RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
126 - Testo della trasmissione di venerdì 6 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Ricevuto stamane dal Pontefice
il presidente del Sudafrica Thabo Mbeki
IN PRIMO PIANO:
In mostra a Rimini la storia dell’imperatore Costantino: intervista con Giovanni Gentile.
CHIESA E SOCIETA’:
Accordo tra Stati Uniti e Vietnam in tema di libertà
religiosa
Il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi ha ricevuto ieri, ad Aquisgrana, il premio Carlo Magno
Nel Regno Unito Tony Blair è stato eletto per il terzo mandato ma la sua maggioranza si riduce
Al Fatah vince le elezioni in Cisgiordania e a Gaza. Hamas riconosce la sconfitta.
6
maggio 2005
LA VITALITA’ CON CUI SERVITE IL PAPA E’ UN SEGNO
CHE LA CHIESA E’ VIVA E GIOVANE: COSI’ BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA
ALLE GUARDIE SVIZZERE, IN OCCASIONE DEL
GIURAMENTO DELLE RECLUTE, OGGI POMERIGGIO. IL PONTEFICE HA RINGRAZIATO LE
GUARDIE PER IL LORO SERVIZIO PREZIOSO ESORTANDOLE AD AVERE UNA SOLIDA FEDE E UN
CONVINCENTE STILE DI VITA CRISTIANA
- A
cura di Alessandro Gisotti e Gloria Fontana -
Sempre
al fianco del Pontefice per garantirne la sicurezza nell’adempimento del suo
Ministero Petrino. Benedetto XVI ha ringraziato stamani le Guardie Svizzere Pontificie
per il loro prezioso servizio. L’udienza assume un significato particolare,
giacché avviene nel giorno del giuramento delle nuove reclute, che si terrà
oggi pomeriggio nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico. Nel suo discorso
- pronunciato nelle tre lingue della Confederazione elvetica - il Santo Padre
ha lodato lo slancio giovanile delle Guardie Svizzere, segno che la Chiesa “è
giovane”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
(SEIT DEN ERSTEN STUNDEN MEINES PONTIFIKATES...)
Fin
dalle prime ore del mio Pontificato, siete fedelmente al mio fianco, con grande
costante disponibilità. E’ il grazie del Papa alle Guardie Svizzere, che da
cinque secoli permettono al Successore di Pietro di svolgere senza
preoccupazione il proprio servizio per la salvezza degli uomini e per il bene
dei popoli. Un pensiero speciale il Pontefice lo rivolge alle reclute nel
giorno in cui vengono ufficialmente
inserite nel Corpo istituito da Giulio II. Quindi, si sofferma sulla
dimensione ecclesiale della collaborazione offerta al Pastore della Chiesa
universale:
“Nella
persona del Papa voi servite la Chiesa intera; ponete al suo servizio il vostro
slancio giovanile, la vostra vitalità e freschezza interiore. Guardandovi, cari
amici, mi torna in mente quanto ho detto durante la celebrazione liturgica per
l’Inizio del mio Pontificato: ‘La Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane’”.
Il Papa
definisce le Guardie Svizzere un “piccolo esercito dai grandi ideali”.
(CES IDEAUX, QUI DONNENT VIE A
CET ESPRIT…)
Benedetto
XVI specifica questi ideali alla base di un servizio così importante: “solidità
nella fede cattolica, un convinto e convincente stile di vita cristiana,
fedeltà incrollabile e amore profondo per la Chiesa e il Vicario di Cristo,
coscienza e perseveranza nei compiti piccoli e grandi del servizio quotidiano,
coraggio e umiltà, altruismo ed umanità”. Il Papa non manca di rivolgersi ai
genitori delle nuove Guardie Svizzere, che affidano i figli all’intercessione
dei santi apostoli Pietro e Paolo. Ogni vero pellegrinaggio – è il richiamo di
Benedetto XVI – ci porta più vicini a Dio, che è la meta del nostro
peregrinare. L’augurio del Papa è allora a vivere un vero approfondimento della
fede e del legame con il Successore di Pietro, capo visibile della Chiesa
universale.
**********
Come accennato, si svolgerà nel pomeriggio di oggi il tradizionale
giuramento di 30 nuove Guardie Svizzere, nel cortile San Damaso. Le celebrazioni
sono iniziate stamani alle 7.30 nella Basilica Vaticana con la Santa Messa per
le Guardie e i loro familiari; quindi è stata la volta dell’atto commemorativo,
nel Cortile d’Onore del quartiere svizzero, con la deposizione di una corona di
alloro, davanti al monumento ai caduti, da parte del Comandante delle Guardie,
il colonnello Elmar Mäder. Dal canto suo, il sostituto della Segreteria di
Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, ha conferito le decorazioni militari agli
appartenenti al Corpo. Sull’importanza del giuramento, formulato con un rito
antico e pregno di significati spirituali, ascoltiamo la riflessione di mons.
Alois Jele, cappellano della Guardia Svizzera, intervistato da Stefano
Leszczynski.
