RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
207 - Testo della trasmissione di martedì 26 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Iraq: i sunniti riprendono i lavori
per la stesura della Costituzione. Con noi Younis Tawfik
CHIESA E SOCIETA’:
Brasile: sacerdote ucciso nella periferia di Rio de Janeiro
Diecimila centrafricani
rifugiati nel Ciad ricevono assistenza dall’Onu
Nel
2004 “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha donato 70 milioni di euro in 137 Paesi
Salesiani
collaborano con enti locali uruguayani per la formazione di giovani e donne
contadine
Presentato
oggi a Roma il sito Internet www.Naturasacra.net
Un nuovo gruppo
rivendica gli attentati in Egitto costati la vita ad almeno 64 persone.
Il governo di Islambad esclude il coinvolgimento di cittadini pakistani negli
attacchi
Iniziati i negoziati a
sei a Pechino sul programma nucleare nordcoreano: Pyongyang è disponibile al disarmo, Washington
esclude ogni azione militare
26
luglio 2005
ANCHE NEL PERIODO DI VACANZE A LES COMBES, IL PAPA
NON SI E’ LASCIATO
ALLE SPALLE LE SOFFERENZE DELL’UMANITA’: COSI’, AI
NOSTRI MICROFONI,
IL
DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA, NAVARRO-VALLS,
CHE
TRACCIA UN BILANCIO DELLE VACANZE DI BENEDETTO XVI IN VALLE D’AOSTA
- Con noi, Joaquin Navarro-Valls e Salvatore Mazza
-
Il periodo di riposo di
Benedetto XVI nella località valdostana di Les Combes, volge al termine.
Giovedì prossimo, infatti, il Pontefice lascerà la Valle d’Aosta alla volta
della sua residenza estiva di Castel Gandolfo. In queste due settimane, il
Santo Padre ha avuto modo di riposarsi, studiare, contemplare le bellezze della
natura. Tuttavia, anche durante questo soggiorno a Les Combes, il Santo Padre
ha seguito con attenzione l’attualità internazionale, contrassegnata da
terribili attentati terroristici in diverse parti del mondo. Un bilancio di
questa prima vacanza di Benedetto XVI viene tracciato dal direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, Joaquin
Navarro-Valls, intervistato da Fausta Speranza:
**********
R. – Il primo giorno si diceva che dovevano essere vacanze
di lavoro ed è stato proprio così, nel senso che da una parte il Santo Padre si
è riposato e allo stesso tempo ha lavorato molto. In questi giorni,
praticamente, lui ha diviso in due la giornata. In mattinata studiava,
soprattutto, e scriveva, e nel pomeriggio faceva queste passeggiate in questi
luoghi stupendi della Valle d’Aosta.
D. – Dott. Navarro, in vacanza
c’è sempre per tutti una prima fase di adattamento, diciamo così, al nuovo
clima, alla nuova condizione. Poi sembra che ci sia un momento in cui ci si
sente a casa. Secondo lei, c’è stato un gesto o una parola del Papa, che hanno
tradito questo momento?
R. – C’è stato all’inizio un
momento di adattamento, ma nella seconda giornata di soggiorno in Valle
d’Aosta, in una passeggiata che il Papa faceva nelle montagne, lui ha
incontrato un bambino di 9 anni e c’è stato un momento nella conversazione tra
il Papa e questo bambino delizioso: sentire questo scambio con il bambino, che
parlava dei suoi studi, di quello che faceva, che ora d’estate doveva badare
alle mucche… E’ stato un momento in cui il Papa veramente si è sentito immerso
in questa natura, in questo luogo. Un suo commento poi ce lo ha fatto capire,
quando ha detto: “Non avrei mai immaginato di poter camminare qui, nei diversi
percorsi di questa valle, con questa privacy”. Quindi, è stato un adattamento
veloce e già nel secondo giorno si sentiva immerso nel luogo.
D. – Non possiamo purtroppo non
aver notato che il breve soggiorno del Papa è stato anticipato e poi segnato
dai gravissimi fatti di Londra e di Sharm el-Sheik e sappiamo che Benedetto XVI
non si è certo estraniato dall’attualità. Dobbiamo raccontare, dunque, anche un
momento in cui riposo e riflessione sono diventati dolore e preghiera…
R. – Sicuramente. Non lo so, ma
direi che un Papa anche quando è a riposo non può lasciarsi alle spalle
l’umanità. Questa umanità martoriata dagli attentati che lei menzionava era
presente nella sua preghiera. E nei due Angelus che lui ha condiviso qui con le
persone della valle ha menzionato questi fatti. Era presente nel suo pensiero
ed era presente soprattutto nella sua preghiera, già dal mattino nella
celebrazione della Santa Messa.
D. - Ci può dire qualcosa di
questi ultimi giorni prima della partenza, giovedì, del Papa?
R. – Sono giorni che trascorrono,
grazie a Dio, nella normalità più assoluta, cioè mattina di lavoro e pomeriggio
di passeggiate. Il Papa, però, ha voluto fare un’eccezione ieri, lunedì. Ha
voluto chiudersi in una piccola chiesa di Introd, questo paesino vicino al
luogo di soggiorno del Papa, con tutti i sacerdoti della Valle d’Aosta. E’
stato un incontro naturalmente in privato, perché i preti volevano condividere
le loro preoccupazioni, i loro problemi ed anche le loro bellissime cose, i
loro ministeri, con il Santo Padre. Per questo l’incontro è stato mantenuto
privato. Ma direi che è stato un momento straordinario del soggiorno del Santo
Padre.
D. – La giornata di ieri è stata
segnata anche dalla convocazione da parte del governo israeliano del nunzio a
Gerusalemme per una protesta verbale sul fatto che il Papa non ha menzionato
Israele, nell’elencare i Paesi vittime di recenti attentati terroristici. Lei è
già intervenuto con una nota scritta. Vuole tornare a dire qualcosa su questo?
