RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
187 - Testo della trasmissione di mercoledì 6 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
A Londra le Olimpiadi del 2012. La scelta del CIO stamani a
Singapore
CHIESA E SOCIETA’:
Si apre oggi in Mali il Forum della gente
Aperta a Bogotà la 79.ma Assemblea plenaria dei vescovi
colombiani
Incontro
nazionale dei direttori degli uffici diocesani di pastorale, apertosi oggi a
Grosseto
Ancora un proclama via internet del leader di Al Qaeda in Iraq, Al-Zarqawi, che lancia un ulteriore appello alla Jihad.
6 luglio 2005
UN SEMPRE PIU’ GENEROSO
IMPEGNO
PER TESTIMONIARE IN EUROPA I VALORI CRISTIANI:
L’AUSPICIO DI BENEDETTO
XVI ALL’UDIENZA GENERALE, IN PIAZZA SAN PIETRO,
AFFOLLATA DI FEDELI IN UN
CLIMA DI FESTA ESTIVO
Circa ventimila i pellegrini raccolti stamane in piazza San Pietro per
ascoltare la catechesi del Papa all’udienza generale, l’ultima prima della
partenza lunedì prossimo per le vacanze in Val d’Aosta. Lo sventolio allegro di
bandiere, striscioni, cappelli colorati oltre a festosi cori hanno accompagnato
il passaggio di Benedetto XVI, che ha attraversato lentamente la piazza a bordo
della sua camionetta bianca e che si è soffermato a lungo a salutare i fedeli
prima di rientrare nel Palazzo apostolico. Emozione particolare intorno alla
Fiaccola benedettina, giunta da Mosca, che il Santo Padre ha accolto con
entusiasmo. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Carissimi, possa questa suggestiva iniziativa
suscitare un sempre più generoso impegno nel testimoniare in Europa i valori
cristiani”.
E’ arrivata ieri sera a Roma la
Fiaccola per la pace “Pro Europa Una”, quest’anno proveniente da Mosca, dove ha
portato idealmente alla Chiesa ortodossa russa il messaggio di solidarietà,
dialogo e amicizia di San Benedetto da Norcia. Dopo aver fatto tappa in Germania,
prima nel monastero di Ottobeuren e poi nel villaggio Marktl am Inn che ha dato
i natali a Benedetto XVI, la Fiaccola, accompagnata da una delegazione guidata
dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Riccardo Fontana, ha sostato oggi quale
“segno simbolico di pace” presso le Tombe degli Apostoli, per poi proseguire
attraverso i luoghi cari alla spiritualità benedettina verso Norcia, dove
giungerà domenica prossima.
Dedicata all’Inno “Dio Salvatore”, la catechesi del Papa, ha commentato
la Lettera di San Paolo agli Efesini, soffermandosi sui concetti di “santità” e
“filiazione”, tappe del piano salvifico che rivela “il grande progetto segreto
che il Padre aveva custodito in se stesso fin dall’eternità”. Il primo gesto
divino è dunque “l’elezione dei credenti”, “un’iniziativa libera e gratuita”
del Signore, per cui siamo “trasferiti nell’orizzonte sacro e vitale di Dio
stesso”, cui segue “la nostra predestinazione” ad essere “figli di Dio”. Tutto
ciò implica “la fraternità con Cristo”, e “l’intimità” con il Padre celeste,
che ci ha fatto un “dono immenso”, ha sottolineato il Papa richiamando una
riflessione di Sant’Ambrogio:
“Chi è ricco, se non il solo Dio, creatore di tutte
le cose? Ma è molto più ricco di misericordia, poiché ha redento tutti e – quale
autore della natura – ha trasformato noi, che, secondo la natura della carne,
eravamo figli dell’ira e soggetti al castigo, perché fossimo figli della pace e
della carità”.
Una benedizione particolare il Santo padre ha rivolto ai numerosi fedeli
polacchi presenti in piazza, a sottolineare l’apertura la scorsa settimana del
processo di beatificazione di Giovanni Paolo II.
Infine un accenno al periodo estivo, “tempo di sano svago e di meritato riposo”,
ha ricordato Papa Ratzinger:
“Invito voi, cari giovani, ad
approfittare dell’estate per utili
esperienze umane e religiose. Auguro a voi, cari malati, di sentire
anche in questi mesi la vicinanza di persone amiche e familiari. E a voi, cari
sposi novelli, rivolgo l’invito ad utilizzare le vacanze per crescere
nell’amore reciproco illuminato dalla gioia divina.”
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STORIA
E CRISTIANESIMO:
IL
CONTRIBUTO DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE
AL XX
CONGRESSO INTERNAZIONALE DELLE SCIENZE STORICHE,
IN
CORSO A SYDNEY, IN AUSTRALIA
-
Interviste con mons.
Walter Brandmüller e la prof.ssa Lucetta Scaraffia -
Umanesimo
e natura della storia; il mito e la storia; guerra, pace, società e ordine internazionale
della storia: sono i tre ambiti di discussione in cui si articola il XX Congresso
internazionale di Scienze Storiche, in corso a Sydney fino al 9 luglio. La
Santa Sede è presente all’evento tramite una delegazione del Pontificio
Consiglio di Scienze Storiche. Il servizio di Roberta Moretti:
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Un
appuntamento di prestigio cui partecipano quasi mille studiosi di tutto il mondo.
