RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 204 - Testo della trasmissione di sabato 23 luglio 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime degli attentati a Sharm el-Sheikh. Il Papa chiede ancora una volta di rinunciare alla via della violenza per intraprendere quella della pace.

 

Il legame profondo tra montagna e spiritualità commentato ai nostri microfoni da mons. Gianfranco Ravasi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’attentato colpisce al cuore l’Egitto: la testimonianza del nunzio apostolico a Il Cairo, mons. Dino Brogi

 

Fermare la distruzione delle baraccopoli nello Zimbabwe: è l’appello lanciato dalle Nazioni Unite al presidente Robert Mugabe: ai nostri microfoni mons. Pius Ncube

 

La Chiesa non è contro i vaccini, ma invita ad adottare quelli non derivanti da embrioni abortiti. Con noi mons. Elio Sgreccia

 

Si conclude questa sera con la proiezione in anteprima de “I fantastici quattro” e la consegna dei premi la 35.ma edizione del Giffoni Film Festival: con noi un giovane giurato

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La reazione della Conferenza episcopale spagnola all’approvazione del progetto di legge di riforma della scuola.

 

Cina: rilasciato il vescovo sotterraneo di Zhending Giulio Jai Zhiguo. Dal 1980 ha trascorso 20 anni in prigione e altri agli arresti domiciliari

 

Messaggio dei vescovi giapponesi in occasione del 60° anniversario della fine della II Guerra Mondiale

 

Conclusa in Croazia la riunione della presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora tensione a Londra: evacuata, per un falso allarme, la stazione metropolitana di Mile End

 

Nel pomeriggio, il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, incontra a Ramallah il presidente palestinese, Abu Mazen

 

Al Qaeda rivendica il sequestro dei 2 diplomatici algerini in Iraq

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 luglio 2005

 

 

CORDOGLIO DI BENEDETTO XVI PER LE VITTIME

DEGLI ATTENTATI A SHARM EL-SHEIKH.

IL PAPA CHIEDE ANCORA UNA VOLTA DI RINUNCIARE ALLA VIA DELLA VIOLENZA

PER INTRAPRENDERE QUELLA DELLA PACE

DOMANI, ALL’ANGELUS DOMENICALE, L’INCONTRO DEL SANTO PADRE

CON I FEDELI VALDOSTANI A LES COMBES

 

Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime degli attentati, che nella notte hanno scosso la località turistica egiziana di Sharm el-Sheikh, provocando oltre 80 morti ed oltre 150 feriti. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, indirizzato alle autorità civili ed ecclesiastiche del Paese, il Pontefice condanna questi “atti insensati” e chiede “di rinunciare alla via della violenza, che causa così tante sofferenze alle popolazioni civili”. Benedetto XVI esorta, dunque, “ad abbracciare la via della pace”. Il Papa, si legge ancora nel messaggio, prega per l’eterno riposo di quanti sono morti a causa degli attentati ed invoca su quanti afflitti il conforto dell’Onnipotente.

 

La notizia della strage a Sharm el-Sheikh ha dunque profondamente rattristato il Papa, che si appresta a trascorrere il suo secondo fine settimana di riposo nella località valdostana di Les Combes. Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza:

 

**********

R. – Certamente è un clima che pesa su queste vacanze. Purtroppo, in questi giorni c’è stato un succedersi di eventi drammatici. Certamente, per il Papa, come ha detto l’altro giorno, si tratta di cose che sono costantemente pre­senti nei suoi pensieri. Quindi, queste vacanze non sono estranee a quello che succede.

 

D. – Stamani poi il direttore della Sala Stampa Vaticana, Navarro-Valls, nella ce­rimonia di consegna del premio Saint Vincent, ha fatto dichiarazioni al ri­guardo di questo terribile attentato a Sharm el-Sheik…

 

R. – Sì, ha detto che il Papa è stato informato immediatamente questa mattina, appena si è saputo della cosa. Certamente ha avuto ancora una volta modo di manifestare il suo profondo rincrescimento per quanto è successo e che poi ha manifestato nel telegramma che è stato reso noto ufficialmente. C’è una partecipazione vera, drammaticamente presente a questi fatti. L’altro, appunto, pur ricordando che non siamo di fronte a uno scontro di civiltà, ma che si tratta solo di gruppi fanatizzati, che tendono solo a declinare il lin­guaggio della violenza. Bisogna pregare costantemente perché prevalga il senso della giustizia, il senso della pace, il senso della convivenza, auspi­cando che il dialogo fra le tre grandi religioni monoteiste possa aiutare que­sto cammino.

 

D. – Domani l’Angelus domenicale a Les Combes: il secondo da quando il Santo Padre è in Valle d’Aosta. Che clima c’è? C’è attesa?

 

R. – C’è molta attesa ovviamente, c’è molta ansia di riuscire a vederlo. Bene­detto XVI, ogni giorno che passa, ha modo di manifestare di più quanto ap­prezzi, questo luogo e l’accoglienza che gli è stata riservata. Sempre oggi Navarro, proprio durante la cerimonia pubblica, sottolineando come il Papa si sia subito innamorato di questa terra, ha ripetuto come Benedetto XVI an­che l’altro giorno abbia in qualche modo voluto rinnovare il proprio stupore, la propria contenta constatazione di come la Valle d’Aosta l’abbia accolto in questi giorni.      

