RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
188 - Testo della trasmissione di giovedì 7 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Eletto
il nuovo presidente della Conferenza episcopale della Colombia
L’Europarlamento
di Strasburgo rende omaggio alle vittime di Srebrenica
Preoccupazione
in Pakistan in relazione alla cosiddetta Legge sulla blasfemia
Non si fermano gli
attentati con vittime in Iraq
Un giovane
militante palestinese ucciso in Cisgiordania
Arrestato a
Pale il figlio dell'ex leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic, ricercato
dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia
7 luglio 2005
ATTI BARBARICI CONTRO L’UMANITA’:
BENEDETTO
XVI CONDANNA, COSI’, GLI ATTACCHI TERRORISTICI
CHE HANNO SCOSSO LONDRA.
IN UN TELEGRAMMA AL CARDINALE MURPHY O’ CONNOR,
ARCIVESCOVO DI LONDRA,
IL PAPA ESPRIME VICINANZA SPIRITUALE ALLE VITTIME
DEL TERRORISMO
- A cura di Alessandro Gisotti -
Profondo dolore e vicinanza spirituale alle vittime degli inumani atti
terroristici, che stamani hanno stravolto Londra: sono i sentimenti espressi da
Benedetto XVI in un telegramma indirizzato all'arcivescovo di Londra, il
cardinale Cormac Murphy O'Connor.
Nel telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano,
si legge che il “Papa ha appreso con dolore la notizia degli atti terroristici
compiuti nel centro della città di Londra e, mentre deplora questi atti
barbarici contro l’umanità”, prega il cardinale O’ Connor di esprimere ai
parenti delle vittime la sua vicinanza spirituale in questo momento di dolore.
Benedetto XVI invoca, infine, sul popolo della Gran Bretagna la consolazione
che solo il Signore può offrire in tali circostanze.
IL
PAPA RICEVE IL PRIMO MINISTRO IRLANDESE BERTIE AHERN,
CHE AI
NOSTRI MICROFONI ESPRIME DOLORE E SGOMENTO
PER
L’ATTACCO TERRORISTICO A LONDRA
Benedetto
XVI ha ricevuto stamani in Vaticano il premier irlandese, Bertie Ahern, un incontro
durato circa 25 minuti. Ahern si è poi intrattenuto a colloquio con il
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e si è poi soffermato in
preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II. Al termine dell’udienza, il premier
irlandese ha espresso ai microfoni di Michael Kelly, la propria solidarietà ai
famigliari delle vittime degli attentati a Londra:
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I EXPRESS MY HUGE SORROW…
“Desidero
esprimere il mio immenso dolore, la mia solidarietà per l’enorme tragedia accaduta
a Londra. Ovviamente le informazioni sono ancora vaghe. Ci si aspetta un
pesante bilancio di vittime. Charles Clarke ha affermato che si tratta di
un’enorme atrocità. Il livello di allarme per la sicurezza è estremamente alto.
Il mio pensiero, le mie preghiere, i miei auguri vanno ai miei colleghi a
Londra. Manderò un messaggio a Tony Blair”.
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ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattinata,
Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il cardinale Godfried Danneels,
arcivescovo di Mechelen-Brussel, il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa,
arcivescovo di Santiago de Chile e il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne,
arcivescovo di Lima.
Oggi pomeriggio, il Papa
riceverà l’arcivescovo John Patrick Foley, presidente del pontificio Consiglio
della Comunicazioni Sociali e l’arcivescovo Michael Louis Fitzgerald, presidente
del pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Ieri, Benedetto XVI ha ricevuto
in udienza il cardinale Paul Poupard, presidente del pontificio Consiglio della
Cultura.
IL GRAZIE DEL PAPA AI SOCI DEL CIRCOLO DI SAN PIETRO
PER IL LORO IMPEGNO IN OPERE DI CARITA’
E IN ATTIVITÀ DI ASSISTENZA AI
MALATI
Benedetto XVI ha ricevuto in
udienza i soci del Circolo di San Pietro accompagnati dal presidente, il
marchese Marcello Sacchetti, e dall’assistente spirituale, mons. Franco Camaldo.
Il Papa ha elogiato lo zelo apostolico e lo slancio missionario dei soci nel
farsi ‘buoni samaritani’ per quanti oggi vivono in condizioni di disagio o di
abbandono. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Come ogni anno – ha detto
Benedetto XVI – siete venuti a consegnare al Papa l’obolo di San Pietro, che
costituisce un ulteriore segno della vostra generosa apertura ai fratelli in
difficoltà. Preoccupandovi di andare incontro ai poveri e portando sollievo ai
malati – ha detto il Papa – imitate il “buon samaritano” e testimoniate in
maniera concreta lo slancio missionario e l’amore evangelico, che deve
contraddistinguere ogni autentico discepolo di Cristo. Il Santo Padre ha poi indicato
le fonti di luce per le vite dei cristiani: la preghiera e Cristo.
“Non dobbiamo dimenticare che il
segreto dell’efficacia di ogni nostro progetto è Cristo e la nostra vita deve
essere penetrata dalla sua azione rinnovatrice. A Gesù che adoriamo
nell’Eucaristia vanno presentate le sofferenze degli ammalati che andate a
visitare, la solitudine dei giovani e degli anziani che incontrate, le paure,
le speranze e le prospettive di tutta l’esistenza”.
