RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 207 - Testo della trasmissione di martedì 26 luglio 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Anche nel periodo di vacanze a Les Combes, il Papa non si è lasciato alle spalle le sofferenze dell’umanità: ai nostri microfoni Joaquin Navarro-Valls e Salvatore Mazza

Lo sviluppo e il benessere delle popolazioni povere dell’America Latina obiettivo della fondazione Popolorum Progressio, che ha stanziato 2 milioni di dollari per il 2005: ce ne parla mons. Tejado Muñoz Segundo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Iraq: i sunniti riprendono i lavori per la stesura della Costituzione. Con noi Younis Tawfik

I minori immigrati in Europa al centro del Meeting europeo sulle migrazioni, che prende oggi il via a Loreto su iniziativa dei Padri Scalabriniani: ai nostri microfoni padre Gianni Borin

        

Il servizio civile volontario italiano parteciperà alla Gmg a Colonia: saranno 50 i ragazzi del tavolo ecclesiale che coordina Caritas italiana, Fondazione Migrantes e ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, presenti in Germania dal 16 al 20 agosto: con noi don Giancarlo Perego

 

CHIESA E SOCIETA’:

Brasile: sacerdote ucciso nella periferia di Rio de Janeiro

 

Diecimila centrafricani rifugiati nel Ciad ricevono assistenza dall’Onu

Nel 2004 “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha donato 70 milioni di euro in 137 Paesi

Salesiani collaborano con enti locali uruguayani per la formazione di giovani e donne contadine

 

Sarà celebrato anche a Roma l’antico ufficio della Paraclisis, tradizionale rito di preparazione delle chiese d’oriente alla solennità dell’Assunta

 

Presentato oggi a Roma il sito Internet www.Naturasacra.net

 

24 ORE NEL MONDO:

Un nuovo gruppo rivendica gli attentati in Egitto costati la vita ad almeno 64 persone. Il governo di Islambad esclude il coinvolgimento di cittadini pakistani negli attacchi

 

Iniziati i negoziati a sei a Pechino sul programma nucleare nordcoreano: Pyongyang è disponibile al disarmo, Washington esclude ogni azione militare

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 luglio 2005

 

 

ANCHE NEL PERIODO DI VACANZE A LES COMBES, IL PAPA NON SI E’ LASCIATO

ALLE SPALLE LE SOFFERENZE DELL’UMANITA’: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI,

 IL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA, NAVARRO-VALLS,

 CHE TRACCIA UN BILANCIO DELLE VACANZE DI BENEDETTO XVI IN VALLE D’AOSTA

- Con noi, Joaquin Navarro-Valls e Salvatore Mazza -

 

Il periodo di riposo di Benedetto XVI nella località valdostana di Les Combes, volge al termine. Giovedì prossimo, infatti, il Pontefice lascerà la Valle d’Aosta alla volta della sua residenza estiva di Castel Gandolfo. In queste due settimane, il Santo Padre ha avuto modo di riposarsi, studiare, contemplare le bellezze della natura. Tuttavia, anche durante questo soggiorno a Les Combes, il Santo Padre ha seguito con attenzione l’attualità internazionale, contrassegnata da terribili attentati terroristici in diverse parti del mondo. Un bilancio di questa prima vacanza di Benedetto XVI viene tracciato dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro-Valls, intervistato da Fausta Speranza:

 

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R. – Il primo giorno si diceva che dovevano essere vacanze di lavoro ed è stato proprio così, nel senso che da una parte il Santo Padre si è riposato e allo stesso tempo ha lavorato molto. In questi giorni, praticamente, lui ha diviso in due la giornata. In mattinata studiava, soprattutto, e scriveva, e nel pomeriggio faceva queste passeggiate in questi luoghi stupendi della Valle d’Aosta.

 

D. – Dott. Navarro, in vacanza c’è sempre per tutti una prima fase di adattamento, diciamo così, al nuovo clima, alla nuova condizione. Poi sembra che ci sia un momento in cui ci si sente a casa. Secondo lei, c’è stato un gesto o una parola del Papa, che hanno tradito questo momento?

 

R. – C’è stato all’inizio un momento di adattamento, ma nella seconda giornata di soggiorno in Valle d’Aosta, in una passeggiata che il Papa faceva nelle montagne, lui ha incontrato un bambino di 9 anni e c’è stato un momento nella conversazione tra il Papa e questo bambino delizioso: sentire questo scambio con il bambino, che parlava dei suoi studi, di quello che faceva, che ora d’estate doveva badare alle mucche… E’ stato un momento in cui il Papa veramente si è sentito immerso in questa natura, in questo luogo. Un suo commento poi ce lo ha fatto capire, quando ha detto: “Non avrei mai immaginato di poter camminare qui, nei diversi percorsi di questa valle, con questa privacy”. Quindi, è stato un adattamento veloce e già nel secondo giorno si sentiva immerso nel luogo.

 

D. – Non possiamo purtroppo non aver notato che il breve soggiorno del Papa è stato anticipato e poi segnato dai gravissimi fatti di Londra e di Sharm el-Sheik e sappiamo che Benedetto XVI non si è certo estraniato dall’attualità. Dobbiamo raccontare, dunque, anche un momento in cui riposo e riflessione sono diventati dolore e preghiera…

 

R. – Sicuramente. Non lo so, ma direi che un Papa anche quando è a riposo non può lasciarsi alle spalle l’umanità. Questa umanità martoriata dagli attentati che lei menzionava era presente nella sua preghiera. E nei due Angelus che lui ha condiviso qui con le persone della valle ha menzionato questi fatti. Era presente nel suo pensiero ed era presente soprattutto nella sua preghiera, già dal mattino nella celebrazione della Santa Messa.

