RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
185 - Testo della trasmissione di lunedì 4 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il
Papa nomina il Visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Appello del Patriarca maronita
Nasrallah Sfeir per il rilancio della vita religiosa in Libano
Presentata la “Campagna
obiettivi del millennio” promossa dalla Caritas e dalla FOCSIV
“Il coraggio di un nuovo
umanesimo di Pace”. E’ il titolo della XIX edizione
dell’incontro interreligioso di Sant’Egidio che si terrà a Lione
Alle elezioni in
Albania, in vantaggio il leader dell’opposizione che si proclama vincitore
Voto storico in Burundi per il nuovo Parlamento. Sono le prime legislative dal 1993, anno in cui è scoppiata la guerra civile.
4
luglio 2005
PORTARE IL VANGELO IN OGNI AMBITO DELLA SOCIETA’:
COSI’ BENEDETTO XVI AI PELLEGRINI DELL’ARCIDIOCESI
DI MADRID,
RICEVUTI IN AULA PAOLO VI, AL TERMINE DEL TERZO
SINODO DIOCESANO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Portare
il messaggio del Vangelo in ogni ambito della società: è l’esortazione di
Benedetto XVI ai fedeli dell’arcidiocesi di Madrid, ricevuti stamani in Aula
Paolo VI, al termine del terzo sinodo diocesano incentrato sul tema “La
trasmissione della fede, vissuta e realizzata nella comunione con la Chiesa”.
Il gruppo di pellegrini, circa 1600, è stato guidato dal cardinale Antonio
Maria Rouco Varela, arcivescovo della capitale spagnola. L’udienza si è svolta
in un clima particolarmente festoso. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“EN UNA SOCIEDAD SEDIENTA ...”
“In una
società assetata di autentici valori umani e che soffre tante divisioni – ha
sottolineato Benedetto XVI – la comunità dei credenti deve essere portatrice della
luce del Vangelo nella certezza che la carità è soprattutto comunicazione della
verità”. Sottolineando così l’importanza del Sinodo diocesano, il Papa ha
esortato la comunità ecclesiale a prendere coscienza di essere famiglia in sé,
una famiglia unita grazie alla presenza di Dio. Una comunità cattolica - ha
aggiunto - “depositaria di un messaggio con vocazione universale, destinato a
tutti gli esseri umani”.
“HAY QUE IR HASTA LOS CONFINES ...”
“Bisogna
andare sino ai confini della società – è stata l’esortazione di Benedetto XVI –
per portare a tutti la luce del messaggio di Cristo sul significato della vita,
della famiglia e della società”. Un messaggio - ha affermato - da portare “a
quelle persone che vivono nel deserto dell’abbandono e della povertà, amandole
con l’amore di Cristo”. Con questo spirito - ha aggiunto - la Chiesa di Madrid
sia presente in ogni ambito della vita quotidiana, anche attraverso i mezzi di
comunicazione sociale. L’udienza si è svolta in un clima particolarmente festoso.
I fedeli madrileni hanno intonato dei cori per il Papa: Benedicto amigo, Madrid
esta con tigo, “Benedetto amico, Madrid sta con te!”
Nel suo
indirizzo d’omaggio, il cardinale Antonio Rouco Varela si è soffermato sui
rischi insiti in una “società fortemente tentata da una cultura relativista e
da proposte di vita radicalmente secolariste, come se Dio non esistesse”. Così
facendo - ha avvertito il porporato - “non solo si nega la fede, ma anche la
ragione umana, come si è potuto vedere nella recente legislazione sul
matrimonio e la famiglia” voluta dal governo Zapatero.
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IL PAPA NOMINA VISITATORE APOSTOLICO
PER I FEDELI CALDEI IN EUROPA IL COREPISCOPO
PHILIP NAJIM
Benedetto XVI ha nominato
Visitatore Apostolico per i fedeli Caldei in Europa, senza carattere
episcopale, il corepiscopo Philip Najim, attuale procuratore del Patriarcato
Caldeo presso la Santa Sede e Visitatore Patriarcale per i Caldei in Europa.
ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto, in diverse udienze,
il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e
la Disciplina dei Sacramenti; il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente
del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute e il cardinale Antonio
Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid.
