RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
200 - Testo della trasmissione di martedì 19 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
20 anni fa la tragedia di Stava, nel Nord Italia: con Noi Graziano Lucchi
CHIESA E SOCIETA’:
Condannati
a tre anni di prigione nel Laos due cristiani
Ieri
in India le prime udienze del tribunale popolare dei dalit cristiani
Ecuador:
carceri troppo affollate e carenza di personale medico
Parte oggi dalla Stazione Termini di
Roma una campagna per la promozione della pace
Medio
Oriente: l’uccisione di due palestinesi e manifestazioni di protesta contro il
ritiro israeliano
In
Cecenia 13 morti nell’attacco ad una camionetta della polizia
19
luglio 2005
LA VICINANZA DI BENEDETTO XVI ALLE POPOLAZIONI
ROMENE
COLPITE DALLE INONDAZIONI. IL PAPA ESPRIME IL SUO
CORDOGLIO
PER LE
VITTIME IN UN TELEGRAMMA AL NUNZIO APOSTOLICO IN ROMANIA,
MONS. JEAN-CLAUDE PERISSET
- A cura di Alessandro Gisotti -
Benedetto XVI segue con
“apprensione il dramma delle popolazioni romene, colpite dalle piogge torrenziali”
che in questi giorni hanno provocato “lutti, devastazioni e gravi danni” nel
Paese balcanico.
In un telegramma a firma del
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, indirizzato al nunzio apostolico
in Romania, mons. Jean-Claude Périsset, il Papa esprime la sua vicinanza
spirituale a quanti, in questa nazione a lui cara, “soffrono per la morte di
propri cari”, “sono senza casa o sono stati costretti a lasciare le proprie
cose e si trovano ora in gravi difficoltà”.
In questo triste frangente -
conclude il telegramma - Benedetto XVI invoca la consolazione del Signore ed
invia una speciale Benedizione Apostolica, quale segno del suo affetto per la
popolazione romena.
ALL’INSEGNA DELLA SERENITA’, PROSEGUE IL PERIODO
DI RIPOSO
DI
BENEDETTO XVI IN VALLE D’AOSTA.
L’AFFETTO
DELLA COMUNITA’ LOCALE PER IL PAPA,
TESTIMONIATA AI NOSTRI MICROFONI DAL SINDACO DI INTROD, OSVALDO
NAUDIN
Splende il sole su Les Combes d’Introd, dove Benedetto XVI sta trascorrendo
un periodo di riposo da lunedì 11 luglio. Dopo la pioggia di ieri il bel tempo
di oggi potrebbe invitare il Papa ad uscire dalla sua residenza per una
passeggiata, come ci riferisce l’inviato di Avvenire a Les Combes,
Salvatore Mazza, al microfono di Alessandro Gisotti:
**********
R. –
Ieri è piovuto tutto il giorno. Ci sono stati anche dei forti temporali. Il
Papa è quindi rimasto tutto il giorno nello chalet. Oggi è prevedibile che
almeno il pomeriggio esca di nuovo, perché la giornata è veramente magnifica e
francamente è immaginabile che, come nei giorni precedenti, verso le
17.00-17.30 il Papa lasci lo chalet di Les Combes.
D. – La prima settimana è
trascorsa all’insegna del riposo, ma anche dello studio per quanto si è potuto
sapere. D’altro canto, il Papa continua a seguire con attenzione l’attualità
internazionale. Insomma si conferma quanto detto da Navarro-Valls: si tratta di
vacanze di lavoro…
R. – E’ assolutamente vero. Il
Papa ha portato con sé molte cose. Si dice che abbia tre valige piene di
materiale di lavoro, faldoni e appunti. Anche il telegramma che ha inviato per
le vittime dell’attentato in Turchia dimostra che, comunque, non è astratto da
quello che succede nel mondo, anzi tutt’altro!
D. – Salvatore, tu hai seguito
Giovanni Paolo II nei suoi periodi a Les Combes, dove era praticamente di casa…
quali sono le tue impressioni su questa prima vacanza valdostana di Benedetto
XVI?
R. – Lo stile è molto diverso,
nel senso che Giovanni Paolo II era un appassionato della montagna e quindi –
anche negli ultimi anni, quando era in qualche modo impedito a camminare –
usciva quasi tutti i giorni, perché voleva godere appieno di questa natura.
Benedetto XVI, come ha detto lui stesso
anche domenica, è stato in questi primi mesi praticamente travolto dalle cose
da fare, dal dover prendere in mano tante questioni che sono aperte e dunque
sta scrivendo e ama più che le lunghe escursioni, le lunghe passeggiate. A prescindere
da quello che è l’atteggiamento del Papa è bello vedere l’atteggiamento della
gente verso il Papa. Questa prima vacanza è la dimostrazione di come sia vero
quello che tante volte si dice: che la gente ama il Papa e Benedetto XVI ha
avuto un’accoglienza assolutamente calorosissima domenica scorsa. Si è bloccata
la strada per salire fino a Les Combes, per circa 9 chilometri, e non tutti
quelli che volevano salire, sono riusciti a farlo. Il pianoro si è riempito e
non c’era più lo spazio fisico per accogliere altra gente. Quindi questa
accoglienza e questo grande calore delle persone, il grande affetto dimostrato
al Papa, credo che siano le caratteristiche più importanti da sottolineare di
questi momenti di riposo.
**********
E sull’affetto e calore dei
fedeli valdostani ed in particolare della comunità locale, ecco la
testimonianza del sindaco d’Introd, Osvaldo Naudin, raggiunto telefonicamente
in Valle d’Aosta da Alessandro Gisotti:
*************
R. – E’ entrato già nelle nostre
simpatie e nei cuori degli abitanti di Les Combes, di Introd e dei bambini. E’
stata una sorpresa anche per noi, perché abbiamo visto Benedetto XVI che si è
aperto in questo suo primo incontro con la gente e l’incontro con questo paesaggio,
che forse non immaginava così.
