RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
197 - Testo della trasmissione di sabato 16 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Nel Vangelo di domani, la parabola del grano e della
zizzania
CHIESA E SOCIETA’:
Il terrorismo colpisce in Turchia: almeno 5 vittime per l’esplosione su
un minibus in una stazione turistica sul Mare Egeo
Sale la tensione in Medio Oriente: per Sharon il piano di disimpegno
dei coloni non si fermerà
16 luglio 2005
IL CORDOGLIO DEL PAPA PER L’UCCISIONE IN KENYA DEL
VESCOVO LUIGI LOCATI,
DEL QUALE RICORDA “L’ANIMO
NOBILE” E “LA DIGNITÀ UMANA”:
MESSAGGI AL NUNZIO IN KENYA E ALL’ARCIVESCOVO DI
VERCELLI
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La morte del vescovo Luigi
Locati possa affrettare il processo di pace e di riconciliazione. E’ l’auspicio del Papa nel messaggio di
cordoglio indirizzato, tramite il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano,
al nunzio apostolico in Kenya, mons. Alain Lebeaupin, in seguito all’uccisione
del presule, giovedì scorso nel nord del Kenya. Nel telegramma il Papa si è
detto “profondamente addolorato per la tragica morte del vescovo” del quale
ricorda “l’animo nobile” e “la dignità umana” spesa al servizio dei più poveri.
In un secondo messaggio di cordoglio inviato a mons. Enrico Masseroni,
arcivescovo di Vercelli, diocesi di origine del presule Locati, il Papa
“esprime spirituale partecipazione alla comunità diocesana ed ai familiari del
missionario”.
IN VALLE
D’AOSTA E’ GRANDE L’ATTESA PER IL PRIMO ANGELUS DEL PAPA
NEL
GIARDINO DELLA COLONIA SALESIANA
-
Intervista con Salvatore Mazza -
Cresce
l’attesa per il primo Angelus del Papa in Valle d’Aosta. Nell’area predisposta
per la preghiera dell’Angelus, il giardino di fronte allo chalet del Santo
Padre posto tra boschi di abeti e larici, è prevista domani la presenza di
almeno 5 mila persone. La colonia dei salesiani dove si trova la casa che
ospita il Papa, potrà essere raggiunta domani dal comune di Introd attraverso
la strada comunale o percorrendo, a piedi, due panoramici sentieri. Ascoltiamo
al microfono di Amedeo Lomonaco l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza:
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R. – Sarà la prima volta in cui
Benedetto XVI si mostrerà in pubblico perché fino ad oggi il Papa non ha mai
lasciato l’area dove sorge lo chalet. C’è grande attesa e si prevede che ci
sarà moltissima gente. Considerando che il campo sportivo della colonia
salesiana, sul cui terreno sorge lo chalet può contenere tra le 4 e le 5 mila
persone, si immagina che ci sarà il pienone. Sicuramente arriveranno tutti gli
abitanti di Introd, ma sono attesi anche pullman che arrivano dalla Svizzera e
anche dalla Germania.
D. – Domani dovrebbe assistere
alla recita dell’Angelus anche l’arcivescovo di Torino, cardinale Severino
Poletto...
R. – Il porporato è già arrivato
oggi per fermarsi a pranzo con il Santo Padre e domani sarà sicuramente
all’Angelus del Papa.
D. – La preghiera dell’Angelus
sarà preceduta dalla Santa Messa concelebrata dal vescovo di Aosta, mons.
Giuseppe Anfossi, e dal parroco di Introd, don Paolo Curtaz...
R. – Già da alcuni anni
l’Angelus del Papa viene preceduto dalla Messa celebrata dal vescovo di Aosta.
La Messa sarà parte di questo momento pubblico tanto atteso. Al termine della
liturgia, il Papa si affaccerà da una piccola loggetta e da lì guiderà la
recita dell’Angelus.
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L’INTERVENTO DEL
CARDINALE JAVIER LOZANO BARRAGAN, AL CONGRESSO
APERTO IERI A LIMA, IN PERU’ SUL TEMA “INFERMITÀ E
VITA CRISTIANA”
- Servizio di Roberta Gisotti -
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“Il dolore: enigma o mistero?”: è il suggestivo titolo
della relazione svolta dal cardinale
Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute,
intervenuto ai lavori del Congresso promosso nella capitale peruviana
dall’Associazione “Vita e spiritualità” e dall’Associazione medici cattolici
del Paese latinoamericano. Presenti all’incontro operatori, sacerdoti,
religiose e religiosi, volontari impegnati in campo sanitario. Nell’ambito di
“una società che ha fatto a meno di Dio”, scopo del Congresso – si legge in una
nota – è di proporre l’incontro con Cristo quale risposta di speranza di fronte
alla sofferenza. In proposito, il cardinale Barragan ha sottolineato che
“l’unica maniera di decifrare l’enigma del dolore e della sofferenza è il
cammino dell’amore”. Dopo avere passato in rassegna “le soluzioni offerte al
problema del dolore nelle grandi religioni non cristiane”, il porporato si è
soffermato sul significato cristiano della sofferenza umana, traendo spunto dalla Lettera apostolica di Giovanni
Paolo II “Salvifici Doloris”, dove il Papa non nasconde trattarsi “di un
qualcosa di complesso ed enigmatico, intangibile, che si deve affrontare con
tutto rispetto, con tutta compassione ed anche con timore; però questo non ci
esime dal cercare di comprenderlo, perché solo cosi si potrà superarlo”. “E’
l’intima solidarietà dell’amore trionfante che resuscita”, ha detto il
cardinale Barragan, spiegando che “dentro la solidarietà amorevole nella
sofferenza più terribile che uccide c’è la vittoria sopra la morte”
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: Il barbaro
assassinio del Vescovo Luigi Locati segni l'alba di un'era di pace e di
riconciliazione; il Santo Padre, profondamente rattristato per la tragica morte
del Presule, esprime gratitudine per la sua generosa testimonianza evangelica.
