RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 201 - Testo della trasmissione di mercoledì 20 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pubblicato il programma del viaggio di Benedetto XVI a Colonia per la Giornata mondiale della gioventù

 

Il Papa incontrerà il clero della Valle d’Aosta, lunedì prossimo: ai nostri microfoni Salvatore Mazza

 Il turismo sia occasione di incontro pacifico tra i popoli e rispetti sempre la persona umana: è l’esortazione contenuta nel messaggio del cardinale Angelo Sodano, a nome del Santo Padre, per la prossima Giornata mondiale del turismo

 

Sradicare la piaga della violenza nella regione dei Grandi Laghi: così, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alla Conferenza per la riconciliazione, svoltasi in Tanzania

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Migliaia di fedeli, in gran parte musulmani, ai funerali di mons. Luigi Locati in Kenya: con noi padre Giuseppe Caramazza

 L’Iraq, sconvolto da un ennesimo attacco kamikaze, si ferma per tre minuti di silenzio: la riflessione di mons. Shlemon Warduni

23 morti e migliaia di feriti è il bilancio delle recenti alluvioni in Romania. Intervista con Andrea Enea

 

5 milioni di persone in Africa vittime di guerre negli ultimi 50 anni: la denuncia nel rapporto dell’ufficio ONU contro la droga e il crimine: il commento di Antonio Maria Costa

 La facoltà di Teologia dell’Ateneo Regina Apostolorum organizza per il prossimo anno accademico un Master su “Chiesa Ecumenismo e Religioni”: ce ne parlano Andreu Rocha Scarpetta e Luigi Del Prete

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nigeria: il vescovo di Abuja chiede la cancellazione di tutti i debiti davanti ai rappresentanti di quindici Paesi africani

Critiche al governo del Ciad: due giornalisti dell’Observateur condannati a pene detentive da un tribunale di N’djamena

 

Si conclude in Venezuela la ottantaquattresima Assemblea ordinaria dei vescovi

Si riaprono le frontiere nelle Molucche: si spera in una rinascita delle isole ed una ripresa economica anche attraverso il turismo

 

Alla Giornata mondiale della gioventù di Colonia per la prima volta una delegazione di giovani delle Pontificie Opere Missionarie

24 ORE NEL MONDO:

In Medio Oriente vacilla la tregua tra Hamas e ANP. Confermato il calendario del piano Sharon per il ritiro

 

Continua la crescita economica della Cina: negli ultimi sei mesi più  del 9,5 per cento del PIL.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 luglio 2005

 

 

IL PRIMO INCONTRO DEL PAPA A COLONIA CON I GIOVANI SARA’ IL 18 AGOSTO

SULLA BANCHINA DEL POLLER RHEINWIESER SUL RENO.

RESO NOTO DALLA SALA STAMPA IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO APOSTOLICO

DI BENEDETTO XVI PER LA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

 

La sala stampa della Santa Sede ha reso noto oggi il programma ufficiale del primo viaggio all'estero di Benedetto XVI, che si svolgerà dal 18 al 21 agosto, a Colonia per la ventesima giornata mondiale della gioventù. Il Papa partirà giovedì 18 agosto dall'aeroporto di Ciampino alle 10.00 e arriverà alle 12.00 all'aeroporto di Colonia-Bonn. Si trasferirà quindi in auto all'arcivescovado di Colonia dove risiederà durante la permanenza in Germania. Alle 16.30, il primo appuntamento pubblico, con la festa di accoglienza dei giovani: Benedetto XVI navigherà lungo il Reno a bordo del battello RheinEnergie. Dopo il discorso il Papa visiterà la cattedrale di Colonia. In serata il ritorno all'arcivescovado.

 

Venerdì è in programma l’incontro con il presidente della Repubblica federale di Germania, nella villa Hammerschmidt di Bonn. Alle 12.00 la visita alla sinagoga della città. Per il pranzo di venerdì, il Papa farà ritorno all'arcivescovado di Colonia, dove si intratterrà con alcuni giovani, in rappresentanza delle migliaia che arriveranno da tutto il mondo. Nel pomeriggio, prima un incontro con i seminaristi, poi un incontro ecumenico.

Sabato messa in privato, poi l'udienza alle autorità politiche e civili della Germania, sempre nell'arcivescovado. Nel pomeriggio Benedetto XVI incontrerà anche i rappresentanti di alcune comunità musulmane, prima di recarsi alla spianata di Marienfeld dove alle 20,30 inizierà la veglia con i giovani, uno dei momenti forti della GMG. Domenica mattina, alle 10.00, la messa conclusiva cui seguirà la preghiera mariana dell'Angelus. Prima di ripartire alle 19.15 per Roma, il Papa vedrà infine i vescovi della Germania e il comitato organizzatore della GMG. L'arrivo a Ciampino è previsto per le 21.15.

 

 

 

 

 

DECIMO GIORNO DI VACANZE PER BENEDETTO XVI IN VALLE D’AOSTA

 ALL’INSEGNA DEL RIPOSO E DELLA CONTEMPLAZIONE DELLA NATURA.

ANNUNCIATO L’INCONTRO DEL PAPA CON IL CLERO DELLA VALLE D’AOSTA,

 LUNEDI’ PROSSIMO A LES COMBES

- Con noi Salvatore Mazza -

 

         Decimo giorno di vacanze per Benedetto XVI nella località valdostana di Les Combes. Un periodo dedicato al riposo, ma anche allo studio e alla contem

 

plazione della natura. D’altro canto, mentre cresce l’attesa dei fedeli valdostani per l’appuntamento dell’Angelus domenicale, stamani la curia di Aosta ha annunciato stamani che lunedì prossimo il Papa incontrerà a Les Combes i sacerdoti della Valle d’Aosta. Intanto, visto il bel tempo, anche oggi pomeriggio Benedetto XVI potrebbe uscire dallo chalet per una passeggiata in alta quota. Una consuetudine, come sottolinea l’inviato a Les Combes di Avvenire, Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Il Papa anche con uno stile diverso rispetto a Giovanni Paolo II, che preferiva lunghe uscite tutti i giorni, sta comunque uscendo ogni giorno, nel pomeriggio, quando ha finito di lavorare. L’ha fatto anche con la pioggia e tanto più lo sta facendo in questi giorni, quando il tempo sembra essersi completamente ristabilito. Oggi, se possibile, è una giornata ancora più bella di quella di ieri ed è facilmente immaginabile che, chiusa la sua giornata di lavoro, come sempre verso le cinque, le cinque e mezza, il Papa uscirà.

