RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 194 - Testo della trasmissione di mercoledì 13 luglio 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella tranquillità di Les Combes e tra le bellezze della natura prosegue il periodo di vacanza di Benedetto XVI in Valle d’Aosta. Ai nostri microfoni Salvatore Mazza e Fabrizio Favre.

 

200 progetti in aiuto dell’America Latina, grazie alla Fondazione vaticana Popolorum Progressio.

 

Brevità, chiarezza, integrità: tre qualità del nuovo Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica: ce ne parla mons. Walther Ruspi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sviluppo e integrazione economico-sociale. E’ il tema discusso nel corso della III Conferenza internazionale Euro-Med.  Intervista con Bruno Ermolli

Migliaia di bambini in Congo accusati di stregonerie e cacciati dalle famiglie: la denuncia dei missionari nel Paese africano. Con noi padre Daniele Lattuada e Joseph Kukulù.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lettera Pastorale delle Chiese cristiane dello Zimbabwe, in occasione del 25.mo d’indipendenza dalla dominazione britannica

Donata una reliquia di San Pio alla Chiesa di Wadovice, in Polonia

Leader musulmani dell’Indonesia appoggiano l’appello di Benedetto XVI contro il terrorismo

Allarme lanciato dal governo del Malawi preoccupato per l’alto tasso di mortalità femminile a causa del parto

Messa nel Principato di Monaco per l’ascesa al trono di Alberto II di Monaco

 

Lutto nel mondo accademico: è scomparsa a Roma la nota antropologa Cecilia Gatto Trocchi.

24 ORE NEL MONDO:

Nuovo orrore in Iraq: autobomba fa strage di bambini a Baghdad

 

Medio Oriente: Sharon chiude la frontiera nella striscia di Gaza, dopo l’attentato a Netanya

 

Londra, sarebbero tutti islamici di nazionalità britannica i responsabili dell’attacco terroristico di giovedì scorso

 

Gravissimo incidente ferroviario in Pakistan: almeno 150 i morti.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 luglio 2005

 

NELLA TRANQUILLITÀ DI LES COMBES E TRA LE BELLEZZE DELLA NATURA

PROSEGUE IL PERIODO DI VACANZA DI BENEDETTO XVI IN VALLE D’AOSTA

- Interviste con Salvatore Mazza e Fabrizio Favre -

 

Terzo giorno di riposo per Benedetto XVI in Valle d’Aosta tra preghiera e meditazione, per cui non si è tenuta oggi la consueta udienza generale del mercoledì. Per il Papa si prospettano anche oggi ore di tranquillità nello chalet in legno e in pietra tra i boschi di abeti e larici. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza:

 

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R. – Il cielo è coperto. Questo può favorire la decisione del Papa di trascorrere la prima settimana dedicandosi allo studio.

 

D. – Il programma di questa settimana non prevede uscite; comunque, non si possono escludere passeggiate nella località di Les Combes ...

 

R. – Certamente no. Gli organizzatori di questo soggiorno hanno previsto diversi possibili itinerari per Benedetto XVI. E poi, c’è la comunità dei vicini di casa, quelli della piccola frazione di Les Combes che si aspettano una visita del Papa; pensano che arriverà se non altro per vedere il piccolo museo dedicato a Giovanni Paolo II che fu inaugurato nel 1996. Il museo ospita una documentazione completa, molto esauriente in uno spazio ridottissimo, sul Pontificato dall’inizio fino alla fine.

 

D. – Come vive la comunità di Les Combes questa vicinanza con un ospite così riservato e così atteso?

 

R. – La discrezione di queste persone è qualcosa di incredibile. Gli abitanti di Les Combes conducono la loro vita di tutti i giorni in modo normale e sono attentissimi a non disturbare in alcun modo il Papa: sanno che sta lì per riposare. Non hanno mai provato a forzare un po’ la mano all’ospite, sono sempre stati veramente i primi difensori della privacy del Papa. Certo, lo aspettano: è umanamente comprensibile che questa attesa sia molto viva e forte.

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Les Combes è una piccola frazione di Introd, comune vicino al Parco del Gran Paradiso. Per conoscere alcuni particolari su questa amena località valdostana, ascoltiamo Fabrizio Favre, direttore del “Corriere della Valle”, settimanale della diocesi di Aosta. L’intervista è di Luca Collodi:

 

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R. – Introd si trova non distante da Aosta. E’ un Comune dal quale si può andare verso la Valsavarenche, e la Valle di Rhêmes. Siamo vicini alla zona del Parco del Gran Paradiso. Valsavarenche è un Comune all’interno del Parco nazionale. Le Combes si trova ad un altezza di 800-900 metri. E’ una zona molto isolata ed è abitata da 30-40 persone. E’ ovviamente più frequentata d’estate.

 

D. – Tra l’altro, dobbiamo dire che in Val d’Aosta ci sono molte residenze di Ordini religiosi …

 

R. – Sì, moltissime. Ci sono molte case per campi scuola. Molti frequentano la Valle proprio per queste iniziative estive. La presenza dei Salesiani è poi molto forte anche in Valle. E’ collegata anche agli Istituti religiosi legati al mondo della scuola. Poi ricordiamo che la casa messa a disposizione del Papa è dei Salesiani.