IL FORTE APPELLO IERI DEL PAPA AFFINCHÉ I PAESI
RICCHI MANTENGANO FEDE
AGLI IMPEGNI PRESI IN MATERIA DI DEBITO ESTERO:
SUL G8 AD EDIMBURGO PESA LA GRAVE RESPONSABILITÀ DI RISPONDERE IN MANIERA TANGIBILE ALLE
RICHIESTE DEL MONDO E AL GRIDO DI DOLORE DELL’AFRICA
-
Intervista con Luca De Fraia -
Ieri all’Angelus è giunto il
forte appello di Papa Benedetto XVI, affinché i Paesi ricchi non dimentichino
l'Africa, mantengano fede agli impegni presi in materia di debito estero e
mettano in opera misure concrete per promuovere un autentico sviluppo del Continente,
nell'ardente speranza che il flagello della povertà possa un giorno essere consegnato
alla storia. Dopo i megaconcerti “Live 8” per la richiesta della cancellazione
del debito pubblico dei Paesi africani, sul vertice G8 di Edimburgo, che
prenderà il via venerdì prossimo, pesa ora la grave responsabilità di
rispondere in maniera tangibile alle richieste del mondo e al grido di dolore
del continente più povero della Terra. Riusciranno i Paesi più industrializzati
a promuovere il futuro sviluppo africano? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a
Luca De Fraia della Coalizione Italiana contro la Povertà, che sarà ad Edimburgo
a seguire il G8:
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R. – La
mia impressione è che dopo la grande mobilitazione di pubblico, di artisti, di
uomini politici, di rappresentanti delle Chiese, in questi ultimi giorni ci
siano delle condizioni nuove. Qualcosa effettivamente si può migliorare. Noi
riteniamo che l’accordo dei ministri delle Finanze di inizio giugno vada
migliorato. Un maggior numero di Paesi dovrà beneficiare della cancellazione
del debito, soprattutto per liberare maggiori risorse per la lotta alla povertà.
D. – Si chiede anche all’Africa,
però, di venire incontro al mondo industrializzato. In che modo i vari Paesi
del continente possono aprire le porte ad un aiuto concreto?
R. – Il
continente africano negli ultimi anni ha preso su di sé la responsabilità dello
sviluppo e del benessere del suo popolo. Sono stati creati meccanismi di
controllo e di verifica africani per l’Africa. Penso agli interventi per la
risoluzione interna dei conflitti. Quindi, in questo senso l’Africa si sta muovendo.
Ma c’è una grande sfida, che è quella del commercio globale. Questo grande
continente, con più di 700 milioni di persone, è ancora ai margini del
commercio mondiale. Il primo passo però va fatto insieme, a partire da
interventi che devono essere realizzati in alcune aree. Ad esempio c’è il problema
dei sussidi, di cui si parla molto in questi giorni, che costituiscono un
impedimento, perché le economie sussidiate dei Paesi più ricchi sono sicuramente
più forti delle economie dei Paesi africani che hanno grandi difficoltà di partenza.
D. – Sono in molti a dire che il
progresso economico vada di pari passo con strutture politiche democratiche. Ma
l’Africa è matura per la democrazia, oggi?
R. – Io credo che il percorso
dell’Africa verso la democrazia sia un percorso già iniziato. Lo vediamo in
grandi Paesi come il Sudafrica, la Nigeria, che hanno deciso, e ci stanno
sicuramente provando, di mettersi il passato alle spalle e guardare soprattutto
al futuro. Il caso della Nigeria è un caso emblematico. Ci sono, in questo
senso notizie incoraggianti, perché la Nigeria è una di quelle Nazioni colpite
da una forma di debito molto particolare, originato dai precedenti regimi dittatoriali
e al quale gli attuali governi, avviati verso la democrazia, devono ancora far
fronte. Io credo che il continente africano stia dando prova di questo impegno
per la democrazia. Ho usato un’espressione che a me non piace tanto: “dare
prova”, perché stiamo sempre chiedendo all’Africa di fare qualcosa. Io credo
che sia il mondo ricco, il mondo occidentale, che deve guardare con attenzione
a quello che ha fatto e a come si è comportato verso l’Africa negli ultimi 20 o
30 anni. Scoprirebbe che ci sono molte responsabilità, anzi forse le maggiori
del disastro africano.
