RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 188 - Testo della trasmissione di giovedì 7 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il dolore del Papa per gli attentati di stamane a Londra. Benedetto XVI esprime la sua vicinanza alle vittime e alle famiglie colpite, condannando quelli che definisce “atti barbarici contro l’umanità”

 

Nelle ore in cui Londra è stata colpita dalla serie di esplosioni, nella metropolitana e sugli autobus, che hanno causato decine di morti, Benedetto VXI ha ricevuto il presidente irlandese, Bertie Ahern che ai nostri microfoni ha espresso i suoi sentimenti di dolore

 

Il grazie del Papa ai Soci del Circolo di San Pietro per il loro impegno in opere di carità e in attività di assistenza ai malati

 

In mattinata è stato presentato l’Instrumentum Laboris, documento chiave del Sinodo dei vescovi, in programma ad ottobre in Vaticano, incentrato sull’Eucaristia

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Decine di morti per gli attacchi terroristici a Londra su metropolitana e autobus. Blair si allontana dal G8 per raggiungere la capitale britannica ma i lavori del Vertice proseguono sui temi della sicurezza: con noi, Vittorio Parsi e Angelo Turco

 

Della situazione in Somalia si è parlato al Convegno organizzato ieri a Roma nel 45.mo della Repubblica somala: intervista con Rino Serri

 

CHIESA E SOCIETA’:

Eletto il nuovo presidente della Conferenza episcopale della Colombia

 

Presentata ieri da Germania, Brasile, India e Giappone una nuova proposta per la riforma dell’ONU, sotto la sigla “G4”

 

Si è aperta ieri a Torino la IX edizione dell’Incontro internazionale sul cinema documentario “Documentary in Europe

 

L’Europarlamento di Strasburgo rende omaggio alle vittime di Srebrenica

 

Preoccupazione in Pakistan in relazione alla cosiddetta Legge sulla blasfemia

 

24 ORE NEL MONDO:

Non si fermano gli attentati con vittime in Iraq

 

Un giovane militante palestinese ucciso in Cisgiordania

 

Arrestato a Pale il figlio dell'ex leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic, ricercato dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 luglio 2005

 

 

ATTI BARBARICI CONTRO L’UMANITA’:

 BENEDETTO XVI CONDANNA, COSI’, GLI ATTACCHI TERRORISTICI

CHE HANNO SCOSSO LONDRA.

IN UN TELEGRAMMA AL CARDINALE MURPHY O’ CONNOR, ARCIVESCOVO DI LONDRA,

IL PAPA ESPRIME VICINANZA SPIRITUALE ALLE VITTIME DEL TERRORISMO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Profondo dolore e vicinanza spirituale alle vittime degli inumani atti terroristici, che stamani hanno stravolto Londra: sono i sentimenti espressi da Benedetto XVI in un telegramma indirizzato all'arcivescovo di Londra, il cardinale Cormac Murphy O'Connor.

 

Nel telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, si legge che il “Papa ha appreso con dolore la notizia degli atti terroristici compiuti nel centro della città di Londra e, mentre deplora questi atti barbarici contro l’umanità”, prega il cardinale O’ Connor di esprimere ai parenti delle vittime la sua vicinanza spirituale in questo momento di dolore.

 

Benedetto XVI invoca, infine, sul popolo della Gran Bretagna la consolazione che solo il Signore può offrire in tali circostanze.

 

 

IL PAPA RICEVE IL PRIMO MINISTRO IRLANDESE BERTIE AHERN,

CHE AI NOSTRI MICROFONI ESPRIME DOLORE E SGOMENTO

PER L’ATTACCO TERRORISTICO A LONDRA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano il premier irlandese, Bertie Ahern, un incontro durato circa 25 minuti. Ahern si è poi intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e si è poi soffermato in preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II. Al termine dell’udienza, il premier irlandese ha espresso ai microfoni di Michael Kelly, la propria solidarietà ai famigliari delle vittime degli attentati a Londra:

 

*********

I EXPRESS MY HUGE SORROW…

“Desidero esprimere il mio immenso dolore, la mia solidarietà per l’enorme tragedia accaduta a Londra. Ovviamente le informazioni sono ancora vaghe. Ci si aspetta un pesante bilancio di vittime. Charles Clarke ha affermato che si tratta di un’enorme atrocità. Il livello di allarme per la sicurezza è estremamente alto. Il mio pensiero, le mie preghiere, i miei auguri vanno ai miei colleghi a Londra. Manderò un messaggio a Tony Blair”.

*********

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Mechelen-Brussel, il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago de Chile e il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima.

 

Oggi pomeriggio, il Papa riceverà l’arcivescovo John Patrick Foley, presidente del pontificio Consiglio della Comunicazioni Sociali e l’arcivescovo Michael Louis Fitzgerald, presidente del pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

 

Ieri, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il cardinale Paul Poupard, presidente del pontificio Consiglio della Cultura.