I telegrammi di cordoglio
inviati al Nunzio Apostolico in Kenya e all'Arcivescovo di Vercelli, Diocesi di
origine del compianto Presule.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata al tema dell'Eucaristia.
Nelle estere, Medio Oriente:
sempre più a rischio la tregua tra Israele e palestinesi; raid aerei nella
Striscia di Gaza.
New York: l'intervento della
Delegazione della Santa Sede - durante la sessione del Consiglio Economico e
Sociale delle Nazioni Unite - sul tema: "Il generoso impegno delle istituzioni
ed agenzie cattoliche continua a sostenere le popolazioni colpite dallo
tsunami".
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Costa su una mostra, a Merano, dedicata alle fotografie di
Man Ray.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema del terrorismo.
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16 luglio 2005
IN KENYA FERMATE DUE PERSONE PER
L’ASSASSINIO DI MONSIGNOR LUGI LOCATI,
UCCISO GIOVEDI’ SCORSO NEL NORD DEL PAESE
- Intervista con padre Kizito Sesana -
In Kenya proseguono le indagini per trovare i responsabili
dell’omicidio, avvenuto giovedì scorso, di mons. Luigi Locati: due sospetti
sono stati fermati e interrogati dalla polizia locale. In attesa dei funerali
sono molte le persone a vegliare la salma del presule. Ma come è stato vissuto
in Kenya questo nuovo drammatico episodio che colpisce ancora una volta la
Chiesa missionaria? Risponde al microfono di Giancarlo La Vella, padre Kizito Sesana,
missionario comboniano a Nairobi:
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R. – C’è una sensazione di sgomento in Kenya, perché mons.
Locati era il classico missionario “all’antica”, che amava moltissimo la sua
gente: non vedeva l’ora di tornare in
Kenya, quando per ragioni varie doveva allontanarsi. Ha dedicato tutta la sua
vita a queste persone, cattolici e non cattolici – è importante sottolinearlo –
perché si trovava in una zona di missione estremamente difficile con una
presenza musulmana e delle religioni tradizionali molto forte, molto radicata.
Mons. Locati si è sempre messo al servizio di tutti. Tra l’altro – e questa è
una delle ipotesi sulle cause del suo omicidio – la sua popolarità e il fatto
che tanta gente gli voleva bene hanno, forse, infastidito qualcuno che ha così
pensato di eliminarlo.
D. – Questo
gravissimo episodio mette in qualche modo in difficoltà le varie missione in
Kenya?
R. – No, direi
proprio di no. Anzitutto perché, i missionari danno per scontati questi rischi
e questi pericoli. Inoltre, la reazione della gente è di sgomento, ma anche
rafforza il favore per i missionari e dell’opera che la Chiesa porta avanti.
Mons. Locati è una persona che ha fatto tanto, sempre vicino alla sua gente. Questo
i kenioti lo percepivano. C’è quindi commozione e sostegno a favore dell’opera
di persone come mons. Locati. Direi, tra l’altro, come mia riflessione
ulteriore, che proprio questi episodi evidenziano quello che è il senso vero
della missione: egli, pur avendo, come
vescovo, un ruolo di rilievo, ha operato sempre nel silenzio, quotidianamente,
sacrificandosi per gli altri fino alla fine. Le persone che hanno avuto modo di
incontrarlo hanno visto e conosciuto una persona che veramente ha messo in
pratica il Vangelo.
D. – Che cosa si prevede per i funerali di mons. Locati?
R. – Isiolo è una località piccola ed isolata. Si può
addirittura dire che Isiolo è un po’ una creatura di mons. Locati, che ha speso
lì quasi 40 anni della sua esistenza anche perché gli interventi del governo
mancano totalmente in quella zona. Questa situazione di isolamento non
permetterà certamente a molte persone di partecipare ai funerali. Se si arriverà
a radunare tutta la popolazione di Isiolo, si tratterà forse di 15 mila persone.
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SARANNO
PIÙ DI 100MILA I RAGAZZI ITALIANI A COLONIA
PER LA
XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ.
DIVERSE
LE INIZIATIVE PARTICOLARI ORGANIZZATE DALLA CEI
-
Intervista con don Paolo Giulietti -
Saranno più di centomila i ragazzi
italiani che arriveranno a Colonia dal 16 al 21 agosto per la XX Giornata
Mondiale della Gioventù e saranno soprattutto molto giovani. Una nuova
generazione per questa Gmg di Benedetto XVI, che avrà comunque vivo in sé il ricordo
di Giovanni Paolo II.
