RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 191 - Testo della trasmissione di domenica10 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Fermatevi in nome di Dio”: l’appello del Papa all’Angelus agli attentatori di Londra. Il richiamo poi a San Benedetto patrono d’Europa per ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali

 

Benedetto XVI domani in vacanza in Val d’Aosta per ritemprare il fisico e lo spirito. L’attesa della comunità di Les Combes

 

Stamane la presa di possesso del cardinale decano, Angelo Sodano, del titolo della chiesa suburbicaria di Ostia

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Domani, decimo anniversario della strage di Srebrenica, in Bosnia, nel cuore dell’Europa. Il dramma dei sopravvissuti e le colpe della comunità internazionale: la testimonianza di Mubina Calik, di Alberto Negri e di Enisa Bukvic

 

Globalizzazione e dialogo tra religioni: una Messa nella cattedrale di Sarajevo ha suggellato stamane la chiusura della Conferenza dei Centri culturali cattolici del Mediterraneo e dell’Est europeo. Intervista con mons. Piero Coda

 

Vacanze all’insegna della solidarietà nei campi delle Comunità Emmaus, in aiuto ai Paesi del Sud del mondo: ce ne parla Franco Monnicchi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Evacuazioni di massa negli Stati Uniti per l’imminente arrivo dell’uragano Dennis

 

Al via domani a Massa Marittima una mostra fotografica dedicata a Giovanni Paolo II

 

Oltre mille cattolici si sono riuniti nei giorni scorsi nell’est del Nepal per celebrare l’Anno dell’Eucaristia

 

Il governo del Brasile rinuncia ad infrangere il brevetto di un farmaco anti-AIDS: la casa farmaceutica che lo produce ha accettato di ridurne il prezzo

 

In Corea del Sud, cattolici, protestanti e buddisti lanciano un movimento sociale per la tutela dei valori legati alla vita e alla famiglia

 

Pubblicato a Torino il “DVD Congress: la vita religiosa al centro dell’attenzione”, sul primo Congresso mondiale della vita consacrata svoltosi a Roma lo scorso novembre

 

24 ORE NEL MONDO:

Rientrato l’allarme attentati a Londra. E’ salito ad 80 morti il bilancio delle vittime delle esplosioni di giovedì

 

Ancora violenze in Iraq: almeno 27 i morti per tre attacchi kamikaze

 

Lussemburgo: oggi il referendum sulla Costituzione europea

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 luglio 2005

 

“FERMATEVI IN NOME DI DIO”: L’APPELLO DEL PAPA ALL’ANGELUS AGLI ATTENTATORI

DI LONDRA. IL RICHIAMO POI A SAN BENEDETTO PATRONO D’EUROPA PER ANCORARE

LA VITA E LA STORIA A SALDI RIFERIMENTI SPIRITUALI.

IL SALUTO INFINE PRIMA DELLE VACANZE ESTIVE

 

Il dolore che permane per i fatti luttuosi di Londra, la preghiera per le vittime e i loro cari ma anche per gli attentatori. La voce di Benedetto XVI si è levata con vigore all’Angelus per richiamare chi si è macchiato di tanto delitto. Ascoltiamolo nel servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Proviamo tutti un profondo dolore per gli atroci attentati terroristici a Londra di giovedì scorso. Preghiamo per le persone uccise, per quelle ferite e per i loro cari. Ma preghiamo anche per gli attentatori: il Signore tocchi i loro cuori. A quanti fomentano sentimenti di odio e a quanti compiono azioni terroristiche tanto ripugnanti dico: Dio ama la vita, che ha creato, non la morte. E dico fermatevi, in nome di Dio!”.

 

L’appello forte, diretto di Benedetto XVI – pronunciato dopo la preghiera mariana – rivolto agli uomini che hanno armato la loro mano contro fratelli inermi. Da qui la supplica alla Madonna “perché il Signore moltiplichi anche nella nostra epoca uomini e donne che, attraverso una fede illuminata, testimoniata nella vita, siano in questo nuovo millennio sale della terra e luce del mondo”.

 

Così come fu ai suoi tempi San Benedetto Abbate, Patrono d’Europa, “un Santo a me particolarmente caro – ha detto il Papa – come si può intuire dalla scelta che ho fatto del suo nome” e di cui ricorre domani la festa. Nato a Norcia nel 480 Benedetto diede vita “ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore di Cristo”

 

“Tra le ceneri dell’Impero Romano, Benedetto, cercando prima di tutto il Regno di Dio, gettò, forse senza neppure rendersene conto, il seme di una nuova civiltà che si sarebbe sviluppata, integrando i valori cristiani con l’eredità classica, da una parte, e le culture germanica e slava, dall’altra.”

 

E se Benedetto indicò quale scopo fondamentale dell’esistenza “la ricerca di Dio”, egli sapeva però – ha spiegato il Santo Padre – “che quando il credente entra in relazione profonda con Dio non può accontentarsi di vivere in modo mediocre all’insegna di un etica minimalistica e di una religiosità superficiale. Da qui l’espressione che riassume la sua Regola:

 

“‘Nihil amori Christi praeponere’”, ‘Niente anteporre all’amore di Cristo’. In questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano e diventata una vera urgenza pastorale in questa nostra epoca in cui si avverte il bisogno di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali”.

