RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
121 - Testo della trasmissione di domenica 1 maggio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
1° maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore: con noi padre Angelo Catapano
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrazione liturgica notturna per la Pasqua
ortodossa russa
Oggi in Spagna la Giornata delle vocazioni native
In Iraq ancora violenza:
un’autobomba uccide cinque iracheni e ferisce altre dodici persone
Uccisi tre civili in un bombardamento aereo in Afghanistan su un campo di presunti ribelli
Tre i morti per
l’attentato ieri in Egitto, rivendicato da due gruppi terroristici considerati
minori.
1
maggio 2005
LA PASQUA ORTODOSSA, LE URGENZE DEL MONDO DEL
LAVORO,
IL PENSIERO ALLE POPOLAZIONI CHE SOFFRONO: AL
CENTRO DELLE PAROLE DEL PAPA
AL REGINA
COELI. A BRACCIO AFFETTUOSE E SIGNIFICATIVE NOTE PERSONALI
La preghiera per la piena
comunione con i fratelli ortodossi che celebrano la Pasqua oggi, il forte
auspicio che non manchi il lavoro ai giovani e il pensiero a tutte le
popolazioni che soffrono: sono tra i punti forti delle parole di Benedetto XVI
al Regina Coeli, recitato dalla finestra su una piazza San Pietro gremita di
folla e illuminata da un sole primaverile. Parole che il Papa ha letto
aggiungendo a braccio significative note personali. Ascoltiamolo nel servizio
di Fausta Speranza:
**********
“Mi rivolgo a voi per la prima
volta da questa finestra, che l’amata figura del mio Predecessore ha reso
familiare a innumerevoli persone nel mondo intero”.
Comincia così il saluto di Benedetto XVI per la recita del
Regina Coeli in un giorno che rappresenta la Pasqua ortodossa e la festa di San
Giuseppe lavoratore ma che è anche la prima occasione in cui parla dalla
finestra dello studio papale.
“Pensiamo anche all’altra finestra”.
Con questa
affettuosa aggiunta il Papa spiega che “di domenica in domenica Giovanni Paolo
II, fedele ad un appuntamento diventato un’amabile consuetudine, ha
accompagnato per oltre un quarto di secolo la storia della Chiesa e del mondo e
– sottolinea – noi continuiamo a sentirlo più che mai vicino”. E in riferimento
al suo impegno ha parole di gratitudine “verso coloro che – dice - mi hanno
sostenuto in questi giorni con la preghiera e verso quanti da ogni parte del
mondo mi hanno inviato messaggi e voti augurali.
“Con particolare affetto” saluta le Chiese
ortodosse e le Chiese cattoliche di rito orientale, che proprio in questa domenica
celebrano la risurrezione di Cristo:
“A questi nostri cari fratelli
rivolgo il tradizionale annuncio di gioia: Christós anesti! Sì, Cristo è
risorto, è veramente risorto”.
Con altrettanta intensità,
ricorda che si tratta di un’occasione speciale di preghiera di fede e di lode a
Colui che è il nostro comune Signore e che – aggiunge - interpella cattolici e
ortodossi:
“Ci chiama a percorrere con
decisione il cammino verso la piena comunione.”
Ricordando che la memoria
liturgica di San Giuseppe Lavoratore fu istituita dal Papa Pio XII proprio
cinquant’anni fa, Benedetto XVI ribadisce l’intento di sottolineare
l’importanza del lavoro e della presenza di Cristo e della Chiesa nel mondo
operaio”. Richiama alla mente il ‘Vangelo del lavoro’, di cui parlava Giovanni
Paolo II nell’Enciclica Laborem exercens, per esprime un auspicio
preciso:
“Auspico che non manchi il lavoro specialmente per i giovani, e che le
condizioni lavorative siano sempre più rispettose della dignità della persona
umana.”
Ma anche qui c’è una discreta
intrusione personale che – osiamo dire – ci suona quasi come un’affettuosa
richiesta di auguri:
“E voi sapete che io mi chiamo
Giuseppe”.
Con il pensiero a tutti i
lavoratori, Benedetto XVI saluta in particolare quelli appartenenti a numerose
associazioni presenti in piazza e quelli che chiama “gli amici delle Acli” che
celebrano quest’anno il sessantesimo di fondazione. A loro augura di
“continuare a vivere la scelta della ‘fraternità cristiana’ come valore da
incarnare nel campo del lavoro e della vita sociale”, ribadendo l’obiettivo
della Chiesa:
“La solidarietà, la giustizia e
la pace siano i pilastri su cui costruire l’unità della famiglia umana”.
In questa giornata che è anche
la prima del mese dedicato tradizionalmente a Maria, il Papa affida “alla
Vergine tutte le necessità della Chiesa e dell’umanità”, ricordando
l’insegnamento del suo predecessore:
“Con la parola e, più ancora,
con l’esempio il Papa Giovanni Paolo II ci ha insegnato a contemplare Cristo
con gli occhi di Maria, specialmente valorizzando la preghiera del Santo
Rosario.”
Dopo
la recita del Regina Coeli, l’appello del Papa per “tutti i popoli che
soffrono” prende il via con l’incipit di una confidenza:
“In questi giorni mi ritrovo spesso a
pensare a tutti i popoli che soffrono a causa di guerre, malattie e povertà. In
particolare, oggi sono vicino alle care popolazioni del Togo, sconvolte da
dolorose lotte interne. Per tutte queste nazioni imploro il dono della
concordia e della pace.”