**********

 

 

IL LEGAME PROFONDO TRA MONTAGNA E SPIRITUALITA’

COMMENTATO AI NOSTRI MICROFONI DA MONS. GIANFRANCO RAVASI

- Con noi lo stesso Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano -

 

In questi giorni di soggiorno del Papa in Valle d’Aosta, abbiamo tutti occasione di andare almeno con il pensiero alla maestosità dei monti, all’ampiezza della visuale che si offre ad alta quota, al fascino delle vette che sembrano sfiorare il cielo. Tutto ciò da sempre suggerisce all’uomo momenti di intensa riflessione e, al credente, offre la disposizione d’animo per momenti di intensa preghiera. Sul rapporto tra montagna e spiritualità, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, mons. Gianfranco Ravasi:

 

**********

R. – Nella tradizione di tutte le culture, la montagna è vista come la sede dell’incontro tra il divino e l’umano, tra il terreno e il celeste. C’è quindi la tendenza a considerare, proprio per la sua verticalità, la montagna come il luogo dell’incontro col mistero divino. L’uomo, trovando la possibilità di essere l’homo erectus, che domina quindi l’orizzonte, in un certo senso ha voluto imitare lo svettare della montagna verso l’alto. In questa luce, dobbiamo considerare la montagna un segno, un simbolo del trascendente, di ciò che supera la quotidianità e l’oscurità della valle.

 

D. – La montagna, che nella Bibbia è sullo sfondo di eventi centrali, può diventare per l’uomo una metafora della vita?

 

R. – Pensiamo a tutta quella serie sterminata di monti cui fanno riferimento le Sacre Scritture. Se vogliamo sceglierne tre in maniera emblematica, pensiamo al Monte Sinai, al Monte Sion e al Monte Golgota. Riusciamo a vedere come questi tre monti abbiano in sé un significato che è decisamente legato all’ascensione dell’uomo verso le altezze dello Spirito.

 

D. – Il Sinai, il Tabor, il Monte delle Beatitudini e il Golgota sono alcune delle vette del ‘patrimonio’ cristiano. Quali sono i principali orientamenti che si possono ricavare da questo panorama biblico?

 

R. – I monti nella Bibbia sono sicuramente una presenza incessante ed una presenza simbolica. Pensiamo in modo particolare al Monte della Trasfigurazione: durante il cammino terreno, dietro i lembi di questo volto umano, come quello di Cristo, si rivela già il Suo mistero. Il monte diventa sede della scoperta del mistero, pur stando nella quotidianità. Sul Monte delle Beatitudini c’è la rivelazione del mistero di Cristo, della sua Parola, sulla quale si devono incamminare, tenendola come una fiaccola, i credenti che dovranno, però, continuare a vivere nella ‘valle’ della loro storia e della loro esistenza.

 

D. – Cosa rappresenta, dunque, la montagna per un cattolico?

 

R. – La montagna è lo staccarsi dalla banalità, dalla superficialità, dalla quotidianità per cercare di interrogarsi sulle questioni fondamentali dell’esistenza. Per il cristianesimo è un elemento più radicale, perché è la scoperta, attraverso il silenzio, attraverso la contemplazione della natura, di una parola e di una presenza che ci supera: è la parola e la presenza di Dio. La montagna è quasi il luogo ideale per poterla percepire. E’ come una sorta di monastero dello Spirito in cui si entra rompendo l’itinerario che abbiamo vissuto durante il resto dell’anno nella città. Tutti i grandi eventi di rivelazione, le grandi ‘epifanie’ della Bibbia sono state su una montagna. Dio ci parla dal monte, ma il monte non è soltanto una questione orografica.  E’ invece un atteggiamento dello spirito.

**********

 

 

NOMINA

        

In Angola, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ndalatando, presentata da mons. Pedro Luís Guido Scarpa, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini, per sopraggiunti limiti. Il Papa ha nominato vescovo di Ndalatando mons. Almeida Kanda, vicario generale della diocesi di Uíje

 

=====ooo======

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Un diabolico disegno contro l'uomo": una serie di esplosioni nella località balneare egiziana di Sharm el Sheikh causa decine di morti tra i turisti e la popolazione locale. Il telegramma di cordoglio di Benedetto XVI.

 

Nelle vaticane, le riflessioni del cardinale Stephen Fumio Hamao e dell'arcivescovo Agostino Marchetto sulla prossima Giornata mondiale del Turismo. 

 

Nelle estere, Iraq: Al Qaeda rivendica il sequestro dei due diplomatici algerini rapiti giovedì a Baghdad.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Alfonso Gatto dopo l'oblio": pubblicate tutte le poesie.

Un articolo di Agnello Baldi dal titolo "Mamma Lucia offrì il suo amore di madre a figli caduti lontano dalla propria casa": in un volume la storia della donna che diede sepoltura a più di 600 soldati tedeschi morti nella seconda guerra mondiale.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo

 

 

======ooo======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

23 luglio 2005

 

 

L’ATTENTATO COLPISCE AL CUORE L’EGITTO: LA TESTIMONIANZA

 DEL NUNZIO APOSTOLICO A IL CAIRO, MONS. BROGI

- Con noi lo stesso mons. Marco Dino Brogi -

 

83 i morti accertati per le esplosioni stanotte a Sharm El-Sheik, in Egitto, meta del turismo per eccellenza. La stragrande maggioranza delle vittime sono egiziane: tra gli otto stranieri, un italiano. Centinaia i feriti. Il servizio di Giada Aquilino:

 