 

 

IL GRAZIE DEL PAPA AI SOCI DEL CIRCOLO DI SAN PIETRO

PER IL LORO IMPEGNO IN OPERE DI CARITA’

 E IN ATTIVITÀ DI ASSISTENZA AI MALATI

 

Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i soci del Circolo di San Pietro accompagnati dal presidente, il marchese Marcello Sacchetti, e dall’assistente spirituale, mons. Franco Camaldo. Il Papa ha elogiato lo zelo apostolico e lo slancio missionario dei soci nel farsi ‘buoni samaritani’ per quanti oggi vivono in condizioni di disagio o di abbandono. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

***********

Come ogni anno – ha detto Benedetto XVI – siete venuti a consegnare al Papa l’obolo di San Pietro, che costituisce un ulteriore segno della vostra generosa apertura ai fratelli in difficoltà. Preoccupandovi di andare incontro ai poveri e portando sollievo ai malati – ha detto il Papa – imitate il “buon samaritano” e testimoniate in maniera concreta lo slancio missionario e l’amore evangelico, che deve contraddistinguere ogni autentico discepolo di Cristo. Il Santo Padre ha poi indicato le fonti di luce per le vite dei cristiani: la preghiera e Cristo.

 

“Non dobbiamo dimenticare che il segreto dell’efficacia di ogni nostro progetto è Cristo e la nostra vita deve essere penetrata dalla sua azione rinnovatrice. A Gesù che adoriamo nell’Eucaristia vanno presentate le sofferenze degli ammalati che andate a visitare, la solitudine dei giovani e degli anziani che incontrate, le paure, le speranze e le prospettive di tutta l’esistenza”.

 

Il Circolo, fondato nel 1869 da un gruppo di giovani laici romani, aiuta quanti vivono in condizioni di povertà e allieva le sofferenze dei malati. Tra le molteplici iniziative di assistenza, figurano le “cucine economiche”, che offrono 150 mila pasti all’anno a poveri ed immigrati, le ‘case famiglia’ per ragazze bisognose e le mamme dei bambini ricoverati nell’ospedale ‘Bambin Gesù’, la casa di accoglienza per i malati terminali.

***********

 

 

PRESENTATO OGGI L’INSTRUMENTUM LABORIS,

 DOCUMENTO CHIAVE DEL SINODO DEI VESCOVI, IN PROGRAMMA

 AD OTTOBRE IN VATICANO, INCENTRATO SULL’EUCARISTIA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Presentato, stamani, nella Sala Stampa della Santa Sede l’Instrumentum laboris, documento di lavoro dell’assise sinodale in programma in Vaticano dal 2 al 23 ottobre prossimo. Ricordiamo che il tema dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è “L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”. A presentare stamani ai giornalisti il documento è mons. Nicola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

***********

“La Chiesa vive dell’Eucaristia fin dalle sue origini. In essa trova la ragione della sua esistenza, la fonte inesauribile della sua santità, la forza dell’unità e il vincolo della comunione”: inizia così l’Instrumentum laboris, documento chiave per il Sinodo dei Vescovi del prossimo ottobre. Benedetto XVI - ha detto mons. Eterovic, presentando il documento di 90 pagine, diviso in 4 parti - ha voluto apportare delle modifiche “allo svolgimento dell’assemblea sinodale per concentrare maggiormente i lavori e per favorire ancor di più l’aspetto collegiale e sinodale”. Innanzitutto l’assise durerà tre e non quattro settimane; ogni padre sinodale potrà intervenire per 6 e non 8 minuti come nella prassi precedente. Il numero dei partecipanti, circa 250, rimarrà invariato. Tra le novità dell’importante assise, momento forte dell’Anno dell’Eucaristia, il numero dei delegati fraterni di altre Chiese e comunità ecclesiali che vi parteciperanno: sono 12, il doppio rispetto all’ultimo sinodo, celebrato nel 2001.  E’ l’aspetto sottolineato da mons. Eterovic:

 

“Parlando con il Santo Padre egli ha citato subito la proposta di aumentare il numero come uno dei segni di ecumenismo concreto in questo dialogo. Quando si tratta dell’Eucaristia abbiamo posizioni molto vicine con le Chiese ortodosse e con le Chiese antiche d’Oriente”.

 

Mons. Eterovic ha sottolineato come la celebrazione dell’XI Assemblea Generale Ordinaria coincida con il 40.mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. L’Instrumentum Laboris punta a migliorare “la conoscenza del mistero eucaristico” e si sofferma anche su alcune “ombre” che oscurano l'Eucaristia: la “comunione ecclesiale – afferma il documento - viene gravemente turbata e ferita dalle ombre nella celebrazione eucaristica”. In particolare si rileva “la diminuzione della partecipazione” alla celebrazione domenicale; una scarsa “conoscenza del contenuto e del significato del mistero eucaristico, per l’indifferentismo in particolare nei Paesi con rilevante processo di secolarizzazione, dove non di rado la domenica si trasforma pure in giorno di lavoro”. “Si rischia – si legge ancora nel documento – di compromettere la verità del dogma cattolico della  trasformazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo”. Ancora, il testo rileva “un certo allontanamento della vita pastorale dall'Eucaristia” ma anche “la grande sproporzione fra i tanti che fanno la Comunione e  i pochi che si confessano”. Bisogna, dunque, “stimolare i sacerdoti nell’amministrazione del sacramento della penitenza” e migliorare nei fedeli la “conoscenza del contenuto e del significato del mistero eucaristico”.

*********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Terrore e morte nel cuore di Londra": apre la prima pagina il drammatico ed approfondito resoconto degli attacchi terroristici che, questa mattina, hanno colpito tre autobus ed alcuni convogli della rete ferroviaria sotterranea. Il telegramma di cordoglio di Benedetto XVI

 

Nelle vaticane, l'udienza del Papa ai Soci del Circolo San Pietro.  

La presentazione - da parte dell'arcivescovo Nikola Eterovic e di mons. Fortunato Frezza - dell'"Instrumentum laboris" dell'XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi: "L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". Allegato al giornale il testo integrale del documento.