**********
R. –
Ogni giuramento, in sé, è un atto religioso perché si invoca il nome del
Signore, si invoca il Signore come testimone per quanto si afferma. Questo è
sempre lo stesso significato: le Guardie invocano il Signore come testimone per
la loro promessa, di voler servire fedelmente il Santo Padre e se necessario
anche dare la vita in difesa della sacra persona del Santo Padre. Poi, anche il
motto della nostra icona spiega lo spirito che ci guida, quando citiamo San
Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la sua vita per i
suoi amici”.
D. –
Un rito antico: come ci si prepara ad affrontarlo?
R. –
Il mio compito è la preparazione spirituale, in quanto si tratta di un atto
anche religioso, in quanto il contenuto del loro giuramento è anche spirituale.
Loro imparano cosa significa agire in coscienza. Si parla anche del significato
della Chiesa, del significato del ministero di Pietro e dei suoi Successori,
perché se loro servono il Santo Padre devono anche comprendere il suo servizio;
e se servono la Chiesa devono anche avere un’idea di cosa è questa Chiesa ...
D. –
Cos’è che li spinge, oggi, ad arruolarsi nella Guardia Svizzera? Quali sono le
loro motivazioni?
R. – Le loro motivazioni
sono, spesso, personali. Le Guardie che sono venute a Roma hanno sempre stimato
il Papa. Sono molto contente del nuovo Papa, Benedetto XVI, e per me è sempre
stato impressionante vedere come siano disposti a dare la vita, se necessario.
Ricordo ancora il Natale 2001, dopo l’11 settembre, quando i servizi segreti
parlavano di un possibile, imminente attentato al Vaticano, alla sacra persona
del Santo Padre: li ho preparati io, spiritualmente, affinché fossero pronti
all’eventualità di un tale attacco.
**********
IL
SUDAFRICA SIA UN FATTORE DI PACE PER IL CONTINENTE.
L’AUSPICIO DI BENEDETTO
XVI NELL’UDIENZA
AL PRESIDENTE
SUDAFRICANO, THABO MBEKI
- A cura di Alessandro
De Carolis -
Il Sudafrica una nazione-guida per la pace nel continente.
E’ quanto ha detto Benedetto XVI che nella tarda mattinata di oggi ha ricevuto
in udienza il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, accompagnato da un piccolo
seguito. Nella seconda udienza a un capo di Stato, dopo quella al presidente
italiano Ciampi, il Papa – riferisce una nota della Sala Stampa vaticana – “ha
evidenziato il ruolo che la Repubblica del Sudafrica può svolgere come fattore
di pace in tutto il Continente. Ha inoltre sottolineato la responsabilità della
Chiesa nella promozione dei valori morali nella Repubblica sudafricana e nel
mondo”. Da parte sua, prosegue la nota, il presidente del Sudafrica ha
illustrato al Pontefice “la situazione del Sudafrica, in relazione anche al
continente africano”.
Già nel suo messaggio di
felicitazioni per l’elezione di Benedetto XVI, Mbeki aveva definito la Chiesa
cattolica “un potente alleato” contro il razzismo e nella “lotta per un’Africa
migliore e un mondo migliore”. Attualmente il Sudafrica, che Thabo Mbeki guida
da quasi sei anni, ha una popolazione di oltre 40 milioni di persone, per la
stragrande maggioranza neri di etnia bantu e zulu, mentre i bianchi sono circa
il 10%. Variegato anche il panorama religioso: i protestanti sono il 30%, di poco
inferiore la cifra di coloro che professano religioni animiste e tradizionali.
I cattolici raggiungono circa l’8%.
Dopo la tappa romana, il
presidente sudafricano proseguirà per Venezia, dove sarà uno dei principali
relatori all’European, Middle East and Africa (EMEA) Ceo Summit, che vede
riuniti fino a domani i maggiori esponenti dell'alta finanza in rappresentanza
delle principali aziende di Africa, Europa e Medio Oriente.
ALTRE UDIENZE
Stamane il Papa ha ricevuto
anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale dello Sri Lanka, in visita “ad
Limina”: mons. Anthony Leopold Raymond
Peiris, vescovo di Kurunegala; mons. Rayappu Joseph, vescovo di
Mannar; mons. Joseph Kingsley Swampillai, vescovo di Trincomalee-Batticaloa.
IL PAPA ACCOLTO IERI
POMERIGGIO CON ENTUSIASMO A CASTEL GANDOLFO,
NELLA PRIMA VISITA DI BENEDETTO XVI ALLA RESIDENZA
ESTIVA PONTIFICIA
Emozione
ieri pomeriggio a Castel Gandolfo per la prima visita di Benedetto XVI alla
residenza estiva del Papa. Il Pontefice è stato accolto dalle autorità civili e
religiose locali ed ha incontrato il personale delle Ville Pontificie. Poi, dal
Palazzo Apostolico, il saluto agli oltre mille fedeli radunatisi nella piazza
antistante. Il servizio di Giancarlo La Vella:
**********
“Cari fratelli
e sorelle! Sono venuto quest'oggi ad incontrarvi per la prima volta, cari amici
di Castel Gandolfo. Grazie per la vostra presenza e per la vostra cordialità”.