Il Circolo, fondato nel 1869 da
un gruppo di giovani laici romani, aiuta quanti vivono in condizioni di povertà
e allieva le sofferenze dei malati. Tra le molteplici iniziative di assistenza,
figurano le “cucine economiche”, che offrono 150 mila pasti all’anno a poveri
ed immigrati, le ‘case famiglia’ per ragazze bisognose e le mamme dei bambini
ricoverati nell’ospedale ‘Bambin Gesù’, la casa di accoglienza per i malati
terminali.
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PRESENTATO OGGI L’INSTRUMENTUM LABORIS,
DOCUMENTO CHIAVE DEL SINODO DEI VESCOVI, IN PROGRAMMA
AD OTTOBRE
IN VATICANO, INCENTRATO SULL’EUCARISTIA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Presentato, stamani, nella Sala
Stampa della Santa Sede l’Instrumentum laboris, documento di lavoro
dell’assise sinodale in programma in Vaticano dal 2 al 23 ottobre prossimo.
Ricordiamo che il tema dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi è “L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della
Chiesa”. A presentare stamani ai giornalisti il documento è mons. Nicola
Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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“La
Chiesa vive dell’Eucaristia fin dalle sue origini. In essa trova la ragione
della sua esistenza, la fonte inesauribile della sua santità, la forza
dell’unità e il vincolo della comunione”: inizia così l’Instrumentum
laboris, documento chiave per il Sinodo dei Vescovi del prossimo ottobre.
Benedetto XVI - ha detto mons. Eterovic, presentando il documento di 90 pagine,
diviso in 4 parti - ha voluto apportare delle modifiche “allo svolgimento
dell’assemblea sinodale per concentrare maggiormente i lavori e per favorire ancor
di più l’aspetto collegiale e sinodale”. Innanzitutto l’assise durerà tre e non
quattro settimane; ogni padre sinodale potrà intervenire per 6 e non 8 minuti
come nella prassi precedente. Il numero dei partecipanti, circa 250, rimarrà
invariato. Tra le novità dell’importante assise, momento forte
dell’Anno dell’Eucaristia, il numero dei delegati fraterni di altre
Chiese e comunità ecclesiali che vi parteciperanno: sono 12, il doppio rispetto
all’ultimo sinodo, celebrato nel 2001.
E’ l’aspetto sottolineato da mons. Eterovic:
“Parlando con il Santo Padre egli
ha citato subito la proposta di aumentare il numero come uno dei segni di
ecumenismo concreto in questo dialogo. Quando si tratta dell’Eucaristia abbiamo
posizioni molto vicine con le Chiese ortodosse e con le Chiese antiche
d’Oriente”.
Mons. Eterovic ha sottolineato come la celebrazione
dell’XI Assemblea Generale Ordinaria coincida con il 40.mo anniversario
dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. L’Instrumentum Laboris punta a
migliorare “la conoscenza del mistero eucaristico” e si sofferma anche su
alcune “ombre” che oscurano l'Eucaristia: la “comunione ecclesiale – afferma il
documento - viene gravemente turbata e ferita dalle ombre nella celebrazione
eucaristica”. In particolare si rileva “la diminuzione della partecipazione”
alla celebrazione domenicale; una scarsa “conoscenza del contenuto e del
significato del mistero eucaristico, per l’indifferentismo in particolare nei
Paesi con rilevante processo di secolarizzazione, dove non di rado la domenica
si trasforma pure in giorno di lavoro”. “Si rischia – si legge ancora nel
documento – di compromettere la verità del dogma cattolico della trasformazione del pane e del vino nel Corpo
e Sangue di Gesù Cristo”. Ancora, il testo rileva “un certo allontanamento
della vita pastorale dall'Eucaristia” ma anche “la grande sproporzione fra i
tanti che fanno la Comunione e i pochi che si confessano”. Bisogna, dunque,
“stimolare i sacerdoti nell’amministrazione del sacramento della penitenza” e
migliorare nei fedeli la “conoscenza del contenuto e del significato del
mistero eucaristico”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Terrore e morte nel cuore di Londra":
apre la prima pagina il drammatico ed approfondito resoconto degli attacchi
terroristici che, questa mattina, hanno colpito tre autobus ed alcuni convogli
della rete ferroviaria sotterranea. Il telegramma di cordoglio di Benedetto XVI
Nelle
vaticane, l'udienza del Papa ai Soci del Circolo San Pietro.
La
presentazione - da parte dell'arcivescovo Nikola Eterovic e di mons. Fortunato
Frezza - dell'"Instrumentum laboris" dell'XI Assemblea
generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi: "L'Eucaristia: fonte e culmine
della vita e della missione della Chiesa". Allegato al giornale il testo
integrale del documento.
La
Lettera dei vescovi greco-cattolici dell'Ucraina e dei vescovi di rito latino
della Polonia in occasione di un atto di perdono reciproco e di riconciliazione.
Nelle
estere, G8: si profila un accordo sul clima al summit dei Paesi
industrializzati; sempre più violente le proteste dei gruppi organizzati che
contestano la globalizzazione.
Nella
pagina culturale, un articolo di Fernando Salsano dal titolo "Dante sulla
porta del 'Purgatorio': riflessioni sulla "Divina Commedia".
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.
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7
luglio 2005
DECINE DI MORTI PER GLI
ATTACCHI TERRORISTICI A LONDRA
SU METROPOLITANA ED AUTOBUS.