La Lettera dei vescovi greco-cattolici dell'Ucraina e dei vescovi di rito latino della Polonia in occasione di un atto di perdono reciproco e di riconciliazione.

 

Nelle estere, G8: si profila un accordo sul clima al summit dei Paesi industrializzati; sempre più violente le proteste dei gruppi organizzati che contestano la globalizzazione.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Fernando Salsano dal titolo "Dante sulla porta del 'Purgatorio': riflessioni sulla "Divina Commedia".  

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

7 luglio 2005

 

 

DECINE DI MORTI PER GLI ATTACCHI TERRORISTICI A LONDRA

SU METROPOLITANA ED AUTOBUS.

BLAIR SI ALLONTANA DA G8 PER RAGGIUNGERE LA CAPITALE BRITANNICA,

 MA I LAVORI DEL VERTICE PROSEGUONO SUI TEMI DELLA SICUREZZA

- Ai nostri microfoni il prof. Vittorio Parsi e il prof. Angelo Turco -

 

Londra è una città sconvolta: lo spettro dell’11 settembre a New York ed il dramma dell’11 marzo a Madrid si sono condensati in una terribile serie di esplosioni che hanno paralizzato e terrorizzato la capitale britannica. Le deflagrazioni sono avvenute all’interno della rete metropolitana e contro tre autobus. Il bilancio delle vittime è ancora provvissorio: alcune fonti parlano di almeno 50 morti. Il premier britannico, Tony Blair, ha parlato di attacchi terroristici e ha annunciato che lascerà i lavori del G8 per recarsi a Londra. In una stazione della metropolitana è stato rinvenuto materiale esplosivo ed il gruppo della Jihad di Al Qaeda in Europa ha rivendicato via internet gli attacchi. Da Londra Sagida Syed:

 

**********

Si tratta di una situazione di emergenza mai vista prima d’ora nella capitale britannica. Una serie di esplosioni, a partire dalle ore 8.00 di questa mattina, nella centralissima stazione di Liverpool Street, ha sconvolto Londra. Poco dopo, proprio nell’ora di punta, si sono succedute a catena altre quattro esplosioni in una delle linee metropolitane più utilizzate da milioni di londinesi ogni mattina. Si è anche appreso che un autobus vicino al British Museum è stato dilaniato da un’esplosione, causando un numero non precisato di morti. Tra le ipotesi, è stata  già avanzata quella di un kamikaze. La serie coordinata di esplosioni fa comunque pensare più ad un attentato che ad un guasto tecnico, come si era ipotizzato all’inizio. Tony Blair, con evidente emozione, ha detto che è sua intenzione non lasciarsi intimorire e continuare con il proprio programma di governo e con l’agenda del G8. Se è un attentato è il primo di queste dimensioni a colpire la capitale britannica e il più grave in Europa da quello di Madrid, l’11 marzo 2004. Londra, dall’11 settembre del 2001, si era comunque preparata ad un possibile attacco. La capitale inglese è sempre sotto controllo costante della polizia, soprattutto nella zona delle ambasciate. Ed è anche la città più dotata di sistemi per la sicurezza. Le forze dell’ordine hanno risposto subito all’emergenza e tutti gli ospedali sono in allerta per assistere i feriti, circa un centinaio. Si temeva che il peggio potesse avvenire in Scozia, a Gleneagles, proprio mentre si sta svolgendo il G8.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

**********

 

Ma come spiegare la serie di attacchi a Londra? Debora Donnini lo ha chiesto allo storico Vittorio Parsi, docente di relazioni internazionali alla cattolica di Milano:

 

**********

R. – I terroristi hanno voluto colpire sicuramente l’Inghilterra e Tony Blair, che è il leader europeo di maggior visibilità e impegno politico nella lotta contro il terrorismo. Hanno anche voluto colpire l’Inghilterra in quanto Blair è presidente di turno dell’Unione Europea. Questo è importante perché sappiamo che questi terroristi sono sanguinari ma non sono stupidi, per cui vogliono colpire il Paese dal quale dipende maggiormente il rilancio dell’Europa su scala globale. E hanno voluto colpire durante i giorni del G8 l’Occidente, il mondo ricco e sviluppato, da loro ritenuto un bersaglio importante per fini propagandistici. Proprio ieri Londra aveva ricevuto la notizia di aver vinto la candidatura per le Olimpiadi 2012.

 

D. - Questo attacco per l’Europa è una grossa ferita. A cosa mirano secondo lei i terroristi?

 

R. – Ogni attacco terroristico mira soprattutto a mandare un messaggio e ad avere un’eco. Si uccide per affermare la propria esistenza e la propria invulnerabilità. Dall’altra parte, in termini più sottilmente politici, si cerca di mettere in difficoltà ed incrinare l’unità dei Paesi Occidentali. Alle spalle c’è la lezione che i terroristi hanno imparato a Madrid: colpendo ed uccidendo si può far cambiare posizione ad un Paese, anche se sanno che questo non è il caso dell’Inghilterra. Quindi colpire oggi l’Inghilterra, che è un Paese molto esposto, molto attivo nella lotta contro il terrorismo e molto schierato a fianco degli Stati Uniti, significa anche sfidare l’Europa a vedere cosa sarà capace di fare, nella previsione – da parte dei terroristi – che sarà capace di fare ben poco.

