RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
205 - Testo della trasmissione di domenica 24 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il cordoglio della Chiesa italiana per
le vittime dell’attentato di Sharm el-Sheikh
L’Unione Superiore Maggiori d’Italia
organizzano un cordone di solidarietà per combattere la tratta di persone
Mariapoli del Movimento dei Focolari da
oggi in Gran Bretagna
Prima Conferenza mondiale in Libia
sulla sicurezza di Oceani e Mari
Importante scoperta archeologica nell
isole Fiji.
A settembre a Lione, l’annuale Incontro
delle religioni, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio
L’uomo ucciso a Londra
da un agente non era un terrorista. L’ammissione di Scotland Yard
Strage a Baghdad: camion
bomba provoca almeno 22 morti
In Bulgaria, i
socialisti formano governo di minoranza.
24
luglio 2005
DIO FERMI LA MANO ASSASSINA DEI TERRORISTI E CONVERTA I LORO CUORI
A PENSIERI DI RICONCILIAZIONE E DI PACE: COSI’, BENEDETTO XVI
ALL’ANGELUS,
A LES COMBES. IL
PAPA TORNA INOLTRE A RIBADIRE IL FONDAMENTALE
CONTRIBUTO DEI VALORI CRISTIANI ALLA COSTRUZIONE DELL’EUROPA
E RIVOLGE UN PENSIERO SPECIALE AI GIOVANI IN VISTA DELLA GMG DI COLONIA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
L’Onnipotente fermi la mano assassina dei terroristi e converta i loro
cuori: è l’invocazione di Benedetto XVI all’Angelus domenicale a Les Combes. Il
Papa ha espresso la sua vicinanza a quanti soffrono a causa dei terribili
attentati, che in questi giorni hanno scosso tante parti del mondo. Il
Pontefice ha inoltre ribadito la centralità dei valori cristiani per il Vecchio
Continente ed ha rivolto un saluto particolare ai giovani, dando loro
appuntamento all’imminente GMG di Colonia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
***************
Dio converta i
cuori dei terroristi: all’Angelus, si leva alta l’invocazione di Benedetto XVI,
che vede questi giorni di serenità e riposo in Valle d’Aosta turbati dagli
“esecrandi attentati terroristici che hanno causato morte e distruzione” in
Egitto, Turchia, Iraq e Gran Bretagna. Il Papa è vicino a quanti soffrono a
causa della violenza. Le sue parole sono un accorato appello a scegliere la via
della pace:
Mentre affidiamo alla divina bontà i defunti, i
feriti e i loro cari, vittime di tali gesti che offendono Dio e l’uomo,
invochiamo l’Onnipotente affinché fermi la mano assassina di coloro che, mossi
da fanatismo e odio, li hanno commessi e ne converta i cuori a pensieri di
riconciliazione e di pace.
Il Papa, a braccio, sottolinea inoltre come tutti
soffriamo per la violenza di questi giorni, manifestazione della forza
dell’odio nel mondo. Nel pianoro di Les Combes, gremito di fedeli, il pensiero
del Pontefice va anche all’Europa. Benedetto XVI ricorda come in questi giorni
di luglio ricorrano le feste di alcuni Santi, segno tangibile del “contributo
che il cristianesimo ha dato e continua ad offrire alla costruzione
dell’Europa”: San Giacomo le cui reliquie si venerano nel celebre santuario di
Compostela, Santa Brigida di Svezia, Patrona d’Europa e con lei San Benedetto,
altro grande Patrono del Vecchio Continente e “patrono mio”, aggiunge il Papa,
da quando sono stato eletto al Soglio di Pietro. E qui Benedetto XVI ritorna
con il pensiero al 1982, allo storico pellegrinaggio del suo predecessore a
Santiago de Compostela, dove – sottolinea – compì un solenne “Atto
europeistico”. In quella occasione, ricorda il Pontefice, Giovanni Paolo II
rivolse una vibrante esortazione all’Europa ad essere se stessa, a ravvivare le
proprie radici:
Giovanni Paolo II lanciò allora il progetto di un’Europa
consapevole della propria unità spirituale poggiante sul fondamento dei valori
cristiani. Su questo tema egli tornò in occasione della Giornata Mondiale della
Gioventù del 1989, che si svolse proprio a Santiago de Compostela. Auspicò
un’Europa senza frontiere, che non rinneghi le radici cristiane sulle quali è
sorta e non rinunci all’autentico umanesimo del Vangelo di Cristo! Quanto
attuale resta questo suo appello, alla luce degli eventi recenti del continente
europeo!
E da quella GMG di 16 anni fa, Benedetto XVI volge dunque il pensiero
all’imminente Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Ai giovani, il Santo
Padre dedica una particolare riflessione:
Preghiamo perché le nuove generazioni, attingendo la loro
linfa vitale da Cristo, sappiano essere nelle società europee fermento di un
rinnovato umanesimo, nel quale fede e ragione cooperino in fecondo dialogo alla
promozione dell’uomo e all’edificazione dell’autentica pace.