Il Congresso è occasione di incontro e di confronto sulle nuove frontiere della
ricerca storica, dagli ambiti di indagine alle metodologie. Di rilievo, in questo
senso, è il contributo scientifico del Pontificio Comitato di Scienze Storiche,
come afferma il suo presidente:
“Il Pontificio Comitato di
Scienze Storiche potrà mettere in evidenza l’importanza del Cristianesimo per
lo sviluppo della storia umana. Questo risulta essere di particolare importanza
proprio perché negli ultimi decenni la storiografia si è soffermata soprattutto
sugli aspetti economici, sociologici e politici della storia. Gli aspetti umani
e religiosi sono stati invece sempre più emarginati”.
Ma anche alla stessa storia del
Cattolicesimo si può guardare in modo diverso, come afferma la prof.ssa Lucetta
Scaraffia, docente di Storia Contemporanea all’Università “La Sapienza” di
Roma:
“C’è bisogno di fare una storia
del Cattolicesimo – direi – più globalizzata, mondiale e quindi meno legata
alle vicende della Curia pontificia. Manca, ad esempio, ancora totalmente, una
storia delle missioni, che nell’Ottocento e Novecento hanno creato dei legami
di solidarietà con i popoli del terzo mondo in un’epoca in cui il colonialismo
invece vigeva e quindi vigevano dei legami molto più duri tra i Paesi europei e
il resto del mondo”.
La globalizzazione, dunque, può
alimentare e arricchire le scienze storiche, aprendo nuovi fronti di studio.
Ancora la prof.ssa Scaraffia:
“Le ricchezze sono appunto
quelle di superare la dimensione nazionale, di leggere cioè i problemi su basi
molto più vaste. Sono ormai pochi gli storici che si mantengono nei limiti
della storia del proprio Paese. Direi che anche la religiosità è tornata ad
essere un tema interessante da studiare, importante. Il problema è che molto
spesso viene studiata come un qualcosa in via di esaurimento, mentre invece si
trascura la vitalità straordinaria che la Chiesa cattolica ha ancora oggi”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la catechesi dell'udienza
generale.
Sempre
in prima il Vertice del "G8": i poveri del mondo attendono risposte
concrete. Alla vigilia dell'apertura dei lavori un rapporto dell'ONU denuncia
gli scarsi interventi di sostegno ai Paesi sottosviluppati anche in Asia e nel
Pacifico.
Aiutare
l'infanzia per dare una speranza al futuro: è l'appello lanciato dai partecipanti
al "summit" internazionale dei bambini organizzato dall'UNICEF in
Scozia.
Vaticane:
è dedicato alla "Novo Millennio Ineunte" il primo volume del 2005
della rivista "PATH", della Pontificia Accademia di Teologia. Al
riguardo, viene pubblicato il testo dell'editoriale a firma di Mons. Piero
Coda, Prelato Segretario dell'Accademia.
Nelle
estere, Iraq: il gruppo che fa capo al terrorista giordano Al Zarqawi rivendica
il sequestro dell'Ambasciatore egiziano a Baghdad.
Nella
pagina culturale, un articolo di Biagio Buonomo sulla nuova edizione dell'opera
di John Henry Newman "L'idea di Università".
Un
articolo di Andrea Colombo in merito alla mostra romana "Malevic, oltre la
figurazione, oltre l'astrazione", al Museo del Corso.
Nelle
pagine italiane, il Presidente Ciampi contestato a Strasburgo: non si spengono
le polemiche, dopo la gazzarra leghista al Parlamento europeo.
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6 luglio 2005
SCONTRI TRA FRANGE
ESTREMISTE DEI NO GLOBAL E FORZE DELL’ORDINE
A GLENEAGLES, CHE DA
STASERA OSPITA I GRANDI DEL MONDO RIUNITI PER IL G8. INTANTO,
IERI, DAL VERTICE DELL’UNIONE AFRICANA, IN LIBIA
SONO EMERSE RICHIESTA
PRECISE
Le previsioni della vigilia hanno trovato subito
conferma: nella giornata di apertura del G8 a Gleneagles, in Scozia, stamattina
si sono verificati i primi scontri tra polizia e frange estreme dei No Global.
I manifestanti hanno cercato di violare la cosiddetta “zona rossa”, l’area che
da stasera ospiterà i leader dei Paesi più industrializzati del mondo. Il servizio
di Sagida Syed:
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Centinaia
di giovani hanno cominciato a muoversi verso la tenuta dove si terrà il Vertice
minacciando violenze su cose e persone, nonostante la presenza di oltre 10 mila
poliziotti. E, intanto, da questa sera i leader degli otto grandi Paesi più
industrializzati, dopo la cena ufficiale con la regina Elisabetta,
affronteranno i temi di un’agenda ambiziosa. Domani mattina con gli otto ‘grandi’
seguiranno i leader dei cinque Paesi che per importanza non si potevano
ignorare: Cina, India, Messico, Brasile e Sudafrica. Gli I temi saranno
l’economia internazionale, con il prezzo del petrolio quale tema d’obbligo, e
quindi l’argomento più spinoso del summit: i cambiamenti di clima. Come noto,
c’è un dissenso di fondo fra gli Stati Uniti, che non hanno firmato il trattato
di Kyoto, e gli altri Paesi che lo hanno firmato, anche se non tutti riescono a
rispettarne i tempi previsti. Ma Washington questa volta potrebbe accettare un
compromesso. La giornata si concluderà con il tema del Medio Oriente, su cui ci
sarà una relazione di James Watson, rappresentante del quartetto sullo sgombero
israeliano da Gaza. Venerdì si parlerà del tema che ha più scaldato i cuori con
il concerto Live 8: l’Africa con la cancellazione dei debiti e l’apertura al commercio
dei Paesi in via di sviluppo.