 

D. - Ci può dire qualcosa di questi ultimi giorni prima della partenza, giovedì, del Papa?

 

R. – Sono giorni che trascorrono, grazie a Dio, nella normalità più assoluta, cioè mattina di lavoro e pomeriggio di passeggiate. Il Papa, però, ha voluto fare un’eccezione ieri, lunedì. Ha voluto chiudersi in una piccola chiesa di Introd, questo paesino vicino al luogo di soggiorno del Papa, con tutti i sacerdoti della Valle d’Aosta. E’ stato un incontro naturalmente in privato, perché i preti volevano condividere le loro preoccupazioni, i loro problemi ed anche le loro bellissime cose, i loro ministeri, con il Santo Padre. Per questo l’incontro è stato mantenuto privato. Ma direi che è stato un momento straordinario del soggiorno del Santo Padre.

 

D. – La giornata di ieri è stata segnata anche dalla convocazione da parte del governo israeliano del nunzio a Gerusalemme per una protesta verbale sul fatto che il Papa non ha menzionato Israele, nell’elencare i Paesi vittime di recenti attentati terroristici. Lei è già intervenuto con una nota scritta. Vuole tornare a dire qualcosa su questo?

 

R. – Ne approfitto del suo suggerimento per dire quello che già si diceva ieri. E’ una cosa pretestuosa, non ha alcuna base. Il Papa stava menzionando testualmente eventi recenti, mediatici, di questi giorni. Non voleva fare una storia, purtroppo, di tutti gli attentati del mondo. Quindi, mi sembra una cosa pretestuosa e già passata. Non ha nessuna attualità.

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E su come ha trascorso la mattinata odierna Benedetto XVI, ascoltiamo da Les Combes l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Ormai, siamo veramente all’antivigilia della partenza da Les Combes. A quanto è dato sapere, deve essere stata un’altra mattinata di lavoro, perché il Papa non ha lasciato, a quanto risulta, la villetta di Les Combes. E’ possibile che nel pomeriggio ritorni sui sentieri che partono direttamente dal pianoro e salgono su verso Coregno e il Pileo. La giornata che sembrava iniziata male sta lentamente migliorando.

 

D. – Ieri, l’incontro del Papa con il clero valdostano. Ci sono state ovviamente delle reazioni di gioia…

 

R. – Direi, veramente, di sì. I visi, le espressioni dei sacerdoti, dei diaconi, dei religiosi che uscivano dall’incontro - si vedeva visibilmente - erano molto contenti. Ha avuto modo di incontrare anche le persone. Tutti quanti hanno detto che sono rimasti assolutamente colpiti dalla familiarità con cui il Papa ha voluto tranquillamente, per oltre due ore, fermarsi a conversare con i sacerdoti.

 

D. – Oggi il Papa ha provveduto alla nomina del nuovo nunzio in Austria e ha anche provveduto la nomina di due vescovi. Si conferma, quindi, come abbiamo detto in altre occasioni, che sono vacanze sì, ma vacanze di lavoro…

 

R. – Sì, come dicevo all’inizio, stamattina il Papa è stato tutto il giorno, a quanto risulta, chiuso nello chalet, nello studio al piano superiore, per lavorare. Diciamo che questa è stata un po’ la cifra di questo soggiorno. Una metà abbondante della giornata l’ha dedicata sempre allo studio e al lavoro.

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NOMINE

 

Benedetto XVI ha accolto la rinunzia, presentata per raggiunti limiti d'età, da mons. Giorgio Zur, arcivescovo titolare di Sesta, dall’incarico di nunzio apostolico in Austria, ringraziandolo per il suo lungo servizio alla Santa Sede, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Edmond Farhat, arcivescovo titolare di Biblo, finora nunzio apostolico in Turchia e in Turkmenistan.

 

Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di San Bernardino il reverendo Rutilio J. Del Riego, membro della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Sacro Cuore di Gesù, parroco della “Our Lady of Perpetual Help Parish” in Riverside, assegnandogli la sede titolare vescovile di Daimlaig.

 

         In Venezuela, il Santo Padre ha nominato vescovo di Cabimas mons. William Enrique Delgado Silva, finora vescovo di El Vigía – San Carlos del Zulia.

 

 

LO SVILUPPO E IL BENESSERE DELLE POPOLAZIONI POVERE DELL’AMERICA LATINA

OBIETTIVO DELLA FONDAZIONE POPOLORUM PROGRESSIO,

CHE HA STANZIATO 2 MILIONI DI DOLLARI PER IL 2005

- Intervista con mons. Tejado Muñoz Segundo -

 

La Chiesa dell’America Latina può contare stabilmente sulla solidarietà del Papa, attraverso i progetti ecclesiali che la Fondazione Popolorum Progressio” si incarica ogni anno di pianificare, finanziare e portare a termine. E’ con questo spirito che il Consiglio di amministrazione della Fondazione, nata 13 anni fa, si è riunito nei giorni scorsi a Lima, sotto la guida del cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e rappresentate legale della Fondazione. Per il 2005 sono circa 200 i progetti da approvare, per un totale di oltre 2 milioni di dollari. I settori di intervento sono la formazione (60%), l’agricoltura (20%) e lo sviluppo di micro-imprese (20%). A mons. Tejado Muñoz Segundo, officiale del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Alessandro De Carolis ha chiesto informazioni sugli scopi e sul lavoro della Fondazione:

 

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R. – La Fondazione nasce nel 1992 in occasione del V Centenario dell’evangelizzazione dell’America, a Santo Domingo, la visita che il Santo Padre Giovanni Paolo II realizzò in questo Paese. Qual è lo spirito di questa Fondazione? Quello di dare un segno della presenza e dell’amore del Santo Padre per l’America Latina, non pretende certo di risolvere tutti i problemi che caratterizzano questo continente. I progetti che vengono presentati normalmente vogliamo che siano essenzialmente ecclesiali. Bisogna consideriare che la Chiesa non è un’organizzazione esclusivamente filantropica e quindi vogliamo che i progetti testimonino la presenza della Chiesa, anche attraverso le opere di carità.