Dopo l’Angelus, il momento atteso dei saluti in più lingue
ai pellegrini accorsi a Les Combes. Il Papa non manca di salutare i valdostani
nel loro dialetto, il patois.Parole, queste, accolte con festosi
applausi dai fedeli. Benedetto XVI dedica un pensiero in particolare ai membri
di Comunione e Liberazione di Milano, di Torino e della Puglia; ai giovani di
Ivrea, alla squadra di calcio “Reggina”, ai ragazzi dell’Azione Cattolica di
Tortona e a quelli degli Oratori di Saronno, ai gruppi di Potenza e Chiavari.
L’Angelus ha offerto l’occasione al vescovo di Aosta,
mons. Giuseppe Anfossi, di ringraziare il Santo Padre e rinnovargli l’invito a
soggiornare in Valle d’Aosta anche l’estate dell’anno prossimo.
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Le
parole di Benedetto XVI sul terrorismo hanno colpito profondamente i fedeli,
raccolti a Les Combes per l’Angelus. Ecco la testimonianza dell’inviato di Avvenire,
Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro
Gisotti:
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R. – E’ stato un appello molto
forte e, ancora una volta, molto sentito ed anche molto applaudito perchè ha
veramente rivelato la preoccupazione ed l’angoscia con cui il Papa segue queste
vicende.
D. – Il portavoce vaticano,
Joaquin Navarro Valls, ha incontrato stamane i giornalisti che sono a Les
Combes per seguire le vacanze del Pontefice. Sono emerse delle notizie interessanti?
R. – Il dottor Navarro ha prima
parlato di come il Papa segue gli eventi del mondo. Poi ha anche parlato delle
vacanze rivelando che cosa stia scrivendo Benedetto XVI in questi giorni. Ha
detto che sta ultimando un libro che aveva iniziato a scrivere tre anni fa.
Non ha detto quale sia l’argomento ed ha aggiunto: “lo scoprirete quando
arriverà nelle librerie”, ed è possibile che nelle librerie arrivi anche molto
presto. Ha poi parlato della sua prima Enciclica ed ovviamente di Colonia, come
di altri due temi presenti in queste vacanze.
D. – A proposito di Colonia è
stato grande l’entusiasmo dei giovani a Les Combes, un calore che Benedetto XVI
è sembrato gradire molto forse anche pregustando proprio il clima della GMG di
Colonia...
R. – Sì, ce ne erano tanti di
giovani. C’era un gruppo di Ivrea che parteciperà alla GMG il prossimo agosto,
accompagnato dal loro vescovo. C’erano tanti giovani di Comunione e Liberazione
e l’entusiasmo che hanno dimostrato al Papa è veramente un po’ una prefigurazione
di quello che potrà avvenire a Colonia.
D. – Nel messaggio prima della
recita dell’Angelus, il Santo Padre a volte ha parlato a braccio ed ha anche
scambiato qualche battuta con i fedeli. Poi alla fine si è soffermato molto con
dei disabili che erano vicino al palco. Quindi una ricerca di contatto umano
sia da parte di Benedetto XVI che da parte dei fedeli...
R. – Sì, diciamo che il Papa sta
sempre più dimostrando, con il suo stile estremamente disponibile, quanto sia
capace di avvicinare le persone.Oggi durante l’Angelus ha fatto varie aggiunte
a braccio. Ad un certo punto – per esempio – parlando in tedesco, sentiti pochi
applausi, si è fermato e in italiano ha detto: “Sono pochi ma ci sono”, oppure
dopo, quando ha salutato gli spagnoli, ha affermato: “Voi riuscite sempre a
farvi sentire”. Insomma è un Papa che si fa amare ed è amato. Oggi era stato
predisposto un settore solo per i disabili ed il Pontefice è sceso ed rimasto
quasi 20 minuti a salutarli uno per uno, soffermandosi con loro ed anche questo
è stato un momento molto bello.
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24
luglio 2005
A
SHARM EL-SHEIK, DOVE CRESCE L’ANSIA PER I DISPERSI, SONO PIÙ
DI 60
I MORTI CAUSATI DAGLI ATTENTATI TERRORISTICI
-
Intervista con Lucio Caracciolo -
Sono 63
i morti e 14 i dispersi negli attentati di Sharm el Sheik. Il drammatico bilancio,
che rettifica il precedente di almeno 90 vittime, è stato fornito dal ministero
della Salute egiziano. Le autorità del Paese arabo hanno precisato, inoltre,
che non sono stati ancora identificati i corpi di 34 persone, tra i quali potrebbero
esserci anche diversi stranieri. Ma il vero obiettivo dell’attacco a Sharm el-
Sheikh sembra essere il mondo islamico filo-occidentale e moderato. Ascoltiamo
al microfono di Debora Donnini il direttore della rivista Limes, Lucio Caracciolo:
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R. – Sì, più precisamente credo che l’obiettivo sia il presidente
Mubarak. Non dimentichiamo che in Egitto si vota in autunno e che Mubarak
vorrebbe essere riconfermato presidente. Ma Mubarak è molto debole sul fronte
interno e soprattutto è nel mirino di alcuni musulmani, che ricoprono cariche
visibili e relativamente accettate nel sistema politico, ma anche di una parte
invisibile collegata al terrorismo.