**********

La matrice inequivocabile. La mano di Al Qaeda colpisce nuovamente l’Egitto. Ad entrare in azione le brigate Abdullah Azzam, che avevano già firmato gli attentati dell'ottobre 2004 a Taba, alla frontiera con Israele, e che hanno rivendicato i nuovi attacchi con un messaggio internet. Una serie di esplosioni contemporanee, almeno 3, ha colpito nella notte Sharm el Sheik, affollata da centinaia di turisti egiziani e stranieri. A scoppiare, secondo le prime ricostruzioni, due autobomba, di cui forse una guidata da un kamikaze, e un ordigno piazzato in uno zaino. E così, nel giorno in cui si celebra il 53simo anniversario della Rivoluzione del ‘52, che segnò la fine del regime di re Faruq e l’inizio della Repubblica Araba d'Egitto, il presidente Mubarak - pronto a ricandidarsi alle elezioni di settembre per un 5° mandato - si è trovato ad affrontare l’ennesima emergenza: ha visitato il Ghazàla Garden di Naama Bay, l'hotel più colpito dagli attentati, e poi l'ospedale dov’è ricoverata la maggior parte dei feriti. Unanime la condanna internazionale, in particolare del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, del presidente russo Putin, di quello della Commissione europea Barroso, delle autorità francese, greca, iraniana. Dall’Italia è giunto lo sdegno del presidente Ciampi e del premier Berlusconi, ma anche il dolore di tutta la popolazione, per la morte del connazionale Sebastiano Conti, siciliano di 34 anni, tra le vittime a Sharm.

**********

 

L’Egitto non è nuovo ad attentati terroristici. Ma ci possono essere distinzioni da fare rispetto al passato. Andrea Sarubbi ha chiesto al nunzio apostolico, mons. Marco Dino Brogi, se si possa parlare di una strategia contro la scelta filo-occidentale del presidente Mubarak:

 

**********

R. – Si dovrebbe dire di sì. A Taba, forse, gli attacchi erano diretti piuttosto verso gli israeliani, che sono proprio al confine. Possiamo pensare ad un attacco volutamente antiisraeliano. Ma sia a Il Cairo, in aprile, e sia specificatamente questa notte, si tratta di attacchi che intendono veramente destabilizzare il governo, colpendolo in quella che è forse la prima fonte di entrate per lo Stato. Le vittime dirette sono però i turisti: non so se si tratta anche di un attacco contro gli stranieri, in quanto portano soldi a questo Paese.

 

D. – Eccellenza, secondo lei, quali sono le cause del terrorismo nella regione e in particolare proprio in Egitto?

 

R. – Sono cause profonde di scontentezza, di disuguaglianza e di disparità che possono esacerbare gli animi. Certamente per quanto riguarda questo Paese, diciamo che sono tante le vittime e non solo coloro che sono colpiti fisicamente: le vittime sono anche coloro che non hanno la possibilità di una formazione e maturazione adeguata e quindi diventano preda per chi li volesse arruolare in azioni di distruzioni.

 

D. – L’Egitto ha un ruolo un po’ di cerniera tra Islam ed Occidente. In questo contesto quale può essere il ruolo dei cattolici nel Paese?

 

R. – Siamo una minoranza della minoranza cristiana. Cerchiamo di fare tutto il nostro possibile riguardo all’educazione, alla formazione. Ma le nostre sono tante gocce in un oceano.

**********

 

 

FERMARE LA DISTRUZIONE DELLE BARACCOPOLI NELLO ZIMBABWE:

 E’ L’APPELLO LANCIATO DALLE NAZIONI UNITE AL PRESIDENTE ROBERT MUGABE.

AI NOSTRI MICROFONI LA TESTIMONIANZA DI MONS. PIUS NCUBE,

ARCIVESCOVO DI BULAWAYO, SECONDA CITTA’ DEL PAESE AFRICANO

 

Le operazioni di distruzione delle baraccopoli in corso nello Zimbabwe costituiscono una catastrofe umanitaria e devono cessare immediatamente: lo sostiene l'Onu in un rapporto pubblicato ieri a New York, particolarmente severo nei confronti del regime del presidente Robert Mugabe. Il documento delle Nazioni Unite considera responsabile il governo di queste cosiddette operazioni di restauro urbano, che hanno reso senzatetto circa 700 mila persone, provocando “serie sofferenze” alla popolazione più povera del Paese africano. E una severa critica nei confronti delle demolizioni viene espressa anche da mons. Pius Ncube, arcivescovo della diocesi di Bulawayo, seconda città dello Zimbabwe, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – HE WENT TO DESTROY…

Sono stati distrutti i rifugi temporanei. Questa in Zimbabwe è la stagione più fredda. La gente si è ritrovata senza riparo: circa mezzo milione di persone si trova in questa situazione. Poi, sono stati distrutti i piccoli cottage che la gente si era costruita per mancanza di case. Il governo infatti non ha incrementato il numero delle abitazioni di cui hanno bisogno le persone. Sembra che Mugabe abbia forzato la gente ad andare in campagna per controllarla meglio, perché quando sono in città hanno più possibilità di accesso alle informazioni. Vuole controllare meglio le persone forzandole a spostarsi nelle zone rurali.

 

D. – Quest’operazione è stata largamente condannata dai leader della Chiesa e dalla comunità internazionale. Che cosa si può fare per fermare lo sradicamento di questa povera gente dalle proprie abitazioni?