Si è
scatenato subito l’entusiasmo tra i castellani – come sono detti gli abitanti
di Castel Gandolfo – quando ieri, quasi alle ore 17.00, il “Papa nuovo” si è
affacciato da quella che, dal XVII secolo, è la residenza estiva dei Papi: il
luogo dove – ha detto il Pontefice quasi a voler rassicurare i presenti – ha
intenzione di tornare presto:
“Il motivo
dell'odierna visita è di prendere contatto con il Palazzo apo-stolico e le
Ville pontificie dove, a Dio piacendo, è mia intenzione di trascorrere i mesi
dell'estate, come facevano i miei venerati Predecessori. E' pertanto il primo
di molti altri appuntamenti che spero di avere con voi in questa vostra bella
cittadina”.
E il feeling
tra i locali e il loro illustre concittadino, dopo questo primo atteso incontro
al Vaticano Due, per dirla con le parole di Giovanni Paolo II, si è percepito
immediatamente dal calore e dai saluti affettuosi rivolti al Santo Padre:
R. –
Raccogliamo con piacere quello che lui ha chiesto a Roma, ha detto: “Aiutatemi
con le vostre preghiere nella mia missione”. Noi castellani abbiamo raccolto il
suo invito e pregheremo sempre il Signore!
R. –
E’ stata un’ottima impressione, anche perché è una ricarica dal punto di vista
spirituale. Tutti gli incontri, ma specialmente quelli con il Santo Padre, sono
di grande vitalità.
Ma
sono stati i giovani a tributare al Papa, più volte interrotto dagli applausi,
il saluto più affettuoso.
R. –
A parte il timore, all’inizio, del nuovo Papa, chissà chi sarà ... Però, veramente,
lo sentiamo anche vicino a noi giovani!
R. –
E’ un punto di riferimento per noi giovani e quindi lo aspettiamo a Colonia!
R. –
Sicuramente c’è molta contentezza, e molta serenità perché la trasmette. Se già
dalle prime cose si fa amare, va bene!
Poi
Benedetto XVI ha rivolto il suo saluto al segretario di Stato, cardinale Angelo
Sodano, al vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, al parroco e ai
sacerdoti di Castel Gandolfo, al direttore delle Ville Pontificie, dott.
Saverio Petrillo, e a tutti “coloro che vi lavorano e ne assicurano il quotidiano
funzionamento”; quindi al sindaco, al Consiglio comunale e a tutta la cittadinanza
castellana, così “accogliente con turisti e con i pellegrini”, alla quale il
Papa ha rivolto un pensiero particolare:
“A
tutti i castellani, il mio più cordiale augurio di serenità e di pace”.
Infine
un saluto che vuole essere anche una promessa:
“Grazie
e arrivederci quanto prima!”.
(applausi)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo “la gloriosa tradizione di un piccolo esercito dai
grandi ideali”. Benedetto XVI riceve in udienza la Guardia Svizzera Pontificia
e rievoca lo spirito dell’alta missione svolta da quasi cinque secoli al
servizio del Papa e della Chiesa.
La prima visita di Benedetto XVI a Castel Gandolfo: nel pomeriggio di giovedì 5
maggio, solennità dell’Ascensione del Signore.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata al tema dell’Eucaristia.
Nelle
estere, Iraq: persistono le violenze; uccisi sette poliziotti a Tikrit, trovati
undici cadaveri a Nord di Baghdad.
Gran
Bretagna: i laburisti vincono le elezioni legislative.
Nella
pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi dal titolo ‘La metafisica
dell’Esodo’”: un saggio su filosofia e rivelazione in Etienne Gilson.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la vicenda-Calipari. “Non c'è dolo, ma colpa”.
Gli interventi del Premier in Parlamento – “Resta l’amicizia con gli USA”.
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6 maggio 2005
UN RICORDO DEL CARDINALE MINDSZENTY A TRENTA ANNI
DALLA MORTE
- Intervista con l’avvocato Andrea Ambrosi -
Oggi, 6 maggio, ricorre il
trentesimo anniversario della morte del cardinale Jòzsef Mindszenty
(1892-1975), avvenuta a Vienna, dove aveva trascorso gli ultimi anni della sua
vita. Arcivescovo di Esztergom, in Ungheria, creato cardinale nel 1946 da Pio
XII, venne fatto arrestare dal governo comunista ungherese nel dicembre 1948,
sottoposto a giudizio e condannato al carcere a vita. Durante l’insurrezione in
Ungheria fu liberato il 30 ottobre 1956 e, dopo l’invasione sovietica di cinque
giorni dopo, trovò asilo politico all’ambasciata degli Stati Uniti a Budapest.
Su richiesta di Paolo VI lasciò l’Ungheria il 28 settembre del 1971 per
trasferirsi a Vienna, dove rimase fino alla morte. Le sue spoglie mortali
riposano ora nella cripta della Basilica di Estergom. E’ in corso la causa di
beatificazione e, proprio al postulatore, l’avvocato Andrea Ambrosi, Giovanni
Peduto ha chiesto chi era il cardinale Mindszenty:
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R. – Il cardinale Mindszenty ha
incarnato, negli anni più bui della storia della Chiesa e dello Stato
ungherese, la più solida ancora di salvezza capace di resistere ai più terribili
nemici della pace e della libertà. Mi vengono in mente queste significative parole
che il Santo Padre Giovanni Paolo II ebbe a pronunciare: “ ... ha lasciato una
luminosa testimonianza di fedeltà alla Chiesa e di amore alla Patria. Il suo
amore e il suo ricordo rimarranno sempre una benedizione”.