Per la Radio Vaticana, Sapida
Syed
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Mentre
in Scozia si stanno per affrontare i temi dell'economia globale, degli aiuti
alle nazioni sottosviluppate e delle politiche, al vertice dell’Unione Africana
in Libia, ieri, i capi di stato e di governo del continente hanno chiesto la
totale cancellazione del debito per tutti i Paesi africani senza distinzione. Hanno
inoltre invocato un calendario preciso per la soppressione delle imposte
agricole che gravano sull’economia africana e ostacolano gli scambi
commerciali. Sempre, ieri, altra occasione particolare per un dibattito sulle
problematiche africane a Londra. Il servizio di Giulio Albanese:
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Blair ha inviato ieri un messaggio registrato
al vertice delle iniziative imprenditoriali per l’Africa, apertosi a Londra,
alla presenza di leader africano e dirigenti di industria internazionali. “E’
chiaro – ha spiegato Blair – che il nostro impegno sull’Africa sta già avendo
un impatto, ma farò pressioni per il miglior pacchetto possibile durante il
G8”. Al vertice imprenditoriale di Londra sono presenti il presidente della
Nigeria, Olusegun Obasanjo; il presidente dello Zambia, Levy Mwanawasa; il ministro delle Finanze del Sudafrica, Trevor Manuel; e, il
ministro britannico per lo sviluppo internazionale Hillary Ben. Si è parlato
ieri di governments, di investimenti alla luce soprattutto delle indicazioni
emerse dal Rapporto sull’Africa, stilato recentemente da una commissione ad hoc
voluta dal premier britannico. Sta di fatto che la società civile, le
associazioni, i gruppi ed i movimenti presenti in Africa chiedono il rispetto
delle regole in rapporto soprattutto al crescente divario tra ricchi e poveri.
Un continente dove la parola privatizzazione è divenuta sinonimo di svendita
delle immense risorse minerarie africane.
Per
la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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A
LONDRA LE OLIMPIADI DEL 2012.
LA
SCELTA DEL CIO STAMANI A SINGAPORE
E’ Londra la città
scelta dai delegati del Comitato Olimpico Internazionale, riuniti a Singapore, per
le Olimpiadi del 2012. Candidate erano anche Parigi, New York, Madrid e Mosca. Il
servizio di Giancarlo La Vella:
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I Giochi Olimpici del 2012 si
svolgeranno a Londra. Tutto secondo pronostico, dunque, considerando che la
lunga tornata sportivo-elettorale ha, dapprima, portato all’eliminazione di
Mosca, che avrebbe voluto mostrare il nuovo volto della città dopo l’edizione
sovietica boicottata del 1980, e poi di New York. Ultima a resistere Madrid.
Nel voto finale, fra Parigi e Londra, l’ha spuntata la capitale britannica. E
proprio le due città, che già hanno ospitato due edizioni olimpiche a testa,
1900 e 1924 i francesi, 1908 e 1948 i britannici, erano alla vigilia le sedi
più accreditate per succedere a Pechino che, invece, sarà sede dei Giochi nel
2008.
Ma ecco i numeri di quella che
si preannuncia un’edizione tutta da scoprire e che si disputerà dopo gli
attesissimi Giochi cinesi. Londra ha una popolazione di oltre 7 milioni di abitanti,
se consideriamo anche il popoloso circondario, ed ha destinato alle Olimpiadi
un budget di 2 miliardi e mezzo di dollari. I Giochi “made in England”
dovrebbero svolgersi soprattutto ai confini della città, dove sorgerà anche il
villaggio olimpico. Il progetto passa per la riqualificazione della zona periferica
dell'East End. Alcuni eventi dovrebbero, inoltre, essere allestiti in luoghi
altamente simbolici, come Hyde Park. Già si sta lavorando per potenziare ulteriormente
il sistema dei trasporti, già messo a dura prova dal traffico ordinario, e per
modernizzare la storica ma vetusta linea metropolitana. La capitale britannica
ha dovuto rinunciare alla corsa per i Mondiali di Atletica Leggera del 2005 a
causa dei problemi finanziari che hanno ritardato la costruzione di un nuovo stadio,
ma questa volta ce l’ha fatta e per un obiettivo ben più prestigioso. Grande la
soddisfazione del sindaco Livingstone, ma soprattutto del premier britannico
Blair, che ha accompagnato e sostenuto a Singapore lo staff olimpico londinese.
Un “totoolimpiadi” emozionante e incerto sino all’ultimo che ha premiato, dunque,
una sede di altissimo prestigio. Insomma, forse non sarà una sorpresa come fu
Pechino 2008, ma Londra 2012 sarà, comunque, una degna sede per ospitare il più
importante evento sportivo mondiale.
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NUOVE
SFIDE E NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE
PER
ACCOMPAGNARE I GIOVANI DURANTE IL CAMMINO VOCAZIONALE.
QUESTI I RISULTATI DELL’INCONTRO DEL COMITATO
DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
EUROPEE SULLE VOCAZIONI, IN SLOVACCHIA
-
Intervista con il cardinale Zenon Grocholewski -
Tante e diverse le iniziative
promosse dalle Chiese nazionali per aiutare i giovani a scoprire la propria vocazione:
è quanto emerso dall’incontro promosso dal Comitato delle conferenze episcopali
europee che si è tenuto nei giorni scorsi in Slovacchia. Nel corso delle
diverse sessioni, i sessanta partecipanti, provenienti da diversi Paesi
europei, hanno avuto modo di condividere le proprie esperienze e di discutere
su come raccogliere la sfida della nuova era mediatica sfruttando i mezzi di
comunicazione per crescere nel cammino vocazionale. I partecipanti, inoltre,
hanno dato appuntamento a Colonia a tutti i giovani interessati. Nell’ambito
della Giornata mondiale della Gioventù, infatti, diversi incontri sono previsti
per i seminaristi di tutto il mondo. Al microfono di Jean-Baptiste Sourou, il
cardinal Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica,
ci parla della realtà vocazionale in Asia:
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R. – L’Asia è un immenso
continente con tante potenzialità, al quale la Chiesa guarda con fiducia.
