RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 122 - Testo della trasmissione di lunedì 2 maggio 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Nel Trigesimo della morte di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha celebrato stamani la Santa Messa nella sua cappella privata. Stasera il Papa si recherà alle Grotte Vaticane per pregare sulla tomba dell’amato predecessore

 

I vescovi dello Sri Lanka stamane dal Papa per la prima visita ad Limina del Pontificato

 

         Domani mattina il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi incontrerà in Vaticano Benedetto XVI

 

IN PRIMO PIANO:

Gratitudine dei fedeli del Togo a Benedetto XVI per l’appello di pace levato ieri al Regina Coeli. Con noi il nunzio apostolico  mons. Pierre Nguyen Van Tot

 

         Il mese mariano nell’Anno dell’Eucaristia: ad un mese dalla morte di Giovanni Paolo II, ricordiamo le sue parole sul legame tra la Madre di Dio, primo tabernacolo della storia, e il mistero eucaristico

 

Da oggi a New York la Conferenza ONU sul riesame del Trattato di non proliferazione nucleare. 188 i Paesi riuniti: intervista con Giorgio Alba

 

Inaugurata a Roma una mostra sulla “Vita di Maria nell’arte dal ‘300 al ‘400” nelle suggestive sale sotterranee della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso: ce ne parlano mons. Mauro Parmeggiani e mons. Raffaello Martinelli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nel Trigesimo di Giovanni Paolo II, molte le iniziative in ricordo del Papa scomparso

 

Il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite apre oggi a Ginevra la 34.ma sessione

 

Raggiunto un accordo tra il governo di Tunisi e la Croce Rossa sulle visite nelle carceri del Paese

 

L’industria del cotone in Uzbekistan, Tagikistan e Turkmenistan è tra i fattori responsabili di stagnazione economica, degrado ambientale e si basa sullo sfruttamento di manodopera anche minorile

 

Il tasso di malnutrizione in Niger è sempre più allarmante: il numero di ricoveri è tre volte superiore a quello degli anni precedenti

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 8 morti per tre attacchi kamikaze a Baghdad. Questa sera alle 18 sarà presentato il rapporto italiano sulla morte di Calipari

 

Il presidente taiwanese ha chiesto alle autorità cinesi di avviare negoziati per una pace definitiva

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 maggio 2005

 

 

AD UN MESE DALLA SCOMPARSA DI GIOVANNI PAOLO II, BENEDETTO XVI

 HA CELEBRATO STAMANI LA SANTA MESSA NELLA SUA CAPPELLA PRIVATA.

 STASERA IL PAPA SI RECHERA’ ALLE GROTTE VATICANE

PER PREGARE SULLA TOMBA DELL’AMATO PREDECESSORE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

         Benedetto XVI ha celebrato, stamani, nella sua Cappella privata la Santa Messa nel Trigesimo della morte di Giovanni Paolo II. Stasera, poi, alle 19 il Papa si recherà alle Grotte Vaticane per pregare sulla tomba del suo amato predecessore. Un mese fa, dunque, la morte di Giovanni Paolo II: un evento che ha commosso il mondo intero ed in particolare i fedeli che, per quasi 27 anni, hanno avuto in Karol Wojtyla l’amato Pastore universale della Chiesa. Nei primi passi del Pontificato, il suo successore alla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI, ha ricordato con emozione Giovanni Paolo II, la sua figura coraggiosa, il suo straordinario ministero al servizio di Dio e del suo popolo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(Musica)

 

“Carissimi fratelli e sorelle, alle 21.37 il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre”.

 

E’ trascorso un mese. Lunghissimo. Per i fedeli di tutto il mondo, sono stati giorni di intense emozioni, di alterni sentimenti. Tristezza e smarrimento per la perdita del Padre tanto amato. Gioia e serenità, nella cristiana speranza di saperlo passato da una vita alla Vita. Il popolo di Dio si è messo in cammino per dare l’ultimo commosso abbraccio al suo Pastore. Ore ed ore di attesa per una manciata di secondi dinnanzi alle sue spoglie. Il tempo di un grazie, pronunciato con il cuore più che con le labbra. Nei disegni della Provvidenza, non esistono coincidenze, amava ripetere Karol Wojtyla. E così, mirabile evento, i suoi funerali vengono celebrati da colui che gli succederà alla Cattedra di Pietro. E’ l’8 aprile, il vento accarezza le pagine del Vangelo:

 

“Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della Casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre”.

 

Mentre Benedetto XVI pronuncia queste parole, sembra di poter vedere Giovanni Paolo II, quasi di poterlo sentire. Davanti a quell’umile bara sul sagrato della Basilica di San Pietro, la famiglia umana si ritrova unita. Leader di nazioni in guerra da decenni si stringono la mano. Il Pastore che ha offerto la sua vita a Cristo, il Papa del perdono lascia nel suo testamento spirituale un messaggio di amore assoluto. Vergato a più riprese a partire dal 1979, il documento – come ogni passo della sua vita – inizia con l’affidamento a Maria:

 

“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”: queste parole mi ricordano l’ultima chiamata, che avverrà nel momento in cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita terrena mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus.