 

Infine, alla vigilia della partenza per le vacanze estive, un saluto ai numerosissimi fedeli, circa 40 mila, che affollavano piazza San Pietro

 

“Domani mi recherò in Valle d’Aosta, dove trascorrerò un breve periodo di riposo. Sarò ospite nella casa che molte volte ha accolto il Papa Giovanni Paolo II. Ringrazio quanti mi accompagneranno con la preghiera, e a voi dico con affetto: “arrivederci!”.

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BENEDETTO XVI DOMANI IN VACANZA IN VAL D’AOSTA, PER RITEMPRARE IL FISICO

E LO SPIRITO. L’ATTESA DELLA COMUNITA’ DI LES COMBES PER L’AMATO OSPITE

- Intervista con il vescovo Giuseppe Anfossi -

 

 

Un tempo di riposo per il fisico, ma anche un’occasione di arricchimento spirituale: comincia domani, fino al 28 luglio prossimo, il periodo di vacanze estive di Benedetto XVI in Valle d’Aosta, tra i boschi che lambiscono l’area del Parco nazionale del Gran Paradiso. Il Pontefice ha deciso di soggiornare a Les Combes, piccola frazione del comune di Introd, negli stessi luoghi tanto amati e scelti per ben 10 volte da Giovanni Paolo II. Ma con quale spirito i fedeli valdostani si apprestano ad accogliere Benedetto XVI? Roberta Moretti lo ha chiesto al vescovo della diocesi di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi:

 

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R. – Con molta gioia, perché non sapevamo se la casa a disposizione sarebbe stata riscelta dal nuovo Papa Benedetto. E poi con moltissimo rispetto. Vogliamo che sia lui a scegliere il modo di far vacanza, lo stile della sua vacanza. Quindi, discrezione, perché abbia i tempi e la possibilità di concentrarsi, scrivere, leggere, passeggiare come lui gradisce, e magari anche, chissà, annotare qualcosa che per lui è prezioso voler dire.

 

D. – Giovanni Paolo II a Les Combes, diciamo così, era di casa. Non conoscendo ancora le abitudini di Benedetto XVI, avete qualche piccola preoccupazione in più?

 

R. – Lui sembra voglia dare un carattere di maggiore riservatezza, di maggiore privatezza. Noi siamo disponibili a rispettarla. Naturalmente faremo in modo che l’Angelus abbia il massimo della nostra presenza verso di lui e anche di accoglienza delle persone che lo vogliono vedere. Qui tutto è predisposto. Abbiamo ormai un’organizzazione prevista, in collaborazione con lo Stato italiano. Quindi, in sicurezza.

 

D. – Può descriverci lo chalet dove soggiornerà il Papa? Quale vista si può godere?

 

R. – Diciamo che è incantevole. E’ molto piccola però c’è tutto. Lo chalet ha nella parte nord-ovest vetri che permettono al Papa di vedere il Monte Bianco e anche altre parti di montagna che scendono. Siamo a 1400 metri. e intorno c’è un bosco molto bello, fittissimo, e dalla parte opposta il Papa alla sera si affaccia e vede illuminata la città di Aosta e la valle che la separa da Les Combes.

 

D. – Chi starà con il Pontefice allo chalet di Les Combes?

 

R. – C’è un sacerdote della diocesi che è incaricato di provvedere a tutte le necessità, perché in quella casa ci sia tutto, in particolare il cibo che si deve preparare. E ci sia il massimo di riservatezza, perché ci sono spazi di passeggio abbastanza estesi, assolutamente difesi da qualunque sguardo.

 

D. – Benedetto XVI invita i fedeli ad approfittare dell’estate come momento di svago e di riposo, ma anche come occasione di crescita spirituale, dedicandosi alla riscoperta della dimensione interiore dell’esistenza umana. La sua presenza tra voi può essere una testimonianza di questo?

 

R. – Lo è senza dubbio, come lo è stato Giovanni Paolo II. Naturalmente la sua presenza da noi, non essendo un ospite qualsiasi, ci obbliga a portare i problemi del mondo nella nostra preghiera. Quello che è successo a Londra, per esempio. Noi saremo obbligati ad avere il cuore grande come è grande il pastore della Chiesa.

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PRESA DI POSSESSO CARDINALIZIO, STAMANI PRESSO LA PARROCCHIA DI SANT’AUREA AD OSTIA ANTICA, DEL TITOLO DELLA CHIESA SUBURBICARIA DI OSTIA, DA PARTE DEL SEGRETARIO DI STATO E DECANO DEL SACRO COLLEGIO,

CARDINALE ANGELO SODANO

 

Cerimonia solenne, questa mattina presso la parrocchia di Sant’Aurea di Ostia Antica, dove ha avuto luogo la presa di possesso cardinalizio del titolo della Chiesa Suburbicaria di Ostia, da parte del segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio. Un titolo, questo, già appartenuto al cardinale Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI, e destinato, fin dal 1587, da Sisto V, al decano del Sacro Collegio. La parrocchia ostiense è attualmente custodita dai Padri Agostiniani. Sull’omelia del cardinale Sodano, ascoltiamo Roberta Moretti:

 

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“Cari fratelli, la pace sia con voi, pax vobis, e ne abbiamo tanto bisogno in questi giorni!”.