 

D. – L’Inghilterra, tra l’altro, è un Paese dove la libertà di pensiero è sempre stata difesa...

 

R. – Londra è sempre stata una città in cui tutte le formazioni radicali potevano avere dei propri portavoce, che potevano esporre il loro punto di vista, in cambio di non colpire la città. L’accordo implicito è sempre stato chiaro: noi qui vi lasciamo parlare e diffondere i vostri punti di vista ancorché non colpiate mai la città. Se si va a guardare quanti dei fogli dell’islam radicale in questi decenni sono stati pubblicati a Londra, se ne trovano una quantità infinita. Questa è una rottura di questo accordo tacito, a dimostrazione che questo jihadismo che oggi colpisce, è lontano dalle comunità islamiche residenti a Londra, anche da quelle più radicali. Quindi, in questo senso, è una dichiarazione di guerra totale.

**********

 

Gli attentati di Londra non fermano il vertice del G8 e la decisione dei Paesi democratici di difendere la libertà è più forte della determinazione dei terroristi ad imporre l'estremismo. Questo il messaggio di Tony Blair a poche ore dalle esplosioni di Londra. Visibilmente emozionato, il premier britannico ha parlato in diretta tv. Blair ha chiarito subito che il vertice del G8 va avanti e che lui stesso, partito poco fa per Londra intende tornare in serata a Gleneagles. Sull’agenda dei lavori del G8, che è stata ovviamene stravolta dagli attentati a Londra, ci parla Eugenio Bonanata:

 

**********

Il Vertice andrà avanti, nelle prossime ore, dunque, senza il premier britannico, presidente di turno della riunione. Nel pomeriggio e in serata, in agenda c'erano già temi di attualità. Ma accanto all'esame di situazioni di crisi regionali, come l’Iran, la Corea del Nord e, soprattutto, il Medio Oriente, si darà spazio alla lotta contro il terrorismo, ai problemi della sicurezza e alle iniziative per evitare la proliferazione degli armamenti di massa.  Ci si attende che il Vertice prenda posizioni su di esse, per riflettere l’affermazione di Blair secondo cui ''la determinazione di difendere la libertà è più forte di quella dei terroristi di imporre l’estremismo e la violenza al mondo”. Il premier britannico, inoltre, trova particolarmente barbaro che questo attentato avvenga mentre “siamo riuniti a cercare di aiutare l’Africa e risolvere i problemi del clima”. La mattinata era stata dedicata, infatti, all’ambiente. I Grandi del Mondo, nei brevi colloqui avuti, hanno dimostrato di guardare avanti, pur restando divisi sul protocollo di Kyoto. È emerso accordo, tuttavia, per impostare una strategia inclusiva che vada oltre “il protocollo di Kyoto” e che coinvolga i Paesi sviluppati ed emergenti che non hanno ratificato il protocollo. Blair aveva messo subito in chiaro che “non c’è motivo di riprendere il dibattito sul protocollo di Kyoto” visto che, infatti, le posizioni degli Stati Uniti e dei loro partner sono chiare e, soprattutto, diverse. Dal canto suo, il presidente americano, invece, aveva ribadito la sua fiducia in soluzioni tecnologiche che consentano di ridurre la dipendenza globale dai combustibili senza danneggiare l’economia. La sessione di stamani era stata dedicata anche ai temi dell’economia globale, alla presenza dei leader di cinque economie emergenti, Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa. Su questo versante per Bush l’obiettivo resta quello di tagliare entro il 2010 gli aiuti che i Paesi ricchi, Unione Europea e Stati Uniti, danno ai propri agricoltori. Una manovra questa che permetterebbe di aiutare in maniera strutturale i Paesi del Terzo Mondo, attualmente penalizzati nell’esportazione dei prodotti agricoli proprio a causa di questi aiuti di Stato voluti dai Paesi ricchi.

**********

 

“I prossimi giorni saranno vitali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo che la comunità internazionale si è posta con gli “Obiettivi del Millennio” approvati dall’ONU nel 2000, come ad esempio dimezzare la povertà nei prossimi 10 anni”. E’ quanto ha detto ieri il segretario generale del Palazzo di Vetro, Kofi Annan, parlando proprio a Londra, alla vigilia del G8 e di quella che è diventata una terribile giornata per gli attentati nella capitale britannica. Del suo discorso nella cattedrale di St. Paul, insieme con il cancelliere dello Scacchiere britannico, Gordon Brown, ci parla Paolo Mastrolilli:

 

**********

Annan ha dichiarato che l’incontro in Scozia rappresenta la fase più cruciale del processo di riforma in corso nel 2005. “Questo – ha spiegato – è un momento decisivo per i poveri di tutto il mondo: o lo cogliamo oppure falliamo. Ciò che faremo nei prossimi dieci anni dipende dalle scelte di oggi. Abbiamo un’occasione unica per un’intera generazione, ma le decisioni dipendono dalla determinazione dei governi. Facciamo in modo che la storia non ci ricordi come persone ricche di mezzi, ma povere di volontà”. Il segretario delle Nazioni Unite ha elogiato Londra per aver preso l’iniziativa di costringere il G8 a prendere decisioni coraggiose sull’aumento degli aiuti all’Africa e su un’assistenza più efficace sullo sviluppo. Ha quindi sottolineato quanto sia importante che i Paesi ricchi abbassino le barriere doganali ed i sussidi alle proprie agricolture per favorire le esportazioni dal continente più povero. Annan ha riconosciuto anche la rilevanza della mobilitazione di massa, come quella stimolata dai concerti di live aid per spingere i leader politici a compiere i passi necessari. Gordon Brown ha detto che questo Vertice dei G8 è un esame per l’intera umanità e non può essere fallito. A chi sostiene che la cancellazione del debito e gli aiuti non funzionano, ha risposto che di sicuro stare immobili non produce risultati. Il responsabile dell’economia britannica ha quindi detto agli ascoltatori di avere fede, perché la giustizia può essere costruita e la povertà può diventare storia nel nostro tempo.