D. – Sharm è una meta simbolo
del turismo occidentale, un posto dove c’è anche opportunità di lavoro per gli
egiziani…
R. – E’ evidente che, dopo
questi attentati, ci sarà un serio impatto sul flusso turistico in Egitto.
Questo costituirà un problema abbastanza importante per le finanze egiziane.
Sharm el-Sheik non è solo una meta turistica ma anche un luogo dove si sono
incontrati, e forse si incontreranno ancora, egiziani, israeliani, palestinesi
e tutti coloro che sono coinvolti in qualche modo nel tentativo di rimettere in
piedi una pace fra israeliani e palestinesi. Quindi, ha un valore simbolico
sotto questo profilo.
D. – Quindi, è un attacco al
mondo arabo moderato…
R. – Non dimentichiamo che
questi terroristi, ovviamente divisi anche fra loro, hanno comunque degli
obiettivi politici. Questi obiettivi possono essere riassunti nel ribaltamento
degli attuali regimi, cosiddetti moderati nel mondo islamico, e la sostituzione
di questi regimi con degli Stati basati sulla legge coranica.
D. – Colpisce è il fatto che i
morti sono soprattutto egiziani…
R. – Come dicevo, molto spesso,
gli obiettivi sono musulmani. Ci sono degli obiettivi occidentali, ma ci sono
poi degli obiettivi, come la popolazione locale, i musulmani, i quali sono
considerati dei servi dell’Occidente o, comunque, degli strumenti del potere
degli infedeli.
D. – Di fatto, nelle
rivendicazioni, Al Qaeda, Bin Laden, o chi per loro, parlano sempre di
crociati, di sionisti, e usano un linguaggio fortemente simbolico…
R. – Sì, un linguaggio
fortemente simbolico che vuole essere anche un fattore di mobilitazione del
mondo islamico, ma che comunque si situa nel tempo e nello spazio. Questa
gente, cioè, vuole raggiungere degli obiettivi di potere, direttamente o
indirettamente, avendo poi come istanza ultima la liberazione della penisola
arabica dalla presenza degli infedeli o anche semplicemente dei regimi che loro
considerano asserviti a questo Occidente.
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LA LOTTA ALL’HIV/AIDS TRA RICERCA E IMPEGNO DEGLI
STATI:
A RIO DE JANEIRO, IN BRASILE, LA III CONFERENZA
DELLA
SOCIETA’ INTERNAZIONALE SULL’AIDS
- Intervista con il prof. Ferdinando Aiuti -
Confrontarsi sulle scoperte
scientifiche più recenti nel campo della prevenzione e della terapia
dell’HIV/AIDS: con questo obiettivo, oltre 6 mila operatori sanitari di 130
Paesi sono riuniti da oggi fino a mercoledì a Rio de Janeiro, in Brasile, per
la III Conferenza promossa dalla Società internazionale dell’AIDS. Il virus per
la prima volta è stato individuato, anche se non identificato, a Los Angeles
nel 1980. Attualmente colpisce 45 milioni di persone, con 5 milioni di nuovi
malati ogni anno, due terzi dei quali nell’Africa subsahariana. Tra le aree ad
alta concentrazione, figurano inoltre il Sud-Est asiatico, l’America Latina e,
recentemente, l’Europa dell’Est. Ma come è cambiata l’epidemia nel corso di
questi 25 anni, in termini di diffusione e di cure? Roberta Moretti lo ha
chiesto al prof. Ferdinando Aiuti, presidente dell’ANLAIDS, l’Associazione
nazionale italiana per la lotta contro l’AIDS:
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R. – In Africa la situazione più
o meno è rimasta la stessa. Ha sempre colpito tutta la popolazione
indiscriminatamente. In Europa, invece, all’inizio degli anni Ottanta erano
colpiti prevalentemente i tossico-dipendenti e gli omosessuali, mentre oggi il
50 per cento sono eterosessuali. Sono diminuiti molti casi nei bambini, grazie
alla prevenzione e anche alle terapie in gravidanza. In Italia la situazione
possiamo definirla stabile da circa 8 anni, con un numero di 4.000-4.500 casi
di infezione da HIV all’anno.
D. – Quali sono le scoperte più
recenti nel campo della prevenzione e della terapia dell’HIV-Aids?
R.- Ogni anno vengono prodotti nuovi farmaci sempre più efficaci,
sempre meno
tossici e con una migliore
possibilità di utilizzo da parte dei pazienti di queste terapie antiretrovirali.
Purtroppo, però, ogni anno il virus muta e quindi si creano resistenze. E’
sempre una corsa che la ricerca e la scienza fanno. Sicuramente, un dato di
fatto c’è: nei Paesi sviluppati che hanno possibilità economiche, questi
farmaci riescono ad aggredire il virus e contenere l’infezione. Ovviamente non
riescono ancora a dare la guarigione completa.
D. – In questo senso, che
differenza c’è in termini di aspettativa di vita tra l’ammalarsi di HIV-Aids in
un Paese sviluppato piuttosto che in uno in via di sviluppo?