 

D. – Quest’anno, in particolare, la Fondazione ha stanziato due milioni di dollari per i suoi progetti ecclesiali. Di quali progetti si tratta e quali Paesi interessano?

 

R. – Interessano tutti i Paesi dell’America Latina. Questa Fondazione è stata creata proprio per andare in aiuto delle popolazioni dei campesinos ed indigene. La grande maggioranza dei progetti quindi coinvolgono Paesi come la Colombia, il Perù, la Bolivia, il Brasile, ma non soltanto. Ci sono progetti che interessano l’Argentina, il Cile e tutta l’area dei Caraibi. I progetti sono i più vari, anche se principalmente riguardano progetti di formazione per i missionari ed il clero locale, che avviano successivamente a progetti per le popolazioni che sono seguite direttamente da loro. Sono progetti molto diversi fra loro e vanno dalla piccola costruzione di utilizzo pubblico alla costruzione di luoghi e saloni di incontro ad uso delle comunità cristiane che si trovano in queste nazioni.

 

D. – Un 20 per cento degli stanziamenti di quest’anno è previsto sia per lo sviluppo dell’agricoltura, sia della microimpresa. Di che cosa si tratta?

 

R. – Questo campo è veramente molto vario e si va dalla piccola comunità di campesinos, che intende avviare una piccola attività che interessa 20-25 famiglie, a progetti prettamente agricoli, come la costruzione di serre e l’avvio di coltivazioni specifiche.

 

D. – Da quali Paesi provengono i fondi per gli stanziamenti?

 

R. – Il grosso dei fondi destinati a questa Fondazione viene finora dalla Conferenza episcopale italiana. C’è una grandissima generosità. Ci sono poi altre donazioni, anche se di minore entità, provenienti da alcune diocesi, spagnole e francesi, in particolare. Stiamo ora cercando anche altri finanziamenti sia di Conferenze episcopali, sia di privati. Vorremmo dare un pochino più di pubblicità e visibilità al nostro lavoro, che trova una grandissima eco in tutta la Chiesa dell’America Latina.

 

D. – In 13 anni di lavoro della Fondazione Populorum Progressio quali sono stati i risultati più significativi ottenuti?

 

R. – I risultati sono prettamente ecclesiali, nel senso che questa Fondazione riesce a portare e un segno di speranza da parte del Santo Padre alle popolazioni latinoamericane. Questo segno di speranza vuole essere per le piccole comunità, per i missionari che si trovano nei posti più sperduti, per le popolazioni che spesso vengono dimenticate.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Se non ci sono le forze morali negli animi e non c'è la disponibilità a soffrire non si costruisce un mondo migliore": Benedetto XVI parla al clero della diocesi di Aosta ed affronta alcune problematiche ecclesiali e sociali del nostro tempo.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a Colonia.

 

Nelle estere, Egitto: il ministero dell'Interno smentisce la pista pakistana per la strage di Sharm el-Sheikh.

Nucleare: a Pechino i negoziati a sei sul programma nordcoreano; previsto un nuovo incontro bilaterale tra Washington e Pyongyang.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Eugenio Fizzotti dal titolo "La fondamentale dimensione comunitaria dell'esistenza": la filosofia personalistica in aiuto della psicologia.

Per l'"Osservatore libri" un articolo di Luigi Martellini dal titolo "L'esperienza religiosa nella letteratura italiana": pubblicati a cura di Giovanna Ioli gli atti del convegno su "Le parole del sacro".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 luglio 2005

 

 

IRAQ: I SUNNITI RIPRENDONO I LAVORI PER LA STESURA DELLA COSTITUZIONE

- Con noi, lo scrittore sunnita Younis Tawfik -

 

I sunniti sono tornati oggi al tavolo delle trattative per la stesura della Costituzione. Nonostante sul futuro del testo fondamentale pesino le minacce di Al Qaeda che – su Internet – ha lanciato un nuovo “anatema” sia contro la Magna Charta sia contro le prossime elezioni, i sunniti hanno deciso di rientrare a far parte della Commissione costituente. Tale organismo dovrebbe presentare al Parlamento il testo della nuova Costituzione entro il primo agosto, affinché venga poi discusso e approvato entro il 15 dello stesso mese. Ma cosa ha favorito questo rientro in seno alla Costituente? Giada Aquilino lo ha chiesto allo scrittore iracheno sunnita Younis Tawfik:

 

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R. – L’accettazione da parte dell’Assemblea ed anche del governo - poiché c’è stata la promessa del presidente Jalal Talabani - di cedere su alcuni punti, ovvero concedere ai sunniti più di quanto era stato già stabilito. In particolare riguardo alla loro percentuale di rappresentanza sia nel governo, sia nella prossima Assemblea e alla definizione delle etnie in Iraq, perché avevano mosso delle obiezioni sulla definizione di etnia persiana, come quarta etnia del Paese. C’è poi il riconoscimento dei loro diritti, nonché la rielaborazione del concetto della Federazione.

 

D. – Sul carattere federale dello Stato, qual è la posizione dei sunniti?

 

R. – Vogliono un Iraq unito, un Iraq federale, ma non a livello di distribuzione delle risorse secondo il territorio: le risorse, cioè, non dovrebbero rientrare nelle competenze federaliste. Vogliono poi un federalismo semplicemente formale, che dia diritti ai curdi – così com’è attualmente – ma non si amplifichi nel sud.