 

D. - Oggi, l’Osservatore Romano, in prima pagina, pubblica immagini di Benedetto XVI dalla Valle d’Aosta. Si vede un Papa dal volto disteso, sereno, che guarda con attenzione le bellezze naturalistiche di Les Combes. Si può dire che, dunque, è questa la cifra del periodo di riposo di Benedetto XVI in Valle d’Aosta?

 

R. – Sì, realmente il Papa, anche domenica quando si è finalmente mostrato in pubblico, è apparso veramente sereno, rilassato, molto contento di trovarsi qui. Probabilmente, c’è da dire che è immaginabile che il Papa non si aspettasse una cosa del genere. Il portavoce vaticano domenica diceva che il Papa in qualche modo l’ha lasciato capire dicendo: “Era inimmaginabile poter stare in un ambiente così, con tanta privacy e tanta tranquillità”. L’ha voluto ribadire quando ha firmato il registro dei visitatori al museo di Les Combes, dedicato a Giovanni Paolo II, quando ha scritto: “Vi ringrazio per la bellezza di questi posti. Vi ringrazio per la vostra fede e per la vostra accoglienza”.

 

D. – Cresce la fede per l’appuntamento domenicale dell’Angelus con il Papa a Les Combes. Ma Benedetto XVI avrà anche un incontro significativo lunedì prossimo con il clero della Valle d’Aosta…

 

R. – Sì, la curia di Aosta ha diffuso stamattina un comunicato, sottolineando appunto che nella chiesetta di Introd il Papa incontrerà il clero della diocesi. E’ stata una sorpresa nel 1989: il primo anno che venne qui anche Giovanni Paolo II, nella stessa chiesetta, volle incontrare il clero della Valle d’Aosta. E’ un gesto sicuramente di rispetto, di affetto e di attenzione da parte del Papa. Dovrebbero esserci circa 120 sacerdoti. Sarà verosimilmente un momento di grande familiarità, di molto calore e di grandissima cordialità.

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IL PAPA NOMINA IL VESCOVO DI SKOPJE ED ESARCA APOSTOLICO

PER I FEDELI DI RITO BIZANTINO IN MACEDONIA

 

In Macedonia, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Skopje ed Esarca apostolico per i fedeli di rito bizantino in Macedonia mons. Kiro Stojanov, finora amministratore apostolico “sede vacante” della stessa diocesi e del medesimo Esarcato Apostolico.

 

 

IL PAPA ERIGE UNA NUOVA DIOCESI IN INDIA

 

Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Jaipur  in India, con territorio tratto dalla diocesi di Ajmer-Jaipur, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Agra. Il Pontefice ha nominato primo vescovo di Jaipur, mons. Oswald Lewis, trasferendolo dall’ufficio di coadiutore della diocesi di Meerut. Il Santo Padre ha cambiato il nome della diocesi Ajmer-Jaipur in Ajmer.

 

L’attuale chiesa parrocchiale di Our Lady of Annunciation Church di Malviyanagar, ad 8 km da Jaipur, sarà la Cattedrale della nuova diocesi e il Patrono sarà Cristo Re.

 

 

IL TURISMO SIA OCCASIONE DI INCONTRO PACIFICO TRA I POPOLI E RISPETTI

 SEMPRE LA PERSONA UMANA: E’ L’ESORTAZIONE CONTENUTA NEL

MESSAGGIO DEL CARDINALE ANGELO SODANO, A NOME DEL SANTO PADRE,

 PER LA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“Occorre tener sempre conto delle esigenze etiche connesse con il turismo”: è quanto si legge in un messaggio del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, a nome del Santo Padre per la prossima Giornata mondiale del Turismo, che si celebra il prossimo 27 settembre. Il tema di quest’anno è Viaggi e trasporti: dal mondo immaginario di Giulio Verne alla realtà del secolo XXI. Il documento è indirizzato al cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“E’ importante – si legge nel messaggio – che quanti hanno responsabilità” nell’ambito del turismo “si impegnino a favorire l’incontro pacifico fra le popolazioni, garantendo sicurezza e facilità di comunicazione”. I promotori, gli organizzatori e quanti lavorano nel settore turistico -  si legge ancora -  “sono chiamati a realizzare strutture che lo rendano sano, popolare ed economicamente sostenibile, avendo sempre ben chiaro che in ogni attività, e quindi anche nel turismo, fine primario deve restare sempre il rispetto della persona umana, nel contesto della ricerca del bene comune”.

 

 Chi viaggia per turismo -  è la viva esortazione contenuta nel documento - “deve essere mosso dal desiderio di incontrare gli altri, rispettandoli nella loro diversità personale, culturale e religiosa; deve essere pronto ad aprirsi al dialogo e alla comprensione e con i propri comportamenti veicolare sentimenti di rispetto, di solidarietà e di pace”. Non manca un riferimento alle comunità cristiane: accogliendo i turisti, queste “devono sentirsi impegnate ad offrire loro la possibilità di scoprire la ricchezza di Cristo incarnata non solo in monumenti e opere d’arte religiosa, ma nella vita quotidiana di una Chiesa viva”. Del resto -  conclude il messaggio per la Giornata -  “i viaggi, sin dall’inizio del Cristianesimo, hanno permesso e facilitato il diffondersi della Buona Novella in ogni angolo del mondo”.

