RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
125 - Testo della trasmissione di giovedì 5 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Evangelizzare il Pacifico attraverso i mass media: è l’obiettivo della Chiesa delle Isole Salomone
In Iraq almeno 25 morti
in tre attentati a Baghdad. Giappone e Bulgaria annunciano il ritiro delle truppe
In Israele e in Polonia
si commemora l’Olocausto. Intanto nei territori palestinesi il voto per le
municipali.
5 maggio 2005
OGGI
POMERIGGIO BENEDETTO XVI IN VISITA
AL PALAZZO E ALLE VILLE
PONTIFICIE DI CASTEL GANDOLFO
- Intervista con Saverio
Petrillo -
Attesa
a Castel Gandolfo dove nel pomeriggio si recherà Benedetto XVI per la prima
visita alla sua residenza estiva. Al suo arrivo, previsto alle ore 16.00,
saluterà il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, il parroco, il sindaco
ed il Consiglio comunale di Castel Gandolfo, nonché i dipendenti delle Ville
Pontificie. Quindi visiterà il Palazzo e ci si aspetta che si affacci dalla
finestra centrale del Palazzo Apostolico.
Intorno alle 19.00 il Papa farà rientro in Vaticano. Ma ascoltiamo cosa
significhi per i cittadini di Castel Gandolfo questa visita nell’intervista di
Giovanni Peduto con il direttore delle Ville Pontificie, il dottor Saverio
Petrillo:
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R. – E’ una lieta e felice
occasione per dare il benvenuto al nuovo Papa, al cittadino più illustre che
viene, dopo i giorni del lutto e dell’attesa, a visitare e, per così dire, a
riaprire questa sua residenza. Ricordo che anche i Papi Giovanni XXIII e
Giovanni Paolo II vennero a Castel Gandolfo alcuni giorni dopo la loro
elezione.
D. – A suo parere, cosa amano,
in particolare, i Papi di Castel Gandolfo?
R. – Penso, innanzitutto, la
quiete che permette di lavorare e meditare lontano dalla vita affannosa della
città. Già Papa Benedetto XIV Lambertini, in una lettera al cardinale Alberoni,
scriveva che ‘solo a Castel Gandolfo gli era possibile tirare fuori l’anima dal
torchio’. Ed è a tutti noto che tante delle opere di Papa Giovanni Paolo II
sono state scritte o hanno avuto la loro necessaria incubazione a Castel
Gandolfo.
D. – Lei, dott. Petrillo, ha
modo di parlare con gli abitanti di Castel Gandolfo. Cosa vuol dire, per loro,
avere per concittadino il Papa?
R. - E’ un onore grandissimo
connesso alla fierezza di un privilegio plurisecolare. Il rapporto di amore dei
Papi con la città di Castel Gandolfo non si è mai interrotto, nemmeno nei 60
anni della clausura dopo la presa di Roma, quando i Papi non vennero a Castel
Gandolfo. Infatti, sono varie le realizzazioni volute qui da Leone XIII, San
Pio X e Benedetto XV a vantaggio della cittadina.
D. – Qual è, in breve, la storia
di questa residenza del Papa?
R. – La residenza sorge sulle
rovine della Villa dell’Imperatore Domiziano. Nel Medioevo fu costruita su
questi luoghi, dalla famiglia Gandulfi una piccola fortezza quadrata con alte
mura merlate che, poi, entrò nel dominio dei Savelli. Nel 1604 la Rocca passò
alla Santa Sede. Urbano VIII elesse Castel Gandolfo residenza estiva dei
Pontefici. Papa Benedetto XVI sarà il 15.mo Papa a soggiornare a Castel Gandolfo.
Il Palazzo è un edificio dall’architettura severa, posto sopra un’altura che
consente alla vista di spaziare verso il mare, di contemplare la città di Roma
e di affacciarsi sul lago di Albano. Ampie zone di verde e di giardini
all’italiana costituiscono una naturale cornice al complesso.
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5
maggio 2005
L’ASSENZA
DI DOLO NON ESCLUDE LA COLPA: COSI’ SILVIO BERLUSCONI
NEL SUO
INTERVENTO AL PARLAMENTO SULLA MORTE
DI NICOLA
CALIPARI. IL PREMIER HA RIBADITO LA SOLIDITA’ DELL’ALLEANZA
CON GLI
STATI UNITI E HA NEGATO L’ESISTENZA DI UN NESSO
TRA IL
RUOLO ITALIANO IN IRAQ E L’UCCISIONE DEL FUNZIONARIO DEL SISMI
- Ai nostri
microfoni, il prof. Giuseppe Mammarella -
“L’assenza di
un dolo non esclude una colpa”. E’ quanto affermato dal premier italiano Silvio
Berlusconi nel suo intervento prima alla Camera e poi al Senato sulla vicenda
Calipari. Discorso che ha messo l’accento sulle divergenze tra la relazione
italiana e quella americana sulla morte in Iraq del funzionario del Sismi, dopo
la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Berlusconi ha ribadito la solidità
dell’alleanza con gli Stati Uniti, affermando che non c’è alcun nesso tra la
presenza italiana in Iraq e l’uccisione di Calipari. Dal canto suo,
l’opposizione ha chiesto che il governo predisponga il ritiro delle truppe. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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“Se si ritiene
che una sia la verità, non può essere l'amicizia a far cambiare idea. Ciò è
vero per l'Italia come per gli Stati Uniti”. E’ il richiamo di Silvio Berlusconi,
sottolineando tuttavia che l’amicizia tra Roma e Washington è “fuori discussione”.