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Una notizia collegata alle vacanze del Santo Padre che interessa gli appassionati di filatelia: il prossimo 16 luglio sarà rilasciato uno speciale annullo filatelico realizzato dalle Poste italiane in occasione del primo soggiorno estivo di Papa Ratzinger in Valle d’Aosta.

 

 

200 PROGETTI IN AIUTO DELL’AMERICA LATINA SARANNO APPROVATI

DALLA FONDAZIONE POPULORUM PROGRESSIO

NELLA PROSSIMA RIUNIONE A LIMA, IN PERU’

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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Sarà mons. Paul Josef Cordes, presidente della Fondazione Populorum Progressio, a presiedere ai lavori dell’annuale riunione del Consiglio di Amministrazione dell’organismo vaticano che si terrà a Lima, in Perù, dal 20 al 24 luglio. Il Perú è il Paese dell’America Latina con il tasso di educazione più basso dopo Haiti, secondo i dati dell’International Telecommunications Union. Inoltre, soffre del grave problema dello svuotamento delle campagne con lo spostarsi di intere popolazioni verso gli agglomerati urbani, con la conseguente formazione di periferie metropolitane invivibili.

 

La Fondazione Populorum Progressio, creata da Giovanni Paolo II nel 1992 in occasione del quinto centenario dell’inizio dell’evangelizzazione in America Latina, vuole essere un segno di speranza per queste popolazioni, mettendosi al servizio delle comunità indigene, meticce ed afroamericane più disagiate. Quest’anno i progetti da approvare saranno all’incirca 200, per un totale di oltre due milioni di dollari. I settori di intervento sono la formazione (60%), l’agricoltura (20%) e lo sviluppo di micro-imprese (20%): la priorità dell’educa-zione allo sviluppo è l’elemento più significativo dell’impegno della Chiesa in questi Paesi. E’ l’educazione che favorisce la formazione integrale della persona anche in contesti di povertà caratterizzati dalla violenza o dai miraggi dell’ideologia e dell’edonismo. I fondi provengono in maggioranza dall’Italia. Ad essi si aggiungono quelli di donatori privati di altri Paesi.

 

E sono proprio i presuli dei Paesi caratterizzati dalla maggiore presenza indigena, meticcia o africana a decidere nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’uso degli stessi. Parteciperanno alla riunione, oltre a sei rappresentanti dell’Episcopato Latino-Americano, don Segundo Tejado Munoz, Officiale di “Cor Unum” e mons. Piergiuseppe Vacchelli, presidente del Comitato per gli interventi caritativi in favore del Terzo Mondo della CEI. In occasione del soggiorno in Perú mons. Cordes terrà, inoltre, oggi una conferenza presso la Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Callao, sul tema de “Le radici bibliche del duplice comandamento”.

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BREVITA’, CHIAREZZA, INTEGRITA’: TRE QUALITA’ CHE FANNO

DEL NUOVO COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

UNO “STRUMENTO AUTOREVOLE” PER EVANGELIZZARE

- Intervista con mons. Walther Ruspi -

 

“Una sorta di Vademecum che consenta alla persone, credenti e non, di abbracciare, in uno sguardo d’insieme, l’intero panorama della fede cattolica”. Così Benedetto XVI nell’introduzione al nuovo Compendio del Catechismo, pubblicato di recente, nella Solennità di San Pietro e Paolo, raccomandando ad ogni cristiano “questo autorevole strumento” per “la sua brevità, chiarezza e integrità”, di grande utilità per uno slancio di “rinnovato impegno di evangelizzazione”, nel terzo Millennio. Roberta Gisotti ha chiesto a mons. Walther Ruspi, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana, le sue impressioni sul Compendio:

 

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R. – In questi giorni abbiamo fatto una riflessione e la prima osservazione che ci è venuta è stata quella di trovarlo come un grande percorso che aiuta ad accostare il testo maggiore. Riferito ai catechisti devo dire che in questi anni si è rivelata sempre di più l’esigenza di una formazione, non solamente didattica e pedagogica, ma anche molto di più dottrinale. Credo che posso aiutare in quella sintesi di visione di fede, di conoscenza della dottrina della Chiesa indispensabile.

 

D. – In questo Compendio non vi sono naturalmente novità dottrinali. C’è, forse, la novità di un approccio di sintesi adeguato alla sensibilità e alla comprensione dell’uomo contemporaneo?

 

R. – Ci sono alcune parti che sono molto significative proprio nel rispondere e aiutare l’uomo contemporaneo a conoscere quanto la Chiesa sta enunciando. Io ritengo che - come prima sottolineavo – non vanno disgiunte le due conoscenze perché il Catechismo della Chiesa cattolica nella sua edizione maggiore, dà le forti motivazioni, dà l’accostamento alla Scrittura, indica il percorso della fede della Chiesa. Certamente aiuta molto di più a motivare che non una stringata e sistematica risposta. L’uno aiuta l’altro.