D. – All’Angelus il Papa ha, sì, parlato delle bellezze della natura,
ma ha anche dedicato parole importanti alla situazione difficile di alcune industrie
della Valle d’Aosta?
R. – Sì, è stato accolto molto
favorevolmente questo suo appello per queste industrie che sono in difficoltà,
che sono in crisi. La gente, i padri di famiglia si trovano in cassa integrazione.
Abbiamo visto un Papa che si interessava anche di quello che è il sociale vero
e proprio. Questo ci ha fatto molto piacere e ringraziamo di cuore il Santo
Padre per questo appello che ha fatto.
D. – Benedetto XVI ha visitato
il Museo dedicato a Giovanni Paolo II. C’è qualche particolare, qualche
aneddoto che ci può svelare?
R. – Io lo ho accompagnato
all’interno del Museo. Era sorridente e voleva sapere in particolare delle
foto, dei cimeli. Si dimostrava molto interessato ed anche divertito, perché
erano anche per lui dei bellissimi
ricordi. Dopo la visita, si è avviato verso la piccola cappella, vi è rimasto
circa 10 minuti e poi uscendo ha salutato tutta la gente che era lì ad
aspettarlo. Si è avviato quindi di nuovo a piedi, per quel chilometro che lo
separa dalla sua residenza.
**********
LA CHIESA NON TEME LA “MEDIOSFERA” DELLA
COMUNICAZIONE,
MA RICORDA CHE, CON LA SUA VOCAZIONE
ALL’UNIVERSALITA’,
HA
ANTICIPATO L’ERA DEI MEDIA E DELLA COMUNICAZIONE:
COSÌ, MONS. JOHN PATRICK FOLEY, ALLA RIUNIONE DEL
CELAM,
IN CORSO A BOGOTA’, IN COLOMBIA, FINO A GIOVEDÌ
- A cura di Roberta Moretti -
La Chiesa non soltanto non teme
di vivere nella ‘mediosfera’ creata dalla comunicazione ma, anzi, “con la sua
vocazione all’universalità, ha anticipato l’era dei media e della globalizzazione”:
così, mons. John Patrick Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni sociali, intervenendo oggi a Bogotà, in Colombia, alla Riunione
dei responsabili e degli esperti della comunicazione del CELAM, il Consiglio
episcopale latinoamericano. Scopo dell’incontro, in corso fino a giovedì, è di
prendere coscienza delle sfide della comunicazione, in vista della V Conferenza
generale dell’episcopato dell’America Latina. Il servizio di Roberta Moretti:
**********
Mons. Foley sottolinea
l’intrinseca spinta comunicativa della missione evangelizzatrice della Chiesa,
che supera frontiere e differenze linguistico-culturali attraverso la parola,
l’arte e la tecnologia. “Come una “rete di reti” – spiega il porporato – la
Chiesa mette in dialogo diocesi, conferenze episcopali, scuole e università
cattoliche, congregazioni religiose e movimenti laicali”. E se, da una parte, i
mezzi di comunicazione vanno potenziati in ogni angolo della terra per
facilitare la partecipazione di tutti alla Parola di Dio, dall’altra, è
necessario difendersi dai rischi di una “società segnata da una grave crisi di
valori”. “Nei diversi gruppi mediatici – sostiene mons. Foley – si sta
sviluppando una ‘battaglia di significati’ e si combatte non solo per vendere
prodotti, ma anche per offrire quadri di comprensione della realtà, di valori e
anti-valori, di atteggiamenti da seguire, sfortunatamente non sempre nel
rispetto della dignità umana”.
Il presule ricorda allora come
il Magistero della Chiesa ci spinga con forza ad entrare nella cultura mediatica,
per fare presente in essa il volto di Cristo”. Un messaggio, questo, più volte
evidenziato da Giovanni Paolo II e ribadito anche da Benedetto XVI, che nella comunicazione
oggettiva e rispettosa della dignità umana individua un mezzo per consolidare
legami d’amicizia tra i popoli. E in questo senso è rivolto l’impegno del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali e del CELAM, che insieme hanno
favorito la nascita della RIIAL, la Rete informatica della Chiesa in America
Latina. Strumento essenziale di evangelizzazione, in vista della V Conferenza
generale dell’episcopato latino americano.
**********
======ooo======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Il resoconto delle
violenze che continuano ad imperversare in Iraq apre la prima pagina.
Nelle vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata mondiale della Gioventù
a Colonia.
Nelle estere, Medio
Oriente: segnali di dialogo per ristabilire la tregua, ma la tensione nei
Territori resta altissima; l'esercito israeliano toglie i blocchi nella Striscia
di Gaza.
Nella pagina culturale,
un articolo di Marco Testi sull'opera della scrittrice Gina Lagorio, morta
domenica.
Un articolo di Franco
Pelliccioni sull'ascesa e il declino della Compagnia delle Indie Occidentali.
Per l'"Osservatore
libri" un approfondito articolo di Danilo Veneruso sull'opera di Domenico
Quirico "Adua. La battagia che cambiò la storia d'Italia".
Nelle pagine italiane,
in primo piano il tema del terrorismo.
