RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
212 - Testo della trasmissione di domenica 31 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Iraq, la Costituzione sarà presentata entro il
15 agosto. Intanto, sono arrivate a 4 mila le vittime irachene dall’inizio
dell’anno
Arrestato
in Italia, un altro fratello del presunto terrorista etiope mentre Londra
chiede l’estradizione di Hamdi Issac
31
luglio 2005
LO “STRAORDINARIO EVENTO ECCLESIALE” DELLA GMG A
COLONIA E
IL RALLEGRAMENTO PER L’ANNUNCIO DELL’IRA DELLA
FINE DELLA LOTTA ARMATA IN
ULSTER AL CENTRO DELLE PAROLE DEL PAPA ALL’ANGELUS
A CASTELGANDOLFO.
ALLA RIDENTE CITTADINA IL RINGRAZIAMENTO PER LA
CALOROSA ACCOGLIENZA
Il
''dono'' della pace al mondo è stato invocato oggi da Benedetto XVI parlando della
''buona notizia'' venuta dall'Irlanda, la decisione dell'IRA di abbandonare la lotta armata, e nel
ricordo dell'anniversario, domani, dell'insurrezione di Varsavia. Al suo primo
Angelus a Castelgandolfo, il Papa ha invitato i giovani credenti del mondo intero,
anche quanti non potranno prendere parte allo straordinario evento ecclesiale
della GMG a Colonia, ad “unirsi in un comune pellegrinaggio spirituale verso le
sorgenti della nostra fede”. Il Papa parlando della ventesima Giornata Mondiale
della Gioventù, ha annunciato che parteciperà
dal giovedì 18 alla domenica 21 agosto. Il servizio di Fausta Speranza:
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“Secondo la
felice intuizione dell’amato Papa Giovanni Paolo II, la Giornata Mondiale della
Gioventù costituisce un privilegiato incontro con Cristo, nella salda consapevolezza
che solo Lui offre agli esseri umani pienezza di vita, di gioia e di amore”:
Benedetto XVI sottolinea così l’importanza di un incontro che definisce uno
“straordinario evento ecclesiale” e “un pellegrinaggio spirituale verso le sorgenti
della nostra fede”. I
giovani presenti fanno sentire il loro entusiasmo e il Papa improvvisa
parole:
“Si avvicina la
ventesima Giornata Mondiale della Gioventù…(applauso) e alla quale, a Dio piacendo, parteciperò anch’io, anche se non
sono più giovane ma il cuore è giovane”
Ed ecco che a
tale cammino spirituale il Papa invita proprio tutti i giovani credenti del
mondo intero, ricordando che se non fisicamente, possono unirsi nella comunione
e nella preghiera. Benedetto XVI ricorda: “Ogni cristiano è chiamato ad entrare
in comunione profonda con il Signore crocifisso e risorto, ad adorarlo nella
preghiera, nella meditazione e soprattutto nella devota partecipazione
all’Eucaristia, almeno alla Domenica, piccola ‘Pasqua settimanale’. Si diventa
in tal modo veri suoi discepoli, pronti ad annunciare e testimoniare in ogni
momento la bellezza e la forza rinnovatrice del Vangelo.” A Maria affida in modo speciale
quanti parteciperanno alla GMG e nuove generazioni:
“La Vergine Madre del
Redentore … guidi in maniera speciale i giovani nella ricerca del vero bene e
dell’autentica gioia.”
Dopo la recita della preghiera mariana, il
pensiero del Papa va all’attualità e ricorda che nei giorni scorsi l’Irish
Republican Army (IRA) dell’Irlanda del Nord ha annunciato di aver formalmente
ordinato la fine della lotta armata in favore dell’uso esclusivo di trattative
pacifiche.
“E’ una bella notizia,
che contrasta con le dolorose vicende di cui siamo quotidianamente testimoni in
tante parti del mondo e che giustamente ha suscitato soddisfazione e speranza
in quell’isola e nell’intera comunità internazionale.”
Benedetto XVI è “particolarmente lieto” di unirsi
a tali sentimenti. Lo fa incoraggiando “tutti, senza eccezioni, a continuare a
percorrere con coraggio il cammino tracciato e a intraprendere ulteriori passi
che permettano di rafforzare la fiducia reciproca, promuovere la riconciliazione
e consolidare le trattative verso una pace giusta e duratura”. E lo fa ricordando
che il suo “venerato Predecessore
Giovanni Paolo II a Drogheda, nel settembre del 1979, implorava di allontanarsi
dai sentieri della violenza e di tornare sulle vie della pace”.
Va detto che
in questo primo Angelus a Castelgandolfo Benedetto XVI viene più volte interrotto
da applausi, fin dalle sue prime parole, quando dice di essere contento di trovarsi
in quella che definisce una “ridente e
serena cittadina”; quando, dopo aver nominato il vescovo di Albano, il Parroco e gli altri Sacerdoti, il Sindaco,
l’Amministrazione Comunale e le altre autorità presenti, allarga l’affettuoso
pensiero al Direttore ed al Personale delle Ville Pontificie, come pure
all’intera popolazione:
“Vi saluto tutti con
affetto”. (Applausi)
Ringrazia della festosa accoglienza riservata all’arrivo
giovedì scorso e confermata oggi salutando calorosamente i pellegrini venuti da
tante parti.