 

D. – Ma quali sono gli interrogativi che interpellano maggiormente gli uomini e le donne di fede di oggi?

 

R. – Io credo che ci sia innanzitutto un interrogativo che sta intorno alla persona di Gesù. E’ sintomatico osservare come, quando si parla con i giovani, spesse volte essi hanno una informazione, anche se distorta, di certe indicazioni morali della Chiesa, ma non sanno assolutamente niente sulla persona di Gesù. E questo, evidentemente, è un qualche cosa che deve essere assolutamente riequilibrato perché la fede cristiana riposa sull’amore e sull’incontro, sull’amicizia con la persona di Gesù. In secondo luogo mi sembra che la terza parte del Compendio sugli interrogativi morali vi siano risposte o comunque vi siano strade che nell’ambito personale o nell’ambito sociale aiutano ad illuminare il pensiero della Chiesa.

 

D. – Questo compendio è un sussidio a cui tutti possono accedere?

 

R. – Io allargherei l’orizzonte, come per altro il Santo Padre nella Introduzione fa, parlando di coloro che sono innanzitutto i primi responsabili della catechesi, dai vescovi ai catecheti, ai sacerdoti, ai laici che sono in una situazione di ricerca. Io credo, però, che occorra una grande mediazione, un legame profondo con il cammino delle Chiese locali quando si tratta di accostare ai fanciulli questo cammino, queste indicazioni perché evidentemente il linguaggio non è un linguaggio che immediatamente possa tradursi in una catechesi diretta per i fanciulli.

 

D. – Quindi anche uno strumento per avvicinare il fedele al pastore?

 

R. – Questo senz’altro e quindi c’è un riferimento che permette al fedele di trarre non solamente una buona esortazione ma di cogliere come il pastore, quando enuncia la dottrina della Chiesa enuncia qualche cosa che è anche al di sopra di lui, fa parte di questa fede di tutta la Chiesa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l’Iraq dove non si fermano i brutali atti di violenza. A Baghdad un attentato suicida ha provocato la morte di 24 bambini.

 

Nelle vaticane, una pagina sul cammino della Chiesa in America.

Un articolo di Felice Ruffini dal titolo “San Camillo de’ Lellis pellegrino devoto al Miracolo Eucaristico di Lanciano”.

 

Nelle estere, in riferimento alla strage a Londra un articolo dal titolo “Kamikaze in Europa”: gli autori degli attacchi erano tutti giovani musulmani di cittadinanza britannica.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Irene Iarocci dedicato al valore della saggezza, dal mondo greco a quello orientale.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo.

In rilievo il tema della giustizia.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 luglio 2005

 

 

LO SVILUPPO E L’INTEGRAZIONE ECONOMICO-SOCIALE.

 È STATO IL TEMA DISCUSSO NELLA III CONFERENZA INTERNAZIONALE EUROMED

- Intervista con Bruno Ermolli -

 

Il Mediterraneo e i Balcani sono le aree alle quali l’Unione Europea deve guardare nell’ottica di una maggiore apertura. È quanto emerso nel corso della terza Conferenza internazionale del “Laboratorio Euro-Mediterraneo”, che si è conclusa ieri a Milano. Nato a Barcellona nel 1995 su iniziativa dell’Unione Europea, il laboratorio EuroMed quest’anno ha visto il confronto fra 13 Paesi, in un’ottica di sviluppo e integrazione economico-sociale. Discussa anche la ripresa del progetto per la costituzione di una banca Euromediterranea, già prevista negli accordi di Barcellona. Ma che potenzialità ha l’area del così detto Mare Nostrum? Isabella Piro lo ha chiesto a Bruno Ermolli, presidente di Promos, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per l’internazionalizzazione, che quest’anno ha ospitato la Conferenza.

 

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R. – Il bacino del Mediterraneo è un vero mosaico di culture, è un mosaico di religioni, è un mosaico di aree economiche; è indispensabile premiare le eccellenze che risiedono nel Mediterraneo, indipendentemente dalle differenze, perché questa composizione consente di esprimere un’area ristrettissima, molte conoscenze e molte possibilità di sviluppo sia nel campo sociale che nel campo economico.

 

D. – Lei ha parlato di collaborazione nel senso di integrazione ...

 

R. – Sviluppo economico e sviluppo culturale e sociale devono andare di pari passo. Ecco la necessità di sviluppare da un lato le risorse finanziarie che possono essere destinate ad investimenti nella costa sud-mediterranea da parte di operatori italiani; abbiamo creato a questo proposito un Fondo che è destinato proprio ad aiutare le piccole e medie imprese italiane ad insediarsi anche nella costa sud-mediterranea e proprio in questo senso anche noi abbiamo attivato la formazione di personale euro-mediterraneo in collaborazione con le Camere di commercio di Napoli e di Venezia che coinvolge le Università, per formare i primi 30 manager euro-mediterranei.

 

D. – Al Convegno è stata presentata anche una ricerca realizzata in cinque città italiane sul rapporto tra Islam e Italia. Dai dati emersi si deduce che il 61 per cento degli italiani non avrebbe problemi a veder sorgere nella propria città una moschea, il 69 per cento non è infastidito dall’ostentazione della fede altrui e addirittura il 73 per cento si dice favorevole alle coppie di religione mista. Questo che cosa significa, secondo lei?