======ooo======
19
luglio 2005
PER
COMMEMORARE LE VITTIME CIVILI IN IRAQ, TEATRO STAMANI
DI NUOVI
ATTACCHI COSTATI LA VITA AD ALMENO 16 PERSONE,
ANCHE LA
NOSTRA EMITTENTE ADERIRÀ DOMANI AL MINUTO DI SILENZIO
INDETTO
DAL PARLAMENTO DI BAGHDAD ALLE ORE 12.00 LOCALI, LE 10.00 IN ITALIA
-
Interviste con mons. Warduni e Magdi Allam -
In Iraq, un gruppo di uomini
armati a bordo di due auto ha attaccato a Baquba un minibus che trasportava i
lavoratori iracheni uccidendo 13 persone. Nel nord del Paese due poliziotti ed
un civile sono rimasti uccisi, inoltre, in seguito all’esplosione di due
ordigni. E proprio per commemorare tutte le vittime del terrorismo in Iraq, a
cominciare dai bambini e dalla popolazione civile, come già fatto per le
vittime degli attentati dell’11 settembre, di Madrid e di Londra, anche la
Radio Vaticana aderirà domani al minuto di silenzio indetto dal parlamento di
Baghdad alle ore 12.00 locali, le 10.00 in Italia. La nostra emittente
condivide le motivazioni dell’iniziativa: ricordare qualsiasi vittima della
violenza e del terrore in ogni parte del mondo essa sia. Alle 10 in punto verrà
interrotta la normale programmazione e sarà trasmessa musica classica. In
questi ultimi due anni sono stati proprio i civili iracheni, che costituiscono
il 95 per cento delle vittime, a subire i danni più gravi della violenza e del
terrorismo. Lo conferma mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad,
contattato telefonicamente da Roberto Piermarini:
**********
R. – La situazione dei civili è tragica: le vittime
sono soprattutto civili innocenti. La popolazione è privata dei propri diritti
e ha paura. Ogni giorno diciamo: “Speriamo domani sia meglio”, ma in realtà
ogni giorno è drammatico. Quando mancano l’acqua, l’elettricità, le medicine,
la pace e la sicurezza la situazione è terribile.
D. – Quanti sono i morti
dall’inizio del conflitto tra i civili?
R. – Sono tantissimi. Ogni
giorno fra i 10 e i 90 mila. Ma noi non possiamo conoscere il numero esatto. Ci
sono infatti tante vittime che non vengono dichiarate, che sono disperse.
D. – Qual è la condizione dei
bambini in Iraq in questo momento? Come stanno vivendo questa situazione?
R. – Molto male. E’ una
situazionenegativa , perché quando non c’è la sicurezza per il padre, come si
può vivereSappiamo della tragedia di
quei 30 bambini morti perché prendevano qualche dolcino dagli americani. Questa
situazione si è verificata anche alcuni mesi fa, quando hanno voluto aprire un
acquedotto. I bambini accorsi erano tanti. I terroristi hanno fatto scoppiare
due macchine e hanno ucciso tanti bambini. Quindi, questi bambini chiedono
aiuto da tutti.
D. – Per quanto riguarda la vita
della Chiesa cattolica, in questa situazione quante difficoltà incontrate?
R. – A noi piace parlare degli
iracheni in genere, perché è una situazione unica per tutti noi. Parlando dei
cristiani o dei cattolici non vogliamo dividere la popolazione. La situazione è
unica per tutti quanti. Quando muore un cristiano, vicino muoiono 5/6/7 musulmani.
Quindi, tutti noi iracheni incontriamo tante difficoltà. Nel nostro caso, però,
noi cristiani per il momento ringraziamo Dio, perché continuiamo a fare le
nostre funzioni, le prime comunioni e andiamo avanti.
**********
Ed è auspicabile che molti altri
occidentali si uniscano al minuto di silenzio per le vittime del terrorismo in
Iraq, in segno di vicinanza al martoriato Paese iracheno. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Magdi Allam:
**********
R. – In un certo senso l’Iraq è
lo Stato martire per antonomasia, è lo Stato trasformato, malgrado la volontà
della propria popolazione, nel fronte di prima linea di una sanguinosa guerra
del terrorismo internazionale di matrice
islamica. Il prezzo viene pagato pesantemente dalla popolazione civile,
da poliziotti e militari che operano lealmente all’interno di istituzioni
legittimate internazionalmente e dal voto democratico della popolazione.
D. – Un gesto di adesione quello
dell’Occidente che sarebbe importante proprio per una pacificazione?
R. – Esatto, io credo che il
minuto di silenzio per Baghdad, per tutte le vittime del terrorismo in Iraq
rappresenterebbe da parte dell’Occidente, ma anche da parte dei Paesi musulmani,
la consapevolezza di questa unità dell’intera umanità nella denuncia di uno stesso
male. E’ l’ideologia nichilista che disconosce il valore della vita propria ed
altrui, un male che oramai è di casa ovunque nel mondo e che va combattuto
affermando, da un lato, la cultura della vita contrapposta alla cultura della
morte e, dall’altro, non discriminando appunto tra vittime del terrorismo di
serie A e vittime del terrorismo di serie B.
D. – Si riuscirà a trasformare
questo confronto-scontro di questi giorni, che coinvolge l’Iraq, in dialogo?
R. – Il dialogo vero deve
fondarsi sulla condivisione del valore della sacralità della vita di tutti,
quindi cristiani, musulmani, ebrei di tutte le persone umane indipendentemente
dalla propria fede, dalla propria etnia, dalla propria cultura.
**********
IN GRAN
BRETAGNA IL GOVERNO LANCIA NUOVE NORME ANTITERRORISMO
E IL FORUM DEI MUSULMANI BRITANNICI ANNUNCIA
UNA FATWA CONTRO IL
TERRORISMO.
SUL VALORE DI QUESTO EDITTO RELIGIOSO,
L’ISLAMISTA
PADRE JUSTO LACUNZA
Il Pakistan annuncia che le
forze di sicurezza hanno arrestato 25 persone sospettate di essere militanti
islamici nel corso di una serie di raid notturni legati a indagini sugli attacchi di Londra del 7 luglio scorso.
Parlando sotto anonimato, un funzionario del governo provinciale ha detto che
“Sono sotto interrogatorio per accertare legami con gli attentatori” di Londra.