 

Con parole che possiamo riferire ai dolorosi fatti di sangue che hanno sconvolto il mondo e l’Europa in questi giorni, si apre l’omelia del cardinale Sodano. Il porporato fa un primo riferimento al Vangelo del giorno, quello della Parabola del Seminatore. “E’ un invito a tutti noi – spiega – ad accogliere la Parola che il Signore sparge a larghe mani in mezzo a noi, attraverso il ministero dei Pastori della Chiesa e la cooperazione dei Laici”. Un messaggio, questo, racchiuso anche nella Parabola del granellino di senapa, il più piccolo di tutti i semi, ma destinato a trasformarsi “in un grande albero” che dà ospitalità “agli uccelli del cielo”:

 

“E’ questa anche la Chiesa di oggi, un albero che cresce, che ha messo le sue radici nella profondità della cultura umana, della cultura europea, della cultura italiana offrendo poi i suoi rami come rifugio sicuro a tutti gli uomini di buona volontà!”.

 

Il cardinale Sodano ricorda poi la figura di Sant’Aurea, martire delle persecuzioni romane, a cui è intitolata la Chiesa suburbicaria di Ostia. La sua testimonianza, come quella di tanti campioni della fede che nei secoli hanno reso gloria al Padre con l’offerta della vita, “ci ricorda la potenza della grazia di Dio, che sostiene interiormente i figli della Chiesa, vivificandoli col suo Santo Spirito, così ieri e così anche oggi”. “E questa – continua il porporato – è anche la testimonianza di Sant’Agostino”, “cantore della grazia che salva” e “della presenza continua della provvidenza divina nella storia umana”:

 

“Miei fratelli, con questa visione di speranza cristiana, anch’io ho accettato dal Papa  Benedetto XVI l’incarico di essere il suo segretario di Stato, continuando nel solco che mi aveva tracciato il compianto Papa Giovanni Paolo II; parimenti ho accettato di essere il Decano del Collegio cardinalizio, ben conscio dei miei limiti e del peso degli anni che passano in modo inesorabile per tutti. Forse voi, ad Ostia, avete un segreto di eterna giovinezza, ma noi a Roma non l’abbiamo ancora scoperto!”.

 

“Il Pallio che ho ricevuto nella festa dei SS. Pietro e Paolo – conclude il cardinale Sodano – mi farà sentire ancor più vicino al Papa e ai miei confratelli cardinali”, e “mi spingerà a dedicare tutte le mie forze alla Chiesa e alla Santa Sede”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 luglio 2005

 

CADE DOMANI, 11 LUGLIO, L’ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI SREBRENICA IN BOSNIA, UN ECCIDIO CONSUMATO 10 ANNI FA NEL CUORE DELL’EUROPA,

INCAPACE DI IMPEDIRE TANTO ORRORE

 

Ricorre domani, 11 luglio, il decimo anniversario della strage di Srebrenica, quando i soldati serbo bosniaci uccisero almeno 8mila musulmani nella località della Bosnia orientale, di fronte all’impotenza dei Caschi blu olandesi posti a presidio del territorio. Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha attualmente alla sbarra l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, accusato di essere il mandante della pulizia etnica nei Balcani. Ancora liberi invece Radovan Karadzic e Ratko Mladic, rispettivamente leader politico e militare dei serbi, ritenuti l’ideatore e l’esecutore materiale della strage di Srebrenica. Ma quei fatti, nel 2005, non sono dimenticati. Ce ne parla Giada Aquilino:

 

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Ventiquattro anni, bosniaca di Srebrenica, l’11 luglio del ’95 visse la tragedia dell’enclave musulmana nella Bosnia orientale. E’ Mubina Calik, che ora vive e lavora in Italia come traduttrice. Nel dolore e nella commozione, ecco la sua testimonianza:

 

R. – Non ricordo nulla di positivo. Tutto quello che è successo ha lasciato una traccia negativa dentro di me, per sempre. Sicuramente, non è una cosa che si possa cancellare dalla testa di tutti coloro che sono sopravvissuti alla strage di Srebrenica. Mi ricordo tutte le persone che ho visto morte, ferite. Un orrore.

 

D. – Lei come ha vissuto quei giorni?

 

R. – Tutti noi, che siamo stati lì, non pensavamo di poter sopravvivere a ciò che stava succedendo. I serbo bosniaci hanno fatto tutto quello che hanno voluto. Hanno deportato, senza ritorno, gente dai 12 ai 60 anni, tutti maschi. Ma deportavano anche le ragazze. Siamo stati costretti al silenzio, siamo rimasti spaventati, senza mangiare, senza sapere cosa stesse succedendo. Non avevamo alcuna speranza di sopravvivere alle mani dei nostri nemici, sporche del sangue dei nostri amici uccisi. A me hanno detto: “Tu rimani qua”. Io stavo con mia madre ed un fratellino più piccolo e ho detto: “Ma perché devo rimanere qua? Ho solo 14 anni, non ho fatto niente di male, come tutti quelli che stanno con me”. Io a Srebrenica ho perso mio padre e 15 - 20 parenti. Nella mia famiglia non è rimasto nemmeno un uomo. Sono rimaste solo madri con i loro bambini.