A don Paolo Giulietti, responsabile del
servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale
italiana, Francesca Sabatinelli ha chiesto di parlare della preparazione di
questa giornata e delle iniziative predisposte dalla Chiesa Italiana in vista
di Colonia:
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R. - C’è una preparazione, quella delle diocesi e dei
gruppi che stanno per partire, che è di preparazione spirituale e poi c’è una
preparazione tecnica e pratica del viaggio. Come Chiesa italiana stiamo anche
preparando alcune iniziative, che a Colonia caratterizzeranno la presenza
italiana in maniera particolare. Innanzitutto, un incontro di giovani italiani,
presenti in quella città, provenienti dall’Italia ed anche dalle missioni
cattoliche italiane d’Europa e del mondo. Poi ci sarà un incontro dei giovani
lavoratori, organizzato in collaborazione con altre conferenze episcopali, con
il Pontificio consiglio Giustizia e Pace e con il Consiglio delle Conferenze
episcopali europee. E poi mostre, concerti, che i gruppi italiani allestiscono
a Colonia e che noi seguiamo.
D. – Qual è lo spirito che sta animando questi giorni?
R. – Lo spirito è quello di andare a Colonia con una
presenza italiana che sia non solamente quantitativamente rilevante –saremo
oltre 100 mila – ma anche qualitativamente significativa, con eventi che
facciano sentire l’apporto positivo dei giovani italiani a questo grande evento
internazionale.
D. – L’aver salutato quest’anno Giovanni Paolo II e l’aver
accolto Papa Ratzinger si sentirà?
R. – Sarà sicuramente un personaggio diverso nel suo
rapporto con i giovani. Credo, tuttavia, che possa essere salutare questo
cambiamento perché si valorizza non tanto la persona e il suo carisma singolo,
ma anche il ruolo che quella persona riveste, quindi il primato di Pietro, la
figura del Pontefice indipendentemente da chi incarna quel ruolo.
D. – Un aspetto che caratterizzerà la GMG di Colonia sarà
anche quello delle tante persone che non potranno arrivare ma parteciperanno
comunque … in che modo?
R. – L’attenzione a chi non viene era già per noi molto
chiara a Toronto. Adesso, per Colonia, abbiamo preparato tutta una serie di
accorgimenti perché sia attraverso il sito Internet, che sarà Colonia Live, sia
attraverso la televisione, il giornale e le radio, sia possibile anche per chi
rimane a casa sentirsi in qualche maniera partecipe della GMG. Addirittura,
trasmetteremo ogni giorno la catechesi e sarà possibile da casa interagire con
il vescovo - catechista e sentirsi in qualche maniera presente in questo
momento importante di formazione.
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SI CELEBRA OGGI LA FESTA DELLA BEATA VERGINE MARIA
DEL CARMELO,
NATA IN RELAZIONE AL MONTE
KARMEL IN PALESTINA,
DOVE SI TROVA OGGI IL CONVENTO CARMELITANO “STELLA
MARIS”, AD HAIFA
- Intervista con padre Flavio Caloi -
Si celebra oggi
la festa della beata Vergine Maria del Carmelo, la cui devozione risale ad un
evento miracoloso di cui fu testimone il profeta Elia, avvenuto ancor prima
della nascita della Madonna sul Monte Karmel in Palestina, dove si trova oggi
il Convento carmelitano “Stella Maris”, ad Haifa. Sulle origini di questa
antichissima tradizione, Roberta Gisotti ha intervistato padre Flavio Caloi,
delegato generale dei Carmelitani scalzi per la Terra Santa e l’Egitto:
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R. – Il profeta Elia, che è l’ispiratore dell’Ordine,
vivendo qui sul Monte Carmelo, vedendo la piccola nube che saliva dal mare -
che il suo servo gli aveva descritto e lo si legge nel Libro dei Re della Sacra
Scrittura - ha come visto una vita nuova che poteva risorgere in questa terra, che
era deserta, assetata da tre anni e mezzo. La tradizione ha visto in questa
piccola nube la Vergine Maria, come colei che porta la pioggia divina, che
porta Gesù Cristo che fa germogliare la terra.
Da questa visione del profeta è stata tratta tutta la tradizione mariana
dell’Ordine.
D. – Padre Caloi, tra le tradizioni più vive oggi di
questa festa è quella dello “scapolare”, che viene imposto ai fedeli in questo
giorno…
R. – Noi
consideriamo lo scapolare, che è una parte importante del nostro abito religioso,
come il vestito che la Vergine Maria ci ha dato, che ha dato al mondo, a tutti
coloro che vogliono mettersi sotto la sua protezione. Come le mamme una volta
rivestivano i loro bimbi con i vestiti fatti con le loro mani, così si è
pensato nella tradizione che la Vergine Maria, apparendo verso il 1251, in
Inghilterra, a Simone Stock, padre generale dell’Ordine, volesse vestire i suoi
figli proprio con un abito fatto da lei stessa. E’ per questo che lungo i
secoli lo scapolare è stato anche ridotto in termini di centimetri proprio
perché tutti potessero portarlo come segno della protezione della Beata Vergine
Maria.
D. – Padre Caloi, la famiglia carmelitana è oggi
ampiamente diffusa nelle sue varie componenti in tutto il mondo. Quali sono i
tratti distintivi della spiritualità carmelitana?
R. – Sono soprattutto la contemplazione, cioè una
preghiera fatta col cuore, fatta in silenzio, guardando a Dio e guardando a
tutte le cose con il cuore della Madonna. Si cerca di vedere tutto attraverso
la luce dell’essere amati e quindi del poter dialogare con Dio. Un dialogo
continuo con Dio, che poi è stato ben riassunto dalle esperienze e dalla vita
di Santa Teresa di Gesù, la riformatrice del Carmelo, nel XVI secolo in Spagna,
che parla proprio di questo dialogo permanente con il Signore.