Intanto, in Gran Bretagna il governo e i principali partiti dell’opposizione
hanno trovato un accordo sulle nuove norme anti-terrorismo. La polizia ha anche
reso noto che tutte le 56 vittime degli attentati del 7 luglio a Londra sono
state identificate. I musulmani britannici, inoltre, hanno emesso ieri sera una
fatwa di condanna contro il terrorismo e hanno espresso il loro cordoglio per
le vittime. Il servizio di Sagida Syed:
**********
Il ministro degli Esteri britannico, Charles Clarke, ha
ottenuto il pieno consenso dell’opposizione e dei conservatori liberal
democratici per l’approvazione di nuove leggi contro il terrorismo. Tre i punti
chiave: sarà un crimine incitare agli atti terroristici; glorificare i kamikaze
anche a parole; chi è sospettato di preparare un atto terroristico potrà essere
incriminato anche solo sulla base di pagine scaricate dal web per la costruzione
di bombe; sarà anche vietato frequentare le scuole del terrorismo, i campi di
addestramento in Gran Bretagna o all’estero. Intanto, la BBC ha mostrato un
video dell’attentatore trentenne maestro di sostegno in cui insegna ai bambini
a difendersi dai prepotenti a scuola. Ora Scotland Yard ritiene che la mente
del commando fosse proprio lui, forse indottrinato nel suo viaggio in Pakistan
lo scorso novembre. Oggi, il primo ministro Blair terrà un vertice
straordinario a Downing Street con alcuni leader musulmani, molti dei quali
hanno firmato una fatwa con cui si condanna chi si vota al martirio con il
suicidio.
Da Londra, per la Radio
Vaticana, Sagida Syed.
**********
La fatwa sarà letta il 22 luglio
in 300 moschee. Annunciandola, il segretario generale del Forum dei musulmani
britannici ha citato alcuni versi del Corano: “Chi uccide un essere umano è
come se uccidesse tutta l’umanità, chi salva una vita umana è come se salvasse
tutta l’umanità”. “Preghiamo - ha aggiunto il segretario del Forum – affinchè
la pace, la sicurezza e l’armonia trionfino nella Gran Bretagna
multiculturale”. Ma esattamente la fatwa che valore ha? Fausta Speranza lo ha
chiesto a padre Justo Lacunza, presidente del Pontificio Istituto di Studi Arabi
e Islamistica:
**********
R. – La fatwa ha tre livelli.
Anzitutto è un editto religioso, legale; in secondo luogo, lega i musulmani in
una zona geografica o in una nazione, come è il caso dell’Inghilterra, per un
determinato periodo di tempo e ha una valenza storica; infine, normalmente una
fatwa rimane una fatwa per lunghissimo periodo, soprattutto quando si tratta di
elementi, di aspetti o di argomenti che
toccano la società come tale e che va quindi al di là di una settimana, un mese
o un anno, come è appunto il caso del terrorismo.
D. – Cosa significa per un
musulmano e che valore dargli quale messaggio all’Occidente?
R. – Possiamo anzitutto dire che
un musulmano gli attribuisce due valori: prima di tutto, quello di sottolineare
che l’islam è contro ogni atto di violenza, soprattutto quando viene perpetrato
contro persone, individui, società, gruppi e questo perché secondo l’Islam la
vita è sacra. In secondo luogo, può avere una valenza soprattutto nelle società
multireligiose, multiculturali e multilinguistiche per cercare di costruire
insieme e sradicare ogni forma di violenza e di odio, fondata soprattutto sulla
questione religiosa.
D. – Padre Lacunza, con una
semplificazione giornalistica possiamo dire che l’editto religioso legale
significa praticamente una legge religiosa?
R. – Diciamo che non si tratta
di una legge religiosa propria, ma possiamo dire che un editto religioso
chiamato fatwa ha una valenza che costringe, invita e lega i musulmani ad agire
in una determinata direzione. Soprattutto quando questo editto legale arriva
dalla classe dirigente musulmana che interpreta, legge e valuta e guida la
comunità o le comunità musulmana.
D. – Padre Lacunza, che dire
dell’adesione? Si parla di almeno 500 tra imam e studiosi islamici britannici?
R. – Io posso dire due cose
molto particolari. Anzitutto c’è una grande diversità e un grande pluralismo
nel tipo di guida religiosa che esiste in Gran Bretagna, dovuto alla grande
varietà di comunità musulmane. Un secondo punto importante è che nel contesto
della Gran Bretagna, soprattutto dopo gli atti terroristici del 7 luglio,
questa fatwa, questo raduno e questo diciamo collegarsi, questa unità di più di
500 imam ha un grande valore sociale, religioso e culturale in un contesto
soprattutto di diversità religiosa e di pluralismo culturale come quello della
Gran Bretagna.
**********
TANTI
MOMENTI DI PREGHIERA IN QUESTI GIORNI PER MONS. LOCATI, UCCISO
GIOVEDÌ SCORSO
IN KENYA: DOMANI I FUNERALI NELLA CATTEDRALE DI ISIOLO
- Intervista con padre Giuseppe Caramazza -
In
Kenya tantissime persone, tra le quali molti giovani e fedeli di altre
religioni, stanno rendendo omaggio al vescovo Luigi Locati, vicario apostolico
di Isiolo, assassinato giovedì da sconosciuti nella sua missione. Celebrazioni
e veglie di preghiera si sono svolte il tutto il Paese africano a sottolineare
l’impegno profuso da mons. Locati soprattutto in favore dei giovani e dei
poveri, senza distinzioni tribali o religiose. I solenni funerali si terranno
domani nella Cattedrale di Isiolo e saranno celebrati dal nunzio apostolico in
Kenya, Mons. Lebeaupin. Su come la Chiesa keniota stia vivendo l’assassinio di
un suo vescovo, Roberto Piermarini ha raggiunto a Nairobi il direttore della
rivista missionaria dei comboniani “New People”, padre Giuseppe Caramazza:
**********
R. – In questo momento la Chiesa
del Kenya si sente colpita da molte parti, perché l’assassinio di mons. Locati
è soltanto una delle cose che stanno succedendo. Molte chiese vengono
attaccate, una anche domenica scorsa, nella zona di Naroq tra i Masai. Domenica scorsa
tutte le chiese hanno ricordato mons. Locati. In tutte le cattedrali, in tutte
le diocesi, c’è stata una Messa per lui.