Le indagini sulla morte di Nicola Calidari - ha dichiarato il premier - hanno
subito “oggettivi condizionamenti” dovuti “alla mancata preservazione dello
scenario dell'incidente”. Le conclusioni italiane dell'inchiesta - ha tenuto a
precisare - hanno portato alla conclusione “dell'irregolarità del posto di
blocco” che era stato allestito per il passaggio dell'ambasciatore americano in
Iraq, Negroponte “senza istruzioni scritte” e con scarsa visibilità. Dunque,
per Berlusconi “l’assenza di un dolo non esclude una colpa”. Il premier ha poi
assicurato che l'azione della magistratura italiana “potrà contare sul fermo
sostegno del Governo”, che si impegna “a fare il possibile per accertare la
verità ed eventuali responsabilità”. Impegno - ha sottolineato - che il governo
intende “onorare, prima di tutto per il rispetto che dobbiamo alla memoria di
Nicola Calipari”. Quindi, Berlusconi ha aggiunto che “non c’è alcun nesso tra
la vicenda dell’uccisione di Calipari” e il ruolo italiano in Iraq”. Un aspetto
al quale Berlusconi ha dedicato una parte centrale del suo discorso:
“Non c’è quindi alcun motivo di pronunciare oggi un “tutti a casa” che
suonerebbe, ancora una volta, tanto irresponsabile quanto incomprensibile.
Rimane certo sul nostro orizzonte la prospettiva di un graduale disimpegno
dall’Iraq delle truppe italiane che vi sono presenti. In ogni caso, questa
prospettiva si dispiegherà in modo certo non unilaterale, bensì nei tempi e nei
modi che concerteremo con i nostri alleati, ad iniziare dai nostri amici iracheni”.
Dal
canto suo, l’opposizione ha chiesto a voce univoca che il governo americano
chieda scusa per la morte di Calipari. Per il centrosinistra ha parlato il
leader dei Ds, Piero Fassino, che ha esortato il governo a predisporre il
ritiro delle truppe dall’Iraq:
“Noi la chiediamo: è una valutazione sulla fase nuova e diversa che si
può aprire in Iraq. E di adottare scelte che predispongano il rientro delle
truppe italiane dall’Iraq e quindi di definire tempi e modalità di questi
rientri, da portare quanto prima all’attenzione del Parlamento”.
Dopo l’intervento a Montecitorio, Berlusconi è intervenuto a Palazzo Madama.
Nel discorso ai senatori, il premier ha ribadito quanto affermato alla Camera,
sottolineando che “dalle conclusioni dell'indagine della commissione congiunta
italo-americana sono emerse “discrepanze che toccano aspetti tutt'altro che
secondari”.
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Da Sigonella
al Cermis, nei rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti, anche in passato,
non sono mancati momenti difficili. Ma la crisi scaturita dall’uccisione di Nicola
Calipari presenta delle peculiarità che non hanno precedenti, come sottolinea
il prof. Giuseppe Mammarella, emerito di Relazioni Internazionali alla Stanford
University, al microfono di Alessandro Gisotti:
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R. – La peculiarità è quella di
una situazione estremamente scomoda: per l’America e tutto sommato anche per
noi che abbiamo lì un corpo di spedizione di più di tremila persone. Per
esempio, nei giorni scorsi, addirittura si è parlato di un’azione americana
nell’area di Nassiryia, che è di competenza italiana, senza che le autorità
militari italiane ne fossero informate. Ecco, direi che oltre a quelle che
possono essere conseguenze politiche di questo episodio, ci potrebbero essere
forse anche delle conseguenze nei rapporti tra i comandi militari italiani e americani
sul campo. L’esercito americano sta attraversando un momento difficile. Le
accuse di impreparazione ai soldati americani certamente creano una reazione
abbastanza forte nelle autorità militari americane.
D. – Nell’indagine sulla morte
di Calipari sono emerse non solo divergenze tra Roma e Washington, ma anche
differenti opinioni all’interno dell’amministrazione americana sul modo di
gestire la vicenda. Si può dire che si rinnovano i contrasti che hanno
preceduto la guerra in Iraq?
R. – Non credo che si possa
pensare che le autorità politiche americane possano smentire o assumere una
posizione diversa e contrastante con quella dei militari. Non ci dimentichiamo
che il presidente degli Stati Uniti è anche il comandante supremo delle forze
militari americane ...
D. – Si può dire che alcuni
problemi emergono da una superpotenza che è poco superpotenza, guardando anche
alla forza militare e alle sue difficoltà ...
R. – L’America era assolutamente
impreparata a gestire il “dopo Iraq”, lo ha dimostrato e lo sta dimostrando. Ha
vinto facilmente la guerra – ed era prevedibile che la vincesse – ma poi ha
dimostrato di non avere la capacità di gestire, diciamo così, il dopoguerra,
cioè il complesso di problemi logistici, politici, psicologici ... Voglio dire:
l’America che arrivava in Europa alla fine della Seconda Guerra Mondiale, era
attrezzata per questo! Basta vedere l’attività, anche di promozione politica a
favore della democrazia, svolta dagli americani nel ’45 in Italia, soprattutto
in Germania. Nulla di tutto questo è successo in Iraq!
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SI VOTA OGGI IN GRAN BRETAGNA
PER IL RINNOVO DELLA CAMERA DEI COMUNI.