D. – A proposito di queste
responsabilità, molte riguardano lo sfruttamento delle materie prime di cui
l’Africa ancora oggi è ricchissima. Come portare i Paesi africani a sfruttare
autonomamente questo loro patrimonio naturale?
R. –
Forse questo è il percorso più lungo e difficile, perché dobbiamo considerare
le condizioni del mercato globale, dove vengono fissati i prezzi delle materie
prime. In Africa non ci sono le piazze finanziarie che possono decidere i
prezzi delle materie prime, come petrolio, diamanti ed altri importanti minerali,
e soprattutto rame. Quindi, è un percorso lungo, di cui tutta la comunità
internazionale deve farsi carico. Sicuramente gli aiuti possono svolgere una
parte fondamentale nel trasferire conoscenze, competenze nella realizzazione di
infrastrutture. Uno dei grandi problemi del continente africano è anche la
capacità o la possibilità di avere quelle infrastrutture in grado di creare un
mercato regionale o continentale. Le aree di intervento, quindi, sono tante, ma
bisogna effettivamente rispondere a questa richiesta di maggiori risorse. E’
una richiesta segnalata da più parti, alla quale bisogna dare una risposta
immediata.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo “Sradicare la
povertà dall’Africa”: all’Angelus, Benedetto XVI rivolge il suo appello ai
partecipanti al “G-8” che si aprirà mercoledì 6 a Gleneagles, in Scozia.
Nelle vaticane, il discorso di Benedetto XVI al
pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Madrid. Nell’occasione, il Papa ha
sottolineato l’esigenza di portare a tutti la luce del messaggio di Cristo sul
significato della vita e della famiglia.
Nelle
estere, Iraq: sequestrato l’ambasciatore egiziano a Baghdad.
“G-8”:
i leader mondiali chiamati a rispondere alle emergenze africane; Blair lancia
un appello per la lotta alla povertà anche come strumento per sconfiggere il
terrorismo.
Nella
pagina culturale, “Le radici filologiche del ‘patetico’ foscoliano” è il titolo
dell’articolo di Franco Lanza sull’opera di Claudio Perini “Il canto dell’amico
perduto”.
Nelle pagine italiane, in primo piano l’articolo
dal titolo “Follini riconfermato segretario dell’Udc; Casini indicato quale
leader del nuovo partito dei moderati”.
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4
luglio 2005
L’INDIA PROTAGONISTA DI UN BOOM ECONOMICO MENTRE A
CALCUTTA
RESTA DIFFICILE PERCEPIRE I SEGNI DEL PROGRESSO
Nonostante il boom economico che
sta vivendo l’India in questi ultimi tre anni a Calcutta, o Calcata come viene
chiamata ora, é difficile vedere i segni del progresso su quelli che la Beata
Madre Teresa chiamava “i poveri tra i più poveri”. Ascoltiamo quanto ci
riferisce proprio dalla capitale indiana Maria Grazia Coggiola:
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E’
cambiato solo lo sfondo su cui si staglia la miseria. Adesso ci sono i cartelloni
pubblicitari di telefonini; sono spuntate le prime catene di negozi in stile
occidentale, le vecchie ambassador
stanno per essere soppiantate da nuove auto più potenti e più alla moda. E’
aumentato, intanto, il divario tra ricchi e poveri, dice suor Gemma, novizia
italiana delle Missionarie della Carità che a dicembre prenderà i voti perpetui
e che per sei mesi ha lavorato nella casa di Caligat, quella per i malati
terminali. Negli ultimi anni Calcutta ha fatto passi da gigante. Il traffico è
migliorato, la città è più pulita, ci sono più servizi pubblici: lo dicono i
giovani, che però vivono nei quartieri bene della città. Gli slam, le tendopoli,
sono però solo state trasferite altrove per far posto a nuove costruzioni. Non
c’è stata quindi una riabilitazione. Adesso che è stagione delle piogge, gli
scoli urbani allagano le strade. E’ difficile per i mendicanti trovare un posto
all’asciutto ed è ancora più evidente che Calcutta è rimasta la stessa “città
della gioia” descritta nel famoso libro di Dominique Lapierre. Sopravvivono,
unico posto in India, i rischò,
tirati da corpi scheletrici, a piedi nudi. Madri e bambini si contendono gli
avanzi davanti ai ristoranti: figli delle prostitute di Sonagachi che giocano
in strada mentre la madre è occupata con i clienti. Il discendente di una delle
famiglie bengalesi più ricche, Irene Dromalig, che vive nel Marlbore Palace,
casa museo in decadenza ma con una ricca collezione di arte, dice che da anni a
Calcutta ricchezza e povertà vivono in perfetta sintonia e che così sarà per
sempre perché questo è nell’ordine delle cose, secondo la filosofia induista.