 

R. – La ricerca ha dimostrato che il popolo italiano incrementa sempre di più la propria apertura e la propria comprensione del fenomeno e della religione islamica. Naturalmente qui stiamo parlando di persone che sono in grado di comprendere che possono esistere anche altre religioni e sono in grado di rispettarle. Certamente, è necessario essere nella condizione di controllare il fenomeno dell’immigrazione che non riguarda soltanto la costa sud-mediterranea.

 

D. – Come si può arginare questo problema?

 

R. – Questo fenomeno viene evitato nel momento in cui nelle terre di origine sia evidente che esiste uno sviluppo economico, che esiste la possibilità di studiare, di evolvere.

 

D. – Secondo lei, dopo gli attentati di Londra il rapporto tra Italia e Islam cambierà?

 

R. – Credo che tristemente qualche riflesso ci potrà essere. Siamo in realtà da tantissimi anni in una situazione di disagio e di non dialogo che, evidentemente, esiste.

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MIGLIAIA DI BAMBINI IN CONGO

ACCUSATI DI STREGONERIE E CACCIATI DALLE FAMIGLIE:

LA DENUNCIA DELLL’OPERA DI PROMOZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE NEL MONDO,

 E DEI PADRI BIANCHI

- Con noi padre Daniele Lattuada e Joseph Kukulù -

 

Migliaia di bambini in Congo accusati di essere portatori di disgrazie e per questo cacciati dalle famiglie: la denuncia viene dall’OPAM, l’opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo, in collaborazione con i Padri Bianchi. Anche diverse organizzazioni umanitarie per la tutela dei diritti sui minori come “Save the Children Italia”, cercano con i missionari di salvare questi piccoli. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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Vivere ai margini della società perché convinti di essere portatori di disgrazie E’ la tragica situazione dei bambini considerati “stregoni” del Congo. Padre Daniele Lattuada missionario in Congo e fondatore della comunità Simba Ngai:

 

R. – Prima cosa, il bambino viene allontanato, magari non subito fisicamente, ma viene privato del cibo, dell’istruzione… Di fronte a queste accuse di stregonerie, il bimbo viene portato da uno stregone di una setta, il quale gli farà degli esorcismi. Tra l’altro, come associazione Simba Ngai, che abbiamo fondato, siamo entrati in possesso di parecchi dossier, all’interno dei quali abbiamo saputo di bambini che venivano letteralmente malmenati. Prima di fare gli esorcismi, i pastori davano medicine che provocavano vomito. Cose inverosimili… 

 

D. – Una volta che finiscono in strada in che modo sopravvivono?

 

R. – I ragazzini in genere fanno piccoli lavoretti e a volte rubano. Le ragazzine si portano dentro delle ferite enormi, spesso si prostituiscono lungo il porto a Kinshasa. E per questo le ragazzine hanno più soldi. E’ difficilissimo riuscire a inquadrarle, a metterle in una struttura rigida, con regole ben precise: preferiscono vivere in gruppo. Siamo arrivati alla seconda generazione, quindi ragazzine che hanno partorito per strada e che vivono con i figli.  Nella sola Kinshasa, capitale del Congo, sono oltre 30.000 i minori che vivono per strada. Ascoltiamo la testimonianza di Joseph Kukulù, zio di uno di questi bambini:

 

R. – Mia sorella si chiama Cristiana, ha sei figli e tra questi uno di loro è accusato di essere un bambino stregone. Quindi, mia sorella insieme con il marito hanno cacciato il figlio dalla loro casa. Da due anni il bambino abita per strada insieme ad altri bambini.

 

D. – Cosa aveva fatto di così grave questo bambino per essere incolpato di una cosa così assurda?

 

R. – Secondo loro, questo bambino è la causa della disgrazia della famiglia. Quando qualcosa non va bene dal punto di vista economico, della salute, la causa è il bambino.

 

D. – Tu hai notizie di questo nipotino? Che cosa fa, dove dorme, dove vive?

 

R. – Io, purtroppo, non ho nessuna notizia, a parte qualche telefonata che faccio ogni tanto a mia sorella per chiedere del bambino. Non ho nessuna notizia. E mi dispiace tanto. Se potessi salvare questo bambino, lo farei.

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CHIESA E SOCIETA’

13 luglio 2005

 

 

RICONCILIAZIONE CON IL PASSATO E SPERANZA PER IL FUTURO

NELLA LETTERA DIFFUSA DAI RAPPRESENTANTI

DELLE CHIESE CRISTIANE DELLO ZIMBABWE, PER IL 25.MO ANNIVERSARIO

DELL’INDIPENDENZA DEL PAESE AFRICANO DALLA DOMINAZIONE BRITANNICA

- A cura di Roberta Moretti -

 