SI PROFILA UNA VITTORIA PER IL PRIMO MINISTRO TONY
BLAIR
- Intervista con Raffaella Menichini -
Urne aperte in Gran Bretagna per
il rinnovo della Camera dei Comuni. 44 milioni di elettori devono decidere se
riconfermare il primo ministro laburista, Tony Blair, per il terzo mandato
consecutivo. Gli ultimi sondaggi davano il Partito laburista in vantaggio sui
conservatori di ben 14 punti percentuali. Sulle consultazioni, da Londra Sagida
Syed:
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Le urne resteranno aperte fino
alle 10.00 di questa sera. Anche se i risultati si conosceranno in nottata,
viene data per certa la vittoria dei laburisti di Tony Blair, ormai prossimo al
suo terzo mandato. Secondo i sondaggi, anche durante l’ultimo giorno di campagna
elettorale il partito di governo si è consolidato con il 41 per cento delle
preferenze, contro il 27 per cento dei conservatori ed il 23 per cento dei
liberaldemocratici. Non sarà un plebiscito come nel 1997, ma garantirà al
premier altri quattro anni per mettere in pratica le riforme sociali passate in
secondo piano per l’impegno bellico in Iraq. Gli osservatori politici già si
chiedono la ragione di questo probabile successo. Pur essendosi alienato buona
parte della base laburista per la guerra in Iraq, le inesistenti armi di distruzione
di massa, gli attacchi alla BBC e il suicidio dello scienziato David Kelly,
Blair e il suo partito hanno potuto contare sulla perdurante diffidenza per i
Tories, il principale partito d’opposizione. Se i laburisti avranno la
maggioranza, parte del merito andrà attribuito a Gordon Brown, il più bravo cancelliere
dello scacchiere da un secolo a questa parte e futuro premier nel caso delle possibili
dimissioni di Blair a metà mandato. A quest’ultimo basterebbe la vittoria per
garantirsi un posto nella storia: per essere stato il primo leader laburista a
vincere le elezioni tre volte di seguito.
Da Londra, per la Radio
Vaticana, Sagida Sayed.
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Per Tony Blair, dunque, si
profila un nuovo incarico di premier, evento storico per il Partito Laburista.
Ma si tratterà veramente di un’affermazione facile? Giancarlo La Vella lo ha
chiesto a Raffaella Menichini, inviata a Londra del quotidiano “La Repubblica”:
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R. – I numeri non dicono molto perché, con il sistema
elettorale britannico, tutto si gioca in alcuni collegi dove il vantaggio dei
laburisti è molto risicato. Questo non vuol dire che la vittoria sia in
pericolo. Potrebbe però cambiare il margine della vittoria del Labour Party
e potrebbe cambiare il clima post-elettorale.
D. – Per quale motivo i
cittadini britannici potrebbero premiare Tony Blair?
R. – Il motivo essenziale è che
l’economia è molto solida e il clima è positivo. C’è inoltre una grossa fiducia
nel futuro. Sono da rimarcare anche i grandi investimenti che il governo
laburista ha fatto nella sanità e nell’educazione.
D. – Sembra non aver influito
affatto sulla popolarità di Blair la partecipazione alla guerra in Iraq?
R. – Questo è un punto
controverso. Se Blair vincerà non vuol dire che gli inglesi gli abbiano
perdonato l’intervento militare. Il risentimento su questo punto è reale ed è
molto diffuso. Non viene criticata semplicemente la scelta di intervenire, ma
soprattutto le modalità di tale intervento. Ci sono state rivelazioni sulle coperture
che il governo ha utilizzato per giustificare l’intervento. Si è parlato di illegalità
della scelta di intervenire. Questo getta un’ombra sulla credibilità del primo
ministro.
D. – Queste elezioni possono
dire qualcosa in chiave europea, considerando che sia i laburisti sia i
conservatori sventolano la bandiera dell’euroscetticismo?
R. – L’Europa è un argomento
così delicato, così sentito, che nessuno dei due partiti ha voluto affrontarla
in campagna elettorale. Blair si sta già attrezzando per affrontare questo tema
nel prossimo mandato e gli appuntamenti sono imminenti: il referendum per
l’approvazione del Trattato della costituzione europea e poi tutto il dibattito
sull’introduzione dell’euro.
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ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI CONTESTANO
AL NEPAL L’ORDINANZA
SULLE ATTIVITA’ TERRORISTICHE, DOPO LA FINE DELLO
STATO D’EMERGENZA
- Intervista con Paolo Pignocchi -
Amnesty International, Human
Rights Watch e l’International Commission of Jurists con un
documento ufficiale in cui accusano il monarca nepalese Gyanendra di tenere
“sospesi” i diritti umani in Nepal, anche con la fine dello stato di emergenza,
decretata il 30 aprile scorso. Le 3 organizzazioni osservano che nel Paese
rimane ancora in vigore l’ordinanza sulle attività terroriste e destabilizzanti.
Rita Anaclerio ne ha parlato con Paolo Pignocchi, Responsabile dell’unità di
crisi in Nepal di Amnesty International Italia:
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R. – E’ evidente che le tre
organizzazioni, noi come Amnesty International, ma anche gli altri, si
aspettano dei passi avanti rispetto al ripristino delle libertà fondamentali
che hanno causato gravi violazioni dei diritti umani, arresti di attivisti per
i diritti umani, giornalisti, leader di partiti dell’opposizione ...
