RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 198 - Testo della trasmissione di domenica 17 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel primo Angelus in Valle d’Aosta, Benedetto XVI riflette sulle “opportunità uniche” offerte dalle vacanze e, con parole improvvisate, ai giovani appuntamento a Colonia. Un pensiero a Giovanni Paolo II; la gratitudine per l’accoglienza e per la “pausa provvidenziale”

                                                                                                      

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’annuncio che il processo a Saddam Hussein potrebbe cominciare a breve, nell’ennesima giornata di sangue in Iraq: 8 morti stamane e si aggrava il bilancio di ieri. Da domani riunione ad Amman dei rappresentanti dei Paesi donatori. Intervista con Al Saadi Latif

 

Rwanda, i media, il pacifismo, i dilemmi”: tema della conferenza promossa all’Università  La Sapienza, di Roma, nell’ambito dell’iniziativa “Impegnarsi nell’estate romana”. Ai nostri microfoni  Stefano Savi

 

Il 2005 “Anno del Mediterraneo”: l’Unione Europea rilancia così il progetto Euromed con il quale da dieci anni cura le relazioni con i Paesi che si affacciano sul  ‘Mare Nostrum’. Con noi Michele Capasso

 

"La bellezza della Croce" è il titolo della mostra da ieri nel Santuario della Santa Casa di Loreto: ce ne parla Alfredo Paglione

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Dialogo interreligioso: oggi ad Assisi l’ultima giornata dell’incontro tra monaci benedettini, induisti e sufi

                                                                                      

“Vedute di Cristo: la figura di Cristo dall’antichità fino al XX secolo”: è il titolo della mostra, a Colonia, in Germania, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù del mese prossimo

 

In Italia l’appello del cardinal Giordano per Napoli: salviamo la città dalla povertà e dall’incertezza

 

Mondiali di nuoto 2009: a Roma, in Italia, la 13esima edizione. Ieri la scelta della Federazione internazionale

 

Dove è rivolta e diretta la propria vita”: tema del VI Festival internazionale giovanile cristiano, in programma il mese prossimo, in Bulgaria

 

24 ORE NEL MONDO:

Sempre tesa la situazione nella Striscia di Gaza: numerose vittime tra i coloni israeliani- Ufficialmente identificato il corpo di Benedetta Ciaccia, l’italiana vittima degli attacchi a Londra

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 luglio 2005

 

 

 

NEL PRIMO ANGELUS IN VALLE D’AOSTA, BENEDETTO XVI RIFLETTE

SULLE “OPPORTUNITA’ UNICHE” OFFERTE DALLE VACANZE E

CON PAROLE IMPROVVISATE, DA’ AI GIOVANI APPUNTAMENTO A COLONIA.

UN PENSIERO A  GIOVANNI PAOLO II,

CON LA GRATITUDINE PER L’ACCOGLIENZA E PER LA “PAUSA PROVVIDENZIALE”

 

“Il tempo delle vacanze offre opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura, meraviglioso ‘libro’ alla portata di tutti, grandi e piccini”: così Benedetto XVI nel suo primo Angelus in valle d’Aosta, nel giardino nei pressi dello chalet a Les Combes dove soggiorna da lunedì scorso. All’appuntamento domenicale hanno preso parte migliaia di persone. Delle parole del Papa sull’importanza della pausa estiva, del suo pensiero a Giovanni Paolo II e del suo saluto a braccio ai giovani, ci racconta nel servizio Fausta Speranza:

 

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“Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura”. Benedetto XVI spiega che le vacanze sono “giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari”. “A contatto con la natura, - afferma - la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica”. Aggiungendo poi un’espressione particolare:

 

“...capace di Dio” perché interiormente aperta all’Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l’impronta della bontà e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera, vedendo realmente il riflesso della bellezza e della bontà del Creatore”.

 

E’ alla Vergine Maria che il Papa invita ad affidarsi per imparare “il segreto del silenzio che si fa lode, del raccoglimento che dispone alla meditazione, dell’amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio”. “Potremo così più facilmente – dice - accogliere nel cuore la luce della Verità e praticarla nella libertà e nell’amore”.

 

Nelle parole di Benedetto XVI non manca il pensiero a Giovanni Paolo II: tra le stupende montagne della Valle d’Aosta – dice appena comincia a parlare – “è ancora vivo il ricordo dell’amato mio Predecessore”.          

Dopo essersi detto “riconoscente alla popolazione locale e ai turisti per la loro cordiale accoglienza”, torna ad aggiungere qualche parola di ringraziamento e di saluto dopo la recita dell’Angelus, nominando il vescovo dell’Antica diocesi di Aosta, sacerdoti, religiosi, religiose e famiglie. 

 

“A tutta la comunità della Valle d’Aosta assicuro il mio ricordo al Signore, specialmente per i malati e per quanti soffrono”.

 

Uno speciale pensiero alle Suore della Congregazione di San Giuseppe di Aosta, Pinerolo e Cuneo, esprimendo l’apprezzamento per la missione che svolgono ed assicurando la preghiera per lo svolgimento dei lavori capitolari.

 

“Conosco le vostre presenti difficoltà”: è quanto dice agli operai e alle maestranze della TECDIS e di altre industrie della Valle d’Aosta, che sa presenti all’Angelus. “Voi temete – afferma - il venir meno delle condizioni di lavoro che rendono possibile la fondazione e la continuità delle famiglie. Carissimi, nell’esprimervi la mia solidarietà, auspico un forte impegno da parte di tutte le istanze responsabili nella ricerca di una soddisfacente soluzione agli attuali problemi.”