BLAIR SI ALLONTANA DA G8 PER RAGGIUNGERE LA
CAPITALE BRITANNICA,
MA I LAVORI
DEL VERTICE PROSEGUONO SUI TEMI DELLA SICUREZZA
- Ai nostri microfoni il prof. Vittorio Parsi e il
prof. Angelo Turco -
Londra è una città sconvolta: lo
spettro dell’11 settembre a New York ed il dramma dell’11 marzo a Madrid si
sono condensati in una terribile serie di esplosioni che hanno paralizzato e
terrorizzato la capitale britannica. Le deflagrazioni sono avvenute all’interno
della rete metropolitana e contro tre autobus. Il bilancio delle vittime è
ancora provvissorio: alcune fonti parlano di almeno 50 morti. Il premier
britannico, Tony Blair, ha parlato di attacchi terroristici e ha annunciato che
lascerà i lavori del G8 per recarsi a Londra. In una stazione della metropolitana
è stato rinvenuto materiale esplosivo ed il gruppo della Jihad di Al Qaeda in
Europa ha rivendicato via internet gli attacchi. Da Londra Sagida Syed:
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Si tratta di una situazione di
emergenza mai vista prima d’ora nella capitale britannica. Una serie di
esplosioni, a partire dalle ore 8.00 di questa mattina, nella centralissima stazione
di Liverpool Street, ha sconvolto Londra. Poco dopo, proprio nell’ora di punta,
si sono succedute a catena altre quattro esplosioni in una delle linee
metropolitane più utilizzate da milioni di londinesi ogni mattina. Si è anche
appreso che un autobus vicino al British Museum è stato dilaniato da
un’esplosione, causando un numero non precisato di morti. Tra le ipotesi, è
stata già avanzata quella di un
kamikaze. La serie coordinata di esplosioni fa comunque pensare più ad un
attentato che ad un guasto tecnico, come si era ipotizzato all’inizio. Tony
Blair, con evidente emozione, ha detto che è sua intenzione non lasciarsi
intimorire e continuare con il proprio programma di governo e con l’agenda del
G8. Se è un attentato è il primo di queste dimensioni a colpire la capitale
britannica e il più grave in Europa da quello di Madrid, l’11 marzo 2004.
Londra, dall’11 settembre del 2001, si era comunque preparata ad un possibile
attacco. La capitale inglese è sempre sotto controllo costante della polizia, soprattutto
nella zona delle ambasciate. Ed è anche la città più dotata di sistemi per la
sicurezza. Le forze dell’ordine hanno risposto subito all’emergenza e tutti gli
ospedali sono in allerta per assistere i feriti, circa un centinaio. Si temeva
che il peggio potesse avvenire in Scozia, a Gleneagles, proprio mentre si sta
svolgendo il G8.
Da Londra, per la Radio
Vaticana, Sagida Syed.
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Ma come spiegare la serie di
attacchi a Londra? Debora Donnini lo ha chiesto allo storico Vittorio Parsi,
docente di relazioni internazionali alla cattolica di Milano:
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R. – I terroristi hanno voluto
colpire sicuramente l’Inghilterra e Tony Blair, che è il leader europeo di
maggior visibilità e impegno politico nella lotta contro il terrorismo. Hanno anche
voluto colpire l’Inghilterra in quanto Blair è presidente di turno dell’Unione
Europea. Questo è importante perché sappiamo che questi terroristi sono
sanguinari ma non sono stupidi, per cui vogliono colpire il Paese dal quale dipende
maggiormente il rilancio dell’Europa su scala globale. E hanno voluto colpire
durante i giorni del G8 l’Occidente, il mondo ricco e sviluppato, da loro
ritenuto un bersaglio importante per fini propagandistici. Proprio ieri Londra
aveva ricevuto la notizia di aver vinto la candidatura per le Olimpiadi 2012.
D. - Questo attacco per l’Europa
è una grossa ferita. A cosa mirano secondo lei i terroristi?
R. – Ogni attacco terroristico
mira soprattutto a mandare un messaggio e ad avere un’eco. Si uccide per
affermare la propria esistenza e la propria invulnerabilità. Dall’altra parte,
in termini più sottilmente politici, si cerca di mettere in difficoltà ed
incrinare l’unità dei Paesi Occidentali. Alle spalle c’è la lezione che i terroristi
hanno imparato a Madrid: colpendo ed uccidendo si può far cambiare posizione ad
un Paese, anche se sanno che questo non è il caso dell’Inghilterra. Quindi colpire
oggi l’Inghilterra, che è un Paese molto esposto, molto attivo nella lotta
contro il terrorismo e molto schierato a fianco degli Stati Uniti, significa anche
sfidare l’Europa a vedere cosa sarà capace di fare, nella previsione – da parte
dei terroristi – che sarà capace di fare ben poco.
D. – L’Inghilterra, tra l’altro,
è un Paese dove la libertà di pensiero è sempre stata difesa...
R. – Londra è sempre stata una
città in cui tutte le formazioni radicali potevano avere dei propri portavoce,
che potevano esporre il loro punto di vista, in cambio di non colpire la città.
L’accordo implicito è sempre stato chiaro: noi qui vi lasciamo parlare e
diffondere i vostri punti di vista ancorché non colpiate mai la città. Se si va
a guardare quanti dei fogli dell’islam radicale in questi decenni sono stati
pubblicati a Londra, se ne trovano una quantità infinita. Questa è una rottura di
questo accordo tacito, a dimostrazione che questo jihadismo che oggi colpisce,
è lontano dalle comunità islamiche residenti a Londra, anche da quelle più radicali.
Quindi, in questo senso, è una dichiarazione di guerra totale.
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Gli attentati di Londra non
fermano il vertice del G8 e la decisione dei Paesi democratici di difendere la
libertà è più forte della determinazione dei terroristi ad imporre l'estremismo.
