RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
191 - Testo della trasmissione di domenica10 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Evacuazioni di massa negli Stati Uniti per l’imminente arrivo
dell’uragano Dennis
Al via domani a Massa Marittima una mostra fotografica
dedicata a Giovanni Paolo II
Rientrato l’allarme
attentati a Londra. E’ salito ad 80 morti il bilancio delle vittime delle
esplosioni di giovedì
Ancora violenze in Iraq:
almeno 27 i morti per tre attacchi kamikaze
Lussemburgo: oggi il
referendum sulla Costituzione europea
10 luglio 2005
“FERMATEVI IN NOME DI DIO”: L’APPELLO DEL PAPA
ALL’ANGELUS AGLI ATTENTATORI
DI LONDRA. IL RICHIAMO POI A SAN BENEDETTO PATRONO
D’EUROPA PER ANCORARE
LA VITA E LA STORIA A SALDI RIFERIMENTI
SPIRITUALI.
IL SALUTO INFINE PRIMA DELLE VACANZE ESTIVE
Il dolore che permane per i fatti luttuosi di Londra, la preghiera per le
vittime e i loro cari ma anche per gli attentatori. La voce di Benedetto XVI si
è levata con vigore all’Angelus per richiamare chi si è macchiato di tanto
delitto. Ascoltiamolo nel servizio di Roberta Gisotti:
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“Proviamo
tutti un profondo dolore per gli atroci attentati terroristici a Londra di
giovedì scorso. Preghiamo per le persone uccise, per quelle ferite e per i loro
cari. Ma preghiamo anche per gli attentatori: il Signore tocchi i loro cuori. A
quanti fomentano sentimenti di odio e a quanti compiono azioni terroristiche
tanto ripugnanti dico: Dio ama la vita, che ha creato, non la morte. E dico
fermatevi, in nome di Dio!”.
L’appello forte, diretto di Benedetto XVI –
pronunciato dopo la preghiera mariana – rivolto agli uomini che hanno armato la
loro mano contro fratelli inermi. Da qui la supplica alla Madonna “perché il Signore
moltiplichi anche nella nostra epoca uomini e donne che, attraverso una fede
illuminata, testimoniata nella vita, siano in questo nuovo millennio sale della
terra e luce del mondo”.
Così
come fu ai suoi tempi San Benedetto Abbate, Patrono d’Europa, “un Santo a me
particolarmente caro – ha detto il Papa – come si può intuire dalla scelta che
ho fatto del suo nome” e di cui ricorre domani la festa. Nato a Norcia nel 480
Benedetto diede vita “ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore
di Cristo”
“Tra le ceneri dell’Impero Romano, Benedetto,
cercando prima di tutto il Regno di Dio, gettò, forse senza neppure rendersene
conto, il seme di una nuova civiltà che si sarebbe sviluppata, integrando i valori
cristiani con l’eredità classica, da una parte, e le culture germanica e slava,
dall’altra.”
E se Benedetto indicò quale scopo fondamentale
dell’esistenza “la ricerca di Dio”, egli sapeva però – ha spiegato il Santo
Padre – “che quando il credente entra in relazione profonda con Dio non può
accontentarsi di vivere in modo mediocre all’insegna di un etica minimalistica
e di una religiosità superficiale. Da qui l’espressione che riassume la sua
Regola:
“‘Nihil amori Christi praeponere’”, ‘Niente
anteporre all’amore di Cristo’. In questo consiste la santità, proposta valida
per ogni cristiano e diventata una vera urgenza pastorale in questa nostra
epoca in cui si avverte il bisogno di ancorare la vita e la storia a saldi
riferimenti spirituali”.
Infine, alla vigilia della
partenza per le vacanze estive, un saluto ai numerosissimi fedeli, circa 40
mila, che affollavano piazza San Pietro
“Domani
mi recherò in Valle d’Aosta, dove trascorrerò un breve periodo di riposo. Sarò
ospite nella casa che molte volte ha accolto il Papa Giovanni Paolo II. Ringrazio
quanti mi accompagneranno con la preghiera, e a voi dico con affetto: “arrivederci!”.
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BENEDETTO XVI DOMANI IN
VACANZA IN VAL D’AOSTA, PER RITEMPRARE IL FISICO
E LO SPIRITO. L’ATTESA DELLA COMUNITA’ DI LES
COMBES PER L’AMATO OSPITE
- Intervista con il vescovo Giuseppe Anfossi -
Un tempo di riposo per il
fisico, ma anche un’occasione di arricchimento spirituale: comincia domani,
fino al 28 luglio prossimo, il periodo di vacanze estive di Benedetto XVI in
Valle d’Aosta, tra i boschi che lambiscono l’area del Parco nazionale del Gran
Paradiso. Il Pontefice ha deciso di soggiornare a Les Combes, piccola frazione
del comune di Introd, negli stessi luoghi tanto amati e scelti per ben 10 volte
da Giovanni Paolo II. Ma con quale spirito i fedeli valdostani si apprestano ad
accogliere Benedetto XVI? Roberta Moretti lo ha chiesto al vescovo della
diocesi di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi:
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R. –
Con molta gioia, perché non sapevamo se la casa a disposizione sarebbe stata riscelta
dal nuovo Papa Benedetto. E poi con moltissimo rispetto. Vogliamo che sia lui a
scegliere il modo di far vacanza, lo stile della sua vacanza. Quindi,
discrezione, perché abbia i tempi e la possibilità di concentrarsi, scrivere,
leggere, passeggiare come lui gradisce, e magari anche, chissà, annotare
qualcosa che per lui è prezioso voler dire.
