RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 208 - Testo della trasmissione di mercoledì 27 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Passeggiata in montagna per Benedetto XVI sull’altopiano del Pileo, ripresa e diffusa dalle telecamere del CTV, alla vigilia del congedo dalla Valle d’Aosta: ce ne parla Salvatore Mazza

 

Un turismo sostenibile per avvicinare le genti: una riflessione sul messaggio del cardinale Angelo Sodano, a nome di Benedetto XVI, in vista della Giornata mondiale del turismo il prossimo 27 settembre: intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nuova nomina dell’ONU per sbloccare la questione del Sahara occidentale: ai nostri microfoni Giordano Molinassi

 

L’esperienza personale di immigrato per 18 anni nella Svizzera italiana dell’arcivescovo delegato pontificio per il Santuario di Loreto: all’VIII Meeting internazionale sulle migrazioni in corso da ieri a Loreto

 

1500 sacerdoti a Monterrey, in Messico, per il V ritiro mondiale dei presbiteri, organizzato dal Consiglio episcopale latino americano e dal Consiglio carismatico cattolico: intervista con Salvatore Martinez

 

Arte sacra e natura. Presentato ieri il sito Internet sulle località di interesse cristiano nella regione di Roma: con noi padre Ciro Benedettini e Massimo Bugli

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sgomento di mons. Luciano Bergamin, vescovo di Nova Iguaçu, in Brasile, per l’assassinio, lunedì scorso, di un sacerdote nella periferia di Rio de Janeiro

 

Saccheggiato un convento di suore nella regione congolese del nord Kivu

 

Ad Erfurt, in Germania, il 23.mo Colloquio europeo delle parrocchie

 

Approvata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU una risoluzione per la protezione dei minori in situazioni di guerra

 

Al via, lunedì prossimo, una maratona da Loreto a Colonia, in vista della Giornata mondiale della gioventù

 

Le nuove sfide della società contemporanea al centro del 21.mo Capitolo generale delle suore del Sangue Prezioso di Cristo, al via oggi a Hong Kong

24 ORE NEL MONDO:

Arrestate 4 persone a Birmingham: uno dei fermati, secondo la BBC, è uno degli attentatori

 

In Iraq visita a sorpresa del segretario alla Difesa americano Rumsfeld

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 luglio 2005

 

 

 

PASSEGGIATA IN MONTAGNA PER BENEDETTO XVI SULL’ALTOPIANO DEL PILEO,

RIPRESA E DIFFUSA DALLE TELECAMERE DEL CENTRO TELEVISIVO VATICANO.

DOMANI POMERIGGIO IL CONGEDO DEL PAPA DALLA VALLE D’AOSTA

- Intervista con Salvatore Mazza -

 

E’ il penultimo giorno di Benedetto XVI in Valle d’Aosta. Tra 24 ore, le cime alpine sotto le quali il Papa ha trascorso giorni di riposo e di lavoro saranno sostituite dalla tranquillità collinare delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Ma questa mattina il Pontefice ha lasciato ancora una volta il suo chalet di Les Combes per una passeggiata sull’altopiano del Pileo, in compagnia del suo segretario, mons. Georg Gaenswein, e di Albert Cerise, organizzatore delle sue escursioni montane. Le immagini diffuse dal Centro Televisivo Vaticano mostrano il Papa soffermarsi a contemplare un versante del Monte Bianco, conversando con i suoi accompagnatori. Intanto, i valligiani si preparano al congedo dal Pontefice, che lascerà la Valle d’Aosta nel pomeriggio di domani, con partenza dall’aeroporto alle 17.30. L’inviato di Avvenire a Les Combes, Salvatore Mazza, descrive, al microfono di Alessandro De Carolis, le prime ore della mattinata odierna di Benedetto XVI e traccia un bilancio del suo soggiorno:

 

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R. – Il Papa è inizialmente rimasto a lavorare nel suo studio privato. Ieri, nel tardo pomeriggio, era uscito ancora una volta in direzione dell’alpeggio di Borein per un’altra passeggiata. Siamo dunque arrivati alla fine di questa vacanza e qui in Valle c’è ancora chi spera di poter incontrare un’ultima volta il Papa prima che riparta per Roma.

 

D. – Come si sta organizzando la Regione per portare il saluto dei valligiani a Benedetto XVI?

 

R. – Sarà come sempre, una cosa molto semplice. Il saluto, così come era stato per l’arrivo, avverrà in due tempi. Ci sarà prima il congedo da Les Combes, quando il Papa incontrerà presumibilmente gli abitanti della piccola frazione che sono una quarantina, mentre nella mattinata si dovrebbe congedare da tutte le persone che si trovano nella colonia dei Salesiani, adiacente al suo chalet. Quindi, nel pomeriggio, il saluto agli abitanti di Introd, al sindaco, e poi, probabilmente, accompagnato da mons. Anfossi, il vescovo di Aosta, raggiungerà l’aeroporto, da dove, dopo aver salutato le autorità regionali, ripartirà per Roma.

 

D. – Che tipo di commenti hai raccolto tra i residenti e tra i turisti alla fine di questo primo soggiorno di Benedetto XVI in Valle d’Aosta?

 

R. – L’osservazione più ricorrente è la sorpresa per la simpatia, per l’umanità e anche per la timidezza di Benedetto XVI, che ormai è diventata una cifra riconoscibile della sua personalità. E’ qualcosa di accattivante, perché accompagnata da una cortesia e da una gentilezza veramente evidenti, immediate. Il Papa è stato visto fermarsi volentieri a parlare con le persone e addirittura rivolgere per primo la parola a qualcuno che magari gli tendeva la mano e che aveva la voce bloccata dall’emozione. E’ stato visto firmare autografi addirittura, scrivere una dedica su un libro. La gente ha imparato a conoscerlo per quello che è. Certamente l’umanità che riesce a trasmettere è qualcosa che si comunica immediatamente.

 

D. – Tra gli altri particolari messi in rilievo in questi giorni, la vacanza di Les Combes ha senza dubbio favorito per la prima volta un contatto costante e anche informale tra Benedetto XVI e i giornalisti presenti. Che impressione hai ricavato del rapporto tra i media e il Pontefice?