R. – Nei Paesi sviluppati
l’attesa di vita è almeno di 20 anni, forse anche di più con i nuovi farmaci.
Nei Paesi in via di sviluppo, purtroppo, nella metà dei soggetti la diagnosi viene
fatta troppo tardi; solo il 5 per cento della popolazione riceve i farmaci e la
vita media è al massimo di 8-10 anni. I bambini a migliaia si infettano perché
c’è la trasmissione dalla mamma che non si riesce a contenere se non in pochi
casi.
D. - In genere, qual è la
risposta politica ed economica al virus?
R. – Dopo il silenzio, dopo il
dramma dell’Africa negli ultimi tre-quattro anni, ci sono state varie
iniziative non solo del G8 ma anche dell’UNAIDS, della Banca Mondiale del
Global Found per cercare di sopperire a queste carenze. Quindi i farmaci
cominciano ad arrivare. Ci sono migliori condizioni di vita. Il problema
dell’Africa, soprattutto, va diviso in due grossi concetti. Uno è quello
dell’arrivo di farmaci e dell’assistenza nelle grosse città, dove siamo già a
un buon punto, e l’altro è invece quello della completa assenza dell’assistenza
sanitaria nell’area rurale dell’Africa subsahariana.
D. – Quindi c’è un impegno più
forte, più deciso degli Stati per cercare di fronteggiare il problema?
R. – Penso che si risolva con
questi aiuti che devono arrivare dai Paesi sviluppati, che dovrebbero comprare
i farmaci a basso costo per i Paesi meno sviluppati. Oppure, si potrebbe
investire in tecnologie per fare sviluppare la ricerca in quei Paesi e quindi
poi produrre in loco i farmaci nuovi e i brevetti. Questa è un’altra soluzione
e sarebbe l’ottimale.
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UNA GENERAZIONE DI UOMINI SOLI:
L’ALLARME
DEI DEMOGRAFI SUL FUTURO DELLA CINA
- Con noi,
padre Giancarlo Politi -
In Cina sono 25 milioni gli uomini che rischiano di rimanere scapoli a
vita, a causa della legge sul figlio unico, introdotta nel 1979. È l’allarme
lanciato da una Conferenza demografica internazionale svoltasi recentemente a
Tours, in Francia. Secondo i ricercatori dell’Università del Texas, Pechino –
insieme a Taipei e Seul – sta pagando ora il prezzo delle politiche di
controllo delle nascite avviate 25 anni fa, per privilegiare la nascita di figli
maschi. Andrea Sarubbi ne ha parlato con padre Giancarlo Politi, missionario
del Pime, per anni in Cina:
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R. – La
politica del controllo delle nascita viene avviata 25 anni fa circa. La sua
elaborazione, però, è avvenuta pian piano, lentamente, e ha cercato di rispondere
in una maniera disastrosa, forse, all’esigenza di mantenere un controllo sulla
popolazione, affinché non crescesse enormemente. E’ stata la conseguenza anche
di una politica diversa che era venuta prima, perché per esigenze militari era
intervenuto questo slogan: “Più siamo, meglio è”, giacché così si può
affrontare il nemico e vincere.
D. - Sul piano pratico, quali
risvolti ha questa legge del figlio unico?
R. – Sul piano pratico ha dei
risvolti veramente disumani, come quello di dover avere il permesso per poter
avere un figlio e conseguente a questo l’aborto obbligatorio, per chi non
avesse la licenza di avere il secondo figlio. Questo sul piano nazionale ha
prodotto uno squilibrio soprattutto nell’ambiente femminile, che è di notevole
importanza. Ci sono degli studi fatti negli ultimi anni, nell’ultimo decennio,
che mettono veramente il dito sulla piaga.
D. – E come viene vissuta dalle
famiglie cinesi questa regolamentazione delle nascite?
R. – Ci saranno senz’altro delle
coppie che saranno contente di non avere figli, ma la maggior parte,
soprattutto nell’ambiente culturale cinese, ha bisogno in qualche maniera, o
cerca con tutti i mezzi, di poter avere almeno il figlio maschio. La famiglia
che non ha eredi lascia la coppia in un rapporto quasi di sterilità anche dal
punto di vista umano, non semplicemente procreativo. Gli esempi e le storie di
squilibri, anche mentali, che sono stati prodotti da questa politica non sono
da poco. Questo ovviamente ha poi dato
origine ad una prassi di avere figli anche al di fuori della legalità e quindi
a tante cose che poi alla fine si ritorcono sull’individuo.
D. – Quindi, in Cina ci sono
parecchi figli non registrati, cioè parecchi cittadini ufficialmente mai nati?
R. – Certamente, e non sarà
neanche possibile indicare i numeri, perché sarà tutta speculazione. Poi, un
rimedio lo si trova. Pagando a destra e a sinistra magari la registrazione si
riesce a farla. E’ certo, però, che quelli che nascono senza la licenza non esistono
e sono così ricattabili a tanti livelli.