D. – Come vive oggi la comunità “Stella Maris” in una
terra purtroppo martoriata da divisioni e odi?
R. – Qui siamo in Galilea, siamo al nord d’Israele e -
possiamo dire - nella città terza per importanza del Paese, Haifa. E’ il più
grande porto ed è una città tranquilla, in cui c’è una buona convivenza tra le
religioni ebraica, cristiana, musulmana
e anche drusa. E’ una città benedetta in questo senso. La nostra presenza qui
vuole offrire accoglienza, soprattutto ai pellegrini, che vengono numerosissimi
da tutte le parti del mondo per incontrare la Vergine Maria e anche accoglienza
a molti ebrei che vengono per venerare il profeta Elia. Nella nostra Basilica,
che è uno dei Santuari più importanti del mondo, c’è la grotta del profeta
Elia. Molti, ebrei, musulmani, drusi, cristiani, vengono qui proprio per
pregare questo profeta che in questa terra è il più famoso di tutti gli uomini
della Bibbia, del Vecchio Testamento.
D. – Quindi nel Convento, quello che è il dialogo interreligioso
si fa segno visibile?
R. – Sì, tutti vengono accolti, perché possano pregare
secondo la loro fede, ma sapendo che questo è un luogo di pace e di unità.
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PRENDE
IL VIA LA 35ESIMA EDIZIONE DEL GIFFONI FILM FESTIVAL,
NELLA REGIONE
CAMPANIA DEL SUD ITALIA.
UN
FESTIVAL CINEMATOGRAFICO CHE HA COME PROTAGONISTI I GIOVANI,
IN
QUALITA’ DI SPETTATORI, CRITICI E GIURATI
- Con
noi, Claudio Gubitosi -
Film, anteprime, grandi registi e giovani attori, ma
soprattutto i ragazzi: il Giffoni Film Festival, in programma da oggi e fino al
23 luglio, punta sull’emozione e sulla partecipazione di 1.500 giovanissimi
giurati, alle prese con il cinema, il confronto e la riflessione critica.
Un’edizione rigogliosa che presenta, nelle quattro sezioni competitive, 30 lungometraggi
e 28 cortometraggi. Il tutto dedicato ad un grande appassionato di cinema e di
umanità. Il servizio di Luca Pellegrini:
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Giffoni è il grande festival dei ragazzi. Sono spettatori,
critici e giurati. Il loro entusiasmo contagia anche artisti di fama e
personalità del mondo della cultura e della politica, regolari ospiti della
manifestazione. Per otto giorni il paese è travolto da proiezioni, incontri,
musica. Ma quest’anno un motivo di orgoglio e rimpianto, insieme, coglie la fervida
attività degli organizzatori, primi fra tutti il Direttore del Festival,
Claudio Gubitosi. Questa 35a edizione è dedicata, infatti, ad un personaggio
della storia molto particolare e molto amato?
R. - Giovanni
Paolo II, veramente con la sua voce fortissima, imponente, non ha soltanto
sconvolto le coscienze, ma coinvolto il mondo dei giovani e dei ragazzi.
Un’ancora di salvezza, un qualcosa dove i giovani si sono appoggiati per avere
innazitutto fiducia nel presenza e tanta speranza nel futuro. Quando noi
abbiamo festeggiato il trentennale, in quella bellissima piazza San Pietro,
illuminata da un sole splendido, veramente devo dire in quel momento tutti
abbiamo pianto. 600 persone, 600 anime, 600 organizzatori del festival sono
stati lì, inchiodati ad ascoltare le sue parole quando ci ha detto: bravi!
Grazie! Continuate così, rivolgendosi anche alle famiglieche ospitano questi
ragazzi. Questa di Giffoni è veramente una cosa complessa. 1.500 ragazzi di 25
nazioni, colori, suoni, nazionalità, ma anche di cultura e di religione
diverse, non solo ospiti, ma adottati dalle famiglie di tutto il territorio. In
quel momento la voce del Papa è stata veramente una cosa notevole.
D. – “Le emozioni”: perché la scelta di questo tema?
R. – Noi vogliamo offrire ai ragazzi un campionario
vastissimo di sentimenti e di passioni e i ragazzi, tutti, si confronteranno
con tantissimi modi di raccontare tutto ciò che l’essere umano può provocare.
Potranno riconoscersi per similitudine o differenze, ma in tutti i casi, chiunque
verrà a Giffoni si troverà inevitabilmente ‘a tu per tu’ con il proprio cuore.
In questo modo Giffoni vuole sensibilizzare i giovani giurati perché non
perdano il loro patrimonio più importante, cioè la capacità di vibrare, di
sentire, di afferrare avidamente tutte le sfumature, tutti i colori, tutte le
voci, gli orizzonti che la vita offrirà. Emozionarsi non è un peccato. Non c’è
nessuna debolezza nell’emotività, anzi l’unica forza che si rispetti è proprio
quella che nasce dal confronto con l’universo dei sentimenti ed anche con la
diversità dei sentimenti.
Il prossimo anno il tema sarà il silenzio. Per ora,
invece, sono le mille diverse voci dei ragazzi quelle che attraverseranno
Giffoni. Davvero una felice isola del cinema, della festa e delle emozioni
condivise.