 

Diverse ma sempre molto sentite le parole che rivolge “in modo particolare ai giovani”:

 

“…voi giovani, che siete venuti per questo mio primo Angelus in montagna. Spiritualmente siamo tutti già in cammino per Colonia. Ci vediamo tutti a Colonia”.

 

In ultimo, un saluto in dialetto valdostano con la tipica espressione amicale: ‘Pudzo’.

 

Ma per raccontare la straordinaria partecipazione in termini di presenze e di emozioni, ci colleghiamo con Salvatore Mazza, inviato a Les Combes del quotidiano Avvenire:

 

R. – E stata una partecipazione molto, molto numerosa, forse, per certi versi, anche inattesa. A Les Combes, a mezzogiorno, quando il Papa si è affacciato c’erano circa 6-7 mila persone. Ma c’è chi non è riuscito ad arrivare perché alle 11.30 la polizia stradale informava che la fila arrivava fino alla statale, cioè 8-9 chilometri più in basso. Quindi, veramente c’è stato un afflusso eccezionale di gente in una giornata molto calda, molto bella, con il cielo limpido.

 

D.- Il Papa ha parlato in particolare dell’importanza delle vacanze come tempo di silenzio…

 

R.- Certamente Benedetto XVI ha proseguito quella sorta di magistero sulle vacanze che aveva iniziato tanti anni fa Giovanni Paolo II. C’è da dire che molta gente è salita a piedi fino allo chalet del Papa. In gran parte si trattava di villeggianti, ma molti erano anche i pellegrini. Tutti hanno partecipato in prima persona a questo nuovo capitolo di questo magistero delle vacanze.

 

D. – Navarro Valls, il portavoce vaticano, l’ha definita una vacanza di lavoro. Ci spieghi perché?

 

R – Ha raccontato che il Papa tutte le mattine si alza abbastanza presto. Non ha detto a che ora ma si sa che si alza verso le 7.00, un’ora più tardi di quanto non faccia di solito in Vaticano. Il Papa dice la Messa, fa colazione, recita il breviario e poi si mette nello studio a scrivere. Ha una giornata di scrittura quasi completa. C’è l’interruzione del pranzo e poi di nuovo scrive un po’. Si è portato diverse cose da fare. Navarro non ha detto a che cosa stia lavorando di preciso, però è chiaro che si può immaginare che non abbia lasciato il lavoro a Roma. Navarro ha detto sono vacanze vere, ma sono anche “vacanze di vero lavoro”.

 

D. – Nel pomeriggio però, c’è lo spazio per lunghe passeggiate?

 

R.- Fino ad oggi è sempre uscito nel pomeriggio, intorno alle 17.30, rimanendo fuori almeno un paio d’ore. La cosa carina è successa ieri quando, di ritorno da uno dei sentieri che solitamente percorre e che partono tutti dal pianoro dove si trova lo chalet, tornando giù, è sceso attraverso Les Combes, la frazioncina adiacente alla colonia dei salesiani sul cui territorio c’è la casa del Papa, ed ha incontrato e salutato i suoi vicini di casa. Possiamo chiamarli così gli abitanti di Les Combes, che sono in tutto 30, forse 35 persone.

 

 

NOMINE

 

Ieri il Santo Padre ha nominato il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni conclusive del Congresso Eucaristico Nazionale slovacco, che avranno luogo a Bratislava-Petržalka il 18 settembre 2005.

 

Inoltre, il Papa ha nominato vescovo di Augsburg (Repubblica Federale di Germania) monsignor Walter Mixa, vescovo di Eichst e Ordinario Militare per la Repubblica Federale di Germania. E ha nominato vescovo di Kaga-Bandoro (Repubblica Centroafricana) il reverendo. p. Albert Vanbuel, Società Salesiana di S.Giovanni Bosco, presidente dei Superiori Maggiori del Centroafrica.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 luglio 2005

 

 

 

 

IL PROCESSO A SADDAM HUSSEIN POTREBBE COMINCIARE A GIORNI.

L’ANNUNCIO NELL’ENNESIMA GIORNATA DI SANGUE IN IRAQ:

8 MORTI E 20 FERITI STAMANE A BAGHDAD,

 MENTRE SALE  A 98 MORTI E OLTRE 150 FERITI IL BILANCIO DELL’ATTACCO DI IERI.

DA DOMANI RIUNIONE AD AMMAN DEI RAPPRESENTANTI DEI PAESI DONATORI

-Intervista con Al Saadi Latif -

 