 

Per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

A Gleneagles c’è sgomento per quanto accaduto a Londra. La città era pronta a vivere la ratifica, prevista per domani, dello storico accordo sulla cancellazione del debito estero, nei confronti di istituzioni internazionali quale il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, a 18 tra i paesi più poveri al mondo. L’accordo raggiunto a Londra dai ministri delle Finanze del G8 lo scorso 11 giugno, prevede l’annullamento per un ammontare di 40 miliardi di dollari. Ma, anche dopo che l’attenzione internazionale è stata spostata sui tragici fatti di terrorismo, torniamo a parlare di come interpretare questa decisione che giunge dopo anni di estenuanti trattative. Donika Lafratta lo ha chiesto al prof. Angelo Turco, africanista e docente all’Università dell’Aquila:

 

**********

R. – C’è stata una remissione di una parte del debito e questo va sicuramente nella direzione giusta. Ci sono poi alcune considerazioni aggiuntive tuttavia da fare. La prima è che questi debiti non riguardano i debiti bilaterali che sono quelli più consistenti e che per certi Paesi come la Nigeria, per esempio, rappresentano davvero il grosso del debito e che mette poi in ginocchio intere economie. La seconda considerazione da fare è che in buona parte si tratta di crediti praticamente inesigibili. E’ una remissione che in buona misura è di carattere nominale, perché prende atto di un qualcosa che era già nei fatti e cioè che questi fondi non si sarebbe più riuscito a recuperarli. La notizia è positiva, anche se la sua enfatizzazione mediatica non ci deve far dimenticare il quadro complessivo.

 

D. – Secondo lei, che cosa porterà in termini pratici per i Paesi poveri l’eventuale cancellazione del debito?

 

R. – E’ un alleggerimento del debito e quindi degli interessi che si pagano sul debito e questo indubbiamente incide positivamente. L’aspetto, viceversa, che ci deve invece far riflettere è che sia questo un pretesto per rallentare l’erogazione crescente delle risorse finanziarie dei Paesi del terzo mondo. Non si vorrebbe cioè che la tendenza a destinare quote crescenti di prodotto interno lordo dei Paesi ricchi al finanziamento e allo sviluppo si arrestasse o in qualche modo rallentasse, perché i Paesi ricchi, tutto sommato, hanno già dato.

**********

 

 

LA SITUAZIONE IN SOMALIA

 CHE VIVE UNA FASE PIENA DI SPERANZA MA ANCHE DIFFICILE:

SE NE E’ PARLATO AL CONVEGNO ORGANIZZATO IERI A ROMA

 NEL 45.MO ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA SOMALA

- Intervista con Rino Serri -

 

La Somalia vive il 45.mo anniversario della Repubblica somala in una nuova fase, piena di speranza ma anche difficile. Dopo i 14 anni di guerra civile, con oltre 300 mila morti e più di un milione tra profughi e rifugiati, l’elezione nell’ottobre 2004 del presidente ad interim del nuovo governo provvisorio somalo, Abdullahi Yussuf, ha segnato una svolta. Della situazione oggi nel Paese, del coinvolgimento della comunità internazionale e del ruolo dei membri della diaspora, si è parlato al convegno organizzato a Roma dal Forum Italia – Somalia proprio in occasione dell’anniversario. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

**********

In Somalia la gente finalmente è tornata a sperare. Il processo di pacificazione ha avuto una svolta decisiva lo scorso autunno, dopo due anni di negoziati molto difficili, nel 2004 nasce un nuovo governo provvisorio somalo, in esilio in Kenya, per motivi di sicurezza. Intanto, lo scorso giugno, le nuove istituzioni democratiche somale hanno fatto rientro in patria, anche se ancora non è stato stabilito se sarà Mogadiscio la sede governativa. La società civile somala ha, dunque, una reale possibilità di decollare ma c’è ancora molto da fare, come sottolinea il senatore Rino Serri, presidente del CIR:

 

R. - Credo che un piccolo passo avanti si è fatto con la Conferenza di Nairobi, con il fatto che un presidente della repubblica adesso c’è, seppure discusso, e si è formato un governo. Io credo che però tutto questo non basti, né basta pensare che la questione somala sarà risolta solo dai somali. Cioè io credo che bisogna che ci sia un intervento molto più forte della comunità internazionale.

 

D. - Ma in questa delicata fase, quali sono i problemi che devono essere risolti con più urgenza? Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia Somalia:

 

R. - I problemi fondamentali sono quelli di dare alla Somalia una nuova classe dirigente che sia in grado di far funzionare uno stato moderno. E la diaspora intellettuale sarà l’asse portante di questa operazione perché in questi 14 anni di guerra civile la Somalia ha perso tutte le proprie risorse umane che sono in grado di fare questo tipo di lavoro. Quindi è prioritario, al di là degli aiuti umanitari e di prima emergenza, valorizzare e puntare all’aspetto delle risorse umane.

 

Fondamentale anche il ruolo dei missionari, l’attenzione che la Santa Sede rivolge alla complessa situazione somala. Il desiderio di pace e di speranza sembra davvero essere stato esaudito.