D. – Quali sono esattamente i
diritti umani sospesi?
R. – Proprio dopo la fine di
questo Stato di emergenza, sono state emesse leggi, da parte dell’autorità di
Kathmandou, contro i pubblici incontri, contro le proteste anche se organizzate
e comunque non violente, contro gli incontri tra più di due persone. Dunque questa
sorta di democrazia apparente che appare anche in Nepal con comunicazioni
frequenti rispetto a questa cosa, evidentemente non c’è. Ci sono centinaia di
prigionieri di opinione, in questo momento, e il tutto praticamente si
inserisce in un contesto di conflitto armato, soprattutto nelle province, tra
le forze governative e il gruppo non governativo ribelle di maoisti, evidentemente
con vittime civili.
D. – Quindi, adesso cosa si può
temere?
R. – A causa dell’istituzione di
questo stato di emergenza sono stati bloccati. molti aiuti militari ed anche
economici. Per esempio Gran Bretagna e India lo hanno fatto formalmente mentre
gli Stati Uniti non li hanno bloccati formalmente ma nei fatti. Il timore,
dunque, è che lo stato di emergenza abbia altre implicazioni oltre i diritti
umani.
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IL
COMPLESSO MONDO DELLA TV E DELLA PUBBLICITÀ E LA POSSIBILITÀ DI AVERE
PIÙ
PROGRAMMI DI QUALITÀ: AL CENTRO DEL CONVEGNO ORGANIZZATO DAL COMITATO DI
APPLICAZIONE DEL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE TV E MINORI, IERI A ROMA
-
Intervista con Emilio Rossi -
Grandi
aziende commerciali italiane rifiutano di pubblicizzare i loro prodotti
all’interno di programmi televisivi ritenuti scadenti. E’ un dato di fatto
recente di cui prendere atto per capire il complesso mondo della Tv e della
pubblicità e per ragionare sulla possibilità di avere più programmi di qualità.
Da qui, infatti, ha preso spunto il convegno “Pubblicità e buona tv”,
organizzato, ieri a Roma, dal Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione
Tv e minori. Ma quali sono i poteri di questo Comitato? Ascoltiamo, al microfono
di Eugenio Bonanata, Emilio Rossi, presidente dell’organismo:
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R. –
Quello che ci preme è che la televisione faccia bene ai minori e non faccia
male. Non bastano, però, le prediche, le buone intenzioni, servono anche tutte
le vie, tutti i percorsi utili a far sì che anche attraverso interessi legittimi
si possa promuovere la buona televisione. Abbiamo scoperto, non da oggi ma oggi
ne abbiamo avuto conferma, che gli stessi inserzionisti pubblicitari seri, che
hanno a cuore il prestigio del loro marchio, sono interessati ad accoppiare i
loro annunci pubblicitari a programmi di buona qualità, che non disgustino il
pubblico, che non trovino opposizioni marcate, perché troppo violenti o perché
volgari o perché di cattivo gusto. Questo è uno dei punti su cui si può
lavorare.
D. – Quali sono i poteri del
Comitato che lei presiede?
R. – Sia per i
programmi normali, sia per la pubblicità, noi abbiamo alcuni poteri che sono
limitati e che però hanno soprattutto un valore di immagine. Il potere maggiore
è quello di rivolgersi ad un’emittente, dare notizia ad essa stessa di essere
stata presa in castagna, oltre a trasmettere le valutazioni all’autorità per le
garanzie, informandola del fatto che è passibile di sanzioni economiche e perfino
di oscuramento.
D. – Concretamente, cosa è
emerso da questa giornata di lavori?
R. – Sul piano pratico, la cosa più utile è stata di avere conferma, per
esempio, dal direttore generale dell’UPA, Unione Pubblicitari Associati, che
effettivamente va crescendo questo senso di presa di distanza da parte degli inserzionisti,
tanto più, quanto meglio sono premurosi nei confronti del proprio marchio, di non
associarsi, ma anche, occorrendo, di dissociarsi da programmi di cattivo gusto.
D. – Quindi, la pubblicità
potrebbe cambiare i contenuti della tv?
R. – La pubblicità ha i suoi
problemi e in alcuni casi i suoi aspetti negativi, che noi stessi a volte dobbiamo
sanzionare, però è anche possibile ribaltare il rapporto e farlo diventare
virtuoso.
D. – Cosa consiglia alle mamme e
agli educatori per difendere i propri bambini?
R. – Il consiglio principale è
quello di non lasciare soli i bambini, seguirli fisicamente, se possibile, in
ogni caso dando la sensazione di essere partecipi dei loro problemi e dare
delle indicazioni perché il bambino che è una coscienza in formazione si formi
piuttosto in un modo che in un altro. Poi, soprattutto, dare l’esempio, perché
se di fronte ad un programma volgare, aggressivo, trash, come si suol dire, la
mamma o il papà o lo zio sono inclini ad abbandonarsi a risate, certo questo è
il peggiore degli insegnamenti.