Giovanni Paolo II ha detto che il primo millennio ha portato Cristo in Europa,
il secondo millennio in America e in Africa, il terzo millennio in Asia. L’Asia
ha molti elementi positivi di tolleranza, di spiritualità, di preghiera.
D. - Quali sono, a suo avviso, li sfide oggi per le
vocazioni sacerdotali e religiose?
R. –
Penso che si tratti di sfide diverse. Una di queste sfide è la grande secolarizzazione.
I giovani sono troppo distratti da tanti divertimenti, dagli impegni, dal
progresso. Molto spesso manca il tempo di pregare. L’uomo si realizza nel
contatto con Dio. Noi dobbiamo insegnare alla gente a staccarsi un po’ dalla
televisione, dalla radio, dal chiasso esterno per rientrare in se stessi. Un secondo
problema è connesso al primo. Quando non si prega ci si allontana da Dio. Tutto
si vede soltanto alla luce di questa vita e si perde la grande dimensione
dell’eternità. La terza sfida, che mi sembra riguardi di più la vita interna
della Chiesa, è la perdita dell’identità del sacerdozio ministeriale. Si parla
di vocazioni come se fossero tutte uguali. Questo è uno sbaglio sia teologico,
sia pastorale. E’ovvio che ogni vita cristiana è una vocazione, è una risposta
alla chiamata di Dio, ma tutte queste vocazioni sono ancorate nel battesimo,
nel sacerdozio comune. Anche la vita religiosa è un’attuazione del Battesimo.
Il Concilio Vaticano II, però, ha insegnato che il sacerdozio comune e il
sacerdozio ministeriale, che è rapportato ad un altro sacramento, si differenziano
non soltanto per grado, ma per essenza. Dunque la vocazione al sacerdozio ministeriale
non si pone accanto alle altre vocazioni, ma al servizio di tutte le altre
vocazioni. Il sacerdozio ministeriale è necessario perché si realizzino tutte
le altre vocazioni. Quando non si ha chiaro in mente chi è il sacerdote e la
necessità assoluta del sacerdote per la vita e lo sviluppo della Chiesa, allora
le vocazioni al sacerdozio declinano.
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IL
FASCINO SENZA TEMPO DELL’INDIA, RACCONTATO NELLA MOSTRA
PITTORICA E FOTOGRAFICA
INAUGURATA IERI
ALLE
SCUDERIE DEL QUIRINALE DI ROMA
- Con
noi, Antonio Martinelli -
Un
omaggio alla cultura indiana, alla sua storia, al suo popolo. Si presenta così
la mostra romana alle Scuderie del Quirinale, intitolata “Passaggi in India, ieri
e oggi”. La rassegna, inaugurata ieri offre 73 acquetinte del XVIII secolo di
Thomas e William Daniell, accompagnate da altrettante fotografie contemporanee
di Antonio Martinelli. Sulla ricca esposizione, patrocinata dall’Unesco e dal
presidente della Repubblica italiana, il servizio di Alessandro Gisotti:
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(Musica)
India,
un fascino che il tempo non intacca: palazzi, città, templi e paesaggi naturali
raccontati ieri attraverso le acquetinte di due artisti britannici; oggi, dagli
scatti di un fotografo italiano. La mostra “Passaggi in India” è un viaggio
ricco di fascino che inizia nel 1788, quando gli inglesi Thomas e William
Daniell, zio e nipote, iniziano le loro peregrinazioni lasciando Calcutta per
seguire il corso del fiume Gange. Due secoli dopo, tra il 1995 e il 1997,
Antonio Martinelli ripercorre gli stessi luoghi. Un’esperienza sorprendente,
come lo stesso Martinelli confessa ai nostri microfoni:
Un’emozione,
la mia, nel poter ritrovare tante volte lo stesso punto di vista e dirmi ce
l’ho fatta! Perché non è stato sempre così semplice e automatico, anche se ero
aiutato dall’immagine. Sapevo che esisteva da qualche parte e che avrei trovato
un giorno o l’altro il luogo corrispondente, perché ero convinto dell’esattezza
e della fedeltà dell’opera e del lavoro dei Daniell.
Dal
confronto delle due visioni artistiche, l’acquatinta e la fotografia, scaturisce
una documentazione straordinaria del patrimonio ambientale e architettonico
indiano. Colpisce soprattutto l’accuratezza dei dettagli nelle acquetinte dei Daniell.
Una maestria su cui si sofferma Martinelli:
I
Daniell hanno utilizzato lo strumento ottico e fisico che si chiama camera
oscura ed erano un po’ limitati da questo che gli imponeva di ottenere
un’immagine fedelissima della realtà che, attraverso un obiettivo e proiettata
sul fondo di questa camera su un foglio bianco, erano obbligati a ricalcare
come una fotografia. Evidentemente, arrivando in India 70 anni prima
dell’invenzione della pellicola fotografica, l’unico modo per registrare
quest’immagine che avevano loro a disposizione, era la matita e il disegno.
