RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 206 - Testo della trasmissione di lunedì 25 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I recenti attentati terroristici non sono contro il cristianesimo: così il Papa incontrando i giornalisti a Les Combes. Anche nell’islam – afferma - ci sono elementi che possono favorire la pace e che vanno fatti prevalere.  Intervista con Salvatore Mazza

 

Dialogo con ebraismo e islam tra le novità della Gmg 2005 di Colonia, primo viaggio all’estero di Benedetto XVI, dal 18 al 21 agosto prossimi: ce ne parla mons. Renato Boccardo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Per la strage di Sharm el Sheikh ricercati sei pachistani. Si indaga anche su possibili contatti tra tribù di beduini ed al Qaeda: ai nostri microfoni Elisa Giunchi

 

L’importanza del microcredito per i Paesi del terzo mondo: in un convegno a Roma analizzate le potenzialità di un tipo di finanziamento che può contribuire allo sviluppo economico di Paesi in difficoltà: con noi Mario Baccini e Gianna Zappi

 

In attesa della Gmg 2005 a Colonia, un libro del vaticanista di Avvenire, Mimmo Muolo, racconta le precedenti attraverso la sua esperienza personale: intervista con l’autore

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Il crimine e l’insicurezza in Kenya devono essere fermati adesso!”. Questo l’accorato appello dei vescovi del Paese africano dopo l’assassinio di mons. Luigi Locati e le recenti uccisioni nel distretto di Marsabit

 

Si celebra oggi in Spagna la festa di San Giacomo il Maggiore, patrono della nazione iberica: solenni celebrazioni a Santiago de Compostela

 

E’ aperto a Monterrey in Messico il “V ritiro internazionale dei sacerdoti”

 

Oltre 250 mila bambini in Etiopia tornano sui banchi di scuola grazie al nuovo progetto di scuola alternativa di Save the children

 

Il 57 per cento delle radio irlandesi prevede programmi religiosi. E’ quanto emerge da una ricerca commissionata dalla Conferenza episcopale irlandese

 

24 ORE NEL MONDO:

I responsabili dei falliti attentati a Londra potrebbero colpire ancora. Lo ammette la polizia britannica

 

In Iraq almeno 14 morti in due nuovi attacchi kamikaze a Baghdad

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 luglio 2005

 

 

 

I RECENTI  ATTENTATI TERRORISTICI NON SONO CONTRO IL CRISTIANESIMO:

COSÌ IL PAPA INCONTRANDO I GIORNALISTI A LES COMBES.

ANCHE NELL’ISLAM - AFFERMA - CI SONO ELEMENTI CHE POSSONO FAVORIRE

LA PACE E CHE VANNO FATTI PREVALERE

- Intervista con Salvatore Mazza -

 

Gli attentati terroristici che stanno sconvolgendo il mondo in questi giorni non possono essere considerati “contro il Cristianesimo”, ma hanno intenzioni molto più generali: Benedetto XVI lo ha affermato con forza questa mattina a Introd, in Valle d’Aosta, dove continua il suo soggiorno estivo, dopo un incontro a porte chiuse con il Clero locale. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Papa si è detto inoltre convinto che nell’Islam ci siano anche “elementi che possono favorire la pace” che vanno fatti prevalere sugli altri. Il Santo Padre ha fatto anche un riferimento al suo Ministero Petrino a quasi 3 mesi dall’elezione, per affermare: “Sì, in un certo senso è difficile fare il Papa”, “però la gente è talmente buona con me e mi sostiene”. Ma ascoltiamo, al microfono di Fausta Speranza, il racconto di Salvatore Mazza, inviato a Les Combes di Avvenire, presente allo scambio di battute:

 

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R. - Il Papa si è fermato qualche istante con i giornalisti che erano presenti, sia arrivando che andando via. Ha di nuovo parlato dell’importanza del dialogo con l’Islam, sottolineando che è un dovere cercare di trarre tutto ciò che c’è di migliore in ogni cultura, in ogni religione e credo umano. Ha espresso l’auspicio che si possa continuare il cammino di avvicinamento con la Cina dove sappiamo esiste per i cattolici una situazione particolarmente complessa e difficile, a volte spesso drammatica. Ha parlato anche dei suoi primi tre mesi di Pontificato, tornando ad esprimere quei concetti che aveva già detto proprio all’inizio: che lui in qualche modo non si aspettava di trovarsi a succedere a Giovanni Paolo II e che comunque si sente molto sostenuto dai fedeli, dalla gente che gli dimostra di volergli bene.

 

D. – In particolare, riferendosi a Giovanni Paolo II, che parole ha speso?

 

R. – Come sempre: finora non c’è stata una volta che non abbia usato termini di grande affetto e di grande ammirazione per il suo predecessore con il quale ha collaborato per oltre 20 anni, in qualità di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Si può dire il suo principale collaboratore. Oggi è tornato con lo stesso affetto gentile, quasi con la stessa commozione a ricordarlo dicendosi molto impegnato in questa successione. Si sente molto investito di questa responsabilità, dicendo che in questo suo ministero ha bisogno di chi gli sta intorno, dei fedeli, e si sente sostenuto da questo affetto.