Da 300 anni, ogni giorno, alle quattordici, apre i cancelli per distribuire un
pasto a 500 poveri.
Da
Calcutta, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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ASSICURARE LA TRASPARENZA DELLE DONAZIONI: E’ LA
SFIDA LANCIATA
DAL FORUM PERMANENTE DEL TERZO SETTORE, CON LA
CREAZIONE
DI UN ISTITUTO DI GARANZIA PER I DONATORI
- Ai nostri microfoni Edo Patriarca -
“Garantire che le donazioni arrivino a centri
qualificati”: è la sfida lanciata a Milano, alla presentazione dell’Istituto
Italiano Donazione, nei giorni scorsi. Nato dalla collaborazione tra il Forum
Permanente del Terzo Settore, Sodalitas e il Summit della Solidarietà,
l’Istituto mira ad aiutare le associazioni no profit e a fornire
garanzie ai donatori. Di fatto è stato ideato un marchio per garantire
trasparenza e qualità nel Terzo Settore. Massimiliano Menichetti ha raccolto il
commento di Edo Patriarca presidente dell’Istituto e del Forum Permanente del
Terzo Settore:
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R. - Creare un istituto, da una parte, per dare sicurezza
ai cittadini che vogliono donare ai no profit sapendo che quei soldi
arrivano ad associazioni riconosciute, dall’altra, per far sì che le
associazioni dei no profit, che raccolgono fondi e gestiscono progetti,
davvero in qualche modo possano usufruire di un marchio che li garantisce e li
tutela.
D. - Da una parte chi dona, dall’altra chi opera nel no
profit. Ma qual è lo stato attuale del Terzo Settore?
R. – E’ uno dei pochi settori, forse, che in questo nostro
Paese cresce ed ha buoni risultati. Purtroppo viene poco raccontato in questo momento
di crisi e di difficoltà economica. Il settore che oggi cresce in termini di
occupazione, di mole di impegni e di
attività sui territori, ma anche di fatturati, è proprio il Terzo Settore.
D. - In concreto, come si articola questo mondo?
R. - Parliamo del mondo della solidarietà, fatto di
volontariato, di associazionismo, di imprese sociali, di Ong, fatto di fondazioni,
quindi tutta questa area grandissima della solidarietà organizzata.
D. – Parliamo di un’espressione concreta di questo
impegno: la banca etica...
R. - La banca etica è una banca costituita dal nostro
mondo affinché tutta l’area finanziaria di sostegno al microcredito e non solo
diventasse un’area anche questa di sostegno al no profit italiano. C’è
anche l’esperienza di qualità di CGN, tutta la rete di impresa sociale. E poi
le grandi reti di volontariato, le Misericordie, l’Ampas, il Movi.
D. - Insomma molte sigle che hanno alle spalle uno sforzo
produttivo in favore degli altri e che nello stesso tempo riescono a generare
ricchezza. Ma qual è la sfida dell’Istituto italiano donazioni?
R. - Di avere la maggior parte dei soci del no profit italiano,
di trovare credito presso le aziende
profit, perché questo significherà dare loro garanzie, ma anche presso le
pubbliche amministrazioni. Noi speriamo davvero che questo marchio, questo
“bollino blu” diventi anche un criterio di qualità ed efficienza anche per le
pubbliche amministrazioni ogni qualvolta dovranno dare risorse e sostenere i
progetti sul territorio del no profit italiano.
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Curare le malattie
dell’occhio nei paesi più poveri. È questo l’obiettivo
della missione “ridare la
luce” condotta recentemente in benin
dai medici dell’AFMAL e
dell’aeronautica militare
- Intervista con il dottor Giorgio Ghirelli -
Far recuperare una buona vista a
chi è affetto da cataratta non è un’operazione difficile nel mondo occidentale.