**********                       

 

=======ooo=======

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

7 luglio 2005

 

MONS. AUGUSTO CASTRO, ARCIVESCOVO DI TUNJA, E’ STATO ELETTO PRESIDENTE

 DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA COLOMBIA. SUCCEDE NELL’INCARICO

AL CARDINALE PEDRO RUBIANO SAENZ, ARCVIESCOVO DI BOGOTA’

 

BOGOTA’. = La Conferenza episcopale della Colombia (CEC) ha eletto come proprio presidente mons. Augusto Castro, arcivescovo di Tunja. L’elezione è avvenuta, martedì scorso, durante la plenaria. Mons. Castro, 63 anni di età, succede nell’incarico al cardinale Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo di Bogotà. Attualmente egli è impegnato in un gruppo ristretto, che sta tentando un avvicinamento tra il presidente della Colombia, Alvaro Uribe, e  i guerriglieri delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie di Colombia. In dichiarazioni alla stampa, il nuovo presidente dei vescovi colombiani ha detto di “avere molti obiettivi, di lavorare naturalmente per la Chiesa con tutto l’impegno e per la pace del Paese”. Sempre martedì i vescovi hanno scelto come vicepresidente l’arcivescovo di Popayan, mons. Ivàn Marìn, ed hanno confermato segretario generale della CEC, mons. Fabiàn Marulanda. (A.M.)

 

 

UNA NUOVA PROPOSTA PER LA RIFORMA DELL’ONU E’ STATA PRESENTATA IERI

DA GERMANIA, BRASILE, INDIA E GIAPPONE, UNITI SOTTO LA SIGLA  “G4”.

LA BOZZA DI RISOLUZIONE  PREVEDE DI ALLARGARE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA

AD ALTRI SEI MEMBRI PERMANENTI SENZA DIRITTO DI VETO

 

NEW YORK. = Nuove proposte nel Palazzo di Vetro per la riforma dell’Onu E' stata presentata ieri sera da Germania, Brasile, India e Giappone una bozza di risoluzione sull'ampliamento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I quattro Paesi, riuniti sotto la sigla “G4”, intendono aprire la settimana prossima il dibattito sulla bozza nell’Assemblea Generale dell'ONU, e chiedere poi la votazione, come ha anticipato l’ambasciatore tedesco Gunter Pleuger. La bozza, consegnata alla segreteria dell'ONU, prevede l’ampliamento del Consiglio di Sicurezza dagli attuali 15 a 25 membri: dei 10 nuovi membri, quattro dovrebbero essere non permanenti, e sei permanenti senza diritto di veto. Il documento non precisa a quali Stati dovrebbero essere assegnati i 6 nuovi seggi permanenti, ma negli ambienti diplomatici dell’ONU viene dato per scontato che siano destinati ai Paesi del “G4” ed a due Nazioni africane ancora da designare. (R.G.)

 

 

SI E’ APERTA IERI A TORINO LA IX EDIZIONE DI “DOCUMENTARY IN EUROPE”,

INCONTRO INTERNAZIONALE SUL CINEMA DOCUMENTARIO.

A CONFRONTO FINO A SABATO PROSSIMO I PROFESSIONISTI DEL SETTORE.

TRA I TEMI, QUEST’ANNO AL CENTRO DELLA RASSEGNA,

LE DONNE E I GIOCHI OLIMPICI 

 

TORINO. = Il Palazzo delle Feste di Bardonecchia, nei pressi di Torino, ospita dal 6 al 9 luglio 2005 la IX edizione di Documentary in Europe, incontro internazionale dedicato al Cinema documentario. Il workshop, organizzato da Documentary in Europe, e da EDN-European Documentary Network, con il sostegno del programma Media dell’Unione Europea, è finalizzato a favorire l’incontro tra tutti i professionisti che operano nella realizzazione, produzione e diffusione del cinema documentario: produttori, registi, autori, studenti universitari e responsabili della programmazione televisiva. Tra i temi di quest’anno: le donne del documentario, il giornalismo e il documentario, Israele, documentare i giochi olimpici e la tragedia di Heysel, vent’anni dopo. Nato nel 1997, Documentary in Europe è diventato, nel corso degli anni, un vero laboratorio per lo scambio di idee, il luogo dove i professionisti del settore incontrano i nuovi talenti, un’occasione per riflettere sul documentario. Durante quattro giorni si alterneranno proiezioni, dibattiti, case studies, tavole rotonde e momenti di aggiornamento. Anche quest’anno Docu-mentary Europe è accompagnato dalla Settimana Europea del Documentario, una rassegna di proiezioni aperte al pubblico. Una finestra sul meglio della produzione italiana. Nel quadro di questo workshop, una sessione speciale sarà dedicata alle metodologie editoriali di impegno civile. Ospite d’onore di questa sessione, Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e Presidente di Libera. (D.L.)

 

 

L’EUROPARLAMENTO DI STRASBURGO RENDE OMAGGIO ALLE VITTIME DI SREBRENICA, CON UN DIBATTITO CRITICO SULLE RESPONSABILITA’ INTERNAZIONALI

 ED UNA MOSTRA A 10 ANNI DAGLI ORRORI DI QUELLA STRAGE

CONSUMATA IN BOSNIA

 