Questo il messaggio di Tony Blair a poche ore dalle esplosioni di Londra. Visibilmente
emozionato, il premier britannico ha parlato in diretta tv. Blair ha chiarito
subito che il vertice del G8 va avanti e che lui stesso, partito poco fa per
Londra intende tornare in serata a Gleneagles. Sull’agenda dei lavori del G8,
che è stata ovviamene stravolta dagli attentati a Londra, ci parla Eugenio
Bonanata:
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Il Vertice andrà avanti, nelle
prossime ore, dunque, senza il premier britannico, presidente di turno della
riunione. Nel pomeriggio e in serata, in agenda c'erano già temi di attualità. Ma
accanto all'esame di situazioni di crisi regionali, come l’Iran, la Corea del
Nord e, soprattutto, il Medio Oriente, si darà spazio alla lotta contro il
terrorismo, ai problemi della sicurezza e alle iniziative per evitare la proliferazione
degli armamenti di massa. Ci si attende
che il Vertice prenda posizioni su di esse, per riflettere l’affermazione di
Blair secondo cui ''la determinazione di difendere la libertà è più forte di
quella dei terroristi di imporre l’estremismo e la violenza al mondo”. Il
premier britannico, inoltre, trova particolarmente barbaro che questo attentato
avvenga mentre “siamo riuniti a cercare di aiutare l’Africa e risolvere i
problemi del clima”. La mattinata era stata dedicata, infatti, all’ambiente. I
Grandi del Mondo, nei brevi colloqui avuti, hanno dimostrato di guardare
avanti, pur restando divisi sul protocollo di Kyoto. È emerso accordo,
tuttavia, per impostare una strategia inclusiva che vada oltre “il protocollo
di Kyoto” e che coinvolga i Paesi sviluppati ed emergenti che non hanno ratificato
il protocollo. Blair aveva messo subito in chiaro che “non c’è motivo di riprendere
il dibattito sul protocollo di Kyoto” visto che, infatti, le posizioni degli
Stati Uniti e dei loro partner sono chiare e, soprattutto, diverse. Dal canto
suo, il presidente americano, invece, aveva ribadito la sua fiducia in
soluzioni tecnologiche che consentano di ridurre la dipendenza globale dai
combustibili senza danneggiare l’economia. La sessione di stamani era stata
dedicata anche ai temi dell’economia globale, alla presenza dei leader di
cinque economie emergenti, Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa. Su
questo versante per Bush l’obiettivo resta quello di tagliare entro il 2010 gli
aiuti che i Paesi ricchi, Unione Europea e Stati Uniti, danno ai propri
agricoltori. Una manovra questa che permetterebbe di aiutare in maniera strutturale
i Paesi del Terzo Mondo, attualmente penalizzati nell’esportazione dei prodotti
agricoli proprio a causa di questi aiuti di Stato voluti dai Paesi ricchi.
**********
“I
prossimi giorni saranno vitali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo che la
comunità internazionale si è posta con gli “Obiettivi del Millennio” approvati
dall’ONU nel 2000, come ad esempio dimezzare la povertà nei prossimi 10 anni”.
E’ quanto ha detto ieri il segretario generale del Palazzo di Vetro, Kofi
Annan, parlando proprio a Londra, alla vigilia del G8 e di quella che è
diventata una terribile giornata per gli attentati nella capitale britannica.
Del suo discorso nella cattedrale di St. Paul, insieme con il cancelliere dello
Scacchiere britannico, Gordon Brown, ci parla Paolo Mastrolilli:
**********
Annan ha dichiarato che
l’incontro in Scozia rappresenta la fase più cruciale del processo di riforma
in corso nel 2005. “Questo – ha spiegato – è un momento decisivo per i poveri
di tutto il mondo: o lo cogliamo oppure falliamo. Ciò che faremo nei prossimi
dieci anni dipende dalle scelte di oggi. Abbiamo un’occasione unica per
un’intera generazione, ma le decisioni dipendono dalla determinazione dei
governi. Facciamo in modo che la storia non ci ricordi come persone ricche di
mezzi, ma povere di volontà”. Il segretario delle Nazioni Unite ha elogiato
Londra per aver preso l’iniziativa di costringere il G8 a prendere decisioni
coraggiose sull’aumento degli aiuti all’Africa e su un’assistenza più efficace
sullo sviluppo. Ha quindi sottolineato quanto sia importante che i Paesi ricchi
abbassino le barriere doganali ed i sussidi alle proprie agricolture per
favorire le esportazioni dal continente più povero. Annan ha riconosciuto anche
la rilevanza della mobilitazione di massa, come quella stimolata dai concerti
di live aid per spingere i leader politici a compiere i passi necessari.
Gordon Brown ha detto che questo Vertice dei G8 è un esame per l’intera umanità
e non può essere fallito. A chi sostiene che la cancellazione del debito e gli
aiuti non funzionano, ha risposto che di sicuro stare immobili non produce
risultati. Il responsabile dell’economia britannica ha quindi detto agli
ascoltatori di avere fede, perché la giustizia può essere costruita e la
povertà può diventare storia nel nostro tempo.
Per la Radio Vaticana, Paolo
Mastrolilli.