 

R. – I vaticanisti che da più anni seguono le cose della Santa Sede conoscevano già il cardinale Ratzinger e sapevano che è una persona estremamente disponibile a rispondere a qualunque domanda, che non si tira mai indietro. Certamente, c’era da “scoprire” Benedetto XVI. Non sapevamo se sarebbe stato altrettanto avvicinabile, altrettanto disposto anche a rispondere a quelle battute al volo che tante volte possono essere insidiose. Invece, anche in questo caso, con molta naturalezza, con quella gentilezza ben nota, il Papa si è prestato a questo tipo di dialogo. Per esempio, l’altro giorno gli è stato chiesto, in relazione all’incontro di Introd con i sacerdoti valdostani: “Santità si è parlato del problema dei divorziati risposati? Che cosa ci può dire?”. Il Papa con molta semplicità ha risposto: “Non è un argomento di cui si possa parlare in tre parole”. Quindi, direi grande disponibilità di Benedetto XVI, grande chiarezza, grande cordialità. Da questo punto di vista, questa prima presa di contatto informale dei media con il Papa è stata assolutamente positiva.

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RINUNCE E NOMINE

 

In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Acerenza, presentata per raggiunti limiti di età dall’arcivescovo Michele Scandiffio. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Giovanni Ricchiuti, del clero dell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, finora rettore del Pontificio Seminario Regionale Pugliese. Il neo presule, 57 anni, è originario di Risceglie, dove ha compiuto gli studi prima di frequentare il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove ha ottenuto la licenza in Sacra Scrittura. Ha ricoperto in diocesi, tra l’altro, gli incarichi di vicerettore del Seminario Minore di Trani-Barletta-Bisceglie, di viceparroco e quindi di parroco dal 1980 al 1994. Dal 1994 è Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pugliese. Oltre ad incarichi di docenza, mons. Ricciuti è stato anche assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi e vicario episcopale di zona a Bisceglie.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Inondo, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Léon Lesambo Ndamwize. Al suo posto, il Santo Padre ha nominato mons. Philippe Nkiere Kena, dei Missionari di Scheut, finora vescovo di Bondo.

 

In Brasile, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Toledo il sacerdote Francisco Carlos Bach, finora vicario Generale della diocesi di Ponta Grossa. Mons. Bach ha 51 anni ed ha compiuto in patria gli studi di filosofia e di teologia. Ha conseguito anche la licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino, a Roma. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto, tra l’altro, i ministeri di parroco formatore docente dell’Istituto Filosofico e Teologico Mater Ecclesiae (IFITEME), di rettore di seminario maggiore. Ha svolto inoltre l’incarico di direttore della Radio “Sant’Ana”, appartenente alla diocesi di Ponta Grossa, dove è stato successivamente amministratore diocesano e vicario generale.

 

 

UN TURISMO SOSTENIBILE PER AVVICINARE LE GENTI: UNA RIFLESSIONE

SUL MESSAGGIO DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO,

 A NOME DI BENEDETTO XVI, IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE

DEL TURISMO DEL PROSSIMO 27 SETTEMBRE

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

Da sempre l’estate è tempo privilegiato per le vacanze e, dunque, – come ha ribadito più volte  Benedetto XVI – per ritemprarsi nel corpo e nello spirito. Spesso vacanza fa anche rima con turismo. Nei giorni scorsi, infatti, a nome del Santo Padre, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha inviato un messaggio al cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in vista della Giornata mondiale del Turismo del prossimo 27 settembre. Tema di quest’anno: “Viaggi e trasporti: dal mondo immaginario di Giulio Verne alla realtà del secolo XXI”. Torniamo a parlarne con l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Dicastero Pontificio. A mons. Marchetto Roberta Moretti ha chiesto quali cambiamenti si possono registrare oggi nel turismo rispetto a come aveva immaginato il mondo Giulio Verne:

 

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R. - Nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo di quest’anno si esprime la sollecitudine e si assicura la preghiera di Papa Benedetto XVI per questo ambito della mobilità umana, mentre è sottolineato il valore e il significato dei viaggi e dei trasporti, certo nel contesto del centenario della morte dello scrittore Giulio Verne. Come leggiamo nel Messaggio, questi fu un uomo di lettere, viaggiatore e scrittore dalla fervida immaginazione e seppe coniugare intelligentemente nei suoi scritti fantasia e conoscenze scientifiche del suo tempo. Egli passò cioè, con sapienza e creatività, dal sogno alla realtà. Anche oggi è necessario fare ricorso alla dimensione del sogno, ma soprattutto è importante non trascurare di mostrare rispetto alle persone che andiamo ad incontrare e al creato che le circonda. Chi viaggia per turismo deve essere mosso dal desiderio di incontrare gli altri, rispettandoli nella loro diversità personale, culturale e religiosa; deve essere pronto ad aprirsi al dialogo e alla comprensione e con i propri comportamenti veicolare sentimenti di rispetto, di solidarietà e di pace. E ciò non si verificava al tempo del Verne, con l’Europa imperante di allora.

 

D. - In che modo il turismo può essere un elemento di avvicinamento fra i popoli, cui il Messaggio fa menzione?

 

R. - Oggi il turismo si presenta come una delle maggiori industrie dell’economia mondiale. Le statistiche dell’Organizzazione Mondiale del Turismo segnalano una grande crescita registrata anche lo scorso anno, periodo in cui i turisti internazionali sono stati 760 milioni. Quasi dieci volte maggiore è stato poi il numero di coloro che hanno viaggiato all’interno del proprio Paese. Sono cifre significative, ma ben lungi dall’abbracciare tutte le fasce sociali e tutti i Paesi. Nel Messaggio leggiamo dunque che nuove ed inedite possibilità di viaggi con mezzi di trasporto sempre più moderni e veloci possono fare del turismo una provvidenziale occasione per condividere i beni della terra e della cultura, per avvicinare così le genti. Si parla quindi di modernità e di velocità al passo con i tempi frenetici moderni, ma nel contempo la Chiesa ribadisce, anche in questo ambito, la sua opzione preferenziale verso i più deboli e si preoccupa che il turismo divenga accessibile ad un numero sempre maggiore di persone, anche nei Paesi poveri. Si va realizzando il sogno – dice il Messaggio – di un turismo senza frontiere, che potrebbe contribuire a creare un futuro migliore per l’umanità. Perché questa preoccupazione? Mi basta citare quanto ha detto il Santo Padre, in vacanza in Valle d’Aosta, e cioè: nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Si comprende quindi che nel Messaggio vi sia un diretto invito ai promotori, agli organizzatori e a quanti lavorano nel settore turistico affinché si realizzino strutture che rendano il turismo popolare ed economicamente sostenibile. Un turismo inoltre più rispettoso anche dell’ambiente, più moderato nell’uso delle risorse naturali e più solidale con le culture locali.