 

Il messaggio si sofferma sulla figura di Giulio Verne al quale è dedicata la Giornata di quest’anno. “Uomo di lettere, viaggiatore e scrittore dalla fervida immaginazione – sottolinea il messaggio – Giulio Verne seppe coniugare intelligentemente nei suoi scritti fantasia e conoscenze scientifiche del suo tempo. I suoi viaggi, reali o immaginari costituirono di fatto un invito a consultare il nuovo atlante geografico ed una sfida alla responsabilità umana nell’affrontare i limiti che non potevano più essere ormai dissimulati”.

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SRADICARE LA PIAGA DELLA VIOLENZA PER COSTRUIRE UNA PACE SOLIDA

 NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI: COSI’, IL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE,

ALLA CONFERENZA PER LA RICONCILIAZIONE, SVOLTASI IN TANZANIA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“La pace è solida e forte quando il comandamento non uccidere viene accettato senza condizioni”: è quanto sottolineato dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alla Conferenza per la Riconciliazione, svoltasi il 18 luglio scorso in Tanzania. Il porporato ha messo l’accento sul bisogno di riconciliazione per i popoli della Regione dei Grandi Laghi. L’assise – informa un comunicato di Giustizia e Pace – è stata convocata per dare un’opportunità ai membri della Chiesa locale di individuare gli ostacoli alla pace nella regione e per trovare una soluzione ai problemi causati dal perseverare della violenza.

 

Durante l’incontro, i rappresentanti delle varie diocesi hanno sottolineato l’importanza del dialogo e della collaborazione fra le Chiese locali per costruire le basi della pace nella regione. Il giorno prima della conferenza, nel campo profughi di Mtabila e Muyovosi, il cardinale Martino assieme al cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam, e al vescovo burundese, Joachim Ntahondereye, hanno celebrato una messa, alla quale hanno preso parte 5 mila fedeli. Nell’omelia, il presidente di Giustizia e Pace ha riecheggiato le parole di Giovanni Paolo II, contenute nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2005: “Non arrenderti al male, ma vinci con il bene il male”.

 

Nei campi profughi della Tanzania vive oltre un milione e mezzo di rifugiati provenienti dal Burundi, la Repubblica Democratica del Congo e Rwanda, alcuni dal lontano 1972.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'Iraq con un articolo dal titolo "La tragica cadenza dell'orrore", in riferimento al continuo imperversare delle violenze che travaglia la quotidianità del popolo iracheno, impegnato a guadagnare un presente e un futuro di serenità e di pace.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Cardinale Angelo Sodano al cardinale Stephen Fumio Hamao in vista della Giornata Mondiale del Turismo fissata per il prossimo 27 settembre.

Una pagina dedicata al tema dell'Eucaristia.

 

Nelle estere, Medio Oriente: intesa per fermare gli scontri tra palestinesi; si stempera la protesta dei coloni israeliani. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "L'origine del divino nello spirito greco": ritorna "Gli dei della Grecia", il "classico" di Walter Otto.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 luglio 2005

 

 

MIGLIAIA DI FEDELI, IN GRAN PARTE MUSULMANI,

AI FUNERALI DI MONS. LUIGI LOCATI IN KENYA

- Intervista con padre Giuseppe Caramazza -

 

La diocesi di Isiolo, nel nord del Kenya, ha dato l’estremo saluto questa mattina al suo vescovo, mons. Luigi Locati, assassinato giovedì scorso nella sua diocesi da sconosciuti. Le esequie, presiedute dal nunzio apostolico mons. Lebeaupin nella cattedrale della città, si sono svolte in un clima di commozione ed alla presenza di migliaia di persone, a testimoniare l’impegno profuso dal vescovo in questi 40 anni di missione, soprattutto in favore dei giovani e dei poveri, senza distinzioni tribali o religiose. Dopo i funerali Roberto Piermarini ha raggiunto a Isiolo il direttore della rivista missionaria dei comboniani “New People”, padre Giuseppe Caramazza.

 

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R. – Ai funerali di mons. Locati hanno partecipato moltissime persone. C’erano 17 vescovi, il nunzio, rappresentanti di vescovi che non potevano venire, in Kenya ci sono 22 diocesi, circa 300 preti, circa 500 religiose e poi - non saprei dire quante - almeno 3 mila persone laiche.

 

D. – E’ stato letto un discorso del Papa?

 

R. – All’inizio il nunzio ha letto una lettera del cardinal Sodano che, a nome del Papa, salutando la diocesi, portava le sue condoglianze e assicurava la preghiera e la sua vicinanza a tutta la diocesi.

 

D. – Chi ha pronunciato l’omelia?

 

R. – L’omelia è stata pronunciata da mons. John Njue, nuovo  amministratore apostolico della diocesi di Isiolo. Durante la sua predica egli ha detto che la lezione più importante oggi veniva dallo stesso defunto che era presente in mezzo a noi, che ha dato più di 40 anni della sua vita per l’annuncio del Vangelo nella zona di Isiolo. Inoltre ha chiesto a tutti i cristiani di continuare nell’impegno dell’annuncio del Vangelo nella diocesi.

 

D. – Erano presenti anche non cristiani al rito?

 

R. – Credo che più o meno la metà dei laici fossero musulmani.

 

D. – C’erano anche i fratelli provenienti dalla diocesi di Vercelli, dove era originario mons. Locati?

 

R. – Sì, c’erano alcuni della famiglia di mons. Locati e don Franco Givone a rappresentare la diocesi con altri sacerdoti diocesani di Vercelli.

 

D. – Padre Caramazza, che cosa l’ha colpita di più di queste esequie?

 

R. – A me ha colpito molto come ieri sera la maggioranza delle persone presenti alla veglia funebre, che è durata tutta la notte, siano stati giovani, e quasi tutti musulmani. E’ da notare che all’interno della stessa casa del vescovo della nostra zona ci sono due scuole, una maschile e una femminile, aperte a tutti. Gli studenti, dunque, hanno partecipato alla veglia. Molti piangevano dicendo: “Abbiamo perso un padre”.