 

Il 19 aprile, i fedeli, che hanno amato con affetto filiale Giovanni Paolo II, accolgono con emozione e gratitudine l’annuncio dell’elezione a Pontefice del cardinale Joseph Ratzinger. Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il nuovo Vescovo di Roma è stato per oltre vent’anni tra i collaboratori più stretti di Papa Wojtyla. Ma il rapporto tra i due servitori della Chiesa è molto più profondo. “Rendo grazie a Dio – scrive Giovanni Paolo II nel suo libro Alzatevi, Andiamo – per la presenza e l’aiuto del cardinale Ratzinger, un amico fidato”. Così, nessuno si stupisce quando le prime parole di Benedetto XVI, dalla Loggia della Basilica di San Pietro, sono per il suo venerato predecessore:

 

“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”.

 

Quando poi, raccolto il testimone di Pastore della Chiesa, Benedetto XVI inizierà il suo ministero petrino, nella Messa solenne di inizio Pontificato del 24 aprile, il pensiero andrà ancora una volta a Giovanni Paolo II:

 

“In questo momento il mio ricordo ritorna al 22 ottobre 1978, quando Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero qui sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente, mi risuonano nelle orecchie le sue parole di allora: ‘Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!’”

 

(Voce di Giovanni Paolo II)

“Non abbiate paura, anzi spalancate le porte a Cristo!” 

 

(Musica)

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PRIMA VISITA AD LIMINA PER BENEDETTO XVI:

HA RICEVUTO STAMANE SETTE VESCOVI DELLO SRI LANKA

 

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza 7 vescovi della Conferenza episcopale dello Sri Lanka: si tratta della prima visita ‘ad Limina Apostolorum’ al nuovo Papa. Le diocesi dello Sri Lanka sono 11, compresa quella di  Colombo che precisamente è un’arcidiocesi. Ci sono Anuradhapura, Badulla, Chilaw,  Colombo, Galle, Jaffna, Kandy, Kurunegala, Mannar, Trincomalee-Batticaloa e Ratnapura. Quest’ultima in questo momento è vacante, da quando il vescovo locale è stato trasferito a Galle il 15 febbraio 2005. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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I vescovi dello Sri Lanka si sono pronunciati con forza  nei giorni scorsi sulla cosiddetta “legge anticonversioni” che l'Assemblea  legislativa del Paese si appresta a esaminare e votare. I vescovi hanno presentato una lettera indirizzata ai Parlamentari, firmata dal Presidente della Conferenza Episcopale, mons. Vianney Fernando, e un documento pubblico rivolto a fedeli e cittadini. Il punto è che il provvedimento rende illegale la conversione religiosa in circostanze che possono essere considerate “non etiche” e illegali. La discrezionalità viene lasciata a un magistrato che deve decidere se il cambio di religione è operato attraverso l'inganno e il proselitismo. Il concetto di  proselitismo preoccupa molto la Chiesa anche perché  nel proselitismo si vuole far rientrare la pura attività di carità o di solidarietà. 

 

I vescovi affermano di comprendere l’intenzione di proteggere la libertà religiosa nel Paese, ma notano che “la nuova legislazione non sembra servire allo scopo per cui è stata  elaborata”. Inoltre, i presuli chiariscono di condannare “con forza ogni tentativo di conversioni non etiche perché esse si oppongono all'insegnamento del Cristianesimo, che sostiene la libertà di coscienza” ma poi aggiungono che ognuno ha la facoltà di accettare, nella sua libera volontà, un'altra religione.

 

Lo Sri Lanka è uno dei Paesi colpiti dal devastante tsunami del 26 dicembre scorso. Nella tragedia hanno perso la vita oltre 38.000 persone e moltissimi dei superstiti sono rimasti senza niente: senza casa, senza imbarcazioni per il lavoro di pesca. E l’assistenza alla popolazione gravemente colpita resta una delle priorità soprattutto delle diocesi del sud. Il vescovo Perera, prima responsabile della diocesi di Ratnapura e da marzo presule in Galle, sottolinea come nella sua missione pastorale sia centrale l’impegno ad aiutare la popolazione a tornare ad una normalità di vita ancora non riconquistata, sperando nel supporto del governo e dei leader di altre religioni presenti nell’area. Ricordiamo che lo Sri Lanka è un’isola dell’Asia meridionale nell’Oceano Indiano di oltre 65.000 kmq. La sua  forma di governo è la  Repubblica.