D. – Giovanni Paolo II a Les
Combes, diciamo così, era di casa. Non conoscendo ancora le abitudini di
Benedetto XVI, avete qualche piccola preoccupazione in più?
R. – Lui sembra voglia dare un carattere di maggiore riservatezza, di
maggiore privatezza. Noi siamo disponibili a rispettarla. Naturalmente faremo
in modo che l’Angelus abbia il massimo della nostra presenza verso di lui e
anche di accoglienza delle persone che lo vogliono vedere. Qui tutto è
predisposto. Abbiamo ormai un’organizzazione prevista, in collaborazione con lo
Stato italiano. Quindi, in sicurezza.
D. – Può descriverci lo chalet
dove soggiornerà il Papa? Quale vista si può godere?
R. – Diciamo che è incantevole.
E’ molto piccola però c’è tutto. Lo chalet ha nella parte nord-ovest vetri che
permettono al Papa di vedere il Monte Bianco e anche altre parti di montagna
che scendono. Siamo a 1400 metri. e intorno c’è un bosco molto bello, fittissimo,
e dalla parte opposta il Papa alla sera si affaccia e vede illuminata la città
di Aosta e la valle che la separa da Les Combes.
D. – Chi starà con il Pontefice
allo chalet di Les Combes?
R. – C’è un sacerdote della
diocesi che è incaricato di provvedere a tutte le necessità, perché in quella
casa ci sia tutto, in particolare il cibo che si deve preparare. E ci sia il
massimo di riservatezza, perché ci sono spazi di passeggio abbastanza estesi,
assolutamente difesi da qualunque sguardo.
D. – Benedetto XVI invita i
fedeli ad approfittare dell’estate come momento di svago e di riposo, ma anche
come occasione di crescita spirituale, dedicandosi alla riscoperta della
dimensione interiore dell’esistenza umana. La sua presenza tra voi può essere
una testimonianza di questo?
R. – Lo è senza dubbio, come lo
è stato Giovanni Paolo II. Naturalmente la sua presenza da noi, non essendo un
ospite qualsiasi, ci obbliga a portare i problemi del mondo nella nostra
preghiera. Quello che è successo a Londra, per esempio. Noi saremo obbligati ad
avere il cuore grande come è grande il pastore della Chiesa.
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PRESA DI POSSESSO CARDINALIZIO, STAMANI PRESSO LA
PARROCCHIA DI SANT’AUREA AD OSTIA ANTICA, DEL TITOLO DELLA CHIESA SUBURBICARIA
DI OSTIA, DA PARTE DEL SEGRETARIO DI STATO E DECANO DEL SACRO COLLEGIO,
CARDINALE ANGELO SODANO
Cerimonia solenne, questa mattina
presso la parrocchia di Sant’Aurea di Ostia Antica, dove ha avuto luogo la
presa di possesso cardinalizio del titolo della Chiesa Suburbicaria di Ostia,
da parte del segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio
Cardinalizio. Un titolo, questo, già appartenuto al cardinale Ratzinger, oggi
papa Benedetto XVI, e destinato, fin dal 1587, da Sisto V, al decano del Sacro
Collegio. La parrocchia ostiense è attualmente custodita dai Padri Agostiniani.
Sull’omelia del cardinale Sodano, ascoltiamo Roberta Moretti:
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“Cari fratelli, la pace sia con
voi, pax vobis, e ne abbiamo tanto
bisogno in questi giorni!”.
Con parole che possiamo riferire
ai dolorosi fatti di sangue che hanno sconvolto il mondo e l’Europa in questi
giorni, si apre l’omelia del cardinale Sodano. Il porporato fa un primo
riferimento al Vangelo del giorno, quello della Parabola del Seminatore. “E’ un
invito a tutti noi – spiega – ad accogliere la Parola che il Signore sparge a
larghe mani in mezzo a noi, attraverso il ministero dei Pastori della Chiesa e
la cooperazione dei Laici”. Un messaggio, questo, racchiuso anche nella
Parabola del granellino di senapa, il più piccolo di tutti i semi, ma destinato
a trasformarsi “in un grande albero” che dà ospitalità “agli uccelli del
cielo”:
“E’ questa anche la Chiesa di
oggi, un albero che cresce, che ha messo le sue radici nella profondità della
cultura umana, della cultura europea, della cultura italiana offrendo poi i
suoi rami come rifugio sicuro a tutti gli uomini di buona volontà!”.