D. – Si dice che siano stati
molti i giovani che si sono recati a rendere omaggio alla sua salma e anche
molti non cristiani…
R. – Mons. Locati ha fatto
moltissimo per i giovani, perché quasi tutte le scuole di un certo valore della
zona sono state costruite da lui o da altri missionari. Questa azione educativa
poi non è mai stata confinata ai cristiani, ma è stata aperta anche ai
musulmani che sono una maggioranza nella zona. Quindi, credo che le persone per
bene siano andate a visitare un loro amico.
D. – Padre Caramazza, ci sono
novità nelle indagini sugli autori dell’assassinio?
R. – Per quanto riguarda gli
autori, non c’è ancora nessuna chiarezza. Sono state arrestate due persone, ma
si tratterebbe della ‘manovalanza’, non certo dei mandanti. Quello che è emerso
in questi giorni è che mons. Locati aveva richiamato la scorrettezza di alcuni
commercianti, che commerciavano merce rubata ed armi, guadagnando molti soldi
sulla pelle delle persone. Può darsi, dunque, che siano queste persone i mandanti
dell’assassinio.
D. – Quindi, si esclude il
movente collegato agli scontri tribali nel nord del Paese…
R. – No, non c’entrano nulla. E’
stata colta l’occasione facilmente perché l’attenzione del Paese era così
puntata verso il nord e hanno cercato di mettere sotto silenzio anche questo
assassinio. Ma non sono collegate le cose.
D. – Cosa si prevede per i
funerali di domani?
R. – Penso che domani ci
saranno, prima di tutto, tutti i vescovi o quanto meno i vicari generali delle
diocesi del Kenya. E tanta gente comune .
**********
20 ANNI
FA LA TRAGEDIA DI STAVA, NEL NORD ITALIA. 268 PERSONE TRAVOLTE
DAL
FANGO E SCARICHI DI UNA MINIERA DI
FLUORITE
-
Intervista con Graziano Lucchi -
Il più grave disastro provocato dal crollo di discariche
minerarie in Italia. Questa è stata la tragedia di Stava, piccolo comune del
Trentino, di cui ricorre
oggi il ventesimo anniversario. Il 19 luglio 1985
un’enorme parete di fango, composta dagli scarichi di una miniera di fluorite,
crollò e uccise 268 persone. Per loro, oggi a Stava è stato proclamato il lutto
cittadino e sulla piazza principale del paese è stata celebrata una Messa in
suffragio, presieduta dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.
Il servizio di Isabella Piro:
**********
268 vittime, 53 abitazioni distrutte, 8 ponti crollati:
sono questi i numeri della tragedia di Stava, frazione del comune di Tesero, in
Provincia di Trento. Il 19 luglio 1985 un’enorme frana si stacca dalle pendici
del Monte Prestavel. E’ una massa di fango inarrestabile, il risultato degli
scarti della miniera di fluorite, fulcro economico della zona. Alle 12.25 la miscela
di sabbia, limo ed acqua rompe gli argini della diga in cui è rinchiusa ed
inizia una folle corsa, a 90 chilometri orari, verso il centro abitato.
Ascoltiamo la testimonianza di Graziano Lucchi, presidente della “Fondazione
Stava”, istituita nel 2002 in ricordo delle vittime:
R. – Lavoravo a Bolzano all’epoca, seppi della catastrofe
e quando arrivai nella Val di Stava non potevo credere ai miei occhi. Quello
che i miei occhi vedevano era assolutamente impossibile da concepire e da
credere. Vidi dove erano le case e
dove sapevo erano i miei genitori e capi che nessuno poteva essere
sopravvissuto a quella distruzione. L’unica mia preoccupazione a quel punto fu
quella di trovare le salme e mi reputo fortunato perché ebbi la possibilità di
poter riconoscere le salme. Una fortuna, questa, che purtroppo troppi familiari
della Val di Stava non hanno avuto.
D. - Sette anni durò il processo per accertare le
responsabilità di questa tragedia…
R. – Furono 10 gli imputati condannati per i reati di
omicidio colposo plurimo e di disastro colposo ed assieme a loro furono
condannate le società minerarie che avevano avuto la gestione della miniera di Stava
e la Provincia autonoma di Trento, i cui funzionari furono condannati per aver
trascurato i necessari controlli in ordine alla sicurezza.
D. – Nel 1998 anche Papa Giovanni Paolo II visitò il
Comune di Stava…
R. – Abbiamo un ricordo commosso di quella visita di Papa
Wojityla. Egli ci aiutò ad uscire dal tunnel, ci portò parole di umano conforto
ed umana solidarietà. Ci portò le sue condoglianze. Fu veramente un gesto
grande e noi da quel momento cerchiamo di guardare avanti, cercando di rendere
utile questo sacrificio. Queste 268 persone vorremmo veramente che non siano
morte invano.
**********
COMPIE
100 ANNI “LA VEDOVA ALLEGRA”, CAPOLAVORO DI FRANZ LEHAR.
LA
FESTEGGIA IL FESTIVAL DELL’OPERETTA DI TRIESTE CON UNA SONTUOSA EDIZIONE
- Con
noi Andrea Merli -
La vedova allegra, il capolavoro di Franz Lehar, festeggia i suoi
cento anni di vita. Per ricordare la più famosa delle operette, Trieste, città
del Friuli Venezia Giulia, nell’Italia del nord, ne allestisce una sontuosa
edizione nell’ambito del suo Festival dell’Operetta. Ce ne parla Luca
Pellegrini:
**********
E’ una delle operette più
famose, celebrate ed eseguite nella storia del teatro musicale. Compie 100
anni:, una vita spumeggiante e fulgida così come la storia parigina che racconta.