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VACANZE, TEMPO PER IL
RIPOSO DEL CORPO MA ANCHE DELLO SPIRITO.
CRESCE L’INTERESSE PER IL TURISMO RELIGIOSO
- Con noi, Giordano Treveri -
Estate è sinonimo di vacanze,
svago e divertimento. Tuttavia, cresce il numero di quanti scelgono di dedicare
questo periodo di riposo allo spirito oltre che al corpo. Varie le iniziative
offerte da ordini religiosi in eremi, abbazie e conventi. Una sintesi di queste
proposte è contenuta nella pubblicazione “Itinerari. Guida Annuario
dell’ospitalità religiosa in Italia”, per i tipi dell’Editoriale Italiana,
diretta da Giordano Treveri. A lui, Paolo Ondarza ha chiesto un profilo del
turismo religioso nel Bel Paese:
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R. – C’è sempre più richiesta di questi,
cosiddetti, “nuovi turismi”: il turismo religioso, il turismo sociale, il
turismo culturale. Contrariamente a quanto in uso - il turismo consumistico -
questo vuole essere una riaffermazione dei valori più autentici di un turismo
dal volto umano. Quel turismo che, come ha sottolineato Giovanni Paolo II, nel
messaggio del 2003 per la Giornata Mondiale del Turismo, non può che essere in
diretta relazione con lo sviluppo integrale della persona, un’occasione di
dialogo fra persone di uguale dignità e uno strumento efficace per la
promozione della crescita personale e sociale degli individui e dei popoli. La
Guida “Itinerari” torna per la V edizione in chiave di servizio, cristianamente,
socialmente, culturalmente ispirato alla vasta platea di quanti intendono
vivere e animare viaggi, soggiorni, vacanze, il cui denominatore comune siano
la spiritualità, la socialità, il sano svago, la conoscenza e la cultura.
D. –
E’ un fenomeno molto diffuso questo, secondo lei?
R. –
Si parla di 30 milioni di persone che, per alcuni giorni o per settimane, svolgono
questo tipo di turismo.
D. –
Pensa che le motivazioni siano dovute al fatto di voler veramente fare una
vacanza come si deve, quindi di ristoro per il corpo e lo spirito, o anche motivi
di natura economica? Forse anche l’offerta di questi luoghi è meno costosa…
R. –
Anche questo incide, ma ormai sono tanti anni, anche quando non era entrato in
circolazione l’euro, che si è creato questo fenomeno. I costi indubbiamente
sproporzionati, rispetto al servizio che si offre, sono un aspetto che incide…
D. –
Quindi, da parte sua l’invito a conoscere queste forme di turismo..
R. –
Sì, perché oltre ai valori si trova un’accoglienza veramente familiare, accessibile
anche sul piano della disabilità, delle persone svantaggiate, come possono
essere anziani, disabili e così via. Quindi, un’accoglienza veramente familiare
e cristiana.
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24
luglio 2005
LA CHIESA ITALIANA ESPRIME CORDOGLIO PER LE
VITTIME DELL’ATTENTATO
DI SHARM EL-SHEIKH IN UN MESSAGGIO FIRMATO DAL
SEGRETARIO
GENERALE DELLA CEI, MONS. GIUSEPPE BETORI
ROMA. = “La Chiesa italiana si unisce alla preghiera
del Santo Padre Benedetto XVI, invocando il riposo eterno per le vittime
dell’attentato di Sharm el-Sheikh, la consolazione per le loro famiglie, la
guarigione per i feriti, e chiedendo al Dio della misericordia che si
convertano i cuori di quanti, con tali assurdi ed esecrabili atti di violenza, alimentano
l’odio e pongono ostacoli alla ricerca del dialogo, della pace e della concordia
tra i popoli”. Queste le parole di cordoglio espresse dalla Chiesa italiana per
le vittime dell’attentato di Sharm el-Sheikh, in un messaggio firmato dal
segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori. Il documento è stato
diffuso ieri dall’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza
episcopale italiana. “Di fronte al ripetersi di atti terroristici – si legge
ancora – tutti devono sentirsi sempre più impegnati a difendere e promuovere
una cultura della dignità inviolabile della persona quale fondamento di
un’autentica convivenza umana”. (T.C.)
ROMA.
= Cordone di solidarietà tra Roma, Tirana, Lagos e Bucarest, per contrastare la
terribile piaga della tratta di persone. Ad attivare in questi Paesi progetti e corsi di formazione
l’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI). In questi ultimi mesi gli
interventi che hanno richiesto più attenzione e coinvolgimento sono stati i
quattro corsi di valutazione e approfondimento per religiose volti a
contrastare il traffico di esseri umani, specie donne e minori. Uno degli
ultimi appuntamenti si è svolto a Bucarest,
dove si è cercato di fare il punto della situazione in Romania, sensibilizzando
i vari gruppi volontari per una maggiore presa di coscienza del fenomeno, al
fine di trovare anche intese per un lavoro di rete con tutte le forze già
coinvolte. “L’iniziativa, in questi ultimi mesi, è stata
positiva e costruttiva - ha commentato suor Eugenia Sonetti, responsabile
settore “Tratta” dell’ USMI Nazionale -, anche se non sono mancate difficoltà e
paure nel condividere progetti nei Paesi di origine, dovute a mancanza di
strutture adeguate e di disponibilità di personale. È necessaria in ogni Paese
la presenza di una religiosa ufficialmente designata dalla Conferenza delle
religiose come punto di coesione sia con le realtà locali interne che come
collegamento con l’esterno”. Secondo la religiosa, infatti, “c’è una grande
esigenza per la Chiesa, le Caritas, e soprattutto per le Congregazioni
femminili e maschili, di mettere in atto la fantasia della carità, per essere
fedeli al proprio mandato e ai propri carismi”. (R.A.)