 

D. – Sul fronte delle indagini sugli autori dell’assassinio di mons. Locati ci sono delle novità?

 

R. – No, non si sa ancora nulla. Otto persone sono state arrestate. Si tratterebbe, però, in ogni caso, di pesci piccoli. Non si sa ancora, invece, nulla su chi sia il mandante.

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L’IRAQ, SCONVOLTO ANCHE OGGI DA UN ENNESIMO ATTACCO KAMIKAZE, HA RICORDATO CON TRE MINUTI DI SILENZIO LE VITTIME CIVILI DEL TERRORISMO:

ALL’INIZIATIVA SI E’ UNITA TRA GLI ALTRI, LA NOSTRA EMITTENTE

- Intervista con mons. Shlemon Warduni -

 

Ancora violenze in Iraq: un centro di reclutamento è stato teatro di un ennesimo attacco suicida: un kamikaze si è messo in fila tra le aspiranti reclute e si è fatto saltare in aria provocando la morte di almeno 10 persone. In questo scenario dominato dall’insicurezza, il clima di instabilità si riflette anche nella politica irachena. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Almeno quattro membri sunniti della Commissione incaricata di redigere la Costituzione si sono autosospesi dall’incarico all’indomani dell’uccisione di due loro colleghi a Baghdad. La decisione rischia di complicare il completamento della stesura del testo costituzionale, previsto ento metà agosto e che sarà sottoposto a referendum ad ottobre. I deputati sunniti hanno chiesto, inoltre, l’apertura di un’approfondita indagine governativa per chiarire la dinamica del duplice assassinio. La difficile situazione del Paese è drammaticamente confermata anche da un rapporto diffuso ieri dall’Oxford Research Group. La ricerca rivela che sono quasi 25 mila i civili morti dall’inizio della guerra nel 2003. Tra questi, almeno un quinto sono donne e bambini. Il dossier riferisce inoltre che, dall’inizio del conflitto, sono in media 34 i civili iracheni rimasti uccisi ogni giorno in seguito ad operazioni militari. Secondo il rapporto, il 37 per cento delle morti di civili sono state causate da azioni condotte da soldati della coalizione, il 36 per cento dalla violenza criminale ed il 9 per cento da attacchi di ribelli. In Gran Bretagna, intanto, saranno processati tre militari britannici per crimini di guerra: sono accusati di aver commesso abusi contro prigionieri iracheni. Al Qaeda torna, infine, a minacciare l’Europa: le brigate al-Masri - legate alla rete terroristica di Bin Laden - hanno lanciato via internet un ultimatum a tutti i Paesi europei impegnati in Iraq, intimandoli a ritirare le truppe entro un mese.

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Tutto l’Iraq, intanto, si è fermato alle 12.00 locali, le 10.00 in Italia, per osservare tre minuti di silenzio indetti dal Parlamento di Baghdad per commemorare i bambini uccisi nella strage di una settimana fa in un sobborgo a sud della capitale e tutte le vittime civili del terrorismo in Iraq. Sul senso di questa iniziativa, alla quale ha aderito anche la nostra emittente sospendendo le trasmissioni, ascoltiamo al microfono di Giada Aquilino, mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad:

 

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R. – E’ un significato importante per la Nazione e speriamo serva a far incontrare tutte le parti. Purtroppo i civili innocenti vengono uccisi ogni giorno di più. Ricordiamo i 32 bambini, le centinaia di persone vicino a un luogo di culto degli sciiti, i due membri che stavano scrivendo la nostra Costituzione: tutti uccisi recentemente.

 

D. – Che significato hanno assunto i minuti di silenzio proprio quando in Iraq si continua a morire?

 

R. – Un significato molto profondo, spirituale: quello di dire che dove si sente il rumore c’è sempre pericolo di vita; quando, invece, si entra nel silenzio la persona trova una dimensione di pace perché dove c’è il silenzio lì parla di più il Signore.

 

D. – Com’è stato il raccoglimento dei cristiani iracheni?

 

R. – Abbiamo pregato in chiesa. Abbiamo ricordato queste vittime e chiesto una grazia speciale per i terroristi, perché la smettano una volta per sempre.

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23 MORTI E MIGLIAIA DI FERITI E’ IL BILANCIO DELLE RECENTI ALLUVIONI

IN ROMANIA, DOPO IL TELEGRAMMA DEL PAPA IERI,

 UN APPROFONDIMENTO SULL’EMERGENZA NELLE ZONE ORIENTALI PIU’ COLPITE

- Intervista con Andrea Enea -

 

23 morti, migliaia di feriti, distese infinite di acqua, interi villaggi distrutti. E’ drammatico il bilancio dell’alluvione che ha colpito in queste settimane la Romania: il disastro naturale più grave degli ultimi 50 anni che ha danneggiato in particolare le zone orientali. “Il paese annega nelle lacrime”: titolava giorni fa un quotidiano di Bucarest. Ieri Papa Benedetto XVI ha espresso il suo dolore e la sua vicinanza spirituale al popolo romeno, in un telegramma inviato al nunzio apostolico al Paese dell’Europa dell’Est, che nel 2007 entrerà nell’Unione Europea. Ma a quanto ammontano i danni? Rosa Praticò lo ha chiesto alla corrispondente Ansa in Romania, Andrea Enea.

 

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R. – Secondo i primi dati, ancora preliminari, si parla di più di 60 milioni di euro. Bucarest, nella voce del presidente Traian Basescu ha chiesto a Bruxelles un aiuto di urgenza. Sembra che Bruxelles abbia accettato ed abbia deciso di inviare 20 milioni di euro dai Fondi Phare. Ci sono poi Paesi vicini alla Romania, come Germania, Olanda, Italia, che ci hanno offerto aiuto.