 

D. - Cosa dice quest’anno il messaggio, fondamentalmente?

 

R. - Abbiamo già accennato all’invito ai turisti al rispetto, al dialogo e alla collaborazione fraterna. Infatti le tre ‘S’ che la Chiesa propone sono: socialità, sostenibilità e solidarietà, in contrapposizione alle ormai purtroppo  tradizionali altre tre S:  sex, sun and sea. Il Messaggio fa appello anche ai politici e legislatori, agli uomini di governo e della finanza perché si impegnino a favorire l’incontro pacifico fra le popolazioni, garantendo sicurezza e facilità di comunicazione. E qui si può pensare al dramma del terrorismo. Abbiamo anche menzionato le responsabilità che hanno gli organizzatori e gli operatori. Vale dunque concludere con un riferimento alle comunità cristiane, che sono invitate, nel Messaggio, a un impegno di testimonianza della presenza di Cristo nella loro vita quotidiana, come Chiesa. Esse sapranno certamente anche presentare i monumenti e le opere d’arte, senza però trascurare l’ispirazione religiosa che li ha originati. Sarà possibile in questo modo annunciare la Buona Novella in ogni angolo della terra, come avevano iniziato a fare i primi cristiani nei loro viaggi. Il Cristianesimo, infatti, si è irradiato grazie alla testimonianza itinerante degli apostoli e dei fedeli stessi. Anche qui non dimentichiamo le nostre radici cristiane.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un articolo sull'Africa dal titolo "La fame estende la sua cupa minaccia". L'Onu segnala una drammatica emergenza nel Niger, nel Burkina Faso, nella Mauritania e nel Mali. Il duplice flagello della siccità e delle locuste ha compromesso i raccolti.

Sempre in prima, India: devastanti alluvioni nella regione di Bombay; si temono centinaia di vittime.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Africa.

 

Nelle estere, nucleare: gli Stati Uniti pronti ad avviare un processo di normalizzazione dei rapporti con la Corea del Nord.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Lepore dal titolo "Memorie 'istoriche e segrete' di un Conclave del '700": pubblicata un'opera sinora sconosciuta di Francesco Antonio Vitale.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 luglio 2005

 

 

NUOVA NOMINA DELL’ONU PER SBLOCCARE LA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE

- Intervista con Giordano Mulinassi -

 

L’ex-diplomatico olandese Peter van Walsum sarà il nuovo inviato speciale dell’ONU per il Sahara Occidentale. A nominarlo è stato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che spera così di “superare l’impasse politica” in cui versa la questione del territorio africano e di scongiurare il minacciato ritorno in armi del popolo Saharawi. Invaso nel 1975 dalle forze militari marocchine il Sahara occidentale attende da 14 anni lo svolgimento di un referendum per l’autodeterminazione. Intervistato da Andrea Cocco, Giordano Molinassi, presidente dell’associazione El Ouali ed esperto della questione saharawi, spiega quali saranno gli ostacoli che il nuovo inviato ONU dovrà superare.

 

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R. – Il primo ostacolo che dovrà superare è la resistenza del governo marocchino. Dovrà infatti imporgli, o chiedergli di rispettare, gli accordi che aveva firmato al momento del cessate-il-fuoco. Due anni fa il Marocco ha comunicato che non intende affatto fare il referendum. Il compito del nuovo inviato speciale di Kofi Annan sarà quello di riprendere la trattativa sul referendum.

 

D. – Quali sono gli interessi del governo di Rabat a conservare la propria posizione nel Sahara occidentale?

 

R. – Come prima cosa problemi interni: sappiamo tutti che nemico esterno ricompatta all’interno. C’è poi il discorso delle risorse naturali: è il primo produttore mondiale di fosfati ed ora è stato trovato il petrolio con trivellazioni da parte di compagnie estere; ha una costa pescosissima. Inoltre è presente la vecchia ideologia marocchina del grande Marocco che comprende, oltre al Sahara occidentale, parte dell’Algeria e parte della Mauritania.

 

D. – A maggio, nella principale città del Sahara occidentale, sono scoppiati nuovi scontri, come non se ne vedevano da tempo. Come è oggi la situazione della popolazione saharawi?

 

R. – La situazione è molto critica. Il primo motivo è rappresentato da una repressione violenta da parte del governo marocchino, che avviene senza la possibilità di essere documentata. I giornalisti e le delegazioni internazionali vengono regolarmente respinte. Sono ben sei le delegazioni spagnole che sono state respinte. E due su tutti sono i simboli di questa repressione: il primo è Ali Salem Tamek, che dopo alcuni mesi trascorsi in Europa è stato arrestato appena è rientrato a El Ayoun, l’altro è Aminet el-Alahar, che è stata picchiata ed arrestata perché difende i diritti umani, che vengono continuamente violati nel Sahara occidentale. I desaparecidos sono 526 e di questi non si sa più nulla. Nei tribunali gli arrestati vengono processati con vistose conseguenze di torture e vengono condannati a pene fino a 20 anni per il semplice motivo di aver rivendicato il diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione.