D. – Come ha vissuto la sua fede
in un regime comunista?
R. – Pochi giorni dopo l’arresto
del cardinale Mindszenty da parte del governo comunista, avvenuto ad Esztergom
il 26 dicembre 1948, esattamente il 2 gennaio 1949, Pio XII a sottolineare
l’infondata accusa e poi l’iniqua condanna, ha pronunciato queste mirabili parole
che fotografano l’essenza dell’eroica fede del grande Primate d’Ungheria: “Noi
conosciamo – il Santo Padre scrisse all’episcopato ungherese – i meriti di
quest’ottimo pastore; conosciamo la tenacia e l’illibatezza della sua fede;
conosciamo la sua fortezza apostolica nel tutelare l’integrità della dottrina
cristiana e nel rivendicare i sacri diritti della religione”.
D. – Come è ricordato oggi in
Ungheria il cardinale Mindszenty?
R. – La sua vita è stata
veramente una vita esemplare e santa: così è ricordato da tutti. La sua fede in
Dio non ha mai barcollato, neanche nei tempi più difficili. Si era assunto il
martirio per la sua fede, per la sua Chiesa e per i suoi fedeli, ed ha
perdonato tutto a tutti sebbene gli abbiano fatto delle cose assolutamente
straordinarie per crudeltà.
D. – Alcune espressioni di
questo cardinale, che particolarmente colpiscono, e soprattutto: quale
messaggio ci lascia?
R. – Sono significative e ancora
rimaste nella memoria di tutti, le parole che lui ebbe a scrivere nella Lettera
pastorale del 18 novembre 1948, in cui diceva: “Io resto saldo nelle mie
posizioni per Dio, per la Chiesa e per la Patria, perché questo è il dovere che
mi impone la storia nel servizio del mio popolo, il più derelitto tra tutti i
popoli di questo mondo. Di fronte alle sofferenze della mia nazione, la mia
stessa sorte non ha importanza”. E concluse: “Non accuso i miei persecutori;
perdono loro di tutto cuore”.
D. – Quindi un messaggio di
perdono, un messaggio di pace ...
R. - ... di perdono, sì, di
pace, che continua a perpetuarsi e che gli assicura veramente un posto tra i
grandi nella storia della Chiesa.
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IN MOSTRA A RIMINI LA STORIA DELL’IMPERATORE
COSTANTINO
- Intervista con Giovanni Gentile -
250 opere d’arte, provenienti da
musei di tutta Europa ricostruiscono la vicenda di Costantino, l’uomo che sancì
la libertà religiosa nell’impero romano, lo riunificò, fondò Costantinopoli.
Organizzata dal Meeting per l’Amicizia fra i popoli, la mostra viene ospitata a
Castel Sismondo, a Rimini, fino al 4 settembre ed ha come titolo e filo
conduttore: “Costantino il Grande, la civiltà antica al bivio tra Occidente ed
Oriente”. Il servizio di Debora Donnini:
*********
Ciascuno potrà seguire la
religione più adatta alla propria coscienza: lo stabilisce l’editto di
Costantino. Siamo nel 313 d.C. a Roma. L’anno prima Costantino ha vinto la
battaglia contro Massenzio. Su scudi ed elmi ha fatto riportare il
cristogramma, il simbolo formato dalle lettere greche XP sovrapposte e cioè le
lettere iniziali del nome di Cristo.
Con questo segno vincerai, era
il messaggio della visione ricevuta ed in effetti la vittoria a Pone Milvio
c’era stata. Non più persecuzione, dunque, per i cristiani, non più solo tolleranza,
ma libertà, come conferma il coordinatore scientifico della mostra, Giovanni
Gentile:
“Il tema più interessante che con Costantino di fatto scaturisce ci è
parso essere quello della libertà del rapporto tra la persona e Dio”.
Affreschi,
mosaici, ritratti marmorei, preziosi oggetti in oro e argento raccontano la
storia di questo imperatore condottiero, che riformò anche economicamente
l’impero creando il solidus, o soldo, antesignano dell’Euro. Ma Costantino è
passato alla storia soprattutto per la libertà concessa al Cristianesimo. Sulla
sua conversione ancora Giovanni Gentile:
“Sono assolutamente d’accordo con la lettura che
una grande storica della romanità, Marta Sordi, fa degli eventi immediatamente
successivi alla vittoria riportata da Costantino a Ponte Milvio. Come tutti
sappiamo, Costantino entra in Roma trionfatore, ma il suo trionfo è un trionfo
anomalo rispetto a quelli secolari della tradizione romana. Rifiuta infatti di
salire al Campidoglio per dare omaggio a Giove. Marta Sordi legge il atto come
una conversione in senso romano. Costantino, cioè, si mette dalla parte del Dio
vincitore. Sicuramente 25 anni dopo, quando riceve il battesimo pochi giorni
prima di morire - muore di fatto come un umile cristiano rifiutando di
indossare la porpora, ma mantenendo la veste bianca dei catecumeni – Costantino
è convertito anche nell’animo”.