 

D. – A questo punto, quali nodi rimangono ancora da sciogliere in un Paese percorso dalle violenze?

 

R. – I nodi sono tanti. Abbiamo ancora molto da lavorare, perché i problemi ci sono, come – ad esempio – la reintegrazione degli stessi sunniti nello Stato o la reintegrazione degli ex baathisti, anche perché erano tantissimi e non tutti avevano le mani macchiate di sangue. C’è poi la necessità di combattere il terrorismo attraverso una collaborazione anche della parte esclusa, della cosiddetta resistenza.

 

D. – Ma la futura Carta fondamentale avrà il consenso di tutte le comunità dell’Iraq?

 

R. – Non penso. Ma, prima o poi, questo deve avvenire. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, anche se credo che comunque la maggioranza voterà la Costituzione e andrà anche a votare. Poi, una volta ristabilito l’ordine nel Paese, la Carta potrà essere rivista.

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I MINORI IMMIGRATI IN EUROPA AL CENTRO DEL MEETING EUROPEO

SULLE MIGRAZIONI CHE PRENDE IL VIA OGGI A LORETO,

SU INIZIATIVA DEI PADRI SCALABRINIANI

- Intervista con padre Gianni Borin -

 

Figli di stranieri o figli di nessuno? E’ la domanda provocatoria all’insegna della quale si svolge a Loreto, dal 26 al 31 luglio, l’VIII Meeting internazionale sulle migrazioni, promosso dai Padri Scalabriniani. Quest’anno ricorre anche il centenario della morte del loro fondatore, mons. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, ispiratore di un carisma peculiare nella Chiesa di Dio, quello del servizio ‘per’ e ‘con’ i migranti. L’intervista di Giovanni Peduto a padre Gianni Borin, organizzatore del Convegno:

 

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R. – Paesi come la Francia, la Germania, l’Inghilterra conoscono il fenomeno della seconda generazione già da vari decenni. Ma da pochi anni anche in Italia, divenuta Paese di immigrazione, si trova, anche se un po’ impreparata, ad affrontare la nuova realtà dei minori immigrati. Il titolo provocatorio che lei ha citato vuole favorire il cammino dall’identità instabile e ‘pendolare’, tipica del figlio di immigrati, alla meta ideale che ci faccia pensare ad una “generazione ponte”. Può essere come una sintesi tra il bagaglio culturale ricevuto nella famiglia, e nel gruppo di appartenenza, e quello ottenuto attraverso i percorsi educativi e formativi che la società di accoglimento offre ad essa.

 

D. – Quali sono gli aspetti che più preoccupano? Come li affronterete e con quali testimonianze?

 

R. – Qualcuno ha definito i minori immigrati come la generazione del sacrificio, in quanto destinata a pagare gli alti costi del percorso migratorio familiare: essi sono migranti senza averlo voluto e devono adattarsi ad una situazione in cui spesso i genitori sono logorati dalle conseguenze dell’emigrazione. Questi ragazzi rimangono, nel loro profondo e nella percezione della società, “figli di stranieri” e, quindi, “stranieri” essi stessi. Sono soggetti ad un’altalena di identificazioni: una specie di movimento “pendolare” di appartenenza, che li porta ad identificarsi in modo estremo con la società di residenza e, a volte, a contrapporsi ad essa, sottolineando ed esasperando la loro estraneità. Per prevenire forme di ghettizzazione e grave disagio sociale, le società europee sono obbligate ad affrontare con serietà il problema della seconda generazione, mettendo in atto politiche organiche di integrazione, rivolte sia ai giovani che alle loro famiglie. La nostra riflessione sarà favorita da qualificati interventi e testimonianze, a livello regionale, nazionale ed internazionale. Interverranno studiosi e ricercatori dell’ISMU, del CENSIS, dello CSER, del CIEMI di Parigi e di varie università d’Italia e d’Europa.

 

D. – Può quantificare la presenza in Italia dei figli di immigrati e la loro fisionomia?

 

R. – Da studi recenti sappiamo che i minori stranieri regolarmente presenti in Italia lo scorso anno erano 412 mila, il 45 per cento in più rispetto al 2001, quando se ne contavano 128 mila. Quasi la metà (il 48 per cento) di loro era nata in Italia. Ogni anno i figli degli stranieri crescono del 20 per cento. La presenza nella scuola italiana è di circa 300 mila alunni figli di immigrati (il 3,5 per cento della popolazione scolastica globale). In un decennio gli alunni stranieri sono quasi decuplicati (passando da 30 mila a 285 mila). Nei prossimi dieci anni, le ipotesi di crescita prevedono una presenza almeno raddoppiata rispetto ai valori attuali (fino a 658 mila).

 

D. – Quest’anno l’VIII Meeting Internazionale di Loreto sulle migrazioni in Europa cade nell’anno centenario della morte del fondatore dei Padri Scalabriniani…

 

R. – Stiamo verificando con grande stupore l’attualità del carisma e il diffuso interesse per la personalità e il pensiero del Beato Giovanni Scalabrini, vescovo di Piacenza, fondatore dei Missionari Scalabriniani. Si stanno svolgendo manifestazioni in tutto il mondo e, in particolare in Italia, stiamo proponendo in varie città una riflessione storica sull’emigrazione italiana della fine del XIX ed inizio del XX secolo (l’epoca appunto di Scalabrini), per rilanciare un dibattito sull’attualità migratoria in Italia ed in Europa. In ogni città, accanto alla “memoria” sull’emigrazione italiana ed al dibattito sull’attualità migratoria locale, viene proposta una sensibilizzazione per i giovani sulle problematiche legate alle migrazioni, all’accoglienza ed all’integrazione, ed uno spettacolo musicale sulla vita e l’opera di Giovanni Battista Scalabrini (“Per terre lontane”) realizzato dalla compagnia teatrale amatoriale Scalabrini & Friends di Bassano del Grappa. A completare il quadro delle manifestazioni e dare ad esse una dimensione di mondialità, è prevista una mostra fotografica (“Limes”) di Giuseppe Lanzi sulle frontiere migratorie nel mondo. Le manifestazioni si sono già svolte a Piacenza, Roma, Milano, Padova, Como, Manfredonia, Firenze, e dopo il Meeting di Loreto toccheranno Liguria e Puglia, Veneto, Calabria, e altre località.