Tra i
saluti finali in varie lingue, un pensiero particolare ai polacchi ricordando
l’anniversario domanidell’insurrezione di Varsavia, per poi chiedere che “Dio
misericordioso conceda al mondo il dono della pace”.
Salutando
il coro giovanile “Shtshedryk”, venuto da Kyiv, in Ucraina, esprime l’augurio
che il canto e, in particolare, la musica sacra aiutino sempre ad amare il
Signore e testimoniarlo nell’amore fraterno. Rivolgendosi ai pellegrini
italiani, nomina i gruppi provenienti da Villa Castelli, Surbo, Troina, Torre
di Quartesolo, Cagnola e Ariccia, come pure i partecipanti al Convegno della
Fondazione Rui e i ragazzi di Montoro Superiore. A tutti:
“Buona
domenica e buona settimana. Grazie per l’affetto e l’amicizia!”
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31 luglio 2005
NELL’ODIERNA FESTA DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA,
ERETTA IN BRASILE LA PROVINCIA NORD-ORIENTALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
- Intervista con il preposito generale, padre
Peter Hans Kolvenbach -
Ricorre oggi la commemorazione
liturgica della morte, avvenuta a Roma il 31 luglio 1556, di Sant’Ignazio di
Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Il padre Peter-Hans Kolvenbach,
Preposito generale dell’Ordine, presiede questo pomeriggio la solenne
celebrazione eucaristica che si terrà nella chiesa del Gesù di Roma, dove si
venera il corpo del Santo.
In
questa intervista alla Radio Vaticana, il padre Kolvenbach, oltre a mettere in
risalto alcuni aspetti della personalità di Sant’Ignazio di particolare interesse
oggi per la vita della Chiesa, ci anticipa due avvenimenti che avranno luogo
alla fine di quest’anno: l’incontro, presso i santuari di Loyola e di Javier, di tutti i Provinciali e
Superiori maggiori della Compagnia di Gesù del mondo, e l’inizio, il 3 dicembre
prossimo, delle celebrazioni per il V centenario della nascita di San Francesco
Saverio e del Beato Favre, nonché per il 450.mo anniversario della morte di
Sant’Ignazio di Loyola. L’intervista a padre Peter-Hans Kolvenbach è di padre Ignazio Arregui, direttore dei
Servizi Informativi Centrali della nostra emittente:
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D. – Quale sarebbe oggi il messaggio di Sant’Ignazio riguardo al Sommo
Pontefice, dopo il lungo pontificato di Giovanni Paolo II e l’inizio di
Benedetto XVI?
R. – Anche Sant’Ignazio conobbe lo choc che inevitabilmente provoca un
cambiamento di Papa. Nel 1555 il nuovo Papa, Papa Marcello, porta a Ignazio
un’aura di speranza e di consolazione. Appena un mese più tardi, il buon Papa
Marcello morì e fu eletto Paolo IV, che già da cardinale aveva disapprovato la
giovane Compagnia di Gesù per quelle ‘scandalose’ innovazioni del superiore
generale a vita e del rifiuto di cantare l’ufficio corale. C’è da stupirsi se
alcuni testimoni oculari dicono che questa elezione papale colpì come un
fulmine Ignazio, che prese tutto a tremare? Ma Ignazio è troppo preso dal
desiderio del Signore, di amare la sua sposa che è la Chiesa, che in pratica
riuscì a calmare gradualmente Paolo IV, che da parte sua cominciò ad apprezzare
il lavoro della Compagnia. Partendo da questa penosa esperienza Ignazio
dovrebbe rallegrarsi che il passaggio dal compianto Papa Giovanni Paolo II al
suo successore Benedetto XVI non sia stato traumatico. Dall’azione di grazie
per il lungo pontificato di un Pontefice eccezionale e unico quale fu senza
dubbio Giovanni Paolo II, si è passati al clima di pace e di speranza portato
dall’elezione di colui che il Signore ha scelto per guidare la sua Chiesa
attraverso le tempeste nella Chiesa e nel mondo. Un navigatore, che conosce
bene la barca di Pietro e il mare agitato. Il messaggio d’Ignazio nei riguardi
dei Papi era sempre di sostenerli affettivamente ed effettivamente.
D. – Su Sant’Ignazio è stato detto e scritto quasi tutto. Ma oggi su
quali aspetti della sua personalità bisognerebbe mettere l’accento?
R. – Per noi è importante riscoprire Ignazio come un uomo di missione.
Questo significava per lui prima di tutto essere all’ascolto di ciò che il
Signore dice alla sua Chiesa, qui e ora, per poi annunciarlo sui tetti
soprattutto là dove la Buona Novella non era conosciuta o conosciuta male. La
sua grande missione era di inserirsi nella missione del Signore, inviato dal
Padre suo, e di continuare la sua missione nel nostro tempo. Per lui, una
Chiesa che non è più missionaria, è una Chiesa dimissionaria. Questa passione
missionaria non ha in nulla perduto della sua urgenza. Soprattutto perché molte
esigenze mal comprese sono invocate, per non parlare che del dialogo e del
rispetto della libertà religiosa, per non annunciare più la Buona Novella che è
il Signore stesso. Ignazio era tutto preso dall’immagine del Signore che
passava da sinagoga a sinagoga, da cittadella a cittadella, da città a città,
per proclamare il Vangelo e, nella sua esperienza mistica, Ignazio si mostra
pronto e diligente per compiere questa passione missionaria del Signore. Spetta
a noi continuare questa urgenza apostolica in quanto servitori della missione
del Cristo oggi, là dove il Signore ci ha messo tra gli uomini e le donne del
nostro tempo.