Dopo alcuni
saluti particolari in lingua spagnola e in italiano, Benedetto XVI ha augurato
“Buona domenica a tutti”, tornando poi a ripetere arrivederci e aggiungendo
parole che restano dentro in modo particolare:
**********
Ma ascoltiamo ora le voci di alcuni, tra le migliaia di fedeli presenti
questa mattina in Piazza San Pietro, raccolte da Roberta Moretti:
**********
R. – Mi
fa piacere che continui a parlarci di Papa Giovanni Paolo II e che quindi
cerchi di mantenere una continuità, perché abbiamo bisogno di sentirlo ancora
vicino. Mi ha fatto piacere il discorso sul lavoro per i giovani. Si auspica
che ci siano sempre più opportunità e che siano mantenuti i diritti e la
dignità che è fondamentale.
R. – Colpisce la sua semplicità
e il suo affetto come se veramente fossimo dei fratelli e delle sorelle. Lui
comincia sempre così: “Cari fratelli e care sorelle”. E’ un uomo dolcissimo,
semplice e profondo.
R. – E’ la scuola di Giovanni
Paolo II e ancora porta avanti la sua tradizione. E’ una cosa bellissima.
R. – Sono stati saluti che ha
dedicato a tutte le persone che sono venute qui a vederlo.
R. – Facciamo tanti auguri di
buon onomastico al Papa. Mi ha commosso alla fine, quando ha detto buona domenica.
D. – Comincia a volergli bene?
R. – Sì, sicuramente.
R. – Ha fatto riferimento a
queste terre un pò dimenticate, dove tuttora ci sono dei conflitti, che
probabilmente non fanno parlare il mondo, ma che creano divisioni, creano
scontri.
D. – Che impressione ha del
nuovo Papa?
R. – Ogni giorno sempre
migliore. E’ un Papa aperto, ha le idee chiare, sia in materia di dottrina, ma
anche nel dialogo con le altre religioni. E’ stato bello oggi che abbia
ricordato, ad esempio, la Pasqua degli ortodossi. Credo che farà grandi cose
per questa Chiesa.
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ALLE ACLI, PRESENTI AL REGINA
COELI IN PIAZZA SAN PIETRO, IL PAPA HA AUGURATO
DI CONTINUARE A VIVERE LA SCELTA DELLA FRATERNITA’
CRISTIANA
NEL CAMPO
DEL LAVORO E DELLA VITA SOCIALE
- Con noi Luigi Bobba -
Proprio ieri, nel convegno organizzato
a Roma dalle Acli alla vigilia della festa del lavoro e nel sessantesimo dalla
fondazione, le ACLI hanno presentato le loro proposte per rilanciare il mercato
del lavoro. Al microfono di Alessandro Guarasci, il presidente Luigi Bobba
parla del loro impegno:
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R. – Deve rimettere al centro
dell’agenda politica la questione del lavoro come leva per uno sviluppo
sostenibile. Secondo, deve avere un’agenda appunto, con dei punti, delle priorità,
delle scelte che siano costose anche per le organizzazioni sociali, ma che
obblighino la politica ad invertire la rotta e a fare delle scelte che siano
scelte di futuro per il Paese. Terzo, è un’agenda che bisogna scrivere insieme,
il movimento cooperativo, il terzo settore, le organizzazioni sindacali, il
mondo delle imprese, perché la crisi è così drammatica, così urgente, che ha
bisogno di uno sforzo che sia veramente corale.
D. – E sul costo del lavoro come
bisogna muoversi?
R. – Da un lato, con la
revisione dell’Irap, consentendo alle imprese di dedurre parte di questo costo
in modo da liberare una parte di risorse per la crescita. Dall’altro lato,
chiediamo che il costo degli assegni familiari sia messo a carico della
fiscalità generale e non del costo del lavoro, rendendo in questo modo più
pesante la busta paga dei lavoratori.
D. – Bobba ha anche però un
problema “formazione”. In Italia se ne fa poca e male...
R. – E’ lì che bisogna
investire, è lì che c’è la strada per rinnovare e riqualificare il capitale
umano del Paese, anche usando la leva fiscale così come la si è utilizzata per
ristrutturare la casa. E’ ora di ripensare a riqualificare, ad offrire una mano
a chi vuole imparare, a chi vuole rimettersi in gioco, a chi vuole migliorare
la propria professionalità.
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Ricordiamo che le iniziative e i
festeggiamenti delle Associazioni cristiane dei lavoratori
italiani hanno preso il via lo scorso agosto in
relazione alla prima riunione fondativa. Le ACLI
nascevano 60 anni fa con l’intento di fondare sul messaggio evangelico e
sull'insegnamento della Chiesa la loro azione per la promozione dei lavoratori,
con l’obiettivo di operare per una società in cui sia assicurato, secondo
democrazia e giustizia, lo sviluppo integrale di ogni persona. Oltre alla
ricorrenza nel corso dell’anno anche dei 60 anni dal primo Congresso nazionale,
è giunta adesso la festa del 1 maggio, occasione privilegiata per ricordare
ancora l’anniversario ma anche per analizzare il lavoro sia nel contesto del
mondo globalizzato, sia nello scenario italiano, in particolare alla luce della
Dottrina Sociale della Chiesa. Ieri, i due giorni di festeggiamenti e
riflessioni si sono aperti con la Messa in S. Spirito
in Sassia presieduta da mons. Betori, segretario generale della Cei. Oggi la
presenza in Piazza San Pietro per partecipare alla recita del Regina Coeli
insieme con il nuovo Papa Benedetto XVI.