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DOMANI MATTINA IL PRESIDENTE  DELLA REPUBBLICA ITALIANA

CARLO AZEGLIO CIAMPI INCONTRERA’ IN VATICANO BENEDETTO XVI

 

Il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi domani mattina alle 11.00 compirà una visita ufficiale in Vaticano per incontrare Benedetto XVI. Ciampi sarà così il primo capo di Stato a recarsi in visita ufficiale da Benedetto XVI, a parte il saluto reso domenica 24 aprile da quanti hanno preso parte al rito per l'inizio del Pontificato. Il Quirinale ha sottolineato in una  nota che nell’occasione il presidente della Repubblica rivolgerà a Benedetto XVI l'invito a compiere un visita al Quirinale. Il 29 aprile scorso il capo di Stato si era recato, con la moglie Franca, a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II nelle Grotte Vaticane. Una data non casuale: in quel giorno, festa di santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia, era in programma la visita al Quirinale di Papa Wojtyla.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Mi rivolgo a voi per la prima volta da questa finestra ...” : la preghiera del Regina Coeli guidata dal Santo Padre nel giorno di San Giuseppe lavoratore.

La Santa Messa celebrata da Benedetto XVI nel trigesimo della morte di Giovanni Paolo II.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata all’Eucaristia.

 

Nelle estere, Togo: mediatori internazionali tentano di sanare il conflitto

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa dal titolo “ ‘rispetto’, un principio prioritario”: un volume sugli aspetti etici e giuridici dell’informazione.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l’articolo dal titolo “Parte da Scampia la voce dell’Italia che vuole dignità, lavoro, e legalità”: 1 maggio, la positiva presenza di Cgil, Cisl e  Uil nel tormentato rione di Napoli.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 maggio 2005

 

 

GRATITUDINE DEI FEDELI DEL TOGO A BENEDETTO XVI PER L’APPELLO DI PACE

LEVATO IERI AL REGINA COELI. NEL PAESE AFRICANO, SI CERCA UN ACCORDO POLITICO, DOPO I SANGUINOSI SCONTRI TRA FORZE DELL’ORDINE E SOSTENITORI DELL’OPPOSIZIONE, ALL’INDOMANI DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

- Con noi, mons. Pierre Nguyên Van Tot -

 

Sono vicino alle care popolazioni del Togo, sconvolte da dolorose lotte interne”: così, Benedetto XVI ha manifestato ieri al Regina Coeli, in San Pietro, la sua attenzione per il Paese africano, dove sembra tornata la calma, dopo i violenti scontri, seguiti alle elezioni presidenziali del 24 aprile. Anche l’Unione Africana e la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale lavorano per il dialogo tra le parti politiche del Togo. L’opposizione contesta la regolarità della vittoria di Faure Gnassingbé, figlio del defunto leader Eyadema. Ma come hanno accolto i fedeli togolesi l’appello di Benedetto XVI? Ascoltiamo il nunzio in Togo, mons. Pierre Nguyên Van Tot, raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti nel confinante Benin:

 

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R. – Siamo molto grati alla sollecitudine del Santo Padre per il Togo. In Benin ci sono tre canali televisivi privati, di cui uno del governo, che hanno mostrato il Santo Padre alla finestra. Hanno menzionato il messaggio del Papa per il Togo. La gente ha accolto questo messaggio con molta gratitudine. E’ un segno di interesse da parte della Chiesa nell’aiutare la popolazione che soffre.

 

D. – In questi ultimi giorni c’è una relativa calma in Togo, dopo le violenze precedenti. Com’è la situazione?

 

R. – Sì, la situazione è più calma, ma non si è ancora risolta. I Paesi vicini, comunque, stanno cercando di aiutare le due parti in lotta a mettersi insieme per formare un governo di unione nazionale. Se si arriverà a questa soluzione, credo che il popolo respirerà meglio.

 

D. – C’è anche il problema degli sfollati: tanti dal Togo sono fuggiti in Benin…

 

R. – Domani, andrò con il segretario della nunziatura ed altre persone a visitare questi profughi. In totale sono circa 8 mila. Di solito arrivano prima alla parrocchia di frontiera – una parrocchia cattolica – vengono ben sistemati, in attesa di essere trasferiti poi in un campo a 50 km da lì. C’è una cura anche da parte del governo.

 

D. – Come si sta muovendo la macchina della solidarietà della Chiesa per aiutare questa popolazione, che sta soffrendo in questo momento?

 

R. – Nelle parrocchie si muove l’Organizzazione della Caritas nazionale del Benin con l’aiuto della Caritas degli Stati Uniti. Grazie alla nunziatura abbiamo anche aiuti dai fedeli. Domani porteremo doni in denaro ed anche viveri per dare un po’ di sollievo e soprattutto per mostrare la nostra solidarietà.