A fine
settecento come oggi, l’India affascina e calamita l’interesse degli Europei:
Il fascino lo vediamo perché, a
parte il motivo economico che ha spinto gli occidentali, gli europei a
recarvisi, c’è comunque l’aspetto del viaggio lontano, dell’esotico che ha sempre
attirato i viaggiatori. Iil nostro bisogno di “altro” ci porta in India.
La
mostra, che si conclude il 2 ottobre, è accompagnata da una rassegna cinematografica
di film indiani.
(Musica)
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IN ANTEPRIMA MONDIALE, QUESTA SERA APRE LA STAGIONE ESTIVA
DELL’ACCADEMIA DI SANTA CECILIA, ALLA CAVEA
DELL’AUDITORIUM DI ROMA,
THE PASSION SYMPHONY DI JOHN DEBNEY,
COLONNA SONORA DEL FAMOSISSIMO FILM DI MEL GIBSON
SULLE ULTIME ORE DELLA VITA TERRENA DI CRISTO
In anteprima mondiale, per
l’inaugurazione della stagione estiva dell’Accademia di Santa Cecilia, sarà
eseguita questa sera alla Cavea dell’Auditorium di Roma The Passion Symphony del compositore americano John Debney. Si
tratta di una sintesi tratta dal famosissimo film di Mel Gibson sulle ultime
ore della vita terrena di Cristo. Il servizio di Luca Pellegrini:
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E’ stato sicuramente uno degli
eventi cinematografici più dibattuti degli ultimi anni, uno dei film più amati
e controversi: The Passion of the Christ
di Mel Gibson. Ma, per i meno attenti, la forza delle immagini ha spesso
offuscato la bellezza della musica. Ora finalmente John Debney, autore
dell’intensa colonna sonora, presenta al pubblico romano la sua The Passion Symphony, ossia sette movimenti,
con alcune rielaborazioni musicali appositamente scritte, tratti dai momenti
più intensi della pellicola sulla passione di Gesù. Ma quanto la musica può
aver contribuito artisticamente al successo del film? Abbiamo chiesto
l’opinione dello stesso compositore:
R. – THE MUSIC PLAYED A
VERY…
Credo
che la musica abbia giocato un ruolo molto importante nel film perché tutti gli
attori parlavano usando una lingua morta. Quindi, la musica ha giocato un ruolo
leggermente diverso rispetto ad una normale colonna sonora. Per questo io e Mel
Gibson siamo riusciti a lavorare molto vicini insieme e a creare differenti atmosfere
musicali per le differenti parti del film.
D. - Maestro, quanto il potere delle immagini ha influenzato il suo
lavoro di composizione?
R. – THEY INSPIRED ME…
Mi hanno ispirato. Mi hanno commosso. Mi hanno in
alcuni momenti colpito potentemente e quindi mi hanno sollecitato a cercare di
dare assolutamente il meglio di me, il massimo che potevo dare. E questo
proprio grazie all’impatto pieno di ispirazione di quelle immagini.
D. – Qual è stato il momento più
difficile, o la parte più difficile del suo lavoro?
R. – I THINK THE MOST DIFFICULT…
Penso che il momento più
difficile o la parte più difficile del mio lavoro sia stato semplicemente lavorare
ogni giorno in un film così potente. Ci sono state molte giornate in cui ho
dovuto letteralmente fermarmi, leggere, farmi una passeggiata o un giro in
macchina, tanto per schiarirmi le idee. Le immagini sono così potenti e pregne
che è stato veramente un viaggio pieno di emozioni, a tratti molto difficile, e
molte volte estremamente suggestivo, estremamente edificante.
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6
luglio 2005
IN VISTA DELLA GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTU’,
PELLEGRINAGGIO DEI
GIOVANI TEDESCHI CON LA CROCE DELLA GMG
DA DRESDA A COLONIA
COLONIA.
= 40 giorni di cammino, 750 chilometri di percorso e una media di venti chilometri
al giorno. Sono alcuni dati del pellegrinaggio a piedi con la Croce della
Giornata mondiale della Gioventù da Dresda a Colonia. Il pellegrinaggio, organizzato
a conclusione del periodo di preparazione alla GMG, è rivolto a giovani tra i
18 e i 30 anni. Il lungo cammino inizierà venerdì prossimo e si concluderà il
16 agosto con l’arrivo della Croce nel luogo della Messa di apertura.
Itinerario e contenuti del pellegrinaggio si ispirano ai Magi: anche i giovani
cristiani del terzo millennio si dirigono infatti da Oriente a Occidente, seguendo
antiche vie di pellegrinaggio per incontrare il Re del mondo al termine del
loro viaggio. La Croce della GMG è stata consegnata il 13 aprile del 2003, in
piazza San Pietro, ad un gruppo di giovani tedeschi da una delegazione di
ragazzi canadesi. (A.L.)
LO SVILUPPO DEI PAESI
AFRICANI E LA CRISI
DEL SETTORE DELLA
PRODUZIONE DEL COTONE IN AFRICA:
ALCUNI DEI TEMI AL CENTRO DEL
FORUM DELLA GENTE, CHE SI APRE OGGI IN MALI
BAMAKO.
