RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
208 - Testo della trasmissione di mercoledì 27 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Saccheggiato un convento di suore
nella regione congolese del nord Kivu
Ad Erfurt, in Germania, il 23.mo
Colloquio europeo delle parrocchie
Arrestate 4 persone a Birmingham: uno
dei fermati, secondo la BBC, è uno degli attentatori
In Iraq visita a sorpresa del
segretario alla Difesa americano Rumsfeld
27
luglio 2005
PASSEGGIATA IN MONTAGNA PER BENEDETTO XVI
SULL’ALTOPIANO DEL PILEO,
RIPRESA E DIFFUSA DALLE TELECAMERE DEL CENTRO
TELEVISIVO VATICANO.
DOMANI POMERIGGIO IL CONGEDO DEL PAPA DALLA VALLE
D’AOSTA
- Intervista con Salvatore Mazza -
E’ il penultimo giorno di
Benedetto XVI in Valle d’Aosta. Tra 24 ore, le cime alpine
sotto le quali il Papa ha trascorso giorni di riposo e di lavoro saranno
sostituite dalla tranquillità collinare delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo. Ma questa
mattina il Pontefice ha lasciato ancora una volta il suo chalet di Les Combes per una passeggiata
sull’altopiano del Pileo, in compagnia del suo segretario, mons. Georg Gaenswein, e di Albert Cerise,
organizzatore delle sue escursioni montane. Le immagini diffuse dal Centro
Televisivo Vaticano mostrano il Papa soffermarsi a
contemplare un versante del Monte Bianco, conversando con i suoi
accompagnatori. Intanto, i valligiani si preparano al congedo dal Pontefice,
che lascerà la Valle d’Aosta nel pomeriggio di domani, con partenza
dall’aeroporto alle 17.30. L’inviato di Avvenire a Les Combes, Salvatore Mazza,
descrive, al microfono di Alessandro De Carolis, le
prime ore della mattinata odierna di Benedetto XVI e traccia un bilancio del
suo soggiorno:
**********
R. – Il Papa è inizialmente rimasto a lavorare nel suo
studio privato. Ieri, nel tardo pomeriggio, era uscito ancora una volta in
direzione dell’alpeggio di Borein per un’altra
passeggiata. Siamo dunque arrivati alla fine di questa vacanza e qui in Valle
c’è ancora chi spera di poter incontrare un’ultima volta il
Papa prima che riparta per Roma.
D. – Come si sta organizzando la
Regione per portare il saluto dei valligiani a Benedetto XVI?
R. – Sarà come sempre, una cosa
molto semplice. Il saluto, così come era stato per
l’arrivo, avverrà in due tempi. Ci sarà prima il congedo da Les
Combes, quando il Papa incontrerà presumibilmente gli
abitanti della piccola frazione che sono una
quarantina, mentre nella mattinata si dovrebbe congedare da tutte le persone
che si trovano nella colonia dei Salesiani, adiacente al suo chalet. Quindi,
nel pomeriggio, il saluto agli abitanti di Introd, al sindaco, e poi, probabilmente, accompagnato da
mons. Anfossi, il vescovo di Aosta, raggiungerà
l’aeroporto, da dove, dopo aver salutato le autorità regionali, ripartirà per
Roma.
D. – Che tipo di commenti hai raccolto tra i residenti e tra i turisti alla fine di
questo primo soggiorno di Benedetto XVI in Valle d’Aosta?
R. – L’osservazione più
ricorrente è la sorpresa per la simpatia, per l’umanità e anche per la
timidezza di Benedetto XVI, che ormai è diventata una cifra riconoscibile della
sua personalità. E’ qualcosa di accattivante, perché
accompagnata da una cortesia e da una gentilezza veramente evidenti, immediate.
Il Papa è stato visto fermarsi volentieri a parlare con le persone e
addirittura rivolgere per primo la parola a qualcuno che magari gli tendeva la
mano e che aveva la voce bloccata dall’emozione. E’ stato visto firmare
autografi addirittura, scrivere una dedica su un libro. La gente ha imparato a
conoscerlo per quello che è. Certamente l’umanità che riesce a trasmettere è
qualcosa che si comunica immediatamente.
D. – Tra gli altri particolari
messi in rilievo in questi giorni, la vacanza di Les Combes ha senza dubbio favorito per la prima volta un
contatto costante e anche informale tra Benedetto XVI e i giornalisti presenti.
Che impressione hai ricavato del rapporto tra i media
e il Pontefice?
R. – I vaticanisti che da più
anni seguono le cose della Santa Sede conoscevano già
il cardinale Ratzinger e sapevano che è una persona
estremamente disponibile a rispondere a qualunque domanda, che non si tira mai
indietro. Certamente, c’era da “scoprire” Benedetto XVI. Non sapevamo se
sarebbe stato altrettanto avvicinabile, altrettanto disposto anche a rispondere
a quelle battute al volo che tante volte possono essere insidiose. Invece, anche in questo caso, con molta naturalezza, con
quella gentilezza ben nota, il Papa si è prestato a questo tipo di dialogo. Per
esempio, l’altro giorno gli è stato chiesto, in relazione
all’incontro di Introd con i sacerdoti
valdostani: “Santità si è parlato del problema dei divorziati risposati? Che cosa ci può dire?”. Il Papa con molta semplicità ha
risposto: “Non è un argomento di cui si possa parlare in tre parole”. Quindi,
direi grande disponibilità di Benedetto XVI, grande
chiarezza, grande cordialità. Da questo punto di vista, questa prima presa di
contatto informale dei media con il Papa è stata
assolutamente positiva.
**********
RINUNCE E NOMINE
In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al
governo pastorale dell’arcidiocesi di Acerenza, presentata per raggiunti limiti di età
dall’arcivescovo Michele Scandiffio. Al suo posto, il
Papa ha nominato il sacerdote Giovanni Ricchiuti, del
clero dell’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie,
finora rettore del Pontificio Seminario Regionale Pugliese. Il neo presule, 57
anni, è originario di Risceglie, dove ha compiuto gli studi prima di
frequentare il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dove ha ottenuto la licenza
in Sacra Scrittura. Ha ricoperto in diocesi, tra l’altro, gli incarichi di vicerettore del Seminario Minore di
Trani-Barletta-Bisceglie, di viceparroco e quindi di
parroco dal 1980 al 1994. Dal 1994 è Rettore del Pontificio Seminario Regionale
Pugliese. Oltre ad incarichi di docenza, mons. Ricciuti è stato anche
assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi e vicario episcopale di zona
a Bisceglie.