 

D. - Parliamo proprio dell’incontro con il clero che il Papa ha avuto stamani…

 

R. - Intanto c’è da dire che è stato lunghissimo, perché è durato oltre due ore. Questo è stato molto ben accolto dai sacerdoti. E’ stato un incontro tutt’altro che ‘di cortesia’. Il Papa è entrato nella piccola chiesetta di Indrod e dopo il canto del Veni Creator Spiritus, c’è stata la preghiera delle Lodi e poi dentro è continuato un dialogo fatto di domande e di risposte su tanti temi pastorali. Quando sono usciti si vedeva che i sacerdoti erano contenti di aver potuto incontrare il Papa in un contesto così singolare e in una maniera così aperta e franca. Gli argomenti trattati sono stati i più diversi, a quanto si è saputo dopo di chè l’incontro è stato a porte chiuse. Si sa che si è parlato della pastorale giovanile, dei sacerdoti, degli anziani e si è parlato della pastorale verso le coppie irregolari. Insomma, è stato un incontro davvero significativo, direi.

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NOMINA E RINUNCIA

 

         Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Caceres (Filippine) mons. José Rojas Rojas jr., del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Idassa. Mons. José Rojas Rojas jr. è nato a Cebu City il 18 agosto 1956 ed è stato ordinato sacerdote il 29 marzo 1981. È stato Presidente della Commissione diocesana per la Dottrina della Fede e Giudice del Tribunale Ecclesiastico di Caceres.

        

         Il Santo Padre, inoltre, ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della Diocesi di San Carlos (Filippine), presentata da mons. Salvador T. Modesto, in conformità ai canoni 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

 

 

DIALOGO CON EBRAISMO E ISLAM TRA LE NOVITA’ DELLA GMG 2005 DI COLONIA,

PRIMO VIAGGIO ALL’ESTERO DI BENEDETTO XVI, DAL 18 AL 21 AGOSTO PROSSIMI.

MONS. RENATO BOCCARDO HA PRESENTATO L’EVENTO ALLA RADIO VATICANA

- Intervista con il presule -

 

Mancano tre settimane alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia e 400 mila tra ragazzi e ragazze, ma le aspettative sono per almeno il doppio di questa cifra, sono pronti a radunarsi, dopo tre anni, per un appuntamento che per la prima volta vedrà con loro Benedetto XVI. Questa mattina, nella Sala Marconi della nostra emittente, il vescovo Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e organizzatore dei viaggi pontifici, ha presentato i punti salienti della prima uscita all’estero del nuovo Papa, in programma dal 18 al 21 agosto prossimi. “Siamo venuti ad adorarlo” è il titolo della GMG 2005 che avrà il suo punto focale nella città tedesca che ospita le reliquie dei Magi. Ma gli elementi tradizionali della gioia e della riflessione spirituale, che quest’anno hanno un dichiarato accento eucaristico, si uniranno anche quelli del dialogo con gli ebrei e i musulmani. Lo conferma mons. Boccardo, che sintetizza al microfono di Alessandro De Carolis il messaggio di Colonia 2005:

 

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R. - Io richiamerei l’idea che aveva motivato la scelta di Colonia in Papa Giovanni Paolo II. Lui diceva: all’inizio del XIX secolo grandi folle di giovani si sono ritrovate proprio in Germania e hanno sentito parole di odio, di divisione, di violenza. E’ importante che, nello stesso luogo, nello stesso territorio, altre migliaia di giovani pronuncino parole di fratellanza, di riconciliazione e di pace. E credo che il messaggio di Colonia potrà essere proprio questo: all’inizio del Terzo millennio, i giovani cristiani del mondo intero guardano avanti e sognano per tutto il mondo un futuro di fratellanza e di pace.

 

D. - Con l’avvicendarsi di due pontificati, è cambiato qualcosa nell’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù?

 

R. – E’ cambiato il Papa e dunque, naturalmente, la parte tecnica della Giornata mondiale viene realizzata in considerazione del nuovo Papa Benedetto XVI. Ma la parte tecnica non è quella più importante. Ciò che è importante sottolineare - mi sembra - è la continuità: l’intuizione di Giovanni Paolo II, che ha dato i frutti che tutti conosciamo, viene ora fatta propria dal Papa Benedetto XVI, il quale fin dall’inizio del suo Pontificato ha detto di voler continuare e di volersi inserire in questa che è oramai diventata una tradizione di dialogo fecondo e gioioso tra il Papa, come pastore della Chiesa, e il popolo giovane.

 

D. – Nell’agenda di Colonia, figurano due appuntamenti che esulano, in qualche modo, dalla tradizione delle GMG: l’incontro con la comunità ebraica e con le comunità islamiche. Perché questa scelta?

 

R. – Con la comunità ebraica, l’incontro si colloca nella celebrazione del 60.mo della fine della Seconda guerra mondiale ed è molto significativo che in Germania un Papa tedesco si rechi in una sinagoga. Non dimentichiamo che Giovanni Paolo II, parlando del popolo ebreo, li ha chiamati “i nostri fratelli maggiori”. L’incontro con i delegati delle diverse comunità musulmane si colloca come risposta ad un invito particolare che loro stessi avevano rivolto a Papa Benedetto XVI. Questi li accoglierà nella residenza dell’arcivescovo di Colonia, che sarà la sua residenza, anche per indicare il suo impegno personale e quello di tutta la Chiesa cattolica nel voler continuare in un dialogo fecondo con i credenti dell’Islam. Con loro - noi sappiamo e il Papa lo ricorda continuamente - possiamo lavorare insieme per la ricerca di una migliore comprensione e per la costruzione della pace.

 

D. – Dopo gli ultimi episodi di terrorismo, che tipo di misure di sicurezza sono state predisposte nei luoghi della GMG?

 

R. - La sicurezza, come in ogni grande evento, deve essere tenuta in grande considerazione. Devo dire che in Germania abbiamo trovato una grande collaborazione da parte delle autorità civili che hanno previsto tutto un programma dettagliato per la sicurezza del Papa e dei giovani partecipanti.