A
cavallo tra II e IV secolo si situa dunque la vita dell’imperatore Costantino
che ha dato una svolta decisiva all’Europa e al mondo occidentale.
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6 maggio 2005
ACCORDO TRA STATI UNITI E VIETNAM IN TEMA DI LIBERTÀ
RELIGIOSA.
L’INTESA SEGUE L’ANNUNCIO DI UNA VISITA
DEL PREMIER VIETNAMITA
IN GIUGNO A WASHINGTON
- A cura di Roberta
Gisotti -
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WASHINGTON. = La notizia segue
di poco l’annuncio fatto ieri da Hanoi di un viaggio storico che il premier
vietnamita compirà a Washington. E stamane la conferma da parte americana che
l’incontro alla Casa Bianca tra Phan Van Khai e il presidente Bush avverrà il
21 giugno. Sarà la prima visita di un capo di governo vietnamita da 30 anni. E
i risultati del disgelo già si vedono con questo accordo sulla libertà di
religione, che è stato illustrato dall’ambasciatore statunitense incaricato
delle questioni di fede nel mondo, John Hanford. In particolare il diplomatico
ha riferito che “nelle ultime settimane il Vietnam ha proibito la pratica delle
rinunce forzate alla fede, ha rilasciato diversi prigionieri di coscienza ed è
tornato a consentire la riapertura di chiese che erano state chiuse”. Soprattutto
il Paese asiatico – ha detto Hanford - “ha emanato significative riforme
legislative che promettono miglioramenti in questo campo nel prossimo futuro”.
Hanford ha però sottolineato che “restano ancora da fare passi importanti” e
gli Stati Uniti “continueranno a sorvegliare da vicino l’intero processo”,
considerato che il Vietnam era stato inserito lo scorso anno dagli americani nella
lista delle Nazioni che destano “particolare preoccupazione in materia di
libertà di culto”. L’accordo che affronta “un numero rilevante di questioni
religiose”, è stato già oggi oggetto di colloqui tra il vicesegretario di Stato
Usa ad Hanoi, Robert Zoellick, con alcuni responsabili vietnamiti.
**********
DUE
GIORNATE DEDICATE AL TEMA “TECNOLOGIA DIGITALE E LOTTA ALLA POVERTA’”:
SI
TERRA’ IL 12 E IL 13 MAGGIO, NELLA SEDE ONU DI NEW YORK
E A
MILANO PRESSO IL POLITECNICO E L’UNIVERSITA’ CATTOLICA
LA
QUINTA EDIZIONE DELLA CONFERENZA MONDIALE ‘INFOPOVERTY’
NEW YORK/MILANO. = Si terrà il 12 e il 13 maggio
prossimi la quinta edizione di “Infopoverty” la Conferenza mondiale su povertà
e informazione. L’assise sarà ospitata a New York, presso la sede dell'Onu, e a
Milano presso il Politecnico e l’Università Cattolica. Sono inoltre previsti
collegamenti in videoconferenza con Baghdad, Muhura in Ruanda, con la comunità
Navajo a Window Rock in Arizona, Pechino, Parigi e con il villaggio tunisino di
Bory Touil. La conferenza ha per tema quest'anno “Tecnologia digitale e lotta
alla povertà”. Oltre alle due Università milanesi, fanno parte del programma
diversi altri enti tra cui il Parlamento europeo, l’Università dell’Oklahoma,
il Centro informazioni delle Nazioni Unite di Bruxelles, l’Osservatorio per la
comunicazione culturale e audiovisiva (OCCAM) e l’UNESCO. Scopo della
conferenza - hanno spiegato gli organizzatori - è quello di sostenere lo sviluppo delle comunità più disagiate
attraverso un uso sempre più puntuale delle nuove tecnologie e
dell’informazione digitale. “Dobbiamo lavorare - ha spiegato Maria Grazia
Cavenaghi-Smith, direttore dell’Ufficio a Milano del Parlamento Europeo -
affinché la rivoluzione digitale possa diventare uno strumento per uno sviluppo
sostenibile che dia alle comunità la capacità di promuoversi come soggetti
socio-economicamente validi”. Alla due giorni di lavori, è prevista, tra
l’altro, una sorta di sessione del Parlamento Europeo a Milano, presenti deputati
europei di tutti gli schieramenti politici.
(R.G.)