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1
maggio 2005
IL MESE DI MAGGIO, TRADIZIONALMENTE DEDICATO A
MARIA,
SI VIVE QUEST’ANNO ALLA LUCE PARTICOLARE DELL’ANNO
EUCARISTICO
- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -
Quest’anno il mese di
Maggio, tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio e al Rosario, cade
nell’Anno dell’Eucaristia. Una coincidenza felice. Giovanni Peduto ne ha
parlato con l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del
Vaticano e per 9 anni prelato a Loreto, dove sorge uno dei Santuari mariani più
visitati al mondo:
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R. – L’Eucaristia è il grande
dono di Gesù. Il dono della sua presenza. Una presenza che vuole diventare
nostra carne e nostro sangue. Nell’Anno dell’Eucaristia, il mese mariano ci
invita ad accostarci all’Eucaristia con lo stile di Maria. Maria è colei che ha
aperto il cuore a Gesù. Maria è colei che è diventata la dimora di Gesù.
Possiamo dire: il primo tabernacolo eucaristico è stata Maria. Per questo
dobbiamo imparare da lei l’accoglienza, l’ospitalità nei confronti di Dio.
Maria è la creatura che si è fidata di Dio, è la libertà umana che si è aperta
a Dio. Guardando Maria, noi impariamo a diventare tabernacoli eucaristici.
D. – E quindi, come vivere in
maniera proficua questo mese di maggio?
R. – Noi abbiamo bisogno
continuamente di rinnovare la fede. La fede non è mai un dono per sempre, un
dono acquisito per sempre: ogni giorno
dobbiamo riaprire il cuore al Signore. E chi, più di Maria, ci può insegnare la
fede ed educare alla fede? Non dimentichiamo mai che il più bell’elogio di
Maria è quello pronunciato da Elisabetta la quale, appena la vide entrare nella
sua casa, esclamò: “A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? Beata
te perché hai creduto nelle parole dette dal Signore!”. Maria è colei che ha
creduto. Dobbiamo chiedere costantemente a Maria che interceda per noi, perché
oggi noi possiamo dire la fede in questo mondo che ha tanto bisogno della luce
del Vangelo. Noi viviamo in società apparentemente felici, ma in verità
disperate perché oggi si avverte che questo mondo è vuoto, questa società è
vuota e noi sappiamo che abbiamo il compito di portare dentro questa società,
dentro questo mondo, la speranza: il dono di Dio, che è Gesù Cristo.
D. – Eccellenza, che rapporto
dobbiamo avere noi cristiani con Maria?
R. – Un rapporto di figli con la
madre. Le parole che Gesù pronunciò sulla croce guardando Maria e guardando
Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre!”. Noi sappiamo che
noi tutti possiamo riferire a noi stessi quelle parole. Anche a noi Gesù dice:
“Figlio, ecco tua madre!”. E Maria è la donna che ha dato spazio nella sua vita
al dono dell’amore. Maria, ai piedi della Croce, credeva che la Croce non fosse
la sconfitta di Dio, ma la vittoria di Dio. Maria è colei che guardando la
Croce capiva che la forza di Dio, l’onnipotenza di Dio, è l’amore. E’ guardando
Maria e accostandoci a Maria che noi possiamo capire che la vera potenza che
cambia il mondo è la potenza dell’amore. E Benedetto XVI, nella Messa d’inizio
del suo ministero, ci ha detto una parola stupenda: “La salvezza viene dal
Crocifisso e non dai crocifissori!”. Questo sguardo sul Crocifisso ce lo dà
Maria.
Benedetto
XVI ci ha detto: “Il mio programma non è altro che quello di ascoltare la
volontà di Dio”. E, se noi andiamo al Vangelo, il Vangelo ci parla di Maria con
estrema chiarezza. Il Vangelo ci presenta Maria come la donna che si apre a
Gesù e che ci insegna a diventare anche noi porte spalancate su Cristo. Il Papa
Benedetto XVI ha fatto suo il grido di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura!
Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Maria è colei che ci aiuta ad
aprire la porta. Maria è colei che
diventa modello di apertura della porta del cuore e della libertà al
Signore. Guardando Maria, non ci si allontana mai da Gesù perché Maria è colei
che ci prende per mano e ci porta a Gesù. E Maria ha soltanto un nome da
pronunciare: “Gesù”, perché lei vuole condurre i figli all’incontro con suo
Figlio, perché Maria sa che è lui il Salvatore.
D. – Maria e il Rosario: un
nesso inscindibile. Come pregare bene questa preghiera?