 

D. – Con quale spirito Benedetto XVI si sta avvicinando a questo appuntamento?

 

R. – Posso dire che, quando ho avuto la fortuna di salutarlo mezz’ora dopo la sua elezione, nella Cappella Sistina, la prima cosa che mi ha detto è stata: “Dobbiamo pensare a Colonia”. Credo che accogliendo l’onere del Ministero Petrino, il Papa abbia accolto, ma direi ha abbracciato, anche questa grande eredità dell’incontro con i giovani.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "L'Onnipotente fermi la mano assassina e converta i cuori a pensieri di riconciliazione e di pace": la grande supplica di Benedetto XVI in occasione dell'Angelus recitato in Valle d'Aosta insieme con migliaia di fedeli.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al tema dell'Eucaristia.

 

Nelle estere, Egitto: "Al Qaeda" dietro la strage a Sharm el Sheikh. Il Presidente egiziano Mubarak dichiara: continueremo la lotta al terrorismo. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa sulla nascita della fotografia in Italia: Giacomo Caneva (1813-1865).

 

Nelle italiane, in primo piano il terrorismo. Due morti e quattro dispersi tra gli italiani a Sharm el Sheikh.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 luglio 2005

 

 

PER LA STRAGE DI SHARM EL SHEIKH RICERCATI SEI PACHISTANI.

SI INDAGA ANCHE SU POSSIBILI CONTATTI TRA AL QAEDA E TRIBU’ DI BEDUINI

- Intervista con Elisa Giunchi -

 

In Egitto, le indagini della polizia sugli attentati di Sharm el Sheikh seguono la pista del fondamentalismo pachistano ma si concentrano anche su possibili contatti tra tribù di beduini, che potrebbero aver trasportato l’esplosivo attraverso il deserto, e cellule di Al Qaeda nel Paese arabo. Il bilancio dei morti, intanto, resta ancora provvisorio: secondo diverse fonti le vittime sarebbero 88, ma il governo del Cairo sostiene che i morti sono 64, tra i quali molti egiziani, due italiani, un inglese e un americano. Il servizio è di Amedeo Lomonaco:

 

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La polizia egiziana ha reso noto che uno dei cinque attentatori potrebbe essere ancora in vita e ha ricostruito l’identikit di uno dei terroristi sulla base delle testimonianze raccolte. Su Internet è stata diffusa, intanto, la rivendicazione del sedicente gruppo dei Mujahedin di Egitto, che fornisce anche i nomi dei kamikaze, probabilmente di nazionalità pachistana. Dal Cairo gli inquirenti fanno sapere poi che sei pakistani, sospettati di avere legami con Al Qaeda, sono entrati illegalmente in Egitto il 5 luglio. Gli inquirenti vogliono capire, inoltre, se la targa israeliana ritrovata tra le macerie dell’attentato appartenesse, come sembra, ad una delle auto imbottite di esplosivo. Secondo fonti di intelligence, il mezzo non ha superato il confine per eludere i controlli. Si sospettano anche cellule di fondamentalisti legate al medico Ayman Zawahiri, il numero due di Al Qaeda ed ex leader della Jihad islamica egiziana. Proprio Zawahiri ha più volte detto che la “via per liberare Gerusalemme passa per il Cairo”. Le indagini seguono anche la pista dei beduini. I racconti di molti turisti rivelano, infatti, che il giorno della strage i tassisti si sono rifiutati di recarsi a Sharm el Sheikh. Questo fa pensare che i tassisti, tutti beduini legati alle tribù che percorrono le piste del deserto, possano sapere qualcosa. Qualunque carico illegale, dalla droga all’esplosivo, viene trasportato infatti nel deserto per aggirare i posti di blocco. Le autorità hanno reso noto di aver già fermato un’ottantina di persone, tra cui alcuni beduini sulle montagne che circondano la piana di Sharm El Sheikh.

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Le indagini sugli attentatori di Sharm el-Sheik portano dunque al fondamentalismo di matrice pachistana. Ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, Elisa Giunchi, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi islamici all’Università statale di Milano:

 

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R. – Gli anni ’80 sono gli anni dell’islamizzazione, portata avanti soprattutto in alcune aree, nella sostanziale indifferenza dell’Occidente. In quegli anni, infatti, il Pakistan distribuisce per conto degli Stati Uniti, soprattutto, e dell’Occidente in generale, gli aiuti ai mujaedin afghani nella Jihad antisovietica, in Afghanistan. Gli aiuti pakistani, come forse è noto, erano diretti non indistintamente a tutti i gruppi di mujaedin, ma a quelli più fanatici, più estremisti, gruppi che avevano legami con altre formazioni pakistane, ma anche con militanti provenienti da vari Paesi, in particolare dal mondo arabo e soprattutto dall’Arabia Saudita. Si creò così in queste aree di confine un ibrido tra solidarietà tribale di tipo pashtun, profondamente tradizionale in alcuni aspetti, e gruppi militanti internazionali estremamente moderni, con legami anche con gruppi immigrati in Occidente e in Europa, profondamente occidentalizzati. Un legame, in un certo senso, che si è rivelato esplosivo.

 

D. – Come è radicato oggi il terrorismo islamico in Pakistan?

 

R. – Fino al 2002 i partiti religiosi non hanno mai ottenuto più del 4 o 5 per cento, mentre le cose sono andate diversamente nelle elezioni del 2002. Io credo che la diffusione dell’estremismo in Pakistan non sia irreversibile, non abbia radici molto profonde, ma sia in gran parte collegata con il crescente antiamericanismo che si è diffuso anche tra gruppi che non avevano mai votato per i partiti religiosi. La coalizione dei partiti religiosi, che adesso governa nelle aree di frontiera e che nell’elezione 2002 è diventato il terzo partito più forte nel Paese, ha preso voti non solo da gruppi tribali, da gruppi ultra conservatori, dai fondamentalisti, ma anche da gruppi sociali che tradizionalmente votavano per altri partiti, ma probabilmente hanno voluto esprimere in quel modo il loro forte antiamericanismo.