**********
A Gleneagles c’è sgomento per quanto accaduto a Londra. La città era pronta
a vivere la ratifica, prevista per domani, dello storico accordo sulla cancellazione
del debito estero, nei confronti di istituzioni internazionali quale il Fondo
Monetario e la Banca Mondiale, a 18 tra i paesi più poveri al mondo. L’accordo
raggiunto a Londra dai ministri delle Finanze del G8 lo scorso 11 giugno,
prevede l’annullamento per un ammontare di 40 miliardi di dollari. Ma, anche
dopo che l’attenzione internazionale è stata spostata sui tragici fatti di
terrorismo, torniamo a parlare di come interpretare questa decisione che giunge
dopo anni di estenuanti trattative. Donika Lafratta lo ha chiesto al prof.
Angelo Turco, africanista e docente all’Università dell’Aquila:
**********
R. –
C’è stata una remissione di una parte del debito e questo va sicuramente nella
direzione giusta. Ci sono poi alcune considerazioni aggiuntive tuttavia da fare.
La prima è che questi debiti non riguardano i debiti bilaterali che sono quelli
più consistenti e che per certi Paesi come la Nigeria, per esempio, rappresentano
davvero il grosso del debito e che mette poi in ginocchio intere economie. La seconda
considerazione da fare è che in buona parte si tratta di crediti praticamente
inesigibili. E’ una remissione che in buona misura è di carattere nominale,
perché prende atto di un qualcosa che era già nei fatti e cioè che questi fondi
non si sarebbe più riuscito a recuperarli. La notizia è positiva, anche se la
sua enfatizzazione mediatica non ci deve far dimenticare il quadro complessivo.
D. –
Secondo lei, che cosa porterà in termini pratici per i Paesi poveri l’eventuale
cancellazione del debito?
R. – E’
un alleggerimento del debito e quindi degli interessi che si pagano sul debito
e questo indubbiamente incide positivamente. L’aspetto, viceversa, che ci deve
invece far riflettere è che sia questo un pretesto per rallentare l’erogazione
crescente delle risorse finanziarie dei Paesi del terzo mondo. Non si vorrebbe
cioè che la tendenza a destinare quote crescenti di prodotto interno lordo dei
Paesi ricchi al finanziamento e allo sviluppo si arrestasse o in qualche modo
rallentasse, perché i Paesi ricchi, tutto sommato, hanno già dato.
**********
LA SITUAZIONE IN SOMALIA
CHE VIVE
UNA FASE PIENA DI SPERANZA MA ANCHE DIFFICILE:
SE NE E’ PARLATO AL CONVEGNO ORGANIZZATO IERI A
ROMA
NEL 45.MO
ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA SOMALA
- Intervista con Rino Serri -
La Somalia vive il 45.mo
anniversario della Repubblica somala in una nuova fase, piena di speranza ma
anche difficile. Dopo i 14 anni di guerra civile, con oltre 300 mila morti e
più di un milione tra profughi e rifugiati, l’elezione nell’ottobre 2004 del
presidente ad interim del nuovo governo provvisorio somalo, Abdullahi Yussuf,
ha segnato una svolta. Della situazione oggi nel Paese, del coinvolgimento della
comunità internazionale e del ruolo dei membri della diaspora, si è parlato al
convegno organizzato a Roma dal Forum Italia – Somalia proprio in occasione
dell’anniversario. Il servizio di Francesca Smacchia:
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In Somalia la gente finalmente è
tornata a sperare. Il processo di pacificazione ha avuto una svolta decisiva lo
scorso autunno, dopo due anni di negoziati molto difficili, nel 2004 nasce un
nuovo governo provvisorio somalo, in esilio in Kenya, per motivi di sicurezza.
Intanto, lo scorso giugno, le nuove istituzioni democratiche somale hanno fatto
rientro in patria, anche se ancora non è stato stabilito se sarà Mogadiscio la
sede governativa. La società civile somala ha, dunque, una reale possibilità di
decollare ma c’è ancora molto da fare, come sottolinea il senatore Rino Serri,
presidente del CIR:
R. - Credo che un piccolo passo avanti si è fatto con la Conferenza di
Nairobi, con il fatto che un presidente della repubblica adesso c’è, seppure
discusso, e si è formato un governo. Io credo che però tutto questo non basti,
né basta pensare che la questione somala sarà risolta solo dai somali. Cioè io
credo che bisogna che ci sia un intervento molto più forte della comunità
internazionale.
D. - Ma in questa delicata fase, quali sono i problemi
che devono essere risolti con più urgenza? Angelo Masetti, portavoce del Forum
Italia Somalia:
R. - I problemi fondamentali
sono quelli di dare alla Somalia una nuova classe dirigente che sia in grado di
far funzionare uno stato moderno. E la diaspora intellettuale sarà l’asse
portante di questa operazione perché in questi 14 anni di guerra civile la
Somalia ha perso tutte le proprie risorse umane che sono in grado di fare
questo tipo di lavoro. Quindi è prioritario, al di là degli aiuti umanitari e
di prima emergenza, valorizzare e puntare all’aspetto delle risorse umane.
Fondamentale anche il ruolo dei
missionari, l’attenzione che la Santa Sede rivolge alla complessa situazione
somala. Il desiderio di pace e di speranza sembra davvero essere stato esaudito.