R. – Il Rosario è una preghiera
stupenda, ma bisogna imparare a pregare il Rosario. Perché il Rosario non è una
preghiera banale, non è semplicemente una ripetizione. Il Rosario non è altro
che il colloquio d’amore del Figlio con la madre, per poter imparare da lei
l’ascolto del Vangelo e quindi l’ascolto di Gesù. Ogni volta che noi recitiamo
il Santo Rosario, o più esattamente: preghiamo il Santo Rosario, dobbiamo
preparare il cuore, prepararlo a metterci in cammino dentro il mistero della
vita di Gesù, perché il Rosario non è altro che un itinerario di fede dentro i
misteri della salvezza, presi per mano dalla madre. Ma se non si è pronti a
fare questo cammino, il Rosario diventa una preghiera vuota. Se invece il cuore
è preparato a fare questo cammino, se è disposto a fare questo cammino, allora
il Rosario è una preghiera stupenda. Come diceva Giovanni Paolo II: “E’ una
preghiera cristologica”, è una preghiera nel mistero di Cristo, presi per mano
dalla madre.
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1° MAGGIO, FESTA DI SAN
GIUSEPPE LAVORATORE
- Intervista con padre Angelo Catapano -
1°
maggio, festa dei lavoratori, ma anche festa di San Giuseppe lavoratore. A San
Giuseppe si ispira la Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, fondata da San
Leonardo Murialdo, insieme con l’altra dei Giuseppini cosiddetti di Asti. Dei
Giuseppini del Murialdo fa parte padre Angelo Catalano che è direttore della
casa generalizia di Roma ed è responsabile delle riviste “Vita giuseppina” e
“La voce di San Giuseppe”. A padre Catapano, Giovanni Peduto ha chiesto
innanzitutto quale lavoro facesse san Giuseppe, che qualche volta viene
definito falegname, altre volte carpentiere:
**********
R. – I termini che usano i
Vangeli di Matteo e di Marco, dal greco sarebbe “tecton”, in latino “faber” e
poi tradizionalmente, nei secoli passati, fino a pochi anni fa, si parlava
piuttosto di falegname. In realtà, oggi si usa di più la traduzione “carpentiere”,
proprio perché è un termine un poco più ampio, generico, che comprende anche il
lavoro del falegname, ma potrebbe essere anche aperto al discorso del fabbro:
in qualche modo, chi costruisce. Ed è bello e simpatico già pensare questo.
Dobbiamo anche pensare, poi, che si trattava di un piccolo villaggio di
Nazareth, dove veramente i lavori non potevano essere così precisi e
categorizzati.
D. – In questo lavoro, era
aiutato da Gesù?
R. – Certamente. Tant’è che il
Vangelo stesso dice ad un certo punto: non è lui il figlio del falegname?
Addirittura, gli si dice: non è lui il carpentiere? Effettivamente, Gesù ha
passato tanti anni accanto a Giuseppe in quella bottega di Nazareth, in quella
vita nascosta che ha una sua stessa importanza, come esempio, non solo per
l’umiltà ma anche per l’elevazione del lavoro ad una dignità che non è solo
umana ma diventa a quel punto ‘divina’. Giuseppe certamente ha educato Gesù,
l’ha istruito nel lavoro, ma anche un poco alla volta, passando gli anni, da
educatore si è fatto discepolo di Gesù e si è messo alla sua scuola. E lui ha
imparato ed è stato istruito da Gesù!
D. – Qual è il senso cristiano
del lavoro che ci viene oggi da questa festa?
R. – Certamente, questa festa
del primo maggio ha bisogno di un rilancio. Nei lunghi anni del Pontificato, da
poco conclusosi, Giovanni Paolo II non ha perso occasione per incontrare in
questa circostanza il mondo del lavoro. E’ per tutta la Chiesa un motivo di
rincontrare il mondo del lavoro, i problemi di oggi e non vederlo soltanto come
una questione qualunque, perché il lavoro è la chiave, come ha detto Papa
Wojtyla, della questione sociale.
D. – San Giuseppe è stato il
custode del Redentore. Nel lavoro si può quindi chiedere anche la sua
intercessione ...
R. – Certamente. E’ il modello,
il patrono dei lavoratori. D’altra parte, l’opera che lui svolge accanto a Gesù
nel mondo del lavoro accompagna quell’opera che Gesù Cristo stesso farà nella
sua vita pubblica: l’opera della Redenzione, perché Gesù viene ad operare. E
noi ci auguriamo che, insieme con la benedizione di San Giuseppe, ci sia anche
– ed è di buon auspicio – il nuovo Papa, Benedetto, che porta nel nome di
battesimo il nome stesso di San Giuseppe.