R. – Ne approfitto del suo
suggerimento per dire quello che già si diceva ieri. E’ una cosa pretestuosa,
non ha alcuna base. Il Papa stava menzionando testualmente eventi recenti,
mediatici, di questi giorni. Non voleva fare una storia, purtroppo, di tutti
gli attentati del mondo. Quindi, mi sembra una cosa pretestuosa e già passata.
Non ha nessuna attualità.
**********
E su come ha trascorso la
mattinata odierna Benedetto XVI, ascoltiamo da Les Combes l’inviato di Avvenire,
Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro
Gisotti:
**********
R. – Ormai, siamo veramente all’antivigilia della partenza
da Les Combes. A quanto è dato sapere, deve essere stata un’altra mattinata di
lavoro, perché il Papa non ha lasciato, a quanto risulta, la villetta di Les
Combes. E’ possibile che nel pomeriggio ritorni sui sentieri che partono
direttamente dal pianoro e salgono su verso Coregno e il Pileo. La giornata che
sembrava iniziata male sta lentamente migliorando.
D. – Ieri, l’incontro del Papa
con il clero valdostano. Ci sono state ovviamente delle reazioni di gioia…
R. – Direi, veramente, di sì. I
visi, le espressioni dei sacerdoti, dei diaconi, dei religiosi che uscivano
dall’incontro - si vedeva visibilmente - erano molto contenti. Ha avuto modo di
incontrare anche le persone. Tutti quanti hanno detto che sono rimasti
assolutamente colpiti dalla familiarità con cui il Papa ha voluto
tranquillamente, per oltre due ore, fermarsi a conversare con i sacerdoti.
D. – Oggi il Papa ha provveduto
alla nomina del nuovo nunzio in Austria e ha anche provveduto la nomina di due
vescovi. Si conferma, quindi, come abbiamo detto in altre occasioni, che sono
vacanze sì, ma vacanze di lavoro…
R. – Sì, come dicevo all’inizio,
stamattina il Papa è stato tutto il giorno, a quanto risulta, chiuso nello
chalet, nello studio al piano superiore, per lavorare. Diciamo che questa è
stata un po’ la cifra di questo soggiorno. Una metà abbondante della giornata
l’ha dedicata sempre allo studio e al lavoro.
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NOMINE
Benedetto XVI ha accolto la rinunzia, presentata per raggiunti limiti
d'età, da mons. Giorgio Zur, arcivescovo titolare di Sesta, dall’incarico di
nunzio apostolico in Austria, ringraziandolo per il suo lungo servizio alla
Santa Sede, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Edmond
Farhat, arcivescovo titolare di Biblo, finora nunzio apostolico in Turchia e in
Turkmenistan.
Negli Stati Uniti, Benedetto XVI
ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di San Bernardino il reverendo
Rutilio J. Del Riego, membro della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani
del Sacro Cuore di Gesù, parroco della “Our Lady of Perpetual Help Parish”
in Riverside, assegnandogli la sede titolare vescovile di Daimlaig.
In
Venezuela, il Santo Padre ha nominato vescovo di Cabimas mons. William Enrique Delgado Silva, finora vescovo di El
Vigía – San Carlos del Zulia.
LO SVILUPPO E IL BENESSERE DELLE POPOLAZIONI POVERE DELL’AMERICA LATINA
OBIETTIVO DELLA
FONDAZIONE POPOLORUM PROGRESSIO,
CHE HA STANZIATO 2
MILIONI DI DOLLARI PER IL 2005
- Intervista con mons. Tejado Muñoz Segundo -
La
Chiesa dell’America Latina può contare stabilmente sulla solidarietà del Papa,
attraverso i progetti ecclesiali che la Fondazione Popolorum Progressio” si
incarica ogni anno di pianificare, finanziare e portare a termine. E’ con
questo spirito che il Consiglio di amministrazione della Fondazione, nata 13
anni fa, si è riunito nei giorni scorsi a Lima, sotto la guida del
cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e rappresentate legale della
Fondazione. Per il 2005 sono circa 200 i progetti da approvare, per un totale
di oltre 2 milioni di dollari. I settori di intervento sono la formazione
(60%), l’agricoltura (20%) e lo sviluppo di micro-imprese (20%). A mons. Tejado
Muñoz Segundo, officiale del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Alessandro De
Carolis ha chiesto informazioni sugli scopi e sul lavoro della Fondazione:
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R. – La Fondazione nasce nel
1992 in occasione del V Centenario dell’evangelizzazione dell’America, a Santo
Domingo, la visita che il Santo Padre Giovanni Paolo II realizzò in questo
Paese. Qual è lo spirito di questa Fondazione? Quello di dare un segno della
presenza e dell’amore del Santo Padre per l’America Latina, non pretende certo
di risolvere tutti i problemi che caratterizzano questo continente. I progetti
che vengono presentati normalmente vogliamo che siano essenzialmente
ecclesiali. Bisogna consideriare che la Chiesa non è un’organizzazione
esclusivamente filantropica e quindi vogliamo che i progetti testimonino la
presenza della Chiesa, anche attraverso le opere di carità.
D. – Quest’anno, in particolare,
la Fondazione ha stanziato due milioni di dollari per i suoi progetti
ecclesiali. Di quali progetti si tratta e quali Paesi interessano?