La vedova allegra di Franz Lehàr fu eseguita la prima volta al Theater
an der Wien di Vienna nel 1905, facendosi strada in un genere allora
diffusissimo e collezionando successi e applausi ovunque. Dopo appena due anni
dalla ‘prima’ viennese, fu Trieste, città attenta ai fermenti dalla cultura
mitteleuropea, ad accogliere la ‘prima’ italiana, nel 1907. E giustamente in
quest’anno celebrativo è ancora Trieste, nell’ambito del suo 36.mo Festival
dell’Operetta, a presentare una sperimentata e attesa edizione del capolavoro,
che si avvale della messinscena di Gino Landi e della direzione orchestrale di
Daniel Oren. L’intreccio sentimentale, che richiede anche una disinvolta
recitazione da parte dei cantanti, si basa su una serie di equivoci continui
che alla fine sfociano nella ricomposizione dei sentimenti e nel trionfo
dell’amore. Il tutto sottolineato da alcune tra le più belle e famose pagine di
valzer, intonate dai protagonisti Hannah Glawari e il conte Danilo. Al suo
debutto nel ruolo è l’acclamata e amata Fiorenza Cedolins capace di sfoderare
tutto il suo fascino, la sua simpatia e la sua incantevole voce. Perché, a 100
anni dalla sua nascita, rimane immutata, se non accresciuta, la fama della Vedova
Allegra? Lo abbiamo chiesto ad uno specialista di storia dell’operetta,
Andrea Merli:
La vedova allegra è nel suo
genere un capolavoro assoluto. Ha rappresentato nel 1905 una vera frustata nel
mondo dell’operetta, un’innovazione totale, più forse ancora di quanto può
averlo rappresentato la Boheme nel
1896. Ha portato sulle scene dell’operetta il mondo irreale di un immaginario
Stato pontevedrino, di un mondo di brillanti viveur parigini, ma soprattutto ha
rappresentato l’ingresso nel mondo dell’operetta di una verità musicale. I
sentimenti messi in musica da Franz Lehàr non sono i sentimenti finti delle
altre operette, o messi in satira da Offenbach. Il sentimento è l’amore che
trionfa e la gioventù che vince su tutto, anche sui 20 mila milioni della
vedova. Queste musiche di Lehàr al giorno d’oggi hanno sempre valore e freschezza,
alla stessa stregua della Boheme o la
Traviata di Verdi, e altre opere che
rimangono nel repertorio operistico immortali e indimenticabili.
**********
=====ooo======
19
luglio 2005
DUE CRISTIANI CONDANNATI A TRE ANNI DI PRIGIONE
NEL LAOS.
ERANO
STATI ARRESTATI NEL WEEK-END DI PASQUA.
NON
HANNO RINUNCIATO ALLA LORO FEDE
VIENTIANE. = Due cristiani
laotiani, arrestati 3 mesi fa, sono stati condannati a 3 anni di
prigione. I due facevano parte di un gruppo di 11 fedeli arrestati il 27
marzo scorso, durante il week-end di Pasqua, in un villaggio della provincia di
Savannakhet, nel sud del Paese. Yong Chanthalangsy, portavoce del ministero
degli Affari Esteri del Laos, afferma che i due sono accusati di possesso illegale
di armi. Il Movimento Laotiano per i Diritti Umani (Mldu) con sede a Parigi ha
dichiarato invece che Khamchan e Vanthong, questi i nomi dei detenuti, sono
stati condannati per non avere rinunciato alla loro fede cristiana. Il gruppo
era stato incarcerato nella prigione di Muang Phine. Gli altri 9 sarebbero
stati rilasciati per avere rinunciato ufficialmente alla propria fede. Il Laos
è governato dal 1975 da un regime comunista. Nel 1991 è iniziato un processo di
relativa democratizzazione. La costituzione sancisce la libertà di culto, ma la
pratica religiosa deve rimanere nei parametri fissati dal governo. Secondo il
Rapporto 2005 di Aiuto alla Chiesa che Soffre, i buddisti sono il 48,8%, gli
animisti il 41,7%, mentre i cristiani sono il 2,1%. I cattolici, molti di
origine vietnamita, vivono nelle zone centro-meridionali. I protestanti, appartenenti
alla Chiesa Evangelica del Laos e alla Chiesa Avventista del Settimo Giorno,
sono sparsi in tutto il Paese. (T.C.)
IERI IN INDIA LE PRIME UDIENZE DEL TRIBUNALE
POPOLARE DEI DALIT CRISTIANI.
AVVIATI PROCEDIMENTI CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
SUBITE
DA
QUANTI PROFESSANO LA FEDE CATTOLICA
MATURAI. = Si è riunito ieri per
la prima volta in India il Tribunale popolare dei Dalit (“fuori casta”)
cristiani. Le udienze hanno visto protagonisti alcuni Dalit che hanno rilasciato
deposizioni sulle discriminazioni subite nella vita quotidiana a causa della loro
fede. I procedimenti verranno inviati tra gli altri al presidente e al premier
indiani, al capo della Giustizia, alla Corte Suprema indiana, al governatore
del Tamil Nadu e alle Commissioni nazionali per i diritti umani e per le
minoranze. Un decreto presidenziale del 1950 esclude i Dalit convertiti al
cristianesimo dalle quote riservate di posti di lavoro pubblici: la stessa
norma – che colpisce anche quanti sono diventati musulmani - non vale per
quanti sono diventati indù, buddisti o sikh. Oltre il 70% dell’intera
popolazione dei Dalit cristiani in India si concentra negli Stati del Tamil
Nadu, Andhra Pradesh, Kerala e Karnataka. Il restante si trova in Maharashtra,
Punab, Rajasthan e Uttar Pradesh. Nel Paese su circa 25 milioni di cristiani,
il 60% appartiene alla casta dei Dalit, l’ultima nella scala sociale. Tra i
giudici del Tribunale popolare, giuristi di fama internazionale guidati da P.B.