L’annuncio che il processo a Saddam Hussein potrebbe cominciare a giorni, nell’ennesima giornata di sangue in Iraq: quattro attentati, in altrettante zone di Baghdad, hanno provocato almeno 8 morti e il ferimento di un’altra ventina di persone. E continua a salire ad almeno 98 morti e oltre 150 feriti il bilancio per il devastante attacco suicida di ieri sera a sud della capitale. Al Qaeda via internet ha rivendicato tutti gli attentati dei giorni scorsi, annunciando “ulteriori violenze”. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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A Baghdad si cerca di dare un nome alle vittime di ieri. L’esplosione ha dato vita ad un incendio di grosse proporzioni che ha investito diverse automobili e abitazioni adiacenti. Sono un centinaio gli ustionati, molti dei quali gravi, ricoverati presso l’ospedale locale, che non ha a disposizione i mezzi necessari per curare tutti. E’ uno dei più sanguinosi attacchi dalla caduta di Saddam Hussein, con un bilancio destinato ad aggravarsi. Il parlamento, da parte sua, ha deciso che a mezzogiorno di mercoledì in tutto il Paese verrà osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’attentato di ieri sera e di quello che quattro giorni fa colpì decine di bambini, durante una distribuzione di caramelle da parte dei soldati americani. A Teheran il primo ministro Jaafari, durante un incontro con il presidente iraniano Mohammad, ha condannato questi atti chiedendo a tutti i Paesi di “unirsi per combattere il terrorismo”. Una terribile ondata di sangue e terrore che al-Qaeda ha rivendicato ancora via internet. L'organizzazione terroristica di Osama Bin Laden fa sapere che non intende certo fermarsi. Intanto, il tribunale speciale iracheno, che giudicherà Saddam Hussein e gli altri membri del regime, ha annunciato che il processo contro l'ex rais potrebbe cominciare a giorni e che sono state presentate le prime incriminazioni per crimini commessi quando era presidente dell'Iraq.

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Domani e dopodomani ad Amman si riuniranno i rappresentanti delle Nazioni donatrici del Paese martoriato dal regime di Saddam Hussein, prima, e dalla guerra, poi. Al vertice in Giordania si farà il punto sullo stato d’avanzamento dei progetti finanziati dalla comunità internazionale in occasione delle riunioni di Madrid nel 2003 e di Bruxelles nel giugno scorso. Ma a cosa servirà effettivamente questo nuovo incontro dei Paesi donatori? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Al Saadi Latif, giornalista iracheno da poco rientrato da Baghdad:

 

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R. – Saddam Hussein ha lasciato l’Iraq veramente a terra, non c’è più niente e quindi l’emergenza fondamentale appare essere quella della ricostruzione del Paese. Il problema è che ci sono due elementi che hanno finora bloccato in qualche modo il processo di ricostruzione dell’Iraq. Il primo è che a Madrid  è stato deciso di affrontare alcune cose, come quella riguardante l’eliminazione dei debiti dell’Iraq dell’80 per cento, ma finora questo non ci ha aiutato molto nella ricostruzione del Paese. E questo, forse, perché non vi è la volontà di far questo al più presto. C’è poi un secondo fattore, che è molto grave ed al contempo importante, che è il risultato della politica dell’ex regime di Saddam: la corruzione. L’Iraq ha una situazione di corruzione orribile.

 

D. – Ma cosa serve oggi in Iraq?

 

R. – Il Paese ha bisogno di una forza democratica in tutta Europa; di una pacificazione della situazione. Ora il terrorismo non è più un elemento che caratterizza solo l’Iraq: vediamo purtroppo qual è la situazione attuale nel mondo. Vediamo come il terrorismo è aumentato grazie alla politica della guerra, ma ci sono motivi che riguardano la situazione dell’Iraq. E’ necessario che venga dato tutto il possibile per la ricostruzione del Paese, in modo particolare i servizi, come l’elettricità, l’acqua ed altri servizi fondamentali. La mancanza di questi servizi essenziali è uno dei motivi che fanno rafforzare il terrorismo.

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IL 2005 “ANNO DEL MEDITERRANEO”:

L’UNIONE EUROPEA RILANCIA COSI’ IL PROGETTO EUROMED

CON IL QUALE  DA DIECI ANNI CURA LE RELAZIONI CON I PAESI

 CHE SI AFFACCIANO SULMARE NOSTRUM’

- Intervista con Michele Capasso -

 

L’Unione Europea ha definito il 2005Anno del mediterraneo’, con l’obiettivo di rilanciare le relazioni con i Paesi che si affacciano sul mediterraneo.  I ministri degli Affari Esteri di 35 Paesi dell’area interessata, su proposta del governo spagnolo, hanno stabilito la convocazione di un’assemblea straordinaria che si svolgerà a Barcellona il prossimo mese di novembre. Sulle iniziative in programmazione e sul progetto che già da dieci anni l’Unione europea porta avanti, il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Se negli anni scorsi l’allargamento ad est rappresentava la priorità per l’Europa, oggi è la regione del Mediterraneo la vera zona di frontiera per gli assetti geo politici europei. Diventa dunque una vera priorità la politica di partenariato e vicinato che Bruxelles ha avviato con Euromed. Un progetto che attraverso il coinvolgimento dei diversi Paesi, mira a fare del bacino del Mediterraneo uno spazio di dialogo e cooperazione. Tutto è nato nel novembre 1995, durante la conferenza di Barcellona, quando le richieste dei ministri degli Affari Esteri di diversi Paesi Euromediterranei si sono fuse in un accordo politico di vasto respiro. Oltre a singoli Stati, enti regionali e attori della società civile di ciascun Paese si sono impegnati in diversi progetti di cooperazione. Fra gli altri aspetti i partner  hanno previsto accordi sul tema sicurezza e scambi a livello finanziario e commerciale. Ma il dialogo si fonda anche a livello sociale, religioso, culturale. E allora si cercano occasioni di incontro, di conoscenza reciproca, fra Paesi che sono molto diversi per le loro tradizioni, a volte distanti. Si tratta di conferenze a diverso livello ma anche di popolari concerti, che veicolano sempre un messaggio di unione.