Nella Repubblica Democratica del Congo, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Inondo, presentata per raggiunti limiti di età dal
vescovo Léon Lesambo Ndamwize. Al suo posto, il
Santo Padre ha nominato mons. Philippe Nkiere Kena, dei Missionari di Scheut, finora vescovo
di Bondo.
In Brasile, Benedetto XVI ha
nominato vescovo di Toledo il sacerdote Francisco Carlos
Bach, finora vicario Generale della diocesi di Ponta Grossa. Mons. Bach ha 51 anni ed ha compiuto in patria gli studi di filosofia e di teologia. Ha conseguito anche
la licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università di San Tommaso
d’Aquino, a Roma. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha
svolto, tra l’altro, i ministeri di parroco formatore docente dell’Istituto
Filosofico e Teologico Mater Ecclesiae (IFITEME),
di rettore di seminario maggiore. Ha svolto inoltre l’incarico di direttore
della Radio “Sant’Ana”, appartenente alla diocesi di Ponta Grossa, dove è stato successivamente
amministratore diocesano e vicario generale.
UN
TURISMO SOSTENIBILE PER AVVICINARE LE GENTI: UNA RIFLESSIONE
SUL
MESSAGGIO DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO,
A NOME DI BENEDETTO
XVI, IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE
DEL
TURISMO DEL PROSSIMO 27 SETTEMBRE
- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto
-
Da sempre l’estate è tempo
privilegiato per le vacanze e, dunque, – come ha ribadito
più volte Benedetto XVI – per
ritemprarsi nel corpo e nello spirito. Spesso vacanza
fa anche rima con turismo. Nei giorni scorsi, infatti, a
nome del Santo Padre, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha
inviato un messaggio al cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del
Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in vista
della Giornata mondiale del Turismo del prossimo 27 settembre. Tema di quest’anno: “Viaggi e trasporti: dal mondo immaginario di
Giulio Verne alla realtà del secolo XXI”. Torniamo a parlarne con
l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Dicastero Pontificio. A mons. Marchetto Roberta Moretti ha chiesto quali cambiamenti si
possono registrare oggi nel turismo rispetto a come aveva immaginato il mondo
Giulio Verne:
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R. - Nel Messaggio per la
Giornata Mondiale del Turismo di quest’anno si esprime la sollecitudine e si
assicura la preghiera di Papa Benedetto XVI per questo ambito
della mobilità umana, mentre è sottolineato il valore e il significato dei
viaggi e dei trasporti, certo nel contesto del centenario della morte dello
scrittore Giulio Verne. Come leggiamo nel Messaggio,
questi fu un uomo di lettere, viaggiatore e scrittore dalla fervida immaginazione
e seppe coniugare intelligentemente nei suoi scritti
fantasia e conoscenze scientifiche del suo tempo. Egli passò cioè,
con sapienza e creatività, dal sogno alla realtà. Anche oggi è necessario fare ricorso alla dimensione del sogno, ma soprattutto è
importante non trascurare di mostrare rispetto alle persone che andiamo ad
incontrare e al creato che le circonda. Chi viaggia per turismo deve essere
mosso dal desiderio di incontrare gli altri, rispettandoli nella loro diversità
personale, culturale e religiosa; deve essere pronto ad aprirsi al dialogo e
alla comprensione e con i propri comportamenti veicolare sentimenti di
rispetto, di solidarietà e di pace. E ciò non si verificava
al tempo del Verne, con l’Europa imperante di allora.
D. - In che modo il turismo può
essere un elemento di avvicinamento fra i popoli, cui
il Messaggio fa menzione?
R. - Oggi il turismo si presenta
come una delle maggiori industrie dell’economia mondiale. Le statistiche
dell’Organizzazione Mondiale del Turismo segnalano una grande
crescita registrata anche lo scorso anno, periodo in cui i turisti
internazionali sono stati 760 milioni. Quasi dieci volte maggiore è stato poi
il numero di coloro che hanno viaggiato all’interno
del proprio Paese. Sono cifre significative, ma ben
lungi dall’abbracciare tutte le fasce sociali e tutti i Paesi. Nel Messaggio leggiamo
dunque che nuove ed inedite possibilità di viaggi con mezzi di trasporto sempre
più moderni e veloci possono fare del turismo una provvidenziale occasione per
condividere i beni della terra e della cultura, per avvicinare così le genti. Si parla quindi di modernità e
di velocità al passo con i tempi frenetici moderni, ma nel
contempo la Chiesa ribadisce, anche in questo ambito, la sua opzione
preferenziale verso i più deboli e si preoccupa che il turismo divenga
accessibile ad un numero sempre maggiore di persone, anche nei Paesi poveri. Si va realizzando il sogno – dice il
Messaggio – di un turismo senza
frontiere, che potrebbe contribuire a creare un futuro migliore per l’umanità.
Perché questa preoccupazione? Mi basta citare quanto
ha detto il Santo Padre, in vacanza in Valle d’Aosta, e cioè:
nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel
corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni
di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione
e al distensivo contatto con la natura. Si comprende quindi che nel Messaggio
vi sia un diretto invito ai promotori, agli organizzatori e a quanti lavorano
nel settore turistico affinché si realizzino strutture
che rendano il turismo popolare ed economicamente sostenibile. Un turismo
inoltre più rispettoso anche dell’ambiente, più moderato nell’uso delle risorse naturali e più solidale con le culture locali.
D. - Cosa dice
quest’anno il messaggio, fondamentalmente?