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Domani 17 luglio, 16.ma Domenica del Tempo Ordinario, la
Liturgia ci presenta la Parabola in cui Gesù racconta che il regno dei cieli si
può paragonare a un campo in cui crescono insieme il grano e la zizzania. Il
grano è stato seminato dal padrone del campo; la zizzania da un nemico. I servi chiedono al padrone di sradicare la
zizzania per lasciare solo il grano, ma questi risponde:
“No, perché non
succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento
della mietitura dirò ai mietitori: cogliete prima la zizzania e legatela in
fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”.
Su questo
brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan
Rupnik:
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(musica)
“Accogliere
la parola di Dio e farla crescere nel nostro cuore non è semplice. Il Signore
ci avverte che agiscono anche i nemici della sua parola. Difatti, la vita
dell’uomo sperimenta spesso questa dolorosa convivenza tra il seme buono e la
zizzania. Ogni giorno si sperimenta le resistenze al bene, tanto che alle volte
può sembrare che nella nostra vita, come nel mondo, vincano le forze oscure e
il male. Perciò nasce il desiderio di combattere il male, ma combattere il male
potrebbe significare anche combattere l’uomo, perché il male è troppo
raffinatamente penetrato nell’uomo. Il Signore ci chiede l’avversione al male,
la nostra rinuncia al male e la nostra attenzione al bene. Non guardare la
zizzania, ma il seme buono. Alla fine, nella mietitura della vita, saranno gli
angeli del Signore a separare i frutti. Il bene rimane e il male si secca.
(musica)
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16
luglio 2005
L’UNESCO, RIUNITA
FINO A DOMANI A DURBAN, IN SUDAFRICA,
DICHIARA 24 NUOVI SITI NATURALISTICI E
CULTURALI “PATRIMONIO DELL’UMANITÀ”
- A cura di Roberta Moretti -
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DURBAN. =
Ventiquattro nuove “meraviglie” naturalistiche e culturali arricchiscono, da
questa settimana, la “World Heritage List”, il prestigioso elenco di siti che
l’UNESCO considera “Patrimonio dell’umanità”. L'Organizzazione delle Nazioni Unite
per l’educazione, la scienza e la cultura, riunita fino a domani a Durban, in
Sudafrica, innalza così a 628, i siti culturali iscritti nel suo “albo d’oro”,
a 160, quelli naturalistici e a 24, i naturalistico-culturali. Siti
dalle caratteristiche uniche e irripetibili, ma con un tratto comune: la peculiarità
delle condizioni ambientali, floro-faunistiche e umane, fondamentali per
interpretare l’evoluzione del nostro Pianeta. Ad aprire la lista dei nuovi siti
naturali, distribuiti in 4 continenti, è il cratere più antico e più largo del
mondo, causato da un meteorite più di due milioni di anni fa a Vredefort Dome,
in Sudafrica, 120 chilometri a sud est di Johannesburg. C’è poi la penisola
Shiretoko, nel nord est dell’isola di Hokkaido, in Giappone, habitat di
numerose specie marine minacciate e uccelli acquatici ed esempio mirabile di
interazione fra ecosistema marino e terrestre. L’UNESCO seleziona anche due dei
più bei fiordi norvegesi, quello di Geirangerfjord e il Naeroyfjord, e la valle
egiziana di Wadi Al-Hitan, che testimonia, con i suoi resti fossili di balena,
il passaggio dell’animale da creatura terrestre a mammifero d’alto mare. E ancora:
la Baja California, tratto di costa nord-orientale del Messico con 244 isole,
che ospita oltre il 39 per cento delle specie di mammiferi acquatici del mondo
e il 30 per cento dei cetacei. Chiudono l’elenco, la
foresta di Dong Phayayen, in Thailandia, e un’area costiera del Coiba
National Park di Panama. L’UNESCO ha esteso, inoltre, due siti già appartenenti
al suo “albo d’oro”: la Valley of Flowers National Park, in territorio
himalayano, e l’arcipelago scozzese di St Kilda. Tra i 17 nuovi siti culturali,
spicca Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica,
con oltre 5 mila tombe scavate nella roccia risalenti al XIII-VII secolo a.C,
la Via delle spezie e degli incensi in Israele e l’area del Ponte vecchio di
Mostar, in Bosnia-Herzegovina. Con
la speranza che tutto questo contribuisca a incoraggiare la conservazione delle
aree del Pianeta considerate in pericolo.
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I RAPPRESENTANTI
DEI POPOLI INDIGENI NEL MONDO SI INCONTRANO A GINEVRA
PER COORDINARE LA LORO PARTECIPAZIONE ALLA 23.MA SESSIONE
DEL GRUPPO DI LAVORO DELLE NAZIONI UNITE SULLE POPOLAZIONI AUTOCTONE,
CHIAMATA AD APPROVARE LA BOZZA FINALE
DELLA DICHIARAZIONE SUI LORO DIRITTI
FONDAMENTALI
GINEVRA. = Sono più di un centinaio i delegati dei popoli
indigeni che partecipano all’incontro promosso per le giornate di oggi e di
domani dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC). Provenienti da diverse parti
del mondo, i rappresentanti e i leader autoctoni si ritrovano insieme per
discutere la bozza finale della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti
delle popolazioni indigene, al vaglio del Gruppo di lavoro specifico che si
riunirà a partire dalla prossima settimana. Tra le richieste presentate:
l’inserimento, nel documento, di riferimenti espliciti a concetti quale
l’autodeterminazione, i diritti collettivi, e il diritto alla terra e al
territorio. La globalizzazione e lo sviluppo tecnologico hanno notevolmente
accelerato il deterioramento delle condizioni di vita di queste popolazioni, minacciandone
i diritti fondamentali, la tradizionale visione del mondo e l’espressione spirituale.