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L’ESPERIENZA PERSONALE DI IMMIGRATO PER 18 ANNI NELLA SVIZZERA ITALIANA DELL’ARCIVESCOVO DELEGATO PONTIFICIO PER IL SANTUARIO DI LORETO:

ALL’VIII MEETING INTERNAZIONALE SULLE MIGRAZIONI IN CORSO DA IERI A LORETO

 

L’edizione del Meeting internazionale sulle migrazioni in corso da ieri a Loreto si svolge per la prima volta senza la partecipazione di esponenti del mondo politico e sindacale. “Una scelta fatta - spiegano gli organizzatori - perché siamo già in clima preelettorale”. Il tema di questo VIII Meeting è “Figli di stranieri o figli di nessuno? I minori immigrati protagonisti nell’Europa di oggi e di domani”. Un argomento scelto in considerazione del fatto che, come spiegano i Padri Scalabriniani, promotori del Meeting, mentre 10 anni fa i bambini immigrati presenti nelle scuole italiane erano 30 mila, nel 2004-2005 sono saliti a 300 mila. Un incremento che deve indurre le istituzioni, il volontariato e le comunità locali a ripensare la scuola secondo un modello multiculturale. Ma ascoltiamo da Loreto Giovanni Peduto:

 

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L’arcivescovo delegato pontificio per il Santuario di Loreto, mons. Gianni Danzi, ha introdotto il Meeting riferendo della sua esperienza personale di immigrato per 18 anni nella Svizzera italiana. Ha narrato episodi che dimostrano come i figli di stranieri, nonostante l’amore che possono ricevere dai genitori, siano figli di nessuno, se le condizioni ambientali sono avverse. “Non possiamo illuderci – ha osservato il prelato – che sia sufficiente dare agli stranieri un pezzo di pane o una vita più agiata, senza aiutarli anche a sentirsi più integrati”.

 

A Loreto si parlerà così del problema della conflittualità che affligge i figli di immigrati e che si rivolge di volta in volta contro la famiglia e contro la società ospitante, traducendosi in una pendolarità di identificazione, in cui il minore si sente ora profondamente radicato nella propria cultura etnica, ora totalmente integrato nel nuovo ambiente. Di questo panorama emblematico e nello stesso tempo ricco di prospettive e di futuro, il Meeting di Loreto vuole fornire uno spaccato significativo, proponendo un’analisi della realtà dei minori immigrati e delle risposte istituzionali e della società civile, a livello italiano ed europeo. Questo nelle relazioni della mattina. Di pomeriggio laboratori interculturali e forum, mentre la sera sarà il momento dell’intrattenimento, con spettacoli multietnici, concerti e talk-show, con la partecipazione di vari artisti. Ci sarà anche un musical, sabato sera, in Piazza del Santuario, sulla vita del Beato Giovanni Battista Scalabrini, intitolato “Per terre lontane”, scritto per il centenario del fondatore, che cade quest’anno. Conclusione domenica in Basilica con la Messa officiata dall’arcivescovo Gianni Danzi. La sera, poi, animazione all’Hotel House di Porto Recanati, dove vivono duemila immigrati.

 

Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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1500 SACERDOTI A MONTERREY, IN MESSICO,

PER IL V RITIRO MONDIALE DEI PRESBITERI,

 ORGANIZZATO DAL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINO AMERICANO

E DAL CONSIGLIO CARISMATICO CATTOLICO

- Intervista con Salvatore Martinez -

 

1500 sacerdoti dell’America Latina, dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, sono riuniti da lunedì a Monterrey, in Messico, per il V ritiro mondiale dei presbiteri sul tema “Maria, i tuoi sacerdoti vogliono vedere Gesù”. L’incontro è stato promosso dall’arcidiocesi locale ed organizzato dal Consiglio episcopale latino americano e dal Consiglio carismatico cattolico latino americano. Si concluderà sabato con una messa all’arena di Monterrey che seguirà l’apertura di un raduno di 20.000 giovani in preparazione della Giornata mondiale della gioventù di Colonia. Sono stati invitati a proporre temi di riflessione mons. Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano, e il coordinatore del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia, Salvatore Martinez. Tiziana Campisi ha raggiunto telefonicamente a Monterrey Salvatore Martinez:

 

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R. - Viviamo in un tempo nel quale l’uomo sempre più fortemente pone se stesso in una sorta di idolatria, di narcisismo egoista, al centro della storia. Bisogna riporre Cristo per l’uomo. Siamo in un continente che sente fortemente questo bisogno, perché ci sono ancora tanti ritardi sociali, tanti ritardi culturali. La dignità della persona non sempre gode delle attenzioni e delle premure che bisognerebbe porre. C’è quindi bisogno di ridare speranza, c’è bisogno di riporre per esempio la famiglia al primo posto, primo luogo nel quale la trasmissione della fede può essere realizzata. Nelle aspettative, quindi, della Chiesa, guardando a questo continente, c’è certamente la dignità della persona umana, l’attenzione a queste reti sociali.

 

D. – Nel corso di questo ritiro lei proporrà elementi di spiritualità o argomenti quali l’amore di Dio, il peccato, l’effusione dello Spirito, i carismi. Ma quali sono, in particolare, gli elementi di spiritualità che mancano ancora alla Chiesa?

 

R. – La sfida odierna, la sfida più attuale, è data dalla cultura del relativismo. Io ritengo che questo ritiro sottolinei che c’è un'altra cultura, la cultura della Pentecoste, la cultura della condivisione semplice, la cultura della fraternità, nella quale si prova ancora il gusto, come le prime comunità cristiane, di “spezzare insieme la parola”, di fare revisione di vita, di pregare insieme, il gusto di celebrare insieme la mensa del Signore. Sono tutti elementi che i sacerdoti hanno evidentemente connaturati con il loro ministero, ma vale la pena riaffermarli e riaffermarli alla luce dello Spirito Santo. Ecco che questi temi non vengono soltanto proclamati, ma vengono anche vissuti in momenti attraverso i quali poi i sacerdoti in qualche modo acquisiscono metodologie che poi riportano nelle loro Chiese, che cercano di introdurre anche nei programmi pastorali.