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E’ IL SOGNO IL TEMA DELLA FIERA INTERNAZIONALE DEL
LIBRO DI TORINO
CHE PRENDE IL VIA OGGI. 39 NUOVI EDITORI, IL
RITORNO DELLA FRANCIA
E
RICORRENZE DI RILIEVO: TRA LE CARATTERISTICHE DI QUESTA 18.MA EDIZIONE
- Intervista con Ernesto Ferrero -
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Un sogno lungo cinque giorni: è
la dimensione onirica, infatti, il tema della 18.ma edizione della Fiera
Internazionale del Libro di Torino che prende il via oggi. Gli organizzatori
hanno varato un calendario denso e stimolante, pensato per infrangere la soglia
dei 230.000 visitatori su cui si era assestata l’edizione 2004. Le premesse
paiono incoraggianti: 39 nuovi editori e il ritorno della Francia, grande
assente degli ultimi anni. E a fronte della mancanza di una singola nazione
ospite, prende vita la sezione “Lingua madre, parole e musica” dedicata a reading e incontri con una cinquantina
di scrittori stranieri, per lo più di provenienza extraeuropea. Tra le infinità
di spunti, ci sarà spazio per le ricorrenze: i 50 anni dalla morte di Einstein;
i 100 dalla formulazione della teoria della relatività; i 20 dalla scomparsa di
Italo Calvino. Inoltre, in vista delle Olimpiadi invernali del 2006, che
avranno sede a Torino, la Fiera propone il progetto speciale “Ti leggerò i Giochi”,
che presenta con cadenza giornaliera convegni, letture, momenti di spettacolo e
di creazione artistica. Ma a farla da padroni, come ogni anno, sono loro, i
visitatori, che si riversano a migliaia fra stand e padiglioni. Una presenza
festosa e colorata che è la vera cifra della manifestazione, come sottolinea in
mezzo alla folla del Lingotto il direttore editoriale, Ernesto Ferrero:
“Fisicamente la Fiera, quest’anno, è bellissima. Tutti si sono impegnati
al massimo: le istituzioni, gli editori… Gli stand sono colorati, sono
spettacolari, sono vivacissimi e ci sono tantissimi ragazzi. E’ veramente una
grande gioia”.
Da Torino, Fabrizio Accatino.
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5 maggio 2005
AL VIA, A GENNAIO, LA TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA
EUROPEA, CHE CULMINERÀ
IN ROMANIA
A SETTEMBRE DEL 2007. L’ANNUNCIANO LA CONFERENZA DELLE CHIESE
D’EUROPA E IL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
DEL CONTINENTE
GINEVRA. = La Conferenza Europea
delle Chiese (KEK) e il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE)
hanno inviato una lettera a tutte le Chiese e Conferenze dei vescovi del
Continente per annunciare la terza Assemblea ecumenica europea (AEE3), che
culminerà a Sibiu, in Romania, dal 4 all’8 settembre del 2007. L’incontro, sul
tema “La Luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in
Europa”, “sarà un luogo per celebrare e testimoniare insieme l’appartenenza a
Gesù Cristo e la comunione già esistente tra i cristiani in Europa;
approfondire la conoscenza e la stima delle diverse tradizioni spirituali; rafforzare
e allargare la rete ecumenica europea”. Allo stesso tempo, l’AEE3 aiuterà a
“riscoprire il dono di luce che Cristo è per l’Europa di oggi”, considerando
“le grandi sfide per le Chiese che derivano dalla cultura europea, segnata
dalla secolarizzazione e dalla domanda di spiritualità, dal pluralismo
religioso, dal processo di unificazione europea e dalle responsabilità del nostro
Continente nel contesto mondiale”. Strutturata in quattro tappe, l’Assemblea
avrà inizio a Roma, dal 24 al 27 gennaio prossimo, con l’incontro di circa 110
delegati delle Chiese, Conferenze episcopali, organismi ecumenici, comunità, movimenti
ecumenici. Seguiranno gli incontri nazionali e regionali nella seconda metà del
2006 e quello di Wittenberg-Lutherstadt, in Germania, nel gennaio del 2007,
prima del meeting finale di Sibiu, a settembre, con circa 3000 delegati delle
Chiese e delle Conferenze dei vescovi d’Europa. (R.M.)
LIBERATI I 7 SACERDOTI DELLA DIOCESI CINESE DI
ZHENGDING ARRESTATI
IL 27 APRILE SCORSO DALLA POLIZIA LOCALE, DURANTE
UN RITIRO SPIRITUALE
JINZHOU/STAMFORD.
= Sette sacerdoti della diocesi di Zhengding, nella provincia cinese
dell’Hebei, arrestati il 27 aprile scorso, sono stati rilasciati il giorno dopo.
La notizia è giunta martedì alla “Cardinal Kung Foundation” di Stamford, nel
Connecticut, organizzazione dedicata alla promozione della libertà religiosa
della Chiesa cattolica in Cina. I religiosi, guidati dal loro vescovo, mons.
Julius Jia Zhiguo, erano stati catturati a Wuqiu, dove si trovavano per un
ritiro spirituale, pochi giorni dopo una dichiarazione del governo cinese che
esprimeva la volontà di migliorare i rapporti col Vaticano. Fonti della Chiesa
nel nord della Cina, hanno precisato che il 28 aprile erano stati rilasciati
solo 6 sacerdoti. Uno di loro, il padre Li Suchuan, è stato invece liberato
alcuni giorni dopo. La “Kung Fundation” è stata creata dal cardinale Ignatius
Kung Pigmei, vescovo di Shangai costretto ad andare in esilio negli Stati Uniti
e scomparso nel marzo del 2000. (R.M.)