R. – Interessano tutti i Paesi
dell’America Latina. Questa Fondazione è stata creata proprio per andare in
aiuto delle popolazioni dei campesinos
ed indigene. La grande maggioranza dei progetti quindi coinvolgono Paesi come
la Colombia, il Perù, la Bolivia, il Brasile, ma non soltanto. Ci sono progetti
che interessano l’Argentina, il Cile e tutta l’area dei Caraibi. I progetti
sono i più vari, anche se principalmente riguardano progetti di formazione per
i missionari ed il clero locale, che avviano successivamente a progetti per le
popolazioni che sono seguite direttamente da loro. Sono progetti molto diversi
fra loro e vanno dalla piccola costruzione di utilizzo pubblico alla
costruzione di luoghi e saloni di incontro ad uso delle comunità cristiane che
si trovano in queste nazioni.
D. – Un 20 per cento degli
stanziamenti di quest’anno è previsto sia per lo sviluppo dell’agricoltura, sia
della microimpresa. Di che cosa si tratta?
R. – Questo campo è veramente
molto vario e si va dalla piccola comunità di campesinos, che intende avviare una piccola attività che interessa
20-25 famiglie, a progetti prettamente agricoli, come la costruzione di serre e
l’avvio di coltivazioni specifiche.
D. – Da quali Paesi provengono i
fondi per gli stanziamenti?
R. – Il grosso dei fondi
destinati a questa Fondazione viene finora dalla Conferenza episcopale
italiana. C’è una grandissima generosità. Ci sono poi altre donazioni, anche se
di minore entità, provenienti da alcune diocesi, spagnole e francesi, in
particolare. Stiamo ora cercando anche altri finanziamenti sia di Conferenze
episcopali, sia di privati. Vorremmo dare un pochino più di pubblicità e
visibilità al nostro lavoro, che trova una grandissima eco in tutta la Chiesa
dell’America Latina.
D. – In 13 anni di lavoro della
Fondazione Populorum Progressio quali
sono stati i risultati più significativi ottenuti?
R. – I risultati sono
prettamente ecclesiali, nel senso che questa Fondazione riesce a portare e un
segno di speranza da parte del Santo Padre alle popolazioni latinoamericane.
Questo segno di speranza vuole essere per le piccole comunità, per i missionari
che si trovano nei posti più sperduti, per le popolazioni che spesso vengono
dimenticate.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
titolo "Se non ci sono le forze morali negli animi e non c'è la
disponibilità a soffrire non si costruisce un mondo migliore": Benedetto
XVI parla al clero della diocesi di Aosta ed affronta alcune problematiche
ecclesiali e sociali del nostro tempo.
Nelle vaticane, due
pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù a Colonia.
Nelle estere, Egitto: il
ministero dell'Interno smentisce la pista pakistana per la strage di Sharm
el-Sheikh.
Nucleare: a Pechino i
negoziati a sei sul programma nordcoreano; previsto un nuovo incontro
bilaterale tra Washington e Pyongyang.
Nella pagina culturale, un
articolo di Eugenio Fizzotti dal titolo "La fondamentale dimensione
comunitaria dell'esistenza": la filosofia personalistica in aiuto della
psicologia.
Per l'"Osservatore
libri" un articolo di Luigi Martellini dal titolo "L'esperienza
religiosa nella letteratura italiana": pubblicati a cura di Giovanna Ioli
gli atti del convegno su "Le parole del sacro".
Nelle pagine italiane,
in primo piano il terrorismo.
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26
luglio 2005
IRAQ: I SUNNITI
RIPRENDONO I LAVORI PER LA STESURA DELLA COSTITUZIONE
- Con noi, lo scrittore
sunnita Younis Tawfik -
I
sunniti sono tornati oggi al tavolo delle trattative per la stesura della
Costituzione. Nonostante sul futuro del testo fondamentale pesino le minacce di
Al Qaeda che – su Internet – ha lanciato un nuovo “anatema” sia contro la Magna
Charta sia contro le prossime elezioni, i sunniti hanno deciso di rientrare a
far parte della Commissione costituente. Tale organismo dovrebbe presentare al Parlamento il testo
della nuova Costituzione entro il primo agosto, affinché venga poi discusso e
approvato entro il 15 dello stesso mese. Ma cosa ha favorito questo rientro in
seno alla Costituente? Giada Aquilino lo ha chiesto allo scrittore iracheno
sunnita Younis Tawfik:
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R. – L’accettazione da parte
dell’Assemblea ed anche del governo - poiché c’è stata la promessa del
presidente Jalal Talabani - di cedere su
alcuni punti, ovvero concedere ai sunniti più di quanto era stato già
stabilito. In particolare riguardo alla loro percentuale di rappresentanza sia
nel governo, sia nella prossima Assemblea e alla definizione delle etnie in
Iraq, perché avevano mosso delle obiezioni sulla definizione di etnia persiana,
come quarta etnia del Paese. C’è poi il riconoscimento dei loro diritti, nonché
la rielaborazione del concetto della Federazione.
D. – Sul carattere federale
dello Stato, qual è la posizione dei sunniti?
R. – Vogliono un Iraq unito, un
Iraq federale, ma non a livello di distribuzione delle risorse secondo il
territorio: le risorse, cioè, non dovrebbero rientrare nelle competenze
federaliste. Vogliono poi un federalismo semplicemente formale, che dia diritti
ai curdi – così com’è attualmente – ma non si amplifichi nel sud.
D. – A questo punto, quali nodi
rimangono ancora da sciogliere in un Paese percorso dalle violenze?
R. – I nodi sono tanti. Abbiamo
ancora molto da lavorare, perché i problemi ci sono, come – ad esempio – la
reintegrazione degli stessi sunniti nello Stato o la reintegrazione degli ex
baathisti, anche perché erano tantissimi e non tutti avevano le mani macchiate
di sangue. C’è poi la necessità di combattere il terrorismo attraverso una
collaborazione anche della parte esclusa, della cosiddetta resistenza.
D. – Ma la futura Carta
fondamentale avrà il consenso di tutte le comunità dell’Iraq?