 

D. – Come si vive oggi in Bosnia dopo la tragedia?

 

R. – Tutti gli abitanti di Srebrenica sono andati via. Le persone che sono rimaste lì sono anziane oppure non hanno la possibilità di trasferirsi. Tutti gli altri ora vivono negli Stati Uniti, in Europa. I giovani vanno via. Non esiste lavoro. Non si vede futuro per la Bosnia. La gente porta via con sé le tracce della guerra: per esempio io non potrò stare bene mai più.

 

D. – Un pensiero per quelli che non ci sono più ed un pensiero per quelli che sono rimasti in Bosnia…

 

R. – Mi sento vicina a quelli che sono morti e anche a quelli che sono rimasti. Mi dispiace perché non ho avuto la possibilità di dare l’estremo saluto a coloro che sono morti e di stare vicino a quelli che piangono chi hanno perso.

 

Ma cosa successe esattamente 10 anni fa a Srebrenica? Ascoltiamo Alberto Negri, inviato del Sole 24 Ore, in Bosnia all’epoca dei fatti:

 

R. – L’11 luglio fu una delle giornate più tragiche vissute dall’Europa, una delle più drammatiche, con conseguenze pesanti anche dal punto di vista della politica internazionale. Ricordiamo che la guerra in Bosnia era iniziata nel 1992 con l’assedio di Sarajevo, quando - dopo la proclamazione di un referendum per l’indipendenza della Bosnia - le truppe e le milizie serbe di Karadzic avevano circondato la città ed era cominciato un assedio che poi durò mille giorni. Tra l’altro la comunità internazionale cercò di salvaguardare almeno una parte della popolazione bosniaca, in particolare di quella musulmana, dichiarando delle aree protette sotto l’egida dell’ONU. Tra queste c’era anche Srebrenica. Ebbene, il 10 luglio le truppe di Mladic e le milizie di Karadzic entrarono a Srebrenica, di fronte all’immobilità dei caschi blu olandesi dell’ONU, e poterono deportare migliaia e migliaia di persone, che vennero trasferite in alcuni casi vicino Srebrenica, al cimitero di Potocari, dove adesso si trovano migliaia di tombe dei dispersi di allora.

 

D. – Perché l’immobilità dei Caschi blu olandesi?

 

R. – Perché sostanzialmente le Nazioni Unite si dimostrarono impotenti di fronte a quello che era l’allargamento del conflitto. Si deve ricordare l’incapacità da parte dell’Europa prima di fermare la disgregazione della ex Jugoslavia e poi di fermare i massacri.

 

Ma allora come ricordare, oggi, Srebrenica? Sentiamo Enisa Bukvic, presidente della comunità di Bosnia-Erzegovina in Italia …

 

R. – La gente riconosce che quello di Bosnia è stato un vero e proprio genocidio, il più grande in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Forse, questa riflessione potrà aiutare anche le future generazioni. Per questo motivo, abbiamo chiesto un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del genocidio di Srebrenica per domani, lunedì 11 luglio, alle ore 12.00: per la memoria e per la riflessione.

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GLOBALIZZAZIONE E DIALOGO TRA RELIGIONI AL CENTRO DELLA CONFERENZA DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI DEL MEDITERRANEO E DELL’EST EUROPEO, A SARAJEVO

- Intervista con mons. Piero Coda -

 

Le sfide di un nuovo dialogo culturale nel contesto della globalizzazione è stato il tema a Sarajevo di una Conferenza internazionale dei Centri culturali cattolici del Mediterraneo e del Sud-Est europeo. L’incontro, aperto il 7 luglio si è concluso oggi con una Messa presieduta dai cardinali Vinko Puljic e Paul Poupard nella cattedrale di Sarajevo, capoluogo della Bosnia Erzegovina, di nuovo al centro dell’opinione pubblica mondiale a causa del genocidio commesso dalle milizie serbe sulla popolazione di Srebrenica. Durante la Messa, è stata espressa solidarietà con tutte le vittime della guerra, ma in particolare con quelle barbaramente massacrate dieci anni fa a Srebrenica. Il servizio di Aldo Sinkovich.

 

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 Alla Conferenza, promossa dal Pontificio Consiglio per la Cultura in collaborazione con il Centro culturale cattolico croato della Bosnia ed Erzegovina, sono state affrontate le questioni del dialogo con la cultura bizantina e islamica alla luce delle situazioni storiche e delle migrazioni contemporanee, nonché la sfida del dialogo con il mondo contemporaneo: nell’Occidente, la secolarizzazione e nell’Est europeo, l’eredità del Comunismo ateo. Chiediamo al segretario della Pontificia Accademia di Teologia, mons. Piero Coda, di farci un bilancio di questo Incontro e di elencarci le più importanti sfide del dialogo interculturale oggi, nel mondo globalizzato:

 