EVANGELIZZARE IL PACIFICO
ATTRAVERSO I MASS MEDIA: È L’OBIETTIVO DELLA CHIESA DELLE ISOLE SALOMONE, CHE
PROPONE DIVERSE INIZIATIVE IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE PER LE
COMUNICAZIONI SOCIALI DELL’8 MAGGIO PROSSIMO
HONIARA.
= Cresce la consapevolezza dell’evangelizzazione attraverso i mass media nelle
Isole Salomone. In vista della Giornata mondiale per le Comunicazioni Sociali
dell’8 maggio prossimo, la Chiesa locale ha promosso diverse iniziative per
sensibilizzare tutti i fedeli a considerare radio, tv e stampa come “nuovo
areopago” da cui annunziare al mondo la Buona Novella. Di recente, gli studenti
di 4 scuole, insieme con i loro animatori e professori, hanno partecipato a un
seminario sull’educazione all’uso critico dei mezzi di comunicazione, tenutosi
al Don Bosco House Prayer di Honiara. L’incontro, organizzato dalla Commissione
per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale delle Isole, ha evidenziato
il ruolo dei mass media nella trasmissione dei valori e l’impegno della Chiesa
locale ad annunciare il Vangelo attraverso i nuovi pulpiti. Nell’arcipelago
delle Salomone la Parola di Dio viaggia da alcuni mesi anche nell’etere: il 27
febbraio scorso, infatti, hanno preso il via i programmi di “Radio Bosco”,
emittente radiofonica dei padri Salesiani, con programmi di istruzione,
notizie, musica, temi religiosi e la trasmissione della Santa Messa in diretta.
Si sta lavorando, inoltre, a un rinnovamento editoriale della newsletter della
Chiesa locale, “Voice Katolica”, perché sia più incisiva nel rispondere alle
nuove sfide della comunicazione. (R.M.)
IL CENTRO DON ORIONE DI MONTE MARIO SI ARRICCHISCE
DI UNA
NUOVA OPERA CARITATIVA: LA RESIDENZA SANITARIA ASSISTENZIALE,
IN CONVENZIONE CON LA REGIONE LAZIO
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. =
Il Centro don Orione di Monte Mario si arricchisce di una nuova opera
caritativa: la Residenza sanitaria assistenziale, in convenzione con la regione
Lazio. Nell’edificio saranno accolte persone anziane, non autosufficienti, per
venire incontro ad una delle emergenze più impellenti della città di Roma. La
nuova opera sarà inaugurata il 18 maggio
prossimo, ad un anno dalla canonizzazione di don Orione, come frutto della
medesima canonizzazione. Il 18 maggio sarebbe ricorso l’85.mo compleanno di
Giovanni Paolo II e, quindi, tale nuova opera caritativa sarà idealmente
collegata al compianto Pontefice, il quale era molto legato al Centro don
Orione, aiutandolo anche con fondi cospicui. Attualmente il Centro don Orione
di Monte Mario comprende una chiesa parrocchiale, intitolata Santa Maria Madre
di Dio, a favore di una popolazione di circa 5 mila persone; il Centro sportivo
don Orione, frequentato da centinaia di ragazzi; il Centro professionale
Endofap-Lazio, che è una scuola di formazione per 500 ragazzi; la Casa di accoglienza
Giovanni Paolo II per pellegrini e turisti, soprattutto disabili; il Centro di
riabilitazione e recupero per i disabili; il Centro di spiritualità “La
Madonnina” che accoglie gruppi e persone per giornate di spiritualità. L’ultima
creatura sarà questa Residenza sanitaria assistenziale, con una capacità di 80
posti letto, dotata di tutti i servizi necessari per un soggiorno sereno di
anziani non autosufficienti.
MIGLIAIA DI CONTADINI BRASILIANI IN PROTESTA PER
CHIEDERE AL GOVERNO L’APPLICAZIONE DELLA RIFORMA AGRARIA, LANCIATA NEL PAESE
NEL 2003
GOIANIA. = Una manifestazione imponente è quella che
ha visto scendere in piazza, nei giorni scorsi, migliaia di contadini
brasiliani “senza terra”, perché venga applicata al più presto la riforma
agraria lanciata nel Paese nel 2003. Essa prevede l’impegno del governo, fino
al 2006, a concedere terreni da coltivare a 400 mila famiglie povere. I
coltivatori, provenienti da 23 Stati del Paese, sono partiti da Goiania,
capitale dello Stato brasiliano del Goias, per arrivare a Brasilia, percorrendo
un tragitto di 210 chilometri. La manifestazione ufficiale si è svolta nello
stadio sportivo “Serra Dourada” della città. Secondo Valter Misnerovizz, esponente della direzione nazionale del
Movimento dei lavoratori rurali “senza terra” (MST), “il ritmo della riforma
agraria applicata dal governo è ancora estremamente lento e non soddisfa i
movimenti sociali”. (M.V.S.)