Sawant, ex giudice della Corte Suprema ora in pensione. Il Tribunale popolare
dei Dalit cristiani è appoggiato dai leader religiosi della comunità cristiana
e dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani; mon. Percy
Fernandez, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ha inviato
un messaggio di solidarietà agli organizzatori. (T.C.)
ECUADOR: CARCERI TROPPO AFFOLLATE E CARENZA DI
PERSONALE MEDICO.
A
QUITO IL “CARCEL TRES” COSTRUITO PER 64 DETENUTI NE OSPITA 479
QUITO. = Nelle carceri
ecuadoriane vive il doppio dei detenuti che le strutture consentirebbero di
ospitare: ben 11.660 carcerati per 6500 “posti” disponibili; lo si apprende da
un recente censimento della popolazione carceraria della Direzione nazionale di
riabilitazione sociale (Dnrs), rilanciato dall’agenzia cattolica latino
americana Adital. La situazione più affollata tra i 36 penitenziari del paese è
quella del “Carcel Tres” della capitale Quito, che potrebbe ospitare
solo 64 detenuti ma dove vivono 479 persone. Qui cinque carcerati si dividono
una cella di quattro metri quadrati, senza letti per tutti. A peggiorare la
situazione anche la mancanza di strutture, come laboratori e officine, che
permetterebbero ai detenuti di trascorre le ore del giorno fuori dalla cella, e
la carenza di personale medico. Secondo le previsioni del Dnrs il problema
potrebbe peggiorare nei prossimi cinque anni; si teme che la popolazione
carceraria possa superare i 50.000 detenuti. (T.C.)
PER RICORDARE LA MORTE DEL GIUDICE BORSELLINO, IN
TUTTA ITALIA
L’ASSOCIAZIONE
“LIBERA” DI DON CIOTTI OFFRE IN TRENTA PIAZZE UNA CENA
CON
I PRODOTTI RICAVATI DAI TERRENI CONFISCATI ALLA MAFIA
-
A cura di Tiziana Campisi -
PALERMO. = Da Gorizia a Palermo
italiani a tavola con la pasta dell'associazione “Libera” per dire no alla
mafia e a tutte le forme di criminalità organizzata. In trenta piazze italiane
stasera si svolgerà “Pasta libera tutti”, manifestazione promossa dai giovani
della Margherita, in collaborazione con “Giovani per la Costituzione”, per
commemorare la strage di via D'Amelio in cui, tredici anni fa, morirono il
magistrato Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. I prodotti dell'associazione
fondata e presieduta da don Luigi Ciotti, che da oltre dieci anni coltiva i
terreni confiscati alla mafia, potranno essere degustati gratuitamente. Quanti
parteciperanno alla cena antimafia in tutta Italia potranno versare un
contributo che sarà devoluto a “Libera”. A Roma l'iniziativa si terrà nei
giardini di piazza Cavour. A Palermo la cena rientra nell'ambito della
manifestazione “48 ore per la legalità”: vi parteciperanno Rita Borsellino, don
Luigi Ciotti e Nando Dalla Chiesa. L’Agesci siciliana ha organizzato il gioco
dell'oca della legalità per insegnare ai più piccoli, attraverso le regole del
gioco, le regole della vita. L'evento è stato organizzato con la collaborazione
dell'Associazione “Il Quartiere”, del “Laboratorio Zen Insieme”, del Centro
Sociale “San Saverio”, della Comunità di Sant'Egidio e dell’Accademia
Scacchistica Palermitana. Per ricordare il giudice Paolo Borsellino e gli
agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Emanuela
Loi e Claudio Traina, morti il 19 luglio del 1992, via D'Amelio è stata trasformata
in un grande parco giochi animato dai bambini dei quartieri di Palermo. Il
pomeriggio sarà dedicato a momenti di riflessione, musica, letture, danza e
recitazione. Alle 21 nell'atrio della Biblioteca Comunale verrà proiettato il
filmato di Carlo Lucarelli “Sono morti invano? Dalle stragi del 1992 ai nostri
giorni”, un viaggio nella storia recente attraverso i protagonisti, le
immagini, le testimonianze, le parole della mafia e della lotta alla mafia. A
seguire un dibattito con la partecipazione di Pietro Grasso, procuratore capo
di Palermo, Enrico Bellavia, giornalista, Alfredo Morvillo, magistrato, Luigi
Ciotti, presidente nazionale di “Libera” e Rita Borsellino, presidente onorario
di “Libera”. Oltre Roma e Palermo, le città che ospiteranno la manifestazione
sono: Rimini, Bologna, Parma, Pavia, Torino, San Benedetto del Tronto, Fermo,
Matelica, Porto Recanati, Ancona, Nizza di Sicilia, Bari, Trapani, Alcamo,
Messina, Catania, Caserta, Terlizzi, Monopoli, Prato, Gorizia, Vibo Valentia,
Piacenza, Cagliari, Sulmona, Forli', Ferrara, Chieti.
PARTE OGGI DALLA STAZIONE TERMINI DI ROMA UNA
CAMPAGNA PER LA PROMOZIONE DELLA PACE. L’INIZIATIVA VUOLE SENSIBILIZZARE
L’OPINIONE PUBBLICA
AD
UNA CULTURA CHE RICONOSCA DIRITTI E CONVIVENZA,
DISARMO
E GIUSTIZIA SOCIALE
ROMA. = Parte da Roma oggi una
campagna per promuovere in tutta Italia manifestazioni, riflessioni e dibattiti
contro la guerra e il terrorismo. “La pace è l’unica sicurezza”, questo il nome
dell’iniziativa, prende il via alla fermata del metrò della stazione Termini
con la distribuzione di un documento che dice no ai conflitti armati,
all’aumento delle spese militari e all’esportazione di armi; propone lo
smantellamento di quelle nucleari e chiede l’avvio di una politica estera di
pace che obbedisca al dettato costituzionale “L’Italia ripudia la guerra”. Alla
campagna hanno già aderito diverse organizzazioni e reti per la promozione
della pace. (T.C.)