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IL MESE MARIANO NELL’ANNO DELL’EUCARISTIA: AD UN MESE DALLA MORTE DI

GIOVANNI PAOLO II, RICORDIAMO LE SUE PAROLE SUL LEGAME TRA LA MADRE DI DIO, PRIMO TABERNACOLO DELLA STORIA, E IL MISTERO EUCARISTICO

 

Ieri, primo maggio, è iniziato il mese tradizionalmente dedicato a Maria, in coincidenza con l’Anno dell’Eucaristia. In questo giorno particolare, in cui ricorre il primo mese della morte di Giovanni Paolo II, vogliamo ricordare quanto Papa Wojtyla ha detto sulla relazione tra la Madre di Dio, “primo tabernacolo della storia”, e il mistero eucaristico. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“Se l'Eucaristia è mistero di fede, che supera tanto il nostro intelletto da obbligarci al più puro abbandono alla parola di Dio, nessuno come Maria può esserci di sostegno e di guida in simile atteggiamento”. E’ quanto scriveva Giovanni Paolo II nella Enciclica Ecclesia de Eucharistia il 17 aprile 2003. Per comprendere questo mistero, memoriale della morte e della risurrezione di Gesù, occorre dunque mettersi alla scuola di Maria che alle nozze di Cana invitava ad obbedire senza esitazione alle parole del Figlio: “Fate quello che vi dirà”.

 

Con premura materna – scriveva il Papa - Maria sembra dirci: «Non abbiate tentennamenti, fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che fu capace di cambiare l'acqua in vino, è ugualmente capace di fare del pane e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai credenti la memoria viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo “pane di vita”».

 

“In certo senso – leggiamo ancora nell’Enciclica - Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l'Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l'incarnazione del Verbo di Dio”. Nell’Annunciazione c’è infatti “un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva «per opera dello Spirito Santo» era il «Figlio di Dio». In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l'intero suo essere umano - divino nei segni del pane e del vino”.

 

«Beata colei che ha creduto»: Maria – sottolineava Giovanni Paolo II - ha anticipato, nel mistero dell'Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. “Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, «tabernacolo» – il primo «tabernacolo» della storia”.

 

“E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia – si chiedeva il Papa - non è forse l'inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?” Questo mistero infatti è mistero d’amore: vivere nell'Eucaristia – secondo Giovanni Paolo II - è entrare in intima unione con Cristo che ci ha amato con un “amore che va fino all’estremo, un amore che non conosce misura”. “Significa assumere al tempo stesso l'impegno di conformarci a Cristo”.

 

Impossibile per l’uomo, possibile a Dio. Per questo il Papa esortava a pregare il Rosario, a contemplare Cristo con gli occhi pieni di amore  di Maria. Il Rosario è un vero «compendio del Vangelo» e Giovanni Paolo II lo integra con i Misteri della Luce al cui vertice pone proprio la Santa Eucaristia. La Vergine Santa, che ha incarnato con l'intera sua esistenza la logica dell'Eucaristia – concludeva il Pontefice – ci aiuti a vivere questo mistero che “consente di attingere alla sorgente stessa della grazia” e dà la forza di “trasformare il mondo secondo il Vangelo”.

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DA OGGI A NEW YORK LA CONFERENZA ONU SUL RIESAME DEL TRATTATO

 DI NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE: 188 I PAESI RIUNITI

- Intervista con Giorgio Alba -

 

“No al nucleare”. Con questo slogan, migliaia di manifestanti, ieri a New York, hanno protestato contro l’aumento indiscriminato degli armamenti atomici nel mondo. Dell’argomento se ne parla, da oggi sino al 27 maggio, al Palazzo di Vetro dell’Onu, dove parte la Conferenza Internazionale di Riesame del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. L’assise vede riuniti i 188 Paesi firmatari dell’accordo varato nel 1970. Ma quali sono gli obiettivi dell’incontro? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Alba, inviato a New York come delegato dall’organizzazione “Archivio Disarmo”:

 

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R. - Gli obiettivi sono comuni, perché tutti siamo preoccupati sia del terrorismo nucleare, sia del possibile uso di armi nucleari. Bisogna concordare le strategie. L’esempio dell’Iraq, in cui gli Stati Uniti affermavano l’esistenza di armi di distruzione di massa tra cui il nucleare, ha dimostrato che bisogna essere molto prudenti nel passare all’azione militare ed è preferibile invece dare più rilievo agli strumenti diplomatici che già esistono nel Trattato di non proliferazione. Quindi, la discussione verterà sugli: quali sono gli strumenti da dare alla diplomazia e, quindi, al trattato, per raggiungere gli scopi per cui è nato. Quindi, il completo disarmo nucleare. Riguardo a questo punto esiste una proposta per la messa al bando delle armi nucleari e attualmente è prevista una convenzione sulle armi chimiche e biologiche. Non esiste invece una convenzione attualmente per le armi nucleari ed è necessario iniziare subito i negoziati. Soprattutto è importante la messa in sicurezza dei vecchi arsenali ex sovietici, ma anche americani, che risalgono alla guerra fredda, perché attualmente uno dei rischi principali è quello che plutonio ed uranio siano a rischio di furto da parte di terroristi. Teniamo presente che ci sono anche degli effetti positivi. Cuba dal 2000 è entrata a far parte del Trattato di non proliferazione e la Libia ha rinunciato alle sue armi nucleari. Ci si aspettano altri segnali positivi.