È di fronte a questa minaccia che le popolazioni autoctone hanno alzato la voce
rivendicando il diritto all’autodeterminazione e all’autonomia, il completo
riconoscimento dei diritti umani e chiedendo il sostegno di governi, Chiese e
società civile nella lotta contro le nuove forme di colonizzazione che portano
al loro genocidio culturale. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese, promotore
dell’incontro, sostiene la causa degli autoctoni dal 1971. Inizialmente, con il
Programma per la lotta contro il razzismo e, successivamente, con il programma
per le popolazioni indigene, il Consiglio ecumenico si adopera in favore degli
autoctoni, alla riflessione teologica, all’analisi storica, e ad un’intensa
attività di lobbying con le Nazioni
Unite su questioni come la cultura e la spiritualità, il potere e l’identità,
la sovranità e l’autodeterminazione. (D.L.)
“L’AIDS NON È SOLO UNA MALATTIA, È
ORMAI UNA QUESTIONE
CHE RIGUARDA I DIRITTI UMANI”: COSÌ, L’EX PRESIDENTE SUDAFRICANO,
NELSON MANDELA, IN UN VIDEOMESSAGGIO INVIATO AL “MEETING DI SAN ROSSORE”,
IN TOSCANA, QUEST’ANNO SUL TEMA:
“SALUTE: DIRITTO UNIVERSALE”
PISA. = “Non potrò mai avere pace senza una risposta globale che
sia in grado di eliminare l'AIDS”: questo è il messaggio che l’ex presidente
sudafricano, Nelson Mandela, ha lanciato attraverso un video indirizzato ai
partecipanti del “Meeting di San Rossore”, organizzato dalla Regione Toscana,
sul tema: “Salute: diritto universale”. Il leader africano ha invitato a non
ridurre tutto a semplice statistica, sottolineando la necessità che i trattamenti
capaci di curare l'AIDS siano offerti “a chiunque, anche a chi non li può pagare”.
Mandela ha anche affermato che “l’AIDS non è solo una malattia, è ormai una
questione che riguarda i diritti umani”. “L'AIDS – ha aggiunto – ha la faccia
della donna, perchè sono proprio le donne che pagano di più in termini di
conseguenze”. Purtroppo, “manca la volontà di fare ciò che sarebbe giusto
fare”, ma ciascuno di noi può scegliere, in prima persona, di “aggiungere la
sua voce a una lotta che merita di essere combattuta”. Le stesse persone
colpite dall’AIDS hanno l'obbligo di non tacere la loro condizione: “Quando
tacete, voi firmate la vostra condanna a morte!”. E a parlare, sono i dati
sulla malattia: attualmente, sono 6 milioni le persone, nel mondo, affette da
HIV che necessitano di farmaci retrovirali. Il 72 per cento si trova in Africa,
il 22 per cento in Asia. Solo 700 mila di loro possono essere curate e il dato
appare già positivo, se si pensa che solo fino a poche decine di mesi fa questa
cifra era la metà. Nelson Mandela negli ultimi anni ha istituito una fondazione
per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Tra le ultime iniziative, un
film sulla storia di Yeri, una madre africana malata di Aids. La pellicola,
presentata al Festival del Cinema di Venezia, sarà presto nelle sale cinematografiche.
Le donne affette da HIV sono molto più numerose degli uomini e spesso sulle
loro spalle cade il peso della cura e dell’assistenza di bambini, anziani e
infermi. (R.M.)
PUBBLICATI GLI ATTI DEL
CONGRESSO INTERNAZIONALE DI MISSIOLOGIA,
SVOLTOSI UN ANNO FA A KINSHASA, NELLA REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO
- A cura di Beatrice Luccardi -
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KINSHASA. = “Una vera miniera
d’oro e non solamente per il colore aureo della sua copertina”: così, il decano
di teologia delle Facoltà Cattoliche di Kinshasa (FCK), mons. Dominique
Bulamatri ha definito il libro che raccoglie gli atti del Congresso
internazionale di missiologia, tenutosi esattamente un anno fa presso lo stesso
Ateneo congolese. Nella conferenza di presentazione del volume, mons.
Tshibangu, vescovo di Mbujimayi e vice presidente della Conferenza episcopale
dell’ex-Zaire, ha ulteriormente sottolineato la ricchezza dei suoi contenuti.
“Quanto è emerso lo scorso anno – ha precisato - può dare un giusto
orientamento, consente una riflessione puntuale su quanto già realizzato e fornisce,
al contempo, un’ispirazione positiva, non solamente per la Chiesa congolese, ma
per tutta l’Africa”. Un esempio innegabile è la prossima istituzione, sempre a
Kinshasa, di un centro di documentazione e scambio dedicato all’attività
missionaria ad gentes. “Gli stessi
atti del Congresso offrono inoltre - secondo il rettore della FCK - nuovi
spunti ai cristiani per vivere missionariamente la propria esistenza”. Il
volume presentato a Kinshasa è edito in lingua francese da Media Saint Paul e
il suo titolo si può tradurre con “L’avvenire dell’attività missionaria ad gentes: prospettive per il XXI
Secolo”. E’ dedicato al Papa Benedetto XVI, nonché alla memoria del teologo
gesuita Pierre Charles e di mons. Paul Mambe Mukanga, vescovo di Kindu.