D. – Alla fine di quest’anno si terrà l’incontro dei Superiori
maggiori della Compagnia di Gesù. Qual è l’obiettivo generale?
R. – Le Costituzioni stabiliscono che all’incirca ogni sei anni tutti
i Provinciali e i Superiori maggiori si riuniscano in assemblea per valutare lo
stato della Compagnia universale, i suoi problemi e le sue iniziative
apostoliche. Un punto importante è sempre la collaborazione internazionale di tutti
i gesuiti e l’aiuto vicendevole delle Province nei progetti apostolici, per
esempio a servizio dell’Africa e della Cina, dei rifugiati e della gente in
movimento. Un’attenzione particolare è sempre data alla collaborazione con
tutte le forze vive della Chiesa come comunione nello Spirito, al dialogo
ecumenico e interreligioso, senza dimenticare, nel crescente apostolato
educativo, il dialogo della fede con le poste in gioco della scienza e della
tecnologia. Allo stesso tempo si tratta di un esame di coscienza, perché, se la
Compagnia non progredisce in intensità spirituale, non avrà nulla da
annunciare. Questa assemblea è sempre un ritorno alle fonti della spiritualità
ignaziana quando si svolge a Loyola, dove Ignazio si è convertito per non
vivere che ‘nel’ e ‘per’ il Signore.
D. – L’incontro dei Superiori maggiori coincide con l’inaugurazione
del V centenario della nascita di San Francesco Saverio nel Castello di
Saverio. Con quale spirito si intende celebrare questo centenario?
R. – E’ vero che l’ultimo giorno di questa assemblea si passerà a
Xavier per inaugurare un anno giubilare in onore di San Francesco Saverio,
Sant’Ignazio e del beato Pierre Favre e soprattutto di Sant’Ignazio, nato
cinque secoli fa. Senza dubbio Francesco era un grande viaggiatore davanti al
Signore e un missionario senza pari, ma si dimentica facilmente che tutto
questo sforzo trovava la sua fonte in un amore personale del Signore e allo
stesso tempo nell’amore per ogni persona che ha diritto di incontrare il suo
Creatore e il suo Salvatore. La missione non è nata in un desiderio innato di
conquista, ma nel comandamento nuovo d’amore del Signore. E’ per amore che Ignazio,
Francesco e Pierre hanno voluto aiutare le persone che il Signore metteva sulle
loro strade, aiutarle ad incontrare personalmente Colui che amorosamente era
all’inizio della loro esistenza e che sarebbe stato là ad attenderle alla fine
della loro vita. E’ in questo spirito che Francesco Saverio non chiama la
Compagnia di Gesù una compagnia di conquista, ma una compagnia d’amore.
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LA QUESTIONE DELLA TERRA AL CENTRO DEL VERTICE CHE
HA RIUNITO
A JOHANNESBURG,
IN SUDAFRICA, POLITICI, PROPRIETARI TERRIERI E OLTRE
1000 DELEGATI DI ORGANIZZAZIONI PER IL ‘DIRITTO
ALLA TERRA’
- Intervista con Chris Rufuku -
Si
chiude oggi a Johannesburg, in Sudafrica, l’atteso vertice sulla questione
delle terre. Convocato dal governo, il summit ha visto la partecipazione di politici,
proprietari terrieri e oltre 1000 delegati di organizzazioni per il ‘diritto
alla terra’.
Da
quando nel 1994 è finito il regime dell’apartheid, quella della terra è rimasta
una delle più spinose questioni per il Sudafrica. Ancora oggi, nonostante dieci
anni di governo dell’African National Congress, il partito di Nelson Mandela,
l’80 per cento delle terre coltivabili è rimasta in possesso della minoranza
bianca del Paese.
Il
governo ha ribadito la sua intenzione di
ridistribuire il 30 per cento delle terre entro il 2014 e di eliminare
così lo squilibrio prodotto dalle leggi razziali del passato regime. Una
promessa che potrà essere rispettata? Andrea Cocco lo ha chiesto a Chris Rufuku
delegato del Land Acces Mouvment, associazione sudafricana che ha preso parte
al Summit di Johannesburg:
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R. - I THINK THIS PROMISE…..
Penso che questa promessa possa essere possibile. Ma solo se si modifica
l’articolo 25 della nostra costituzione, che stabilisce che una fattoria può essere
comprata solo quando il proprietario vuole venderla. Di questo articolo della
costituzione, infatti, è stato fatto un abuso da parte dei proprietari bianchi,
che vogliono bloccare il processo di ridistribuzione. Quello che sta succedendo
al momento è che l’87 per cento appartiene alla gente bianca e il governo ha
solamente il 7 per cento della terra, che può essere ridistribuita.