 

D. -  Il presidente Musharraf si trova ora stretto tra la comunità internazionale e i partiti radicali islamici che lo accusano di arresti ingiustificati anche tra i leader spirituali del Paese. Cosa prevarrà?

 

R. - Io credo l’ambiguità, che è prevalsa del resto fino ad oggi, visto che Musharraf deve accontentare per alcuni aspetti l’Occidente. Non dimentichiamoci che dopo il settembre del 2001 la scelta di campo di Musharraf, a favore della guerra al terrorismo, ha portato notevolissimi benefici economici e militari al Pakistan. Al tempo stesso, però, Musharraf ha rivelato in tutti questi anni di avere una politica ambigua. Ha fatto tutta una serie di concessioni alla coalizione dei partiti religiosi e tutta una serie di promesse, tra le quali quelle di abrogare certe leggi discriminatorie, che poi non ha mantenuto. Certo, in alcuni periodi critici come questo, si è affrettato a dare un giro di vite alle scuole coraniche. Ma ho molti dubbi che questo porterà a qualcosa di concreto.

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L’IMPORTANZA DEL MICROCREDITO PER I PAESI DEL TERZO MONDO: IN UN CONVEGNO

A ROMA ANALIZZATE LE POTENZIALITA’ DI UN TIPO DI FINANZIAMENTO

CHE PUO’ CONTRIBUIRE ALLO SVILUPPO ECONOMICO DI PAESI IN DIFFICOLTA’

- Ai nostri microfoni Mario Baccini e Gianna Zappi -

 

“Microcredito proposte a confronto”: è il tema del convegno che a Roma nei giorni scorsi ha visto la partecipazione di massimi esperti nel settore. Obiettivo: fare il punto di quanto questo tipo di finanziamento abbia contribuito allo sviluppo economico dei Paesi del Terzo Mondo. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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126 miliardi di dollari, secondo la Banca mondiale: a tanto ammontano nel corso del 2004 le rimesse degli immigrati verso il Sud del mondo cioè il doppio degli aiuti ricevuti attraverso il microcredito. Dati che confermano come questa forma di finanziamento sia davvero la strada per lo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo. Il commento del ministro italiano della Funzione Pubblica, Mario Baccini:

 

R. – In molti Paesi in via di sviluppo, cosiddetti Paesi emergenti, sostenere il microcredito significa sostenere lo stesso Paese. Tutta l’America Latina, tutti i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, tutti i Paesi dell’Est Europeo sono esempi di possibilità di intervento, in attuazione della cosiddetta ‘diplomazia preventiva’, che è una grande rete di cooperazione, tramite la quale siamo convinti tutti che possa rimanere “impigliata” la pace.

 

D. – E l’impegno dell’Italia qual è?

 

R. – Intanto facendo conoscere questo strumento del microcredito che, a nostro parere, rappresenta uno strumento essenziale ed importante.

 

In ltalia, sono oltre 440 le banche che si occupano di microcredito. Gianna Zappi, dell’Associazione Bancaria Italiana:

 

R. – Noi abbiamo svolto una primissima ricognizione a novembre scorso in occasione dell’apertura dell’Anno Internazionale del Microcredito, diretta a rilevare che cosa già le banche commerciali fanno sul tema microfinanza. E’ stata una ricerca piuttosto incoraggiante, nel senso che le banche che hanno risposto rappresentano circa il 28 per cento del totale attivo di sistema e tutte le banche hanno dichiarato di essere interessate, nei prossimi cinque anni, a sviluppare di più questa attività.

 

D. – In che modo l’ABI si occupa di microcredito?

 

R. – Il microcredito è un’attività che noi abbiamo importato dai Paesi in via di sviluppo. Il focus particolare che ABI ha nel fare questa attività è microfinanza nel territorio nazionale, nel senso che noi sappiamo che ci sono oggi nuovi interlocutori che bussano alla porta delle banche: un esempio tipico è quello degli immigrati, ma anche quello dei lavoratori atipici, famiglie a basso reddito, tutta una serie di soggetti che manifestano quindi nuove domande. A costoro le banche vogliono dare ovviamente una risposta in termini di servizi economici. Noi focalizziamo quindi le nostre attività sul territorio, dove immaginiamo che una formula come la microfinanza possa avere possibilità di successo e di sviluppo.

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IN ATTESA DELLA GMG 2005 A COLONIA, UN LIBRO DEL VATICANISTA DI AVVENIRE, MIMMO MUOLO, RACCONTA LE PRECEDENTI GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTU’,

ATTRAVERSO LA SUA ESPERIENZA PERSONALE

- Intervista con l’autore -

 

Cresce l’attesa per l’appuntamento, ormai fra meno di un mese, con la GMG 2005 a Colonia. Le precedenti Giornate Mondiali della Gioventù sono raccontate in un libro del vaticanista di “Avvenire” Mimmo Muolo. Il testo, edito da “Ancora” e intitolato “Generazione Giovanni Paolo II”, si avvale dell’esperienza diretta del giornalista. Nel suo racconto, però, non c’è soltanto la cronaca del professionista, ma anche la personale partecipazione interiore. Ascoltiamo, nell’intervista di padre Vito Magno, come lo stesso autore, Mimmo Muolo, spiega la decisione di scrivere il libro:

 

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R. – Mi ha spinto il fatto di avervi partecipato più volte, come inviato del mio giornale, “Avvenire”, ed anche il fatto che queste Giornate sono state importanti sul piano personale.