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IL SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO ITALIANO PARTECIPERÀ ALLA GMG A COLONIA: 

SARANNO 50 I RAGAZZI DEL TAVOLO ECCLESIALE, CHE COORDINA  CARITAS ITALIANA, FONDAZIONE MIGRANTES E UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E

IL LAVORO, PRESENTI IN GERMANIA DAL 16 AL 20 AGOSTO

- Intervista con don Giancarlo Perego -

 

Il servizio civile volontario italiano parteciperà alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Colonia dal 16 al 20 agosto. Saranno 50, infatti, i ragazzi presenti in Germania per conto del Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile, il coordinamento nato nel 2004 tra la Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes e l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro. Ma quale valore daranno alla GMG i giovani volontari? Isabella Piro lo ha chiesto a don Giancarlo Pérego, responsabile area nazionale della Caritas Italiana:

 

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R. – Come già nel 2002 a Toronto, in Canada, quella di quest’anno vuole essere una partecipazione che presenta anche l’esperienza di 50 giovani provenienti da tutte le regioni italiane. L’obiettivo è far in modo di far comprendere ai 100 mila giovani italiani che parteciperanno alla GMG di Colonia il valore di regalare un anno della propria vita per costruire qualcosa di importante per sé e qualcosa di importante per gli altri.

 

D. - La GMG di Colonia sarà la prima con Papa Benedetto XVI: quali sono le aspettative del Tavolo Ecclesiale del servizio civile per questa giornata?

 

R. – Che faccia sentire fortemente anche il senso dell’Europa come una casa comune e al tempo stesso che faccia diventare questa casa comune una casa di pace, di dialogo, di attenzione alla solidarietà e alla non violenza.

 

D. – Quali sono gli ambiti in cui si svolge il servizio civile volontario all’interno della Caritas?

 

R. – I nostri servizi sono soprattutto servizi legati alle povertà, ma stiamo anche cominciando un’esperienza di servizio civile che possa interessare anche l’ambiente, la salvaguardia dei beni essenziali della vita dell’uomo, quali ad esempio l’acqua. I servizi di carattere sociale riguardano il classico degli esseri umani: l’immigrazione, la prostituzione, il carcere, i senza dimora, gli anziani ed i minori. 

 

D. - “Chi siete venuti a cercare?”, chiese Giovanni Paolo II ai giovani giunti a Roma nel Giubileo del 2000. Oggi ci chiediamo: cosa cerca un giovane che partecipa al servizio civile volontario?

 

R. – Cerca soprattutto il senso della propria vita e cerca di capire quale strada prendere nel futuro. Tante volte il servizio civile, come già l’obiezione di coscienza di ieri, diventa veramente un punto di passaggio, uno snodo, un incrocio nel quale anche i giovani scelgono cosa fare nella propria vita. Abbandonano un’esperienza precedente per una strada nuova, aperta al sociale ed aperta anche ad una vocazione. Non dimentichiamo che mille giovani obiettori di coscienza scelsero, dopo l’esperienza del servizio civile, di diventare sacerdoti, di entrare in congregazioni missionarie e di fare della propria vita un dono importante per tutti.

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CHIESA E SOCIETA’

26 luglio 2005

 

 

BRASILE: SACERDOTE UCCISO NELLA PERIFERIA DI RIO DE JANEIRO. ORDINATO CINQUE ANNI FA, ERA IMPEGNATO IN DIVERSE INIZIATIVE PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI

 

RIO DE JANEIRO.= Ucciso a colpi d'arma da fuoco, nella periferia di Rio de Janeiro, Padre Paulo Henrique Keler Machado, 36 anni, vice-coordinatore della pastorale di Nova Iguaçu, noto per il suo impegno a favore dei parenti di 29 vittime assassinate il 31 marzo scorso da un commando nella stessa zona periferica di Rio. Il corpo del sacerdote è stato trovato a bordo della sua auto, sotto un nuovo viadotto del quartiere Luz: orologio, cellulare e portafoglio, secondo la polizia, erano stati asportati, ma il principale movente del delitto, riferisce l’agenzia Misna, potrebbe essere la vendetta di ambienti criminali che mal sopportavano alcune iniziative di padre Machado per la difesa dei diritti umani. “É una grande perdita per noi, le sue capacità nel lavoro pastorale erano molto apprezzate”, afferma una nota della diocesi pervenuta alla MISNA poche ore dopo la scoperta del delitto. Padre Machado era stato ordinato sacerdote cinque anni fa; aveva trascorso il primo anno nella parrocchia di San Francesco a Queimados e gli altri quattro in quella della Sacra Famiglia a Posse, nei pressi di Queimados. L'intera fascia nordoccidentale di Rio, nota anche Baixada Fluminense, è composta prevalentemente da quartieri operai e poveri. (T.C.)