R. - Abbiamo già accennato all’invito ai turisti al
rispetto, al dialogo e alla collaborazione fraterna. Infatti
le tre ‘S’ che la Chiesa propone sono: socialità, sostenibilità e solidarietà,
in contrapposizione alle ormai purtroppo
tradizionali altre tre S: sex, sun and sea. Il Messaggio fa appello anche ai politici e
legislatori, agli uomini di governo e della finanza perché si impegnino a favorire l’incontro pacifico fra le popolazioni, garantendo
sicurezza e facilità di comunicazione. E qui si
può pensare al dramma del terrorismo. Abbiamo anche menzionato le
responsabilità che hanno gli organizzatori e gli operatori. Vale dunque concludere con un riferimento alle comunità cristiane, che
sono invitate, nel Messaggio, a un impegno di testimonianza della presenza di
Cristo nella loro vita quotidiana, come Chiesa. Esse sapranno certamente anche
presentare i monumenti e le opere d’arte, senza però trascurare l’ispirazione
religiosa che li ha originati. Sarà possibile in questo modo annunciare la
Buona Novella in ogni angolo della terra, come avevano
iniziato a fare i primi cristiani nei loro viaggi. Il Cristianesimo, infatti, si è irradiato
grazie alla testimonianza itinerante degli apostoli e dei fedeli stessi. Anche qui non dimentichiamo le nostre radici cristiane.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina un articolo sull'Africa dal titolo "La fame estende la sua
cupa minaccia". L'Onu segnala una drammatica
emergenza nel Niger, nel Burkina Faso,
nella Mauritania e nel Mali. Il duplice flagello della siccità e delle locuste ha compromesso i raccolti.
Sempre
in prima, India: devastanti alluvioni nella regione di Bombay; si temono centinaia
di vittime.
Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino
della Chiesa in Africa.
Nelle estere, nucleare: gli Stati Uniti pronti ad
avviare un processo di normalizzazione dei rapporti con la Corea del Nord.
Nella
pagina culturale, un articolo di Francesco Lepore dal
titolo "Memorie 'istoriche e segrete' di un Conclave del
'700": pubblicata un'opera sinora sconosciuta di Francesco Antonio Vitale.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.
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27 luglio 2005
NUOVA
NOMINA DELL’ONU PER SBLOCCARE LA QUESTIONE DEL SAHARA OCCIDENTALE
-
Intervista con Giordano Mulinassi -
L’ex-diplomatico olandese Peter van Walsum sarà il nuovo inviato
speciale dell’ONU per il Sahara Occidentale. A nominarlo è stato il Segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che spera così di “superare l’impasse politica” in
cui versa la questione del territorio africano e di scongiurare il minacciato
ritorno in armi del popolo Saharawi. Invaso nel 1975
dalle forze militari marocchine il Sahara occidentale attende da 14 anni lo
svolgimento di un referendum per l’autodeterminazione. Intervistato da Andrea
Cocco, Giordano Molinassi, presidente
dell’associazione El Ouali
ed esperto della questione saharawi, spiega quali
saranno gli ostacoli che il nuovo inviato ONU dovrà superare.
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R. – Il primo ostacolo che dovrà superare è la resistenza
del governo marocchino. Dovrà infatti imporgli, o
chiedergli di rispettare, gli accordi che aveva firmato al momento del cessate-il-fuoco. Due anni fa il Marocco ha comunicato che non intende affatto fare il referendum. Il compito del nuovo
inviato speciale di Kofi Annan
sarà quello di riprendere la trattativa sul referendum.
D. – Quali sono gli interessi del governo di Rabat a
conservare la propria posizione nel Sahara occidentale?
R. – Come prima cosa problemi interni: sappiamo tutti che
nemico esterno ricompatta all’interno. C’è poi il discorso delle risorse
naturali: è il primo produttore mondiale di fosfati
ed ora è stato trovato il petrolio con trivellazioni da parte di compagnie
estere; ha una costa pescosissima. Inoltre è presente
la vecchia ideologia marocchina del grande Marocco che comprende, oltre al
Sahara occidentale, parte dell’Algeria e parte della Mauritania.
D. – A maggio, nella principale città del Sahara
occidentale, sono scoppiati nuovi scontri, come non se ne vedevano da tempo. Come è oggi la situazione della popolazione saharawi?
R. – La situazione è molto critica. Il primo motivo è
rappresentato da una repressione violenta da parte del governo marocchino, che
avviene senza la possibilità di essere documentata. I giornalisti e le
delegazioni internazionali vengono regolarmente
respinte. Sono ben sei le delegazioni spagnole che sono state respinte. E due
su tutti sono i simboli di questa repressione: il primo è Ali Salem Tamek, che dopo alcuni mesi trascorsi in Europa è stato
arrestato appena è rientrato a El
Ayoun, l’altro è Aminet el-Alahar, che è stata picchiata ed arrestata perché
difende i diritti umani, che vengono continuamente violati nel Sahara
occidentale. I desaparecidos sono 526 e di questi non si sa più nulla. Nei tribunali gli arrestati vengono processati con vistose conseguenze di torture e vengono
condannati a pene fino a 20 anni per il semplice motivo di aver rivendicato il
diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione.
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L’ESPERIENZA
PERSONALE DI IMMIGRATO PER 18 ANNI NELLA SVIZZERA ITALIANA
DELL’ARCIVESCOVO DELEGATO PONTIFICIO PER IL SANTUARIO DI LORETO:
ALL’VIII
MEETING INTERNAZIONALE SULLE MIGRAZIONI IN CORSO DA IERI A LORETO
L’edizione del Meeting internazionale sulle migrazioni in
corso da ieri a Loreto si svolge per la prima volta senza la partecipazione di esponenti del mondo politico e sindacale. “Una scelta
fatta - spiegano gli organizzatori - perché siamo già in clima preelettorale”. Il tema di questo VIII Meeting
è “Figli di stranieri o figli di nessuno? I minori immigrati protagonisti
nell’Europa di oggi e di domani”. Un argomento scelto
in considerazione del fatto che, come spiegano i Padri Scalabriniani,
promotori del Meeting, mentre 10 anni fa i bambini
immigrati presenti nelle scuole italiane erano 30 mila, nel 2004-2005 sono
saliti a 300 mila. Un incremento che deve indurre le
istituzioni, il volontariato e le comunità locali a ripensare la scuola secondo
un modello multiculturale. Ma
ascoltiamo da Loreto Giovanni Peduto:
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L’arcivescovo delegato pontificio per il Santuario di
Loreto, mons. Gianni Danzi, ha introdotto il Meeting riferendo della sua
esperienza personale di immigrato per 18 anni nella
Svizzera italiana. Ha narrato episodi che dimostrano come i figli di stranieri,
nonostante l’amore che possono ricevere dai genitori, siano
figli di nessuno, se le condizioni ambientali sono avverse. “Non possiamo
illuderci – ha osservato il prelato – che sia sufficiente dare agli stranieri
un pezzo di pane o una vita più agiata, senza aiutarli anche a sentirsi più integrati”.