 

A far parte dell’organizzazione, Paesi che siamo soliti accomunare: Algeria, Tunisia, Marocco; ma anche Paesi più “lontani” tra loro per tradizioni o per interessi: come Malta, Egitto, Giordania, Siria e Libano; come Cipro e Turchia, che hanno difficili relazioni dall’invasione da parte di Ankara della parte settentrionale dell’isola cipriota, nel 1974. E, soprattutto, Israele e l’Autorità Palestinese. Tutti questi Paesi, dunque, mettono in comune le proprie energie sotto l’egida dell’Unione Europea che ha messo a servizio del progetto anche uno strumento finanziario. Si chiama programma Meda e prevede misure finanziarie per la riforma delle strutture economiche e sociali dei partner mediterranei. Si tratta di aiuti a fondo perduto che provengono dal bilancio comunitario e dalla Banca Europea per gli Investimenti. Il programma Euromed comprende vari  strumenti e organismi. Tra gli strumenti, citiamo lo European Community Investment Partners (Ecip), che promuove lo sviluppo di “joint-venture” tra piccole e medie imprese. Tra gli organismi, la Fondazione Laboratorio mediterraneo e la Maison de la Mediterranée, di cui è direttore generale Michele Capasso. Ci racconta il difficile percorso dei progetti Euromed nell’intervista di Donika Lafratta:

 

R. – I ministri degli Affari Esteri hanno registrato le segnalazioni e le raccomandazioni di alcune istituzioni che si occupano da sempre di dialogo tra le culture e le società dello spazio euromediterraneo, affinché si promuovesse un partenariato che desse un rilancio di sviluppo sostanziale all’intera regione.

 

D. – Ma, secondo lei, quali sono i principi ed i valori fondamentali di una “casa euromediterranea”?

 

R. – A partire dal 1995 noi abbiamo costituito una rete di oltre 500 organismi che hanno aderito al nostro progetto di creazione di “La Maison de la Méditerranée”, che si pone come una rete aperta e partecipata dove non esiste una gerarchia e dove all’interno del network si promuovono azioni, affinché tutti i partecipanti possano sviluppare azioni di leadership su specifiche tematiche.

 

D. – Qual è il peso istituzionale di Euromed nell’Unione Europea?

 

R.- Ci troviamo di fronte ad uno scenario completamente diverso rispetto a quello di dieci anni fa: vi era allora un ottimismo per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese; c’erano speranze per un partenariato economico che si sviluppasse di più; non c’era la grande cappa del terrorismo. Oggi ci troviamo a vivere uno scenario geopolitico e geostrategico completamente diverso e che richiede, quindi, una rivisitazione ed un rilancio del partenariato euromediterraneo e che ha prodotto ben poco nonostante le grandi risorse in campo.

 

D. – Pensa che il processo iniziato a Barcellona nel 1995 possa rappresentare un’alternativa efficace anche alla cosiddetta linea americana di “esportazione della democrazia”?

 

R. – Senza dubbio sì, ma sono tutte e due segmenti di questo grande mosaico. Oggi, soprattutto alla luce dell’allargamento ad Est dell’Unione Europea, occorre ritornare con l’attenzione ad una dimensione geografica, in cui l’Europa e l’Africa si incontrano e si scontrano nel Mediterraneo, per riaffermare con azioni concrete il rilancio del processo di Barcellona. E nella dimensione geografica mediterranea, dobbiamo affrontare l’emergenza su alcuni argomenti principali.

 

D. – In questo particolare momento storico la cooperazione euromediterranea cosa propone sul fronte sicurezza e cosa sul fronte del dialogo interculturale?

 

R. – Si sta riaffermando una concezione che noi abbiamo detto e gridato, sin dal 1994: “Occorre promuovere anzitutto il dialogo tra le società e le culture, perché solo attraverso il dialogo si ottiene una maggiore conoscenza. E attraverso la conoscenza si arriva ad una confidenza, attraverso la confidenza si possono promuovere scambi, che da soli permettono sicurezza e pace”. Invece, si è proposto di assicurare la sicurezza attraverso sistemi militari, credendo che si potesse addivenire a scambi economici entro il 2015 e con essi ad un dialogo tra le società e le culture e quindi alla pace. Questo è stato completamente sbagliato ed i fatti dell’11 settembre 2001 ci hanno, purtroppo, dato ragione.

 

D. – Dopo gli attentati degli ultimi giorni si tema una ritorsione nei confronti del mondo musulmano: cosa propone concretamente Euromed per risolvere questa crisi?

 

R. – Dovrebbe interrompere l’equazione di dire islam uguale fondamentalismo, fondamentalismo uguale terrorismo. Bisogna scindere questo islam dall’islamismo, che è la degenerazione dell’islam, la politicizzazione del religioso. Per cui dialogare sempre ed anche di più con le comunità moderate e soprattutto lavorare molto per i processi di integrazione.

 

D. – Dal partenariato euromediterraneo cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

 

R. – Una spinta va verso i programmi che anche con le nuove politiche di vicinato potranno finalmente avere maggiore respiro e quindi il Programma Meda potrà avere un futuro molto meglio disegnato e in questo un ruolo importante lo hanno tutti i soggetti istituzionali della società civile.