R. – Non penso. Ma, prima o poi,
questo deve avvenire. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, anche se credo che
comunque la maggioranza voterà la Costituzione e andrà anche a votare. Poi, una
volta ristabilito l’ordine nel Paese, la Carta potrà essere rivista.
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I MINORI IMMIGRATI IN
EUROPA AL CENTRO DEL MEETING EUROPEO
SULLE MIGRAZIONI CHE PRENDE IL VIA OGGI A LORETO,
SU INIZIATIVA DEI PADRI SCALABRINIANI
- Intervista con padre Gianni Borin -
Figli
di stranieri o figli di nessuno? E’ la domanda provocatoria all’insegna della
quale si svolge a Loreto, dal 26 al 31 luglio, l’VIII Meeting internazionale
sulle migrazioni, promosso dai Padri Scalabriniani. Quest’anno ricorre anche il
centenario della morte del loro fondatore, mons. Giovanni Battista Scalabrini,
vescovo di Piacenza, ispiratore di un carisma peculiare nella Chiesa di Dio,
quello del servizio ‘per’ e ‘con’ i migranti. L’intervista di Giovanni Peduto a
padre Gianni Borin, organizzatore del Convegno:
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R. – Paesi come la Francia, la
Germania, l’Inghilterra conoscono il fenomeno della seconda generazione già da
vari decenni. Ma da pochi anni anche in Italia, divenuta Paese di immigrazione,
si trova, anche se un po’ impreparata, ad affrontare la nuova realtà dei minori
immigrati. Il titolo provocatorio che lei ha citato vuole favorire il cammino
dall’identità instabile e ‘pendolare’, tipica del figlio di immigrati, alla
meta ideale che ci faccia pensare ad una “generazione ponte”. Può essere come
una sintesi tra il bagaglio culturale ricevuto nella famiglia, e nel gruppo di
appartenenza, e quello ottenuto attraverso i percorsi educativi e formativi che
la società di accoglimento offre ad essa.
D. – Quali sono gli aspetti che più
preoccupano? Come li affronterete e con quali testimonianze?
R. – Qualcuno ha definito i
minori immigrati come la generazione del sacrificio, in quanto destinata a
pagare gli alti costi del percorso migratorio familiare: essi sono migranti
senza averlo voluto e devono adattarsi ad una situazione in cui spesso i
genitori sono logorati dalle conseguenze dell’emigrazione. Questi ragazzi
rimangono, nel loro profondo e nella percezione della società, “figli di
stranieri” e, quindi, “stranieri” essi stessi. Sono soggetti ad un’altalena di
identificazioni: una specie di movimento “pendolare” di appartenenza, che li
porta ad identificarsi in modo estremo con la società di residenza e, a volte,
a contrapporsi ad essa, sottolineando ed esasperando la loro estraneità. Per
prevenire forme di ghettizzazione e grave disagio sociale, le società europee
sono obbligate ad affrontare con serietà il problema della seconda generazione,
mettendo in atto politiche organiche di integrazione, rivolte sia ai giovani
che alle loro famiglie. La nostra riflessione sarà favorita da qualificati
interventi e testimonianze, a livello regionale, nazionale ed internazionale.
Interverranno studiosi e ricercatori dell’ISMU, del CENSIS, dello CSER, del
CIEMI di Parigi e di varie università d’Italia e d’Europa.
D. – Può quantificare la
presenza in Italia dei figli di immigrati e la loro fisionomia?
R. – Da studi recenti sappiamo
che i minori stranieri regolarmente presenti in Italia lo scorso anno erano 412
mila, il 45 per cento in più rispetto al 2001, quando se ne contavano 128 mila.
Quasi la metà (il 48 per cento) di loro era nata in Italia. Ogni anno i figli
degli stranieri crescono del 20 per cento. La presenza nella scuola italiana è
di circa 300 mila alunni figli di immigrati (il 3,5 per cento della popolazione
scolastica globale). In un decennio gli alunni stranieri sono quasi decuplicati
(passando da 30 mila a 285 mila). Nei prossimi dieci anni, le ipotesi di
crescita prevedono una presenza almeno raddoppiata rispetto ai valori attuali
(fino a 658 mila).
D. – Quest’anno l’VIII Meeting
Internazionale di Loreto sulle migrazioni in Europa cade nell’anno centenario
della morte del fondatore dei Padri Scalabriniani…
R. – Stiamo verificando con
grande stupore l’attualità del carisma e il diffuso interesse per la
personalità e il pensiero del Beato Giovanni Scalabrini, vescovo di Piacenza,
fondatore dei Missionari Scalabriniani. Si stanno svolgendo manifestazioni in
tutto il mondo e, in particolare in Italia, stiamo proponendo in varie città
una riflessione storica sull’emigrazione italiana della fine del XIX ed inizio
del XX secolo (l’epoca appunto di Scalabrini), per rilanciare un dibattito
sull’attualità migratoria in Italia ed in Europa. In ogni città, accanto alla
“memoria” sull’emigrazione italiana ed al dibattito sull’attualità migratoria
locale, viene proposta una sensibilizzazione per i giovani sulle problematiche
legate alle migrazioni, all’accoglienza ed all’integrazione, ed uno spettacolo
musicale sulla vita e l’opera di Giovanni Battista Scalabrini (“Per terre
lontane”) realizzato dalla compagnia teatrale amatoriale Scalabrini &
Friends di Bassano del Grappa. A completare il quadro delle manifestazioni
e dare ad esse una dimensione di mondialità, è prevista una mostra fotografica
(“Limes”) di Giuseppe Lanzi sulle frontiere migratorie nel mondo. Le
manifestazioni si sono già svolte a Piacenza, Roma, Milano, Padova, Como,
Manfredonia, Firenze, e dopo il Meeting di Loreto toccheranno Liguria e Puglia,
Veneto, Calabria, e altre località.