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ARTE SACRA E NATURA. PRESENTATO IERI IL SITO INTERNET

SULLE LOCALITÀ DI INTERESSE CRISTIANO NELLA REGIONE DI ROMA:

- Con noi padre Ciro Benedettini e Massimo Bugli -

 

Una novità per gli appassionati di arte sacra  e natura. E’ stato presentato ieri a Roma, presso la sede della nostra emittente, il sito internet www.naturasacra.net: un censimento delle località di interesse cristiano posti all’interno delle aree naturali protette gestite dall'Ente Regionale RomaNatura. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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 Roma, città d’arte, ma anche città verde. E’ infatti il primo comune agricolo d’Italia. Il sito internet www.naturasacra.net, frutto di un anno di lavoro consente a chiunque lo desideri di navigare alla ricerca di quei simboli e segni, che nei secoli hanno contrassegnato la presenza della fede cristiana e della spiritualità nei parchi dell’Urbe. Da Decima Malafede a Galeria, dall’insugherata alla Riserva di Monte Mario. Riscoprire i segni della cristianità disseminati per i parchi e le ville di Roma significa andare alle sorgenti della nostra cultura e identità. Padre Ciro Benedettini, vice direttore della Sala Stampa Vaticana:

 

“I segni della cristianità sono qualcosa che non riguarda soltanto i credenti, ma riguarda tutta la nostra nazione e tutta la nostra città. Fanno parte della nostra identità. Ritorniamo sempre su quel discorso dell’identità cristiana dell’Italia. Quando si va nei parchi o si va a passeggio, vedere queste testimonianze della fede cristiana fa ripensare a quello che hanno fatto i nostri padri. Noi, in fondo, siamo i loro eredi. Fa ritornare a quelle che sono onestamente le nostre radici. Come diceva Croce:Non possiamo non dirci cristiani’”.

 

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Il nuovo portale web presenta in larga parte siti, oggi di proprietà privata, alcuni di questi in stato di degrado: necessitano di urgenti interventi conservativi. Massimo Bugli, presidente di RomaNatura.

 

R. - Volevamo suggerire anche delle possibilità di turismo religioso. Siamo nella capitale della cristianità, quindi mi pareva opportuno. L’altro obiettivo era anche quello di segnalare alle autorità che oltre ad alcuni luoghi splendidamente restaurati di recente, ce ne sono altri che vanno in rovina, che stanno crollando, che meriterebbero uno sforzo.

 

D. – Per quanto riguarda i romani, i cittadini, quanta attenzione anche loro dedicano al verde?

 

R. – Ci sono, come sempre, ragazzi che dedicano del tempo libero per andare a ripulire discariche abusive, cartacce nei parchi, e c’è chi la notte trova più comodo, anziché arrivare al deposito dell’Ama, disfarsi di un vecchio divano, di una lavatrice che non funziona più, buttandola in un prato. Come sempre, quindi, ci sono le due facce della medaglia.

 

Quanto mai necessario quindi un intervento educativo, magari a partire da scuole, parrocchie e famiglia al fine di sensibilizzare le nuove generazioni a rispettare un bene di tutti e un patrimonio in cui natura, arte, storia e fede si intrecciano.

 

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CHIESA E SOCIETA’

27 luglio 2005

 

SGOMENTO DI MONS. LUCIANO BERGAMIN, VESCOVO DI NOVA IGUAÇU, IN BRASILE,

PER L’ASSASSINIO, LUNEDÌ SCORSO, DI UN SACERDOTE NELLA PERIFERIA

 DI RIO DE JANEIRO: “NON CI RISULTA AVESSE RICEVUTO MINACCE”

 

RIO DE JANEIRO. = “Non sappiamo ancora quale possa essere stato il movente: padre Paulo era un sacerdote giovane, allegro, molto attivo al fianco della società civile e non ci risulta avesse ricevuto minacce”: è quanto ha dichiarato ieri all’agenzia MISNA mons. Luciano Bergamin, vescovo di Nova Iguaçu, in Brasile, all’indomani dell’omicidio di padre Paulo Henrique Keler Machado, 36 anni, ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre era in macchina alla periferia di Rio de Janeiro. Il sacerdote era conosciuto per il suo sostegno ai familiari delle 29 vittime assassinate il 31 marzo scorso da un commando tra Nova Iguaçu e Queimados. “Al momento – spiega il presule – non possiamo dire che ci siano connessioni con quel massacro e la morte di padre Paulo”. “Gli episodi di violenza – aggiunge – sono frequenti nella Baixada Fluminense, la vasta periferia nordoccidentale di Rio, per molteplici motivi legati a interessi economici, al traffico di armi e droga, a una criminalità in qualche modo endemica, che spesso sfugge al controllo delle istituzioni”. Mons. Bergamin racconta che padre Paulo “era rimasto molto colpito dai massacri di marzo, avvenuti tra i suoi parrocchiani”. “Da lì – precisa – è nata l’idea di creare il movimento ‘Reage Baixada’ (‘Reagisci Baixada’), voluto dalla società civile col sostegno della Chiesa, per ridare alla periferia un volto umano, quello della pace, del lavoro, della serenità, e chiedere che lo Stato sia più presente con politiche mirate ed efficaci per la promozione sociale”. Per mons. Luigi Costanzo Bruno, vicario generale di Nova Iguaçu, “quella della Baixada è una realtà disumana: è nata come quartiere dormitorio e si è espansa nella povertà e nella violenza. Ma è proprio qui che nasce la speranza, raccolta nella forza di un popolo povero che viene dal nordest con un sogno di vita”. “Di fronte a settori che minacciano lo sviluppo umano – aggiunge il presule – c’è una società civile che vuole crescere tra mille sacrifici ed è disposta anche a dare la vita con generosità per il suo sogno di pace. Questa è la loro e la nostra missione più grande”. (R.M.)

 

 

SACCHEGGIATO UN CONVENTO DI SUORE,

NELLA REGIONE CONGOLESE DEL NORD KIVU. MOLTI, I TESTIMONI,

MA NESSUNO E’ INTERVENUTO IN SOCCORSO DELLE RELIGIOSE AGGREDITE

 

RUBARE. = Nuovi episodi di violenza nella Repubblica democratica del Congo, dove domenica scorsa un convento delle Suore di San Giuseppe è stato saccheggiato da uomini armati in uniforme nella località di Rubare, nella provincia orientale del Nord Kivu. Come ha riferito ieri Radio Okapi, emittente della missione delle Nazioni Unite nell’ex Zaire (MONUC), l’agguato è avvenuto alle 7:00 ora locale, mentre tre religiose stavano uscendo dal convento per recarsi nella vicina città di Rutshuru, per assistere alla messa. Tre uomini armati hanno fatto scendere le religiose dalla macchina su cui erano appena salite, minacciandole, per poi trafugare telefoni cellulari e altri oggetti di valore. Le suore hanno specificato che alla scena hanno assistito alcune persone, ma nessuno è intervenuto in loro soccorso. Nel Nord Kivu sono tuttora presenti esponenti delle milizie Mai-Mai, ex-alleati di Kinshasa durante la guerra congolese del 1998-2003, e rappresentanti delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (FDLR), ex ribelli hutu, rifugiatisi nella foresta orientale dell’ex Zaire dopo il genocidio del 1994 nel loro Paese. Proprio la zona di Rutshuru era stata al centro, nei giorni scorsi, di scontri tra esercito governativo e ribelli. (R.M.)