 

R. – MY HOPE WAS…

La mia speranza è riposta nelle Nazioni Unite. Mugabe afferma di star solo distruggendo costruzioni che non servono. In realtà è la sua politica che ha rovinato l’economia dello Zimbabwe, che un tempo era tra i Paesi più ricchi dell’Africa. Ha anche impedito alle Nazioni Unite di portare aiuti alimentari alla popolazione. La gente sta morendo di fame. Non sarei sorpreso, se continuasse così, di veder morire migliaia di persone.

 

D. – C’è qualche iniziativa della Chiesa dello Zimbabwe per aiutare, dare un’assistenza alla gente dispersa dal governo di Mugabe?

 

R. – YES, THE CHURCH…

Sì, la Chiesa, i presbiteriani, i metodisti… stiamo cercando insieme di fornire ripari temporanei. Le persone non sanno come vivere da sole. Stiamo fornendo loro quindi cibo, riparo. Diamo loro vestiti, coperte, per i bisogni immediati, in modo da salvargli la vita.

**********

 

 

LA CHIESA NON E’ CONTRO I VACCINI MA INVITA AD ADOTTARE

QUELLI NON DERIVANTI DA EMBRIONI ABORTITI: I CHIARIMENTI

- Intervista con mons. Elio Sgreccia -

 

La pontificia Accademia per la vita ribadisce di non essere contro i vaccini, ma auspica che anche negli Usa sia possibile, per la rosolia, ricorrere ad un tipo di vaccino diverso da quello usato attualmente, che è derivato da cellule provenienti da embrioni abortiti preventivamente. Visto però che per ora, lì, non ve ne è un altro, è possibile ricorrervi, finché non ne esisterà uno diverso come per esempio in Italia. E’ quanto spiega mons. Elio Sgreccia presidente della Pontificia Accademia per la Vita che la scorsa settimana ha pubblicato uno studio sulla rivista Medicina e morale in risposta alle domande di alcune associazioni pro life statunitensi. Sul documento mons. Sgreccia al microfono di Debora Donnini.

 

**********

R. – Costituisce uno studio a seguito di una precisa domanda posta da alcuni gruppi di associazioni pro vita degli Stati Uniti, le quali si trovano di fronte a questo problema. Negli Stati Uniti si pratica la vaccinazione ai bambini delle scuole, obbligatoria, contro la rosolia, il morbillo, la parotite, ma soprattutto la rosolia, con un vaccino – il nostro documento non riguarda tutti i vaccini, ma questo vaccino – che si chiama RA27/3. E’ contro la rosolia, ma possono esserci anche vaccini trivalenti, contro rosolia, morbillo, parotite. Mentre in Italia si usano vaccini costruiti diversamente, usando cellule animali, gli Stati Uniti usano ancora un vaccino che è stato costruito con cellule provenienti da feti umani abortiti. Quindi c’è stata all’origine,  ma diversi anni fa, la collaborazione tra chi ha costruito il vaccino e chi ha fatto l’aborto. Questo è il punto che ha suscitato l’opposizione dei movimenti per la vita. Questa opposizione dei genitori alla vaccinazione nelle scuole urta sia le disposizioni statali, sia il bene dei bambini, i quali in quel preciso contesto geografico non hanno altri vaccini cui ricorrere: hanno solo quello. Non vaccinandoli, li si lascia esposti, ma solo perché il bambino infetto e non vaccinato, anche se non ha disturbi, può contagiare altri. Da una parte, c’è la necessità di vaccinare i bambini, dall’altra parte, c’è a disposizione in quelle zone degli Stati Uniti un vaccino che una ventina d’anni fa è stato prodotto utilizzando feti abortiti.

 

D. – Qual è stata la risposta che voi avete dato?

 

R. – La risposta è duplice: da un parte, si dice che utilizzare questi vaccini nel contesto preciso, lì negli Stati Uniti, è lecito perché lì non ci sono altri vaccini a disposizione adesso. E, d’altra parte, la ‘collaborazione’ con l’aborto è avvenuta a distanza di tempo e a distanza di luogo, quando sono state prelevate le prime cellule, poi moltiplicate e diffuse. Per chi fa adesso il vaccino, i medici che lo praticano, i bambini che lo ricevono, non c’è nessuna collaborazione colpevole, tanto meno formale. Questi non hanno niente a che fare con l’aborto fatto quella volta. E’ lecito lì, in questo momento, fare la vaccinazione, anzi è doveroso perché i bambini ne hanno bisogno. La seconda risposta è che però lo Stato deve sollecitare le industrie a fabbricare vaccini non ricorrendo a feti, tanto meno all’aborto, perché oggi con i progressi della scienza si possono fare bene efficaci vaccini, come succede in Europa, ricorrendo a cellule animali.

**********

 

 

SI CONCLUDE QUESTA SERA CON LA PROIEZIONE IN ANTEPRIMA

DE “I FANTASTICI QUATTRO” E LA CONSEGNA DEI PREMI, LA 35.MA EDIZIONE

 DEL GIFFONI FILM FESTIVAL. NATURA, LIBERTÀ, DIRITTI UMANI E COSCIENZA STORICA I TEMI CHE PIÙ HANNO COLPITO I MILLECINQUECENTO GIOVANI GIURATI

-  Il servizio di Luca Pellegrini -

 

**********

Un ragazzo della Palestina a fianco di un coetaneo di Israele; l’indiano vicino al serbo; il libico scambia idee con il tedesco: questo è Giffoni, al di là del cinema e della festa. Millecinquecento giovani che si confrontano, grazie ai tanti film proiettati, scambiando le loro esperienze e culture, e, soprattutto, dialogano sui temi che oggi preoccupano più che mai il nostro tempo. Ora, in chiusura, si traggono le somme, si metabolizzano i ricordi. Alessandro, un ragazzo alla sua prima esperienza al Festival, confessa perché è stato così importante partecipare:

 

“E’ stata un’esperienza davvero unica. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere tanti film, affrontando diversi temi, e abbiamo avuto anche l’opportunità di parlare del film, avere un dibattito. Abbiamo parlato di molte cose. Abbiamo parlato principalmente dei film, del razzismo, di tematiche che sono molto attuali e sulla nostra pelle. Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone con diverse abitudini, con diverse usanze e di diverse nazioni. E’ stata una cosa bellissima. Abbiamo capito che siamo tutti uguali alla fine e abbiamo tutti la stessa mentalità. Siamo tutti ragazzi di questo mondo e vogliamo vivere in pace”.

 

Naturalmente, come in ogni festival, ci sono dei vincitori, eletti grazie ad una votazione che compete esclusivamente ai giovani, suddivisi per fasce di età. Il tema della natura e della libertà ha colto i dodicenni che hanno premiato Duma di Carroll Ballard, un film ambientato in Kenya e che racconta le vicissitudini di Xan, dieci anni, alle prese col suo piccolo cucciolo di ghepardo. Più articolata la scelta dei quattordicenni, colpiti dal film del regista messicano Luis Mandoki, Voces inocentes, intensa storia di un ragazzino che si sottrae drammaticamente all’arruolamento forzato nell’esercito salvadoregno, fuggendo dal suo Paese sconvolto dalla guerra civile. Infine, i più adulti, che hanno scoperto il valore della storia e della coscienza nel tedesco Napola di Dennis Gansel, ambientato in una scuola impegnata nella formazione della classe dirigente nazista, attraverso uno spietato e scientifico indottrinamento. Che cosa ha colpito di questo film i giovani, alla luce anche degli avvenimenti e delle violenze che ci affliggono?

 

“Questo film è stato bellissimo e ha suscitato un grandissimo interesse in tutti quanti. Ci siamo tutti commossi alla fine del film. La cosa più interessante credo sia stato il punto di vista affrontato, che ha mostrato questi ragazzi che venivano addestrati per qualcosa di così terribile, il nazismo, ma che invece rivelavano la loro umanità. Si ribellavano a questo, riuscendo comunque a lottare contro tutto questo. Non credevano infatti a queste ideologie. E questo fa capire come tutti quanti, anche se ci troviamo dalla parte sbagliata, alla fine siamo essere umani e vogliamo tutti quanti la pace. E’ importantissimo, secondo me, ricordare questo, perché ricordando i terribili avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, il Nazismo e il Fascismo, è l’unico modo per evitare che succeda di nuovo”.

**********

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 24 luglio, 17esima Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta la Parabola della perla preziosa.  Gesù dice:

 

“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

Il Regno dei cieli, l’amore incrollabile del Padre, Figlio e Spirito Santo è per l’uomo la perla preziosa. Tutta la vita dell’uomo trova senso nella ricerca di questa perla. Quando la trova, vende tutto ciò che ha per comprarla. Il Signore vuol dire che l’uomo investe tutto se stesso per l’amore di Dio. Nessuna cosa può essere alternativa all’amore di Dio. Impegnando tutte le sue forze nell’amore di Dio salva se stesso, non perde nulla e qualsiasi altra cosa possa distoglierlo da questo non merita di essere considerata. La vita spirituale è la sapienza delle priorità. La vita spirituale richiede l’attenzione a ciò che veramente conta. Esiste anche un’arte di trascurare, di non prestare attenzione, di non cadere nella trappola del luccichio e delle fate morgane. Soprattutto, è per l’uomo decisivo sapere per quali cose consumerà i suoi giorni e le sue energie. Sbagliando questo bersaglio l’uomo si disperde e la sua vita affonda nell’oblio.

**********

 

 

======ooo======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

23 luglio 2005

 

 

IL GOVERNO SPAGNOLO APPROVA IL PROGETTO DI LEGGE DI RIFORMA DELLA SCUOLA. LA CONFERENZA EPISCOPALE: “NON RISPETTA GLI ACCORDI INTERNAZIONALI CON LA SANTA SEDE E I DIRITTI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE”

 

MADRID.= I vescovi spagnoli si pronunciano contro il progetto di legge di riforma sulla scuola approvato dal governo Zapatero. “Si tratta di un testo sconosciuto alla Commissione mista che si è riunita il 23 giugno sulle questioni che riguardano Chiesa e Stato perché fossero regolate secondo gli Accordi tra questo e Santa Sede”, si legge in un documento firmato dai presuli. Il testo della riforma prevede che l’insegnamento della religione sia volontario e che non abbia peso sulla valutazione del candidato per la promozione ad un corso superiore, per la concessione di borse di studio e l’accesso all’università. La Chiesa spagnola lamenta che la Legge organica dell’educazione (LOE) non è scaturita da alcun dialogo e da nessuna negoziazione con gli organi ecclesiali e che non ha tenuto in considerazione gli usi solitamente rispettati nelle materie oggetto dei trattati internazionali. In una nota del 31 marzo, la Conferenza episcopale aveva denunciato il testo non ancora approvato dal consiglio dei ministri chiedendo al governo di José Luis Rodriguez Zapatero di aprire un dialogo per un accordo sociale e politico in materia educativa. “Per la Chiesa - si affermava nella dichiarazione - è necessario che l'insegnamento della religione abbia gli stessi diritti e doveri di qualsiasi altro insegnamento fondamentale, altrimenti si violerebbero la Costituzione e gli accordi con la Santa Sede che l'esecutivo di Zapatero dice di voler rispettare”. I vescovi spagnoli non approvano il progetto di legge perché elimina il diritto fondamentale dei genitori a decidere sull’educazione dei loro figli in accordo con le loro convinzioni religiose, morali e pedagogiche; limita la libertà della scuola cattolica e delle altre istituzioni educative nell’esercizio dei diritti alla educazione; pone seriamente in pericolo l’insegnamento della religione nelle scuole e presenta un nuovo statuto per i docenti di religione che contraddice la reiterata giurisprudenza del Tribunale supremo. Il comunicato della Conferenza episcopale spagnola si conclude con un appello al rispetto degli Accordi internazionali con la Santa Sede e dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione. (T.C.)