 

D. – Non si tratta, però, di un semplice instant book. In copertina hai evidenziato che è anche storia, perché?

 

R. – C’era il rischio che le Giornate fossero viste come singoli eventi. Nel pensiero di Giovanni Paolo II, invece, non erano singoli eventi ma erano tappe di un cammino unico.

 

D. – Un cammino che, come scrivi, ha punti di riferimento costanti, fondamentali?

 

R. – “Chi siete venuti a cercare?”, disse il Papa alla GMG di Roma nel 2000. “Siete venuti a cercare me?”. “No, siete venuti a cercare Cristo!”. Quindi, questo è il primo aspetto fondamentale. In secondo luogo, Giovanni Paolo mostrava ai giovani la vita come vocazione e quindi non un susseguirsi di momenti  da prendere per quello che valgono, ma un progetto di vita. Il terzo elemento, importante: Papa Wojtyla ha mostrato ai giovani il volto giovane della Chiesa e lo ha mostrato alla Chiesa stessa, agli altri, agli adulti, a noi.

 

D. – Queste caratteristiche fondamentali delle Giornate Mondiali della Gioventù, quale frutto hanno prodotto in venti anni?

 

R. – Oggi c’è nelle nostre chiese una generazione formata all’insegnamento di Giovanni Paolo II. Non a caso il titolo del libro è “Generazione Giovanni Paolo II”.

 

D. – Si può dire che queste Giornate hanno cambiato i rapporti tra Chiesa e giovani?

 

R. – Sicuramente. Sono state una svolta. All’inizio le perplessità maggiori su quest’iniziativa del Papa erano proprio all’interno della Chiesa. Molti operatori pastorali avevano paura che le prime iniziative fossero un flop, che i giovani non avrebbero risposto. Ma sono stati smentiti ed oggi la Chiesa può parlare ai giovani, può camminare con i giovani anche grazie a Giovanni Paolo II.

 

D. – Ed ora come pensi che sarà la prima Giornata senza di lui a Colonia?

 

R. – Di Papi ce ne saranno due: uno che guarda dall’alto e l’altro presente, Benedetto XVI! Penso che anche da Benedetto XVI potrà arrivare un grande messaggio, per esempio, dal punto di vista della forza intellettuale per dare un pensiero forte a questa Europa che è invece pervasa, purtroppo, da un pensiero debole.

 

D. – Nella tua vita, cosa è stata la Giornata Mondiale della Gioventù di Denver, la prima cui hai partecipato?

 

R. – Avevo da poco compiuto 30 anni. Mi ricordo che ero un po’ in crisi e mi sembrava che la vita ormai fosse in declino. A Denver, invece, ho avuto un nuovo input e mi è stato detto che tutte le stagioni della vita sono belle e che vanno vissute. Ho così ripreso, se si può dire, il volo.

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CHIESA E SOCIETA’

25 luglio 2005

 

 

 

“IL CRIMINE E L’INSICUREZZA IN KENYA DEVONO ESSERE FERMATI ADESSO!!!”: L’ACCORATO APPELLO DEI VESCOVI DEL PAESE AFRICANO, DOPO L’ASSASSINIO

 DI MONS. LUIGI LOCATI, VICARIO APOSTOLICO DI ISIOLO,

E LE RECENTI UCCISIONI NEL DISTRETTO DI MARSABIT

- A cura di Roberta Moretti -

 

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NAIROBI. = “Sconvolti”, “allarmati”, “turbati”, “commossi”, “toccati”: nella dichiarazione dal titolo “Il crimine e l’insicurezza in Kenya devono essere fermati adesso!!!”, i vescovi del Paese africano esprimono tutta la loro indignazione, dopo l’assassinio, il 14 luglio scorso, di mons. Luigi Locati, vicario apostolico di Isiolo, e i recenti scontri tra le comunità Gabra e Borana nel distretto di Marsabit, che hanno provocato la morte di 92 persone. I presuli reclamano un’azione immediata e coordinata di istituzioni, forze dell’ordine, società civile e mezzi di comunicazione contro il crimine e l’insicurezza nel Paese. “La nostra amata terra – si legge nel documento – è diventata un covo dove ladri di auto, rapinatori, assalitori, stupratori e scassinatori operano liberi, come se non ci fosse né legge, né chi la fa rispettare, né un governo”. E proprio il governo, e in particolare il ministero della Sicurezza Interna, è chiamato a difendere con forza e determinazione le vite e i beni dei kenyoti, potenziando i mezzi a disposizione e le condizioni di lavoro delle forze dell’ordine. “Sappiamo – scrivono i vescovi – che gli agenti di polizia sono spesso sottopagati, male equipaggiati e scontenti, ma non possiamo dimenticare che alcuni di loro sono corrotti, inefficienti e a volte complici dei criminali”. Esprimendo poi cordoglio e solidarietà con la popolazione, in riferimento in particolare ai  morti di Marsabit e all’assassinio di mons. Locati, i presuli incoraggiano i kenyoti ad affidarsi a Dio e a non avere paura di denunciare gli autori dei crimini. A chiudere la dichiarazione, un “appassionato appello” al presidente del Kenya, Mwai Kibaki, a fare subito e al meglio tutto ciò che è in suo potere per fermare il crimine e l’insicurezza nel Paese: Solo allora – terminano i vescovi – i kenyoti potranno vivere indisturbati e realizzare una ‘Nazione che lavora’.