 

 

“LA DIVERSITÀ TRA GLI UOMINI, ISCRITTA NEL CUORE STESSO DELLA PENTECOSTE,

 NON DEVE FARE PAURA!”: È QUANTO È EMERSO A ERFURT, IN GERMANIA,

AL 23.MO COLLOQUIO EUROPEO DELLE PARROCCHIE, QUEST’ANNO SUL TEMA:

 “CON GIOIA E SPERANZA VERSO UN AVVENIRE PLURALISTA”

 

ERFURT. = Tolleranza, dialogo e fedeltà al Vangelo, nella convinzione che la diversità, iscritta nel cuore stesso della Pentecoste, non debba fare paura ai cristiani: questa l’indicazione emersa dal 23.mo Colloquio europeo delle parrocchie a Erfurt, in Germania (CEP), conclusosi il 22 luglio scorso. All’incontro, sul tema “Con gioia e speranza verso un avvenire pluralista”, hanno preso parte circa 200 parroci e operatori pastorali laici cattolici, protestanti, anglicani e ortodossi, provenienti da tutta Europa. “Creando la differenza tra gli uomini – si legge nel documento conclusivo del Colloquio – lo Spirito Santo, che è per natura sorprendente e impercettibile, suscita la comunicazione tra loro”. “E’ lo spirito che suscita la dinamica missionaria – continua il testo – è lui che rifiuta le barriere del timore e che muove i progressi dell’evangelizzazione”. Il Colloquio  europeo delle parrocchie deve la sua istituzione nel 1959 a un circolo di amici teologi europei e, in particolare, a un sacerdote dell’arcidiocesi di Parigi, padre François Connan, desideroso di intensificare i legami tra le parrocchie nell’ambito della nascente Comunità Europea. Il primo Colloquio si tenne nel 1961 a Losanna. All’incontro parteciparono una sessantina di parroci di Francia, Belgio, Spagna Germania, Italia, Belgio, Svizzera e Austria, che decisero di incontrarsi ogni due anni per condividere le loro esperienze e idee e collaborare così alla costruzione di un’Europa comunitaria dei popoli. Dal 1973, gli incontri sono aperti anche ai laici. (R.M.)

 

 

APPROVATA, DAL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU,

UNA RISOLUZIONE PER LA PROTEZIONE DEI MINORI IN SITUAZIONI DI GUERRA

 

NEW YORK. = Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato all’unanimità una risoluzione per la protezione dei minori in situazioni di guerra: le misure prevedono la creazione di un sistema globale di controllo e raccolta di informazioni sugli abusi di cui sono vittime i bambini, dal reclutamento forzato ai sequestri, al mancato accesso agli aiuti umanitari. “É la prima volta che l’ONU istituisce un meccanismo formale e strutturato di questo tipo”, spiega il rappresentante speciale del Palazzo di Vetro per l’infanzia e i conflitti armati, l’ugandese, Olara Otunnu. Unità di esperti delle Nazioni Unite saranno incaricate di monitorare inizialmente 11 teatri di guerra, per stilare rapporti periodici sul comportamento dei belligeranti nei confronti dei minori. La documentazione raccolta servirà per imporre sanzioni ai responsabili di violazioni. Un particolare controllo verrà effettuato su 54 gruppi armati, tra cui i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), le Tigri Tamil dello Sri Lanka; le milizie arabe Janjaweed, attive in Sudan, e i ribelli ugandesi del sedicente Esercito di resistenza del signore (LRA). Secondo l’ONU, nell’ultimo decennio sono 2 milioni i bambini morti in conflitti armati nel mondo e almeno altri 6 milioni quelli feriti o mutilati; più di 250 mila sarebbero tuttora costretti a combattere. (R.M.)

 

 

AL VIA, LUNEDI’ PROSSIMO, UNA MARATONA DA LORETO A COLONIA, IN VISTA

DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’. 2200 CHILOMETRI LUNGO 5 PAESI

 

LORETO/COLONIA. = Un pellegrinaggio da Loreto a Colonia sulle orme dei Re Magi. E’ quello che, a partire da lunedì 1 agosto, accompagnerà lungo 5 Paesi la Fiaccola della Pace del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, svoltosi gli scorsi 11 e 12 giugno. La torcia simbolica raggiungerà la cittadina tedesca il 15 agosto, per l’apertura della Giornata Mondiale della Gioventù. Colonia è la tappa conclusiva di un viaggio iniziato a Bari a fine maggio, all’indomani del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale. La maratona-pellegrinaggio avrà il compito di legare idealmente i due eventi, sul filo del travagliato viaggio delle reliquie dei Magi. La leggenda racconta, infatti, che le spoglie dei tre re vennero portate dall’Oriente all’epoca di Costantino, che sbarcarono a Bari e che di lì furono trasportate a Milano, da dove, nel 1164, per volere di Federico Barbarossa, vennero traslate in Germania. Il compito di far viaggiare la Fiaccola per tutti i 2200 chilometri del tragitto è affidato a un gruppo di giovani selezionati in primavera dal Centro Sportivo Italiano (CSI). La Fiaccola passerà per Rimini, Parma, Bologna, Milano e Chiavenna. Gli atleti faranno tappa in Svizzera, Liechtenstein, Francia, prima di giungere in Germania, a Colonia. La torcia sarà protagonista della Festa degli Italiani, momento di ritrovo durante la GMG. Oltre che dal CSI, l’iniziativa è promossa dal Servizio nazionale di pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, dall’Ufficio per la pastorale del turismo, dalla Fondazione Migrantes e dal Comitato promotore del pellegrinaggio Macerata-Loreto. (R.M.)