= In concomitanza con l’inaugurazione in Scozia del summit del G8, si apre oggi
a Fana, in Mali, il “Forum della gente”. L’iniziativa, alla quale aderiscono
duemila rappresentanti di organizzazioni africane, americane ed europee, prevede
conferenze e dibattiti sulle opportunità di sviluppo in Africa. Obiettivo del
vertice è quello di mettere i governi africani e quelli dei Paesi ricchi di
fronte alle loro responsabilità. Il “Forum della gente” intende anche ribadire
il proprio ‘no’ alle privatizzazioni selvagge delle filiere di cotone e allo
squilibrio commerciale tra il Nord e il Sud del mondo. Gli interventi dei
relatori si concentreranno in particolare sul dumping, pratica economica adottata soprattutto dai Paesi ricchi
per consentire, attraverso sussidi, la vendita di uno o più prodotti ad un prezzo molto basso. Ma il dumping provoca gravi danni alle già
precarie economie dei Paesi in via di sviluppo: tra il 1998 ed il 2003 i
sussidi dei governi dei Paesi industrializzati ai propri produttori hanno
causato, nel settore della produzione del cotone, una perdita di almeno 600
milioni di euro ai contadini africani. (A.L.)
“MAGGIORE
MISURA NELLE PAROLE, MENO INTERESSI PERSONALI E PIÙ SINTONIA
CON I
CITTADINI”: E’ QUANTO HA CHIESTO ALLA CLASSE POLITICA
DELLA
COLOMBIA IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE,
CARDINALE PEDRO RUBIANO
SÁENZ, APRENDO A BOGOTÀ
LA 79.MA ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI COLOMBIANI
BOGOTA’.
= “Sentiamo il dovere di esigere dai nostri parlamentari e dirigenti politici
maggiore misura nelle parole, meno interessi personali e più sintonia con i
cittadini”: lo ha detto il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, arcivescovo di Bogotá
e presidente della Conferenza episcopale del Paese sudamericano, inaugurando nella
capitale la 79.ma Assemblea plenaria dei vescovi, in corso fino a venerdì. Alla
presenza dei rappresentanti delle 74 arcidiocesi, diocesi e vicariati
apostolici della Colombia, il porporato ha espresso preoccupazione per gli
ultimi episodi di violenza che hanno colpito alcune zone del Paese, per la
povertà e la disoccupazione che affliggono vasti settori della popolazione e
per la situazione dei sequestrati in mano ai gruppi armati, di cui ha chiesto
“il rilascio incondizionato e immediato”. Allo stesso tempo, il cardinale ha
apprezzato gli sforzi del governo e del Parlamento “nel loro tentativo di
creare un quadro giuridico per il processo di reinserimento degli
ex-combattenti”, in riferimento alla recente approvazione della discussa legge
denominata “De Justicia y paz”, di
cui beneficeranno i paramilitari disarmati. La nuova normativa - ha
sottolineato il porporato - “dovrà però tenere conto del risarcimento alle
vittime che hanno sperimentato sulla loro carne la via crucis della
guerra”. Mons. Iván Marín López, vescovo di Popayán, ha condannato poi
l’assalto sferrato domenica scorsa dalle Forze armate rivoluzionarie della
Colombia (FARC) contro il villaggio di Caldono, concluso col ferimento di
quattro civili e la distruzione di una ventina di abitazioni, per lo più appartenenti
a indigeni e contadini. “Le vittime di questo conflitto sono poveri campesinos
e persone violate nei loro più profondi diritti”, ha ricordato il presule.
(R.M.)
IN CORSO IN INDONESIA, FINO A MAGGIO DEL 2007,
LE CELEBRAZIONI PER I 200 ANNI
DELL’ARCIDIOCESI DI GIAKARTA
GIACARTA. = Sono partiti a giugno
e si concluderanno a maggio del 2007 i festeggiamenti per i 200 anni di vita
pastorale della Chiesa cattolica a Giakarta, capitale dell’Indonesia. Era il
1807, quando padre Jacobus Nellissenn fu nominato primo prefetto apostolico di
Batavia, antico nome della città. Il Vangelo era arrivato nell’arcipelago indonesiano
con i navigatori portoghesi nel 1500, ma furono necessari oltre due secoli
prima dell’istituzione della gerarchia. La prefettura è divenuta vicariato
apostolico nel 1841, vicariato apostolico di Giakarta nel 1950 e infine
arcidiocesi nel 1961. Le celebrazioni sono incentrate sul tema “Più diventiamo
fedeli a Gesù, più il nostro servizio diventa utile alla società e alla
nazione” e si articoleranno in cicli di incontri sui temi principali della fede
cristiana, sulla storia del cristianesimo in Asia, sui rapporti
islamo-cristiani nel passato e nel presente. Inoltre, la comunità cattolica di
Giakarta, che conta oltre 400 mila fedeli su 11 milioni di abitanti in
maggioranza musulmani, ha reso noto di voler aumentare l’impegno nel campo
delle opere sociali, potenziando i servizi di accoglienza, sanità, istruzione.
Particolare attenzione è rivolta all’assistenza medica: 44 parrocchie su 56 hanno
istituito un servizio di ambulatorio o un dispensario di medicinali. Le
celebrazioni “saranno un’occasione per rendere i fedeli maggiormente
consapevoli della storia di Salvezza che Dio ha fatto nel territorio di
Giakarta” - afferma la Chiesa locale - e saranno un momento per incoraggiare un
risveglio della fede e della partecipazione dei fedeli alle attività pastorali
della Chiesa. “L’impegno nella vita sociale – notano i fedeli di Giakarta – è
il modo con cui possiamo esprimere l’amore di Gesù per l’umanità”. (R.M.)