HARARE. = “Una chiamata alla coscienza”: è il titolo della Lettera diffusa dai leader della Chiese dello Zimbabwe, in occasione del 25.mo anniversario dell’indipendenza del Paese africano dalla dominazione britannica, nel 1980. Nel documento, firmato dal presidente della Conferenza episcopale del Paese, del Concilio della Chiese, della Confraternita degli evangelici e dei leader delle altre confessioni cristiane, si sottolinea che “per essere pienamente umani, occorre essere liberi”. “Sarebbe stato meglio – si legge nel messaggio – riacquistare la nostra libertà con metodi non violenti, ma ogni tentativo si è trasformato in frustrazione”. Anche dopo l’indipendenza, si legge, “la violenza ha continuato ad abitare in mezzo a noi”, generando una “violenta guerra civile”, “rapine”, “furti”, stupri” e la conseguente “diffusione dell’AIDS/HIV”, specie tra le donne. Ma accanto ai fallimenti, nel corso di questi 25 anni sono stati fatti anche molti progressi nel campo dei servizi sanitari, dell’industria, dell’agricoltura, dei servizi pubblici. Il “Giubileo d’argento è allora un’occasione di “riposo”, per guardarsi indietro e, allo stesso tempo, per proiettarsi nel futuro, affidandosi al “Dio delle Sorprese”. “Quanto è successo – si legge nel documento – è avvenuto perché non abbiamo ascoltato la nostra coscienza, che è la voce di Dio dentro di noi”. “Noi abbiamo seppellito la nostra coscienza – continua il testo – perché era troppo scomodo vivere con essa. Per sopravvivere, siamo ricorsi alla bugia, all’inganno e all’equivoco. Abbiamo obbedito a degli ordini senza chiederci se ciò fosse giusto o sbagliato. Abbiamo partecipato a pratiche commerciali che emarginavano i poveri”. I rappresentanti delle Chiese dello Zimbabwe fanno allora un appello alla riconciliazione, “ascoltando lo Spirito di Dio che dimora nei nostri cuori”. Riconciliarsi con il passato significa, allora, intensificare le relazioni tra i due più grandi gruppi del Paese, i Ndebele e gli Shona; superare le ostilità e il sospetto tra bianchi e neri; accogliere e rispettare le minoranze. Il documento si chiude con un forte invito alla speranza, dopo la grave crisi economica degli ultimi 5 anni nel Paese: “Mentre il governo giocherà la sua parte nel favorire la creazione di una Costituzione secondo le esigenze del popolo, considerando le esperienze positive degli ultimi 25 anni, le Chiese dovranno impegnarsi ad accompagnare il Paese verso la costruzione della pace, seguendo gli insegnamenti del Vangelo”.

 

 

DONATA UNA RELIQUIA DI SAN PIO ALLA CHIESA DI WADOVICE.

PER L’OCCASIONE GEMELLAGGIO TRA PIETRELCINA E LA CITTA' POLACCA

PIETRELCINA. = Una “reliquia insigne” di San Pio, ovvero una striscia di stoffa intrisa di sangue con la quale il frate di Pietrelcina si asciugava la ferita del costato, è stata donata da padre Nazario Vasciarelli, vicario della Provincia monastica di Foggia, al vice parroco della chiesa di Wadovice, dove venne battezzato Papa Woityla. Per l’occasione si è creato, inoltre, un gemellaggio tra Pietrelcina, paese natale del frate delle stimmate e la cittadina polacca. Madrina della cerimonia è stata la signora Wanda Poldaska, la donna miracolata dopo che l'allora vescovo Woityla scrisse una lettera a Padre Pio. Ad accompagnare la donna a Pietrelcina c’era anche la delegazione del comune di Wadovice. La cerimonia è stata preceduta da una Messa celebrata nella chiesa di Sant'Anna di Pietrelcina, dove padre Pio fu battezzato. “Si realizza un sogno - ha commentato padre Nazario - che abbiamo perseguito per cinque anni”. “La donazione della reliquia di San Pio - ha aggiunto padre Nazario - sancisce l'unione tra Papa Giovanni Paolo II e San Pio”'. Sia la signora Poldaska che la delegazione di Wadovice dovrebbero essere tra gli ospiti della trasmissione televisiva dedicata a San Pio che Raiuno trasmetterà questa sera in diretta da Pietrelcina (R.A.)

 

 

leader musulmani IN INDONESIA appoggiano l’appello di Benedetto XVI

contro il terrorismo. “NESSUNA RELIGIONE PUO’ ACCORDARSI CON LA VIOLENZA”

 

Jakarta. = “Nessuna religione può accordarsi con la violenza”. Così si è espresso in una intervista rilasciata all’agenzia di stampa AsiaNews, Azyumardi Azra, rettore dell’Università islamica statale di Jakarta dove studiano migliaia di giovani musulmani provenienti da ogni parte della penisola indonesiana. Secondo il rettore, ogni leader religioso dovrebbe sottoscrivere l’appello lanciato da Papa Benedetto XVI. “Io credo – ha ribadito Azra – che la Santa Sede abbia sottolineato con forza un principio fondamentale di ogni credo religioso”. Secondo il rettore l’appello papale è universalmente accettabile perché “dà voce ad uno spirito di fratellanza, unità e pentimento. Sentimento che ogni confessione dovrebbe provare di fronte a qualcosa di sbagliato”. Anche Solahuddin Wahid, meglio conosciuto come Gus Solah, uno dei leader musulmani più popolari in Indonesia, si è unito all’appello lanciato dal Papa domenica scorsa ricordando che tra gli insegnamenti dell’Islam c’è quello di essere buono con gli altri ed auspicando che “gli insegnamenti religiosi dell’Islam tocchino i cuori dei terroristi. Nessuna religione insegna la violenza”. “Un gruppo terrorista come  Al Qaeda – aggiunge il leader musulmano – crede nell’Islam, ma il loro modo di mettere in pratica gli insegnamenti è un deviazione estremista. L’errore non è nei precetti religiosi, ma nella loro applicazione, nella manipolazione a fini politici e interessi particolari”. (R.A.)