Il cardinale Sodano ricorda poi
la figura di Sant’Aurea, martire delle persecuzioni romane, a cui è intitolata
la Chiesa suburbicaria di Ostia. La sua testimonianza, come quella di tanti
campioni della fede che nei secoli hanno reso gloria al Padre con l’offerta
della vita, “ci ricorda la potenza della grazia di Dio, che sostiene
interiormente i figli della Chiesa, vivificandoli col suo Santo Spirito, così
ieri e così anche oggi”. “E questa – continua il porporato – è anche la
testimonianza di Sant’Agostino”, “cantore della grazia che salva” e “della
presenza continua della provvidenza divina nella storia umana”:
“Miei fratelli, con questa
visione di speranza cristiana, anch’io ho accettato dal Papa Benedetto XVI l’incarico di essere il suo segretario
di Stato, continuando nel solco che mi aveva tracciato il compianto Papa
Giovanni Paolo II; parimenti ho accettato di essere il Decano del Collegio
cardinalizio, ben conscio dei miei limiti e del peso degli anni che passano in
modo inesorabile per tutti. Forse voi, ad Ostia, avete un segreto di eterna
giovinezza, ma noi a Roma non l’abbiamo ancora scoperto!”.
“Il Pallio che ho ricevuto nella
festa dei SS. Pietro e Paolo – conclude il cardinale Sodano – mi farà sentire
ancor più vicino al Papa e ai miei confratelli cardinali”, e “mi spingerà a
dedicare tutte le mie forze alla Chiesa e alla Santa Sede”.
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10 luglio 2005
CADE DOMANI, 11 LUGLIO, L’ANNIVERSARIO DELLA
STRAGE DI SREBRENICA IN BOSNIA, UN ECCIDIO CONSUMATO 10 ANNI FA NEL CUORE
DELL’EUROPA,
INCAPACE DI IMPEDIRE TANTO ORRORE
Ricorre domani, 11 luglio, il
decimo anniversario della strage di Srebrenica, quando i soldati serbo bosniaci
uccisero almeno 8mila musulmani nella località della Bosnia orientale, di
fronte all’impotenza dei Caschi blu olandesi posti a presidio del territorio.
Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha attualmente alla sbarra l’ex
presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, accusato di essere il mandante della
pulizia etnica nei Balcani. Ancora liberi invece Radovan Karadzic e Ratko
Mladic, rispettivamente leader politico e militare dei serbi, ritenuti
l’ideatore e l’esecutore materiale della strage di Srebrenica. Ma quei fatti, nel
2005, non sono dimenticati. Ce ne parla Giada Aquilino:
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Ventiquattro
anni, bosniaca di Srebrenica, l’11 luglio del ’95 visse la tragedia
dell’enclave musulmana nella Bosnia orientale. E’ Mubina Calik, che ora vive e lavora in Italia come traduttrice.
Nel dolore e nella commozione, ecco la sua testimonianza:
R. – Non ricordo nulla di
positivo. Tutto quello che è successo ha lasciato una traccia negativa dentro
di me, per sempre. Sicuramente, non è una cosa che si possa cancellare dalla
testa di tutti coloro che sono sopravvissuti alla strage di Srebrenica. Mi ricordo
tutte le persone che ho visto morte, ferite. Un orrore.
D. – Lei come ha vissuto quei
giorni?
R. – Tutti noi, che siamo stati
lì, non pensavamo di poter sopravvivere a ciò che stava succedendo. I serbo
bosniaci hanno fatto tutto quello che hanno voluto. Hanno deportato, senza
ritorno, gente dai 12 ai 60 anni, tutti maschi. Ma deportavano anche le
ragazze. Siamo stati costretti al silenzio, siamo rimasti spaventati, senza mangiare,
senza sapere cosa stesse succedendo. Non avevamo alcuna speranza di
sopravvivere alle mani dei nostri nemici, sporche del sangue dei nostri amici uccisi.
A me hanno detto: “Tu rimani qua”. Io stavo con mia madre ed un fratellino più
piccolo e ho detto: “Ma perché devo rimanere qua? Ho solo 14 anni, non ho fatto
niente di male, come tutti quelli che stanno con me”. Io a Srebrenica ho perso
mio padre e 15 - 20 parenti. Nella mia famiglia non è rimasto nemmeno un uomo.
Sono rimaste solo madri con i loro bambini.
D. – Come si vive oggi in Bosnia
dopo la tragedia?
R. – Tutti gli abitanti di
Srebrenica sono andati via. Le persone che sono rimaste lì sono anziane oppure
non hanno la possibilità di trasferirsi. Tutti gli altri ora vivono negli Stati
Uniti, in Europa. I giovani vanno via. Non esiste lavoro. Non si vede futuro
per la Bosnia. La gente porta via con sé le tracce della guerra: per esempio io
non potrò stare bene mai più.
D. – Un pensiero per quelli che
non ci sono più ed un pensiero per quelli che sono rimasti in Bosnia…
R. – Mi sento vicina a quelli
che sono morti e anche a quelli che sono rimasti. Mi dispiace perché non ho
avuto la possibilità di dare l’estremo saluto a coloro che sono morti e di
stare vicino a quelli che piangono chi hanno perso.
Ma cosa successe esattamente 10
anni fa a Srebrenica? Ascoltiamo Alberto Negri, inviato del Sole 24 Ore, in
Bosnia all’epoca dei fatti:
R. – L’11 luglio fu una delle
giornate più tragiche vissute dall’Europa, una delle più drammatiche, con
conseguenze pesanti anche dal punto di vista della politica internazionale.