In Paesi come il Benin questo significa
anche restituire la libertà a quei bambini, e sono tanti, che, costretti ad
affiancare i non vedenti, sacrificano in questo ruolo la propria infanzia.
Proprio in un ospedale del Paese del Benin, ha operato lo scorso mese di giugno
la missione umanitaria “Ridare la luce”, costituita dall’associazione
Fatebenefratelli per i malati lontani (AFMAL), in collaborazione con i medici
dell’aeronautica militare italiana. Ma quali sono stati gli interventi
principali condotti dall’equipe medica? Eugenio Bonanata lo ha chiesto al
dottor Giorgio Ghirelli, membro dell’équipe medica della missione:
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R. – La maggior parte dei nostri
interventi hanno riguardato la patologia della cataratta. Però, purtroppo,
abbiamo notato un’altissima incidenza di glaucomi, glaucomi giovanili
malformativi. Non essendoci, ovviamente, una profilassi e una prevenzione,
arrivavano alla nostra attenzione, alla nostra visita, con cecità già completa
e a quel punto, purtroppo, non potevamo fare più niente.
D. – Cosa ha lasciato dal punto
di vista umano questa esperienza?
R. –
Sicuramente un impatto positivamente stimolante sulla nostra coscienza: ci
invita molto a riflettere sul tipo di vita che noi conduciamo in Occidente, in
confronto alla lotta per la sopravvivenza che esiste in questi Paesi così poveri
e sottosviluppati. Il sorriso dei bambini, gli occhi dei bambini sono lo
specchio della triste realtà di questi posti.
D. – Com’è stato il contatto con
la gente locale? Come ha reagito alla vostra presenza? C’è magari un caso
particolare che ci vuole raccontare?
R. – C’è stato un annuncio
tramite la radio locale della nostra presenza. Quindi, c’è stata una grande
affluenza al nostro ospedale. Abbiamo avuto due o tre casi significativi.
Abbiamo operato, per esempio, una bambina di due anni e mezzo con una cataratta
traumatica, con buon esito. Bello il sorriso della bambina, quando abbiamo
sbendato l’occhio. Un altro caso, è stato quello di un ragazzo di 20 anni
diabetico, quindi destinato alla cecità se non veniva operato. Dopo
l’intervento, è venuto tutti i giorni a trovarci, a salutarci, perché vedeva
molto bene ed era molto contento.
D. – Cosa potrebbe fare ciascuno
di noi, secondo lei, per queste persone che vivono in condizioni sicuramente
meno agiate?
R. – Sicuramente, un sostegno
economico. Può essere un sostegno a distanza: sia adottando a distanza i
bambini, sia cercando di finanziare l’ospedale stesso che, ovviamente, ha dei
costi molto elevati e a volte non possono essere sostenuti.
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N DOCUMENTO SULLA QUESTIONE DEL LAVORO,
INDIRIZZATO
ALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA ED ACCADEMICA
DELL’UNIONE EUROPEA:
A CONCLUSIONE DEL TERZO SIMPOSIO EUROPEO DEI
DOCENTI UNIVERSITARI,
ORGANIZZATO DAL VICARIATO A ROMA
- Con noi mons. Giuseppe Lanza e Carlo Dell’Aringa
-
Un documento sulla questione del
lavoro indirizzato alla comunità scientifica ed accademica dell’Unione Europea:
è stato pubblicato ieri a conclusione del terzo Simposio europeo dei docenti
universitari organizzato dall’ufficio per la
pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Tra i progetti presentati
al termine del convegno, che si è svolto nella capitale italiana, anche quello
di un portale che consentirebbe un collegamento tra le università del Vecchio
Continente in vista del prossimo incontro previsto tra due anni. Il servizio di
Marina Tomarro:
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Il
lavoro rappresenta un aspetto fondamentale della vita dell’uomo ed è il mezzo
attraverso il quale egli contribuisce all’opera creatrice di Dio. Così i
quattrocento partecipanti al simposio europeo dei docenti universitari hanno
concluso questa quattro giorni di incontri sul tema dell’università e il lavoro.