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TRA FEDE E TRADIZIONE SI CELEBRA OGGI IN SPAGNA LA FESTA DI SAN GIACOMO

IL MAGGIORE, PATRONO DELLA NAZIONE IBERICA. A PRESIEDERE LA SOLENNE LITURGIA EUCARISTICA A SANTIAGO DE COMPOSTELA l’arcivescovo diocesano

mons. Juliàn Barrio Barrio

- A cura di Rita Anaclerio -

 

Santiago de Compostela. = Celebrazioni solenni in Spagna per la festa di San Giacomo, Patrono della nazione spagnola. Nella cattedrale di Santiago di Compostela, infatti, l’arcivescovo diocesano mons. Juliàn Barrio Barrio ha presieduto la solenne Liturgia Eucaristica durante la quale il sindaco cittadino Xosè Sànchez Bugallo, delegato reale, ha presentato la tradizionale “ofrenda” (supplica) all’Apostolo. “La Chiesa nel suo percorso ha sempre incontrato difficoltà nel compimento della sua missione – ha ricordato nella sua omelia mons. Barrio Barrio – e l’anniversario compostelano conferma ancora una volta che il ministero della Chiesa è il servizio e la carità”. Inoltre “l’anniversario compostelano – ha sottolineato l’arcivescovo diocesano – porta un messaggio di pace all’Europa e a tutti quei continenti colpiti dalla terribile piaga del terrorismo”. La festività, ormai da secoli, si inserisce in un percorso spirituale ma anche folklorico che vede pellegrini di tutto il mondo riunirsi davanti alle spoglie del Santo Apostolo. “Quattro sono le strade per Santiago che a Puente la Reina, ormai in Spagna, si riuniscono in una sola…”. Così inizia la “Guida del pellegrino di Santiago”, libro V del “Codex Calixtinus” importante opera di divulgazione del culto di Giacomo e del pellegrinaggio alla sua tomba, redatto nel XII secolo forse da Aymericus de Picaud, chierico francese. Per dieci secoli, infatti, i pellegrini hanno percorso con ostinazione e fede il lungo cammino verso Santiago de Compostela, compiendo una rituale purificazione. La storia del "Cammino" inizia nel 813 quando l’eremita Paio in Galizia, annuncia di avere trovato la tomba di San Giacomo cui, secondo la tradizione, va il merito di aver evangelizzato la Penisola Iberica settentrionale. Secondo la leggenda, il suo corpo fu posto in una nave che, senza timone e senza vele, lo portò miracolosamente in Spagna dove venne sepolto. Anche nella chiesa nazionale spagnola di Santiago e Monserrat a Roma si è svolta una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Enrique Benavent Vidal, vescovo ausiliare di Valencia. (R.A.)

 

 

SI E’ APERTO A MONTERREY, IN MESSICO, IL V RITIRO INTERNAZIONALE

DEI SACERDOTI. RELATORI DELL’INCONTRO L’ARCIVESCOVO

ANGELO COMASTRI E SALVATORE MARTINEZ

 

Monterrey. = Sono il Vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano, l’arcivescovo Angelo Comastri, e il coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, ad aprire il “5° Ritiro Internazionale dei Sacerdoti” che si svolge a Monterrey, in Messico, fino al 29 luglio. L’iniziativa, organizzata dal Consiglio Carismatico Cattolico Latino Americano (CONCLAT) e posta sotto gli auspici del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM), avrà come tema centrale “Maria, i tuoi sacerdoti vogliono vedere Gesù”. All’importante evento parteciperanno circa 1.900 sacerdoti e oltre 100 vescovi provenienti da 40 differenti Paesi del mondo. Inoltre, nel weekend successivo al Convegno Sacerdotale, mons. Comastri e Martinez incontreranno 18.000 giovani provenienti da tutte le diocesi del Messico per un ritiro preparatorio alla “XX Giornata Mondiale della Gioventù” di Colonia. In occasione della sua permanenza in Messico, Salvatore Martinez presenterà all’Università statale di Monterrey il suo libro “Il Vangelo dello Spirito Santo in Giovanni Paolo II: mille pensieri per il cuore dell’uomo”, in vista dell’edizione spagnola del testo pubblicato in Italia dalle Edizioni RnS. (R.A.)

 

 

 

 

FARE SCUOLA IN MODO ALTERNATIVO: E’ L’ULTIMO PROGETTO

 PORTATO AVANTI DA “SAVE THE CHILDREN” CHE IN UN ANNO IN ETIOPIA

 E’ RIUSCITA A PORTARE SUI BANCHI OLTRE 250 MILA BAMBINI

 