 

 

GOVERNO DEL MALAWI PREOCCUPATO PER L’ALTO TASSO DI MORTALITÀ FEMMINILE.

TRA LE PRINCIPALI CAUSE IL PARTO E LE COMPLICAZIONI DURANTE LA GRAVIDANZA

 

MALAWI. = Oltre 1.100 decessi ogni 100 mila donne. E’ questa l’allarmante statistica diffusa dal ministero per lo Sviluppo economico e la Pianificazione del Malawi. Infatti, 1 madre su 30 in questo Stato africano muore a causa del parto o per complicazioni durante la gravidanza. Un tasso elevato di mortalità che pone il Malawi agli ultimi posti nella classifica mondiale, seguito solo da Afghanistan, Angola e Sierra Leone. La mortalità infantile, invece, raggiunge 104 casi ogni 1.000 dati. Lo stesso ministro per lo Sviluppo economico e la pianificazione David Faiti ha definito la situazione “molto preoccupante”. A proposito di salute femminile, il responsabile governativo ha aggiunto che escludendo la gravidanza e il parto, è la violenza la prima causa di morte tra le donne nella fascia di età tra i 15 e i 45 anni, più di quanto ne uccida la malaria. Illustrando queste cifre, il ministro ha annunciato l’avvio di una campagna governativa per migliorare la salute delle donne. (R.A.)

 

 

ASCESA AL TRONO DI ALBERTO II DI MONACO.

 UNA SANTA MESSA HA INAUGURATO LE PRIME CELEBRAZIONI IN ATTESA DELL’INCORONAZIONE UFFICIALE PREVISTA PER IL 19 NOVEMBRE

 

MONACO. = Il caldo abbraccio di seimila sudditi monegaschi. Così è stato accolto il primo atto dell’ascesa al trono di Alberto II di Monaco, tre mesi dopo i solenni funerali del padre, il principe Ranieri III. La Santa Messa nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione, officiata da mons. Bernard Barsi, arcivescovo di Monaco, ha aperto ieri simbolicamente una celebrazione che verrà ufficializzata il prossimo 19 novembre. In questa occasione ci saranno le cerimonie solenni con la vera e propria incoronazione, alla presenza di personalità di spicco internazionali. Mons. Bernard Barsi, durante l’omelia ha voluto coinvolgere direttamente i cittadini monegaschi ricordando loro come ognuno abbia “il dovere di riunirsi attorno a colui che da ora in poi guida il Principato”. (R.A.)

 

 

SCOMPARSA A ROMA, ALL’ETÀ DI 66 ANNI, L’ANTROPOLOGA, CECILIA GATTO TROCCHI: DA TEMPO SOFFRIVA DI DEPRESSIONE,

IN SEGUITO ALLA MORTE DEL FIGLIO IN UN INCIDENTE

- A cura di Roberta Moretti -

 

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ROMA. = Lutto nel mondo della cultura, per l’improvvisa scomparsa della studiosa, Cecilia Gatto Trocchi, docente di Antropologia culturale all’Università di Chieti e collaboratrice del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica de “La Sapienza” di Roma. L’antropologa, nota e stimata nell’ambiente accademico per i suoi studi su magia ed esoterismo e conosciuta dal grande pubblico anche per le frequenti apparizioni televisive, aveva 66 anni e negli ultimi tempi soffriva di una forma depressiva, in seguito alla morte del figlio in un incidente. La sua vita di antropologa è divisa tra le ricerche effettuate in Italia e i viaggi in Africa, America Latina e India, dove ha approfondito tematiche magico-simboliche, mitologie e rituali primivitivi ancora intatti. A lei, inoltre, il merito di aver contribuito ad analizzare, con il metodo dell’“osservazione partecipante”, gruppi magico-esoterici e forme di sincretismo religioso. Tecniche, queste, che hanno permesso di indagare sulle origini delle religioni e i comportamenti degli adepti a sette e movimenti occulti. Punto di riferimento per politici, investigatori e giornalisti, grazie ai suoi contributi alla lotta alle sette sataniche in Italia, la Gatto Trocchi aveva creato di recente, in collaborazione con il comune di Roma, uno “sportello per le sette sataniche”.