STRASBURGO. = Il decimo anniversario del massacro di Srebrenica, dove i militari serbo bosniaci trucidarono l’11 luglio del ’95 oltre settemila uomini tra i 14 ed i 65 anni, è stato ricordato dal Parlamento europeo con un dibattito in plenaria ed una Mostra fotografica allestita nella sede di Strasburgo. “Queste foto testimoniano non solo una orribile tragedia, ma soprattutto una dolorosa vergogna”, ha detto il presidente dell’europarlamento Josep Borrell, ricordando che le migliaia di  vittime di Srebrenica “furono assassinate davanti alla passività dell’ONU e dei suoi Caschi blu, della NATO e dell’Unione europea, la stessa Unione europea che oggi si interroga pericolosamente sulla propria identità e sulla propria esistenza”. Borrell ha aggiunto che quell’eccidio è “il punto più nero della recente storia europea. L’Unione Europea, sorta contro la guerra, fu impotente quando la guerra tornò a rinascere nel suo cuore”. La Rassegna sintetizza efficacemente quei terribili giorni con una serie di drammatiche foto che mostrano le donne ed i bambini rinchiusi in campi di raccolta improvvisati, ed i corpi degli uomini giustiziati e raccolti dentro sacchi o bare. (R.G.)

 

 

PREOCCUPAZIONE IN PAKISTAN INTORNO ALLA COSIDDETTA LEGGE SULLA BLASFEMIA, DOPO I RECENTI RIPETUTI EPISODI DI PERSECUZIONI INFONDATE. LA DENUNCIA DELLA CHIESA CATTOLICA E DI DIVERSE OGANIZZAZIONI PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI, CHE CHIEDONO AL GOVERNO DI ABROGARE LA NORMATIVA

E GARANTIRE LE MINORANZE

 

LAHORE. = Preoccupazione nella comunità cattolica per la cosiddetta Legge sulla blasfemia. Diversi enti cattolici e organizzazioni per la difesa dei diritti umani, fra i quali la Commissione nazionale giustizia e pace in seno alla Conferenza episcopale, la Commissione per la pace e lo sviluppo umano, l’Alleanza delle minoranze di tutto il Pakistan, hanno sollevato la questione del rispetto dello stato di diritto, e delle accuse false e strumentali. Sono diversi gli episodi recenti che hanno riacceso il dibattito: un anziano musulmano, Yousaf Masih, analfabeta, è stato arrestato a Karachi per aver bruciato fogli riportanti versetti del Corano. Ma l’uomo, che fa lo spazzino, stava bruciando giornali e carte destinati alla spazzatura. In seguito a questo episodio, nella città di Nowshera, a poca distanza da Peshawar, una folla di musulmani ha dato fuoco al tempio indù di Lamba Vera ed ha bruciato e saccheggiato alcune case di famiglie cristiane e indù, che sono fuggite ed ora sono sfollate. Nei giorni precedenti la Polizia pakistana aveva inoltre fatto irruzione in una libreria cattolica delle Figlie di San Paolo a Sddar, nei pressi di Karachi. A scatenare l’azione era stato un articolo, sul quotidiano nazionale “Nawa-I-Waqt”, in lingua urdu, che denunciava come in alcune pubblicazioni e Cd-rom in vendita fossero contenuti insulti ai Profeti. La Commissione giustizia e pace, in un messaggio giunto all’Agenzia “Fides”, chiede efficaci misure per fermare la violenza e ribadisce la richiesta abrogare i due articoli del Codice di procedura penale, che condannano gli insulti al Corano o al nome del Profeta e che prevedono pene fino all’ergastolo. Questi articoli di legge sono in realtà spesso utilizzati per colpire avversari politici o nemici personali, da musulmani integralisti o per vendette private. La Commissione condanna tutti gli atti di violenza e vandalismo compiuti dagli estremisti islamici e chiede l’immediato rilascio del musulmano Yousif, ricordando che, secondo gli emendamenti approvati nel 2004, occorre un’accurata indagine prima di procedere all’arresto. Secondo i dati della Commissione sono circa 650 le persone che dal 1988 ad oggi sono state accusate e messe in carcere con l’accusa di blasfemia, e tra queste sono 80 i cristiani, un numero altissimo se si considera che i cristiani sono una esigua minoranza cristiana in Pakistan, solo il 2,5 per cento, fra i quali circa 1,2 milioni di cattolici, su una popolazione di 155 milioni di abitanti, per il 97 per cento musulmani, in maggioranza sunniti, con il 20% di sciiti. (R.G.)

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

7 luglio 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -

 

Non si fermano gli attentati in Iraq. Colpi di mortaio sono stati sparati contro la sede dell’amministrazione locale, a Mossul, ma i proietti sono finiti su edifici circostanti. Il bilancio provvisorio è di tre morti e 46 feriti, secondo fonti ospedaliere. Almeno 13 persone sono rimaste uccise ieri sera e altre 30 ferite nell'esplosione di due autobombe nei pressi di un mercato a Mashrush, 60 km a sud di Baghdad. Intanto cresce la preoccupazione per la sorte dell’ambasciatore egiziano, rapito sabato scorso nella capitale: ieri i terroristi di Al Qaeda guidati dal giordano Al Zarqawi hanno pubblicato su internet i documenti di identità del diplomatico, minacciando di ucciderlo. Ma perché, nel comunicato, Al Zarqawi attacca l’Egitto, accusandolo di essere il regime più crudele nella caccia agli islamici? Giada Aquilino lo ha chiesto a Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:

 

**********

R. – Un primo motivo è che l’Egitto è sicuramente un buon collaboratore degli Stati Uniti nella lotta ai gruppi islamici. Una seconda ragione è che l’Egitto potrebbe portarsi dietro anche altri Paesi arabi, che hanno sì rapporti con le autorità irachene ma non in maniera piena. In questo senso appare come una vendetta. Il gruppo di Al Zarqawi in genere purtroppo tiene fede alle minacce. Oltre all’egiziano, i terroristi hanno cercato di colpire anche altri diplomatici. Potrebbe quindi essere in atto una campagna intimidatoria.