Addis Abeba. = Nel mondo 103 milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola, 58 milioni sono bambine. Nei Paesi poveri del Sud del mondo, l'analfabetismo è motore di povertà, la quale a sua volta genera ulteriore analfabetismo. In quei Paesi “Save the children” ha deciso di affrontare il problema concretamente, lavorando a fianco delle comunità locali. In particolare in Etiopia, la ONG internazionale ha sviluppato dei centri di istruzione di base alternativa. Si tratta di piccole scuole, costruite presso comunità rurali molto povere, con scarso accesso ad importanti vie di comunicazione, ma in cui grazie all’impegno dei volontari sono stati portati sui banchi oltre 250 mila bambini. “Save the childeren”, infatti, in collaborazione con l'Ufficio regionale per l'Istruzione di Amhara, finanzia e sostiene la creazione di nuovi centri di istruzione di base alternativa nei centri rurali, dove più basso è il tasso di scolarizzazione. Nel 2004 sono state costruite 900 nuove scuole elementari che daranno accesso    all'istruzione a 800.000 nuovi alunni nel 2004/2005. Inoltre, 225.000 bambini sono stati iscritti ai corsi di Istruzione di Base Alternativa. Secondo il Responsabile dell'Ufficio Regionale per l'Istruzione, a seguito di questa iniziativa, il tasso di iscrizione alla scuola primaria ha raggiunto quasi l'80%. L'Ufficio Regionale per l'Istruzione ha quindi sviluppato una strategia sull'Istruzione di Base Alternativa come parte integrante del suo sistema di scuola primaria. Questa strategia ha  obiettivi molteplici che includono il rispetto dei diritti dei minori ad un'istruzione di base; la riduzione del tasso di analfabetismo nelle aree rurali, il mantenimento dei bambini in centri di apprendimento vicini alle abitazioni finché non saranno in grado di camminare fino alla scuola primaria più vicina; la lotta alla disparità tra i sessi, ottenibile tramite l'avvicinamento delle scuole alle abitazioni delle bambine in modo da non scoraggiare la  loro frequenza per paura di rapimenti o stupri. (R.A.)

 

 

IL 57 PER CENTO DELLE RADIO IRLANDESI PREVEDE PROGRAMMI RELIGIOSI. E’ QUANTO EMERGE DA UNA RICERCA COMMISSIONATA dalla Conferenza episcopale irlandese

 

DUBLINO. = Il 57% delle radio prevede programmi religiosi. E’ quanto emerge da un sondaggio sulle radio della Repubblica di Irlanda. La ricerca, commissionata dal Consiglio delle Chiese irlandesi per la radio e la televisione (ICCTRA) e dalla Conferenza episcopale irlandese, condotta su 46 stazioni radiofoniche, rivela una significativa presenza di programmi religiosi alla settimana della durata variabile tra l'ora e la mezzora. Il 15% invece non ha alcun programma del genere, mentre i restanti non hanno risposto alla domanda. La presenza di palinsesti radiofonici a sfondo religioso aumenta in occasioni particolari dell’anno, quali la Pasqua, il Natale e la Quaresima. Il 36% ha affermato che sarebbe benvenuto il supporto delle Chiese locali nella produzione di programmi radiofonici religiosi, mentre nel 15% dei casi questa collaborazione è già in atto e viene ritenuta soddisfacente. L'arcivescovo di Dublino, mons. John Neill, commentando il sondaggio ha affermato che “la presenza di una programmazione religiosa ci rivela la sua rilevanza per il ruolo che svolge nella società irlandese. È però importante che chi gestisce questi programmi sappia mantenerne alta la qualità, cercando sempre nuove soluzioni per incrementare positivamente il dialogo sociale”. (R.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 luglio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco -

 

In Gran Bretagna la polizia ha ammesso di avere seri timori che i responsabili fuggitivi dei falliti attentati a Londra del 21 luglio possano cercare di colpire ancora, se non verranno catturati prima. “E’ una corsa contro il tempo”, ha detto inoltre il capo di Scotland Yard. Secondo la polizia britannica, i responsabili sono ancora in Gran Bretagna e probabilmente nella capitale. Intanto, la famiglia del giovane elettricista brasiliano, Jean Charles de Menezes, ucciso per errore da agenti speciali britannici lo scorso venerdì 22 luglio, sta pensando di avviare un’azione legale contro la polizia inglese. Il governo britannico e Scotland Yard si sono rammaricati per il tragico errore, ma hanno ribadito che rimane valida la regola di “sparare per uccidere” sospetti kamikaze.

 

In Iraq, due nuovi attacchi kamikaze hanno colpito Baghdad: i morti sono almeno 14. Un primo attentatore si è lanciato con un minibus imbottito di esplosivo contro un albergo. Il secondo attentato è avvenuto a sud della capitale dove l’esplosione di un’autobomba ha causato la morte di due agenti. Sul fronte politico, intanto, il Parlamento ha approvato la legge elettorale per lo svolgimento del referendum popolare sulla Costituzione in programma per il 15 ottobre.

 

Un soldato americano è stato ucciso nel sud dell'Afghanistan durante combattimenti con ribelli. Lo hanno reso noto fonti dell’esercito statunitense precisando che gli scontri sono avvenuti ieri nel distretto di Ghrishk, nella provincia di Helmand. Sempre ieri, altri sei militari americani sono rimasti feriti quando il convoglio sul quale viaggiavano è saltato su una bomba collocata sulla strada nella provincia afghana orientale di Kunar.

 

Nelle prigioni iraniane sono state commesse torture. Un rapporto senza precedenti, redatto dai vertici della giustizia iraniana, ha ammesso diversi casi di sevizie. "Ma si tratta di una pratica che oramai appartiene al passato", ha dichiarato il capo della giustizia di Teheran. La repubblica islamica è da tempo al centro delle critiche internazionali per gli abusi commessi nei luoghi di detenzione. Secondo organizzazioni non governative, nel luglio 2003, una giornalista canadese di origine iraniana è morta per i colpi ricevuti in carcere. Fino ad ora le autorità di Teheran hanno sempre respinto questa accusa.

 

In Israele è iniziato oggi l’addestramento delle forze di sicurezza che dovranno gestire il ritiro da Gaza, in programma dal 17 agosto. Sono circa 60 mila i militari dell’esercito ed i poliziotti coinvolti: li affiancheranno anche agenti palestinesi. Sul terreno, intanto, la tensione non si placa: il governo dello Stato ebraico ha chiesto all’ANP di arrestare i mandanti dell’omicidio della coppia israeliana uccisa a Gaza nella notte tra sabato e domenica.

