair uscirebbe di scena negativamente. Eppure ha fatto di tutto: ha annunciato la sua uscita in anticipo forse proprio per non dover finire la sua carriera con una sconfitta.

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Nel Territori Palestinesi il partito guidato dal presidente palestinese, Abu Mazen, Al Fatah, ha sconfitto lo schieramento integralista islamico ‘Hamas’ alle elezioni municipali svoltesi ieri in Cisgiordania e a Gaza. Sul terreno, intanto, militanti palestinesi hanno lanciato quattro razzi Qassam contro la città israeliana di Sderot senza fortunatamente provocare vittime. Sulle elezioni nei Territori palestinesi, ascoltiamo il nostro servizio:

 

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Il partito di Al Fatah, fondato da Yasser Arafat, ha vinto le municipali contenendo la recente crescita di consensi del movimento integralista Hamas. Si è votato per eleggere i consiglieri municipali di 76 circoscrizioni in Cisgiordania e di 8 comuni nella striscia di Gaza. I risultati ufficiali saranno comunicati domenica prossima. Secondo dati ancora provvisori, lo schieramento guidato dal presidente palestinese, Abu Mazen ha ottenuto quasi il 60 per cento dei voti. Gli integralisti di Hamas hanno conseguito, invece, più del 30 per cento delle preferenze. Lo ha reso noto la commissione elettorale, precisando che Al Fatah ha vinto, finora, in almeno 50 consigli comunali e Hamas in 24. Gli altri seggi sono stati conquistati da candidati indipendenti e da esponenti di sinistra. Mentre prosegue lo spoglio delle schede, il portavoce del movimento estremista rimarca le vittorie conseguite a Rafah e a Kalkiliya. Hamas ha anche riconosciuto la sconfitta e ha dichiarato che intende rispettare i risultati delle elezioni, considerate nei Territori un test cruciale. La consultazione costituisce, infatti, un importante indicatore sull’orientamento dell’opinione pubblica palestinese prima delle prossime elezioni parlamentari del 17 luglio. All’appuntamento di ieri si sono presentati più di 2500 candidati, tra i quali quasi 400 donne. L’affluenza è stata del 70 per cento in Cisgiordania e dell’80 per cento a Gaza. Si è votato anche a Rafah e nei campi profughi.

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Le elezioni politiche in Libano si svolgeranno il 29 maggio e le tre domeniche successive, così come prevede la contestata legge elettorale voluta nel 2000 dai filo-siriani. Il decreto per il voto è stato firmato ieri dal presidente, Emile Lahoud. Intanto, il Tribunale penale di Beirut ha revocato il mandato di arresto emesso nel 2004 contro il generale Aoun, ex comandante dell’esercito libanese.

 

Nuovo sanguinoso attentato in Iraq. Un’autobomba è esplosa nel nord del Paese, a Tikrit, provocando la morte di dodici persone nei pressi di un posto di blocco dell’esercito. Fonti della polizia hanno reso noto, inoltre, che a nord di Baghdad sono stati rinvenuti i cadaveri di 14 persone. Il quotidiano americano ‘Washington Post’ ha rivelato, intanto, che il leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi, potrebbe essere malato o ferito.

 

Gli Stati Uniti hanno deciso di prorogare le sanzioni, essenzialmente economiche, in vigore nei confronti della Siria, Paese accusato da Washington di appoggiare il terrorismo internazionale e di tentare di destabilizzare l’Iraq. In una lettera trasmessa al Senato, il presidente statunitense, George Bush, non annuncia, inoltre, nessuna scadenza dell’embargo. Le sanzioni riguardano, tra l’altro, limiti alle relazioni tra gli Stati Uniti e la Banca Commerciale della Siria e l’interdizione di voli aerei tra i due Paesi.

Inizia oggi la terza missione diplomatica in Europa del presidente americano George Bush. Il capo della Casa Bianca si recherà nel pomeriggio in Lettonia, dove incontrerà anche i presidenti di Lituania ed Estonia. Durante il viaggio in Europa, sono previste visite anche in Olanda, Russia e Georgia. Il  prossimo 9 maggio, il presidente americano sarà poi a Mosca per festeggiare insieme con i capi di Stato di 50 Paesi il 60.mo anniversario della sconfitta della Germania nazista.  Prima di partire per l’Europa, Bush ha anche telefonato al presidente cinese, Hu Jintao, auspicando l’apertura di un dialogo tra il governo di Pechino e Taiwan. 

Il presidente polacco, Aleksander Kwasniewski, ha respinto le dimissioni del primo ministro Marek Belka, annunciate ieri e presentate questa mattina. Belka ha manifestato l’intenzione di volersi dimettere dopo la bocciatura, ieri, della mozione presentata dai partiti dell’opposizione per chiedere lo scioglimento del Parlamento e quindi elezioni anticipate.

In Indonesia è stato accertato il quinto caso di polio. Le autorità del Paese, che non nascondono i timori di una possibile propagazione della malattia, hanno già lanciato una campagna di vaccinazione estesa a cinque milioni di bambini. Tutti e cinque i casi sono stati nello stesso distretto, quello di Sukabumi, nella parte occidentale dell'isola di Java. Il virus della poliomelite potrebbe essere stato portato nell’isola da fedeli musulmani di ritorno dal pellegrinaggio in Arabia Saudita.

 

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