 

D. - In che termini, in questa Conferenza, si parlerà di Corea del Nord e di Iran, che sono i due Paesi che in questi ultimi tempi più preoccupano dal punto di vista del riarmo nucleare…

 

R. – La situazione dell’Iran desta preoccupazione, perché, secondo il Trattato, ha diritto legalmente a perseguire l’arricchimento dell’uranio a scopi commerciali. Purtroppo, la tecnologia dell’arricchimento permette, se potenziata, di costruire anche armi nucleari. Riguardo alla Corea del Nord la situazione è molto grave, perché è un Paese che sta letteralmente morendo di fame. L’arsenale nucleare sembra più un’arma di ricatto per avere benefici economici, piuttosto che un reale pericolo. Quindi, è necessario che, attraverso un dialogo e una spinta diplomatica, si faccia uscire la Corea del Nord dall’angolo e la si faccia rientrare all’interno della comunità internazionale, spingendola a rientrare nel Trattato di non proliferazione.

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OPERE DEDICATE A MARIA DI GIOTTO, PAOLO UCCELLO, MASACCIO, BEATO ANGELICO E  ALTRI GRANDI ARTISTI,  IN MOSTRA A ROMA  FINO ALL’11 MAGGIO. L’ESPOSIZIONE,

INTITOLATA  “VITA DI MARIA NELL’ARTE DAL ‘300 AL ‘400”, E’ VISITABILE

NELLA BASILICA DEI SS. AMBROGIO E CARLO AL CORSO

- Intervista con mons. Mauro Parmeggiani e mons. Raffaello Martinelli -

 

Una mostra sulla “Vita di Maria nell’arte dal ‘300 al ‘400”: la promuove il centro culturale “Giovanni Paolo II” nelle suggestive sale sotterranee della Basilica romana dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso. In esposizione fino all’11 maggio, 29 pannelli che riproducono le storie della Vergine nelle opere di Giotto, Paolo Uccello, Masaccio, Beato Angelico e di altri grandi artisti dell’epoca. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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(musica)

 

Dall’Immacolata Concezione all’Assunzione al cielo: la mostra racconta la vita di Maria in un percorso espositivo che è soprattutto un percorso dello spirito. Un cammino di contemplazione e meditazione attraverso i simboli e i colori dell’iconografia mariana del XIV e XV secolo. E l’idea è quella di recuperare la concezione medievale dell’arte, come strumento di catechesi sulle Verità della fede. L’immagine pittorica, infatti, diventa il tramite tra lo spettatore e la Vergine, un mezzo per avvicinarsi alla Sua storia e al Suo mistero. Un intento, questo, raggiunto anche grazie alla presenza, tra un episodio e l’altro, dei passi evangelici corrispondenti e di antiche preghiere. Mons. Mauro Parmeggiani, segretario generale del Vicariato di Roma:

 

“Questa mostra, attraverso la bellezza, ci fa riscoprire Maria come madre, come figura da invocare, che intercede per noi e che ci sta vicino, che ci sostiene e dà la possibilità anche a noi di dire quel ‘sì’ lungo la nostra vita che è stato celebrato, appunto, dai grandi artisti, dai grandi poeti e da coloro che noi incontriamo in questa mostra”.

 

A commentare la grande attenzione dedicata a Maria dagli artisti di tutte le epoche è mons. Raffaello Martinelli, rettore del Collegio ecclesiastico internazionale San Carlo Borromeo:

 

“Già il fatto di essere madre è una realtà affascinante, anche sul piano umano. Quando poi si tratta di un Dio che sceglie una piccola donna ebrea ad essere la Madre del Suo Figlio, e quindi a diventare la Madre di tutta l’umanità, questo senz’altro non può non suscitare stupore. Ora, l’arte esprime proprio questa meraviglia, questo affetto, questo amore per colei che, umile ancella, con il suo ‘fiat’ ha reso possibile anche tutto il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione nel piano di Dio”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

2 maggio 2005

 

 

nel trigesimo di giovanni paolo II, molte le iniziative in ricordo

del papa scomparso. A roma una serie di incontri sulle più recenti

opere letterarie a lui dedicate dai vaticanisti. In cantiere anche un film

 di animazione, DEDICATO AI PIU’ GIOVANI

 