 

In Italia, il presidente del Senato, Marcello Pera, ha lanciato un appello a tutte le forze politiche per l'unità contro il terrorismo. “Questa unione di tutti, al di là delle nostre normali divisioni politiche, noi la dobbiamo alle vittime italiane degli attentati a Sharm el Sheikh e ai nostri figli che non vogliamo allevare in un mondo impaurito ed imbarbarito dal terrore”. Marcello Pera ha anche invitato il governo a presentare, quanto prima, il pacchetto anti-terrorismo.

 

Sui piani atomici nordcoreani si è tenuto a Pechino un vertice bilaterale tra negoziatori della Corea del Nord e degli Stati Uniti. L’incontro si è svolto alla vigilia dell’apertura, nella capitale cinese, della tornata di colloqui a sei tra due Coree, Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti per disinnescare la crisi provocata dalla decisione nordcoreana nel 2002 di riavviare il proprio programma nucleare. Commentando l’incontro con il collega nordcoreano, il negoziatore americano ha definito prematura la notizia, data dall’agenzia giapponese Kyodo: è prematuro, dunque, affermare che Washington sarebbe pronta ad aprire un ufficio di collegamento a Pyongyang per normalizzare i rapporti con la Corea del Nord.

 

Nelle Filippine, l’opposizione parlamentare ha chiesto la messa in stato di accusa per la presidente Arroyo, accusata di aver violato la Costituzione e di aver tradito la fiducia della Nazione. Gloria Arroyo ha assunto la più alta carica di Stato il 20 gennaio 2001 subentrando a Joseph Estrada, destituito per corruzione, e nel 2004 è stata confermata alla presidenza. L’esito della consultazione è stato contestato dall’opposizione che ha denunciato brogli elettorali. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Una rivolta popolare, come quella che nel 2001 costrinse alle dimissioni Estrada. Il piano dell’opposizione contro il capo dello Stato comincia a trovare consensi: stamattina molte strade di Manila sono state bloccate dalla protesta. In piazza almeno 40 mila persone, con l’obiettivo di raggiungere il Congresso e bloccare l’annuale discorso presidenziale sullo stato della Nazione. Non ci sono riuscite, per l’intervento massiccio della polizia, e così la Arroyo ha potuto illustrare i suoi programmi: in cima alla lista, il federalismo ed una imminente riforma della Costituzione, per passare ad un governo di tipo parlamentare che offra maggiori garanzie di stabilità. E proprio dal Parlamento viene l’ostacolo più difficile: i partiti di sinistra hanno avviato la procedura di impeachment, per presunta corruzione e frodi elettorali compiute durante il ballottaggio dello scorso anno. Il capo dello Stato, naturalmente, nega, e si dice disponibile ad avviare una commissione d’inchiesta per far luce sull’accaduto.

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Una malattia per ora non identificata, che provoca febbre ed emorragie, ha già ucciso 17 contadini nella Cina sudoccidentale. Altre dodici persone, su 58 ricoverate, versano in gravi condizioni. La malattia sarebbe causata da uno streptococco di solito diffuso tra i suini, secondo un responsabile del dipartimento della salute della provincia del Sishuan.

 

Denuncia dell’Unicef contro le Tigri Tamil: i ribelli dello Sri Lanka – afferma il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia – hanno intensificato il reclutamento di bambini, da impiegare nella guerriglia. Nonostante le ripetute promesse – sostiene l’Unicef – nel solo mese di luglio sarebbero stati reclutati 28 minorenni.

 

E’ stata ufficialmente inaugurata domenica Telesur, la prima emittente televisiva del Sud America. Promossa dal presidente venezuelano Hugo Chavez, la televisione continentale ha l’obiettivo di competere con i canali dagli Stati Uniti e in particolare con la CNN in lingua spagnola che proprio ieri ha cominciato a trasmette in America latina. “'E’ un passo contro l'imperialismo culturale”, ha sostenuto il ministro delle comunicazioni venezuelano Andres Izarra. Telesur ha già raccolto l’adesione ufficiale dei governi di  Argentina, Cuba e Uruguay e l'appoggio del Brasile e di altri Paesi del Continente.

 

Il principale movimento ribelle del Darfur, il sedicente Movimento di liberazione del Sudan (SLM), ha fatto cadere sul governo la responsabilità di nuovi scontri registrati nella regione occidentale del Paese. “Il 22 luglio aerei governativi hanno massicciamente bombardato il villaggio di al-Hamra”, ha affermato un portavoce del SLM. Il governo ha smentito immediatamente la notizia e ha accusato i ribelli di aver attaccato un convoglio scortato dall’esercito e di aver ucciso tre militari. Scoppiato nel 2003, il conflitto in Darfur ha provocato, finora, centinaia di migliaia di morti e due milioni e mezzo di rifugiati. Nell’aprile del 2004 le due parti hanno siglato un accordo per il cessate il fuoco, ma la tregua non è stata rispettata.

 

Si è svolto in un clima sereno e privo di disordini il secondo turno delle elezioni presidenziali in Guinea Bissau. Il ballottaggio, i cui risultati saranno annunciati nei prossimi giorni, vede uno di fronte all’altro due ex capi di Stato: Malai Bacai Sanha, presidente fino al gennaio 2000, e Joao Bernardo Vieira, che ha guidato il Paese fino al 1999. Organizzate dopo le legislative del 2004, le presidenziali di ieri dovrebbero mettere fine all’instabilità politica e alla pratica dei colpi di Stato che hanno segnato la storia di questa ex colonia portoghese. Alla vigilia del voto, entrambi i contendenti si sono impegnati a rispettare l’esito delle urne.

 

 

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