OPERE D’ARTE
SCONOSCIUTE, SPESSO CONSERVATE NELLE SAGRESTIE DELLE CHIESE: SONO ESPOSTE A
ROMA, A CASTEL SANT’ANGELO, NELL’AMBITO DELLA 24.MA
“MOSTRA EUROPEA DEL TURISMO E DELLE
TRADIZIONI CULTURALI”
- A cura di Rita Anaclerio -
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ROMA. = Si è aperta a Castel
Sant’Angelo, a Roma, la 24.ma “Mostra europea del turismo e delle tradizioni
culturali”, dal titolo: “I tesori della fede”. Fino al 30 maggio l’iniziativa,
promossa fra gli altri dalla soprintendenza per il Polo Museale Romano, offre
uno spaccato della storia dell’arte proveniente da edifici sacri del Fondo di
Culto del ministero dell’Interno italiano. Si tratta di opere poco conosciute,
spesso conservate nelle sacrestie o in luoghi di non facile accesso. Inoltre, le
sacrestie stesse, a volte, si presentano come autentici capolavori che coniugano
insieme architettura, pittura, scultura ed arti minori a formare un unicum di enorme valore e di profondo
significato storico e artistico. Microcosmo perfetto della vita religiosa, la
sacrestia si impone anche come scrigno artistico, museo discreto ma prezioso
che, grazie a questa iniziativa capitolina, pone l’accento sulla necessità
della valorizzazione di un patrimonio tanto ricco quanto sconosciuto. Ma la
bellezza risiede soprattutto nella sorpresa della scoperta. Come è avvenuto con
due opere provenienti da Ottaviano, che nella mostra di Castel Sant’Angelo si
configurano come autentici inediti: si tratta di “San Giovanni Battista” e
“Santa Maria Egiziaca”. Non meno suggestive, le tavole della “Madonna col Bambino” e i “Santi Giovanni e
Paolo”, provenienti dall’omonima Basilica al Celio. E in questo
suggestivo percorso, anche piccole curiosità. Nella sacrestia della chiesa di
San Marcello al Corso è stato lungamente usato come lavabo un sarcofago con
raffigurazioni cristiane del IV secolo, ora posto in uno dei corridoi del convento.
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5 maggio 2005
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A cura di Amedeo Lomonaco -
Un’ennesima serie di attacchi ha
sconvolto l’Iraq dopo la strage di ieri nella città curda di Erbil. A Baghdad
tre nuovi attentati hanno provocato la morte di almeno 25 persone. Bulgaria e
Giappone hanno annunciato, intanto, il ritiro dei loro contingenti dal Paese arabo.
Il nostro servizio:
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Una rapida e drammatica successione di attacchi dei ribelli
contro le forze di sicurezza irachene ha scosso diverse zone di Baghdad. Nove
poliziotti sono rimasti uccisi in seguito a due distinti agguati compiuti dalla
guerriglia nei quartieri di Jadida e Saydia. Poco dopo, altre 15 persone sono
morte per un attentato condotto da un kamikaze contro un centro
di reclutamento dell’esercito iracheno nei pressi dell’ex aeroporto di Muthanna.
Sempre nella capitale, uomini armati hanno assassinato una guardia del corpo
che stava vigilando davanti alla casa di uno dei nuovi vice ministri della
Difesa. L’odierna catena di violenze costituisce un altro duro colpo per la stabilità dell’Iraq dopo
l’insediamento, martedì scorso, del nuovo governo transitorio presieduto dal
premier sciita Ibrahim Jaafari. Ieri la città curda di Erbil, nel nord del Paese,
è stata teatro di un tragico attentato kamikaze rivendicato sul sito web dal
gruppo estremista islamico ‘Ansar Al Sunna’. Il
bilancio definitivo di questa strage è di 47 morti. Proseguono
infine i piani per il ritiro della coalizione multinazionale dallo Stato arabo.
Il parlamento bulgaro ha deciso di rimpatriare il proprio contingente entro la
fine dell’anno. L’agenzia di stampa giapponese Kyodo,
citando fonti governative, ha annunciato inoltre che le truppe nipponiche si
ritireranno dall’Iraq a dicembre.
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Ricordare lo sterminio nazista di
sei milioni di ebrei. Oggi in Israele e in Polonia si commemora l’Olocausto con
solenni manifestazioni. Alla “Marcia dei Vivi”, dal campo di concentramento di
Auschwitz a quello di Birkenau, ha partecipato anche il premier israeliano,
Ariel Sharon. Il servizio è di Roberta Moretti:
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Un segnale forte, per combattere il
rinascente anti-semitismo in Europa. Il premier israeliano Sharon non è voluto
mancare alla “Marcia dei Vivi” in Polonia. All’avvenimento, in coincidenza con
il 60.mo anniversario della fine della II Guerra Mondiale, partecipano oltre 20
mila persone, tra cui molti sopravvissuti alla Shoah immigrati in Israele. E mentre
a Gerusalemme si moltiplicano le iniziative per commemorare l’Olocausto, nei
Territori 400 mila palestinesi sono chiamati alle urne per eleggere i consigli
municipali in 84 comuni della Cisgiordania e della striscia di Gaza. Un test
cruciale per il Fatah, partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese,
Abu Mazen, e per il movimento integralista Hamas, in vista delle legislative
del prossimo luglio. E sempre sul fronte politico, cresce la tensione tra ANP e
Israele, che stamani ha annullato l’imminente trasferimento della città cisgiordana
di Qalqilya ai palestinesi, perché inadempienti all’impegno di disarmare i
gruppi armati. Immediata la reazione dell’ANP: “Non saranno tolte le armi alla
resistenza”, visto che sono gli israeliani a provocare volontariamente le
ostilità nei Territori. Una dichiarazione forte, all’indomani dell’uccisione di
due giovani palestinesi in un villaggio nei pressi di Ramallah, in
Cisgiordania.