Ricordiamo che la guerra in Bosnia era iniziata nel 1992 con l’assedio di
Sarajevo, quando - dopo la proclamazione di un referendum per l’indipendenza della
Bosnia - le truppe e le milizie serbe di Karadzic avevano circondato la città ed era cominciato un assedio
che poi durò mille giorni. Tra l’altro la comunità internazionale cercò di
salvaguardare almeno una parte della popolazione bosniaca, in particolare di
quella musulmana, dichiarando delle aree protette sotto l’egida dell’ONU. Tra
queste c’era anche Srebrenica. Ebbene, il 10 luglio le truppe di Mladic e le milizie di Karadzic entrarono a Srebrenica,
di fronte all’immobilità dei caschi blu olandesi dell’ONU, e poterono deportare
migliaia e migliaia di persone, che vennero trasferite in alcuni casi vicino
Srebrenica, al cimitero di Potocari,
dove adesso si trovano migliaia di tombe dei dispersi di allora.
D. – Perché l’immobilità dei
Caschi blu olandesi?
R. – Perché sostanzialmente le Nazioni Unite si dimostrarono impotenti di
fronte a quello che era l’allargamento del conflitto. Si deve ricordare
l’incapacità da parte dell’Europa prima di fermare la disgregazione della ex
Jugoslavia e poi di fermare i massacri.
Ma allora come ricordare, oggi,
Srebrenica? Sentiamo Enisa Bukvic,
presidente della comunità di Bosnia-Erzegovina in Italia …
R. – La gente riconosce che
quello di Bosnia è stato un vero e proprio genocidio, il più grande in Europa
dopo la Seconda Guerra Mondiale. Forse, questa riflessione potrà aiutare anche
le future generazioni. Per questo motivo, abbiamo chiesto un minuto di raccoglimento
in memoria delle vittime del genocidio di Srebrenica per domani, lunedì 11 luglio,
alle ore 12.00: per la memoria e per la riflessione.
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GLOBALIZZAZIONE E DIALOGO TRA RELIGIONI AL CENTRO
DELLA CONFERENZA DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI DEL MEDITERRANEO E DELL’EST
EUROPEO, A SARAJEVO
- Intervista con mons.
Piero Coda -
Le sfide di un nuovo dialogo culturale nel contesto della globalizzazione
è stato il tema a Sarajevo di una Conferenza internazionale dei Centri
culturali cattolici del Mediterraneo e del Sud-Est europeo. L’incontro, aperto
il 7 luglio si è concluso oggi con una Messa presieduta dai cardinali Vinko
Puljic e Paul Poupard nella cattedrale di Sarajevo, capoluogo della Bosnia
Erzegovina, di nuovo al centro dell’opinione pubblica mondiale a causa del
genocidio commesso dalle milizie serbe sulla popolazione di Srebrenica. Durante
la Messa, è stata espressa solidarietà con tutte le vittime della guerra, ma in
particolare con quelle barbaramente massacrate dieci anni fa a Srebrenica. Il
servizio di Aldo Sinkovich.
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Alla Conferenza, promossa dal Pontificio Consiglio per la Cultura
in collaborazione con il Centro culturale cattolico croato della Bosnia ed
Erzegovina, sono state affrontate le questioni del dialogo con la cultura
bizantina e islamica alla luce delle situazioni storiche e delle migrazioni
contemporanee, nonché la sfida del dialogo con il mondo contemporaneo:
nell’Occidente, la secolarizzazione e nell’Est europeo, l’eredità del Comunismo
ateo. Chiediamo al segretario della Pontificia Accademia di Teologia, mons.
Piero Coda, di farci un bilancio di questo Incontro e di elencarci le più
importanti sfide del dialogo interculturale oggi, nel mondo globalizzato:
D. – La globalizzazione, come un
Giano bifronte, viene a implicare, di fatto, una transizione culturale che
investe l’intera famiglia umana, e concretamente tutti i vari soggetti
culturali, sociali, religiosi che vi sono coinvolti. Tra gli opposti scogli
dello scontro tra le tradizioni culturali e religiose e l’omologazione
uniformante – con il rischio reale dello smarrimento dell’identità stessa
dell’uomo – si delinea però anche una positiva chance dell’incontro e
dello scambio tra i popoli e le culture, in cui le differenti identità si arricchiscono
nella relazione di apertura, di accoglienza, di reciproco riconoscimento. In questo
difficile, ma anche promettente contesto, la Chiesa cattolica si riconosce con
gratitudine e responsabilità come la portatrice del lievito del Vangelo, capace
di illuminare e indirizzare positivamente questa transizione. Esperta in
umanità, come diceva Paolo VI, oggi la Chiesa si mostra come esperta alla luce
del Vangelo di quel nuovo dialogo culturale cui sono chiamati a prendere parte
attivamente tutti gli uomini. Il dialogo, secondo l’insegnamento del Vaticano
II, di Giovanni Paolo II e ripreso da Benedetto XVI, non è una semplice
strategia tattica, ma è testimonianza dell’amore di Dio in Cristo per l’uomo,
esercizio di umanità. Abbiamo riconosciuto in questi giorni che il dialogo
culturale, partendo dalle esperienze dei vari Centri culturali cattolici,
quando è ispirato alla fede è espressione – come diceva Antono Rosmini – di
carità intellettuale e pertanto dimensione qualificante della missione della
Chiesa. In questo contesto, i Centri culturali cattolici si propongono come dei
laboratori di frontiera di questo nuovo dialogo culturale, come un luogo di
proposta pedagogica rivolta all’intera comunità cristiana affinché essa stessa
diventi, nel suo insieme, casa e scuola di dialogo, di un dialogo illuminato
dalla luce di Cristo.