 

 

CINA: RILASCIATO IL VESCOVO DI ZHENDING, GIULIO JAI ZHIGUO.

DAL 1980 HA TRASCORSO 20 ANNI IN PRIGIONE

E VIVE SPESSO AGLI ARRESTI DOMICILIARI

 

ZHENGDING. = Mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo di Zhengding, in Cina, (nella provincia nord-est dell’Hebei) è stato rilasciato. Ne dà notizia la Kung Foundation, citata dall’agenzia Asianews. Il prelato era stato portato via da 2 uomini il 4 luglio verso una destinazione sconosciuta ed è stato liberato il 7 luglio. Mons. Jia, 70 anni, è vescovo dal 1980 e ha già trascorso 20 anni in prigione. A capo di una delle diocesi più vitali dell’Hebei, la zona a più alta concentrazione di cattolici (circa 1 milione  e mezzo), vive quasi sempre agli arresti domiciliari. Quello del 4 luglio è stato il 6° arresto del prelato dal gennaio 2004. I ripetuti arresti e le molestie – avverte l’agenzia Asianews - sono un tentativo per convincere mons. Jia ad aderire all’Associazione patriottica, l'organo del Partito comunista cinese che cerca di controllare la Chiesa. (T.C.)

 

 

ricordare sempre il passato per impegnarsi

nella costruzione di un futuro migliore”.

COSI’ I vescovi giapponesi IN UN Messaggio in occasione del 60° anniversario della fine della II Guerra Mondiale

 

Hiroshima. = “La Chiesa cattolica giapponese deve avere la consapevolezza del suo ruolo profetico, sia nella missione di protezione della vita umana che nel chiedere perdono a Dio e a tutte quelle persone che hanno dovuto sopportare una immensa sofferenza durante la Seconda Guerra Mondiale”. Si apre con queste parole il messaggio per il 60° anniversario della fine della II Guerra Mondiale dei vescovi giapponesi, pubblicato in vista dell’annuale Periodo cattolico per la pace in Giappone che va dal 6 agosto, data della prima esplosione atomica sulla città di Hiroshima, al 15 agosto, data che segnò la fine della guerra. “In questo periodo – proseguono i vescovi –, invitiamo i fedeli giapponesi ad intensificare le loro preghiere per la pace nel mondo e a promuovere iniziative concrete per la soluzione pacifica dei conflitti”. Il messaggio vuole essere anche un monito a ricordare sempre il passato per impegnarsi nella costruzione di un futuro migliore. “ Il popolo giapponese – sottolineano i vescovi – ha imparato ad accettare la sua storia, fatta di invasioni e violente colonizzazioni. Riflettiamo su questo e ripartiamo!”. Le 140mila vittime della bomba atomica su Hiroshima saranno ricordate il 6 agosto nel corso di una cerimonia civile, con un minuto di preghiera alle 8.15 locali. Nel pomeriggio l’ordinario locale mons. Joseph Atsumi Misue presiederà, nella cattedrale della città, una solenne celebrazione eucaristica per la pace cui parteciperanno cattolici di tutte le diocesi del Giappone, tra cui una folta rappresentanza di fedeli di Nagasaki colpita dalla bomba il 9 agosto 1945. In questa data avrà luogo, nella seconda città martire giapponese, un’altra manifestazione commemorativa civile cui seguirà, per i fedeli cattolici, una celebrazione presieduta dall’arcivescovo Joseph Mitsuaki Takami. (R.A.)

 

 

CONCLUSA IN CROAZIA LA RIUNIONE DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA. ECUMENISMO E DIALOGO CON L’ISLAM

I TEMI PRINCIPALI. SULL’INCONTRO, INVIATA UNA LETTERA A BENEDETTO XVI

 