R. - THE DEMONSTRATIONS INDICATE ONE THING...
Le
manifestazioni indicano una cosa: la gente è stanca dei ritardi con cui il governo
sta espropriando le terre. Vogliono la terra immediatamente. Ma anche se
ottengono la terra, non hanno comunque l’accesso ai capitali e non hanno la
formazione adatta a rendere i loro prodotti competitivi sul mercato. Secondo la
nostra associazione, è necessario prevedere incentivi per i proprietari che si
decidono a vendere, perchè la terra va ridistribuita. Oggi molti proprietari
nemmeno risiedono più in Sudafrica. Il cambiamento deve riguardare poi anche
altri settori. L’industria agricola è ancora nelle mani dei proprietari
bianchi. Ma le trasformazioni devono essere fatte in modo da coinvolgere
tutti. Come divedo, il problema della
riforma agraria comunque non riguarda solo la terra ma anche l’accesso ai
capitali e alla formazione. Se no, succede come in Zimbabwe, dove la gente ha occupato
le terre ma non ha ricevuto la formazione adeguata né ha avuto accesso ai
capitali. Quello che sta succedendo in Paesi come lo Zimbabwe è che hanno
accesso alle terre, ma pagano poi alti interessi, che pongono in una strada
senza uscita. Una riforma agraria seria deve prevedere che nei primi cinque
anni vengano assicurati ai beneficiari della redistribuzione corsi di
formazione e prestiti. Molte persone non capiscono queste dinamiche.
D.
- Con un decreto del 1913 il regime dell’apartheid ha espropriato ai neri il 90
per cento delle terre. Nel 1994 in
Sudafrica finisce il regime segregazionista e sale al potere l’African National
Congress. Da allora come è cambiata la condizione dei contadini neri?
R. – THE CONDITION…
La condizione dei contadini e dei braccianti neri è
peggiorata da quando è finito il regime dell’apartheid. Gli agricoltori bianchi
hanno iniziato a cacciare i neri dalle loro terre: il governo ha imposto un
salario minimo da pagare, ma la maggior parte dei proprietari utilizza parte di
questo salario per pagare l’elettricità ed il cibo consumati dai braccianti. Il
grande problema è che gli agricoltori bianchi in Sudafrica dicono di non avere
accesso ai sussidi dello Stato ma in realtà si ripagano utilizzando manodopera
sottocosto. Stanno sfruttando i lavoratori neri.
D.- Al vertice di questi giorni
erano presenti anche i rappresentanti dei proprietari terrieri. Come hanno
reagito alle proposte del governo?
R. – WHAT CAME OUT …
Quello che è venuto fuori dai proprietari terrieri bianchi
è che la maggior parte di loro non capisce e ancora pensa che la terra gli
venga sottratta. Non capiscono che il Paese ha bisogno del loro sacrificio così
da non ritrovarsi nella stessa situazione dello Zimbabwe. Alcuni di loro, una
minoranza però, l’1 o il 2 per cento, stanno incoraggiando questo processo.
Diversi sindacati degli agricoltori si sono addirittura rifiutati di partecipare
al vertice.
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LA MESSA IN SANTUARIO CELEBRATA DALL’ARCIVESCOVO
PRELATO DI LORETO,
GIANNI
DANZI, E’ STATA IL MOMENTO CONCLUSIVO
DELL’VIII MEETING SULLE MIGRAZIONI
Con
la Messa in Santuario, celebrata dall’arcivescovo prelato di Loreto, Gianni
Danzi, si è concluso l’VIII Meeting sulle Migrazioni, svoltosi nell’anno centenario
della morte del beato Giovanni Battista Scalabrini. Ispirandosi alla figura
carismatica del padre dei migranti, i convegnisti hanno sviluppato, nella
cittadina dell’Italia centrale, l’importante tema “Figli di stranieri o figli
di nessuno? I minori immigrati protagonisti nell’Europa di oggi e di domani”.
Il servizio da Loreto di Giovanni Peduto:
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La
discussione si è innestata nell’itinerario di studio e di approfondimento
tracciato nelle sette precedenti manifestazioni lauretane dagli organizzatori
del raduno ai quali il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio
della pastorale per i migranti e gli itineranti, rispettivamente il cardinale
Stephen Fumio Hamao e l’arcivescovo Agostino Marchetto, hanno voluto esprimere
il loro apprezzamento. “In effetti – si legge nel loro messaggio al Meeting –
se l’Istituto familiare nel contesto delle migrazioni ha assunto recentemente
un rilievo particolare in Europa, soprattutto a livello sociale, culturale e
pastorale, il problema della seconda generazione si colloca al centro della
delicata questione della famiglia e della società. Da un lato, si afferma il
bisogno delle identità con la riappropiazione della cultura di origine;
dall’altro, emerge il desiderio di appartenenza alla società in cui si vive,
che non è tuttavia sinonimo di assimilazione e di rassegnazione. La prospettiva
oscilla, dunque, tra integrazione ed emarginazione”.