D. – La globalizzazione, come un Giano bifronte, viene a implicare, di fatto, una transizione culturale che investe l’intera famiglia umana, e concretamente tutti i vari soggetti culturali, sociali, religiosi che vi sono coinvolti. Tra gli opposti scogli dello scontro tra le tradizioni culturali e religiose e l’omologazione uniformante – con il rischio reale dello smarrimento dell’identità stessa dell’uomo – si delinea però anche una positiva chance dell’incontro e dello scambio tra i popoli e le culture, in cui le differenti identità si arricchiscono nella relazione di apertura, di accoglienza, di reciproco riconoscimento. In questo difficile, ma anche promettente contesto, la Chiesa cattolica si riconosce con gratitudine e responsabilità come la portatrice del lievito del Vangelo, capace di illuminare e indirizzare positivamente questa transizione. Esperta in umanità, come diceva Paolo VI, oggi la Chiesa si mostra come esperta alla luce del Vangelo di quel nuovo dialogo culturale cui sono chiamati a prendere parte attivamente tutti gli uomini. Il dialogo, secondo l’insegnamento del Vaticano II, di Giovanni Paolo II e ripreso da Benedetto XVI, non è una semplice strategia tattica, ma è testimonianza dell’amore di Dio in Cristo per l’uomo, esercizio di umanità. Abbiamo riconosciuto in questi giorni che il dialogo culturale, partendo dalle esperienze dei vari Centri culturali cattolici, quando è ispirato alla fede è espressione – come diceva Antono Rosmini – di carità intellettuale e pertanto dimensione qualificante della missione della Chiesa. In questo contesto, i Centri culturali cattolici si propongono come dei laboratori di frontiera di questo nuovo dialogo culturale, come un luogo di proposta pedagogica rivolta all’intera comunità cristiana affinché essa stessa diventi, nel suo insieme, casa e scuola di dialogo, di un dialogo illuminato dalla luce di Cristo.

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VACANZE ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’ NEI CAMPI DELLE COMUNITA’ EMMAUS,

- Intervista con Franco Monnicchi -

 

Una vacanza all’insegna del lavoro solidale è quella proposta da Emmaus, il movimento internazionale di solidarietà per la giustizia fondato dall’Abbé Pierre. Rivolta a tutte le persone che vogliono rendersi utili raccogliendo e vendendo materiale usato, una vacanza nei campi di lavoro è anche l’occasione per riflettere sui problemi sociali più urgenti, come spiega Franco Monnicchi, responsabile della Comunità Emmaus di Cuneo. L’intervista di Isabella Piro.

 

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D. – Che tipo di persone sono quelle che partecipano ai campi di lavoro?

 

R. – Sono giovani studenti, che decidono un po’ di vivere quest’esperienza di sobrietà diciamo, in uno stile di vita semplice, al servizio degli altri, ma anche in un clima di amicizia e di allegria. Per esempio, molti responsabili delle nostre comunità hanno conosciuto la propria moglie nei campi di lavoro.

 

D. – Come si svolge il periodo di permanenza in un vostro campo?

 

R. – Il primo giorno c’è un’accoglienza e anche una spiegazione di quel che si fa durante il campo. Dal martedì al sabato, facciamo attività di recupero di materiale usato per cui andiamo nelle case della gente a recuperare mobili, oggetti. Abbiamo anche un mercatino dell’usato in cui vengono sia persone che sono interessate a degli oggetti particolari ma anche delle persone come immigrati, altre persone un po’ più povere, che vengono perché trovano del materiale ad un prezzo accessibile.

 

D. – Ci sono anche dei momenti di riflessione?

 

R. – Ci sono degli incontri su vari temi. Quest’anno abbiano scelto di riflettere su tre temi in maniera particolare: uno è il traffico degli esseri umani, l’altro è l’acqua come bene comune, e il terzo argomento è l’economia solidale, per cui banca etica e commercio equo.

 

D. – Voi avete portato aiuto anche alle zone del sud est asiatico devastate dallo tsunami nel dicembre scorso?

 

R. – In quelle zone noi abbiamo molti gruppi Emmaus, indiani per esempio, nel Bangladesh. La gente è stata subito aiutata con degli alloggi di emergenza e adesso ci sarà una seconda fase di ricostruzione delle case.

 

D. – A cosa serve un campo di lavoro Emmaus?

 

R. – Serve a questo mondo che sta andando sempre più verso il consumismo e verso lo spreco di risorse di materie prime. Credo che da questi momenti si costruisca il futuro.

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CHIESA E SOCIETA’

10 luglio 2005

 

EVACUAZIONI DI MASSA NEGLI STATI UNITI, LUNGO LA COSTA TRA FLORIDA

E MISSISIPPI, PER L’IMMINENTE ARRIVO DELL’URAGANO DENNIS.

 

WASHINGTON. = Oltre un milione e mezzo di persone sono state sollecitate ad evacuare le loro case nel tratto di costa tra la Florida e il Mississippi, per sfuggire alla furia dell’uragano Dennis, che ha già ucciso 32 persone nei Caraibi. L’uragano sta avanzando alla velocità di 20 chilometri orari verso gli Stati del Golfo del Messico, minacciando la punta ovest della Florida, l’Alabama, la Louisiana e lo Stato del Mississippi, che hanno dichiarato lo stato di emergenza. L’uragano, di forza 4 su una scala da 1 a 5, raggiungerà la costa americana oggi pomeriggio, con venti a oltre 200 chilometri orari, destinati a provocare distruzione e devastazione in un’area già colpita l’anno scorso da 4 uragani. Dennis è già passato sulla punta occidentale delle Isole Keys, compresa la storica Key West, dove turisti e locali erano già scappati. Oltre 700 mila persone sono state invitate ad evacuare in Florida. L’uragano ha già colpito con particolare durezza Haiti, provocando la morte di 22 persone, e Cuba, con altre dieci vittime. (R.M.)