IL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CARLO AZEGLIO CIAMPI,
HA RICEVUTO IERI, AD AQUISGRANA,
IL PREMIO CARLO MAGNO. IL SUO APPELLO:
“FATTA L’EUROPA, DOBBIAMO FARE
GLI EUROPEI”
AQUISGRANA. = Il presidente della Repubblica
italiana, Carlo Azeglio Ciampi, è stato insignito ieri, ad Aquisgrana, del
Premio Carlo Magno, per essere stato guida, consigliere e maestro dell’Europa,
grande statista e mediatore tra i popoli. Il presidente, nel discorso
pronunciato per l’occasione, ha affermato che l’Europa unita è un cantiere
aperto, è un grande progetto nato 60 anni fa sulle rovine della guerra, che ha
già realizzato dei passi importantissimi per il suo sviluppo: il mercato
interno, l’abolizione delle frontiere, il Parlamento europeo, la moneta unica e
l’unificazione graduale del sistema giudiziario, estendendo la prosperità
“anche ai popoli più poveri del continente”. Ad ascoltare le sue parole, sul
podio d’onore, altri vincitori dello stesso premio negli anni scorsi, tra cui
il re Juan Carlos, l’ex presidente del Parlamento europeo Pat Cox e il
presidente della BCE (Banca Centrale Europea). Ciampi ha inoltre ricordato che
il primo terreno d’impegno è la politica estera, “l’Europa dovrebbe parlare con
una sola voce”, ha detto e il suo appello è stato: “Fatta l’Europa dobbiamo
impegnarci a fare gli europei”. “L’ Europa - ha poi continuato il capo dello
Stato - ha bisogno di essere identificata come uno spazio di civiltà comune, ha
bisogno di vivere con orgoglio diversità che sono parte di un condiviso retaggio,
tessere di un solo grande mosaico di civiltà”, ed ha sottolineato anche
l’importanza del ruolo dei giovani chiamati a dare “nuovo slancio alla
realizzazione piena dell’unione”. La storia del Premio di Aquisgrana, ideato
per dare un riconoscimento ai grandi europeisti, è piena di nomi importanti:
Giovanni Paolo II, Mitterand e Kohl, Monnet e Adenauer, Kissinger e Tony Blair.
Fra gli italiani De Gasperi, Segni ed Emilio Colombo. Nel 2002 fu la volta
dell’euro che ha sancito l’unione monetaria del continente, forse il più grande
passo in avanti sulla via dell’integrazione dai trattati di Roma del 1957.
(M.V.S.)
L’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE HA
RATIFICATO IERI
LA NOMINA DELL’EX MINISTRO TURCO DELLE FINANZE,
KEMAL DERVIS,
ALLA GUIDA DEL PROGRAMMA DELL’ONU PER LO SVILUPPO
(UNDP)
NEW YORK. = L’Assemblea Generale
dell’ONU ha ratificato ieri la nomina dell’ex ministro delle Finanze turco,
Kemal Dervis, alla guida dell’UNDP, il Programma dell'ONU per lo sviluppo.
Finora l’UNDP era stato guidato da Mark Malloch Brown, attuale capo di
gabinetto di Kofi Annan. Dervis, che ha 56 anni, era stato nominato il 26 aprile
da Annan. E’ stato per due anni ministro delle finanze di Ankara, dopo 22 anni
passati alla Banca Mondiale. La carica ai vertici dell’UNDP ha mandato
quadriennale ed è considerata tra le più influenti al Palazzo di Vetro.
(R.G.)
PRESENTATO A ROMA IL PROGETTO
“ARCADIS” PER IL LANCIO DI UNA RETE EUROPEA FINALIZZATA ALL’INSERIMENTO
LAVORATIVO DELLE PERSONE DISABILI.
L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA DALLA
COOPERATIVA ELECOM
IN COLLABORAZIONE CON IL
MINISTERO DEL WELFARE
ROMA. = Una rete europea per
l’inserimento lavorativo delle persone diversamente abili. E’ l’obiettivo del
progetto ‘Arcadis’, realizzato da Elecom, cooperativa sociale integrata con
sede a Roma, dove lavorano su progetti ad alta
qualificazione nel campo elettronico circa novanta persone, cinquanta
delle quali disabili. Il progetto, nato nel corso dell'Anno europeo delle
persone con disabilità e grazie ad una Convenzione con il ministero italiano
del Welfare, mette a confronto diverse esperienze europee, creando una rete
stabile di operatori interessati. Di integrazione lavorativa dei soggetti
disabili e del ruolo della cooperazione sociale, si è parlato ieri mattina a
Roma, durante un Convegno presso l’Associazione generale cooperative italiane
(AGCI)) al quale hanno partecipato, tra gli altri, Giovanni Daverio, direttore
generale del ministero del Welfare, Moreno Paggi, presidente di Elecom e Laura
Pagliaro, presidente di AGCI solidarietà che ha evidenziato la sfida che il
mondo del lavoro ha di fronte nella promozione dell'occupazione dei diversamente
abili. “Oggi in Italia - ha detto Pagliaro - ci sono più di 2.300 cooperative
di tipo sociale, con 267 mila soci, 223 mila persone remunerate, 31 mila
volontari, 24 mila soggetti svantaggiati, che seguono un percorso di
inserimento lavorativo e hanno un fatturato che raggiunge i 5 miliardi di euro.
E si tratta di imprese fortemente sensibili verso il tessuto socio-economico di
appartenenza. Nei fatti, la cooperazione sociale è diventata un soggetto di
politiche attive non solo sociali, ma anche del lavoro”. Ma le cooperative
sociali rappresentano anche un mondo imprenditoriale. “La quasi totalità dei
lavoratori inseriti nelle cooperative sociali - ha ricordato Pagliaro - ha un
contratto a tempo indeterminato full-time (51%) o part-time (43%). Il che
significa che sono integrati in forma stabile nell'impresa. Inoltre, i disabili
costituiscono circa il 12% dei lavoratori inseriti, mentre le persone con problemi
sociali, come la tossicodipendenza, il 49%. Le persone con problemi di salute
mentale occupate, invece, sono circa il 22,5%”. (R.G.)