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NON SI PUO’ AVERE PIU’ EUROPA CON MENO FONDI: E’
LA RACCOMANDAZIONE DELL’EUROPARLAMENTO IN GIORNI DECISIVI PER LE PROSPETTIVE
FINANZIARIE DELL’UNIONE. IL PRESIDENTE DI TURNO, JUNCKER, INCONTRERA’ I CAPI DI
STATO E DI GOVERNO ENTRO IL 10 MAGGIO, PER DEFINIRE LA POSIZIONE DEL CONSIGLIO
EUROPEO DI FRONTE ALLA PROPOSTA DI DIMINUIRE I CONTRIBUTI DEGLI STATI
NAZIONALI, FINORA ALL’1.24% DEL PRODOTTO INTERNO LORDO
- Con noi Gianni Pittella e Jean-Claude Juncker -
Da ora al 10 maggio il premier
lussemburghese Juncker, presidente di turno del Consiglio europeo, avrà consultazioni
con tutti i leader dei Paesi membri per definire la posizione del Consiglio in
tema di prospettive finanziarie per gli anni dal 2007 al 2013. E’ quanto ha
annunciato, in questi giorni, di fronte alle sollecitazioni del Parlamento
europeo che chiede di non abbassare i contributi dei governi nazionali perché
“non si può avere più Europa con meno fondi”. Il servizio di Fausta Speranza:
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''Non mi faccio troppe
illusioni'' sulla possibilità di un accordo entro giugno sul bilancio
dell'Unione europea. E' quanto confessa il presidente di turno dell'Ue,
intervenuto nei giorni scorsi al Parlamento europeo e poi anche all'assemblea
del Consiglio d'Europa. Jean-Claude Juncker ha più volte sottolineato che il
compromesso sul bilancio resta il grande obbiettivo della sua presidenza, che
terminerà proprio il 30 giugno. Il testimone passerà dopo alla Gran Bretagna
che, essendo molto coinvolta su questo dossier anche in virtù di alcuni
privilegi che le sono stati accordati al momento della sua adesione, potrebbe
affrontare grosse difficoltà a far passare un accordo. E l’approvazione del
bilancio è ovviamente una questione cruciale in questa fase: con la
Costituzione, l’Europa cerca di fare un passo in avanti notevole sul piano
politico, ma proprio ora i governi nazionali stanno discutendo la proposta di
diminuire i contributi finora equivalenti all’1,24% del prodotto interno lordo.
Qualcuno ha ventilato perfino la possibilità di scendere fino all’1%. Ma quali
obiettivi potrebbero essere mortificati in caso di taglio di fondi? Lo abbiamo
chiesto all’europarlamentare italiano Gianni Pittella:
R. - Sicuramente per l’Italia il
rischio reale è molto forte per quanto riguarda la moltiplicazione e le
politiche di coesione. I fondi europei per la coesione, che in questi anni sono
affluiti nelle regioni soprattutto meridionali, sono fortemente a rischio. E’
una perdita notevolissima, che metterebbe in ginocchio tutto il Mezzogiorno, e
non solo il Mezzogiorno d’Italia. E’ stato quantificato, in termini assoluti,
il rischio che si correrebbe se passasse la linea sciagurata dell’1%: si
perderebbero 20 miliardi di euro. 20 miliardi di euro in 6 anni sono una cifra.
Quindi, noi non possiamo accettare questa situazione. D’altra parte, non si può
dire allo stesso tempo che si vuole più Europa, che si vuole affidare
all’Unione Europea maggiori compiti e maggiori prerogative, che si fa una
costituzione nella quale si potenziano questi compiti e, poi allo stesso tempo,
non si danno le risposte necessarie per ottemperare queste funzioni. E’ una
contraddizione che si riflette poi nel giudizio dei cittadini. Quando si dice
che il cittadino è disilluso nei confronti dell’Europa, bisognerebbe capire i
motivi di questa disillusione. Io penso che i motivi siano anche quelli di una
discrasia tra le attese che il cittadino ha nei confronti dell’Europa e le
reali possibilità dell’Europa di dar corso a queste attese.
D. – In molti ribadiscono che
non si può pretendere di avere più Europa con meno fondi, ma il problema è che i
governi non si assumono le responsabilità?
R. – Il problema è che il
meccanismo di finanziamento e di bilancio comunitario è un meccanismo
assolutamente penalizzante. Noi dipendiamo esattamente dagli Stati nazionali.
Questo è un meccanismo che ovviamente incide sull’autonomia reale dell’Unione
Europea.
D. – Parliamo di un’altra sfida,
in questo momento decisiva: quella di far diventare il patto di stabilità anche
un patto di crescita. Come parlare di prospettive finanziarie considerando
queste sfide?
R. – Nell’ambito delle prospettive finanziarie c’è una rubrica, la rubrica n°
3, nella quale sono previsti
finanziamenti per la ricerca. Faccio soltanto un esempio: se alla voce
‘ricerca’ non si mettono risorse sufficienti, ovviamente non si realizzano gli
obiettivi della Strategia di Lisbona. Quindi, il patto per la crescita e la
stabilità non è soltanto un insieme di vincoli: dovrebbe essere anche un
insieme di opportunità, ma queste opportunità dipendono anche dalla capacità
finanziaria dell’Unione Europea.
Restano le finalità di un’Europa
che tanta strada ha fatto dall’inizio dell’avventura di integrazione, come ha
sottolineato ai nostri microfoni lo stesso presidente di turno dell’Unione,
Jean Claude Juncker:
R. – BASICLY, THE BROADEN…
In fondo, aver allargato l’Unione Europea non ha
comportato un cambiamento rispetto al 1957. Abbiamo aderito al progetto di
unione nel 1957, perché quella generazione, che usciva dalla Seconda Guerra
Mondiale, voleva riportare la pace nel continente. In questo momento stiamo
discutendo gli aspetti finanziari e i dettagli tecnici per portare avanti
l’Unione che ha sempre gli stessi obiettivi di fondo: un’integrazione economica
e politica per un grande continente di pace.