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VACANZE ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’ NEI CAMPI
DELLE COMUNITA’ EMMAUS,
- Intervista con Franco Monnicchi -
Una
vacanza all’insegna del lavoro solidale è quella proposta da Emmaus, il movimento
internazionale di solidarietà per la giustizia fondato dall’Abbé Pierre.
Rivolta a tutte le persone che vogliono rendersi utili raccogliendo e vendendo
materiale usato, una vacanza nei campi di lavoro è anche l’occasione per
riflettere sui problemi sociali più urgenti, come spiega Franco Monnicchi,
responsabile della Comunità Emmaus di Cuneo. L’intervista di Isabella Piro.
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D. – Che tipo di persone sono
quelle che partecipano ai campi di lavoro?
R. – Sono giovani studenti, che
decidono un po’ di vivere quest’esperienza di sobrietà diciamo, in uno stile di
vita semplice, al servizio degli altri, ma anche in un clima di amicizia e di allegria.
Per esempio, molti responsabili delle nostre comunità hanno conosciuto la
propria moglie nei campi di lavoro.
D. – Come si svolge il periodo
di permanenza in un vostro campo?
R. – Il primo giorno c’è
un’accoglienza e anche una spiegazione di quel che si fa durante il campo. Dal
martedì al sabato, facciamo attività di recupero di materiale usato per cui
andiamo nelle case della gente a recuperare mobili, oggetti. Abbiamo anche un
mercatino dell’usato in cui vengono sia persone che sono interessate a degli
oggetti particolari ma anche delle persone come immigrati, altre persone un po’
più povere, che vengono perché trovano del materiale ad un prezzo accessibile.
D. – Ci sono anche dei momenti
di riflessione?
R. – Ci sono degli incontri su
vari temi. Quest’anno abbiano scelto di riflettere su tre temi in maniera
particolare: uno è il traffico degli esseri umani, l’altro è l’acqua come bene
comune, e il terzo argomento è l’economia solidale, per cui banca etica e
commercio equo.
D. – Voi avete portato aiuto
anche alle zone del sud est asiatico devastate dallo tsunami nel dicembre
scorso?
R. – In quelle zone noi abbiamo
molti gruppi Emmaus, indiani per esempio, nel Bangladesh. La gente è stata
subito aiutata con degli alloggi di emergenza e adesso ci sarà una seconda fase
di ricostruzione delle case.
D. – A cosa serve un campo di
lavoro Emmaus?
R. – Serve a questo mondo che
sta andando sempre più verso il consumismo e verso lo spreco di risorse di
materie prime. Credo che da questi momenti si costruisca il futuro.
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10 luglio 2005
EVACUAZIONI DI MASSA NEGLI
STATI UNITI, LUNGO LA COSTA TRA FLORIDA
E MISSISIPPI, PER L’IMMINENTE ARRIVO DELL’URAGANO
DENNIS.
WASHINGTON. = Oltre un milione e mezzo di persone
sono state sollecitate ad evacuare le loro case nel tratto di costa tra la
Florida e il Mississippi, per sfuggire alla furia dell’uragano Dennis,
che ha già ucciso 32 persone nei Caraibi. L’uragano sta avanzando alla velocità
di 20 chilometri orari verso gli Stati del Golfo del Messico, minacciando la
punta ovest della Florida, l’Alabama, la Louisiana e lo Stato del Mississippi,
che hanno dichiarato lo stato di emergenza. L’uragano, di forza 4 su una scala
da 1 a 5, raggiungerà la costa americana oggi pomeriggio, con venti a oltre 200
chilometri orari, destinati a provocare distruzione e devastazione in un’area
già colpita l’anno scorso da 4 uragani. Dennis è già passato sulla punta
occidentale delle Isole Keys, compresa la storica Key West, dove turisti e
locali erano già scappati. Oltre 700 mila persone sono state invitate ad
evacuare in Florida. L’uragano ha già colpito con particolare durezza Haiti,
provocando la morte di 22 persone, e Cuba, con altre dieci vittime. (R.M.)
AL VIA,
DOMANI A MASSA MARITTIMA, NELL’AMBITO DEL “TOSCANA FOTO FESTIVAL”, UNA MOSTRA
FOTOGRAFICA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II
MASSA MARITTIMA. = Dalle cerimonie pubbliche ai momenti privati,
fino agli ultimi anni di vita: parte domani al “Toscana Foto Festival” di Massa
Marittima una mostra dedicata a Giovanni Paolo II. L’esposizione raccoglie le
immagini del Pontefice scattate dal fotografo Gianni Giansanti, uno dei nomi
più noti a livello internazionale della fotografia italiana. Giansanti aveva
appena 22 anni quando scattò la sua prima fotografia a Karol Wojtyla, mentre si
affacciava dal loggiato di piazza San Pietro come nuovo Papa. Fu proprio il Pontefice
a rassicurarlo circa l’inizio della sua carriera di fotografo vaticanista.