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- A cura di Eugenio Bonanata -
Almeno 5 persone sono morte e
altre 14 sono rimaste ferite nell’esplosione di un minibus nel centro balneare
di Kusadasi, in Turchia occidentale. A provocare la strage sarebbe stato un
attentatore suicida, probabilmente una donna. E’ stato proprio il premier turco
Erdogan, in tarda mattinata, a parlare di attacco terrorista alla stampa
locale. Secondo l’agenzia Anadolu, il minibus serviva a trasportare turisti tra
la città e una spiaggia molto frequentata dai turisti stranieri. L’esplosione avviene ad una settimana di distanza
dall’attentato, rivendicato da un gruppo armato curdo, avvenuto nella città
turistica di Cesme, che aveva causato 20 feriti.
Rischia di tornare ad essere scontro
aperto fra israeliani e palestinesi, dopo 5 mesi di tregua. Questa mattina due
missili sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza contro la città di Sderot, a
sud di Israele. L’attacco è stato rivendicato dalle Brigate Ezzedin al-Qassam,
braccio armato di Hamas. La scorsa notte, invece, le forze israeliane hanno sparato
due missili in un campo profughi di Gaza, poche ore dopo che i militari avevano
ucciso sei militanti di Hamas in attacchi aerei e in una sparatoria. Da parte
sua il premier israeliano Sharon ha affermato che il ritiro non può cominciare
sotto il fuoco nemico. Per questo ha ordinato ai militari di colpire duramente
i gruppi armati palestinesi che violano la
tregua, accusando il presidente palestinese Abu Mazen di ''non fare nulla per fermare il terrorismo''.
Intanto, il segretario di stato americano Condoleezza Rice la settimana
prossima sarà in Israele e nei territori palestinesi, per cercare di convincere
le due parti ad impegnarsi al massimo per fare in modo che il disimpegno dalla striscia
di Gaza si realizzi come previsto.
La guerriglia continua ad
uccidere in Iraq. Secondo fonti locali otto persone sono state uccise e 29
altre sono state ferite a seguito di due esplosioni avvenute a Baghdad e nel
nord del paese. Questa mattina tre militari britannici sono morti, altri due
sono rimasti feriti per lo scoppio di una bomba nella zona di Al-Amarra, nel
sud del Paese. Morti anche tre civili iracheni a Kirkuk, nel nord dell’Iraq,
per l’esplosione di un ordigno. Intanto, si tirano le somme della tragica
giornata di ieri. Sono almeno 28 le vittime e un centinaio i feriti dei dodici
attacchi kamikaze che hanno sconvolto il venerdì iracheno.
Sale a 55 il bilancio ufficiale
delle vittime degli attentati di Londra, mentre la famiglia di uno dei
kamikaze, Mohammed Sidique Khan, ha espresso le sue “profonde condoglianze”
alle vittime, manifestando la convinzione che il loro figlio avesse subito “il
lavaggio del cervello”. Intanto, le forze di sicurezza pachistane hanno fermato
nella città di Lahore due uomini sospettati di avere legami con uno degli
attentatori di Londra. Per i particolari delle indagini, e sull’arresto di ieri
al Cairo dello studente egiziano, Magdi El Nashar, il servizio di Sagida Syed:
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Le bombe, pur essendo artigianali,
avevano bisogno di una mano esperta per essere assemblate. El Nashar, ricercato
anche dall’FBI, nascondeva l’esplosivo nella sua abitazione a Leeds ed ha
lasciato l’Inghilterra qualche giorno prima degli attentati. Intanto la polizia
va ancor più a fondo nella vita dei quattro terroristi. Sono stati sequestrati
tutti i computer appartenenti al commando e si stanno analizzando i tabulati
delle loro telefonate ed e-mail. Anche l’ultimo, il giamaicano, ora ha un volto
in una fotografia comparsa sui giornali che lo ritrae con moglie e figlio. Ieri
la famiglia del più giovane dei kamikaze, Hasib Hussain, ha espresso la propria
angoscia per l’azione di cui si è reso responsabile il figlio. Gli islamici
restano ancora sotto i riflettori della società: il capo della Polizia, Sir Ian
Blair, ha visitato una moschea nel giorno festivo per gli islamici, chiedendo a
tutti di collaborare nelle indagini e nella prevenzione. I giornali di oggi
pubblicano anche la fotografia di una bella ragazza di 20 anni, Sahara Islam,
la prima vittima della metropolitana e i cui funerali sono avvenuti ieri: anche
lei musulmana, come lo erano i suoi assassini.
Da Londra, per la Radio
Vaticana, Sagida Syed.
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“Non c’è stato nessun rinvio del
pacchetto sicurezza”. Così il premier italiano Berlusconi ha commentato la
riunione del Consiglio dei ministri che ieri avrebbe dovuto approvare le misure
antiterrrosismo anticipate nei giorni scorsi dal ministro degli Interni Pisanu.
Secondo il premier, visto che non c’è alcun pericolo immediato non c’è fretta, inoltre,
non è necessario il varo di un nuovo pacchetto, che dovrà invece essere ponderato
anche con l’opposizione. “Dalla prossima settimana – ha specificato il premier
- lavoreranno su questo tema i ministri Pisanu, Castelli, Fini, Martino e
Lunardi”. Berlusconi ha poi assicurato che il “pacchetto” verrà certamente
approvato prima dell’estate, senza tuttavia precisare se ciò accadrà nella
prossima seduta del Consiglio dei ministri.