A Loreto si parlerà così del problema della conflittualità che affligge i figli di immigrati e che si
rivolge di volta in volta contro la famiglia e contro la società ospitante,
traducendosi in una pendolarità di identificazione,
in cui il minore si sente ora profondamente radicato nella propria cultura
etnica, ora totalmente integrato nel nuovo ambiente. Di questo panorama emblematico e nello stesso tempo ricco di prospettive e di
futuro, il Meeting di Loreto vuole fornire uno spaccato significativo,
proponendo un’analisi della realtà dei minori immigrati e delle risposte
istituzionali e della società civile, a livello italiano ed europeo. Questo
nelle relazioni della mattina. Di pomeriggio laboratori interculturali e forum,
mentre la sera sarà il momento dell’intrattenimento, con spettacoli multietnici, concerti e talk-show, con la partecipazione di
vari artisti. Ci sarà anche un musical, sabato sera,
in Piazza del Santuario, sulla vita del Beato Giovanni Battista Scalabrini, intitolato “Per terre lontane”, scritto per il
centenario del fondatore, che cade quest’anno. Conclusione domenica in Basilica
con la Messa officiata dall’arcivescovo Gianni Danzi. La
sera, poi, animazione all’Hotel House di Porto Recanati, dove vivono duemila
immigrati.
Da Loreto, Giovanni Peduto,
Radio Vaticana.
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1500
SACERDOTI A MONTERREY, IN MESSICO,
PER IL
V RITIRO MONDIALE DEI PRESBITERI,
ORGANIZZATO DAL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINO
AMERICANO
E DAL
CONSIGLIO CARISMATICO CATTOLICO
-
Intervista con Salvatore Martinez -
1500
sacerdoti dell’America Latina, dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, sono
riuniti da lunedì a Monterrey, in Messico, per il V
ritiro mondiale dei presbiteri sul tema “Maria, i
tuoi sacerdoti vogliono vedere Gesù”. L’incontro è stato promosso dall’arcidiocesi locale ed organizzato dal Consiglio
episcopale latino americano e dal Consiglio carismatico cattolico latino
americano. Si concluderà sabato con una messa
all’arena di Monterrey che seguirà l’apertura di un
raduno di 20.000 giovani in preparazione della Giornata mondiale della gioventù
di Colonia. Sono stati invitati a proporre temi di riflessione mons. Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano, e il
coordinatore del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia, Salvatore Martinez. Tiziana Campisi ha
raggiunto telefonicamente a Monterrey Salvatore Martinez:
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R. -
Viviamo in un tempo nel quale l’uomo sempre più fortemente pone se stesso in
una sorta di idolatria, di narcisismo egoista, al
centro della storia. Bisogna riporre Cristo per l’uomo. Siamo in un continente
che sente fortemente questo bisogno, perché ci sono ancora
tanti ritardi sociali, tanti ritardi culturali. La dignità della persona non
sempre gode delle attenzioni e delle premure che
bisognerebbe porre. C’è quindi bisogno di ridare speranza, c’è bisogno di riporre per esempio la famiglia al primo posto,
primo luogo nel quale la trasmissione della fede può essere realizzata. Nelle aspettative, quindi, della Chiesa, guardando a questo
continente, c’è certamente la dignità della persona umana, l’attenzione a
queste reti sociali.
D. –
Nel corso di questo ritiro lei proporrà elementi di spiritualità o argomenti quali l’amore di Dio, il peccato, l’effusione
dello Spirito, i carismi. Ma quali sono, in particolare,
gli elementi di spiritualità che mancano ancora alla Chiesa?
R. – La
sfida odierna, la sfida più attuale, è data dalla
cultura del relativismo. Io ritengo che questo ritiro sottolinei
che c’è un'altra cultura, la cultura della Pentecoste, la cultura della
condivisione semplice, la cultura della fraternità, nella quale si prova ancora
il gusto, come le prime comunità cristiane, di “spezzare insieme la parola”, di
fare revisione di vita, di pregare insieme, il gusto di celebrare insieme la mensa
del Signore. Sono tutti elementi che i sacerdoti hanno evidentemente connaturati con il loro ministero, ma vale la pena
riaffermarli e riaffermarli alla luce dello Spirito Santo. Ecco che questi temi
non vengono soltanto proclamati, ma vengono anche vissuti
in momenti attraverso i quali poi i sacerdoti in qualche modo acquisiscono
metodologie che poi riportano nelle loro Chiese, che cercano di introdurre
anche nei programmi pastorali.
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ARTE
SACRA E NATURA. PRESENTATO IERI IL SITO INTERNET
SULLE LOCALITÀ DI INTERESSE CRISTIANO NELLA REGIONE
DI ROMA:
- Con
noi padre Ciro Benedettini e Massimo Bugli -
Una novità per gli
appassionati di arte sacra e natura. E’ stato presentato ieri a Roma,
presso la sede della nostra emittente, il sito internet www.naturasacra.net: un censimento delle
località di interesse cristiano posti all’interno
delle aree naturali protette gestite dall'Ente Regionale RomaNatura.
Il servizio è di Paolo Ondarza:
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(musica)
Roma, città d’arte, ma anche città verde. E’ infatti il primo
comune agricolo d’Italia. Il sito internet www.naturasacra.net, frutto di un anno di lavoro
consente a chiunque lo desideri di navigare alla ricerca di quei simboli e
segni, che nei secoli hanno contrassegnato la presenza della fede cristiana e
della spiritualità nei parchi dell’Urbe. Da Decima Malafede a
Galeria, dall’insugherata
alla Riserva di Monte Mario. Riscoprire i segni della cristianità disseminati per i
parchi e le ville di Roma significa andare alle
sorgenti della nostra cultura e identità. Padre Ciro
Benedettini, vice direttore della Sala Stampa Vaticana:
“I segni della
cristianità sono qualcosa che non riguarda soltanto i
credenti, ma riguarda tutta la nostra nazione e tutta la nostra città. Fanno
parte della nostra identità. Ritorniamo sempre su quel discorso dell’identità
cristiana dell’Italia. Quando si va nei parchi o si va a
passeggio, vedere queste testimonianze della fede cristiana fa ripensare a
quello che hanno fatto i nostri padri. Noi, in fondo, siamo i loro
eredi. Fa ritornare a quelle che sono onestamente le nostre radici. Come diceva
Croce: ‘Non possiamo non dirci cristiani’”.