ZAGABRIA. = Si è concluso a Zagabria l’incontro della presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), l’organismo che riunisce le attuali 34 Conferenze del Vecchio Continente. Alla riunione, svoltasi dal 17 al 21 luglio, hanno preso parte mons. Amédée Grab, presidente, vescovo di Coira; il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, vicepresidente, arcivescovo di Londra-Westminster; il cardinale Josip Bozanić, vicepresidente, arcivescovo di Zagabria; mons. Aldo Giordano, segretario generale; mons. Andrew Summersgill, segretario generale della Conferenza episcopale inglese; mons. Vjekoslav Huzjak, segretario generale della Conferenza episcopale croata. I partecipanti sono stati ospiti dell’arcivescovo di Zagabria il cardinale Josip Bozanić. La presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa ha preparato l'assemblea plenaria del CCEE che vedrà riuniti a Roma, dal 29 settembre al 2 ottobre, tutti i presidenti delle Conferenze episcopali europee. In occasione del 40° anniversario della fine del Concilio Vaticano II, i presidenti delle Conferenze episcopali rifletteranno sulle prospettive future della Chiesa in Europa e prenderanno in esame l'evangelizzazione nel contesto di una cultura secolarizzata e la possibilità di un incontro tra le diverse chiese, religioni e culture allo scopo di dare all'Europa dei valori morali soprattutto davanti alle grandi sfide della bioetica. Da Zagabria è stata inviata una lettera indirizzata al Papa per informarlo dei progetti dei vescovi europei, con l'auspicio di un incontro con lui durante la plenaria. Un altro tema che ha occupato la presidenza CCEE è stato quello dell'ecumenismo. Si è esaminato il progetto di una terza assemblea ecumenica europea: un pellegrinaggio in quattro tappe che coinvolgerà tutti i Paesi e le Chiese in Europa. Inizierà a Roma il 24-27 gennaio 2006 e terminerà a Sibiu, in Romania, nel settembre 2007. È stata analizzato anche l'attuale processo di unificazione europea alla luce del recente dramma degli attentati terroristici a Londra e del “no” francese e olandese al trattato costituzionale dell'Unione. Altri temi all'ordine del giorno sono stati: la collaborazione tra vescovi europei e i vescovi africani e il rapporto con i musulmani nei Paesi europei. Il 18 luglio la presidenza ha incontrato il vicepresidente del governo croato Damir Polančec, il ministro Kolinda Grabar Kitarović, il ministro Dragan Primorac per uno scambio sulle problematiche europee di comune interesse. (T.C.)

 

 

 

======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

23 luglio 2005

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

Ancora momenti di tensione a Londra, dove questa mattina la stazione della metropolitana di Mile End, nella zona est della città, è stata evacuata per un falso allarme. Un passeggero aveva creduto di riconoscere uno dei 4 mancati attentatori del 21 luglio, le cui immagini sono state diffuse ieri dall’intelligence britannica. E proprio il capo di Scotland Yard, sir Ian Blair, stamani ha espresso soddisfazione per il buon andamento delle indagini sugli attentati di Londra. Tra la nottata e le prime ore del mattino la polizia britannica ha arrestato due uomini nell’area della Stockwell Station, dove ieri è stato ucciso da agenti di unità speciali un uomo sospettato di legami con organizzazioni terroristiche. Si svolgeranno, infine, questo pomeriggio, alle ore 15, nella parrocchia romana di Santa Maria della Presentazione, i funerali di Benedetta Ciaccia, la giovane italiana rimasta uccisa negli attentati del 7 luglio scorso.

 

Novità sul fronte dei sequestri in Iraq. C’è la mano di Al Qaeda dietro il rapimento dei due diplomatici algerini sequestrati a Baghdad due giorni fa, all’uscita da un ristorante nel distretto residenziale di Al Mansur. La rivendicazione è comparsa nella mattinata su un sito Internet islamico. Intanto, il ministero dell’Interno iracheno ha dato la notizia del fallimento del sequestro, sempre nella stessa zona della capitale, di un uomo d’affari indiano. Non si ferma, intanto, la violenza sul campo: almeno otto persone sono morte oggi in nuovi attacchi della guerriglia. Tre agenti della polizia e 3  tre soldati statunitensi sono rimasti uccisi in 2 diversi agguati nei pressi di Falluja. A Bagdad, inoltre, uomini armati a bordo di due auto hanno assassinato un altro agente, mentre alla periferia della capitale, le forze di sicurezza hanno ritrovato il corpo di un uomo, crivellato di colpi.

 

Continua la visita del segretario di Stato americano Condoleeza Rice in Medio Oriente. Questa mattina la sua attenzione è stata rivolta ai tragici fatti di Sharm el-Sheikh. Nel pomeriggio, il previsto incontro del capo della diplomazia statunitense con i dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese. Il colloquio fa seguito a quello di venerdì scorso con il premier israeliano, Ariel Sharon, e la visita lampo in Libano di ieri. Il servizio Andrea Cocco:

 

**********

Il ritiro degli israeliani da Gaza è il tema al centro dell’incontro che si svolgerà questo pomeriggio a Ramallah tra il segretario di Stato statunitense, Condoleeza Rice, e il presidente palestinese, Abu Mazen. Previsto al termine di una visita di tre giorni, l’incontro di oggi rappresenta la tappa finale dell’azione diplomatica intrapresa dalla Casa Bianca per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. Con i dirigenti palestinesi “parlerò della necessità di contrastare i tentativi dei terroristi di rompere questo momento di speranza”, aveva detto giovedì la Rice, in riferimento ai missili lanciati nei giorni scorsi dagli estremisti di Hamas a Gaza. Per Washington il successo del ritiro israeliano rappresenta infatti un elemento essenziale per rilanciare la Road Map, l’ultimo accordo internazionale per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Dal versante palestinese però si sottolinea la necessità di maggiori rassicurazioni sulle intenzioni del governo di Tel Aviv. “Abbiamo bisogno di risposte dagli israeliani”, ha dichiarato Abu Mazen. “Dobbiamo sapere quali sono i piani del governo Sharon e se Gaza diventerà un’enorme prigione dopo il ritiro”. Il vice premier palestinese, Nabil Chaath, ha esortato invece la Rice a fare pressioni sul governo di Israele affinché, al piano di ritiro di Sharon, segua la smobilitazione di altre colonie della Cisgiordania. Dal Medio Oriente non poteva mancare la condanna del capo della diplomazia americana agli attentati di questa notte a Sharm el-Sheikh. “Si tratta - ha detto la Rice - di atti insensati”.