 

D. – Oltre ai diplomatici internazionali, Al Zarqawi ha puntato il dito anche contro la maggioranza sciita. Perché?

 

R. – Ritengo che la strategia sia anzitutto quella di isolare diplomaticamente l’Iraq, che subisce quindi un duro colpo. La seconda ragione potrebbe essere quella di voler scatenare una guerra civile: uccidendo ed attaccando gli sciiti, Al Zarqawi spera che questa comunità reagisca colpendo i sunniti. Se ci fosse una guerra civile, la normalizzazione sarebbe impossibile.

**********

 

Ancora sangue in Medio Oriente a poco più di un mese dall’inizio del ritiro israeliano dai Territori, a partire da metà agosto. Un giovane militante palestinese è stato ucciso oggi durante scontri con militari ebraici nella zona di Nablus, in Cisgiordania. Intanto cresce l’opposizione dei coloni al piano di disimpegno fortemente voluto dal premier Sharon: ieri i rappresentanti di quanti vivono negli insediamenti ebraici in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno lanciato un appello a organizzare imponenti marce di protesta. Inoltre, negli ultimi giorni, centinaia di soldati israeliani hanno ricevuto per posta, da una organizzazione finora sconosciuta, un appello a non partecipare allo smantellamento delle colonie      ebraiche, disobbedendo ai propri ufficiali.

 

Alla vigilia dei 10 anni dalla strage di Srebrenica, quando l’11 luglio ‘95 i soldati serbo bosniaci uccisero almeno 8mila musulmani nella località della Bosnia orientale, le truppe Nato di stanza nel Paese balcanico hanno arrestato stamani, a Pale, Alexander Karadzic, il figlio dell'ex leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic, ricercato dal Tribunale penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Ma perché questo arresto, proprio quando stanno per partire le cerimonie commemorative per le vittime della strage di Srebrenica? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato del Sole 24 Ore in Bosnia all’epoca dei fatti:

 

**********

R. - L’arresto di Sasha Karadzic, figlio di Radovan Karadzic, appare come una sorta di indicazione che si sta stringendo il cerchio attorno a quello che era il capo dei serbo-bosniaci, l’uomo che ha in qualche modo pianificato e condotto la pulizia etnica in Bosnia durante la guerra degli anni Novanta.

 

D. – Ma è una coincidenza che l’arresto sia avvenuto proprio in queste ore?

 

R. – Non credo che si tratti di una coincidenza. Ma bisogna anche osservare che negli ultimi mesi si erano infittite le voci di una cattura di Karadzic. Poche settimane fa ero nella Repubblica Serpska, una delle due entità che costituiscono la Bosnia insieme alla Federazione croato-musulmana, e proprio nella zona di Pale si diceva che Karadzic era stato visto a cena, addirittura andare a caccia. Quindi si stringe il cerchio intorno a Karadzic, ma anche intorno a Mladic, l’ex leader militare dei serbi: in questo senso, sono fortissime le pressioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea su Belgrado.

**********

 

Il presidente boliviano Eduardo Rodriguez ha annunciato ufficialmente la convocazione delle elezioni presidenziali e legislative per il prossimo 4 dicembre prossimo. L’intesa tra i partiti politici presenti in Parlamento è stata raggiunta nella notte tra martedì e mercoledì. Per allontanare lo spettro di una guerra civile deputati e senatori hanno accettato di ridurre il loro mandato di un anno e mezzo permettendo al presidente di indire lo scrutinio. La Bolivia è precipitata negli ultimi mesi in una grave crisi politica e sociale che ha coinvolto migliaia di rappresentanti dei popoli indigeni che hanno tentato a diverse  riprese di prendere d’assalto il Parlamento.

 

Rimpasto di governo in Brasile dove il presidente brasiliano Luiz Inacio da Silva ha annunciato ieri la nomina di tre nuovi ministri. La riforma ministeriale è stata imposta dopo le gravi accuse di corruzione piovute sul Partito dei Lavoratori. Il nuovo esecutivo darà maggiore spazio al partito del movimento democratico brasiliano (PMDB).

 

Con 11 voti favorevoli e 10 contrari, la Corte d’Appello di Santiago del Cile ha revocato, ieri, l'immunità all'ex presidente Augusto Pinochet. La revoca è relativa alla presunta responsabilità di Pinochet per la scomparsa di 15 persone nella cosiddetta Operazione Colombo. Questa è la seconda revoca dell'immunità per l'ex presidente cileno, dopo quella adottata da un’altra sezione della Corte d’Appello, lo scorso 7 giugno.

 

Il parlamento maltese ha ratificato, ieri, all'unanimità il trattato costituzionale dell'Unione europea, diventando così il dodicesimo stato membro dell'Unione a ratificare il documento. Il primo ministro nazionalista, Lawrence Gonzi, ha, inoltre, definito il voto unanime come “un risultato storico per Malta che ha posto fine a decenni di divisione tra i due grandi partiti nazionali sui rapporti dell’isola con l'Unione Europea”.

 

Un traghetto con a bordo almeno 200 persone ha preso fuoco, questa mattina, al largo di Zamboanga, nel sud delle Filippine. Il traghetto “Princess of the world” si trovava a circa 30 km dalla costa e stava dirigendosi verso il porto quando è scoppiato l'incendio. Al momento non si hanno notizie sulle vittime.

 

=======ooo=======