 

D. – La stampa locale ha parlato di fondi che dovevano essere destinati alla costruzione di dighe, ma che in realtà sono stati poi destinati altrove?

 

R. – Questi fondi sono serviti alla costruzione di case private ed altro. Speriamo ora che in questa ricostruzione, il nuovo  governo diretto dal liberale Tariceanu mantenga quanto ha promesso.

 

D. – E’ vero che si è trattato di un disastro annunciato?

 

R. – Certamente si poteva fare di più: si sarebbero potuto costruire ponti più solidi in passato; si sarebbe potuta fare una mappa delle regioni romene a rischio di inondazioni, ma queste mappe non esistono e le persone esposte alle inondazioni non sanno di essere ancora in pericolo e che le loro case sono in pericolo. Il governo passato, quello dei socialdemocratici, aveva promesso di realizzare questo tipo di misure in un piano adottato tre anni fa, ma non è mai stato realizzato.

 

D. – Cosa si intende fare in futuro?

 

R. – Le aspettative sono grandi, anche perché il premier Tariceanu, che si è dimesso tre settimane per un voto in Parlamento di una parziale riforma della giustizia, ha annunciato di voler rinunciare alle dimissioni, poiché il Paese ha ora bisogno di un governo stabile. Questa sera intende andare in Parlamento e presentarsi con un programma di riforme per l’emergenza di queste inondazioni.

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5 MILIONI DI PERSONE IN AFRICA VITTIME DI GUERRE NEGLI ULTIMI 50 ANNI:

LA DENUNCIA NEL RAPPORTO DELL’UFFICIO ONU CONTRO LA DROGA E IL CRIMINE

- Intervista con Antonio Maria Costa -

 

Cinque milioni di persone vittime delle guerre in Africa negli ultimi 50 anni: è uno dei dati messi in luce dal rapporto “Crimine e sviluppo in Africa” presentato in questi giorni a Roma al ministero degli Esteri da Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine. Lo studio mette in luce i diversi fattori socio-economici che rendono il continente nero vulnerabile al crimine. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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         Il crimine in Africa alimenta il sottosviluppo, il sottosviluppo facilita il crimine. Spezzare questo circolo vizioso è però possibile. Questo il messaggio lanciato dal rapporto “Crimine e sviluppo in Africa” in cui vengono analizzati i diversi problemi che attanagliano il continente africano. Oltre alla povertà, alla disoccupazione, alle malattie, alla fame, i mali altrettanto insidiosi che affliggono l’Africa sono la criminalità, lo sfruttamento, la tratta di essere di essere umani, il traffico di armi e di droga, la corruzione. Quali sono i fattori che rendono l’Africa vulnerabile al crimine? Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine:

 

“Fattori che in passato sono stati considerati elementi di forza di un’economia, in Africa, data la povertà, diventano elementi di debolezza: per esempio, la grande urbanizzazione che crea tensioni nelle città, nelle  bidonville, e che porta crimine. O l’età giovane: due terzi del continente africano ha un’età sotto i 25 anni e purtroppo i giovani sono estremamente vulnerabili al crimine. Di conseguenza diventano parte del problema, piuttosto che parte della soluzione di esso. Poi abbiamo altri elementi come  i divari di reddito. La percentuale della popolazione più ricca in Africa guadagna un reddito 30-35 volte maggiore della popolazione più povera”.

 

Importanti decisioni sono state prese al recente G8 in cui sono stati stanziati 50 miliardi di dollari per l’Africa, con l’impegno ad aumentare l’assistenza con maggiori aiuti a favore dello sviluppo, dell’abbattimento del debito e della lotta all’Aids. Quali sono, dunque, le aspettative per lo sviluppo dell’economia africana? Ancora Antonio Maria Costa:

 

“Le aspettative sono enormi perché riteniamo che 50 miliardi potrebbero effettivamente cambiare il futuro di questo continente. Se le strutture amministrative, alle quali noi come Nazioni Unite contribuiamo affinché siano oneste, affinché siano efficaci, verranno messe in cantiere, allora questi 50 miliardi cambieranno il destino del continente”.

 

Obiettivo pratico di questo studio è quello di stimolare i governi africani ad inserire la prevenzione e il controllo del crimine nelle politiche nazionali e  di rafforzare l’assistenza tecnica e la cooperazione allo  sviluppo della comunità internazionale nelle aree della giustizia, della legalità, della sanità e dell’istruzione dell’Africa.

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LA FACOLTÀ DI TEOLOGIA DELL’ATENEO REGINA APOSTOLORUM

ORGANIZZA PER IL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO

UN MASTER SU “CHIESA ECUMENISMO E RELIGIONI”

- Con noi, Andreu Rocha Scarpetta e Luigi Del Prete -

 

Si fa sempre più urgente il bisogno di una conoscenza interreligiosa. Per questo la Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha organizzato un master su “Chiesa Ecumenismo e Religioni” che partirà all’inizio del prossimo anno accademico. Ce ne parla Rita Anaclerio:

 

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Quali mansioni ha un imam? La stregoneria è molto seguita dai giovani? A queste ed altre domande cercherà di rispondere un master organizzato dalla Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum su “Chiesa Ecumenismo e Religioni” che inizierà il mese di ottobre 2005. Si propone obiettivi molto chiari, come ci spiega il prof. Andreu Rocha Scarpetta, direttore del master:

 

“Questo master cerca di offrire un primo livello per andare verso una comprensione ecumenica e religiosa, cioè fornire l’informazione di base al credente o studente cattolico sulle altre confessioni cristiane, le altre religioni, i nuovi movimenti religiosi e il rapporto che hanno con la Chiesa cattolica”.

 

Uno studio storico, quindi, ma anche con uno sguardo all’attualità ed ai nuovi fenomeni settari, come ci indica il prof. Scarpetta:

 

“Si tratta dei cosiddetti movimenti religiosi alternativi, tendenze religiose che hanno una identità particolare, tra cui troviamo il satanismo e la stregoneria”.