Ma in che modo l’università può preparare i ragazzi ad entrare nel mondo del
lavoro? Mons. Giuseppe Lanza, rettore della Pontificia Università Lateranense:
R. – Il
primo modo, direi, è quello di considerare l’università stessa un ambiente di
lavoro; un secondo aspetto è cercare di articolare meglio l’idea che
l’università non è una possibilità di lavorare nel senso di ottenere uno
stipendio, ma un luogo nel quale si cerca di elaborare un sapere che è utile
alla società. Naturalmente, questo se non è semplicemente un’intenzione, fà sì
che l’università non si attardi su saperi che eventualmente non sono connessi
con quelle che sono le richieste del mercato del lavoro. D’altro canto,
l’università ha anche una funzione critica per non lasciarsi assorbire dalla
visione del mercato. In realtà, lo scopo deve essere quello di permettere alla
persona di sviluppare se stessa e alla società di essere costruttiva.
D. - Il lavoro precario, la
formazione alle professioni, l’importanza della ricerca, questi i temi
principali affrontati durante il Simposio, tenendo presente che ormai gli
universitari percorrono un cammino europeo passando un periodo di studio in
Paesi diversi dal proprio per acquisire una preparazione più ampia. Ma alla
luce di tutto questo, si potrebbe pensare ad un lavoro di rete tra le varie
università europee? Carlo Dell’Aringa docente presso l’Università Cattolica del
Sacro Cuore:
R. - Certamente questo è venuto
fuori anche un po’ alla fine di questa sessione, in cui io ho fatto un augurio
di non lasciare questa occasione isolata. Lo sforzo quindi, immagino potrebbe
andare proprio in questa direzione: partendo dal successo di questa iniziativa,
si potrebbe sviluppare una rete tra questi docenti, benché non c’è dubbio che i
problemi della ricerca e della formazione, come i risultati della ricerca della
formazione, non rimangono nei ristretti confini di un Paese. Quindi, senz’altro
i problemi diventano un po’ universali e il fatto di affrontarli con docenti
che lavorano in diversi punti dell’Europa, può aiutare naturalmente a trovare
soluzioni anche più efficaci.
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LA SONDA INVIATA STAMANI SULLA COMETA TEMPEL 1, A
133 MILIONI DI CHILOMETRI DALLA TERRA, APRE NUOVE SPERIMENTAZIONI. SODDISFAZIONE
NEL CENTRO
DI CONTROLLO
NASA DI PASADENA, IN CALIFORNIA PER LA RIUSCITA DEL LANCIO
- Con noi, il prof. Piero Benvenuti -
Un lungo applauso nel centro di
controllo NASA di Pasadena, in California, ha accompagnato stamattina, alle
7,52 ora italiana, la buona riuscita della missione “Deep impact”. Un
proiettile di rame del peso di 370 chili è stato sparato da una sonda, alla
velocità di 37 mila chilometri orari, sulla cometa Tempel 1, a 133 milioni di
chilometri dalla terra, generando un profondo cratere delle dimensioni di un
campo di calcio. L’Agenzia spaziale americana esaminerà ora la natura dei
detriti sollevati dal violento impatto. Sullo scopo e gli effetti dell’esperimento,
Roberta Moretti ha intervistato il prof. Piero Benvenuti, presidente dell’INAF,
l’Istituto nazionale italiano di astrofisica:
**********
R. –
Certamente c’è un interesse nel capire la composizione di questi oggetti,
perché sono tra i più originari dal punto di vista della composizione chimica
nel Sistema Solare. Quindi, potrebbero essere in effetti i luoghi dove si sono
originate, non dico la vita, ma le molecole basilari per la costruzione poi
della vita. Naturalmente questa è un’ipotesi che va dimostrata. Devo dire che
l’esperimento è abbastanza rudimentale, nel senso che fa sollevare del
materiale della Cometa attraverso questo impatto e poi le osservazioni vengono
fatte con i telescopi terrestri. Molto più interessanti saranno i risultati,
nel 2014, della missione europea Rosetta, che è già in volo e che atterrerà
sulla Cometa. Avranno una serie di strumenti per analizzare in sito la
composizione chimica del materiale.