======ooo=======
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Medio Oriente cresce la
tensione: due palestinesi sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con
soldati israeliani. Intanto, migliaia di oppositori ebraici hanno partecipato ieri
nella cittadina di Netivot ad una manifestazione per protestare contro il
ritiro dei coloni israeliani dai Territori. Il nostro servizio:
***********
Due palestinesi sono stati
uccisi da soldati israeliani nei pressi di Jenin, nel nord della Cisgiordania.
Le vittime, stando a quanto riferito dalla radio di Israele, erano esponenti della
Jihad islamica da tempo ricercati. Altri due militanti sono stati arrestati.
Nuovi scontri sono scoppiati, inoltre, tra militanti del movimento di resistenza
islamico, Hamas, e forze di sicurezza palestinesi nel nord della Striscia di
Gaza. Vani sono stati gli sforzi della diplomazia egiziana per raffreddare le
tensioni interpalestinesi. Sembra caduto nel vuoto anche il monito ai gruppi
militanti a non esasperare la situazione, lanciato sabato da Abu Mazen,
presidente palestinese. Il timore di Abu Mazen è che la situazione possa
indurre Israele a sospendere il piano di ritiro dalla Striscia di Gaza, fissato
per metà agosto e minacciato anche dall’estrema destra israeliana. Contro
questo piano hanno manifestato ieri a Netivot, nel deserto del Neghev, ventimila
oppositori malgrado gli sforzi del governo per impedire la protesta. Le
autorità hanno proibito ai manifestanti di marciare nella Striscia di Gaza
verso la colonia di Gush Kativ, che dovrà essere sgomberata ad agosto.
***********
Dopo
quasi tre settimane di negoziati, potrebbe essere annunciata in giornata la
formazione del nuovo governo libanese. Lo ha dichiarato il premier incaricato
Fuad Siniora. L’esecutivo di Sinora sarebbe il primo governo, in Libano, dopo
il ritiro delle truppe siriane nell’aprile scorso e le successive elezioni di
primavera, vinte dalle forze antisiriane.
La rete terroristica Al Qaeda ha
lanciato ai Paesi europei presenti in Iraq un ultimatum di un mese per ritirare
le loro truppe ed evitare attentati come quello di Londra. “Questo è l'ultimo
messaggio che inviamo ai Paesi europei. Vi diamo tempo un mese per far partire
i soldati dalla Mesopotamia”, recita un documento diffuso su un sito Internet.
L’autenticità del comunicato, datato 16 luglio, non è stata ancora verificata.
Nell’Afghanistan
occidentale, un aspirante kamikaze è morto ad Herat, dilaniato dall’esplosione
prematura di un ordigno. Secondo fonti di polizia, il probabile obiettivo del
fallito attacco era un alto funzionario di polizia che risiede nelle vicinanze.
Le forze di sicurezza pachistane hanno arrestato, intanto, presunti talebani in
un campo profughi nel nord-ovest del Paese, al confine con l’Afghanistan. Secondo
la stampa pachistana, tra i fermati ci potrebbe essere uno stretto collaboratore
del mullah Mohammad Omar.
La
quarta sessione di negoziati multilaterali sul programma nucleare della Corea
del Nord è stata fissata per il 26 luglio a Pechino. Lo ha reso noto il ministero
degli Esteri cinese. L’incontro segnerà la ripresa dei colloqui tra due Coree,
Cina, Giappone, Stati Uniti e Russia, dopo
un’ interruzione di oltre un anno.
Tredici persone sono morte per
un attacco contro un automezzo della polizia in Cecenia. Stando a quanto
riferito dalle agenzie russe uomini armati hanno aperto il fuoco davanti ad una
scuola di Znamenskoye, una sessantina di chilometri dalla capitale Grozny. Secondo
fonti di polizia, tra le vittime ci sono anche alcuni civili.
Almeno
900 mila persone sono state fatte evacuare dalle due province della costa orientale
della Cina in previsione dell’arrivo del tifone “Haitang” che ha già causato
ieria Taiwan la morte di almeno 4 persone. Cinquemila poliziotti sono stati
mobilitati per le eventuali operazioni di soccorso e i collegamenti sono stati sospesi.
“Haitang”, primo tifone della stagione e il peggiore degli ultimi cinque anni,
si è abbattuto ieri sulle coste nord-orientali di Taiwan ad una velocità media
di 184 chilometri orari.
La corte di appello di Tokyo ha
di nuovo respinto una richiesta di risarcimento per le vittime delle atrocità
commesse in Cina durante la seconda guerra mondiale dalla famigerata unità
niponnica ‘731’, responsabile di un folle programma di ricerche batteriologiche.
Con il benestare dei vertici militari dell’epoca, i prigionieri cinesi venivano
utilizzati come cavie umane e sottoposti ad ogni sorta di terrificanti
esperimenti: vennero sperimentate colture di tifo, colera, tubercolosi,
antrace, e anche virus di una forma di polmonite letale. Il piano rimase segreto
anche dopo la fine del conflitto, grazie alla promessa di immunità fatta dall’esercito
degli Stati Uniti ai dottori accusati di crimini di guerra, in cambio dei dati
emersi dalle ricerche. Si stima che i prigionieri cinesi morti in seguito agli
esperimenti siano stati più di 10 mila.
L’Ente spaziale americano, a sei
giorni dal tentativo di lancio della navetta spaziale Discovery, non conosce
ancora la causa del problema tecnico che ha costretto a spegnere i motori dello
shuttle e rinviare il volo previsto per il 13 luglio scorso. Il responsabile del
programma della navetta, Bill Parsons, ha detto: “Stiamo ancora cercando il
problema”. Il lancio è stato rinviato di un'altra settimana e, se non sarà
possibile effettuarlo entro il 31 luglio, bisognerà aspettare settembre. I voli
degli shuttle sono stati bloccati dal febbraio 2003, dopo l'esplosione del
Columbia in fase di atterraggio e la morte di 7 astronauti.
======ooo======