 

Ma quanto può essere formativo per i ragazzi, in particolare, un master di approfondimento interreligioso. Ce lo spiega Luigi Del Prete, responsabile del master presso la Fondazione Villaggio dei Ragazzi:

 

“I ragazzi possono decidere e capire come sono le religioni. Oggi, si sa, non si parla molto di queste cose, basta avere un tipo di ideale. Sicuramente verrà accolto in modo molto positivo”.

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CHIESA E SOCIETA’

20 luglio 2005

 

 

Nigeria: il VESCOVO DI ABUJA CHIEDE la CANCELLAZIONE DI TUTTI I DEBITI

davanti ai rappresentanti di 15 paesi africani

 

ABUJA. = “In Africa c’è miseria ovunque e non è quello che Dio vuole. Egli ha creato tutti gli esseri umani uguali”. Lo ha detto l’arcivescovo di Abuja, monsignor John Onaiyekan, davanti ai rappresentanti dei fedeli di 15 paesi africani, facendo appello al Club di Parigi perché si vada oltre un parziale annullamento del debito estero e si provveda invece alla totale cancellazione per tutti i paesi africani. Secondo l'agenzia di notizie Cisa, pur esprimendo apprezzamento per le recenti iniziative dei Paesi e degli enti creditori, il presule ha sottolineato che l’ammontare del debito cancellato alla Nigeria non basta a far uscire il Paese dalla povertà; la Nigeria ha ottenuto una serie di provvedimenti e rinegoziazioni per cancellare il 60% del suo debito, 18 miliardi di dollari, su un totale di 32. (T.C.)

 

 

CRITICHE AL GOVERNO DEL CIAD: DUE GIORNALISTI DELL’OBSERVATEUR

CONDANNATI A PENE DETENTIVE DA UN TRIBUNALE DI N’DJAMENA

 

N’DJAMENA. = Sono stati condannati a pene detentive e al pagamento di un’ammenda due giornalisti ciadiani giudicati colpevoli per aver violato la legge nazionale sulla “diffamazione a mezzo stampa e incitamento all’odio”. Lo ha deciso un Tribunale della capitale N’Djamena che, ieri, ha emesso le condanne nei confronti di Garondè Djarma (tre anni di reclusione) e Samory Ngaradoumbè (tre mesi). Entrambi i giornalisti sono stati condannati per aver scritto sull’operato del presidente ciadiano Idriss Deby, pubblicati nei mesi scorsi sul giornale “L’Observateur”. In particolare, a Djarma sarebbe stato contestato un articolo sul referendum di modifica costituzionale approvato lo scorso giugno che permetterà a Deby di ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale nel 2006. Al coordinatore editoriale Ngaradoumbè sarebbe stata contestata la pubblicazione di una lettera anonima in cui venivano criticati una serie di arresti compiuti ai danni di esponenti della comunità Kreda. I legali dei due reporter hanno fatto sapere che ricorreranno in appello. Per un terzo giornalista, Michael Didama del settimanale Le Temps, comparso sempre ieri davanti alla corte, il procuratore di Stato ha chiesto una condanna a 18 mesi per aver diffuso notizie di massacri di civili avvenuti nelle zone orientali del Paese. Le condanne sono state criticate dai principali organi internazionali di tutela della libertà di stampa (Rsf e Cpj) che hanno definito “inaccettabili” i provvedimenti. (T.C.)

 

 

SI CONCLUDE IN VENEZUELA LA OTTANTAQUATTRESIMA ASSEMBLEA ORDINARIA

DEI VESCOVI. IN UN DOCUMENTO LA DENUNCIA DA PARTE DEI PRESULI

 DEI MALESSERI DELLA SOCIETÁ

 

CARACAS. = “La causa della verità e della libertà, della giustizia e della solidarietà, della riconciliazione e della pace, è compito irrinunciabile della Chiesa, per la funzione e il servizio all’umanità che impregna la sua missione evangelizzatrice. La nostra coscienza di cristiani esige da noi, che siamo fermento di vita nuova all’interno della società, di essere al servizio della persona, della verità, della vita, del bene, della giustizia”. L’esortazione viene dai vescovi della Chiesa venezuelana, in apertura del loro messaggio intitolato “Il Signore tuo Dio adorerai e solo Lui servirai”, reso noto a conclusione della 84.ma Assemblea Ordinaria dell’episcopato. Il documento è diviso in 3 capitoli: La missione della Chiesa; Il Paese ha bisogno di un cambiamento di atteggiamento; Scommettere per la vita, la giustizia e la verità. Si articola in una disamina della situazione in cui si trova il Paese e, alla luce del messaggio cristiano, propone e sollecita alcune soluzioni per gli urgenti problemi che attanagliano la popolazione. I vescovi sottolineano l’importanza della comunione e dell’unità tra tutti i membri della Chiesa: valori e segni del Cristianesimo devono essere evocati e potenziati nel Venezuela di oggi - si legge nel messaggio - perché illuminino i sentieri che il Paese deve percorrere. In questa prospettiva i vescovi ribadiscono l’opzione della Chiesa per una cultura della vita e della pace e il rifiuto di tutto ciò che è cultura della morte: “Sosteniamo quanto promuova la riconciliazione e permetta di superare la semina di odio e di divisione”. Il documento denuncia inoltre la polarizzazione ed il malessere interiore persistenti che condizionano il giudizio su tutta la realtà sociale, ostacolano il dialogo, l’accordo e la collaborazione per il bene comune. “La nostra società ha bisogno di un clima diverso”, notano i vescovi, mentre rilevano l’urgenza di “cercare insieme la verità concreta di ogni giorno, nelle molte situazioni difficili che devono affrontare le persone e il Paese”. Netto il rifiuto dei presuli del relativismo etico-morale che rende gli interessi individuali o dei gruppi la norma assoluta dell’agire. La Chiesa venezuelana ha espresso inoltre la sua solidarietà con le vittime delle diverse forme di violenza che sono diventate quotidiane, denuncia il flagello degli assassini dei fine settimana, i massacri e la morte di giovani soldati in differenti istituzioni militari, i regolamenti di conti nei quartieri, la delinquenza incontrollata, i sequestri… tutte situazioni che stanno deteriorando gravemente la società. Infine i vescovi si sono espressi anche a difesa del diritto alla vita. (T.C.)