 

 

AL VIA, DOMANI A MASSA MARITTIMA, NELL’AMBITO DEL “TOSCANA FOTO FESTIVAL”, UNA MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II

 

MASSA MARITTIMA. = Dalle cerimonie pubbliche ai momenti privati, fino agli ultimi anni di vita: parte domani al “Toscana Foto Festival” di Massa Marittima una mostra dedicata a Giovanni Paolo II. L’esposizione raccoglie le immagini del Pontefice scattate dal fotografo Gianni Giansanti, uno dei nomi più noti a livello internazionale della fotografia italiana. Giansanti aveva appena 22 anni quando scattò la sua prima fotografia a Karol Wojtyla, mentre si affacciava dal loggiato di piazza San Pietro come nuovo Papa. Fu proprio il Pontefice a rassicurarlo circa l’inizio della sua carriera di fotografo vaticanista. “Giansanti – si legge nel comunicato di presentazione della mostra – aveva saputo cogliere, fin dall’inizio, la straordinaria carica comunicativa del nuovo Papa, collaborando, attraverso le sue immagini, alla creazione della relazione profonda fra il Pontefice ed il mondo”. “Giovanni Paolo II – continua il testo – aveva capito l’importanza e la forza della comunicazione anche per immagini: attraverso le fotografie, prestava a chi non poteva essere presente fisicamente ai suoi viaggi e alla sua professione pastorale le impressioni, le sensazioni, gli sguardi di chi invece c’era”. Nel 1978, Giansanti ha conquistato la prima pagina del “Time” (USA) con un servizio sul ritrovamento del corpo di Aldo Moro, mentre nel 1988 ha ottenuto il primo premio al World Press Photo per le fotografie della giornata del Papa in privato. Un altro suo eccezionale lavoro, concluso nel 1997, è la documentazione fotografica di sedici anni di restauri della statua bronzea del Marco Aurelio. (R.M.)

 

 

NONOSTANTE LE TENSIONI INTERNE IN NEPAL FRA L’ESERCITO E LA GUERRIGLIA

MAOISTA, OLTRE MILLE CATTOLICI SI SONO RIUNITI NEI GIORNI SCORSI

NELL’EST DEL PAESE PER CELEBRARE L’ANNO DELL’EUCARISTIA

 

DEONIYA. = Oltre mille cattolici provenienti da 3 parrocchie dell’Est del Nepal hanno affrontato lo sommosse interne al Paese per partecipare nei giorni scorsi a Deoniya, a circa 285 chilometri sud-est dalla capitale, Kathmandu, all’incontro “Eucaristia per la Pace”. L’evento è stato promosso in occasione dell’Anno dell’Eucaristia, inaugurato lo scorso ottobre da Giovanni Paolo II. Dopo la processione, con la preghiera del Rosario e il canto degli inni nell’idioma locale, i fedeli hanno animato la Santa Messa, presieduta da mons. Anthony Sharma, prefetto apostolico del Nepal. “Prima di partire – ha dichiarato il presule – ero ansioso per la situazione politica di questa parte del Paese. Ora che sono qui, sono contento nel vedere che molti fedeli siano venuti e che questo programma è un successo”. Ed effettivamente, per raggiungere il luogo dell’incontro, molti partecipanti hanno dovuto superare diversi punti di controllo istituiti dall’Esercito e dalla guerriglia maoista che, dal 1996, ha iniziato una campagna per costruire una “Repubblica comunista” nel Paese: da allora sono morte oltre 12 mila persone, oltre 10 mila dei quali dall’inizio del 2001, quando gli scontri si sono intensificati. “E’ la prima volta che un evento del genere viene fatto in Nepal”, ha dichiarato James Toppo, catechista da 19 anni. “Un evento molto importante per i cattolici del Nepal – ha aggiunto – perché serve a rinforzare la nostra fede e dà coraggio ai cattolici per praticare in modo aperto la propria religione”. (R.M.)

 

 

IL GOVERNO DEL BRASILE RINUNCIA AD INFRANGERE IL BREVETTO DI UN FARMACO

ANTI-AIDS DISTRIBUITO GRATUITAMENTE AD OLTRE 23 MILA PAZIENTI NEL PAESE.

LA CASA FARMACEUTICA AMERICANA CHE LO PRODUCE

HA ACCETTATO DI RIDURNE IL PREZZO

 

BRASILIA. = Il governo brasiliano ha rinunciato a infrangere il brevetto del farmaco anti-AIDS, Kaletra, come aveva invece annunciato dieci giorni fa, dopo aver raggiunto un accordo con l’azienda farmaceutica che lo produce. L’americana Abbott, secondo un annuncio del ministero della Sanità brasiliano, ha accettato di ridurre il prezzo del farmaco al livello che esigeva il governo del presidente Lula, che era di 0,68 dollari per dose. Attualmente, in Brasile 23.400 pazienti ricevono gratuitamente il Kaletra, grazie al programma anti-AIDS del governo. Sempre secondo il ministero di Brasilia, l’accordo permetterà un risparmio di 18 milioni di dollari nel 2006 e di 259 milioni nei prossimi sei anni.  (R.M.)