Come
si è detto al Meeting, le società civili e la Chiesa sono interpellate dalle
questioni complesse, ma anche dai valori e dalle risorse di cui sono depositarie
le nuove generazioni. Certamente, a partire dai bisogni dei minori immigrati e
dall’aiuto che si saprà offrire loro, sarà possibile costruire rapporti di vera
amicizia.
L’auspicio
di questo Meeting è che a partire da questa certezza si sviluppino relazioni
che si traducano, da una parte, in attività di sostegno in vista
dell’inserimento nella società di accoglienza e, dall’altra, in occasione di
crescita personale, sociale ed ecclesiale basata sul rispetto delle culture,
delle tradizioni, delle espressioni di fede e sul reciproco scambio di valori.
Da
Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.
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31
luglio 2005
ALMENO
900 I MORTI PER LE TORRENZIALI PIOGGE MONSONICHE CHE DA GIORNI
FLAGELLANO
LO STATO DEL MAHARASTRA, NELL’INDIA OCCIDENTALE. INGENTI I IDISAGI TRA I QUALI
L’ISOLAMENTO CHE OSTACOLA I SOCCORSI
MUMBAI. = Salgono ad almeno 900 i morti per le alluvioni che
da giorni flagellano lo Stato indiano occidentale del Maharastra e la sua
capitale, Mumbai. Lo rendono noto le autorità locali, precisando che il numero
è ancora provvisorio, perché si riferisce solo ai corpi finora estratti da
frane e smottamenti. Le piogge torrenziali hanno completamente distrutto alcune
baraccopoli e cancellato interi villaggi. “Siamo
ormai da giorni senza acqua potabile, luce elettrica o contatti esterni: non
sappiamo come ci aiuteranno e come aiutare”. Così padre
Carlo Torriani, missionario del Pime nella metropoli indiana, descrive la
situazione. “Abbiamo avuto un metro e mezzo d’acqua nel nostro ufficio –
racconta il religioso – tutti i documenti, le carte ed i mobili sono andati
persi.” “Il fango – continua Padre Torrioni – ha sommerso strade ed edifici e
siamo tutti impegnati a lavorare”. Ma intanto nella regione, continua a piovere
e si aspetta l’arrivo dei soccorsi. “Pur essendo in pieno centro cittadino –
sottolinea il missionario – siamo completamente isolati da tutto. Rendersi
conto della situazione è molto difficile ed organizzare e coordinare gli aiuti
estremamente complicato.” Tuttavia, nonostante il dolore, il timore e la
rabbia, che segna i volti degli abitanti della regione, tutti stanno reagendo
al meglio, cercando di tornare alla normalità e aiutando chi è in maggiore
difficoltà. (D.L.)
VOLONTARIATO MISSIONARIO
GIOVANILE IN PORTOGALLO: IN QUESTA ESTATE 2005
SONO 207 I GIOVANI NELLE TERRE DI MISSIONE DI AFRICA, ASIA E
AMERICA
LISBONA.
= Lo scorso 21 luglio un gruppo di 210 giovani portoghesi affiliati a 24 enti
nazionali di Volontariato Missionario, sono partiti verso diverse nazioni di lingua
portoghese, per svolgere un’esperienza di volontariato missionario tra “i meno
fortunati” del mondo. I giovani
partecipanti saranno impegnati, per un periodo di due mesi, in diversi progetti
e sosterranno i missionari nel loro difficile compito di aiuto e di
evangelizzazione. Quest’anno il volto del Volontariato Missionario è
prevalentemente femminile: il gruppo di 210 giovani è costituito, infatti, da
150 ragazze e 57 ragazzi. I luoghi di destinazione sono: Angola, Brasile, Capo
Verde, Guinea-Bissau, Mozambico, Sao Tome e Principe, Timor Est. In vista di questa
esperienza i giovani che partecipano a questo progetto hanno ricevuto
un’accurata preparazione. La formazione è stata incentrata oltre che
all’analisi di temi missionari anche allo studio delle caratteristiche ambientali,
sociali, culturali e religiose della nazione dove i giovani si recano.(D.L.)
LUCRARE L’INDULGENZA PLENARIA NEL MONASTERO DI
SANTA MARIA DI GUADALUPE A CACERES, IN SPAGNA. È QUANTO DECISO DALLA PENITENZIERIA
APOSTOLICA
IN SEGUITO ALLA RICHIESTA PRESENTATA DALL’ARCIVESCOVADO
DI TOLEDO
TOLEDO.
= Il Real Monastero di Santa Maria di Guadalupe a Càceres, in Spagna ha ottenuto dalla Penitenzieria Apostolica
il Giubileo Perpetuo, ovvero la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria.
Il Giubileo Perpetuo nel Reale Monastero di Guadalupe si potrà celebrare quando
il 6 di settembre, festa della Madonna di Guadalupe, cadrà di domenica. La
richiesta del Giubileo perpetuo è stata avanzata dall’arcivescovado di Toledo,
alla cui giurisdizione appartiene il santuario di Càceres, alla fine del
Congresso Mariologico Guadalupense del 2000. La comunità francescana, alla
quale è affidata la custodia del Real Monastero, ha espresso la propria gioia e
la propria soddisfazione per la concessione. (D.L.)