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IL SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO ITALIANO PARTECIPERÀ
ALLA GMG A COLONIA:
SARANNO 50 I RAGAZZI DEL TAVOLO ECCLESIALE, CHE
COORDINA CARITAS ITALIANA, FONDAZIONE
MIGRANTES E UFFICIO NAZIONALE PER I PROBLEMI SOCIALI E
IL LAVORO, PRESENTI IN GERMANIA DAL 16 AL 20
AGOSTO
- Intervista con don Giancarlo Perego -
Il servizio civile volontario
italiano parteciperà alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a
Colonia dal 16 al 20 agosto. Saranno 50, infatti, i ragazzi presenti in
Germania per conto del Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile, il coordinamento
nato nel 2004 tra la Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes e l’Ufficio
nazionale per i problemi sociali e il lavoro. Ma quale valore daranno alla GMG
i giovani volontari? Isabella Piro lo ha chiesto a don Giancarlo Pérego,
responsabile area nazionale della Caritas Italiana:
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R. – Come già nel 2002 a
Toronto, in Canada, quella di quest’anno vuole essere una partecipazione che
presenta anche l’esperienza di 50 giovani provenienti da tutte le regioni
italiane. L’obiettivo è far in modo di far comprendere ai 100 mila giovani
italiani che parteciperanno alla GMG di Colonia il valore di regalare un anno
della propria vita per costruire qualcosa di importante per sé e qualcosa di importante
per gli altri.
D. - La GMG di Colonia sarà la
prima con Papa Benedetto XVI: quali sono le aspettative del Tavolo Ecclesiale
del servizio civile per questa giornata?
R. – Che faccia sentire
fortemente anche il senso dell’Europa come una casa comune e al tempo stesso
che faccia diventare questa casa comune una casa di pace, di dialogo, di
attenzione alla solidarietà e alla non violenza.
D. – Quali sono gli ambiti in
cui si svolge il servizio civile volontario all’interno della Caritas?
R. – I nostri servizi sono
soprattutto servizi legati alle povertà, ma stiamo anche cominciando
un’esperienza di servizio civile che possa interessare anche l’ambiente, la
salvaguardia dei beni essenziali della vita dell’uomo, quali ad esempio
l’acqua. I servizi di carattere sociale riguardano il classico degli esseri
umani: l’immigrazione, la prostituzione, il carcere, i senza dimora, gli
anziani ed i minori.
D. - “Chi siete venuti a
cercare?”, chiese Giovanni Paolo II ai giovani giunti a Roma nel Giubileo del
2000. Oggi ci chiediamo: cosa cerca un giovane che partecipa al servizio civile
volontario?
R. – Cerca soprattutto il senso
della propria vita e cerca di capire quale strada prendere nel futuro. Tante
volte il servizio civile, come già l’obiezione di coscienza di ieri, diventa
veramente un punto di passaggio, uno snodo, un incrocio nel quale anche i
giovani scelgono cosa fare nella propria vita. Abbandonano un’esperienza
precedente per una strada nuova, aperta al sociale ed aperta anche ad una vocazione.
Non dimentichiamo che mille giovani obiettori di coscienza scelsero, dopo
l’esperienza del servizio civile, di diventare sacerdoti, di entrare in
congregazioni missionarie e di fare della propria vita un dono importante per
tutti.
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26
luglio 2005
BRASILE: SACERDOTE UCCISO
NELLA PERIFERIA DI RIO DE JANEIRO. ORDINATO CINQUE ANNI FA, ERA IMPEGNATO IN
DIVERSE INIZIATIVE PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI
RIO DE
JANEIRO.= Ucciso a colpi d'arma da fuoco, nella periferia di Rio de Janeiro,
Padre Paulo Henrique Keler Machado, 36 anni, vice-coordinatore della pastorale
di Nova Iguaçu, noto per il suo impegno a favore dei parenti di 29 vittime
assassinate il 31 marzo scorso da un commando nella stessa zona periferica di
Rio. Il corpo del sacerdote è stato trovato a bordo della sua auto, sotto un
nuovo viadotto del quartiere Luz: orologio, cellulare e portafoglio, secondo la
polizia, erano stati asportati, ma il principale movente del delitto, riferisce
l’agenzia Misna, potrebbe essere la vendetta di ambienti criminali che mal
sopportavano alcune iniziative di padre Machado per la difesa dei diritti
umani. “É una grande perdita per noi, le sue capacità nel lavoro pastorale
erano molto apprezzate”, afferma una nota della diocesi pervenuta alla MISNA
poche ore dopo la scoperta del delitto. Padre Machado era stato ordinato
sacerdote cinque anni fa; aveva trascorso il primo anno nella parrocchia di San
Francesco a Queimados e gli altri quattro in quella della Sacra Famiglia a
Posse, nei pressi di Queimados. L'intera fascia nordoccidentale di Rio, nota
anche Baixada Fluminense, è composta prevalentemente da quartieri operai e
poveri. (T.C.)
diecimila
centrafricani rifugiati nel ciad ricevono assistenza dall’onu.
giÀ oltre 2000 persone
sono state trasferite nel campo di amboko
che attualmente accoglie diecimila persone
GORE. =
Nell’ambito dell’operazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati (UNHCR), mirata al trasferimento di diecimila centrafricani rifugiati
nel sud del Ciad, oltre 2000 persone (614 famiglie) sono già state fatte
spostare dall’area di frontiera al campo di Amboko, dove riceveranno
un’assistenza adeguata. L’operazione è stata avviata lo scorso 13 luglio dopo
la fuga dei rifugiati dalla Repubblica Centrafricana, all’inizio del mese di
giugno, a causa degli scontri tra gruppi ribelli e forze governative nel Paese.