(musica)
Il nuovo portale
web presenta in larga parte siti, oggi di proprietà
privata, alcuni di questi in stato di degrado: necessitano di urgenti
interventi conservativi. Massimo Bugli, presidente di
RomaNatura.
R. - Volevamo
suggerire anche delle possibilità di turismo religioso. Siamo
nella capitale della cristianità, quindi mi pareva opportuno. L’altro
obiettivo era anche quello di segnalare alle autorità che oltre ad alcuni
luoghi splendidamente restaurati di recente, ce ne sono
altri che vanno in rovina, che stanno crollando, che meriterebbero uno sforzo.
D. – Per quanto
riguarda i romani, i cittadini, quanta attenzione anche loro dedicano al verde?
R. – Ci sono, come
sempre, ragazzi che dedicano del tempo libero per andare a ripulire discariche
abusive, cartacce nei parchi, e c’è chi la notte trova più comodo, anziché arrivare
al deposito dell’Ama, disfarsi di un vecchio divano,
di una lavatrice che non funziona più, buttandola in un prato. Come sempre,
quindi, ci sono le due facce della medaglia.
Quanto mai
necessario quindi un intervento educativo, magari a partire
da scuole, parrocchie e famiglia al fine di sensibilizzare le nuove
generazioni a rispettare un bene di tutti e un patrimonio in cui natura, arte,
storia e fede si intrecciano.
(musica)
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27 luglio 2005
SGOMENTO
DI MONS. LUCIANO BERGAMIN, VESCOVO DI NOVA IGUAÇU, IN
BRASILE,
PER
L’ASSASSINIO, LUNEDÌ SCORSO, DI UN SACERDOTE NELLA PERIFERIA
DI RIO DE JANEIRO: “NON CI RISULTA
AVESSE RICEVUTO MINACCE”
RIO DE JANEIRO. = “Non sappiamo ancora quale possa essere
stato il movente: padre Paulo era un sacerdote giovane, allegro, molto attivo
al fianco della società civile e non ci risulta avesse
ricevuto minacce”: è quanto ha dichiarato ieri all’agenzia MISNA mons. Luciano Bergamin, vescovo di Nova Iguaçu,
in Brasile, all’indomani dell’omicidio di padre Paulo Henrique
Keler Machado, 36 anni,
ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre era in macchina alla periferia di Rio de
Janeiro. Il sacerdote era conosciuto per il suo sostegno ai familiari delle 29
vittime assassinate il 31 marzo scorso da un commando tra Nova Iguaçu e Queimados. “Al momento –
spiega il presule – non possiamo dire che ci siano
connessioni con quel massacro e la morte di padre Paulo”. “Gli episodi di
violenza – aggiunge – sono frequenti nella Baixada Fluminense, la vasta periferia nordoccidentale
di Rio, per molteplici motivi legati a interessi
economici, al traffico di armi e droga, a una criminalità in qualche modo
endemica, che spesso sfugge al controllo delle istituzioni”. Mons. Bergamin racconta che padre
Paulo “era rimasto molto colpito dai massacri di marzo, avvenuti tra i suoi
parrocchiani”. “Da lì – precisa – è nata l’idea di creare il movimento ‘Reage Baixada’ (‘Reagisci Baixada’), voluto dalla
società civile col sostegno della Chiesa, per ridare alla periferia un volto
umano, quello della pace, del lavoro, della serenità, e chiedere che lo Stato
sia più presente con politiche mirate ed efficaci per la promozione sociale”.
Per mons. Luigi Costanzo Bruno, vicario generale di Nova Iguaçu,
“quella della Baixada è una realtà disumana: è nata
come quartiere dormitorio e si è espansa nella povertà e nella violenza. Ma è proprio qui che nasce la speranza, raccolta nella forza
di un popolo povero che viene dal nordest con un sogno di vita”. “Di fronte a
settori che minacciano lo sviluppo umano – aggiunge il presule – c’è una
società civile che vuole crescere tra mille sacrifici ed è disposta anche a dare la vita con generosità per il suo sogno di pace. Questa
è la loro e la nostra missione più grande”. (R.M.)
SACCHEGGIATO
UN CONVENTO DI SUORE,
NELLA REGIONE
CONGOLESE DEL NORD KIVU. MOLTI, I TESTIMONI,
MA
NESSUNO E’ INTERVENUTO IN SOCCORSO DELLE RELIGIOSE AGGREDITE
RUBARE. = Nuovi episodi di violenza nella Repubblica
democratica del Congo, dove domenica scorsa un
convento delle Suore di San Giuseppe è stato saccheggiato da uomini armati in
uniforme nella località di Rubare, nella provincia orientale del Nord Kivu. Come ha riferito ieri Radio Okapi, emittente della missione
delle Nazioni Unite nell’ex Zaire (MONUC), l’agguato
è avvenuto alle 7:00 ora locale, mentre tre religiose
stavano uscendo dal convento per recarsi nella vicina città di Rutshuru, per assistere alla messa. Tre uomini armati hanno
fatto scendere le religiose dalla macchina su cui erano appena salite,
minacciandole, per poi trafugare telefoni cellulari e altri oggetti di valore.
Le suore hanno specificato che alla scena hanno assistito alcune persone, ma
nessuno è intervenuto in loro soccorso. Nel Nord Kivu
sono tuttora presenti esponenti delle milizie Mai-Mai, ex-alleati di Kinshasa
durante la guerra congolese del 1998-2003, e rappresentanti delle Forze
democratiche di liberazione del Rwanda
(FDLR), ex ribelli hutu, rifugiatisi nella foresta
orientale dell’ex Zaire dopo il genocidio del 1994
nel loro Paese. Proprio la zona di Rutshuru era stata
al centro, nei giorni scorsi, di scontri tra esercito governativo e ribelli.