 

 

LE NUOVE SFIDE DELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA AL CENTRO DEL 21.MO CAPITOLO GENERALE DELLE SUORE DEL SANGUE PREZIOSO DI CRISTO, AL VIA OGGI A HONG KONG

 

HONG KONG. = Affrontare le nuove sfide della società contemporanea; riorganizzare la vita consacrata e il cammino dell’Istituto, per testimoniare sempre con maggiore coraggio e fedeltà il Regno di Dio; eleggere la nuova superiora generale: sono questi i temi e gli obiettivi del 21.mo Capitolo generale della Congregazione delle “Suore del Sangue Prezioso di Cristo” (SPB), al via da oggi a Hong Kong fino al 9 agosto. Domani, in occasione dell’elezione della nuova superiora, una solenne Celebrazione eucaristica verrà presieduta dal vescovo di Hong Kong, mons. Joseph Zen Ze-kiun. La Congregazione delle “Sisters of the Precious Blood”, nata nel 1922 a Hong Kong, oggi conta più di 80 religiose e una novizia. Le suore sono impegnate nel campo della missione, dell’educazione e della sanità. (R.M.)

 

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24 ORE NEL MONDO

27 luglio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco  -

 

 ‘No’ alla pista pakistana, ‘sì’ a quella dei beduini: le indagini sugli attentati di venerdì a Sharm el-Sheikh cominciano a prendere una piega definita. Diverse fonti di polizia hanno confermato, infatti, che uno dei kamikaze degli attacchi del 23 luglio, costati la vita ad almeno 64 persone, è un egiziano. La procura egiziana ha reso noto, inoltre, che sono 26 i corpi ancora da identificare: mancano all’appello dieci britannici e una donna turca, oltre ai due italiani parenti delle quattro vittime finora accertate. Fra gli stranieri rimasti uccisi ci sono anche un britannico, un ceco, un americano e tre turchi.

 

Proseguono le indagini sui falliti attacchi del 21 luglio a Londra: all’alba di oggi sono stati fermati 4 uomini, tra i quali – ha anticipato la BBC – ci sarebbe un autore dei falliti attentati del 21 luglio. Nella capitale britannica, intanto, il premier Blair ha ricevuto il collega turco, Erdogan. “Il terrorismo non ci dividerà”, hanno detto i due leader al termine dell’incontro. Il servizio di Sagida Syed:

 

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I raid sono stati compiuti a Birmingham, città a nord del Paese, residenza di una grande comunità asiatica. I quattro sono stati catturati in due operazioni, condotte da polizia locale, agenti del gruppo antiterrorismo e polizia metropolitana londinese. Un pacco sospetto è stato trovato durante il primo raid, costringendo le autorità a far sgomberare la zona. L’uomo arrestato è già stato trasferito a Londra in un centro di detenzione di massima sicurezza. Se verrà identificato come uno dei quattro terroristi in fuga, la polizia spera anche di poter risalire anche agli altri. E’ stata anche confermata la cattura di altri due uomini ma non è stato chiarito se ci sia un collegamento con gli arresti di Birmingham. Proseguono intanto le indagini al nord di Londra nell’appartamento di uno dei sospetti, dove è stato trovato dell’esplosivo. Gli inquirenti sperano anche di trovare importanti indizi su di una golf bianca, usata probabilmente dal gruppo terroristico per trasportare gli ordigni.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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In Pakistan, almeno 600 persone sono state arrestate dalla polizia nell’ambito di retate  antiterrorismo condotte in ambienti legati all’integralismo islamico. Le forze di sicurezza pachistane stanno ricercando presunti terroristi nella parte del Kashmir amministrata da Islamabad. Tra le persone finora interrogate, 295 appartengono a gruppi islamici dichiarati fuorilegge dal presidente Musharraf.

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha chiesto alle forze dell’ordine di adottare “misure preventive” contro il terrorismo, che “rimane – ha detto – una delle minacce principali nel mondo”. In occasione di una cerimonia di fronte ai vertici del ministero degli Interni, il capo del Cremlino ha accomunato gli attentati in Egitto, Gran Bretagna, Iraq, Turchia ed Israele ai “crimini commessi contro i rappresentanti di governo in Cecenia e in Daghestan”.

 

In Iraq, una forte esplosione ha scosso questa mattina il centro di Baghdad. Lo hanno reso noto fonti della polizia aggiungendo che la deflagrazione ha provocato la morte di almeno tre persone. Sempre nella capitale, agenti iracheni hanno arrestato un cittadino egiziano, luogotenente di Ayman al-Zawahiri ed esponente di al Qaeda. Nel Paese arabo, intanto, è arrivato a sorpresa il segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld per incontrare le autorità irachene e i responsabili militari americani. Il nostro servizio:

 

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Rumsfeld, incontrando il presidente iracheno Talabani e il premier al Jaafari ha sottolineato la necessità di completare la stesura della nuova costituzione entro il 15 agosto. Il primo ministro iracheno ha chiesto un veloce ritiro del contingente americano e nella conferenza stampa, organizzata per la visita di Rumsfeld, il comandante delle forze statunitensi in Iraq, il generale George Casey, ha reso noto che il numero dei militari americani potrebbe essere “ridotto in modo significativo in primavera e comunque dopo le elezioni” previste a dicembre. L’annuncio è stato dato poco dopo la notizia dell’uccisione di quattro soldati americani, colpiti dall’esplosione di una bomba. Questo ennesimo episodio di violenza porta a 1790 il numero dei militari statunitensi uccisi in Iraq a partire dall’inizio del conflitto nel 2003. Fonti dell’esercito hanno rivelato, inoltre, che gli insorti uccisi o arrestati negli ultimi sette mesi sono circa 50 mila. A questi dati bisogna aggiungere anche un’altra agghiacciante cifra: quello dello studio dell’Oxford Reseach Group, reso noto rcentemente, secondo cui le vittime civili dall’inizio della guerra sono almeno 25 mila. Calano, intanto, i consensi degli americani sulle operazioni statunitensi in Iraq: secondo un sondaggio pubblicato da ‘Usa Today, il 58 per cento degli intervistati dubita che gli Stati Uniti riusciranno a istituire una democrazia stabile nel Paese arabo. Sul versante dei sequestri si deve registrare, infine, che sono stati rapiti un alto dirigente dell’aeroporto internazionale di Baghdad e altri due impiegati dello scalo della capitale.