“LA
CORRETTA DEVOZIONE ALLA BEATA VERGINE MARIA”. QUESTO IL TITOLO DEL MANUALE
VOLUTO DALLA COMMISSIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
COREANA (CBCK), PER PROMUOVERE IL CORRETTO CULTO MARIANO
SEOUL. = La
Commissione per la dottrina della fede della Conferenza episcopale coreana
(Cbck) ha deciso di pubblicare un libro dal titolo “La corretta devozione alla
Beata Vergine Maria”, per promuovere un corretto culto mariano. Il libro, diviso
in 5 capitoli, conferma la contrarietà della Chiesa ad esempi di una deviata
devozione alla Madonna, come i casi di Teresa di Sanju, Julia di Naju e Nostra
Signora di Bayside. La questione più controversa è quella riguardante Julia di
Naju, presunta prima destinataria di una serie di apparizioni mariane e di
miracoli registrati nella cittadina di Naju nel 1985. Le apparizioni e i
miracoli hanno raccolto un consistente numero di fedeli, soprattutto per la
supposta trasformazione dell’eucaristia in carne e sangue. Riguardo all’errata
devozione mariana della cosiddetta Julia di Naju, mons. Andreas Choi Chang-mou,
arcivescovo di Kwangju, e mons. Youn Kong-hi, vescovo emerito, hanno chiesto
l’interruzione di tutti i riti. Il libro avrà anche lo scopo di spingere i
fedeli a rispettare e a mettere in pratica in modo attivo la tradizionale
devozione alla Vergine. La Commissione per la dottrina della fede intende
proporre alla Cbck la convocazione di ispettori per esaminare il lavoro dei mass
media legati alla Chiesa. La Commissione ha anche suggerito che venga
concesso il permesso di intervenire su televisione, radio e giornali solo a
quei sacerdoti che abbiano ottenuto l’approvazione dell’ordinario regionale,
secondo il codice di diritto canonico e secondo i regolamenti della Chiesa
coreana. La decisione è la conseguenza di alcune segnalazioni di sacerdoti e
religiosi che hanno espresso in chiesa e tramite i mass media opinioni
contrarie agli insegnamenti della Chiesa cattolica, col rischio di sviare i
fedeli. (D.L.)
FORMAZIONE,
EVANGELIZZAZIONE, AUTOSUFFICIENZA AMMINISTRATIVA, ADEGUAMENTO DELLA PASTORALE
ALLO SVILUPPO DELLA SOCIETÁ. QUESTI GLI IMPEGNI DI MONS. ANTONIO LI DU AN,
VESCOVO DELLA DIOCESI DI XI AN
CINA.
= La diocesi di Xi’An, nella provincia dello Shaan Xi nella Cina continentale,
è una comunità molto vivace. Questo si deve soprattutto al suo anziano Pastore,
Mons. Antonio Li Du An, Vescovo di Xi’An, noto per la sua determinazione nella
fede e per la grande intelligenza nello svolgimento della missione della Chiesa.
In un’intervista rilasciata recentemente ad un bollettino cattolico locale,
mons. Li ha confermato con fermezza il suo impegno per la costruzione della
comunità diocesana e gli obbiettivi da realizzare in futuro, riassumendoli nei
seguenti punti: formazione di sacerdoti e suore, evangelizzazione,
autosufficienza amministrativa e adeguamento della pastorale allo sviluppo
della società. “Negli ultimi 7 anni, abbiamo costruito ben 8 nuove chiese – ha
sottolineato il presule - le parrocchie sono aumentato da 44 del 1998 alle 60
di oggi ed il numero di fedeli e vocazioni è notevolmente cresciuto”. La
diocesi ha creato inoltre Centri per la formazione di sacerdoti, religiose e
laici. Non si trascurano neanche le
attività nel campo del servizio sociale nell’ambito del quale la diocesi di
Xi’An gestisce ben 10 cliniche. Per il futuro, Mons. Li ha indicato il
raggiungimento degli obiettivi principali quali: la formazione permanente dei
sacerdoti e delle suore, l’evangelizzazione e la formazione delle comunità
ecclesiale di base. “Allo stesso tempo - ha ricordato il vescovo – sarà
necessario affrontare questioni all’ordine del giorno come il divorzio e la
pastorale dei lavoratori immigrati”. (D.L.)
LA CONFERENZA EPISCOPALE INGLESE RISPONDE AI
LETTORI DE “IL CODICE DA VINCI” DI DAN BROWN CON UN SITO WEB DEDICATO ALLA
FIGURA DI MARIA MADDALENA.