MARIAPOLI DEI FOCOLARI DA OGGI IN GRAN BRETAGNA:
IN UN VIDEOMESSAGGIO,
CHIARA
LUBICH INDICA QUALI VIE POSSONO PORTARE LE CULTURE AL DIALOGO
E LE RELIGIONI
ALLA FRATERNITÀ UNIVERSALE
LAKE DISTRICT WINDERMERE. = “Quale
futuro per una società multiculturale, multietnica e multireligiosa?”, è il
tema della Mariapoli promossa dal Movimento dei Focolari che inizia oggi a Lake
District Windermere, nel nord della Gran Bretagna, e alla quale prenderanno
parte oltre 600 persone tra cui un gruppo di musulmani. Durante l’incontro sarà
proposto un videomessaggio in cui Chiara Lubich, di fronte ai timori del
futuro, prospetta la visione di Sant’Agostino sulla migrazione dei popoli: non
uno scontro di civiltà, ma la nascita di un mondo nuovo. La fondatrice dei
Focolari indica il dialogo come prevenzione al terrorismo e le vie per
attuarlo; tra queste la regola d’oro comune a molte religioni: “Non fare agli
altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” e quella dell’amore che sa farsi
ascolto. Sono mezzi per inculturarsi reciprocamente al fine di suscitare una
società dove le culture sono aperte le une alle altre e in profondo dialogo
d’amore. Questa la sintesi del messaggio della Lubich che propone alle
religioni una strategia di fraternità per sanare il divario tra ricchi e poveri
ed imprimere una svolta nei rapporti internazionali. (T.C.)
PRIMA
CONFERENZA MONDIALE IN LIBIA SULLA SICUREZZA DI OCEANI E MARI.
TRA LE INIZIATIVE LA POSSIBILITÀ DI AZIONI
COMUNI
DI FRONTE ALLE
CATASTROFI ECOLOGICHE
TRIPOLI. = La sicurezza ecologica negli
oceani e nei mari è al centro della prima Conferenza mondiale sull’argomento
che si è aperta a Tripoli, in Libia. All’incontro prendono parte centinaia di
esperti ambientalisti da tutto il mondo per affrontare temi come la creazione
di un ambiente marino sostenibile, le azioni comuni da intraprendere di fronte
alle catastrofi ecologiche, un trasporto marittimo più sicuro e rispettoso
dell’ambiente. Il direttore esecutivo del Comitato consultivo per la protezione
dei mari, Viktor Sebek, ha sottolineato che l’iniziativa ha una valenza
universale ed è opera di organizzazioni non governative che raggruppano esponenti
del Sud come del Nord del mondo. (R.A.)
IMPORTANTE
SCOPERTA ARCHEOLOGICA NELLE ISOLE FIJI. CORREDI FUNEBRI E
CERAMICHE RIVELANO IL
PIÙ ANTICO INSEDIAMENTO UMANO NELL’ARCIPELAGO.
RISALE: A 3000 ANNI FA
Fiji. = Già
3000 anni fa l’uomo si era insediato su una delle più remote isole
dell’arcipelago delle Fiji. È quanto ha dichiarato l’archeologo Patrick Nunn,
dopo l’importante scoperta fatta dalla sua squadra. Sedici scheletri e numerose
ceramiche sono stati riportati alla luce a Bourewa, nell’isola di Viti Levu, la
più grande dell’arcipelago delle Fiji. I resti
e il corredo funebre appartengono ai Lapita, popolazione dell’Oceano Pacifico, che ha preceduto molte
delle culture polinesiane poi sviluppatesi nel continente australe. Nunn
ritiene che l’insediamento scoperto sia il più antico delle isole Fiji. Il
vasellame, in particolare, è stato datato al 1250 a.C, periodo in cui si
riteneva che i Lapita fossero ancora nella regione papuasica. Un dato che ha cambiato
le convinzioni finora invalse nelle comunità scientifica sugli spostamenti di
questo popolo. Il nome Lapita viene dalla località della Nuova Caledonia, dove
furono scoperti, nel 1952, i primi esemplari di vasellame di questa cultura
spintasi nelle sue migrazioni fino alle coste della Nuova Zelanda. (R.A.)