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Ancora scontri in Afghanistan: nove soldati sono
rimasti uccisi in un’imboscata tesa da ribelli nella provincia meridionale di
Kandahar. Lo ha reso noto il ministero della Difesa. Fonti militari americane
hanno precisato, inoltre, che le vittime dei combattimenti avvenuti martedì
scorso nell’area di Zabul sono 40 e non 20 come riferito in un primo momento.
Importante operazione
antiterrorismo in Pakistan: dopo l’arresto di ieri di Abu Faraj, considerato il
numero 3 di Al Qaeda, altre venti persone sospettate di avere legami con la rete
di Osama Bin Laden sono state fermate dalla polizia.
La Commissione europea invierà la prossima settimana, in Libano, una
missione di osservatori in occasione delle elezioni legislative che si svolgeranno
nel Paese dei Cedri il 29 maggio e il 5, il 12 e il 19 giugno. “L'appoggio al
processo di democratizzazione - ha osservato la commissaria UE alle relazioni esterne,
Benita Ferrero-Waldner - è una delle nostre priorità nella regione e siamo felici
di constatare che il popolo libanese ha la possibilità di eleggere liberamente
il proprio Parlamento”.
I servizi segreti russi hanno sventato un complotto della guerriglia
cecena per compiere attentati suicidi e avvelenamenti di intere città nel
Caucaso settentrionale. Gli attentati erano stati programmati per il
sessantesimo anniversario della fine della II Guerra Mondiale che, fra quattro
giorni, vedrà riuniti a Mosca numerosi leader mondiali, compreso il presidente
americano Bush.
A 30
anni dalla fine della guerra, il primo ministro del Vietnam si recherà negli
Stati Uniti il prossimo mese di giugno, per uno storico viaggio. Il servizio di
Maria Grazia Coggiola:
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L’annuncio a sorpresa è arrivato
dall’Australia, dove il premier vietnamita, Phan Van Khai, si trova in visita ufficiale.
Alla fine di giugno intende recarsi negli Stati Uniti per rafforzare le
relazioni tra Hanoi e Washington. Sarà la prima visita di un rappresentate del
regime comunista vietnamita, da quando gli americani hanno ritirato le loro
truppe, due anni dopo la caduta di Saigon, il 30 aprile del 1975. Nella ricorrenza
dei 30 anni, lo scorso sabato, una serie di parate e un discorso del premier
Khai, che ha esortato a chiudere con il passato e a guardare al futuro per assicurare
pace e prosperità al suo Paese. Attualmente, gli Stati Uniti sono il maggior
partner commerciale per il Vietnam. Per quanto riguarda l’alleata Cina, il
premier vietnamita ha detto che la sua decisione di recarsi a Washington non influenzerà
le relazioni con Pechino. Nel novembre del 2003 era avvenuto un altro storico incontro
a Washington, tra il ministro della Difesa vietnamita e il segretario alla Difesa
americano. Il Vietnam sta cercando anche di raccogliere consensi tra la
comunità internazionale per sostenere la sua candidatura ad entrare
nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Per la
Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Il
programma nucleare nordcoreano, le relazioni tra Cina e Giappone e la riforma
del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Sono i temi al centro del Vertice ministeriale
‘Asem’ (Asia-Europe-Ministerial) che si aprirà domani nella città giapponese di
Kyoto. All’incontro è prevista la partecipazione di delegazioni di 13 Stati
asiatici. Saranno anche rappresentati i 25 Paesi dell’Unione Europea. Per
l’Italia parteciperà il sottosegretario agli Esteri, Margherita Boniver.
Ha giurato ieri come nuovo presidente del Togo
Faure Gnassingbè. Ma è ancora grave l’emergenza nel Paese africano, funestato
da scontri e violenze dopo i risultati elettorali. La Caritas del Benin si è
subito attivata per portare aiuto agli oltre 18 mila profughi rifugiatisi nei
Paesi vicini per sfuggire ai disordini. Il servizio di Giulio Albanese:
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Faure Gnassingbé, vincitore
delle contestate elezioni del 24 aprile scorso, ha giurato ieri come nuovo
presidente del Togo, ponendo formalmente fine alla crisi di successione apertasi
con la morte improvvisa di suo padre, il presidente Gnassingbé Eyadema. Tutto
si è svolto secondo copione, stando alle dichiarazioni dei leader
dell’opposizione. Gnassingbé si è impegnato solennemente a rispettare e a
difendere la costituzione, che il popolo togolese si è liberamente dato. Il neo
presidente ha anche promesso di voler svolgere lealmente le altre funzioni che
la nazione gli ha affidato, lasciandosi guidare solo dall’interesse generale e
dal rispetto dei diritti della persona umana. L’insediamento di Gnassingbé è
stato contestato dall’opposizione che non vuole affatto saperne del risultato
delle elezioni presidenziali. L’opposizione invita a resistere con i mezzi
legali concessi dalla costituzione, rifiutando persino l’idea di un governo di
unità nazionale. La cerimonia si è svolta nel Palazzo dei Congressi di Lomé,
alla presenza del governo, del corpo diplomatico e di oltre 2 mila militanti
del Partito del presidente, che hanno accolto il giuramento con un’ovazione.
Per la
Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Tragedia nella Repubblica Popolare del Congo: almeno undici persone sono
morte ieri per un incidente aereo avvenuto nella zona meridionale del Paese. Lo
ha reso noto stamani radio Okapi precisando che l’aereo è precipitato nei
pressi della città di Lubutu mentre era in fase di atterraggio. L’emittente ha
aggiunto che un passeggero è riuscito a sopravvivere allo schianto.
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