 

 

Si riaprono le frontiere nelle Molucche: si spera in una rinascita

delle isole eD IN una ripresa economica anche attraverso il turismo

 

AMBON. = Il governo indonesiano ha consentito la riapertura delle frontiere nelle isole Mollucche cercando di promuovere gli ingressi turistici. I problemi di povertà e disoccupazione che la popolazione sta affrontando, triste eredità della guerra civile, hanno indotto gli organi amministrativi ad incentivare l’economia del Paese attraverso il turismo. Dal 2000 infatti la guerra civile che ha colpito le “isole delle spezie” ha del tutto allontanato ogni prospettiva di ingresso di stranieri e le frontiere sono rimaste chiuse per molto tempo per motivi di sicurezza. Dopo l’accordo di pace siglato a Malino nel 2002, sta faticosamente tornando la normalità ed è in ripresa la vita economica e sociale. Sebbene vi siano ancora rari episodi di violenza, la pacificazione fa passi avanti anche grazie al lavoro delle Organizzazioni non governative e delle Chiese cristiane, che svolgono un’opera di riconciliazione nelle scuole, nei quartieri, nei centri sociali. Molti fra i cittadini molucchesi, che avevano lasciato le isole in seguito alla guerra (in totale oltre cinquecentomila), sono rientrati a casa ma manca il lavoro e un quarto degli abitanti di Ambon vive in stato di indigenza. In questa situazione le autorità civili (che continuano a ricevere aiuti finanziari dalle agenzie dell’Onu), stanno cercando di attivare tutti i canali possibili, fra i quali il turismo, per aumentare il benessere della popolazione. (T.C.)

 

 

ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DI COLONIA PER LA PRIMA VOLTA

 UNA DELEGAZIONE DI GIOVANI DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE

 

ROMA. = Alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia (Germania), sarà presente per la prima volta una delegazione di 150 giovani di tutti i continenti legati alle Pontificie Opere Missionarie (POM). “Da qualche tempo i Direttori nazionali delle POM stanno discutendo sulla dimensione missionaria della pastorale giovanile”: dice all’Agenzia Fides mons. Giuseppe Pellegrini, vicedirettore delle POM d’Italia e assistente del Movimento Giovanile Missionario. Siamo consapevoli che i giovani, pur nella loro fragilità, sono una ricchezza, una speranza, una risorsa anche per la Missione. Molti di loro sono disponibili ad andare lontano, sono già impegnati per la missione, vivono cammini o esperienze missionarie. Tutti i Paesi in cui sono presenti le Pontificie Opere Missionarie sono stati invitati ad inviare una delegazione formata da 2 giovani tra i 18 ed i 31 anni, già impegnati con le POM o aderenti ad un movimento giovanile legato alle POM. Un animatore spiega a Fides: “Ci sono pervenute ad oggi 150 adesioni da 50 nazioni di tutti i continenti. Oltre all’Europa sono rappresentati tutti i Paesi dell’America, buona parte di Africa, Asia ed anche Oceania, con la Papua Nuova Guinea”, riferisce Giorgio Minella, responsabile del Segretariato Europeo che ha avuto l’incarico di portare avanti l’iniziativa. La delegazione dei giovani delle POM seguirà il programma ormai collaudato di tutte le GMG. Dall’11 al 15 agosto i giovani saranno ospitati presso le famiglie della diocesi di Limburg, suddivisi tra Wiesbaden, Hofheim e Flörsheim, per il gemellaggio con i giovani tedeschi. Il 15 agosto il trasferimento a Dusseldorf, nel campo tenda internazionale allestito dagli scout. Dal 17 al 19 agosto la delegazione POM svolgeranno alcune attività di animazione missionaria e di preghiera nell’ambito del programma “Incontragiovani” per comunicare ai giovani presenti alla GMG la loro esperienza di vita a servizio della Missione. Nella chiesa di S. Peter, nel centro di Dusseldorf, sarà allestita una Mostra Missionaria che resterà aperta dal 17 al 19 agosto, in cui i giovani delle POM presenteranno ai coetanei la realtà missionaria nei cinque continenti, con le loro testimonianze dirette. La sera del 17 agosto ci sarà spazio per una rappresentazione teatrale organizzata da padre Michel Besse, intitolata “La leggenda di Tumai”: 400 giovani si esprimeranno con danze, canti, mimi, dialoghi sul tema della missione. Quindi, la sera del 18 agosto, la delegazione animerà la recita del Rosario meditando i misteri della Luce: ogni decina di Rosario sarà dedicata ad un continente. (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 luglio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Diventa sempre più internazionale l’indagine sugli attentati di Londra. Oltre cento fondamentalisti islamici sono stati arrestati in Pakistan nell’ambito delle indagini per i presunti legami con il gruppo di terroristi che il 7 luglio ha compiuto gli attacchi nella capitale britannica. Nello Stato indiano del Kashmir, intanto, un kamikaze si è fatto esplodere con un’autobomba contro una jeep militare nei pressi di una scuola a Srinagar. L’attentato è stato rivendicato dal gruppo separatista della regione, Hizbul Mujaheddin.