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7 luglio 2005
MONS. AUGUSTO
CASTRO, ARCIVESCOVO DI TUNJA, E’ STATO ELETTO PRESIDENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA COLOMBIA. SUCCEDE NELL’INCARICO
AL CARDINALE PEDRO RUBIANO SAENZ,
ARCVIESCOVO DI BOGOTA’
BOGOTA’. = La Conferenza episcopale
della Colombia (CEC) ha eletto come proprio presidente mons. Augusto Castro,
arcivescovo di Tunja. L’elezione è avvenuta, martedì scorso, durante la
plenaria. Mons. Castro, 63 anni di età, succede nell’incarico al cardinale
Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo di Bogotà. Attualmente egli è impegnato in un
gruppo ristretto, che sta tentando un avvicinamento tra il presidente della
Colombia, Alvaro Uribe, e i
guerriglieri delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie di Colombia. In
dichiarazioni alla stampa, il nuovo presidente dei vescovi colombiani ha detto
di “avere molti obiettivi, di lavorare naturalmente per la Chiesa con tutto
l’impegno e per la pace del Paese”. Sempre martedì i vescovi hanno scelto come
vicepresidente l’arcivescovo di Popayan, mons. Ivàn Marìn, ed hanno confermato
segretario generale della CEC, mons. Fabiàn Marulanda. (A.M.)
UNA NUOVA PROPOSTA PER LA
RIFORMA DELL’ONU E’ STATA PRESENTATA IERI
DA GERMANIA, BRASILE, INDIA E
GIAPPONE, UNITI SOTTO LA SIGLA “G4”.
LA BOZZA DI RISOLUZIONE PREVEDE DI ALLARGARE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA
AD ALTRI SEI MEMBRI PERMANENTI
SENZA DIRITTO DI VETO
NEW YORK. = Nuove proposte nel
Palazzo di Vetro per la riforma dell’Onu E' stata presentata ieri sera da
Germania, Brasile, India e Giappone una bozza di risoluzione sull'ampliamento
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I quattro Paesi, riuniti sotto
la sigla “G4”, intendono aprire la settimana prossima il dibattito sulla bozza nell’Assemblea
Generale dell'ONU, e chiedere poi la votazione, come ha anticipato
l’ambasciatore tedesco Gunter Pleuger. La bozza, consegnata alla segreteria
dell'ONU, prevede l’ampliamento del Consiglio di Sicurezza dagli attuali 15 a
25 membri: dei 10 nuovi membri, quattro dovrebbero essere non permanenti, e sei
permanenti senza diritto di veto. Il documento non precisa a quali Stati
dovrebbero essere assegnati i 6 nuovi seggi permanenti, ma negli ambienti
diplomatici dell’ONU viene dato per scontato che siano destinati ai Paesi del
“G4” ed a due Nazioni africane ancora da designare. (R.G.)
SI E’ APERTA IERI A TORINO LA IX
EDIZIONE DI “DOCUMENTARY IN EUROPE”,
INCONTRO INTERNAZIONALE SUL
CINEMA DOCUMENTARIO.
A CONFRONTO FINO A SABATO PROSSIMO
I PROFESSIONISTI DEL SETTORE.
TRA I TEMI, QUEST’ANNO AL CENTRO
DELLA RASSEGNA,
LE DONNE E I GIOCHI OLIMPICI
TORINO. = Il Palazzo delle Feste di
Bardonecchia, nei pressi di Torino, ospita dal 6 al 9 luglio 2005 la IX
edizione di Documentary in Europe, incontro internazionale dedicato al
Cinema documentario. Il workshop, organizzato da Documentary in Europe,
e da EDN-European Documentary Network, con il sostegno del programma Media
dell’Unione Europea, è finalizzato a favorire l’incontro tra tutti i
professionisti che operano nella realizzazione, produzione e diffusione del
cinema documentario: produttori, registi, autori, studenti universitari e
responsabili della programmazione televisiva. Tra i temi di quest’anno: le
donne del documentario, il giornalismo e il documentario, Israele, documentare
i giochi olimpici e la tragedia di Heysel, vent’anni dopo. Nato nel 1997, Documentary
in Europe è diventato, nel corso degli anni, un vero laboratorio per lo
scambio di idee, il luogo dove i professionisti del settore incontrano i nuovi
talenti, un’occasione per riflettere sul documentario. Durante quattro giorni
si alterneranno proiezioni, dibattiti, case studies, tavole rotonde e momenti
di aggiornamento. Anche quest’anno Docu-mentary Europe è accompagnato
dalla Settimana Europea del Documentario, una rassegna di proiezioni aperte al
pubblico. Una finestra sul meglio della produzione italiana. Nel quadro di
questo workshop, una sessione speciale sarà dedicata alle metodologie editoriali
di impegno civile. Ospite d’onore di questa sessione, Luigi Ciotti, fondatore
del Gruppo Abele e Presidente di Libera. (D.L.)
L’EUROPARLAMENTO DI
STRASBURGO RENDE OMAGGIO ALLE VITTIME DI SREBRENICA, CON UN DIBATTITO CRITICO
SULLE RESPONSABILITA’ INTERNAZIONALI
ED UNA MOSTRA A 10 ANNI DAGLI ORRORI DI QUELLA STRAGE
CONSUMATA IN BOSNIA
STRASBURGO. = Il decimo anniversario
del massacro di Srebrenica, dove i militari serbo bosniaci trucidarono l’11
luglio del ’95 oltre settemila uomini tra i 14 ed i 65 anni, è stato ricordato
dal Parlamento europeo con un dibattito in plenaria ed una Mostra fotografica
allestita nella sede di Strasburgo. “Queste foto testimoniano non solo una
orribile tragedia, ma soprattutto una dolorosa vergogna”, ha detto il
presidente dell’europarlamento Josep Borrell, ricordando che le migliaia
di vittime di Srebrenica “furono
assassinate davanti alla passività dell’ONU e dei suoi Caschi blu, della NATO e
dell’Unione europea, la stessa Unione europea che oggi si interroga
pericolosamente sulla propria identità e sulla propria esistenza”. Borrell ha
aggiunto che quell’eccidio è “il punto più nero della recente storia europea.