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“RWANDA, I MEDIA, IL PACIFISMO, I DILEMMI”: TEMA DELLA CONFERENZA PROMOSSA ALL’UNIVERSITÀ  LA SAPIENZA, DI ROMA, NELL’AMBITO DELL’INIZIATIVA IMPEGNARSI NELL’ESTATE ROMANA. AI NOSTRI MICROFONI  STEFANO SAVI

 

“Rwanda, i media, il pacifismo, i dilemmi”: è il tema della Conferenza che si è svolta nell’ambito dell’iniziativa “Impegnarsi nell’estate romana” presso l’università “La Sapienza” di Roma, promossa da Amnesty International, Emergency e Medici senza Frontiere fino ad oggi. L’incontro ha voluto ricordare il genocidio compiuto in soli cento giorni nella primavera del 1994 dall’etnia Hutu contro quella dei Tutsi. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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“Io sogno di essere nera, la notte, tanto mi sento pienamente di essere qui. Mi guardo le mani nere e riconosco nel sogno che sono le mie mani. E quando vedo il sangue delle vittime di questo orrore, il sangue è rosso come il mio. Allora non c’è più davvero nessuna differenza”.

 

E’ la testimonianza di Federica Cecchini, psicologa di “Medici senza Fron-tiere” a Kingali in Rwanda, a sostegno delle donne sopravissute al genocidio, letta in conferenza stampa. Il direttore di MSF, Stefano Savi:

 

R. – Sono trascorsi dieci anni da quando è stato commesso il genocidio e sicuramente i crimini e le violenze che le sopravvissute e i sopravvissuti hanno subito, il dramma vissuto lasciano ferite molto profonde. Una psicologa ne vede i risultati ogni giorno parlando con queste donne che ancora adesso vedono anche nei figli, se sono stati concepiti dopo uno stupro, magari, una memoria di quello che è stato quel dramma. Sicuramente, la situazione del Rwanda non è completamente stabilizzata. Ci vuole ancora del tempo per riuscire a superare un evento così drammatico e profondo che ha distrutto in parte una società e una Nazione. Sicuramente ci vorrà la volontà da entrambe le parti di poter costruire un dialogo.

 

D. – Cosa ricordano i suoi colleghi che erano lì, in quei giorni, di quel periodo?

 

R. – I nostri colleghi che hanno avuto la sfortuna e il dovere di testimoniare quello che è accaduto durante quei tremendi tre mesi del genocidio, sono colleghi che sono rimasti scioccati e che ancora adesso portano i segni di quell’esperienza. Vedere davanti ai propri occhi lo sterminio sistematico di persone, di propri colleghi con un sentimento di impotenza ... ecco, io penso che queste cicatrici non potranno mai essere cancellate, perché sono esperienze così profonde che rimarranno comunque come qualcosa di aperto nella loro vita.

 

Oggi nel Rwanda al governo c’è Paul Kagame, il generale che riuscì a fermare questa orribile strage. Chi è sopravissuto cerca di trovare di nuovo la normalità ma senza dimenticare coloro che sono morti perché – come dice Francesca Cecchini – “non sarebbe rispettoso né verso chi non c’è più, né verso chi vive qui, in questo Paese dalle mille colline.”

 

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"LA BELLEZZA DELLA CROCE" È IL TITOLO DELLA MOSTRA

DA IERI NEL SANTUARIO DELLA SANTA CASA DI LORETO:

- Intervista con Alfredo Paglione -

 

 

Il santuario della Santa Casa di Loreto fin dalla sua costituzione ha favorito la diffusione dell’arte sacra. A conferma di questa tendenza, il santuario ospita fino al 15 settembre la mostra "La bellezza della Croce", a cura di Alfredo Paglione e Floriano Grimaldi. Rita Anaclerio ha chiesto proprio ad Alfredo Paglione quali gli artisti ed i dipinti selezionati per esaltare la “Bellezza della Croce”:

 

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R. – Io e mia moglie siamo molto devoti, da sempre, della Madonna di Loreto. Abbiamo quindi raccolto tante opere d’arte e tra queste numerose opere di carattere sacro. Abbiamo allora pensato di venire a Loreto e presentare alla Madonna di Loreto come un bouquet di fiori, una raccolta di quadri e di opere specifiche di diversi autori e tra i più grandi del secolo. Gli artisti sono diversi, cominciando da Aligi Sassu, che è presente qui con 11 opere dai temi della Deposizione, la stessa Crocifissione, il tema del Concilio; c’è poi una bellissima Cena di Emmaus, dell’anno 1930, di un pittore veneto Lino Perissinotti; per finire poi con una rassegna di opere notevoli di artisti spagnoli, tra cui un grande come José Ortega, presente con un’orazione, il tema dell’Angelus, fino alle ultime opere, che sono molto drammatiche, tutte sul tema della Crocifissione. C’è un Trittico straordinario che è di Gaston Orellana, pittore cileno, molto caro a grandi poeti come Neruda e come Alberti. Anche questo presente qui a Loreto.

 

Viene documentata così una significativa porzione della ricerca artistica classica ma anche contemporanea sul tema del sacro, che affronta in particolare il tema del dolore e del suo significato, come ci spiega padre Floriano Grimaldi, direttore del Museo Pinacoteca della Santa Casa di Loreto:

 

R. – Il filo conduttore, che può legare assieme tutte queste opere che verranno esposte nella Mostra, è la sofferenza, il dolore che l’uomo e la donna hanno patito e sofferto, particolarmente nel secolo passato: forni crematori, prigionie, sfruttamento della donna, come viene messo in evidenza in alcuni dipinti, in particolare di Jaston Orellana. La bellezza della Croce è Cristo.