 

 

diecimila centrafricani rifugiati nel ciad ricevono assistenza dall’onu.

giÀ oltre 2000 persone sono state trasferite nel campo di amboko

 che attualmente accoglie diecimila persone

 

GORE. = Nell’ambito dell’operazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), mirata al trasferimento di diecimila centrafricani rifugiati nel sud del Ciad, oltre 2000 persone (614 famiglie) sono già state fatte spostare dall’area di frontiera al campo di Amboko, dove riceveranno un’assistenza adeguata. L’operazione è stata avviata lo scorso 13 luglio dopo la fuga dei rifugiati dalla Repubblica Centrafricana, all’inizio del mese di giugno, a causa degli scontri tra gruppi ribelli e forze governative nel Paese. L’UNHCR è impegnato in una vera e propria corsa contro il tempo nel tentativo di completare il trasferimento nel campo di Amboko, presso la città di Gore in Ciad, prima che la stagione delle piogge impedisca l’accesso a coloro che si trovano nell’area di frontiera. Le piogge stanno già ostacolando e rallentando le operazioni, i convogli devono sempre più spesso attraversare gli wadi, letti di fiumi prosciugati ma ora in piena. Le autorità del Ciad e i funzionari locali hanno concesso la scorsa settimana l’autorizzazione ad espandere il campo di Amboko, che già ospita circa tredicimila rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana, in modo da poterne accogliere altri diecimila. I rifugiati trasferiti finora provengono dal villaggio di frontiera di Betel, mentre ora le operazioni si concentrano sui villaggi di Matiti e Bekandja. (T.C.)

 

 

Nel 2004 “Aiuto alla Chiesa che Soffre” ha donato 70 milioni di euro

in 137 paesi. tra i progetti realizzati la costruzione di luoghi di culto

 e la diffusione di letteratura religiosa

 

ROMA. = Circa 70 milioni di euro: è la cifra raccolta da “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) nel 2004 tra gli oltre 600.000 benefattori presenti in 16 Paesi dell’Europa, dell’America del Nord e del Sud e in Australia, nei quali l’Opera di diritto pontificio, fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, ha sedi nazionali. In 137 nazioni sono stati realizzati circa 6.000 progetti con i quali, su indicazione dei vescovi locali, è stato assicurato alla Chiesa un sostegno affinché la pastorale non fosse gravemente penalizzata o impedita dalla mancanza di mezzi economici o dalle difficoltà derivanti da violazioni del diritto alla libertà religiosa. Tra i Paesi in cui sono giunti gli aiuti ACS, il Sudan, in cui nel 2004 sono stati realizzati progetti per oltre 1 milione di euro, l’Ucraina (circa 4,6 milioni di euro), Cuba (780.000 euro) e il Vietnam, dove sono stati investiti oltre 850.000 euro. Aiuti di minore entità, ma altrettanto significativi per la presenza della Chiesa, sono giunti anche in alcuni Paesi dell’Oceania, tra cui Vanuatu, Tonga e le Isole Salomone. Tre le tipologie di progetti realizzati in Russia, figurano iniziative in favore della Chiesa cattolica (quasi 1,2 milioni di euro), della pastorale della Chiesa ortodossa (circa 800.000 euro) e di iniziative inter-confessionali, alle quali sono stati destinati oltre 1,2 milioni di euro. Tra le urgenze pastorali alle quali è stato dato maggiore sostegno, l’edilizia religiosa (27,1%) con la costruzione o ristrutturazione di chiese, cappelle, seminari e conventi; i mezzi di comunicazione di ispirazione cattolica (17,3%) e la formazione teologica (17,2%), anche attraverso borse di studio nelle Università pontificie. Al quinto posto, la diffusione di letteratura religiosa, con il 13,2%, anch’essa tra gli interventi primari di ACS, realizzata, in particolare, attraverso la stampa e la distribuzione della raccolta di testi biblici “Dio parla ai Suoi figli”, con una tiratura di oltre 1.500.000 copie. (T.C.)

 

 

I SALESIANI IN URUGUAY COLLABORANO CON ENTI LOCALI PER LA FORMAZIONE

 DI GIOVANI E DONNE CONTADINE. REALIZZATE NUOVE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA

 

MONTEVIDEO. = Inaugurate in Uruguay dai Salesiani, lo scorso 2 luglio, nuove strutture capaci di accogliere 370 adolescenti, giovani e donne del ceto rurale. Le strutture sono state realizzate dall’Ente “Paiva Irisarri”, grazie al Progetto di sviluppo Locale Sarandí del Yí. L’impresa è stata possibile con il contributo della Commissione dell’Unione Europea e della ONG italiana “Amici dei Popoli”, riferisce l'Agenzia internazionale salesiana. L’intervento di questa opera salesiana ha permesso già a 1.600 giovani di svolgere gratuitamente i loro studi secondari e di abilitarsi nel lavoro agricolo. Lo sviluppo personale e sociale è diventato un dato di fatto grazie alla partecipazione di vari enti locali articolati in un unico progetto socio-educativo al servizio degli adolescenti e delle donne più povere della classe contadina, monitorato dalla comunità salesiana. (T.C.)

 

 

 

SARÀ CELEBRATO ANCHE A ROMA L’ANTICO UFFICIO DELLA PARACLISIS,

TRADIZIONALE RITO DI PREPARAZIONE DELLE CHIESE D’ORIENTE

ALLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNTA

 

ROMA. = Ha inizio il primo agosto anche a Roma l’ufficio della Paraclisis, rituale mariano proprio delle Chiese d’Oriente in preparazione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Le comunità siriache, copte, etiopiche, armene e di rito bizantino dedicano ogni anno alla Madonna quindici giorni di austero digiuno con suppliche e invocazioni alla Madre di Dio. Adattata alle tradizioni della Chiesa d’Occidente la quindicina dell’Assunta, con le stesse preghiere e i canti adottati in Oriente, la Paraclisis sarà celebrata per il trentesimo anno a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Via Lata. In questo anno dedicato all’Eucaristia Maria Assunta in cielo “diventa per i tutti i fedeli la memoria realizzata delle meraviglie di Dio che la Chiesa fa presente quotidianamente nel sacrificio eucaristico, si legge in una nota del Centro di Cultura mariana Madre della Chiesa. “Maria è segno e realizzazione compiuta di quei cieli nuovi e di quella terra nuova di cui l’Eucaristia è sorgente perché germe per tutti di immortalità”, prosegue il documento. Le intenzioni di preghiera di quest’anno avranno come tema l’unità delle Chiese. (T.C.)