SCOPO DELL’INIZIATIVA RISPONDERE ALLE DOMANDE E
DARE CORRETTE
INFORMAZIONI SUL CATTOLICESIMO
LONDRA. = Una web page
interamente dedicata alla figura di Maria Maddalena e rivolta ai lettori di Il Codice da Vinci di Dan Brown. È
questa l’iniziativa “senza precedenti” promossa dalla Conferenza episcopale
inglese per rispondere a domande ed inviare informazioni sul cattolicesimo. La
pagina web che si apre sul sito www.life4seekers.co.uk/ è accessibile dal 22
luglio, giorno in cui si celebra Santa Maria Maddalena, personaggio centrale
del racconto di Dan Brown. “Ciò che vogliamo – spiega il direttore dell’ufficio
informazioni della Conferenza episcopale che cura il sito, mons. Keith Barltrop
– è utilizzare questo meraviglioso giorno di festa per dare ai fans del romanzo
la possibilità di scoprire chi era realmente Maria Maddalena”. Nella pagina web
si può trovare una vasta gamma di notizie sulla santa: biografie, immagini,
articoli, preghiere e riferimenti biblici. Alla fine un invito a “leggere la
Bibbia, i Padri della Chiesa e il Catechismo invece di un falso come Il Codice da Vinci”. (D.L.)
PER LA MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE LITUANA SONO
L’ELEZIONE DI BENEDETTO XVI E I REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE EUROPEA GLI
AVVENIMENTI PIÚ IMPORTANTI AVVENUTI IN EUROPA NEL SECONDO TRIMESTRE DEL 2005.
QUESTO IL RISULTATO DI UNA RICERCA PUBBLICATA DALLA PRT COMMUNICATION GROUP
VILNIUS. =
L’elezione di Benedetto XVI e i recenti referendum sulla Costituzione europea
sono stati per la maggioranza dei lituani gli avvenimenti più importanti
avvenuti in Europa nel secondo trimestre dell’anno corrente. Lo sostiene in una
ricerca appena pubblicata la “PRT Communication Group”. La ricerca, pensata innanzitutto
per analizzare grandi temi politici ed economici, è stata condotta in diversi
paesi dell’Unione Europea da un consorzio per le comunicazioni dell’Ucraina,
paese che aspira a diventare membro. (D.L.)
-
A cura di Eugenio Bonanata -
In Iraq
l’elenco delle vittime del terrorismo continua a crescere, così come quello
degli attacchi. Intanto, la commissione incaricata di redigere la nuova Costituzione
ha deciso di non chiedere alcuna proroga dei lavori e di presentare, dunque, il
testo all’Assemblea Nazionale entro il 15 agosto. Il servizio di Donika
Lafratta:
**********
Sono 4
mila le vittime dall’inizio dell’anno, più della metà sono vittime civili e proprio
luglio è stato il mese più sanguinoso. Sono cifre diffuse dai ministeri
dell’Interno e della Sanità iracheni che specificano anche come in questi mesi
sono circa 5 mila gli insorti arrestati. In questo quadro, prende sempre più
corpo la possibilità di una riduzione del numero delle truppe americane, a
partire dalla prossima primavera. Il parziale ritiro delle circa 138 mila unità
statunitensi, sarà maggiormente probabile nella misura in cui, a fine anno,
andranno in porto le elezioni come previsto dalla nuova Costituzione che gli
iracheni, peraltro, stanno cercando di mettere a punto. Secondo il quotidiano
'The Washington Times', vicino alla Casa Bianca, il possibile ritiro verrà
preparato da un gruppo di alto livello, composto da responsabili statunitensi
ed iracheni, che inizierà a lavorare già dai prossimi giorni. Il quotidiano
scrive inoltre che la decisione, che verrebbe presa dal segretario alla Difesa
Rumsfeld, si baserà sui risultati di questo gruppo di esperti, attesi dopo
l’estate. Intanto, la ricostruzione in Iraq è enormemente rallentata dagli
attacchi: l’autobomba di stamane nella città di Haswa, 50 chilometri a sud di
Baghdad, ha provocato 5 morti e almeno 10 feriti. La delicata questione sicurezza
preme sui costi e spinge le aziende statunitensi impegnate nella ricostruzione
a pensare di assumere ex militari provenienti da Paesi come la Colombia, che
sono bene addestrati e, soprattutto, meno costosi.
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Il Presidente della Repubblica italiana Ciampi
ha promulgato stamani il 'pacchetto Pisanu'
che prevede nuove misure per la lotta al terrorismo. Intanto, Fati Issac, un altro fratello di Hamdi Issac, il presunto
terrorista bloccato a Roma venerdì scorso, è stato arrestato dopo un lungo
interrogatorio nella questura di Brescia. E sul versante britannico continuano
le indagini in relazione ai mancati attentati del 21 luglio. Il nostro
servizio:
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Nell’ipotesi di reato a carico di Fati Issac
non ci sarebbe quella di terrorismo internazionale. L’uomo, preso a Brescia, è
infatti accusato di aver occultato o distrutto documenti considerati rilevanti
dagli investigatori. A Roma, il fratello, Hamdi Issac, resta in carcere in attesa della
decisione del procuratore generale della Corte d’Appello sulla sua estradizione,
chiesta dal governo di Londra. Nei confronti di Hamdi la Gran Bretagna ha preannunciato
la richiesta di mandato d’arresto europeo, una procedura che potrebbe rendere
più celere il rimpatrio. La decisione definitiva in merito all’estradizione,
comunque, dovrà arrivare entro 60 giorni dall’interrogatorio di ieri. E in Gran
Bretagna resta alto l’allarme per nuovi attentati. Secondo il settimanale 'The
Sunday Times', che cita fonti riservatissime di sicurezza britanniche, nel
Paese vi sarebbe una terza cellula terroristica pronta a colpire nuovamente. Le
indagini, dunque, proseguono e il cerchio sui mancati attentati del 21 luglio
scorso si stringe attorno alle 11 persone ancora detenute e arrestate in diversi
blitz dagli agenti britannici. Secondo gli ordinamenti, le autorità britanniche
a partire dal giorno dell’arresto, hanno 14 giorni di tempo per interrogare gli
indiziati, al termine dei quali debbono essere incriminati o rilasciati. Intanto,
il governo della Zambia ha deciso che consegnerà alla Gran Bretagna Haroom
Rashid Aswad, il cittadino britannico arrestato nel Paese africano nei giorni
scorsi, sospettato di aver avuto un ruolo importante negli attentati del 7
luglio a Londra.