L’Unione Europea, sorta contro la guerra, fu impotente quando la guerra tornò a
rinascere nel suo cuore”. La Rassegna sintetizza efficacemente quei terribili
giorni con una serie di drammatiche foto che mostrano le donne ed i bambini
rinchiusi in campi di raccolta improvvisati, ed i corpi degli uomini
giustiziati e raccolti dentro sacchi o bare. (R.G.)
PREOCCUPAZIONE IN PAKISTAN
INTORNO ALLA COSIDDETTA LEGGE SULLA BLASFEMIA, DOPO I RECENTI RIPETUTI EPISODI
DI PERSECUZIONI INFONDATE. LA DENUNCIA DELLA CHIESA CATTOLICA E DI DIVERSE
OGANIZZAZIONI PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI, CHE CHIEDONO AL GOVERNO DI
ABROGARE LA NORMATIVA
E GARANTIRE LE MINORANZE
LAHORE. =
Preoccupazione nella comunità cattolica per la cosiddetta Legge sulla blasfemia.
Diversi enti cattolici e organizzazioni per la difesa dei diritti umani, fra i
quali la Commissione nazionale giustizia e pace in seno alla Conferenza
episcopale, la Commissione per la pace e lo sviluppo umano, l’Alleanza delle
minoranze di tutto il Pakistan, hanno sollevato la questione del rispetto dello
stato di diritto, e delle accuse false e strumentali. Sono diversi gli episodi
recenti che hanno riacceso il dibattito: un anziano musulmano, Yousaf Masih,
analfabeta, è stato arrestato a Karachi per aver bruciato fogli riportanti versetti
del Corano. Ma l’uomo, che fa lo spazzino, stava bruciando giornali e carte
destinati alla spazzatura. In seguito a questo episodio, nella città di
Nowshera, a poca distanza da Peshawar, una folla di musulmani ha dato fuoco al
tempio indù di Lamba Vera ed ha bruciato e saccheggiato alcune case di famiglie
cristiane e indù, che sono fuggite ed ora sono sfollate. Nei giorni precedenti
la Polizia pakistana aveva inoltre fatto irruzione in una libreria cattolica
delle Figlie di San Paolo a Sddar, nei pressi di Karachi. A scatenare l’azione
era stato un articolo, sul quotidiano nazionale “Nawa-I-Waqt”, in lingua urdu,
che denunciava come in alcune pubblicazioni e Cd-rom in vendita fossero contenuti
insulti ai Profeti. La Commissione giustizia e pace, in un messaggio giunto
all’Agenzia “Fides”, chiede efficaci misure per fermare la violenza e ribadisce
la richiesta abrogare i due articoli del Codice di procedura penale, che
condannano gli insulti al Corano o al nome del Profeta e che prevedono pene
fino all’ergastolo. Questi articoli di legge sono in realtà spesso utilizzati
per colpire avversari politici o nemici personali, da musulmani integralisti o
per vendette private. La Commissione condanna tutti gli atti di violenza e
vandalismo compiuti dagli estremisti islamici e chiede l’immediato rilascio del
musulmano Yousif, ricordando che, secondo gli emendamenti approvati nel 2004, occorre
un’accurata indagine prima di procedere all’arresto. Secondo i dati della Commissione
sono circa 650 le persone che dal 1988 ad oggi sono state accusate e messe in
carcere con l’accusa di blasfemia, e tra queste sono 80 i cristiani, un numero
altissimo se si considera che i cristiani sono una esigua minoranza cristiana
in Pakistan, solo il 2,5 per cento, fra i quali circa 1,2 milioni di cattolici,
su una popolazione di 155 milioni di abitanti, per il 97 per cento musulmani,
in maggioranza sunniti, con il 20% di sciiti. (R.G.)
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- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -
Non
si fermano gli attentati in Iraq. Colpi
di mortaio sono stati sparati contro la sede dell’amministrazione locale, a
Mossul, ma i proietti sono finiti su edifici circostanti. Il bilancio
provvisorio è di tre morti e 46 feriti, secondo fonti ospedaliere. Almeno 13
persone sono rimaste uccise ieri sera e altre 30 ferite nell'esplosione di due
autobombe nei pressi di un mercato a Mashrush, 60 km a sud di Baghdad. Intanto
cresce la preoccupazione per la sorte dell’ambasciatore egiziano, rapito sabato
scorso nella capitale: ieri i terroristi di Al Qaeda
guidati dal giordano Al Zarqawi hanno pubblicato su internet i documenti di
identità del diplomatico, minacciando di ucciderlo. Ma
perché, nel comunicato, Al Zarqawi attacca l’Egitto, accusandolo di essere il
regime più crudele nella caccia agli islamici? Giada Aquilino lo ha chiesto a
Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:
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R. – Un
primo motivo è che l’Egitto è sicuramente un buon collaboratore degli Stati
Uniti nella lotta ai gruppi islamici. Una seconda ragione è che l’Egitto potrebbe
portarsi dietro anche altri Paesi arabi, che hanno sì rapporti con le autorità
irachene ma non in maniera piena. In questo senso appare come una vendetta. Il
gruppo di Al Zarqawi in genere purtroppo tiene fede alle minacce. Oltre
all’egiziano, i terroristi hanno cercato di colpire anche altri diplomatici. Potrebbe
quindi essere in atto una campagna intimidatoria.