ROMA. = Esattamente un mese fa, il 2 aprile alle 21.37, moriva Karol Wojtyla. Nel trigesimo della scomparsa, si moltiplicano le iniziative per ricordare l’amata figura di Giovanni Paolo II. A Roma si svolgono una serie di incontri sulle più recenti opere letterarie dedicate dai vaticanisti italiani a Giovanni Paolo II e alla Chiesa. Promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi, presso la propria sede, ad inaugurare il ciclo è il volume del giornalista Rai, Fabio Zavattaro, dal titolo “I santi e Karol - Il nuovo volto della santità”. Intervengono il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il vescovo Renato Boccardo, segretario generale dello Stato della Città del Vaticano, e il prof. Augusto D’Angelo, dell’Università di Roma “La Sapienza”. In veste di moderatore il giornalista RAI, Giuseppe De Carli. E nel pomeriggio, presso la sede del Circolo San Pietro, verrà presentato in conferenza stampa il progetto di intitolazione a Giovanni Paolo II della cima abruzzese oggi conosciuta come “Gendarme”. L’incontro è presieduto dal ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno, ed è atteso il cardinale José Saraiva Martins, che il 18 maggio prossimo, giorno dell’evento, presiederà una Santa Messa di suffragio nella chiesa di San Pietro della Ienca di Camarda, nelle vicinanze della “Cima Giovanni Paolo II”. E dopo la fiction televisiva “Karol, un uomo diventato Papa”, Giovanni Paolo II sarà protagonista di un film d’animazione, a lui dedicato, incentrato sul suo speciale rapporto con i giovani. A realizzarlo, Mondo Tv, leader europeo di produzione e distribuzione di cartoni animati per la tv e il cinema. Uscirà nelle sale di tutto il mondo alla fine del 2006. (E. B.)

 

 

Il Comitato contro la tortura apre oggi a Ginevra la 34.esima sessione.

L’obiettivo è esaminare le misure intraprese dai governi di alcuni paesi

come Togo, Uganda, Bahrein e Albania, per prevenire e punire

gli atti di tortura. I lavori proseguiranno fino al 20 maggio prossimo

 

GINEVRA. = I rappresentanti di Togo, Uganda, Bahrein, Albania, Canada, Svizzera e Finlandia risponderanno alle domande dei membri del Comitato sulle misure intraprese dai rispettivi governi per mettere in opera le disposizioni previste dalla Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti inumani o degradanti. La Convenzione conta oggi 139 Stati aderenti. Questi Paesi si sono impegnati a vietare esplicitamente il ricorso a “ordini superiori” o a “misure eccezionali” per giustificare gli atti di tortura. Il Comitato è nato nel 1987, proprio per garantire l’applicazione della Convenzione nei Paesi membri e per sostenerli nell’applica-zione di tali disposizioni. In queste tre settimane di sessione, i dieci membri indipendenti del Comitato esamineranno tutte le informazioni su eventuali atti di tortura praticati sistematicamente da ciascun Paese che fa parte della Convenzione. I primi Paesi a presentare i rapporti alla commissione saranno Togo, Albania, Uganda e Bahrein. Nei giorni successivi, sarà la volta degli altri Paesi. (E. B.)

 

 

RAGGIUNTO UN ACCORDO TRA IL GOVERNO DI TUNISI E LA CROCE ROSSA.

DOPO ANNI DI TRATTATIVE, IL PERSONALE DELL’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA

INTERNAZIONALE POTRA’ VISITARE LE CARCERI DEL PAESE E VERIFICARE SE I DETENUTI SIANO SOTTOPOSTI A METODI CHE VIOLANO I DIRITTI UMANI

 

TUNISI. = Dopo anni di trattative finalmente il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha ottenuto dal governo di Tunisi l’autorizzazione a visitare le carceri del Paese. Nell’accordo, firmato dal coordinatore per i diritti umani del governo tunisino, Mohamed Cherif, e dal rappresentante del Comitato internazionale della Croce Rossa Bertrand Pferfele, inviato dalla sede centrale di Ginevra, viene specificato che le visite avranno “carattere strettamente umanitario”. Secondo alcune organizzazioni volontarie nelle carceri tunisine, infatti, sarebbero utilizzati metodi che violano i diritti umani. La situazione che maggiormente preoccupa la Croce Rossa è quella che vede coinvolti soprattutto i detenuti accusati di partecipazione o connivenza con movimenti integralisti islamici. In particolare si fa riferimento al gruppo “En-Nahda”, il cui capo spirituale vive a Londra, dopo essersi visto riconoscere lo status di rifugiato. Grazie a questo accordo, ora la Croce Rossa potrà portare avanti non solo il suo compito di tutela dei diritti umanitari ma potrà anche verificare e denunciare eventuali nuovi casi di violazione umanitaria. (R.A.)

 

 

L’industria del cotone in Uzbekistan, Tagikistan e Turkmenistan

è tra i fattori responsabili di stagnazione economica, degrado ambientale

e si basa sullo sfruttamento di manodopera anche minorile. A denunciarlo

è l’International Crisis Group, un’organizzazione internazionale non-profit per la prevenzione dei conflitti,

in un recente rapporto intitolato “La maledizione del cotone:

 la distruttiva monocoltura dell’Asia Centrale”

 