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24 ORE NEL MONDO

13 luglio 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -

 

Ennesima giornata di sangue a Baghdad. Oggi nel mirino dei terroristi sono finiti 24 bambini che hanno perso la vita in un attentato contro forze statunitensi. Il servizio di Eugenio Bonanata

 

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Un’atroce strage di innocenti: 24 bambini, tutti di età compresa fra tra i 10 e i 13 anni, sono morti per l’esplosione di un’autobomba. Tutto è avvenuto nel quartiere sudorientale della capitale. I piccoli erano accorsi per ricevere le caramelle distribuite dai soldati americani quando un attentatore, con il suo veicolo imbottito di esplosivo, si è lanciato contro il veicolo militare americano, fermo al bordo della strada. Il kamikaze si è fatto saltare in aria, incurante del fatto che in quel momento una folla di bambini, accerchiava i soldati. Secondo fonti ospedaliere, ci sarebbero altri 18 bambini rimasti feriti. Tra le vittime c’è anche un soldato statunitense, e altri tre sono rimasti feriti. Prosegue comunque l’offensiva delle forze americane. La notte scorsa, infatti, il generale Richard Myers ha annunciato la cattura del principale luogotenente di al-Zarqawi, il capo di Al Qaida in Iraq. Non si arrestano, intanto le violenze fra sunniti e sciiti nel Paese. Ieri sera una bomba è esplosa in una moschea sunnita a Jalowla, nella parte orientale del Paese, uccidendo almeno due persone. Infine, ieri il primo ministro iracheno Ibrahim Jaafari, riferendo al Parlamento ha affermato: “Saranno gli iracheni stessi a stabilire il calendario del ritiro delle truppe statunitensi dal Paese e non certo la volontà del terrore”.

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L’Iran potrebbe avere responsabilità nell’attentato suicida in Israele che ieri ha provocato la morte di 4 civili e il ferimento di un altra quarantina. Così il segretario alla difesa americano, Donald Rumsfeld, che pur non avendo informazioni specifiche sull’accaduto, ha ricordando come “Israele è uno degli obiettivi dichiarati di Teheran”. L’attentato, condotto da un membro alla Jihad Islamica, ha provocato una dura battuta d’arresto nel processo di pace israelo-palestinese. Intanto, si susseguono le condanne dei leader politici della regione. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Per il presidente palestinese Abu Mazen è stato commesso un crimine contro il suo popolo, con l’obiettivo stupido – ha detto – di impedire il ritiro israeliano da Gaza e da altri insediamenti di coloni in Cisgiordania. Così ha inteso rispondere al portavoce del primo ministro Sharon, secondo cui l’Autorità e il governo palestinesi non stanno facendo nulla per bloccare l’attività terroristica. “Noi vogliamo trattare onestamente con i palestinesi, in risposta otteniamo terrorismo”. La condanna dell’attentato è venuta anche dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dal segretario generale, Annan, nonché da Javier Solana a nome dell’Unione Europea, che ha chiesto l’arresto e la punizione dei responsabili. Tre le reazioni israeliane nelle ultime ore: la sospensione delle trattative tecniche con i palestinesi per il ritiro da Gaza, il blocco dei transiti con i territori e un raid presso la città di Tulkarem nel quale un poliziotto palestinese è stato ucciso ed uno ferito.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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E intanto, proprio nella striscia di Gaza, due europei - un britannico ed un austriaco – secondo la Radio israeliana, sarebbero stati rapiti.  

 

Clamorosa svolta nelle indagini sugli attentati terroristici avvenuti a Londra giovedì scorso. La Polizia britannica ha individuato il commando di kamikaze che ha provocato le quattro esplosioni: gli autori degli attentati sarebbero cittadini britannici. Per Blair, che ha parlato oggi alla Camera dei Comuni, “questo piccolo gruppo di terroristi non deve essere considerato rappresentativo della comunità islamica britannica”. Ora che si sa che gli attentatori erano musulmani nati e cresciuti in Gran Bretagna, il premier britannico chiede alla gente la stessa composta risposta data all’indomani degli attentati. Il servizio da Londra di Sagida Syed:

 

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Giocava a cricket. Era un ragazzo a posto, figlio di uno stimato commerciante pakistano di Leeds. Questi i primi particolari che emergono su uno dei kamikaze, il 22.enne Shezad Tarviri. La Polizia ha anche dato un nome agli altri due terroristi i cui corpi, probabilmente, giacciono tra quelli che la Scientifica sta ancora identificando. Si tratta di un 19.enne, Assib Hussein, dato per scomparso dalla famiglia lo scorso giovedì, e il 30.enne Mohammed Khan. Tutti e tre erano originari di Leeds, dove la Polizia ha anche arrestato un familiare di uno dei giovani. Scotland Yard, ora, è alla ricerca del quarto terrorista, su cui si è aperta l’ipotesi che possa essere scappato dalla scena della strage. Ma la convinzione è che qualcun altro abbia riempito di esplosivo gli zainetti dei giovani britannici di origina pakistana e possa pianificare altri attacchi, come ha dichiarato Charles Clarke, ministro degli Interni, che ha espressamente chiesto ai leader islamici una profonda autocritica e un controllo della propria gioventù. La conferma che i quattro terroristi erano di nazionalità britannica, di origine pakistana, ha scioccato il Paese ed ha minato le fondamenta di una società che si è sempre inorgoglita della propria multietnicità e ora si trova a fare i conti con una gioventù islamica apparentemente integrata e che invece è espressione di un conflitto culturale, ideologico e religioso ancora irrisolto.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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Sono circa 200 le perquisizioni in corso su tutto il territorio italiano, condotte in ambienti islamici radicali per un’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri nell’ambito della prevenzione antiterrorismo. Intanto, il ministro dell’Interno, Pisanu ha affermato in Parlamento che “In Italia non servono leggi speciali per combattere il terrorismo”. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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“Allarme sì, panico no”: il terrorismo islamico – ha detto Pisanu – bussa anche alle porte dell’Italia e allora occorre adeguare gli strumenti di intelligence e rafforzare le misure di sicurezza, in particolare il fermo di Polizia per consentire l’identificazione di una persona passerà dalle attuali 12 a 24 ore. Ma – ha aggiunto il ministro – tutto questo non deve stravolgere i diritti e la democrazia. Dunque ‘no’ a leggi speciali e soprattutto ‘no’ allo scontro di civiltà; bisogna dialogare con l’Islam moderato, afferma ancora il responsabile del Viminale, ed evitare divisioni interne, anzi, ricercare la più larga concordia politico-istituzionale. La risposta è arrivata dall’applauso al termine dell’intervento di Pisanu che ha unito maggioranza e opposizione, con le eccezioni – per motivi opposti – dei Comunisti italiani e della Lega.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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L’ECOFIN, la riunione dei ministri delle Finanze europei, svoltasi ieri a Bruxelles, ha confermato nel documento finale le annunciate misure antiterrorismo in Europa. L’obiettivo è assicurare ai Paesi dell’Unione sistemi efficaci per congelare i fondi dei terroristi. La nuova legislazione richiede, inoltre, che i trasferimenti elettronici di denaro siano accompagnati da informazioni sull’identità del mittente. Via libera, inoltre, alla raccomandazione per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, a cui è stato concesso di rientrare nei Parametri di Maastricht entro il 2007.