 

 

IN COREA DEL SUD, CATTOLICI, PROTESTANTI E BUDDISTI LANCIANO

L’“ALLEANZA CIVILE”, MOVIMENTO SOCIALE PER LA TUTELA DEI VALORI

LEGATI ALLA VITA E ALLA FAMIGLIA

 

SEUL. = Difendere la vita dalla nascita fino alla morte; proteggere la famiglia e promuovere l’aumento delle nascite; migliorare la qualità di vita degli anziani: con questi scopi è nata in Corea del Sud l’“Alleanza civile”, associazione che raccoglie credenti di diverse religioni impegnati nella promozione di attività, campagne di opinione, incontri e pubblicazioni. Ne fanno parte soprattutto fedeli cattolici, protestanti e buddisti. In una recente conferenza stampa congiunta, i leader delle tre religioni hanno spiegato che la società coreana è ‘malata’, con il tasso di natalità in sensibile calo e l’equilibrio sociale a rischio. Per questo, è necessario un movimento sociale che coaguli consenso attorno ai valori fondamentali, per il bene della società e dell’intera Nazione. I leader hanno rilevato l’alta percentuale di divorzi, l’assenza di politiche di sostegno alle famiglie e la diffusione di una cultura individualista che non dà spazio e valore ai figli. Per contrastare queste tendenze, il movimento intende monitorare le politiche del governo coreano, denunciare abusi, proporre provvedimenti di legge, lavorare per la formazione delle coscienze di tutti i cittadini, promuovendo una cultura della vita e del profondo rispetto della famiglia. (R.M.)

 

 

PUBBLICATO A TORINO IL “DVD CONGRESS: LA VITA RELIGIOSA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE”: IL PRODOTTO MULTIMEDIALE DOCUMENTA QUANTO AVVENUTO

DURANTE IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA,

SVOLTOSI A ROMA LO SCORSO NOVEMBRE

 

TORINO. = La casa di produzioni televisive e multimediali, NOVA-T, fondata nel 1982 a Torino dai frati Cappuccini, ha pubblicato di recente il “DVD Congress: la vita religiosa al centro dell’attenzione”. 120 minuti di filmati per documentare quanto avvenuto durante il Congresso mondiale della vita consacrata, svoltosi a Roma dal 23 al 27 novembre scorso. “Questo DVD – commenta Padre Josè Maria Arnaiz, segretario generale dell’Unione Superiori Generali – è uno strumento efficace per rivivere e trasmettere il Congresso. Si ascoltano le parole, si vedono i volti, si prega, si esprime amicizia, cordialità e gioia. Ci immette nelle realtà più diverse dei vari continenti per condividere, ricercare e spingerci verso un futuro di grande speranza per la vita religiosa”. Ma oltre ad essere un ricordo del Congresso, questo DVD, che esce in 4 lingue, vuole proporsi anche come riflessione sulla vita consacrata, sulle difficoltà che incontra nel suo lavoro quotidiano, sulle sfide che la aspettano nel futuro, sui nuovi orizzonti alla quale i tempi e lo Spirito la chiamano. Nel DVD, a fianco di un filmato principale, si trova quindi la sezione “Dieci domande per la vita consacrata”: le risposte di una trentina di religiosi ad alcune piste di dibattito sui problemi e le sfide principali che i consacrati e la Chiesa si trovano oggi ad affrontare. Il filmato è stato proiettato nelle scorse settimane durante l’Assemblea semestrale dell’Unione dei Superiori Generali delle Congregazioni religiose maschili. Per richiederlo, è necessario contattare la NOVA-T al numero 011.8991400 o tramite e-mail all’indirizzo info@nova-t.it. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 luglio 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In Gran Bretgana, dove è rientrato l’allarme di un nuovo attentato, cresce il bilancio dei morti in seguito agli attacchi di giovedì scorso: per il giornale britannico “The Independent”, che cita fonti di polizia, le vittime sono almeno 80. Secondo Scotland Yard gli attentatori sarebbero integralisti islamici nati in Gran Bretagna ma la stampa inglese sostiene, invece, la tesi dell’attentato condotto da cellule straniere collegate ad Al Qaeda. Il servizio di Sagida Syed:

 

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E’ massimo il livello di allerta in tutto il Paese. Così è stato ritenuto necessario evacuare 30.000 persone, ieri notte, a Birmingham per la presenza di quattro pacchi sospetti in un albergo, fatti poi esplodere dagli artificieri. Il ministro degli interni Clarke ha chiesto alla popolazione di vigilare e non ha escluso un altro attacco terroristico. Sono state però smentite le voci della caccia ad un marocchino e a due siriani sospetti. Di certo è l’aumento vertiginoso di episodi di intolleranza nei confronti degli islamici. Ahmed Sheikh, presidente della Federazione mussulmana britannica, ha detto che si sono ripetuti attacchi a cose e persone, e-mail e telefonate minacciose, nonché incendi a negozi e a luoghi del culto. E i leader delle comunità religiose britanniche renderanno noto un comunicato in cui s’invita alla tolleranza. Intanto la Gran Bretagna, nell’ambito delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dalla fine della guerra, si è fermata per due minuti, alle 13 ora italiana, per ricordare le vittime della strage di giovedì e si è stretta intorno alla Regina e a Winston Churchill, icona della Seconda Guerra Mondiale, che rincuorò la Nazione quando l’Inghilterra era minacciata da un altro nemico.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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In Iraq almeno 27 persone sono morte per tre attacchi kamikaze a Baghdad, a Mossul e a Kirkuk. Stati Uniti e Gran Bretagna starebbero pianificando, intanto, una significativa riduzione dei loro contingenti. Il nostro servizio:

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In Iraq proseguono gli attacchi della guerriglia contro le Forze di sicurezza del Paese arabo. A Baghdad, un centro di reclutamento dell’Eser-cito è stato teatro di un ennesimo attacco kamikaze, costato la vita ad almeno 20 persone e rivendicato da un gruppo guidato dal terrorista giordano Al Zarqawi. A Mossul è stato attaccato, inoltre, un convoglio della Polizia: l’esplosione di un’autobomba guidata da un kamikaze ha causato la morte di almeno 4 agenti. A Kirkuk, tre civili sono morti per un attacco suicida nei pressi di un edificio delle autorità locali. Un altro tragico episodio è avvenuto a Baghdad dove la scorsa notte sono stati assassinati nove membri di una famiglia sciita. Riferendosi alla drammatica situazione irachena, l’ex premier Iyad Allawi ha prospettato poi il rischio di una guerra civile a causa dell’intensificarsi degli scontri tra sciiti e sunniti. Le conseguenze di questo genere di conflitto – ha detto Allawi in un’intervista rilasciata al Sunday Times - potrebbero essere molto serie per l’Europa, per gli Stati Uniti e per tutto il Medio Oriente. Ma in questo clima di violenze, procedono comunque i piani per la riduzione delle Forze della coalizione e per il trasferimento del controllo di diverse province alle truppe irachene. Secondo il quotidiano inglese Mail on Sunday, un rapporto del ministero della Difesa britannico rivelerebbe che i governi di Washington e Londra sono pronti a ridurre i rispettivi contingenti del 50 per cento entro il 2006. I soldati americani potrebbero così passare da circa 140 mila a quasi 66 mila e quelli britannici da 8500 a 3000. Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha precisato infine che “l’Italia resta profondamente impegnata in Iraq nonostante la decisione di avviare il ritiro di parte delle truppe della Coalizione multinazionale”.

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Anche le Forze di Polizia afgane sono state attaccate da gruppi di ribelli: 10 agenti sono stati uccisi in seguito a scontri avvenuti nel sud dell’Afghanistan. Lo hanno riferito autorità della provincia di Helmand, al confine con il Pakistan, precisando che 6 poliziotti sono stati decapitati. La tensione è alta anche a Kabul dove stamani sono stati sparati due razzi nei pressi dell’Ambasciata americana e del quartier generale dell’ISAF, la Forza internazionale di assistenza e sicurezza in Afghanistan. L’attacco, che fortunatamente non ha provocato vittime, non è stato rivendicato.

 

In Kirghizistan, ex repubblica sovietica al confine con la Cina, sono iniziate le operazioni di voto per eleggere il successore del deposto presidente Akaiev, fuggito in Russia lo scorso mese di marzo, quando migliaia di manifestanti occuparono la sede del governo, avviando la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani”. Sono più di 2,6 milioni gli elettori chiamati all’appuntamento con le urne ed il grande favorito è l’attuale presidente ad interim Bakiev, ex primo ministro. Bakiev ha convinto il suo più grande rivale nella corsa alla presidenza, il generale Kulov, a ritirarsi dalla tornata elettorale promettendogli la carica di premier.

 

La Corea del Nord ha accettato di tornare al tavolo della trattativa a sei sul proprio programma nucleare. La nuova tornata di colloqui multilaterali, che coinvolge le due Coree, Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone, inizierà il prossimo 25 luglio. L’agenzia di stampa nordcoreana “KCNA” ha riferito che il governo di Pyongyang ha deciso di riaprire i colloqui, interrotti nel giugno del 2004, dopo l’incontro di ieri a Pechino tra il vice ministro degli Esteri nordcoreano e il vice segretario di Stato americano. I negoziati mirano alla rinuncia del programma nucleare, da parte della Corea del nord, in cambio di aiuti economici. L’esecutivo sudcoreano ha recentemente annunciato di poter varare un piano di sostegno senza precedenti.

 

In Lussemburgo sono iniziate, stamani, le operazioni di voto per il Referendum sulla Costituzione europea. Gli elettori sono circa 220 mila e l’esito appare incerto. Il primo ministro del Granducato, Jean Claude Juncker, ha ammesso che un altro ‘no’, dopo quelli degli elettori di Francia e Olanda, sarebbe un’ulteriore, grave sconfitta. Il Parlamento lussemburghese, che ha approvato la Costituzione lo scorso 28 giugno, ha deciso di confermare il Referendum. Il risultato della consultazione che in base alle leggi locali avrebbe solo un valore consultivo, sarà considerato decisivo. Il Lussemburgo, uno dei sei Paesi fondatori dell’Unione Europea, è lo Stato europeo con il più alto reddito medio pro capite, circa 50 mila euro l’anno.

 

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