D. – Oltre ai diplomatici
internazionali, Al Zarqawi ha puntato il dito anche contro la maggioranza
sciita. Perché?
R. – Ritengo che la strategia
sia anzitutto quella di isolare diplomaticamente l’Iraq, che subisce quindi un
duro colpo. La seconda ragione potrebbe essere quella di voler scatenare una
guerra civile: uccidendo ed attaccando gli sciiti, Al Zarqawi spera che questa
comunità reagisca colpendo i sunniti. Se ci fosse una guerra civile, la
normalizzazione sarebbe impossibile.
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Ancora sangue in Medio Oriente a poco
più di un mese dall’inizio del ritiro israeliano dai Territori, a partire da
metà agosto. Un giovane militante palestinese è stato ucciso oggi durante
scontri con militari ebraici nella zona di Nablus, in Cisgiordania. Intanto
cresce l’opposizione dei coloni al piano di disimpegno fortemente voluto dal premier
Sharon: ieri i rappresentanti di quanti vivono negli insediamenti ebraici in
Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno lanciato un appello a organizzare
imponenti marce di protesta. Inoltre, negli ultimi giorni, centinaia di soldati israeliani hanno
ricevuto per posta, da una organizzazione finora sconosciuta, un appello a non
partecipare allo smantellamento delle colonie ebraiche, disobbedendo ai propri ufficiali.
Alla vigilia dei 10 anni dalla strage
di Srebrenica, quando l’11 luglio ‘95 i soldati serbo bosniaci uccisero almeno
8mila musulmani nella località della Bosnia orientale, le truppe Nato di stanza
nel Paese balcanico hanno arrestato stamani, a Pale, Alexander Karadzic, il
figlio dell'ex leader dei serbi di Bosnia Radovan Karadzic, ricercato dal
Tribunale penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro
l’umanità. Ma perché questo arresto, proprio quando stanno per partire le
cerimonie commemorative per le vittime della strage di Srebrenica? Giada Aquilino
lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato del Sole 24 Ore in Bosnia all’epoca dei
fatti:
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R. - L’arresto di Sasha
Karadzic, figlio di Radovan Karadzic, appare come una sorta di indicazione che
si sta stringendo il cerchio attorno a quello che era il capo dei
serbo-bosniaci, l’uomo che ha in qualche modo pianificato e condotto la pulizia
etnica in Bosnia durante la guerra degli anni Novanta.
D. – Ma
è una coincidenza che l’arresto sia avvenuto proprio in queste ore?
R. – Non
credo che si tratti di una coincidenza. Ma bisogna anche osservare che negli ultimi
mesi si erano infittite le voci di una cattura di Karadzic. Poche settimane fa
ero nella Repubblica Serpska, una delle due entità che costituiscono la Bosnia
insieme alla Federazione croato-musulmana, e proprio nella zona di Pale si
diceva che Karadzic era stato visto a cena, addirittura andare a caccia. Quindi
si stringe il cerchio intorno a Karadzic, ma anche intorno a Mladic, l’ex
leader militare dei serbi: in questo senso, sono fortissime le pressioni degli
Stati Uniti e dell’Unione Europea su Belgrado.
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Il presidente boliviano Eduardo Rodriguez ha annunciato
ufficialmente la convocazione delle elezioni presidenziali e legislative per il
prossimo 4 dicembre prossimo. L’intesa tra i partiti politici presenti in
Parlamento è stata raggiunta nella notte tra martedì e mercoledì. Per
allontanare lo spettro di una guerra civile deputati e senatori hanno accettato
di ridurre il loro mandato di un anno e mezzo permettendo al presidente di
indire lo scrutinio. La Bolivia è precipitata negli ultimi mesi in una grave
crisi politica e sociale che ha coinvolto migliaia di rappresentanti dei popoli
indigeni che hanno tentato a diverse
riprese di prendere d’assalto il Parlamento.
Rimpasto di governo in Brasile dove il
presidente brasiliano Luiz Inacio da Silva ha annunciato ieri la nomina di tre
nuovi ministri. La riforma ministeriale è stata imposta dopo le gravi accuse di
corruzione piovute sul Partito dei Lavoratori. Il nuovo esecutivo darà maggiore
spazio al partito del movimento democratico brasiliano (PMDB).
Con 11 voti favorevoli e 10 contrari,
la Corte d’Appello di Santiago del Cile ha revocato, ieri, l'immunità all'ex
presidente Augusto Pinochet. La revoca è relativa alla presunta responsabilità
di Pinochet per la scomparsa di 15 persone nella cosiddetta Operazione Colombo.
Questa è la seconda revoca dell'immunità per l'ex presidente cileno, dopo
quella adottata da un’altra sezione della Corte d’Appello, lo scorso 7 giugno.
Il
parlamento maltese ha ratificato, ieri, all'unanimità il trattato costituzionale
dell'Unione europea, diventando così il dodicesimo stato membro dell'Unione a
ratificare il documento. Il primo ministro nazionalista, Lawrence Gonzi, ha,
inoltre, definito il voto unanime come “un risultato storico per Malta che ha
posto fine a decenni di divisione tra i due grandi partiti nazionali sui
rapporti dell’isola con l'Unione Europea”.
Un traghetto con a bordo almeno 200
persone ha preso fuoco, questa mattina, al largo di Zamboanga, nel sud delle
Filippine. Il traghetto “Princess of the world” si trovava a circa 30 km dalla
costa e stava dirigendosi verso il porto quando è scoppiato l'incendio. Al
momento non si hanno notizie sulle vittime.
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