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1
maggio 2005
I VESCOVI DELLO SRI LANKA INTERVENGONO, CON UNA
NOTA PUBBLICA
ED UNA
LETTERA AI PARLAMENTARI, NEL
DIBATTITO SULLA LEGGE ANTI-CONVERSIONI, ALL’ESAME DELL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA,
CHIEDENDO
DI NON APPROVARLA E DI ISTITUIRE PIUTTOSTO UN CONSIGLIO INTERRELIGIOSO PER
FAVORIRE L’ARMONIA TRA LE RELIGIONI
- A cura di Roberta Gisotti -
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COLOMBO. = Un documento pubblico
rivolto ai fedeli e ai cittadini e una lettera indirizzata ai Parlamentari: i
vescovi dello Sri Lanka intervengono nel dibattito aperto nel Paese asiatico
sulla cosiddetta ‘legge anti-conversioni’, che l’Assemblea legislativa si
appresta a votare. Se approvata, la legge renderà illegale la conversione
religiosa in circostanze definite “non etiche” e sarà un magistrato a decidere
se il cambio di religione è avvenuto attraverso l’inganno e il proselitismo.
Proprio il concetto di proselitismo preoccupa molto la Chiesa se comprende
anche l’attività di carità o di solidarietà. Nel documento pubblico i vescovi
srilankesi condannano “con forza ogni tentativo di conversioni non etiche
perché esse si oppongono all’insegnamento del Cristianesimo, che sostiene la
libertà di coscienza”, ma affermano pure “che ognuno ha la libertà di
accettare, nella sua libera volontà, un’altra religione”. “Questa libertà è
sacra e inviolabile – dichiarano i presuli - ed è garantita dalla Carta
fondamentale dei Diritti dell’uomo, nonché dalla Costituzione” dello Sri Lanka.
I presuli notano che la legge “non porterà armonia interreligiosa, ma genererà
ulteriori sospetti e ostilità”. Piuttosto
allora si propone di istituire un Consiglio che comprenda i leader di tutte le
religioni nel Paese, che possa investigare sulle denunce di conversioni non
etiche. I vescovi ricordano inoltre che il Cristianesimo ha contribuito
all’indipendenza dai colonizzatori britannici, ma nonostante ciò sin dal 1960
ha subito violazioni della propria libertà: la nazionalizzazione delle scuole,
l’impedimento a costruire edifici di culto e attacchi veri e propri a personale
e strutture.
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CELEBRAZIONE LITURGICA NOTTURNA PER LA PASQUA ORTODOSSA
RUSSA.
FRA LA FOLLA CHE HA ASSISTITO ALLA CERIMONIA
ANCHE IL PRESIDENTE RUSSO PUTIN
MOSCA.
= Erano oltre cinquemila i fedeli che la notte scorsa hanno affollato la
cattedrale moscovita del Cristo Salvatore in occasione della cerimonia
liturgica notturna per la Pasqua ortodossa celebrata dal patriarca di Mosca e
di tutte le Russie Alessio II. Fra loro c’era anche il presidente russo
Vladimir Putin che, tornato di recente dalla sua visita in Israele, mostra una
sempre maggiore attenzione alla
rifioritura religiosa e in particolare alla riscoperta postsovietica della millenaria identità
cristiana della Russia. In questo giorno di Pasqua ortodossa, “in occasione
della resurrezione del Cristo”, il presidente russo ha diffuso un
messaggio di auguri ai fedeli in cui ha sottolineato “l’influenza positiva
crescente della Chiesa ortodossa russa
e di altre confessioni cristiane tradizionali
sullo sviluppo della moralità e della spiritualità della società russa, l'educazione delle giovani
generazioni e la soluzione di problemi
urgenti nel campo della cultura e dell'insegnamento”. (R.A.)
IN CINQUEMILA AL SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL
ROSARIO DI POMPEI
IN OCCASIONE DEL XIX MEETING DEI GIOVANI, DEDICATO AL TEMA
DELLA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ: “SIAMO VENUTI PER ADORARLO”.
DAL VESCOVO DI POMPEI, L’APPELLO AI GIOVANI A “RIBELLARSI”
PER AMORE ALLA SVENTURA DELLA MASSIFICAZIONE
- A cura di Francesca Fialdini -
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POMPEI. = Sono oltre 5 mila i
ragazzi riuniti qui, nella suggestiva cornice del primo sole di maggio,
all’ombra del Vesuvio e del Santuario della Beata Vergine del Rosario, per
partecipare alla XIX edizione del Meeting dei giovani, quest’anno
studiato in vista della prossima Giornata mondiale della gioventù di
Colonia, di cui riprende il tema: “Siamo venuti per adorarlo”. Tre i
momenti strutturali della giornata, dedicati alla scoperta del significato
profondo di parole come ricerca, contemplazione e viaggio, inteso qui alla
maniera di chi accoglie il messaggio cristiano facendone la metafora della
propria esistenza. Diversi gli ospiti di eccezione, invitati a sollecitare le
coscienze dei giovani con la loro testimonianza, tra cui l’eremita, padre
Giuseppe Castelli, e la fondatrice del Centro di recupero Comunità Shalom,
suor Rosalina Ravasio, entrambi alternati nel loro contributo dalle voci del
mondo dello spettacolo, come quella di Amedeo Minghi, già ispirato dalla personalità
di Giovanni Paolo II nel brano “Un uomo venuto da molto lontano”. Molti i
momenti dedicati alla preghiera. Alla celebrazione eucaristica, il vescovo di
Pompei, mons. Carlo Liberati, nell’omelia ha invitato i giovani a non
accontentarsi delle tante piccole verità che prevalgono nell’attuale, generale,
disorientamento, ma a rivolgersi all’unico amore che non delude, Cristo
Incarnato.