L’UNHCR è impegnato in una vera e propria corsa contro il tempo nel tentativo
di completare il trasferimento nel campo di Amboko, presso la città di Gore in
Ciad, prima che la stagione delle piogge impedisca l’accesso a coloro che si
trovano nell’area di frontiera. Le piogge stanno già ostacolando e rallentando
le operazioni, i convogli devono sempre più spesso attraversare gli wadi, letti di fiumi prosciugati ma ora
in piena. Le autorità del Ciad e i funzionari locali hanno concesso la scorsa
settimana l’autorizzazione ad espandere il campo di Amboko, che già ospita circa
tredicimila rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana, in modo da
poterne accogliere altri diecimila. I rifugiati trasferiti finora provengono
dal villaggio di frontiera di Betel, mentre ora le operazioni si concentrano
sui villaggi di Matiti e Bekandja. (T.C.)
Nel
2004 “Aiuto alla Chiesa che Soffre” ha donato 70 milioni di euro
in 137 paesi. tra i
progetti realizzati la costruzione di luoghi di culto
e la diffusione di letteratura religiosa
ROMA. =
Circa 70 milioni di euro: è la cifra raccolta da “Aiuto alla Chiesa che Soffre”
(ACS) nel 2004 tra gli oltre 600.000 benefattori presenti in 16 Paesi
dell’Europa, dell’America del Nord e del Sud e in Australia, nei quali l’Opera
di diritto pontificio, fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, ha
sedi nazionali. In 137 nazioni sono stati realizzati circa 6.000 progetti con i
quali, su indicazione dei vescovi locali, è stato assicurato alla Chiesa un
sostegno affinché la pastorale non fosse gravemente penalizzata o impedita
dalla mancanza di mezzi economici o dalle difficoltà derivanti da violazioni
del diritto alla libertà religiosa. Tra i Paesi in cui sono giunti gli aiuti
ACS, il Sudan, in cui nel 2004 sono stati realizzati progetti per oltre 1
milione di euro, l’Ucraina (circa 4,6 milioni di euro), Cuba (780.000 euro) e
il Vietnam, dove sono stati investiti oltre 850.000 euro. Aiuti di minore
entità, ma altrettanto significativi per la presenza della Chiesa, sono giunti
anche in alcuni Paesi dell’Oceania, tra cui Vanuatu, Tonga e le Isole Salomone.
Tre le tipologie di progetti realizzati in Russia, figurano iniziative in
favore della Chiesa cattolica (quasi 1,2 milioni di euro), della pastorale
della Chiesa ortodossa (circa 800.000 euro) e di iniziative
inter-confessionali, alle quali sono stati destinati oltre 1,2 milioni di euro.
Tra le urgenze pastorali alle quali è stato dato maggiore sostegno, l’edilizia
religiosa (27,1%) con la costruzione o ristrutturazione di chiese, cappelle,
seminari e conventi; i mezzi di comunicazione di ispirazione cattolica (17,3%)
e la formazione teologica (17,2%), anche attraverso borse di studio nelle
Università pontificie. Al quinto posto, la diffusione di letteratura religiosa,
con il 13,2%, anch’essa tra gli interventi primari di ACS, realizzata, in particolare,
attraverso la stampa e la distribuzione della raccolta di testi biblici “Dio parla ai Suoi figli”, con una
tiratura di oltre 1.500.000 copie. (T.C.)
I SALESIANI IN URUGUAY
COLLABORANO CON ENTI LOCALI PER LA FORMAZIONE
DI GIOVANI
E DONNE CONTADINE. REALIZZATE NUOVE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA
MONTEVIDEO.
= Inaugurate in Uruguay dai Salesiani, lo scorso 2 luglio, nuove strutture
capaci di accogliere 370 adolescenti, giovani e donne del ceto rurale. Le
strutture sono state realizzate dall’Ente “Paiva Irisarri”, grazie al Progetto
di sviluppo Locale Sarandí del Yí. L’impresa è stata possibile con il
contributo della Commissione dell’Unione Europea e della ONG italiana “Amici
dei Popoli”, riferisce l'Agenzia internazionale salesiana. L’intervento di questa
opera salesiana ha permesso già a 1.600 giovani di svolgere gratuitamente i
loro studi secondari e di abilitarsi nel lavoro agricolo. Lo sviluppo personale
e sociale è diventato un dato di fatto grazie alla partecipazione di vari enti
locali articolati in un unico progetto socio-educativo al servizio degli
adolescenti e delle donne più povere della classe contadina, monitorato dalla
comunità salesiana. (T.C.)
SARÀ CELEBRATO ANCHE A ROMA
L’ANTICO UFFICIO DELLA PARACLISIS,
TRADIZIONALE RITO DI PREPARAZIONE DELLE CHIESE
D’ORIENTE
ALLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNTA
ROMA. =
Ha inizio il primo agosto anche a Roma l’ufficio della Paraclisis, rituale mariano proprio delle Chiese d’Oriente in
preparazione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Le
comunità siriache, copte, etiopiche, armene e di rito bizantino dedicano ogni
anno alla Madonna quindici giorni di austero digiuno con suppliche e
invocazioni alla Madre di Dio. Adattata alle
tradizioni della Chiesa d’Occidente la quindicina dell’Assunta, con le stesse
preghiere e i canti adottati in Oriente, la Paraclisis
sarà celebrata per il trentesimo anno a Roma, nella Basilica di Santa Maria in
Via Lata. In questo anno dedicato all’Eucaristia Maria Assunta in cielo
“diventa per i tutti i fedeli la memoria realizzata delle meraviglie di Dio che
la Chiesa fa presente quotidianamente nel sacrificio eucaristico, si legge in
una nota del Centro di Cultura mariana Madre della Chiesa. “Maria è segno e
realizzazione compiuta di quei cieli nuovi e di quella terra nuova di cui
l’Eucaristia è sorgente perché germe per tutti di immortalità”, prosegue il
documento. Le intenzioni di preghiera di quest’anno avranno come tema l’unità
delle Chiese. (T.C.)