**********

 

Non ha avuto grande seguito l’appello lanciato dal Muttahida Majlis-e-Amal (MMA), l’Alleanza dei partiti fondamentalisti musulmani del Pakistan, a scendere in piazza ieri, in concomitanza con i riti religiosi del venerdì, contro il giro di vite ordinato dal presidente, Musharraf, nei confronti degli estremisti islamici dopo gli attentati di Londra. Solo poche migliaia di persone hanno sfilato nella capitale, Islamabad, davanti alla Moschea Rossa, e a Karachi, Lahore, Quetta e Peshawar.

 

Il presidente del tribunale di Panjwayee, cittadina situata nella provincia di Kandahar, a sud dell'Afghanistan, e il vice governatore del distretto di Shah-Wali-khot sono stati uccisi dalla guerriglia talebana. Il portavoce dell’organizzazione, Latifullah Hakimi, ha rivendicato entrambi gli omicidi, aggiungendo inoltre che i ribelli hanno provocato la morte, sempre in giornata, un esponente della commissione elettorale a Kandahar.

 

Cinque miliziani del Partito dei lavoratori curdi (PKK) sono rimasti uccisi in un blitz condotto dall’esercito nella regione sudorientale di Sirnak, in Turchia. Lo riferisce l’ufficio del governatore della regione, ricordando che nella stessa zona, il 16 luglio scorso, i militari turchi avevano già ucciso dieci terroristi. L’esercito ha inoltre sequestrato un ingente quantitativo di esplosivo. Inoltre, ribelli curdi del PKK hanno annunciato di aver abbattuto un elicottero turco nel sud est del Paese.

 

Tutto pronto, in Guinea Bissau, per il secondo turno delle elezioni presidenziali di domani. Oltre 4 i milioni di euro impiegati per allestire la macchina elettorale. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

********

         Domenica sarà possibile votare dalle 7 del mattino alle 5 del pomeriggio nei 2.500 seggi disseminati nell’ex colonia portoghese. I due candidati in lizza, Malam Bacia Sanha, presidente di transizione, e Joao Bernardo Vieira, detto “Nino”, anch’egli ex capo di Stato si sono rivolti ai loro sostenitori facendo chiari riferimenti al passato, ai valori che determinarono l’indipendenza, ma non v’è dubbio che la ricandidatura di Jao Bernardo Vieira è preoccupante, considerata da molti una delle peggiori sciagure nella storia nazionale, costretto nel 1999 a fuggire dal Paese, in seguito ad una rivolta militare, con l’accusa di aver prosciugato le casse dello Stato. Governò il Paese in modo dispotico e clientelare. La tensione è naturalmente alta nel Paese. E’ in gioco il futuro di un popolo, ridotto in questi anni allo stremo per la mancanza soprattutto di una classe dirigente in grado di governare nell’interesse di tutti.

 

         Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Si riaccende la violenza nella Repubblica Democratica del Congo: ieri sera 13 civili sono stati uccisi in un villaggio nella zona orientale del Paese, dove l’ONU, insieme all’esercito congolese, conducono operazioni di sicurezza. L’agguato, attribuito con tutta probabilità ai ribelli della Forza democratica di liberazione del Rwanda (FDLR), avviene quindici giorni dopo quello perpetrato in un villaggio della zona di Kabarein, in cui 30 persone sono state bruciate vive, con l’accusa di aver agevolato le operazioni condotte dalle Nazioni Unite e dall’esercito della Repubblica. 

 

  L’ex primo ministro del Myanmar, Khin Nyunt, destituito in ottobre per corruzione, è stato condannato a 44 anni di carcere con sospensione condizionale della pena da un tribunale speciale nella capitale, Yangoon. Il processo a Nyunt era iniziato il 12 luglio nel carcere d’Insein, nel quale negli ultimi mesi sono state processate circa 300 persone legate al generale e ai servizi d’informazione militare di cui era stato il capo per 20 anni.

 

Marta Beatriz Roque, una delle più autorevoli esponenti del dissenso a Cuba, è stata arrestata ieri sera a L’Avana, insieme ad altri 21 attivisti politici. La Roque, unica donna arrestata nella repressione del 2003, avrebbe dovuto partecipare ad una manifestazione davanti all’ambasciata di Francia, per chiedere il rilascio dei prigionieri politici nelle carceri cubane.

 

Sale a 39 il bilancio delle vittime causate dagli scontri tra manifestanti e forze di polizia in Yemen. I disordini sono scoppiati in tutto il Paese a seguito della decisione del governo, martedì, di eliminare i sussidi statali ai prodotti petroliferi. La misura ha comportato un’impennata nel prezzo della benzina, più che raddoppiato nel giro di pochi giorni. Nella capitale, Sanàa, le forze armate hanno schierato i blindati a difesa degli edifici governativi.

 

E’ di 16 feriti il bilancio del sisma, che ha colpito questa mattina Tokyo, in Giappone. Il terremoto, di magnitudo 5,7 della scala Richter, ha provocato il crollo di una torre d’acciaio e il danneggiamento di un tetto. L’Agenzia meteorologica nazionale ha definito il sisma “moderato” e ha fugato qualsiasi timore che la scossa possa generare uno tsunami.

 

 

======ooo======