(R.M.)
“LA
DIVERSITÀ TRA GLI UOMINI, ISCRITTA NEL CUORE STESSO DELLA PENTECOSTE,
NON DEVE FARE PAURA!”: È QUANTO È EMERSO A ERFURT, IN GERMANIA,
AL 23.MO COLLOQUIO EUROPEO DELLE PARROCCHIE, QUEST’ANNO
SUL TEMA:
“CON GIOIA E SPERANZA VERSO
UN AVVENIRE PLURALISTA”
ERFURT. = Tolleranza, dialogo e fedeltà
al Vangelo, nella convinzione che la diversità, iscritta nel cuore stesso della
Pentecoste, non debba fare paura ai cristiani: questa l’indicazione emersa dal
23.mo Colloquio
europeo delle parrocchie a Erfurt, in Germania (CEP),
conclusosi il 22 luglio scorso. All’incontro, sul tema “Con gioia e speranza verso
un avvenire pluralista”, hanno preso parte circa 200 parroci e operatori pastorali laici cattolici, protestanti,
anglicani e ortodossi, provenienti da tutta Europa. “Creando la differenza tra
gli uomini – si legge nel documento conclusivo del Colloquio – lo Spirito
Santo, che è per natura sorprendente e impercettibile, suscita la comunicazione
tra loro”. “E’ lo spirito che suscita la dinamica
missionaria – continua il testo – è lui che rifiuta le barriere del timore e
che muove i progressi dell’evangelizzazione”. Il Colloquio europeo
delle parrocchie deve la sua istituzione nel 1959 a un circolo di amici teologi
europei e, in particolare, a un sacerdote dell’arcidiocesi di Parigi, padre François Connan, desideroso di
intensificare i legami tra le parrocchie nell’ambito della nascente Comunità
Europea. Il primo Colloquio si tenne nel 1961 a Losanna. All’incontro
parteciparono una sessantina di parroci di Francia, Belgio, Spagna Germania, Italia,
Belgio, Svizzera e Austria, che decisero di incontrarsi ogni due anni per condividere
le loro esperienze e idee e collaborare così alla costruzione di un’Europa
comunitaria dei popoli. Dal 1973, gli incontri sono aperti anche ai laici.
(R.M.)
APPROVATA,
DAL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU,
UNA
RISOLUZIONE PER LA PROTEZIONE DEI MINORI IN SITUAZIONI DI GUERRA
NEW YORK. = Il Consiglio di sicurezza
dell’ONU ha approvato all’unanimità una risoluzione per la protezione dei
minori in situazioni di guerra: le misure prevedono la creazione di un sistema globale di controllo e raccolta di informazioni sugli abusi
di cui sono vittime i bambini, dal reclutamento forzato ai sequestri, al
mancato accesso agli aiuti umanitari. “É la prima volta che l’ONU istituisce un
meccanismo formale e strutturato di questo tipo”, spiega il rappresentante speciale
del Palazzo di Vetro per l’infanzia e i conflitti armati, l’ugandese,
Olara Otunnu. Unità di esperti delle Nazioni Unite saranno incaricate di
monitorare inizialmente 11 teatri di guerra, per stilare rapporti periodici sul
comportamento dei belligeranti nei confronti dei minori. La documentazione
raccolta servirà per imporre sanzioni ai responsabili di violazioni. Un
particolare controllo verrà effettuato su 54 gruppi
armati, tra cui i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia
(FARC), le Tigri Tamil dello Sri
Lanka; le milizie arabe Janjaweed,
attive in Sudan, e i ribelli ugandesi del sedicente
Esercito di resistenza del signore (LRA). Secondo l’ONU, nell’ultimo decennio
sono 2 milioni i bambini morti in conflitti armati nel mondo e almeno altri 6
milioni quelli feriti o mutilati; più di 250 mila sarebbero tuttora costretti a
combattere. (R.M.)
AL
VIA, LUNEDI’ PROSSIMO, UNA MARATONA DA LORETO A COLONIA,
IN VISTA
DELLA
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’. 2200 CHILOMETRI LUNGO 5 PAESI
LORETO/COLONIA. = Un pellegrinaggio
da Loreto a Colonia sulle orme dei Re Magi. E’ quello che, a partire da lunedì 1 agosto, accompagnerà lungo 5 Paesi la
Fiaccola della Pace del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto,
svoltosi gli scorsi 11 e 12 giugno. La torcia simbolica raggiungerà la
cittadina tedesca il 15 agosto, per l’apertura della Giornata Mondiale della
Gioventù. Colonia è la tappa conclusiva di un viaggio iniziato a Bari a fine
maggio, all’indomani del XXIV Congresso Eucaristico
Nazionale. La maratona-pellegrinaggio avrà il compito di legare idealmente i
due eventi, sul filo del travagliato viaggio delle reliquie dei
Magi. La leggenda racconta, infatti, che le spoglie dei tre re vennero portate dall’Oriente all’epoca di Costantino, che sbarcarono
a Bari e che di lì furono trasportate a Milano, da dove, nel 1164, per volere
di Federico Barbarossa, vennero traslate in Germania.
Il compito di far viaggiare la Fiaccola per tutti i 2200 chilometri del tragitto
è affidato a un gruppo di giovani selezionati in
primavera dal Centro Sportivo Italiano (CSI). La Fiaccola passerà per Rimini,
Parma, Bologna, Milano e Chiavenna. Gli atleti faranno
tappa in Svizzera, Liechtenstein,
Francia, prima di giungere in Germania, a Colonia. La torcia sarà protagonista
della Festa degli Italiani, momento di ritrovo durante la GMG. Oltre che dal
CSI, l’iniziativa è promossa dal Servizio nazionale di pastorale giovanile
della Conferenza episcopale italiana, dall’Ufficio per la pastorale del turismo,
dalla Fondazione Migrantes e dal Comitato promotore
del pellegrinaggio Macerata-Loreto. (R.M.)