PRESENTATO
OGGI A ROMA IL SITO INTERNET WWW.NATURASACRA.NET
I LUOGHI DELLA SPIRITUALITA’ CRISTIANA
ALL’INTERNO DELLE AREE NATURALI PROTETTE DI ROMANATURA
-
a cura di Paolo Ondarza -
ROMA. = Un censimento dei siti di
interesse cristiano posti all’interno delle aree naturali protette gestite
dall'Ente Regionale RomaNatura. Si chiama “I segni della fede nei parchi –
luoghi della spiritualità cristiana all’interno delle aree naturali protette di
RomaNatura” e da oggi è consultabile su Internet digitando l’indirizzo www.naturasacra.net. Frutto di un anno
di lavoro dell’Associazione culturale NaturaSacra, dell’Ente regionale
RomaNatura e della Società Geografica Italiana, il portale web è stata presentato questa mattina a Roma nella Sala Marconi della Radio
Vaticana. Tra i partecipanti alla conferenza stampa, moderata dal Vice
direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Ciro Benedettini, il presidente di
Roma Natura Massimo Bugli, e il responsabile del progetto, Massimiliano
Tommasi. Si tratta di un vero e proprio viaggio alla ricerca di quei simboli e
segni, che nei secoli hanno contrassegnato la presenza della fede cristiana e
della spiritualità nei parchi romani. Uno strumento in più a disposizione
dell’Ente Regionale RomaNatura impegnato costantemente nella tutela e nella
valorizzazione delle aree verdi cittadine. Ma il sito Natura.net non consiste
in una semplice catalogazione: individuando chiesette, cappelle e preesistenze
“nascoste” nel verde, pone all’attenzione
della comunità luoghi di grande fascino, custodi di fatti e tradizioni
che hanno contribuito a scrivere la storia della capitale italiana. La maggior
parte dei siti indicati sono oggi di proprietà privata, alcuni sono in uno
stato di degrado e necessitano di urgenti interventi conservativi. La creazione
di questo nuovo sito internet può quindi servire a sensibilizzare enti e
persone ad aprire ai visitatori i propri tesori consentendo, ove possibile, gli
interventi necessari per il recupero e la valorizzazione di beni ad alto
interesse culturale, storico ed archeologico.
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- A cura di Amedeo Lomonaco -
Una formazione islamica, denominata
“Tawhid e Jihad in Egitto”, ha rivendicato via Internet la responsabilità degli
attentati di Sharm el Sheik, costati la vita ad almeno 64 persone,
tra cui 5 italiani, due turchi, un
ceco, un britannico e un americano. Intanto, continuano senza sosta le indagini per trovare gli autori del massacro. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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L’Egitto insiste sulla pista pakistana, ma il governo di Islamabad
nega il coinvolgimento di suoi cittadini negli attentati. Anche il presidente
del Pakistan, Pervez Musharraf, ha seccamente respinto l’ipotesi di kamikaze
pakistani. “Nel mio Paese - ha dichiarato - Al Qaeda non esiste più”. I servizi segreti egiziani non escludono, inoltre,
legami tra gli attacchi del 23 luglio e la strage di Taba costata al vita lo
scorso 7 ottobre a 34 persone, tra le quali molti turisti israeliani. Seguendo questa pista, le azioni terroristiche potrebbero essere una vendetta delle tribù beduine
contro il presidente egiziano, Hosni Mubarak: gli attentati a Sharm el Sheikh,
luogo simbolo non solo del turismo ma anche della pacificazione dell’Egitto con
Israele, sono stati compiuti infatti alla vigilia della ripresa del processo
per la strage di Taba, compiuta dal sedicente gruppo
“Tawhid e Jihad in Egitto” e legato alle tribù beduine. Su questa serie
di ipotesi, che fa pensare anche ad un possibile e diabolico intreccio tra più
realtà del mondo integralista islamico, si erge poi l’inquietante ombra di Al
Qaeda. Molti osservatori concordano sul fatto che la rete di Osama Bin Laden avrebbe ridotto le proprie forze in Iraq per lanciare una
più vasta offensiva in Europa e in Medio Oriente. Sulla dinamica degli
attacchi, gli inquirenti sembrano avere invece meno dubbi: gli attentatori
hanno usato un’auto e un camioncino carichi di 600 chili di esplosivo. L’auto è
stata lanciata contro il Gardens Hotel ed il camioncino è casualmente esploso
nei pressi del vecchio suk, probabilmente a causa del traffico. Il terzo
attentato, in un parcheggio di taxi, è stato compiuto con una bomba nascosta
dentro una borsa.
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Non
si placano le violenze in Afghanistan. Le forze armate statunitensi hanno
annunciato l’uccisione di almeno 40 guerriglieri, in un attacco nella provincia
meridionale di Oruzgan. Nell’offensiva hanno perso la vita anche due soldati afghani,
che combattevano al fianco degli americani, e sono state arrestate 25 persone.
Le
indagini sui falliti attentati dello scorso 21 luglio a Londra hanno portato
all’arresto di almeno 5 persone. Scotland Yard continua a seguire la pista di
una cellula africana e la polizia ha precisato, inoltre, che sono 5 i
terroristi ricercati e in fuga. Sul versante politico, si è svolto stamani, a Downing Street, un vertice
tra governo ed opposizione per definire le misure del nuovo piano
antiterrorismo che sarà varato nel prossimo autunno in Gran Bretagna. Il
ministro degli Esteri Straw ha precisato, intanto, che l’elettricista
brasiliano ucciso per errore venerdì scorso dalla polizia londinese aveva,
contrariamente a quanto affermato in un primo tempo, i documenti in
regola. Il premier Tony Blair si
è detto “profondamente desolato” per la morte del giovane. “Gli agenti - ha
aggiunto - lavorano in circostanze molto difficili e devono avere tutto il
nostro sostegno”.