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L’Iran
ha deciso di riprendere l’attività di conversione dell’uranio in un impianto a
Isfahan e “tra oggi e domani” invierà all’Agenzia internazionale per l’energia atomica
(AIEA) una lettera con l’annuncio ufficiale. Lo ha detto il portavoce del
ministero degli Esteri di Teheran, Hamid Reza Asefi, specificando che il Paese aspetterà
fino alle 17.00 di oggi le proposte degli europei per risolvere il contenzioso.
Francia,
Germania e Gran Bretagna avevano chiesto, ieri, di poter rinviare dal primo al
7 agosto la presentazione dell’ultimo pacchetto di incentivi politici, economici
e tecnologici per scongiurare la ripresa delle attività nucleari nella Repubblica islamica. I Paesi
europei, inoltre, non escludono che se tali attività riprenderanno, potranno
appoggiare la richiesta degli Stati Uniti di rinviare il caso al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, che potrebbe decidere sanzioni contro Teheran.
Il Governo
libanese, capeggiato da Fuad Sinora, ha ottenuto sabato sera la fiducia del
Parlamento con 92 sì su 128. Lo ha annunciato il presidente della assemblea, Nabih
Berri, al termine della votazione. Intanto, il premier libanese, per il suo
primo impegno ufficiale, è arrivato stamani in Siria dove incontrerà il presidente
siriano Bashar el-Assad. La visita, secondo una nota del gabinetto
di Sinora, ha l’obiettivo di stabilire "relazioni privilegiate con la
Siria". I rapporti fra
i due Paesi, infatti, si sono deteriorati dopo la crisi libanese seguita alla
morte dell’ex premier libanese Rafik Hariri e, soprattutto, in seguito al
ritiro delle truppe siriane dal territorio libanese.
A
Pechino i negoziati multilaterali a sei sulla crisi nucleare nordcoreana sono
concentrati sull’esame della bozza di dichiarazione finale, presentata ieri
dalla Cina e definita “un buon punto di partenza” dal capo negoziatore
americano Christopher Hill. La dichiarazione finale dovrà soddisfare, da un
lato, le richieste di Stati Uniti e alleati per lo smantellamento completo dei
programmi nucleari della Corea del Nord; dall’altro, le esigenze di sicurezza,
aiuti economici e rispetto della sovranità
di Pyongyang. Secondo le fonti è difficile fare previsioni circa i tempi con
cui si giungerà al testo definitivo, che dovrà essere approvato dai capi delegazione.
Inaugurato, a
sud di Tel Aviv, un villaggio per accogliere le famiglie dei coloni israeliani
che lasceranno le proprie abitazioni nella striscia di Gaza, a partire dal
prossimo 18 agosto. Il villaggio di Nitzan, ha detto alla radio militare il ministro
per l’Edilizia Herzog, potrà ospitare temporaneamente fino a 300 famiglie, fino
a quando queste non avranno costruito una nuova casa. Secondo l’emittente, le
prime famiglie dovrebbero giungere nella giornata di oggi; tuttavia, fra i
coloni l’opposizione al ritiro resta forte. Martedì, infatti, il movimento dei
coloni cercherà di organizzare una nuova manifestazione di massa nel Neghev
settentrionale con l’obiettivo di raggiungere la striscia di Gaza “per dare man
forte” ai coloni. La polizia, dal canto suo, ha fatto sapere che la striscia resterà
chiusa ai civili israeliani.
In Colombia un
folto gruppo di paramilitari di destra del Blocco Libertadores ha consegnato le
armi, accettando il piano di pace del Governo. Lo ha reso noto l’ufficio
dell’Alto Commissario per la pace colombiano specificando che la cerimonia
ufficiale, in cui 677 membri delle Autodifese unite della Colombia (Auc) hanno
consegnato le armi, si è svolta a Taminango, località del dipartimento di
Narino, al confine con l’Ecuador.
La Nasa ha
deciso di prorogare di un giorno la missione dello Shuttle Discovery per effettuare
lavori di riparazione e di manutenzione. Lo ha annunciato Hale, direttore aggiunto
del programma, confermando che i danni al decollo, quando si è staccato un
pezzo di isolante del serbatoio esterno, sono minimi e non dovrebbero avere
conseguenze per la missione. Il ritorno a terra della Discovery è previsto ora
il prossimo 8 agosto, alla base di Cape Canaveral, in Florida.
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