WASHINGTON. = L’industria del cotone è fondamentale per l’economia di alcuni Stati dell’Asia centrale come Uzbekistan, Turkmenistan e Tagikistan. L’Uzbeki-stan, ad esempio, è il quinto maggior produttore di cotone al mondo con un fatturato di circa 900 milioni di dollari Usa nel 2003. Tuttavia, nelle steppe poco fertili, “milioni di poveri contadini lavorano per un salario minimo, o a volte nullo”. È questo il quadro che emerge dal rapporto “La maledizione del cotone: la distruttiva monocoltura dell’Asia centrale”, diffuso recentemente dall’organizzazione internazionale non-profit International Crisis Group (ICS). Il rapporto illustra la situazione in questi Paesi. Si tratta di lavoro svolto soprattutto da donne e bambini. Questi, trascorrendo mesi nei campi, perdono le lezioni scolastiche, si ammalano, a volte muoiono. I giovani fuggono dalle coltivazioni, che non assicurano loro un futuro: i contadini non sono proprietari dei terreni che lavorano e non possono scegliere cosa coltivare o a chi vendere il raccolto. Proprio a causa di questa carenza di manodopera, nel Turkmenistan, il presidente Niyazov ha annunciato che questa estate i soldati dell’esercito saranno inviati a lavorare nei campi. L’organizzazione internazionale sottolinea, inoltre, come questo sfruttamento sia reso possibile dalla complicità tra i governi locali, gli industriali e favorito anche dal silenzio della stampa controllata dalle autorità. Ma l’industria del cotone danneggia anche l’ambiente. Infatti, le piantagioni richiedono un’irrigazione intensiva e, a causa di questo sfruttamento, il mare Aral è stato prosciugato. Ed è per questo che la regione sta diventando un deserto salato. Il cotone dell’Asia centrale viene commerciato con le principali società dell’Europa e degli Stati Uniti, la produzione è finanziata da banche occidentali e il prodotto finale viene usato da rinomate aziende. Per tutelare queste popolazioni l’ICS propone una certificazione di provenienza del cotone. (E. B.)

 

 

IL TASSO DI MALNUTRIZIONE IN NIGER E’ SEMPRE PIU’ ALLARMANTE:

IL NUMERO DI RICOVERI E’ TRE VOLTE SUPERIORE A QUELLO DEGLI ANNI PRECEDENTI. MEDICI SENZA FRONTIERE E’ IMPEGNATA AD ASSISTERE LE POPOLAZIONI PIU’ COLPITE

 

NIAMEY. = Ancora emergenza nutrizione in Niger. Negli ultimi mesi la situazione risulta essere enormemente peggiorata. Infatti, l’organizzazione internazionale “Medici Senza Frontiere” ha dovuto incrementare il proprio impegno assistenziale nelle regioni maggiormente colpite dalla malnutrizione. Dal mese di gennaio, oltre 3.000 bambini gravemente malati sono stati curati all’interno del centro nutrizionale terapeutico che l’organizzazione ha allestito a Maradi, situata a sud del Niger. Entro la metà di maggio, saranno incrementati i posti letto per accogliere le persone maggiormente bisognose di cure. Intanto, nella cittadina è stato già aperto un secondo centro nutrizionale terapeutico e un terzo è previsto nella regione di Tahua. La situazione nel Paese è allarmante: il numero dei bambini malnutriti trattati ha raggiunto cifre elevatissime e la cosa più grave è che continua ancora ad aumentare. Il tasso di ricoveri risulta essere tre volte superiore a quello riscontrato nello stesso periodo negli anni precedenti. “Medici Senza Frontiere” prevede di dover curare oltre 20.000 bambini gravemente malnutriti nel corso del 2005 ed è in programma la distribuzione di circa 850 tonnellate di razioni alimentari alle famiglie dei bimbi assistiti. (M.V.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 maggio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il dramma degli attentati kamikaze, il probabile ritiro delle forze della coalizione a partire dal 2006, gli sforzi del governo di Canberra per liberare un cittadino australiano preso in ostaggio dai ribelli e nuovi particolari sul caso Calipari. Sono questi gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq nel nostro servizio:

 

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Non si interrompono, in Iraq, gli attacchi della guerriglia: una autobomba è stata lanciata a Baghdad contro un negozio di una strada commerciale del quartiere meridionale di Karrada. La deflagrazione ha causato la morte di quattro passanti. Poco dopo, un’altra vettura imbottita di tritolo è saltata in aria nel quartiere di Zayouna uccidendo 4 persone. Dopo questa ennesima ondata di attentati, 84 “sospetti terroristi” sono stati catturati dalla polizia. E’ di almeno 30 morti, inoltre, il bilancio dell’attacco di ieri avvenuto nei pressi della sede del partito curdo a Tall Afar, ad ovest di Mossul. Molte delle vittime sono civili che stavano partecipando ad un corteo funebre. Sul versante dei sequestri, cresce poi l’angoscia per la sorte del cittadino australiano rapito da un gruppo di ribelli. Il governo di Canberra ha annunciato che invierà una squadra di esperti nella gestione delle emergenze per cercare di liberare l’ostaggio. Il premier australiano, John Howard, ha anche precisato che l’Australia non accoglierà le richieste dei rapitori e non rimpatrierà le proprie truppe dal Paese arabo. In questo clima di violenze non mancano, comunque, segnali di speranza: il consigliere per la sicurezza nazionale del governo iracheno ha dichiarato che il ritiro delle forze della coalizione potrebbe iniziare a partire dal 2006. Il caso Calipari si arricchisce, infine, di nuovi particolari: grazie a semplici procedure informatiche è possibile leggere, nella versione integrale, il dossier americano sull’uccisione dell’agente del SISMI. Nel testo, che avalla l’ipotesi dell’incidente, sono anche riportati i nomi dei soldati della pattuglia coinvolti nella drammatica vicenda. Il rapporto italiano sulla morte di Calipari sarà reso noto questa sera alle 18.00 Le divergenze tra i due documenti riguardano la dinamica dei fatti, l’osservanza delle regole di ingaggio e il coordinamento con la autorità competenti.