LE
NUOVE SFIDE DELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA AL CENTRO DEL
21.MO CAPITOLO GENERALE DELLE SUORE
DEL SANGUE PREZIOSO DI CRISTO, AL VIA OGGI A HONG KONG
HONG KONG. =
Affrontare le nuove sfide della società contemporanea; riorganizzare la vita
consacrata e il cammino dell’Istituto, per testimoniare sempre con maggiore
coraggio e fedeltà il Regno di Dio; eleggere la nuova superiora generale: sono
questi i temi e gli obiettivi del 21.mo
Capitolo generale della Congregazione delle “Suore del Sangue Prezioso di
Cristo” (SPB), al via da oggi a Hong Kong fino al 9 agosto. Domani, in
occasione dell’elezione della nuova superiora, una solenne Celebrazione
eucaristica verrà presieduta dal vescovo di Hong Kong,
mons. Joseph Zen Ze-kiun.
La Congregazione delle “Sisters of the Precious Blood”, nata nel 1922 a
Hong Kong, oggi conta più di 80 religiose e una novizia. Le suore sono
impegnate nel campo della missione, dell’educazione e della sanità. (R.M.)
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- A cura di Amedeo
Lomonaco -
‘No’ alla pista
pakistana, ‘sì’ a quella dei beduini: le indagini sugli attentati di venerdì a Sharm el-Sheikh cominciano a
prendere una piega definita. Diverse fonti di polizia hanno confermato,
infatti, che uno dei kamikaze degli attacchi del 23
luglio, costati la vita ad almeno 64 persone, è un egiziano. La procura
egiziana ha reso noto, inoltre, che sono 26 i corpi
ancora da identificare: mancano all’appello dieci britannici e una donna turca,
oltre ai due italiani parenti delle quattro vittime finora accertate. Fra gli
stranieri rimasti uccisi ci sono anche un britannico,
un ceco, un americano e tre turchi.
Proseguono le indagini sui falliti
attacchi del 21 luglio a Londra: all’alba di oggi sono
stati fermati 4 uomini, tra i quali – ha anticipato la BBC – ci sarebbe un
autore dei falliti attentati del 21 luglio. Nella capitale britannica, intanto,
il premier Blair ha ricevuto
il collega turco, Erdogan. “Il terrorismo non ci
dividerà”, hanno detto i due leader al termine
dell’incontro. Il servizio di Sagida Syed:
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I raid sono stati compiuti a Birmingham, città a nord del
Paese, residenza di una grande comunità asiatica. I
quattro sono stati catturati in due operazioni, condotte da polizia locale,
agenti del gruppo antiterrorismo e polizia metropolitana londinese. Un pacco sospetto
è stato trovato durante il primo raid, costringendo le
autorità a far sgomberare la zona. L’uomo arrestato è già stato trasferito a
Londra in un centro di detenzione di massima sicurezza. Se verrà
identificato come uno dei quattro terroristi in fuga, la polizia spera anche di
poter risalire anche agli altri. E’ stata anche confermata la cattura di altri due uomini ma non è stato chiarito se ci sia un
collegamento con gli arresti di Birmingham. Proseguono intanto le indagini al
nord di Londra nell’appartamento di uno dei sospetti,
dove è stato trovato dell’esplosivo. Gli inquirenti sperano anche di trovare importanti indizi su di una golf bianca, usata probabilmente
dal gruppo terroristico per trasportare gli ordigni.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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In
Pakistan, almeno 600 persone sono state arrestate dalla polizia nell’ambito di
retate antiterrorismo
condotte in ambienti legati all’integralismo islamico. Le forze di sicurezza
pachistane stanno ricercando presunti terroristi nella parte del Kashmir amministrata
da Islamabad. Tra le persone finora interrogate, 295
appartengono a gruppi islamici dichiarati fuorilegge dal presidente Musharraf.
Il
presidente russo, Vladimir Putin, ha chiesto alle forze
dell’ordine di adottare “misure preventive” contro il terrorismo, che “rimane –
ha detto – una delle minacce principali nel mondo”. In occasione di una
cerimonia di fronte ai vertici del ministero degli
Interni, il capo del Cremlino ha accomunato gli
attentati in Egitto, Gran Bretagna, Iraq, Turchia ed Israele ai “crimini
commessi contro i rappresentanti di governo in Cecenia
e in Daghestan”.
In
Iraq, una forte esplosione ha scosso questa mattina il centro di Baghdad. Lo
hanno reso noto fonti della polizia aggiungendo che la
deflagrazione ha provocato la morte di almeno tre persone. Sempre nella
capitale, agenti iracheni hanno arrestato un cittadino egiziano, luogotenente di Ayman al-Zawahiri
ed esponente di al Qaeda. Nel Paese arabo, intanto, è arrivato a sorpresa il
segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld per incontrare le autorità irachene e i
responsabili militari americani. Il nostro servizio:
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Rumsfeld, incontrando il presidente iracheno Talabani e il premier al Jaafari ha sottolineato la necessità di completare la
stesura della nuova costituzione entro il 15 agosto. Il primo ministro iracheno
ha chiesto un veloce ritiro del contingente americano e nella conferenza
stampa, organizzata per la visita di Rumsfeld, il
comandante delle forze statunitensi in Iraq, il generale George
Casey, ha reso noto che il
numero dei militari americani potrebbe essere “ridotto in modo significativo in
primavera e comunque dopo le elezioni” previste a dicembre. L’annuncio è stato
dato poco dopo la notizia dell’uccisione di quattro soldati americani, colpiti
dall’esplosione di una bomba. Questo ennesimo episodio di violenza porta a 1790
il numero dei militari statunitensi uccisi in Iraq a partire
dall’inizio del conflitto nel 2003. Fonti dell’esercito hanno rivelato,
inoltre, che gli insorti uccisi o arrestati negli ultimi sette mesi sono circa
50 mila. A questi dati bisogna aggiungere anche un’altra agghiacciante cifra:
quello dello studio dell’Oxford Reseach Group, reso noto rcentemente,
secondo cui le vittime civili dall’inizio della guerra sono almeno 25 mila.
Calano, intanto, i consensi degli americani sulle operazioni statunitensi in
Iraq: secondo un sondaggio pubblicato da ‘Usa Today’, il 58 per cento degli intervistati
dubita che gli Stati Uniti riusciranno a istituire una
democrazia stabile nel Paese arabo. Sul versante dei sequestri si deve
registrare, infine, che sono stati rapiti un alto dirigente
dell’aeroporto internazionale di Baghdad e altri due impiegati dello scalo
della capitale.