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Al termine del ritiro da Gaza, i soldati israeliani abbandoneranno anche il confine con l’Egitto: lo ha detto il ministro della Difesa, Mofaz, ipotizzando che l’operazione possa concludersi entro fine settembre. Lo stesso premier Sharon ha ribadito a Parigi, dove oggi incontrerà il presidente francese, Chirac, di essere disponibile a “concessioni dolorose” pur di ottenere la pace.

 

Seconda giornata dei negoziati a sei sui programmi nucleari nordcoreani. Secondo fonti della Corea del sud, il governo di Pyongyang smantellerà il proprio programma nucleare se “gli Stati Uniti abbandoneranno la politica ostile nei suoi confronti”. In cambio, la Corea del Nord dovrebbe ricevere aiuti energetici e garanzie di sicurezza. Anche Washington ha ribadito l’intenzione di normalizzare i rapporti. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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         C’è una novità di rilievo che contraddistingue il quarto giro di consultazioni a sei sulla questione nucleare nord-coreana: la nuova flessibilità dimostrata da Washington, che ha finalmente accettato un incontro a due con la controparte nord-coreana. Infatti, sia ieri che oggi, il vice segretario di Stato americano e capo della delegazione Usa, Cristopher Hill, ha incontrato il vice ministro degli Esteri della Corea del Nord, Kim Kye-gwan. Un contatto ravvicinato che, come sottolinea oggi la stampa di Seul, indica la volontà degli americani di giungere a risultati concreti. Ma anche la Corea del nord si è mostrata più aperta dichiarandosi pronta a lavorare in ambito internazionale a favore della denuclearizzazione della penisola coreana. A contribuire al disgelo fra le parti è stata certamente la proposta degli Usa, disposti a riprendere le forniture di greggio verso Pyongyang, interrotte in novembre, a condizione che la Nord Corea permetta agli osservatori stranieri di verificare l’arresto del riarmo nucleare con plutonio e uranio impoverito. Determinante anche il ruolo di Seul, che ha promesso a Pyongyang forniture di energia elettrica a partire dal 2008, se il leader nord coreano Kim Jong-il confermerà la sua rinuncia alle ambizioni nucleari. Certo è che il regime comunista si è trovato costretto ad ammorbidire la sua bellicosità a causa delle difficili condizioni economiche del Paese, messo in ginocchio da un decennio di carestia.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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“L’Iran è intenzionato a riprendere il proprio programma nucleare, indipendentemente dalle future offerte dell’Unione europea per dissuaderlo”. Lo ha detto il premier iraniano, Khatami, citando espressamente la ripresa delle attività nella centrale di Isfahan, nel sud del Paese. La comunità internazionale teme che il processo di arricchimento dell’uranio portato avanti da Teheran non sia a scopo pacifico.

 

Il governo del Rwanda si è detto pronto a rilasciare circa 30 mila prigionieri, ritenuti coinvolti nel genocidio del ’94. E subito sono scoppiate le polemiche. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Si tratta del terzo massiccio rilascio di detenuti dal 2003 e a questo punto si presume che rimangano in carcere sempre per crimini connessi al genocidio di circa 40 mila persone, in grande maggioranza appartenenti all’etnia hutu. Comunque, non si tratta di un’amnistia promulgata dal governo poiché tutti coloro che saranno messi in libertà saranno comunque giudicati da tribunali locali e passeranno un certo periodo nei campi di rieducazione. Non v’è dubbio che il sistema giudiziario rwandese si è dimostrato, in questi anni, estremamente inefficiente. In prigione sono finiti criminali ed anche gente innocente. Non è un dato irrilevante il siluramento del procuratore Carla del Ponte del Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda, avvenuto due anni fa. Il giudice elvetico, secondo un principio di equità, intendeva far luce anche sulle responsabilità nel genocidio dell’attuale classe dirigente rwandese, ma il governo di Kigali è riuscito ad ottenere la sua rimozione grazie soprattutto all’appoggio del dipartimento di Stato americano.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Si apre oggi a Johannesburg, in Sudafrica, l’atteso vertice sulla questione delle terre. Convocato dal governo di Pretoria, il summit vede la partecipazione di politici, proprietari terrieri e oltre 1000 delegati di organizzazioni per il diritto alla terra. Da quando nel 1994 è finito il regime dell’apartheid quella della terra è rimasta una delle più spinose questioni per il Sudafrica. Ancora oggi, nonostante dieci anni di governo dell’ANC, il partito di Nelson Mandela, l’80 per cento delle terre coltivabili è rimasta in possesso della minoranza bianca del Paese. L’obiettivo del governo è di ridistribuire il 30 per cento delle terre entro il 2014, e di eliminare così lo squilibrio prodotto dalle leggi razziali del passato regime. 

 

Il governo colombiano ha dichiarato di essere disponibile a intraprendere colloqui con i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), per il rilascio di almeno 60 ostaggi. Un annuncio storico. E’ la prima volta, infatti, che l’esecutivo del presidente Alvaro Uribe, eletto nel 2002, apre le porte ad una possibile contrattazione con le FARC. Luis Carlos Restrepo, mediatore di pace per il governo, ha dichiarato che i colloqui potranno iniziare non appena verrà concordato un cessate-il-fuoco con la guerriglia. Tra gli ostaggi per i quali si richiede il rilascio, Ingrid Betancourt, ex candidata alle elezioni presidenziali colombiane e cittadina francese, in mano alle FARC da oltre tre anni. 

 

Almeno 71 persone sono state uccise dalle frane che si sono abbattute sullo Stato del Maharashtra, nell’India occidentale, investito da forti piogge monsoniche. La capitale dello Stato, Bombay, è isolata dalle inondazioni. Secondo le autorità, il numero delle vittime potrebbe alla fine risultare molto più alto, perché ci sono ancora più di 100 dispersi.

 

 

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