 

È ancora alta la tensione in Medio Oriente. Nei Territori palestinesi, vacilla la tregua interna siglata da Hamas ed Al Fatah: stamattina 6 persone sono rimaste ferite in un nuovo scontro a fuoco. Ore difficili anche in Israele, per l’opposizione della destra nazionalista e confessionale al ritiro da Gaza, annunciato dal premier Sharon. Il servizio è di Andrea Cocco:

 

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Era iniziata con una buona notizia la mattinata in Medio Oriente. Nella notte, infatti, era stata finalmente raggiunta un'intesa tra il movimento islamico Hamas e l'Autorità nazionale palestinese per un cessate il fuoco. L’accordo avrebbe dovuto mettere fine agli scontri tra palestinesi, scoppiati nella striscia di Gaza dopo i tentativi dell'Autorità palestinese di fermare il lancio di missili da parte degli estremisti di Hamas contro gli israeliani. Ma l'ottimismo è durato poche ore. Almeno sei palestinesi sono rimasti feriti a seguito di nuovi scontri scoppiati tra militanti di Hamas e le forze dell'autorità palestinese. Il primo incidente è avvenuto a seguito del tentativo di un veicolo, con a bordo uomini armati di Hamas, di evadere un posto di blocco dell’ANP. Successivamente presunti militanti del movimento estremista islamico hanno aperto il fuoco nella città di Gaza contro  l'abitazione di un alto esponente di Fatah e del  comando del capo della polizia. Intanto, sul versante israeliano proseguono le manifestazioni degli estremisti contro il piano per il ritiro da Gaza previsto per la metà di agosto. Nella mattinata, a Gerusalemme, alcune dozzine di giovani studenti di un collegio rabbinico hanno versato olio su una strada, bruciato stracci e lanciato uova contro le automobili in transito. Ma le proteste degli estremisti israeliani non riescono a trovare una sponda adeguata nelle forze politiche istituzionali. Questa mattina la Knesset, il parlamento di Tel Aviv, ha respinto con 60 voti contrari e solo 40 favorevoli, una proposta di legge che mirava a far slittare di mesi le operazioni di sgombero dei coloni da Gaza. Anche la marcia alla volta di Gaza intrapresa dai radicali nazionalisti è in fase di smobilitazione. I dirigenti della protesta hanno esortato i 7000-1000 militanti a tornare a casa per evitare scontri con l’esercito israeliano che presidia con 10 mila soldati e poliziotti la località di Kfar Maimón e che ha ricevuto dal ministro della Difesa, israeliano Shaul Mofaz pieno mandato per bloccare la marcia.

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 Il Libano ha il suo nuovo governo. Ad annunciarlo, ieri pomeriggio, è stato il premier incaricato Fuad Sinora. Si tratta del primo esecutivo dopo il ritiro delle truppe siriane dal territorio. 24 i neo ministri, tra cui è compreso un esponente del movimento sciita Hezbollah al quale è stato affidato il dicastero dell’energia. La notizia ha provocato le prime reazioni. Gli Usa hanno dichiarato che non tratteranno con l’esponente del movimento Hezbollah, considerato un’organizzazione terroristica.

 

Non si ferma la crescita dell’economia cinese: stamattina il governo di Pechino ha annunciato che, negli ultimi sei mesi, il Prodotto interno lordo è aumentato del 9,5 per cento. Notevole, soprattutto, l’incremento della produzione industriale, cresciuta di oltre il 16 per cento. Il commento di padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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R. – La Cina è il Paese in cui avvengono i maggiori investimenti mondiali: tutte le industrie del mondo cercano ormai di trasferire le produzioni in Cina e, quindi, gli investimenti esteri sono cresciuti in un modo veramente eccezionale. Quello che ha la Cina di buono per l’economia è uno stabile sistema politico - forse addirittura fin troppo stabile - una manodopera a basso costo e delle strutture piuttosto efficienti per le comunicazioni.

 

D. – Qual è il prezzo della crescita economica della Cina?

 

R. – Questa crescita paga il prezzo di una ineguale diffusione della ricchezza: ci sono alcune città - come Shangai, Pechino, eccetera - che sono ricchissime, come pure le città della costa, ma poi c’è tutta la campagna che è poverissima. Inoltre, le tensioni sociali sono diventate enormi ed ogni giorno si assiste a manifestazioni di persone licenziate, pensionati senza pensioni ed altre categorie in difficoltà contro qualche rappresentante politico o contro industrie che, per esempio, inquinano, oppure derubano o sono corrotte… e così via.

 

D.- L’Occidente accusa Pechino di crescere economicamente senza, però, rispettare le regole del commercio mondiale…

 

R. – Per quanto riguarda le regole del commercio mondiale, per la Cina c’è un problema, perché non si riesce ancora ad inquadrarla come un Paese del Terzo Mondo oppure come un Paese altamente sviluppato. La comunità internazionale sta cercando di collocarla, ma nel frattempo la Cina riesce a trovare vantaggio sia presentandosi in un modo, sia nell’altro. Più che altro, comunque, direi che il problema nel Paese è la questione dei diritti umani e dei diritti del lavoro. Ed è una questione fondamentale, anche perché attualmente la Cina si trova in un momento molto difficile per l’economia domestica ed ha bisogno di potenziare il consumo interno. Per potenziare il consumo interno, però, dovrebbe aumentare i salari, in modo tale da favorire una maggiore diffusione della ricchezza ed anche una maggiore tranquillità sociale.

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 In Ucraina due reattori di due centrali nucleari sono stati chiusi a causa di un guasto. Fonti ufficiali hanno riferito che non ci sono state fughe radioattive. Piccole disfunzioni si verificano spesso nei 15 reattori nucleari del Paese. L’Ucraina fu nel 1986 teatro della catastrofe nucleare di Cernobyl, il peggior disastro atomico della storia.

Tragico incidente in Senegal, dove all’alba di oggi due autobus si sono scontrati sulla strada che unisce la capitale Dakar alla città di Thies. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbero almeno 14 i morti e 21 i feriti. All’origine della sciagura, sembra, l’errore di uno dei due autisti.

 

Tre vittime dell’influenza aviaria in Indonesia. A confermare i primi decessi per il virus nell’arcipelago asiatico è stato il ministro della Salute indonesiano dopo i risultati positivi dei test condotti su un uomo di 39 anni e le sue due figlie.

 

 

 

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