 

 

PRESENTATO OGGI A ROMA IL SITO INTERNET WWW.NATURASACRA.NET

 I LUOGHI DELLA SPIRITUALITA’ CRISTIANA ALL’INTERNO DELLE AREE NATURALI PROTETTE DI ROMANATURA

- a cura di Paolo Ondarza -

 

ROMA. = Un censimento dei siti di interesse cristiano posti all’interno delle aree naturali protette gestite dall'Ente Regionale RomaNatura. Si chiama “I segni della fede nei parchi – luoghi della spiritualità cristiana all’interno delle aree naturali protette di RomaNatura” e da oggi è consultabile su Internet digitando l’indirizzo www.naturasacra.net. Frutto di un anno di lavoro dell’Associazione culturale NaturaSacra, dell’Ente regionale RomaNatura e della Società Geografica Italiana,  il portale web è stata presentato questa mattina  a Roma nella Sala Marconi della Radio Vaticana. Tra i partecipanti alla conferenza stampa, moderata dal Vice direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Ciro Benedettini, il presidente di Roma Natura Massimo Bugli, e il responsabile del progetto, Massimiliano Tommasi. Si tratta di un vero e proprio viaggio alla ricerca di quei simboli e segni, che nei secoli hanno contrassegnato la presenza della fede cristiana e della spiritualità nei parchi romani. Uno strumento in più a disposizione dell’Ente Regionale RomaNatura impegnato costantemente nella tutela e nella valorizzazione delle aree verdi cittadine. Ma il sito Natura.net non consiste in una semplice catalogazione: individuando chiesette, cappelle e preesistenze “nascoste” nel verde, pone all’attenzione  della comunità luoghi di grande fascino, custodi di fatti e tradizioni che hanno contribuito a scrivere la storia della capitale italiana. La maggior parte dei siti indicati sono oggi di proprietà privata, alcuni sono in uno stato di degrado e necessitano di urgenti interventi conservativi. La creazione di questo nuovo sito internet può quindi servire a sensibilizzare enti e persone ad aprire ai visitatori i propri tesori consentendo, ove possibile, gli interventi necessari per il recupero e la valorizzazione di beni ad alto interesse culturale, storico ed archeologico.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 luglio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Una formazione islamica, denominata “Tawhid e Jihad in Egitto”, ha rivendicato via Internet la responsabilità degli attentati di Sharm el Sheik, costati la vita ad almeno 64 persone, tra cui 5  italiani, due turchi, un ceco, un britannico e un americano. Intanto, continuano senza sosta le indagini per trovare gli autori del massacro. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’Egitto insiste sulla pista pakistana, ma il governo di Islamabad nega il coinvolgimento di suoi cittadini negli attentati. Anche il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, ha seccamente respinto l’ipotesi di kamikaze pakistani. “Nel mio Paese - ha dichiarato - Al Qaeda non esiste più”. I servizi segreti egiziani non escludono, inoltre, legami tra gli attacchi del 23 luglio e la strage di Taba costata al vita lo scorso 7 ottobre a 34 persone, tra le quali molti turisti israeliani. Seguendo questa pista, le azioni terroristiche potrebbero essere una vendetta delle tribù beduine contro il presidente egiziano, Hosni Mubarak: gli attentati a Sharm el Sheikh, luogo simbolo non solo del turismo ma anche della pacificazione dell’Egitto con Israele, sono stati compiuti infatti alla vigilia della ripresa del processo per la strage di Taba, compiuta dal sedicente gruppo “Tawhid e Jihad in Egitto” e legato alle tribù beduine. Su questa serie di ipotesi, che fa pensare anche ad un possibile e diabolico intreccio tra più realtà del mondo integralista islamico, si erge poi l’inquietante ombra di Al Qaeda. Molti osservatori concordano sul fatto che la rete di Osama Bin Laden avrebbe ridotto le proprie forze in Iraq per lanciare una più vasta offensiva in Europa e in Medio Oriente. Sulla dinamica degli attacchi, gli inquirenti sembrano avere invece meno dubbi: gli attentatori hanno usato un’auto e un camioncino carichi di 600 chili di esplosivo. L’auto è stata lanciata contro il Gardens Hotel ed il camioncino è casualmente esploso nei pressi del vecchio suk, probabilmente a causa del traffico. Il terzo attentato, in un parcheggio di taxi, è stato compiuto con una bomba nascosta dentro una borsa.

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 Non si placano le violenze in Afghanistan. Le forze armate statunitensi hanno annunciato l’uccisione di almeno 40 guerriglieri, in un attacco nella provincia meridionale di Oruzgan. Nell’offensiva hanno perso la vita anche due soldati afghani, che combattevano al fianco degli americani, e sono state arrestate 25 persone.