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Al
termine del ritiro da Gaza, i soldati israeliani abbandoneranno anche il
confine con l’Egitto: lo ha detto il ministro della Difesa, Mofaz,
ipotizzando che l’operazione possa concludersi entro fine
settembre. Lo stesso premier Sharon ha ribadito a Parigi, dove oggi incontrerà il presidente
francese, Chirac, di essere disponibile a
“concessioni dolorose” pur di ottenere la pace.
Seconda giornata dei negoziati a
sei sui programmi nucleari nordcoreani. Secondo fonti della Corea del sud, il governo di Pyongyang smantellerà il proprio programma nucleare se “gli
Stati Uniti abbandoneranno la politica ostile nei suoi confronti”. In cambio,
la Corea del Nord dovrebbe ricevere aiuti energetici e garanzie di sicurezza.
Anche Washington ha ribadito l’intenzione di
normalizzare i rapporti. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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C’è una
novità di rilievo che contraddistingue il quarto giro di consultazioni a sei
sulla questione nucleare nord-coreana: la nuova flessibilità dimostrata da
Washington, che ha finalmente accettato un incontro a due con la controparte
nord-coreana. Infatti, sia ieri che oggi, il vice
segretario di Stato americano e capo della delegazione Usa, Cristopher
Hill, ha incontrato il vice ministro degli Esteri
della Corea del Nord, Kim Kye-gwan. Un contatto ravvicinato che, come sottolinea
oggi la stampa di Seul, indica la volontà degli americani di giungere a
risultati concreti. Ma anche la Corea del nord si è mostrata
più aperta dichiarandosi pronta a lavorare in ambito internazionale a favore
della denuclearizzazione della penisola coreana. A
contribuire al disgelo fra le parti è stata certamente la proposta degli Usa,
disposti a riprendere le forniture di greggio verso Pyongyang,
interrotte in novembre, a condizione che la Nord Corea
permetta agli osservatori stranieri di verificare l’arresto del riarmo nucleare
con plutonio e uranio impoverito. Determinante anche
il ruolo di Seul, che ha promesso a Pyongyang forniture
di energia elettrica a partire dal 2008, se il leader nord coreano Kim Jong-il
confermerà la sua rinuncia alle ambizioni
nucleari. Certo è che il regime comunista si è trovato costretto ad ammorbidire
la sua bellicosità a causa delle difficili condizioni economiche del Paese,
messo in ginocchio da un decennio di carestia.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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“L’Iran
è intenzionato a riprendere il proprio programma nucleare, indipendentemente
dalle future offerte dell’Unione europea per dissuaderlo”. Lo ha detto il
premier iraniano, Khatami, citando espressamente la
ripresa delle attività nella centrale di Isfahan, nel sud del Paese. La comunità internazionale teme
che il processo di arricchimento dell’uranio portato
avanti da Teheran non sia a scopo pacifico.
Il
governo del Rwanda si è detto pronto a rilasciare
circa 30 mila prigionieri, ritenuti coinvolti nel genocidio del ’94. E subito sono scoppiate le polemiche. Il servizio di Giulio
Albanese:
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Si tratta del terzo massiccio rilascio di detenuti dal
2003 e a questo punto si presume che rimangano in carcere sempre per crimini
connessi al genocidio di circa 40 mila persone, in grande
maggioranza appartenenti all’etnia hutu. Comunque, non si tratta di un’amnistia promulgata dal governo
poiché tutti coloro che saranno messi in libertà saranno comunque giudicati da
tribunali locali e passeranno un certo periodo nei campi di rieducazione. Non
v’è dubbio che il sistema giudiziario rwandese si è dimostrato, in questi anni, estremamente inefficiente. In
prigione sono finiti criminali ed anche gente innocente.
Non è un dato irrilevante il siluramento del procuratore Carla del Ponte del Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda, avvenuto due anni fa. Il giudice elvetico, secondo
un principio di equità, intendeva far luce anche sulle
responsabilità nel genocidio dell’attuale classe dirigente rwandese,
ma il governo di Kigali è riuscito ad ottenere la sua
rimozione grazie soprattutto all’appoggio del dipartimento di Stato americano.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Si apre oggi a Johannesburg, in Sudafrica, l’atteso
vertice sulla questione delle terre. Convocato dal governo di Pretoria, il
summit vede la partecipazione di politici, proprietari terrieri e oltre 1000
delegati di organizzazioni per il diritto alla terra.
Da quando nel 1994 è finito il regime dell’apartheid quella della terra è rimasta una delle più spinose questioni per il
Sudafrica. Ancora oggi, nonostante dieci anni di governo dell’ANC, il partito
di Nelson Mandela, l’80 per
cento delle terre coltivabili è rimasta in possesso della minoranza bianca del
Paese. L’obiettivo del governo è di ridistribuire il 30 per cento delle terre
entro il 2014, e di eliminare così lo squilibrio prodotto dalle leggi razziali del
passato regime.
Il governo colombiano ha
dichiarato di essere disponibile a intraprendere
colloqui con i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia
(FARC), per il rilascio di almeno 60 ostaggi. Un annuncio storico. E’ la prima
volta, infatti, che l’esecutivo del presidente Alvaro Uribe,
eletto nel 2002, apre le porte ad una possibile contrattazione con le FARC. Luis Carlos Restrepo,
mediatore di pace per il governo, ha dichiarato che i colloqui potranno
iniziare non appena verrà concordato un cessate-il-fuoco con la guerriglia. Tra
gli ostaggi per i quali si richiede il rilascio, Ingrid
Betancourt, ex candidata alle elezioni presidenziali
colombiane e cittadina francese, in mano alle FARC da oltre tre anni.
Almeno
71 persone sono state uccise dalle frane che si sono abbattute sullo Stato del Maharashtra, nell’India occidentale, investito da forti
piogge monsoniche. La capitale dello Stato, Bombay, è isolata dalle
inondazioni. Secondo le autorità, il numero delle vittime potrebbe alla fine risultare molto più alto, perché ci sono ancora più di 100
dispersi.
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