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6
maggio 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Nel Regno Unito, Tony Blair è il
primo capo di governo laburista ad aver conquistato un terzo mandato
consecutivo. Nelle elezioni di ieri per il rinnovo della Camera dei Comuni,
Blair ha però pagato a caro prezzo l’impopolare intervento militare in Iraq. Il
leader del partito dei conservatori, Michael Howard, ha annunciato intanto le
proprie dimissioni, precisando di voler comunque restare al suo posto finchè
non verrà scelto un nuovo leader. Da Londra, Sagida Syed:
**********
E’
già stato ricevuto dalla regina e si prepara a fare un rimpasto di governo il
leader laburista, riconfermato primo ministro per la terza volta consecutiva.
Pur avendo vinto a soli cinque punti dai conservatori, con il 37 per cento
delle preferenze, Blair ha ammesso, commentando l’esito delle elezioni a caldo,
che la guerra in Iraq è stato l’elemento principale di dissenso della base
laburista. Ha quindi tracciato le linee del suo terzo mandato: sanità,
occupazione e lotta alla criminalità. Il premier, che proprio oggi compie 52
anni, ha anche aggiunto che i britannici hanno votato Labour, anche se con
maggioranza ridotta, pur di evitare il ritorno dei conservatori di Michael
Howard. Poco entusiasta dei risultati anche la stampa di sinistra: per il
quotidiano Guardian questa è la “vittoria senza gioia”; per l’Indipendent
si tratta di “una grigia performance che getta un’ombra sulla vittoria”; il
Times parla di “un ritorno zoppicante a Downing Street” e dice che al
quartier generale laburista si sta già discutendo il futuro di Blair. A succedergli
potrebbe essere il cancelliere dello scacchiere, Gordon Brown, che si è
conquistato le simpatie del popolo laburista per le ottime scelte in campo
economico e per non aver mai abbracciato apertamente la causa della guerra in
Iraq.
Da
Londra, per la Radio Vaticana, Sapida Syed.
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Come interpretare questa
conferma di Blair per un terzo mandato, ma con una maggioranza molto ridotta?
Risponde Alessio Altichieri, corrispondente da Londra del Corriere della Sera,
intervistato da Giada Aquilino:
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R. – È stato confermato il
blocco sociale che Blair ha creato in questi anni con Gordon Brown, il
cancelliere dello scacchiere, cioè il blocco dei giovani laburisti che vogliono
uno Stato maggiormente assistenziale, rispetto a quello profilato dai
conservatori. È stata però una conferma con tante smagliature a cominciare
dall’Iraq, ma anche con una certa fatica di chi è stato al potere per 8 anni.
Quindi Tony Blair torna a Downing Street, ma molto più indebolito: si apre una
stagione di instabilità, cioè proprio il contrario di quello che voleva il
premier.
D. –
Se per governare non ha bisogno dell’opposizione, ora Blair dovrà fare i conti
con Gordon Brown, che potrebbe inserire nel nuovo governo molti suoi uomini…
R. –
Tony Blair, anche a causa dell’atteggiamento non sempre amichevole nei
confronti del suo partito, ha circa una cinquantina di deputati nello stesso
Labour Party che vota costantemente contro di lui: dalle tasse universitarie,
all’Iraq, a qualsiasi altro argomento. E 50 deputati contro possono aprire
delle imboscate ad ogni votazione. Blair avrà quindi molte difficoltà a far
passare i suoi provvedimenti ai Comuni. La soluzione più semplice sarebbe
quella di passare la mano a Gordon Brown, il quale non ha grandi antipatie nel
partito: è molto più amato di Tony Blair.
D. –
Si profila quindi una staffetta a metà mandato con Brown?
R. –
E’ ancora un po’ presto per dirlo, però guardando nel futuro si pensa che
l’occasione per una scelta definitiva potrebbe essere il referendum sulla
Costituzione europea, che si dovrebbe tenere entro il 2006. Si vedrà innanzitutto
che cosa accadrà in Francia: se Oltremanica si voterà “sì” nel referendum di
fine maggio, anche per la Gran Bretagna la data della consultazione diventerà
l’occasione principale per un chiarimento. Stando così le cose, è
difficilissimo però che Blair riesca a vincere il referendum sulla Costituzione
europea. Avrebbe bisogno certamente dell’aiuto di Gordon Brown, come ne ha
avuto bisogno in queste elezioni per tenersi a galla. Se perdesse il
referendum, probabilmente Tony Blair uscirebbe di scena negativamente. Eppure
ha fatto di tutto: ha annunciato la sua uscita in anticipo forse proprio per
non dover finire la sua carriera con una sconfitta.