 

 Le indagini sui falliti attentati dello scorso 21 luglio a Londra hanno portato all’arresto di almeno 5 persone. Scotland Yard continua a seguire la pista di una cellula africana e la polizia ha precisato, inoltre, che sono 5 i terroristi ricercati e in fuga. Sul versante politico, si è svolto stamani, a Downing Street, un vertice tra governo ed opposizione per definire le misure del nuovo piano antiterrorismo che sarà varato nel prossimo autunno in Gran Bretagna. Il ministro degli Esteri Straw ha precisato, intanto, che l’elettricista brasiliano ucciso per errore venerdì scorso dalla polizia londinese aveva, contrariamente a quanto affermato in un primo tempo, i documenti in regola.  Il premier Tony Blair si è detto “profondamente desolato” per la morte del giovane. “Gli agenti - ha aggiunto - lavorano in circostanze molto difficili e devono avere tutto il nostro sostegno”.

 

 Si conferma labile la tregua in atto nei Territori palestinesi. All’alba di oggi, sulla cittadina israeliana di Sderot è caduto un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza, senza provocare vittime. Proprio nella Striscia, è arrivato stamattina il presidente palestinese, Abu Mazen, che vi resterà fino a quando non sarà completato il ritiro israeliano, in programma dal 17 agosto.

 

 Pyongyang è disponibile al disarmo, e Washington esclude ogni azione militare. Con queste dichiarazioni d’intenti, si è aperta a Pechino la quarta tornata di colloqui a 6 sulla crisi nucleare nordcoreana. Vi partecipano, oltre alle due Coree e agli Stati Uniti, anche Cina, Giappone e Russia. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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Si tratta di colloqui molto attesi, dopo che la Corea del Nord aveva abbandonato il tavolo negoziale tredici mesi fa, sbattendo rumorosamente la porta e denunciando una politica ostile da parte di Washington. Ma il 9 luglio scorso, a sorpresa, Pyongyang aveva annunciato di voler tornare a negoziare, convinta dalle forti pressioni internazionali e soprattutto dall’embargo sugli aiuti umanitari. Rinuncerà la Nord Corea agli arsenali nucleari? Difficile da prevedere, come affermato ieri sera a Pechino da un alto funzionario del governo di Seul, al termine del lungo incontro a due tra il vice segretario di Stato americano, Christopher Hill, e l’omologo nord coreano. Questa volta, le parti vogliono raggiungere risultati positivi, ma non sarà così facile. In un articolo firmato, Pyongyang ha sottolineato che è difficile aspettarsi una soluzione della crisi nucleare, senza lo sforzo sincero ed attivo degli Stati Uniti. In altre parole, scrive il quotidiano, Washington dovrà rinunciare alla sua idea di cambiare il regime comunista ed optare invece per la pacifica coesistenza con la Corea del Nord.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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 In Nepal, sette ribelli maoisti sono stati uccisi in seguito ad una spedizione punitiva organizzata da un gruppo di abitanti di due villaggi di montagna, Gogane e Agra, 160 chilometri ad ovest della capitale Katmandu. Si è trattato di un vero e proprio regolamento di conti per alcuni episodi di violenza, attribuiti ai ribelli, contro alcune donne delle due località.

  L’Associazione degli Stati del Sud est asiatico, l’ASEAN, ha annunciato che il Myanmar non assumerà nel 2006 la presidenza. L’annuncio è giunto dopo mesi di pressione internazionali contro la giunta militare al potere nella ex Birmania, accusata di costanti violazioni dei diritti umani.

 

 In Italia, il presidente Ciampi ha promulgato la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario approvata nei giorni scorsi dal Parlamento. La riforma ha avuto il via libera delle Camere dopo un duro confronto tra maggioranza e opposizione.

 

 Continua a non avere un’identità il misterioso commando che nella notte di sabato ha assalito due posti di polizia in Costa d’Avorio. Sferrato all’indomani di importanti concessioni fatte dal presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, l’agguato rischia di compromettere l’attuazione dei recenti accordi siglati tra il governo e i ribelli sotto l’egida del presidente sudafricano Thabo Mbeki. Il servizio di Andrea Cocco:

 

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Le forze dell’ONU presenti in Costa d’Avorio sono state messe in stato d’allerta a seguito degli attacchi condotti nel fine settimana contro i posti di polizia di Anyama e Agboville, due località nei pressi della capitale Abidjan. Mentre, secondo fonti militari è salito a 24 il bilancio delle persone uccise nei due agguati, la situazione si fa tesa nella capitale. Ad Abidjan lo scetticismo si è ormai sostituito al clima di ottimismo che aveva accompagnato la firma degli accordi del 9 luglio, con il quale il governo da un lato e i ribelli dall’altro si sono impegnati a una graduale smilitarizzazione del Paese. Secondo i termini dell’accordo, le operazioni di disarmo di 40.000 ribelli e circa 5.000 miliziani filogovernativi, devono iniziare la prossima settimana ed essere concluse entro il 20 agosto. Ancora una volta però gli episodi del fine settimana rischiano di compromettere quello che viene considerato come un passo decisivo verso la riunificazione del Paese, in vista delle elezioni fissate per il 30 ottobre prossimo. Secondo fonti dell’Onu, non è escluso che ad organizzare l’agguato siano state fazioni dissidenti delle milizie legate al presidente ivoriano Gbagbo, scontente delle aperture fatte da quest'ultimo. Per fare luce sull’episodio, le principali forze politiche ivoriane hanno chiesto l’avvio di “un’inchiesta appropriata”.

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 Tutto è pronto per il lancio dello Shuttle Discovery. A meno di 3 ore dal decollo dalla base di Cape Canaveral, in Florida, la NASA continua tuttavia a non escludere un secondo rinvio, a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli. La cautela è d’obbligo. Seguita con grandissima attenzione negli Stati Uniti, la missione Discovery è la prima ad essere lanciata dopo la tragedia della Columbia, navicella che nel 2003 si disintegrò causando la morte di tutti e sette i membri dell’equipaggio.

 

 

 

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