 

Disastro ferroviario in Pakistan. È di almeno 150 morti e un migliaio di feriti il bilancio della sciagura ferroviaria che ha visto coinvolti all’alba di oggi nel sud del Paese tre convogli passeggeri entrati in collisione nella stazione di Ghotki, una piccola località, a 430 chilometri a nord-est del porto di Karachi. Le squadre di soccorso stanno tuttora estraendo nuovi cadaveri dalle lamiere dei 17 vagoni accartocciatisi nello schianto.

 

Termina oggi in Corea del Sud il viaggio in Asia del segretario di Stato americano. Condoleeza Rice ha affrontato nuovamente la spinosa questione del nucleare nordcoreano ribadendo la volontà degli Stati Uniti di lavorare affinché i prossimi negoziati multilaterali, fissati per il 27 luglio a Pechino, possano portare a risultati concreti. La soluzione della crisi potrebbe arrivare dalla Corea del Sud: Seul ha infatti proposto a Pyongyang massicce forniture di energie elettrica a partire dal 2008 a condizione che il regime comunista rinunci alle sue ambizioni nucleari.

 

Assume proporzioni epocali il bilancio dell’attacco sferrato ieri poco dopo l’’alba, al villaggio di Turbi nel Kenya settentrionale. Secondo fonti locali le vittime accertate sarebbero circa 70. Gli scontri, che hanno opposto le tribù rivali dei Borana e dei Gabra, sono legati alla continua ed estenuante lotta per l’acqua e per i terreni più fertili.

 

Sale nuovamente la tensione in Burundi dove la scorsa notte, nel corso di un incursione di un gruppo di ribelli delle Forze nazionali di liberazione (FNL) nel comune di Bukey, hanno perso la vita sei persone. Tra le vittime cinque ribelli e un civile. Dall’inizio della guerra civile nel 1993, questa è la prima volta che le Forze nazionali di liberazione, intervengono in questa parte del Paese. Secondo il portavoce dell’Esercito nazionale il movimento starebbe cercando di estendere il conflitto anche in altre province. Ieri intanto, fonti militari avevano annunciato l’esecuzione, da parte delle del FNL, di 14 civili nella parte occidentale del Paese.

 

Quattro esplosioni sono state avvertite ieri in Spagna, nei pressi di una centrale elettrica nei Paesi Baschi. La radio di Stato ha riferito che non ci sono feriti. L’attentato era stato preannunciato dai separatisti dell’ETA con una telefonata di avvertimento al giornale “Gara”. Dopo la telefonata la Polizia spagnola ha avuto il tempo di far allontanare il personale in servizio.

 

In Afghanistan la guerriglia taleban continua a prendere di mira i religiosi islamici filogovernativi. Questa mattina, infatti, un esponente religioso è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco a Lashkargar, nella provincia meridionale di Helmand. Mawlavi Saleh Mohammad è il quarto religioso a cadere sotto i colpi della guerriglia dal mese di maggio. Intanto il governo australiano ha annunciato che a partire dal mese di settembre invierà un nuovo contingente militare, in Afghanistan, per coadiuvare le truppe statunitensi nella lotta alla rete terroristica di Al Qaeda.

 

Piccolo imprevisto a poche ore dalla partenza di Discovery. Ieri, infatti, lo shuttle, è stato danneggiato dal distacco di un finestrino che ha incrinato una delle tegole termiche. Due anni e mezzo dopo la tragedia del Columbia, e dopo mesi di ricerche e rinvii, il lancio, dovrebbe, comunque, essere effettuato alle 15:51, ora locale, le 21:51 in Italia.

 

 

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