A LIONE, DALL’11 AL 13
SETTEMBRE, L’ANNUALE INCONTRO DELLE RELIGIONI
PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO,
INCENTRATA SUL CORAGGIO DI UN UMANESIMO DI PACE
LIONE.= Si svolgerà a Lione, in Francia, dall’11 al 13 settembre l’annuale incontro
delle religioni che la Comunità di Sant’Egidio dedicato quest'anno al “coraggio
di un umanesimo di pace”. Gli incontri internazionali e interreligiosi per la
pace sono nati al fine di perseguire e coltivare lo spirito della Giornata
mondiale di preghiera per la pace, convocata dal Giovanni Paolo II il 27
ottobre 1986 ad Assisi. Da allora la Comunità di Sant'Egidio, attraverso una
rete di amicizia tra i rappresentanti delle differenti religioni e culture, provenienti
da più di 40 Paesi, organizza gli Incontri mondiali in molti luoghi, tra cui le
principali capitali d'Europa. “In occasione dell’anniversario degli attentati
dell’11 settembre 2001 e nel difficile momento per la comunità internazionale,
segnato dagli atti di terrorismo a Londra, in Iraq, in Turchia e dalla guerra
in molte parti del mondo, la sfida del dialogo e della coesistenza, in un mondo
tentato dallo scontro e ripiegato su di sé, sarà al centro del dibattito”,
spiega una nota della Comunità di Sant'Egidio. A Lione è prevista la
partecipazione di importanti esponenti religiosi provenienti da quaranta Paesi
del mondo, quali il Gran Rabbino d'Israele, Yona Metzcher, il Gran Rabbino René
Samuel Sirat, Amos Luzzato; il rettore dell’Università di Al Azar Al Tayyb,
l'Ayatollah Muhammad Ali Taskhiri l'Ayatollah Mohammed Sayyed Mousavi
Boujnourdi proveniente dall'Iran; numerosi cardinali, tra cui Walter Kasper,
Mario Francesco Pompedda, Roger Etchegaray, Philippe Barbarin e Paul Poupard e
ancora mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, presidente della
Conferenza episcopale francese. Saranno presenti rappresentanti di tutte le confessioni
cristiane, come Sua Santità Karekine II, Patriarca e Catholicos di tutti gli
Armeni e il pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente della Conferenza delle
Chiese d'Europa. Saranno inoltre presenti testimoni significativi della cultura
del nostro tempo, uomini politici, giornalisti, scrittori. Tra gli altri, è
prevista la partecipazione di Joseph Kabila, presidente della Repubblica
Democratica del Congo, Nicolas Sarkozy, ministro dell'Interno francese,
Giuliano Amato, Mario Soares, Bernard Kouchner, Simone Veil, Soeur Emmanuelle,
Regis Debray, Jean Daniel. (A.G.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco -
L’uomo ucciso nella
metropolitana di Londra non era un integralista islamico e non stava per
compiere un attacco kamikaze. E’ l’ammissione di Scotland Yard che in una nota esprime grande “rammarico” per la
“tragedia”. Il capo della polizia britannica, sottolineando la mancanza di
legami tra le stragi del 7 luglio e i falliti attentati del 21 luglio, ha ribadito
che gli agenti hanno l’ordine di sparare alla testa per uccidere sospetti
attentatori. Il nostro servizio:
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Era estraneo agli attentati che
hanno sconvolto Londra l’uomo ucciso venerdì scorso da un agente in borghese in
una stazione della metropolitana. Lo ha ammesso la polizia britannica accettando
la piena responsabilità dell’accaduto e precisando che la vittima, un
elettricista brasiliano di 27 anni, non era un terrorista e
non aveva addosso esplosivi. Dopo aver appreso del tragico errore, il ministro
degli Esteri brasiliano Celso Amorim, partito alla volta di Londra per
partecipare ad un vertice sulla riforma dell’ONU, ha chiesto un incontro con il
suo collega britannico Straw per ricevere chiarimenti su quanto accaduto.
Proprio per cercare di ricomporre i tasselli di questo drammatico episodio,
indagano il direttorato della polizia ed una commissione indipendente. Si
cercherà di capire come un ragazzo di 27 anni, forse spaventato da un
inseguimento iniziato probabilmente per un tragico equivoco, sia stato ucciso
davanti a decine di passeggeri della metropolitana. L’episodio sembra destinato
a scatenare le critiche soprattutto della comunità musulmana che contesta
l’ordine di uccidere sospetti kamikaze. La stampa britannica, riconoscendo le
difficoltà della lotta al terrorismo, denuncia infine la gravità dell’errore:
“L’episodio – si legge sul Sunday Times
- rafforza l’impressione di una città in stato di assedio”.
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In Iraq,
almeno 22 persone sono rimaste uccise, poco fa, in seguito ad un attentato kamikaze
a Baghdad. Sempre nella capitale, un ufficiale della polizia e un agente sono
morti per attacchi condotti da guerriglieri. Al Qaeda, intanto, ha diffuso su
Internet un nuovo video nel quale l’ambasciatore egiziano, sequestrato a
Baghdad lo scorso 2 luglio, parla del trattato di pace tra Egitto e Israele.