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Nel Territori Palestinesi il
partito guidato dal presidente palestinese, Abu Mazen, Al Fatah, ha sconfitto
lo schieramento integralista islamico ‘Hamas’ alle elezioni municipali svoltesi
ieri in Cisgiordania e a Gaza. Sul terreno, intanto, militanti palestinesi
hanno lanciato quattro razzi Qassam contro la città israeliana di Sderot senza
fortunatamente provocare vittime. Sulle elezioni nei Territori palestinesi,
ascoltiamo il nostro servizio:
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Il partito di Al Fatah, fondato
da Yasser Arafat, ha vinto le municipali contenendo la recente crescita di
consensi del movimento integralista Hamas. Si è votato per eleggere i
consiglieri municipali di 76 circoscrizioni in Cisgiordania e di 8 comuni nella
striscia di Gaza. I risultati ufficiali saranno comunicati domenica prossima.
Secondo dati ancora provvisori, lo schieramento guidato dal presidente palestinese,
Abu Mazen ha ottenuto quasi il 60 per cento dei voti. Gli integralisti di Hamas
hanno conseguito, invece, più del 30 per cento delle preferenze. Lo ha reso
noto la commissione elettorale, precisando che Al Fatah ha vinto, finora, in almeno 50
consigli comunali e Hamas in 24. Gli altri seggi sono stati conquistati da
candidati indipendenti e da esponenti di sinistra. Mentre prosegue lo
spoglio delle schede, il portavoce del movimento estremista rimarca le vittorie
conseguite a Rafah e a Kalkiliya. Hamas ha anche riconosciuto la sconfitta e ha
dichiarato che intende rispettare i risultati delle elezioni, considerate nei
Territori un test cruciale. La consultazione costituisce, infatti, un
importante indicatore sull’orientamento dell’opinione pubblica palestinese
prima delle prossime elezioni parlamentari del 17 luglio. All’appuntamento di
ieri si sono presentati più di 2500 candidati, tra i quali quasi 400 donne.
L’affluenza è stata del 70 per cento in Cisgiordania e dell’80 per cento a
Gaza. Si è votato anche a Rafah e nei campi profughi.
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Le
elezioni politiche in Libano si svolgeranno il 29 maggio e le tre domeniche
successive, così come prevede la contestata legge elettorale voluta nel 2000
dai filo-siriani. Il decreto per il voto è stato firmato ieri dal presidente,
Emile Lahoud. Intanto, il Tribunale penale di Beirut ha revocato il mandato di
arresto emesso nel 2004 contro il generale Aoun, ex comandante dell’esercito
libanese.
Nuovo
sanguinoso attentato in Iraq. Un’autobomba è esplosa nel nord del Paese, a
Tikrit, provocando la morte di dodici persone nei pressi di un posto di blocco
dell’esercito. Fonti della polizia hanno reso noto, inoltre, che a nord di
Baghdad sono stati rinvenuti i cadaveri di 14 persone. Il quotidiano americano
‘Washington
Post’ ha rivelato, intanto, che il leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al
Zarqawi, potrebbe essere malato o ferito.
Gli Stati Uniti hanno deciso di
prorogare le sanzioni, essenzialmente economiche, in vigore nei confronti della
Siria, Paese accusato da Washington di appoggiare il terrorismo internazionale
e di tentare di destabilizzare l’Iraq. In una lettera trasmessa al Senato, il
presidente statunitense, George Bush, non annuncia, inoltre, nessuna scadenza
dell’embargo. Le sanzioni riguardano, tra l’altro, limiti alle relazioni tra
gli Stati Uniti e la Banca Commerciale della Siria e l’interdizione di voli
aerei tra i due Paesi.
Inizia oggi la terza
missione diplomatica in Europa del presidente
americano George Bush. Il capo della Casa Bianca si recherà nel pomeriggio
in Lettonia, dove incontrerà anche i presidenti di Lituania ed Estonia. Durante
il viaggio in Europa, sono previste visite anche in Olanda, Russia e Georgia.
Il prossimo 9 maggio, il presidente americano sarà poi a Mosca per
festeggiare insieme con i capi di Stato di 50 Paesi il 60.mo anniversario della
sconfitta della Germania nazista. Prima di partire per l’Europa, Bush ha
anche telefonato al presidente cinese, Hu Jintao, auspicando l’apertura di un
dialogo tra il governo di Pechino e Taiwan.
Il presidente polacco,
Aleksander Kwasniewski, ha respinto le dimissioni del primo ministro Marek Belka,
annunciate ieri e presentate questa mattina. Belka ha manifestato l’intenzione
di volersi dimettere dopo la bocciatura, ieri, della mozione presentata dai
partiti dell’opposizione per chiedere lo scioglimento del Parlamento e quindi
elezioni anticipate.
In Indonesia è stato
accertato il quinto caso di polio. Le autorità del Paese, che non nascondono i
timori di una possibile propagazione della malattia, hanno già lanciato una
campagna di vaccinazione estesa a cinque milioni di bambini. Tutti e cinque i
casi sono stati nello stesso distretto, quello di Sukabumi, nella parte
occidentale dell'isola di Java. Il virus della poliomelite potrebbe essere
stato portato nell’isola da fedeli musulmani di ritorno dal pellegrinaggio in
Arabia Saudita.
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