Rapporti commerciali, ma anche
dispute economiche e concorrenza. Sono questi i temi affrontati dal presidente
della Commissione europea, Barroso, in visita in Cina. In un discorso
all'Accademia delle scienze sociali di Pechino, Barroso ha sottolineato come
l’Europa attenda dalla Cina significativi progressi anche sul fronte delle
libertà politiche. Sentiamo Giovanni Del Re:
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La sostenibilità a lungo termine
della Cina – ha detto il presidente della Commissione – dipende anche dalla sua
capacità di introdurre riforme politiche, consentendo più democrazia e libertà
civili. Per questo – ha proseguito il capo dell’esecutivo comunitario – occorre
un miglioramento – sono ancora le sue parole – dei diritti umani, del buon governo
e dello Stato di diritto e lo sviluppo di una società civile forte. Elementi
chiave, questi, del successo duraturo del processo di riforma in Cina. Barroso,
del resto, non ha mancato di ricordare anche le tensioni commerciali dovute
all’invasione di prodotti cinesi sui mercati europei e le relative paure nel
Vecchio Continente. Come sapete – ha infatti affermato il presidente – la
disoccupazione in gran parte dell’UE è piuttosto alta. I nostri cittadini sono
sempre più preoccupati per le perdite dei posti di lavoro.
Da Bruxelles, per la Radio
Vaticana, Giovanni Del Re, Aki.
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Il presidente ivoriano, Laurent
Gagbo, ha usato i poteri speciali sanciti dalla Costituzione per approvare la
serie di riforme giudicate necessarie a far proseguire il processo di pace nel
Paese, lacerato dal 2002 dalla guerra civile. La decisione fa seguito alla
dichiarazione “Pretoria 2”, firmata a giugno da tutti i belligeranti con la
mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki. Tra i punti nodali della
riforma, adottata ieri per decreto, la revisione delle norme su nazionalità e
naturalizzazione e l’istituzione di una Commissione elettorale indipendente che
avrà il compito di monitorare il voto presidenziale previsto per il 30 ottobre.
Il presidente Gbagbo si aspetta ora la consegna delle armi da parte degli ex
ribelli delle “Force Nouvelles”, per le quali le riforme rappresentavano una
condizione essenziale a qualsiasi avanzamento del processo di normalizzazione
del Paese.
In Kenia è salito a 82 morti il
bilancio dell’attacco avvenuto martedì scorso nel villaggio nord orientale di
Turbi, dove ha fatto irruzione un gruppo armato Borana, rivale della locale
tribù dei Gabra. Nella zona il governo di Nairobi ha inviato, inoltre, 2000
militari delle forze speciali di sicurezza. Sentiamo Giulio Albanese:
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Tra le vittime figurano 65 civili,
di cui 26 bambini, e 15 assalitori. I superstiti hanno raccontato che il
commando, composto da diverse centinaia di uomini armati di fucili Ak47,
mitragliatrici e quant’altro, hanno circondato una scuola elementare ed altri
edifici. Le due etnie si disputano da anni l’accesso alle fonti idriche.
Intanto, i Servizi di sicurezza dell’ambasciata di Israele a Nairobi, che
dispone di un imponente dispositivo di protezione, sono stati messi in allerta
in seguito all’incendio di un veicolo nei pressi dell’edificio della capitale
kenyana. I poliziotti hanno isolato la zona ed hanno impedito ai giornalisti di
fotografare o riprendere l’incendio. I controlli intorno all’ambasciata sono
stati rafforzati dopo gli attentati del 1998 contro le ambasciate statunitensi
di Nairobi e Dar-es-Salaam.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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La cellula islamica responsabile
degli attentati dell’11 marzo a Madrid (192 morti) voleva influire sulle
elezioni del 14 marzo, con l’intenzione di rovesciare il governo di Aznar. Ad
affermarlo è un documento trovato nel pc del capo della cellula Jamal Ahmidan,
il cui contenuto è stato diffuso dall’emittente dell’episcopato spagnolo Cadena
Cope. Ahmidan, assieme ad altri 6 terroristi, si suicidò per non essere
catturato.
È stata la stessa mano a
preparare gli attentati di Barcellona contro siti italiani. Lo hanno confermato
le auotorità della Catalogna. L’ordigno esploso ieri mattina davanti ad un autosalone
e la caffettiera bomba esplosa martedì davanti all’istituto di cultura di Barcellona
porterebbero la firma di gruppi anarchici.
E’
allarme maltempo in Romania, dove negli ultimi giorni le piogge torrenziali
hanno provocato le peggiori inondazioni degli ultimi 50 anni. Le vittime
registrate sarebbero 21, oltre diecimila le persone evacuate. Per far fronte
alla situazione il Paese chiederà aiuti all’intera comunità internazionale.
La Nasa ha rinviato a tempo
indeterminato il lancio del Discovery. I tecnici dell’Agenzia spaziale
statunitense, infatti, sono ancora al lavoro per determinare la causa del
guasto al sensore che mercoledì ha provocato la sospensione del lancio. La Nasa
ha fino al 31 luglio prossimo per lanciare la navetta. La finestra successiva
sarà in settembre.
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