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CHIESA E SOCIETA’

17 luglio 2005

 

 

 

                                   DIALOGO INTERRELIGIOSO: OGGI AD ASSISI

       L’ULTIMA GIORNATA DELL’INCONTRO TRA MONACI BENEDETTINI, INDUISTI, E SUFI

          ALLA SCOPERTA DEL VALORE DELLA CONTEMPLAZIONE NELLA MONDO MODERNO

 

ASSISI. = Come avviene la contemplazione? Che effetti ha sulla vita della persona e sulle sue relazioni con gli altri e con il creato? Queste le domande a cui sono stati chiamati a rispondere  i relatori di religione  induista, cristiana, islamica  nel convegno di Assisi, oggi alla sua ultima giornata. L’iniziativa dal titolo  “La contemplazione di Dio nell’induismo, nel monachesimo benedettino, nel sufismo”, è stata promossa a partire dal 13 luglio dal Dialogo interreligioso monastico dei  benedditini, attivo da 27 anni nella ricerca del confronto con i fedeli delle altre religioni. “Dio è in tutti noi e tutti noi, anche se in modo diverso, lo cerchiamo. In questo convegno proviamo a comprendere Dio più con la strada dell’intelletto che con quella del cuore e per questo ci rivolgiamo al monachesimo” ha dichiarato il benedettino Cipriano Carini, responsabile della Commissione italiana del Dim. Lo stile del monachesimo, infatti, come ha spiegato lo stesso Carini, “è il modo migliore per vivere le religioni. Conduce ad incontrare Dio nella contemplazione”. Contemplazione intesa come abbandono al Signore e come necessità di dimenticare le distrazioni del mondo moderno e degli affari per nutrirsi del vero. Ed è proprio questo il fulcro del dialogo interreligioso aperto presso il monastero di San Giuseppe ad Assisi. Giuseppe Scattolin, missionario Comboniano in Egitto esperto di sufismo, ha osservato come questa religione professi un totale assorbimento del credente in Dio perché “l’uomo moderno ha necessità di riscoprire la dimensione trascendente” per ritrovare quei valori assenti nella società tecnologica e dei consumi. Un concetto, questo, ricorrente anche nell’induismo che vede nella contemplazione uno degli strumenti per l’ascesi intesa non come rinuncia al mondo ma ai suoi condizionamenti. Il tutto per vivere serenamente la propria vita. La contemplazione quindi come itinerario, ma anche come rischio da correre. Perché come ha notato suor Luciana Myriam Mele, del monastero benedettino di San Giovanni, “quando si incontra Dio, bisogna essere disposti a lasciarsi andare e a farsi modificare”. (R.P.)

            

                                                                                      

“VEDUTE DI CRISTO: LA FIGURA DI CRISTO DALL’ANTICHITÀ FINO AL XX SECOLO”:

È IL TITOLO DELLA MOSTRA, IN CORSO A COLONIA, IN GERMANIA,

IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DEL MESE PROSSIMO

 

COLONIA. = Fra gli eventi culturali della XX Giornata mondiale della Gioventù, in programma a Colonia, in Germania, dal 11 al 21 agosto prossimi, spicca la mostra “Vedute di Cristo: la figura di Cristo dall’antichità fino al ventesimo secolo”. L’esposizione, promossa dall’arcidiocesi di Colonia, in collaborazione con la fondazione “Gioventù Chiesa Speranza” del Pontificio Consiglio per i laici, è in corso, fino al 2 ottobre, nel prestigioso Wallraf-Richartzs-Museum Fondation Carboud della cittadina tedesca. Attraverso una novantina, tra le principali opere della storia dell’arte europea, dalla tarda antichità fino ad oggi, la mostra vuole condurre i giovani visitatori all’incontro personale con Gesù, attraverso le opere di Michelangelo, El Greco, Rubens, Newman, Beuys e Warhol. “E’ una mostra favolosa, i giovani saranno entusiasti”, concordano tre volontari della GMG che hanno che hanno già visitato l’esposizione. Uno di loro, Jean-Baptiste Robert, afferma: “La mescolanza mi ha particolarmente affascinato: normalmente, non mi ispirano tanto le opere dei maestri antichi, ma nel confronto con l’arte moderna acquistano un nuovo significato”. “Visitando la mostra – aggiunge il ragazzo – ho pregato varie volte. In mezzo a queste immagini che rappresentano vedute di Cristo mi sono sentito a mio agio”. Il costo dell’entrata, per i possessori della GMG-Card, è di 1 Euro. (R.M.) 