IN CIAD, DOVE È IMMINENTE
L’INIZIO DELLA STAGIONE DELLE PIOGGE,
MIGLIAIA DI RIFUGIATI PROVENIENTI DALLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA
RISCHIANO DI NON POTER PIÙ
RICEVERE GLI AIUTI UMANITARI
GORE. = In Ciad, l’Alto
Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) ha chiesto alle
autorità del Paese africano di trasferire circa 10 mila rifugiati che
attualmente si trovano nel Ciad meridionale. I rifugiati, provenienti dalla
Repubblica Centrafricana, sono fuggiti dal loro Paese in seguito ad ennesimi
scontri tra ribelli e forze governative. Ma l’arrivo in Ciad ha significato
nuove, drammatiche emergenze: l’assistenza non è adeguata e i profughi
rischiano di non poter più ricevere gli aiuti umanitari perché è ormai imminente
l’inizio della stagione delle piogge. L’UNHCR, che ha già distribuito aiuti di emergenza,
ha proposto due possibili soluzioni: il trasferimento dei rifugiati nel campo
di Amboko o nel Ciad centrale, aree dove sarebbe più agevole per le
organizzazioni umanitarie fornire assistenza. Ma è importante intervenire
immediatamente: sono già stati segnalati, infatti, diversi casi di malaria e di
malnutrizione. Nel Ciad sono presenti più di 30 mila rifugiati, fuggiti dalla
Repubblica Centrafricana, e oltre 200 mila profughi sudanesi provenienti dalla
martoriata regione del Darfur. (A.L.)
LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ DELL’ADOLESCENTE, LE ATTIVITÀ DI FORMAZIONE
E LE ATTIVITÀ PASTORALI NELLE
SCUOLE. SONO I TEMI CENTRALI
DELL’INCONTRO NAZIONALE DEI
DIRETTORI DEGLI UFFICI DIOCESANI DI PASTORALE, APERTOSI OGGI A GROSSETO
ROMA. = “L’adolescente e la costruzione
dell’identità. Il secondo ciclo dell’istruzione e della formazione e la
comunità cristiana”. E’ il tema dell’incontro dei direttori degli uffici
diocesani di pastorale che si apre oggi a Grosseto. La conferenza, che si concluderà
sabato prossimo, prenderà in esame la costruzione dell’identità
dell’adolescente nel contesto dell’educazione alla convivenza civile. Si
parlerà anche di orientamento al secondo ciclo di studi e di diverse proposte
collegate alla formazione. Sono previsti gli interventi di genitori, docenti e
catechisti. Venerdì sono in programma, inoltre, le relazioni del segretario
generale della CEI, il vescovo Giuseppe Betori, sulla pastorale nella scuola e
del ministro italiano dell’Istruzione, Letizia Moratti, sul rapporto tra scuola
e cittadinanza. Il direttore dell’ufficio nazionale della CEI per l’educazione,
mons. Bruno Stenco, incentrerà infine il proprio intervento sulla presenza dei
cattolici nell’attuale processo di riforma del sistema di istruzione e di
formazione. (A.L.)
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6
luglio 2005
- A cura di Eugenio Bonanata -
“Vogliamo vincere in Iraq, per
andare poi a Gerusalemme: è questo il nuovo proclama che il leader di al Qaeda
in Iraq, al Zarqawi, ha diffuso via internet. Nello stesso messaggio, il terrorista giordano ha annunciato
la creazione di una unità speciale per combattere la Brigata Sadr, la milizia
sciita collegata al Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq. Da
Baghdad, intanto, si è recato in Iran il ministro della Difesa iracheno, per
una visita in preparazione di un viaggio che il primo ministro Al Jaafari effettuerà
la settimana prossima a Teheran. Intanto, secondo nuovi calcoli del centro
antiterrorismo americano, nel 2004 vi sono stati 866 attacchi terroristici in
tutto l’Iraq: il maggior numero di attacchi in tutto il mondo. Tre studenti sono stati
uccisi e numerosi altri sono rimasti feriti, ieri, nei pressi di Falluja, dove
i soldati americani hanno aperto il fuoco contro un minibus, pensando che a
bordo ci fosse un gruppo d'insorti.
Il Pentagono ha espresso “profondo rincrescimento” per un attacco
aereo statunitense, che ha ucciso involontariamente almeno 17 civili in
Afghanistan. L’accaduto è stato criticato anche dal presidente
dell’Afghanistan, Karzai.
Il Consiglio rappresentativo
degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e nella striscia di Gaza ha lanciato
un appello ad organizzare marce di protesta contro il ritiro. Dal canto suo, il
vice premier Shimon Peres ha dichiarato alla radio pubblica che le case dei
coloni saranno abbandonate intatte e non demolite, anche in considerazione
degli alti costi e del tempo che richiederebbe l’operazione. Intanto, il
premier Ariel Sharon ha affermato
che la polizia e l’esercito
israeliano sono pronti per avviare lo sgombero dei coloni, confermando anche la
data di inizio sgombero, cioè il prossimo 15 agosto. Ma in che modo si sta preparando l’esercito per questo
appuntamento? Eugenio Bonanata lo ha chiesto all’intellettuale israeliano Alon
Altaras:
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R. – L’esercito israeliano
affronta dei problemi inusuali, non sa come si tratta con la popolazione
israeliana. L’esercito israeliano ha, infatti, evacuato zone per un processo di
pace solo per Camp David, cioè dopo la pace con l’Egitto.
D. – Ci sono anche casi in cui i
militari si rifiutano di eseguire gli ordini?
R. – Sì, ma sono pochi. In
Israele, e questa è forse una cosa che non si sa, quando una persona è
religiosa c’è la possibilità di fare un tipo di servizio militare che abbini
gli studi biblici all’attività militare. Questo fa parte di un accordo dello
Stato israeliano con le autorità spirituali e religiose, vicine ai coloni.