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La tensione è alta anche nei Territori palestinesi e in Israele. In Cisgiordania un soldato israeliano ed un militante palestinese sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco avvenuto a nord di Tulkarem. In Israele, intanto, il ministro per gli Affari della Diaspora, Nathan Sharansky, ha presentato le proprie dimissioni per protestare contro il piano di evacuazione dalla Striscia di Gaza di circa 8000 coloni. Il governo del primo ministro Ariel Sharon ha approvato, inoltre, il progetto per l’istituzione della prima Università ebraica in Cisgiordania.

 

Raffica di arresti in Egitto dopo gli attentati di sabato avvenuti al Cairo. Circa 200 persone sono state fermate nel quartiere di Shubra El Kheima, alla periferia nord della città. Nella zona abitavano le famiglie dei tre attentatori. Su questa operazione della polizia ascoltiamo, al microfono di Eugenio Bonanata, il corrispondente ANSA dal Cairo, Remigio Benni:

 

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R. – In base alle notizie diffuse dal ministero degli Interni, tutte le persone coinvolte in questo attentato sono collegate allo stesso attentatore di Khan el Khalili del 7 aprile scorso. I fermati farebbero parte di una stessa formazione. Viene così ridimensionata la portata dell’avvenimento. Questo gruppo non sarebbe legato, infatti, a nessuna organizzazione tradizionale del terrorismo islamico.

 

D. – Ci sono novità sul fronte delle indagini?

 

R. – Sono state arrestate circa 200 persone nel quartiere di Shubra El Kheima dal quale venivano gli attentatori. E’ uno dei quartieri più poveri nei quali probabilmente si sviluppano anche i maggiori risentimenti verso l’esterno. Questa zona del Cairo è anche fonte di una serie di frustrazioni che poi si possono tramutare in atti inconsulti.

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Avviare negoziati per una pace definitiva. Lo ha chiesto stamani il presidente taiwanese Chen Shui-bian, rivolgendosi alle autorità cinesi. Pechino – lo ricordiamo – considera l’isola di Taiwan una provincia ribelle. Ma che significato ha l’appello di Chen Shui-bian alle autorità cinesi? Risponde padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia ‘AsiaNews’, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – L’appello è un’apertura alla Cina per dialogare e per trovare dei modi di collaborare più intensamente dal punto di vista economico, ma anche per rispettarsi sul lato di una certa sovranità. Questa è una spinta che il partito democratico e Chen Shui-bian stanno facendo da tanto tempo. In questo caso, è importante perché in Cina si sta concludendo la visita di Lien Chan, che è del partito del Kuomintang, dell’opposizione, e sta per partire una nuova visita, quella di un esponente dell’altro partito, il People’s First Party, anch’egli invitato ad andare in Cina per otto giorni. Naturalmente, Chen Shui-bian vuole far presente al governo di Pechino che, se vuole trattare e dialogare, deve usare i contatti con il governo di Taipei e non semplicemente con i partiti dell’opposizione.

 

D. – Eppure, rimane ancora valida la legge anti-secessione approvata dal Parlamento cinese a maggio, in base alla quale Pechino potrebbe intervenire con la forza in caso di dichiarazione di indipendenza di Taiwan ...

 

R. – Certo, questi dialoghi tra il partito dell’opposizione e la Repubblica popolare cinese sono, da una parte, un tentativo dei partiti di opposizione di calmare Pechino in questa linea violenta. Teniamo presente che tutte le volte che la Cina ha mostrato il pugno duro verso Taipei, i taiwanesi hanno sempre più sottolineato la loro voglia d’indipendenza. Dall’altra parte, è anche un modo per Pechino, dopo aver dimostrato di poter intervenire militarmente, di dire: è il momento di dialogare.

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Il premier nipponico, Juichiro Koizumi, ha chiesto all’Unione Europea di non revocare l’embargo alla Cina sulla vendita delle armi. Ho espresso le nostre preoccupazioni: ha spiegato il primo ministro nel corso del vertice UE-Giappone in corso in Lussemburgo.  Il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente di turno dell’UE, ha dichiarato che i Venticinque stanno esaminando l’ipotesi di togliere di togliere il divieto di vendita di armi imposto alla Cina nel 1989. Ma è ancora troppo presto – ha precisato Juncker – per dare una risposta definitiva.

 

 

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