 

 

DOVE È RIVOLTA E DIRETTA LA PROPRIA VITA”: E’ IL TEMA DEL VI FESTIVAL

INTERNAZIONALE GIOVANILE CRISTIANO, IN PROGRAMMA IL MESE PROSSIMO

A BELOZEM, IN BULGARIA

 

BELOZEM. = “Quo vadis?”: questo, il titolo del VI Festival Internazionale Giovanile cristiano che si svolgerà a Belozem, in Bulgaria dal 29 agosto al 3 settembre prossimi. “Dove è rivolta e diretta la propria vita” è il tema di questa edizione, che prende spunto dalle parole del romanzo di Henrik Senkewicz, rivolte da Cristo a Pietro che fugge da Roma, lasciando la Chiesa, a causa dalla persecuzione nei confronti dei cristiani. Il festival, a cui potranno prendere parte i giovani dai 14 anni in su, prevede diversi workshop e gruppi di lavoro sui temi della paura, della depressione e della vita come sfida. In programma, anche una scuola musicale, dei concerti e la registrazione di un cd in uno studio professionale per i partecipanti, che si potranno esibire come solisti o in gruppo. Previste, infine, diverse celebrazioni liturgiche presiedute dal vescovo di Sofia e Plovdiv, mons. Georgi Jovcev. (R.M.)                                                                                                                

 

 

          MONDIALI DI NUOTO 2009: A ROMA, IN ITALIA,  LA TREDICESIMA EDIZIONE

                      IERI  LA SCELTA DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE

                 SCONFITTE LE SUPER FAVORITE DUBAI, MOSCA ATENE E YOKOHAMA

 

MONTREAL. = I mondiali di nuoto 2009 parleranno italiano.  Dopo l’australiana Melbourne nel 2007, infatti, toccherà all’Italia e alla sua capitale, Roma, l’organizzazione della tredicesima e ambitissima competizione di discipline acquatiche. Lo ha deciso Ieri a Montreal, in Canada, la federazione internazionale. Una scelta, quella della Fina, affatto scontata. Fino all’ultimo, infatti, la città eterna ha dovuto misurarsi con Atene, Dubai, Mosca e Yokohama date per super favorite.  Particolarmente cocente la delusione dei giapponesi che, con un progetto altamente tecnologico, avevano dato per certa la vittoria. E invece al rush finale la Capitale l’ha spuntata con un netto 11-9 contro gli asiatici. D’altronde sin dalla prima votazione del bureau della Federazione Internazionale di nuoto, alla capitale italiana erano andati ben 10 voti,  mentre 8 erano state le preferenze accordate a Yokohama e una sola rispettivamente a Mosca ed Atene. Grande soddisfazione, per la conquista ottenuta, è stata espressa dal sindaco di Roma, Walter Veltroni rappresentato dal delegato dello sport Gianni Rivera. Dal 1994, infatti, la Capitale non ospitava i mondiali di nuoto.  “abbiamo puntato sull’aspetto umano e sentimentale. Roma è Roma e il valore aggiunto che può offrire non è paragonabile a quello delle altre città”  ha commentato il mecenate dello sport capitolino Gianni Malagò. Intanto il progetto tecnico è già in piedi: 45 milioni di euro sono stati stanziati. Cuore nevralgico dell’evento il Foro italico, completamente rimesso a nuovo per l’occasione.  (R.P.)

                                                                                                                   

 

IN ITALIA L’APPELLO DEL CARDINAL GIORDANO PER NAPOLI:

SALVIAMO LA CITTA’  DALLA POVERTA’ E DALL’INCERTEZZA.

 NON POSSIAMO ARRENDERCI, SERVE L’IMPEGNO DI TUTTI

 

NAPOLI. = La mancanza di case, di lavoro, l’evasione scolastica. E ancora la violenza. Quella che non fa sentire al sicuro neanche nelle proprie case, per le strade. Quella che trascina perfino ragazzi fino al giorno prima insospettabili. '”Napoli è una città nella quale vanno crescendo povertà, marginalità, esclusione, disgregazione e incertezza nel domani, lo percepisco quotidianamente per le numerose richieste di aiuto e di assistenza”: sono dure le parole dall’arcivescovo della capitale campana, il cardinale Michele Giordano, pronunciate ieri, nel corso della messa conclusiva dei festeggiamenti della Madonna del Carmine. Ma quella del presule non è stata solo una denuncia.  E’ stato anche un appello a non abbandonare Napoli alla povertà e alla incertezza. Perché “una via d’uscita è possibile. Non possiamo arrenderci all'ineluttabile. Il nostro cuore animato da un amore instancabile per la città, continua a ritenere  che ci siano le condizioni per rendere Napoli più ospitale e sicura per tutti”. Di qui l’invito rivolto ai fedeli dal Cardinale ad impegnarsi  affinché nessuno possa sentirsi straniero, ospite o tollerato. L’invito a non dimenticare malati, anziani, emarginati, disoccupati e  lavoratori perdenti posto. Per questo, però, secondo l’arcivescovo necessario rifondare la coscienza civile attraverso “un supplemento di responsabilità, fantasia, coraggio, creatività anche in presenza di segnali di crisi”. La parola d’ordine allora è: collaborare. Lavorare insieme, dare spazio alle discussioni costruttive, alla competenza, al rigore, alla politica “vera”, che opera per il bene comune.                                                                                                                     (R.P.)

 

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24 ORE NEL MONDO

17 luglio 2005

 

 

-  A cura di eugenio Bonanata -

 

 

 

Un minibus esploso ieri a Kusadasi, una località balneare sul mare Egeo. È diventata meno forte l’ipotesi che l’attentato sia stato compiuto da un kamikaze, come in un primo momento aveva affermato lo stesso primo ministro turco Erdogan. Gli occhi degli osservatori, intanto, sono puntati sugli ospedali dove sono ricoverati i circa 13 feriti. Si teme che il bilancio provvisorio delle 5 vittime sia destinato a salire. Le autorità, inoltre, non hanno parlato di rivendicazioni né fatto riferimento a gruppi specifici.