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“NELLE MISSIONI CI SONO MOLTI GIOVANI CHE SENTONO LA CHIAMATA A
DEDICARE
LA PROPRIA VITA A GESÙ CRISTO, DOBBIAMO AIUTARLI A
PREPARARSI BENE!”
E’ QUESTO IL MESSAGGIO LANCIATO DAL DIRETTORE NAZIONALE
DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE IN OCCASIONE
DELLA
GIORNATA DELLE ‘VOCAZIONI NATIVE’ CHE SI SVOLGE OGGI IN SPAGNA
MADRID. = “Le vocazioni native
sono una ricchezza non solo per la Chiesa, ma anche per la società stessa”. Ad affermarlo
è mons. Francisco Pérez, Arcivescovo Castrense e Direttore Nazionale delle Pontificie
Opere Missionarie (POM) della Spagna, in occasione della Giornata delle
Vocazioni native, che si celebra oggi nella penisola iberica. Lo slogan
scelto, “Vocazioni native, ricchezza delle Chiese giovani”, vuole
sottolineare che il migliore indicatore della vitalità e maturità di una
comunità cristiana sono le sue “chiamate” a servizio del Vangelo e che il
Signore suscita queste vocazioni in seno alle comunità in cui si è accolta la
parola di Cristo. Secondo un Rapporto pubblicato dalle Pontificie Opere
Missionarie della Spagna, tra il 1997 ed il 2002 il numero di sacerdoti e
seminaristi in Africa ha visto un incremento pari a 3.995 officianti in più.
Anche l’Asia è tra i primi posti nella classifica dei Paesi con la più alta
percentuale di giovani che si consacrano a Dio. Nella presentazione del
Rapporto, mons. Pérez ha sottolineato come “le comunità cristiane in Africa,
Asia ed America aumentino”, a differenza dell’“inverno vocazionale” che soffre
l'Europa. (R.A.)
SI CELEBRA OGGI NELLE CHIESE ITALIANE LA GIORNATA
DI SENSIBILIZZAZIONE
PER LA RACCOLTA DEI FONDI DESTINATI ALL'OTTO PER
MILLE. OGNI ANNO GLI ITALIANI POSSONO SOSTENERE LE TANTE OPERE DI CARITÀ IN
ITALIA E NEL TERZO MONDO. L’IMPEGNO DELLA CHIESA E’ RENDERE QUESTO GESTO CONSAPEVOLE,
SEGNO DELLA PERSONALE APPARTENENZA ALLA COMUNIONE
ECCLESIALE
ROMA. = Nell’Amazzonia centrale,
a Borba, sul Rio Madeira, opera la “nave ospedale Padre Goes” che porta
soccorso sanitario e medicinali alle popolazioni locali che vivono lungo il
corso del fiume; a Fiesole le famiglie dell’Unione famigliare di Santa Maria
dell’accoglienza” hanno potuto aprire la loro casa alle ragazze madri e ai
portatori di handicap; sono solo alcune delle opere rese possibili grazie ai
contribuenti italiani che possono destinare l'otto per mille dell'Irpef alla
Chiesa cattolica. Un gesto semplice che verrà ricordato oggi nelle parrocchie
di tutta Italia in occasione della Giornata nazionale per la promozione alla
firma dell'otto per mille. “È importante l'impegno della Chiesa per rendere
questo gesto consapevole, segno della personale appartenenza alla comunione
ecclesiale, e della corresponsabilità al sostegno alla missione evangelica
della Chiesa”, spiega Paolo Mascarino, direttore del Servizio per la promozione
del sostegno economico alla Chiesa. (R. A.)
DA GIOVEDI’ A DOMENICA PROSSIMA PRESSO IL
MONASTERO DI BOSE UN COLLOQUIO ECUMENICO INTERNAZIONALE SUL BATTESIMO, FONTE
DELLA VITA CRISTIANA
- A cura di Giovanni Peduto -
BIELLA. = Dal 5 all’8
di questo mese si terrà presso il Monastero di Bose, a Biella, in Piemonte, un
Colloquio ecumenico internazionale di spiritualità sul tema “Il Battesimo,
fonte della vita cristiana”. La manifestazione si iscrive in una serie di
incontri triennali iniziati nel 1996 in collaborazione con diverse Facoltà di
teologia protestanti e cattoliche di Francia e Svizzera. Questi colloqui
intendono approfondire alcune tematiche teologiche e spirituali in una prospettiva
ecumenica e nel contempo offrire un luogo per uno scambio fraterno tra
cristiani appartenenti a differenti Chiese. La presente edizione si propone di
“interrogare” la teologia e la prassi del battesimo oggi. In modo particolare,
chiedendosi come conciliare l’unicità del Battesimo con la diversità delle
Chiese nelle quali la vita cristiana si sviluppa: quando nella Chiesa, una,
santa e apostolica, l’unità battesimale viene realizzata, allora può essere
resa un’autentica testimonianza cristiana all’amore di Dio che guarisce e
riconcilia. Il nostro unico battesimo in Cristo costituisce un appello alle
Chiese perché superino le loro divisioni e manifestino visibilmente la loro
comunione.