Nel filmato, diffuso alcune ore dopo gli attentati di Sharm el Sheikh, non
viene fornita alcuna indicazione sulla sorte del diplomatico. Pochi giorni dopo
il sequestro, i rapitori avevano annunciato di aver ucciso l’ostaggio ma non si
può escludere che l’ambasciatore sia ancora vivo.
Cresce la tensione in Medio
Oriente: poche ore dopo la partenza del segretario di Stato americano,
Condoleezza Rice, militanti palestinesi hanno ucciso due israeliani al valico
di Kissufim, a sud della Striscia di Gaza. All’imboscata è seguita una
sparatoria costata la vita a due estremisti palestinesi. Subito dopo l’azione
terroristica, avvenuta ieri sera e rivendicata dalla Jihad islamica, il primo
ministro israeliano Ariel Sharon ha dichiarato che in futuro la reazione di
Israele agli attacchi di integralisti palestinesi sarà molto dura. Sharon ha
anche chiesto all’Egitto, drammaticamente colpito dagli attentati di Sharm el Sheikh, di cooperare nella lotta al terrorismo
islamico. Nella Striscia di Gaza i militari israeliani hanno catturato, intanto,
un presunto attentatore suicida. Secondo fonti israeliane, l’uomo indossava una
cintura esplosiva e si stava preparando a compiere un attentato.
In Bulgaria, il capo
del partito socialista e primo ministro designato, Serguei Stanishev, ha annunciato
di aver formato un governo di coalizione con il partito della minoranza turca,
ma senza i centristi che facevano parte del precedente esecutivo. Il nuovo
governo può contare sul sostegno di 117 deputati su 240. Dopo le elezioni del
25 giugno, dalle quali è uscito un parlamento frammentato in sette formazioni
politiche, il partito socialista ha tentato accordi con il partito di centro
destra, il Movimento nazionale Simeone II per formare una ampia coalizione. Ma
l’ex re Simeone di Sassonia Coburgo ha respinto l’ipotesi di entrare nel
governo.
Sono iniziate le operazioni di
voto in Guinea Bissau per il secondo turno delle elezioni presidenziali. Gli
elettori sono chiamati a scegliere il nuovo presidente della ex colonia
portoghese tra due ex capi di Stato: Malai Bacai Sanha, candidato del partito
attualmente al potere, e Joao Bernardo Vieira, presidente della Guinea Bissau
dal novembre 1980 al maggio 1999, quando venne deposto con un colpo di Stato.
Il ministro della
Cultura della Repubblica Ceca, Pavel Dostal, è morto stamani all’età di 62 anni
all’ospedale di Brno. Drammaturgo ed ex dissidente, come l’ex presidente Vaclav
Havel, ha fatto parte degli ultimi quattro governi socialdemocratici.
In Ucraina, un
intero villaggio è stato sgomberato dalle forze dell’ordine a causa di un incendio
scoppiato in un deposito di munizioni della località di Novobogdanikva. Le
fiamme hanno provocato numerose esplosioni all’interno dell'arsenale e una
donna è rimasta ferita.
La polizia spagnola ritiene che
dietro l’attentato di ieri a Santiago di Compostela, ci sia il movimento
indipendentista galiziano. Sono state fermate, infatti, due persone provenienti
dalla Galizia e appartenenti al gruppo indipendentista. I gruppi radicali
galiziani ricorrono non di rado ad azioni terroristiche. Nel 2003 gli uffici
del Partito Popolare, allora al governo in Galizia, e un ufficio dell'amministrazione
regionale galiziana furono più volte obiettivi di attentati.
Due persone sono rimaste ferite
per l’esplosione di un ordigno in un ristorante di Istanbul. Secondo la polizia
la deflagrazione, avvenuta ieri sera, è stata provocata da una bomba azionata
con un comando a distanza. L'azione non è stata rivendicata, ma le autorità
turche ritengono che si tratti di un nuova intimidazione del partito dei
lavoratori curdi (PKK).
In vista dei
colloqui multilaterali sul nucleare che si apriranno a Pechino nei prossimi
giorni, le due Coree hanno dichiarato di essere d’accordo nell’individuare,
come obiettivo, la creazione di una zona denuclearizzata nella penisola. A Pechino,
intanto, è arrivato anche il rappresentante americano che ha auspicato progressi
tali da consentire la prosecuzione del dialogo tra Corea del Sud, Stati Uniti,
Russia, Cina e Giappone con la Corea del Nord.
Miliziani armati
hanno assaltato una caserma delle forze di sicurezza ad Abidjan, in Costa
d’Avorio. Lo ha riferito il capitano delle forze di pace dell’ONU per il Paese
africano precisando che l’attacco ha provocato la morte di almeno 4 persone.
L’Alta Corte di
giustizia dell’Ecuador ha ordinato la carcerazione preventiva per l’ex presidente
Lucio Gutierrez, che si trova attualmente negli Stati Uniti dopo essere stato
destituito ad aprile dopo mobilitazioni popolari e manifestazioni di protesta .
Gutierrez è accusato di “attentato alla sicurezza dello Stato”. Il mandato di
arresto riguarda anche alcuni stretti collaboratori dell’ex presidente.
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