Questa formula permette ad alcuni soldati, che vengono proprio dalle file dei
coloni, di rifiutarsi di evacuare i loro amici, familiari, fratelli …
D. – Qual è il significato,
nella prospettiva del governo d’Israele, di questa azione di disimpegno? Si
guarda alla pace o ci sono anche altre motivazioni?
R. – Secondo me, l’unica
occasione di Sharon per entrare nella storia d’Israele, non legandosi ad azioni
belliche, è di avviare questo processo di pace. Nonostante ciò, lui preferisce
chiamare in ebraico questo piano ‘il piano della separazione’. Il nome in
ebraico non è un nome molto legato alla pace e questa è una delusione per me.
Sharon, insomma, fa di tutto per non sottolineare questo patto può essere una
prima tappa di un cammino verso l’accordo, verso la pace. Questo dispiace e,
secondo me, è anche sbagliato strategicamente.
D. – Tuttavia, oggi, il vice
premier Peres ha detto che è inutile continuare a sciupare decine di miliardi
di dollari nelle colonie …
R. – Sì, insomma, i coloni sono
costati allo Stato d’Israele tantissimi soldi. Penso proprio più di cento
milioni di dollari in questi 37 anni, secondo l’ultimo dao riportato in un
libro scritto da una storica e un giornalista israeliano. Non penso che lo
Stato d’Israele, la cittadinanza, possa fare a lungo questi investimenti in un
territorio che non è un territorio israeliano, anche secondo lo stesso Stato
d’Israele. Questi territori, infatti, non sono mai stati annessi formalmente allo
Stato d’Israele. Nessun governo si è mai sognato di fare questo patto. Ed
Israele, alla soglia del 2005, deve decidere che tipo di Stato vuole essere.
Degli investimenti nei territori hanno beneficiato solo pochi cittadini
israeliani che vivono fuori da Israele e sono anche, in qualche maniera, fuori
dalla legge israeliana. Nei territori la responsabilità legale non è chiara e
non parliamo, dunque, solo di soldi. Con i territori e con i coloni si rischia
di non avere la maggioranza ebraica nel Paese, perché se noi lasciamo così i
territori, in 10 anni lo Stato d’Israele non sarà uno Stato a maggioranza di
cittadini ebraici. E questo deve essere un monito chiaro per chi deve prendere
questa decisione storica.
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Il partito hutu delle Forze per
la difesa e la democrazia (FDD) ha vinto le elezioni legislative in Burundi
ottenendo il 58,23% dei voti. Il Paese si prepara ora alle elezioni presidenziali
previste per il 19 agosto. Solo dopo questa votazione, sarà varato il nuovo governo.
Il governo sudanese e due gruppi ribelli del Darfur, hanno firmato
ieri una dichiarazione di principio per l’avvio di un dialogo politico che
ponga fine alla situazione di conflitto in cui versa la regione occidentale del
Sudan.
In Albania la coalizione di destra, guidata dall’ex presidente
Sali Berisha, ha raggiunto la maggioranza per formare il prossimo governo.
Seppure in presenza di dati ufficiali ancora parziali, secondo quanto ha
affermato l’agenzia ANSA, è ormai definitiva la vittoria della destra. In base
ai dati riportati, la coalizione guidata da Berisha ha vinto in almeno 55 dei
100 collegi in cui si è votato con il sistema uninominale, contro i 40 che si è
aggiudicato il partito socialista del premier uscente Fatos Nano.
Da
Vienna i ministri austriaci di Giustizia e Interno hanno fatto sapere che verificheranno
le affermazioni di un giornalista iraniano, in esilio in Francia, che ha
accusato il neo presidente della Repubblica Islamica, Ahmadinejad, di implicazione
nell’assassinio di un leader curdo, avvenuto a Vienna nel 1989.
In
Italia è unanime lo sdegno del mondo politico e istituzionale per la contestazione
al presidente della Repubblica da parte di 3 europarlamentari della Lega:
Borghezio, Speroni e Salvini. La contestazione è avvenuta ieri a Strasburgo, mentre
Carlo Azeglio Ciampi stava tenendo un discorso in difesa dell’euro. I tre
leghisti sono stati poi espulsi dall’aula dell’Europarlamento.
Gli immigrati entrati
illegalmente in Europa verranno rimandati nei Paesi di origine con voli
‘targati’ Unione Europea e non saranno più espulsi dalle singole nazioni. La
decisione è stata presa ieri dai ministri degli Interni di Francia, Spagna,
Italia, Gran Bretagna e Germania al termine del G5 di Evian. Il provvedimento
ammette, fra le altre cose, che quello dell'immigrazione clandestina è un problema
che riguarda tutta l’Unione.
Russia, Cina e alcuni Paesi dell’Asia centrale si sono riuniti
ieri ad Astana, capitale del Kazakistan per rafforzare il grado di cooperazione
nella lotta contro il terrorismo e per pronunciarsi contro ogni ingerenza nei
propri territori. Agli Stati Uniti è stato chiesto il ritiro delle basi
militari installate in Asia centrale per le operazioni in Afghanistan.
Il
Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, partirà venerdì prossimo per
una missione diplomatica di sei giorni in Cina, Corea del Sud e Giappone. Lo ha
annunciato il Dipartimento di Stato specificando che la missione ha lo scopo di
rilanciare la crisi nucleare con la Corea del Nord. I negoziati per risolvere
la questione dello sviluppo nucleare militare di Pyongyang da diversi mesi
attraversano un periodo di stallo. La
Rice si recherà, inoltre, anche in Thailandia per valutare gli sforzi per la
ricostruzione nel sud-est asiatico dopo lo tsunami dello scorso dicembre.
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