“Giansanti – si legge nel comunicato di presentazione della mostra – aveva
saputo cogliere, fin dall’inizio, la straordinaria carica comunicativa del
nuovo Papa, collaborando, attraverso le sue immagini, alla creazione della
relazione profonda fra il Pontefice ed il mondo”. “Giovanni Paolo II – continua
il testo – aveva capito l’importanza e la forza della comunicazione anche per
immagini: attraverso le fotografie, prestava a chi non poteva essere presente
fisicamente ai suoi viaggi e alla sua professione pastorale le impressioni, le
sensazioni, gli sguardi di chi invece c’era”. Nel 1978, Giansanti ha
conquistato la prima pagina del “Time” (USA) con un servizio sul ritrovamento
del corpo di Aldo Moro, mentre nel 1988 ha ottenuto il primo premio al World
Press Photo per le fotografie della giornata del Papa in privato. Un altro suo
eccezionale lavoro, concluso nel 1997, è la documentazione fotografica di
sedici anni di restauri della statua bronzea del Marco Aurelio. (R.M.)
NONOSTANTE LE TENSIONI INTERNE IN NEPAL FRA L’ESERCITO E LA GUERRIGLIA
MAOISTA, OLTRE
MILLE CATTOLICI SI SONO RIUNITI NEI GIORNI SCORSI
NELL’EST
DEL PAESE PER CELEBRARE L’ANNO DELL’EUCARISTIA
DEONIYA.
= Oltre mille cattolici provenienti da 3 parrocchie dell’Est del Nepal hanno affrontato
lo sommosse interne al Paese per partecipare nei giorni scorsi a Deoniya, a
circa 285 chilometri sud-est dalla capitale, Kathmandu, all’incontro
“Eucaristia per la Pace”. L’evento è stato promosso in occasione dell’Anno
dell’Eucaristia, inaugurato lo scorso ottobre da Giovanni Paolo II. Dopo la
processione, con la preghiera del Rosario e il canto degli inni nell’idioma
locale, i fedeli hanno animato la Santa Messa, presieduta da mons. Anthony
Sharma, prefetto apostolico del Nepal. “Prima di partire – ha dichiarato il
presule – ero ansioso per la situazione politica di questa parte del Paese. Ora
che sono qui, sono contento nel vedere che molti fedeli siano venuti e che
questo programma è un successo”. Ed effettivamente, per raggiungere il luogo
dell’incontro, molti partecipanti hanno dovuto superare diversi punti di
controllo istituiti dall’Esercito e dalla guerriglia maoista che, dal 1996, ha
iniziato una campagna per costruire una “Repubblica comunista” nel Paese: da
allora sono morte oltre 12 mila persone, oltre 10 mila dei quali dall’inizio
del 2001, quando gli scontri si sono intensificati. “E’ la prima volta che un
evento del genere viene fatto in Nepal”, ha dichiarato James Toppo, catechista
da 19 anni. “Un evento molto importante per i cattolici del Nepal – ha aggiunto
– perché serve a rinforzare la nostra fede e dà coraggio ai cattolici per
praticare in modo aperto la propria religione”. (R.M.)
IL
GOVERNO DEL BRASILE RINUNCIA AD INFRANGERE IL BREVETTO DI UN FARMACO
ANTI-AIDS
DISTRIBUITO GRATUITAMENTE AD OLTRE 23 MILA PAZIENTI NEL PAESE.
LA
CASA FARMACEUTICA AMERICANA CHE LO PRODUCE
HA
ACCETTATO DI RIDURNE IL PREZZO
BRASILIA. = Il governo
brasiliano ha rinunciato a infrangere il brevetto del farmaco anti-AIDS, Kaletra,
come aveva invece annunciato dieci giorni fa, dopo aver raggiunto un accordo
con l’azienda farmaceutica che lo produce. L’americana Abbott, secondo un annuncio
del ministero della Sanità brasiliano, ha accettato di ridurre il prezzo del
farmaco al livello che esigeva il governo del presidente Lula, che era di 0,68
dollari per dose. Attualmente, in Brasile 23.400 pazienti ricevono
gratuitamente il Kaletra, grazie al programma anti-AIDS del governo.
Sempre secondo il ministero di Brasilia, l’accordo permetterà un risparmio di
18 milioni di dollari nel 2006 e di 259 milioni nei prossimi sei anni. (R.M.)