Si conferma labile la tregua in
atto nei Territori palestinesi. All’alba di oggi, sulla cittadina israeliana di
Sderot è caduto un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza, senza provocare
vittime. Proprio nella Striscia, è arrivato stamattina il presidente
palestinese, Abu Mazen, che vi resterà fino a quando non sarà completato il
ritiro israeliano, in programma dal 17 agosto.
Pyongyang
è disponibile al disarmo, e Washington esclude ogni azione militare. Con queste
dichiarazioni d’intenti, si è aperta a Pechino la quarta tornata di colloqui a
6 sulla crisi nucleare nordcoreana. Vi partecipano, oltre alle due Coree e agli
Stati Uniti, anche Cina, Giappone e Russia. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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Si tratta di colloqui molto
attesi, dopo che la Corea del Nord aveva abbandonato il tavolo negoziale
tredici mesi fa, sbattendo rumorosamente la porta e denunciando una politica
ostile da parte di Washington. Ma il 9 luglio scorso, a sorpresa, Pyongyang
aveva annunciato di voler tornare a negoziare, convinta dalle forti pressioni
internazionali e soprattutto dall’embargo sugli aiuti umanitari. Rinuncerà la
Nord Corea agli arsenali nucleari? Difficile da prevedere, come affermato ieri
sera a Pechino da un alto funzionario del governo di Seul, al termine del lungo
incontro a due tra il vice segretario di Stato americano, Christopher Hill, e
l’omologo nord coreano. Questa volta, le parti vogliono raggiungere risultati
positivi, ma non sarà così facile. In un articolo firmato, Pyongyang ha
sottolineato che è difficile aspettarsi una soluzione della crisi nucleare,
senza lo sforzo sincero ed attivo degli Stati Uniti. In altre parole, scrive il
quotidiano, Washington dovrà rinunciare alla sua idea di cambiare il regime
comunista ed optare invece per la pacifica coesistenza con la Corea del Nord.
Per Radio Vaticana, Chiaretta
Zucconi.
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In Nepal,
sette ribelli maoisti sono stati uccisi in seguito ad una spedizione punitiva
organizzata da un gruppo di abitanti di due villaggi di montagna, Gogane e
Agra, 160 chilometri ad ovest della capitale Katmandu. Si è trattato di un vero
e proprio regolamento di conti per alcuni episodi di violenza, attribuiti ai
ribelli, contro alcune donne delle due località.
L’Associazione degli Stati del Sud est asiatico, l’ASEAN,
ha annunciato che il Myanmar non assumerà nel 2006 la presidenza. L’annuncio è
giunto dopo mesi di pressione internazionali contro la giunta militare al
potere nella ex Birmania, accusata di costanti violazioni dei diritti umani.
In Italia, il presidente Ciampi ha promulgato
la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario approvata nei giorni scorsi
dal Parlamento. La riforma ha avuto il via libera delle Camere dopo un duro
confronto tra maggioranza e opposizione.
Continua a non avere un’identità il misterioso commando che nella
notte di sabato ha assalito due posti di polizia in Costa d’Avorio. Sferrato
all’indomani di importanti concessioni fatte dal presidente ivoriano, Laurent
Gbagbo, l’agguato rischia di compromettere l’attuazione dei recenti accordi
siglati tra il governo e i ribelli sotto l’egida del presidente sudafricano Thabo Mbeki. Il
servizio di Andrea Cocco:
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Le forze dell’ONU presenti in Costa
d’Avorio sono state messe in stato d’allerta a seguito degli attacchi condotti
nel fine settimana contro i posti di polizia di Anyama e Agboville, due
località nei pressi della capitale Abidjan. Mentre, secondo fonti militari è
salito a 24 il bilancio delle persone uccise nei due agguati, la situazione si
fa tesa nella capitale. Ad Abidjan lo scetticismo si è ormai sostituito al
clima di ottimismo che aveva accompagnato la firma degli accordi del 9 luglio,
con il quale il governo da un lato e i ribelli dall’altro si sono impegnati a
una graduale smilitarizzazione del Paese. Secondo i termini dell’accordo, le
operazioni di disarmo di 40.000 ribelli e circa 5.000 miliziani
filogovernativi, devono iniziare la prossima settimana ed essere concluse entro
il 20 agosto. Ancora una
volta però gli episodi del fine settimana rischiano di compromettere quello che
viene considerato come un passo decisivo verso la riunificazione del Paese, in
vista delle elezioni fissate per il 30 ottobre prossimo. Secondo
fonti dell’Onu, non è escluso che ad organizzare l’agguato siano state fazioni
dissidenti delle milizie legate al presidente ivoriano Gbagbo, scontente delle
aperture fatte da quest'ultimo. Per fare luce sull’episodio, le principali
forze politiche ivoriane hanno chiesto l’avvio di “un’inchiesta appropriata”.
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Tutto è pronto per il lancio dello Shuttle Discovery. A meno di 3
ore dal decollo dalla base di Cape Canaveral, in Florida, la NASA continua
tuttavia a non escludere un secondo rinvio, a causa delle condizioni climatiche
sfavorevoli. La cautela è d’obbligo. Seguita con grandissima attenzione negli Stati
Uniti, la missione Discovery è la prima ad essere lanciata dopo la tragedia
della Columbia, navicella che nel 2003 si disintegrò causando la morte di tutti
e sette i membri dell’equipaggio.
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