 

  E’ stato ufficialmente identificato dalle autorità britanniche il corpo di Benedetta Ciaccia. La cittadina italiana era tra i dispersi dell’attentato di Londra dello scorso 7 luglio. Secondo la Farnesina, la trentenne romana avrebbe perso la vita nell’esplosione avvenuta nella stazione metropolitana di Aldgate. La prossima settimana il rimpatrio della salma. Intanto, l’Egitto ha fatto sapere che non verrà estradato in Gran Bretagna Magdi el Nashar, il chimico sospettato per l’attentato alla City. L’uomo era stato arrestato giovedì scorso al Cairo per presunti legami con gli attacchi terroristici. Di sua proprietà è infatti l’abitazione utilizzata a Leeds dai quattro kamikaze britannici. Stando ad indiscrezioni, El Nashar aveva lasciato l’Inghilterra due settimane prima del giorno delle esplosioni. Sulle telefonate sospette tra Gran Bretagna e Pakistan lavorano i servizi pakistani. L’intelligence locale ha fatto sapere che le autorità britanniche hanno fornito al Paese una lista di chiamate fatte dalla casa di uno degli attentatori del 7 luglio.

 

Le forze di sicurezza pachistane hanno ucciso 17 presunti militanti stranieri nella regione tribale vicino al confine con l’Afghanistan. Lo riferisce la televisione privata Geo. Citando fonti anonime del governo, la Tv ha aggiunto che anche un soldato pachistano è morto nell’operazione.

 

Soldati afghani e delle forze della coalizione a guida statunitense, hanno ucciso 20 taleban in violenti scontri avvenuti negli ultimi due giorni, nella regione sud-est dell'Afghanistan. Gli scontri sono iniziati giovedì scorso nella provincia di Khost, in seguito ad attacchi dei taleban alla base dell’esercito nazionale afghano, nel distretto di Espera.

 

Sempre tesa la situazione nella striscia di Gaza dove un colpo di mortaio ha provocando numerose vittime tra i coloni israeliani. Un capo dell’ala militare di Hamas, inoltre, è stato ucciso da un cecchino israeliano. Intanto, Israele ha ammonito che "entro le prossime ore" potrebbe scatenare un’offensiva di terra contro la Striscia di Gaza, se i miliziani palestinesi non cesseranno di lanciare razzi contro obiettivi posti sul territorio ebraico. La minaccia è venuta dal vice ministro della Difesa, Zeev Boim, che alla radio pubblica ha specificato come un eventuale assalto su Gaza “dipende da quanto accadrà", appunto "nelle ore a venire". Dal canto suo, il presidente palestinese Abu Mazen ieri aveva esortato le fazioni militanti a riaffermare il loro impegno per il periodo di non belligeranza.

 

Promettente risultato nell’ambito dei negoziati fra governo indonesiano e i ribelli della provincia di Aceh. Ad Helsinki le parti hanno raggiunto un accordo che pone fine a circa 30 anni di guerra civile nella provincia settentrionale dell'isola di Sumatra. Il memorandum dell’intesa, tuttavia, verrà siglato formalmente il prossimo 15 agosto. Fonti dei ribelli avevano precisato che l’intesa, con l’approvazione del governo, permetterà loro di diventare un partito politico.

 

Secondo l’agenzia Nuova Cina, le violente inondazioni di questa prima parte dell’estate in Cina hanno provocato oltre 700 morti e almeno 190 dispersi. Inoltre, quattro milioni di persone, su un totale di 90 milioni colpite, sono state trasferite. E il bilancio è grave anche in termini materiali: distrutti sette milioni di ettari di raccolti e più di 700.000 case. Le regioni più colpite sono nel sud e nell’est del Paese.

 

Via dallo Yucatan, dalle spiagge di Cancun, dai bungalow che popolano le assolate rive caraibiche; file, lunghe file davanti ai traghetti, agli imbarchi di voli locali e davanti agli alberghi in cerca di un rifugio sicuro: è in arrivo Emily, il terribile uragano che dopo aver spazzato e inondato Cuba e la Florida ora punta sulla penisola dello Yukatan, Messico, dove è atteso in serata.  Da ieri, scrive la Bbc online, è cominciato l'esodo forzato di decine di migliaia di turisti, in maggioranza stranieri. Ieri  30.000 persone hanno lasciato lo Stato di Quintana Roo. Oggi sono in marcia altri 40.000 turisti, che stanno lasciando con qualsiasi mezzo le località della costa orientale messicana per un tetto sicuro.  A Cancun la gente lascia le spiagge e si rifugia all'interno. Già dalla scorsa notte la città era in preda a confusione e traffico caotico. Sono arrivati migliaia di turisti in fuga dalle isole di Mujeres e Cozumel, altrettanti hanno abbandonato le tipiche capanne di palme lungo la costa e si sono riversati per le sue strade e nei suoi alberghi all'interno. L'aeroporto locale è affollato all'inverosimile da chi vuole lasciare la zona. L’uragano Emily, con venti che soffiano a 225 chilometri all'ora, ha già terrorizzato la Giamaica, dove fortunatamente non ci sono state inondazioni vittime, le isole di Trinidad e Tobago e di Grenada.   

 

 

 

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