IN COREA DEL SUD, CATTOLICI,
PROTESTANTI E BUDDISTI LANCIANO
L’“ALLEANZA CIVILE”, MOVIMENTO SOCIALE PER LA
TUTELA DEI VALORI
LEGATI ALLA VITA E ALLA FAMIGLIA
SEUL. = Difendere la vita dalla nascita fino alla
morte; proteggere la famiglia e promuovere l’aumento delle nascite; migliorare
la qualità di vita degli anziani: con questi scopi è nata in Corea del Sud
l’“Alleanza civile”, associazione che raccoglie credenti di diverse religioni
impegnati nella promozione di attività, campagne di opinione, incontri e
pubblicazioni. Ne fanno parte soprattutto fedeli cattolici, protestanti e
buddisti. In una recente conferenza stampa congiunta, i leader delle tre
religioni hanno spiegato che la società coreana è ‘malata’, con il tasso di
natalità in sensibile calo e l’equilibrio sociale a rischio. Per questo, è
necessario un movimento sociale che coaguli consenso attorno ai valori fondamentali,
per il bene della società e dell’intera Nazione. I leader hanno rilevato l’alta
percentuale di divorzi, l’assenza di politiche di sostegno alle famiglie e la
diffusione di una cultura individualista che non dà spazio e valore ai figli.
Per contrastare queste tendenze, il movimento intende monitorare le politiche
del governo coreano, denunciare abusi, proporre provvedimenti di legge,
lavorare per la formazione delle coscienze di tutti i cittadini, promuovendo
una cultura della vita e del profondo rispetto della famiglia. (R.M.)
PUBBLICATO A TORINO IL “DVD
CONGRESS: LA VITA RELIGIOSA AL CENTRO DELL’ATTENZIONE”: IL PRODOTTO
MULTIMEDIALE DOCUMENTA QUANTO AVVENUTO
DURANTE IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITA
CONSACRATA,
SVOLTOSI A ROMA LO SCORSO NOVEMBRE
TORINO. = La casa di produzioni televisive e
multimediali, NOVA-T, fondata nel 1982 a Torino dai frati Cappuccini, ha
pubblicato di recente il “DVD Congress: la vita religiosa al centro
dell’attenzione”. 120 minuti di filmati per documentare quanto avvenuto durante
il Congresso mondiale della vita consacrata, svoltosi a Roma dal 23 al 27
novembre scorso. “Questo DVD – commenta Padre Josè Maria Arnaiz, segretario
generale dell’Unione Superiori Generali – è uno strumento efficace per rivivere
e trasmettere il Congresso. Si ascoltano le parole, si vedono i volti, si
prega, si esprime amicizia, cordialità e gioia. Ci immette nelle realtà più
diverse dei vari continenti per condividere, ricercare e spingerci verso un
futuro di grande speranza per la vita religiosa”. Ma oltre ad essere un ricordo
del Congresso, questo DVD, che esce in 4 lingue, vuole proporsi anche come
riflessione sulla vita consacrata, sulle difficoltà che incontra nel suo lavoro
quotidiano, sulle sfide che la aspettano nel futuro, sui nuovi orizzonti alla
quale i tempi e lo Spirito la chiamano. Nel DVD, a fianco di un filmato
principale, si trova quindi la sezione “Dieci domande per la vita consacrata”:
le risposte di una trentina di religiosi ad alcune piste di dibattito sui
problemi e le sfide principali che i consacrati e la Chiesa si trovano oggi ad
affrontare. Il filmato è stato proiettato nelle scorse settimane durante
l’Assemblea semestrale dell’Unione dei Superiori Generali delle Congregazioni
religiose maschili. Per richiederlo, è necessario contattare la NOVA-T al
numero 011.8991400 o tramite e-mail all’indirizzo info@nova-t.it.
(R.M.)
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10
luglio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Gran
Bretgana, dove è rientrato l’allarme di un nuovo attentato, cresce il bilancio
dei morti in seguito agli attacchi di giovedì scorso: per il giornale
britannico “The Independent”, che cita fonti di polizia, le vittime sono
almeno 80. Secondo Scotland Yard gli attentatori sarebbero integralisti
islamici nati in Gran Bretagna ma la stampa inglese sostiene, invece, la tesi
dell’attentato condotto da cellule straniere collegate ad Al Qaeda. Il servizio
di Sagida Syed:
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E’
massimo il livello di allerta in tutto il Paese. Così è stato ritenuto necessario
evacuare 30.000 persone, ieri notte, a Birmingham per la presenza di quattro
pacchi sospetti in un albergo, fatti poi esplodere dagli artificieri. Il
ministro degli interni Clarke ha chiesto alla popolazione di vigilare e non ha
escluso un altro attacco terroristico. Sono state però smentite le voci della
caccia ad un marocchino e a due siriani sospetti. Di certo è l’aumento
vertiginoso di episodi di intolleranza nei confronti degli islamici. Ahmed
Sheikh, presidente della Federazione mussulmana britannica, ha detto che si
sono ripetuti attacchi a cose e persone, e-mail e telefonate minacciose, nonché
incendi a negozi e a luoghi del culto. E i leader delle comunità religiose
britanniche renderanno noto un comunicato in cui s’invita alla tolleranza.