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1
maggio 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
In Iraq,
il nuovo governo del premier sciita Ibrahim Jaafari prosegue il suo cammino in
un clima di violenza. Anche oggi i terroristi sono entrati in azione. Il nostro
servizio:
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A Baghdad
un’autobomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare americano
provocando, secondo fonti del ministero degli Interni, la morte di cinque iracheni, tra cui una bambina, e il ferimento di altre
12 persone. E, ad una ventina di chilometri da Baghdad, cinque poliziotti, al
loro posto di blocco, sono rimasti uccisi in un’imboscata tesa da una trentina
di uomini armati. Mentre ieri guerriglieri hanno lanciato almeno sette razzi
contro la città di Falluja, uccidendo tre civili iracheni e ferendone un altro.
Lo hanno riferito i militari americani aggiungendo che nella città nel
triangolo sunnita sono state sparate anche due bombe di mortaio, che non hanno
provocato vittime. Intanto, il comando americano a Baghdad mantiene la sua
versione di “un tragico incidente” che è costato la vita a Nicola Calipari,
l’agente segreto italiano ucciso in Iraq durante la liberazione dell’ostaggio
italiano Giuliana Sgrena. Nessuna azione disciplinare, quindi, verrà presa nei
confronti di alcun soldato americano. Ed è ancora in “fase di elaborazione” il
rapporto italiano sul caso Calipari: il ministero degli Esteri ha fatto sapere
che sarà reso pubblico lunedì.
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In
Afghanistan sette persone, tra cui tre civili, sono rimaste uccise in un
bombardamento aereo condotto dalla forza internazionale, sotto il comando
americano, su un campo di presunti ribelli. Lo hanno reso noto ieri le forze
Usa. L’attacco, in cui sono morti anche quattro militanti, è stato condotto
nella provincia dell’Uruzgan, dove sono frequenti gli attacchi dei Taleban
contro le forze americane e i governativi afghani e dove martedì scorso un
militare Usa è rimasto ucciso in un agguato. E proprio ieri è cominciata la
presentazione delle candidature per le elezioni parlamentari previste per il 18
settembre. Una tappa fondamentale nel faticoso cammino verso la democrazia,
intrapreso dopo la caduta del regime dei talebani nel 2002.
Turisti
ancora nel mirino del terrorismo islamico in Egitto. A meno da un mese
dall’attentato che lo scorso 7 aprile costò la vita a tre stranieri, nel
pomeriggio di ieri due diversi attentati kamikaze hanno scosso nuovamente il
Cairo. I tre attentatori, un uomo, sua moglie e sua sorella, sono morti e otto
persone, tra cui una cittadina italiana, sono rimaste ferite. Due gruppi hanno
rivendicato l’attentato: si tratta delle “Brigate del martire Abdallah Azzam” e
dei “Mujahiddin d'Egitto”.
I
ministri degli Esteri dei Paesi confinanti con l’Iraq, riuniti ieri ad
Istanbul, hanno affermato il loro sostegno al nuovo governo di Baghdad.
L’obiettivo è promuovere stabilità e coesione nel Paese. È stato il primo
ministro turco, Tayyp Erdogan, a lanciare l’appello ai rappresentanti degli
altri otto Paesi. Si tratta dell’ottavo incontro di questo tipo negli ultimi
due anni e si svolge a tre giorni dal giuramento del nuovo governo iracheno,
nato dopo tre mesi di estenuanti trattative tra le varie componenti del
Paese.
L’Iran
ha avvertito ieri l’Europa che già nei prossimi giorni potrebbe riavviare il
ciclo per l’arricchimento dell’uranio, dopo che l’ultima tornata di trattative
con Francia, Germania e Gran Bretagna, tenutasi venerdì sera a Londra, non ha
dato risultati concreti. Proprio
per avviare queste trattative l’Iran aveva accettato, nell’autunno scorso, di
sospendere tutte le attività del ciclo di arricchimento. Ma Teheran insiste nel
dire che non intende abbandonare definitivamente questa tecnologia, che può
essere utilizzata sia per alimentare le centrali sia per costruire ordigni
atomici, mentre gli Europei chiedono appunto di rinunciarvi in cambio di
incentivi economici, tecnologici e politici. Gli Stati Uniti, insieme con
Israele, accusano esplicitamente l’Iran di perseguire un programma nucleare
militare, ma hanno detto di appoggiare gli sforzi diplomatici dell’Europa.
Sempre
presidiata dalle forze dell’ordine Lomè, la capitale togolese protagonista in
questa ultima settimana di numerosi e sanguinosi scontri. Il Paese è in preda
ad una violenta crisi scaturita dalle elezioni presidenziali, vinte da Faure
Gnassingbè, figlio dell’ex dittatore
defunto del Paese africano, Gnassingbè Eyademà. Sorveglianza stretta per i collegi
elettorali dell'opposizione per timori di un riaccendersi di violenze.
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