Intanto la Gran Bretagna, nell’ambito delle celebrazioni per il sessantesimo
anniversario dalla fine della guerra, si è fermata per due minuti, alle 13 ora
italiana, per ricordare le vittime della strage di giovedì e si è stretta
intorno alla Regina e a Winston Churchill, icona della Seconda Guerra Mondiale,
che rincuorò la Nazione quando l’Inghilterra era minacciata da un altro nemico.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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In Iraq almeno 27 persone sono morte per tre
attacchi kamikaze a Baghdad, a Mossul e a Kirkuk. Stati Uniti e Gran Bretagna
starebbero pianificando, intanto, una significativa riduzione dei loro
contingenti. Il nostro servizio:
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In Iraq
proseguono gli attacchi della guerriglia contro le Forze di sicurezza del Paese
arabo. A Baghdad, un centro di reclutamento dell’Eser-cito è stato teatro di un
ennesimo attacco kamikaze, costato la vita ad almeno 20 persone e rivendicato
da un gruppo guidato dal terrorista giordano Al Zarqawi. A Mossul è stato
attaccato, inoltre, un convoglio della Polizia: l’esplosione di un’autobomba
guidata da un kamikaze ha causato la morte di almeno 4 agenti. A Kirkuk, tre
civili sono morti per un attacco suicida nei pressi di un edificio delle
autorità locali. Un altro tragico episodio è avvenuto a Baghdad dove la scorsa
notte sono stati assassinati nove membri di una famiglia sciita. Riferendosi
alla drammatica situazione irachena, l’ex premier Iyad Allawi ha prospettato
poi il rischio di una guerra civile a causa dell’intensificarsi degli scontri
tra sciiti e sunniti. Le conseguenze di questo genere di conflitto – ha detto
Allawi in un’intervista rilasciata al Sunday Times - potrebbero essere
molto serie per l’Europa, per gli Stati Uniti e per tutto il Medio Oriente. Ma
in questo clima di violenze, procedono comunque i piani per la riduzione delle
Forze della coalizione e per il trasferimento del controllo di diverse province
alle truppe irachene. Secondo il quotidiano inglese Mail on Sunday, un
rapporto del ministero della Difesa britannico rivelerebbe che i governi di
Washington e Londra sono pronti a ridurre i rispettivi contingenti del 50 per
cento entro il 2006. I soldati americani potrebbero così passare da circa 140
mila a quasi 66 mila e quelli britannici da 8500 a 3000. Il segretario di Stato
americano, Condoleeza Rice, ha precisato infine che “l’Italia resta
profondamente impegnata in Iraq nonostante la decisione di avviare il ritiro di
parte delle truppe della Coalizione multinazionale”.
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Anche le
Forze di Polizia afgane sono state attaccate da gruppi di ribelli: 10 agenti
sono stati uccisi in seguito a scontri avvenuti nel sud dell’Afghanistan. Lo
hanno riferito autorità della provincia di Helmand, al confine con il Pakistan,
precisando che 6 poliziotti sono stati decapitati. La tensione è alta anche a
Kabul dove stamani sono stati sparati due razzi nei pressi dell’Ambasciata
americana e del quartier generale dell’ISAF, la Forza internazionale
di assistenza e sicurezza in Afghanistan. L’attacco, che fortunatamente non ha
provocato vittime, non è stato rivendicato.
In
Kirghizistan, ex repubblica sovietica al confine con la Cina, sono iniziate le
operazioni di voto per eleggere il successore del deposto presidente Akaiev,
fuggito in Russia lo scorso mese di marzo, quando migliaia di manifestanti occuparono
la sede del governo, avviando la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani”. Sono
più di 2,6 milioni gli elettori chiamati all’appuntamento con le urne ed il grande
favorito è l’attuale presidente ad interim Bakiev, ex primo ministro. Bakiev ha
convinto il suo più grande rivale nella corsa alla presidenza, il generale
Kulov, a ritirarsi dalla tornata elettorale promettendogli la carica di
premier.
La Corea del Nord ha accettato di
tornare al tavolo della trattativa a sei sul proprio programma nucleare. La
nuova tornata di colloqui multilaterali, che coinvolge le due Coree, Stati
Uniti, Russia, Cina e Giappone, inizierà il prossimo 25 luglio. L’agenzia di
stampa nordcoreana “KCNA” ha riferito che il governo di Pyongyang ha deciso di
riaprire i colloqui, interrotti nel giugno del 2004, dopo l’incontro di ieri a
Pechino tra il vice ministro degli Esteri nordcoreano e il vice segretario di
Stato americano. I negoziati mirano alla rinuncia del programma nucleare, da
parte della Corea del nord, in cambio di aiuti economici. L’esecutivo
sudcoreano ha recentemente annunciato di poter varare un piano di sostegno
senza precedenti.
In Lussemburgo sono iniziate,
stamani, le operazioni di voto per il Referendum sulla Costituzione europea.
Gli elettori sono circa 220 mila e l’esito appare incerto. Il primo ministro del
Granducato, Jean Claude Juncker, ha ammesso che un altro ‘no’, dopo quelli degli
elettori di Francia e Olanda, sarebbe un’ulteriore, grave sconfitta. Il
Parlamento lussemburghese, che ha approvato la Costituzione lo scorso 28
giugno, ha deciso di confermare il Referendum. Il risultato della consultazione
che in base alle leggi locali avrebbe solo un valore consultivo, sarà
considerato decisivo. Il Lussemburgo, uno dei sei Paesi fondatori dell’Unione Europea,
è lo Stato europeo con il più alto reddito medio pro capite, circa 50 mila euro
l’anno.
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