D. – Questa missione ha già
prodotto dei risultati concreti?
R. –
Rosetta, nel suo viaggio interplanetario, ha fatto delle osservazioni della
Terra e ha studiato dall’esterno le tracce di vita. Ha dimostrato che
osservando con dettaglio un pianeta, in cui c’è la presenza di vita come la conosciamo,
è possibile rilevarlo anche da lontano.
D. – Quali sono i progetti, a
breve e medio termine, della ricerca spaziale?
R. – Oltre all’osservazione del
Sistema Solare, che è vicino a noi, è molto importante anche l’osservazione
dell’Universo lontano. Nei prossimi anni speriamo di avere dei risultati grazie
ad un grande telescopio spaziale che l’America e l’Europa stanno pianificando e
che ci permetterà di vedere le fasi iniziali dell’Universo, quando si sono
formate le prime stelle e le prime galassie. Anche questo esperimento è
importante per capire come si è originato l’intero Universo.
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4 luglio 2005
“I poveri non possono
aspettare”: E’ L’IMPERATIVO DELLA
“CAMPAGNA OBIETTIVI DEL MILLENNIO” PROMOSSA DALLA
CARITAS E DALLA FOCSIV
ROMA. =
Che faresti se sapessi che 700.000 bambini di età inferiore ai cinque anni a
causa della fame e delle malattie sono destinati alla morte? Purtroppo non è un’ipotesi
ma è la realtà emersa dalla campagna sugli “Obiettivi di sviluppo del
millennio” presentata da Sergio Marelli, direttore generale di “Volontari
nel mondo-Focsiv”, la federazione delle organizzazioni non governative
cattoliche. “Il nostro sviluppo è messo in discussione se gli impegni per il
dimezzamento della povertà entro il 2015 non verranno mantenuti – ha
sottolineato Marelli - Non è solo un imperativo morale ed etico per noi
credenti ma anche l’unica strada per garantire ai nostri figli un futuro”.
23.000 donne, ogni anno, in Etiopia perdono la vita in seguito al parto e
12.000 persone muoiono ogni giorno di fame. “Non c’è più tempo da perdere e i
numeri sono lì a dimostrarlo – ha esortato Marelli - Questi numeri ci
schiacciano alla nostra responsabilità, che non può più essere procrastinata”.
Accanto a lui, durante la presentazione della campagna sugli “Obiettivi di
sviluppo del millennio”, don Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana,
che insieme alla Focsiv è capofila di questa iniziativa. Tre i temi su cui concentrare
impegni concreti ed azioni specifiche: cancellazione del debito, cooperazione
internazionale e commercio mondiale. Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale
avvertono che gli attuali 50 miliardi di dollari all’anno non bastano più,
occorre almeno il doppio. “I dazi e i meccanismi doganali di protezione dei
prodotto del nord del mondo bloccano lo sviluppo economico dei Paesi poveri” –
ha sottolineato Marelli. Una possibile soluzione, infine, è stata proposta da
don Nozza secondo il quale si dovrebbe “consolidare la cultura della
solidarietà attivando l’impegno concreto attraverso la fittissima rete di 222
Caritas diocesane e 25.000 parrocchie in Italia”. (R.A.)
Appello del Patriarca maronita Nasrallah Sfeir per il rilancio
della vita religiosa in
Libano. L’Occasione e’ stata offerta
dal 50mo anniversario
della morte del fondatore
della Congregazione religiosa della Santa Croce
BEIRUT
- “Appello urgente” del Patriarca maronita Nasrallah Sfeir a tutti i religiosi
del Libano, perché comincino un’azione di rinnovamento spirituale, capace di
condurre tutti i credenti sulla via della santità. Una riflessione che prende
spunto dalla celebrazione del 50.mo anniversario della morte di padre Giacomo
Haddad, cappuccino, fondatore della Congregazione religiosa della Santa Croce,
e del primo centenario della creazione della congregazione, che conta oggi 300 suore in tutto il mondo.
Nell’occasione il Patriarca Sfeir ha avuto un incontro privato con il
presidente Lahoud, il secondo nell'arco di dieci giorni. Secondo quanto riporta
l’Agenzia AsiaNews l'incontro è stato
caratterizzato dalla volontà di far uscire il Paese dalla crisi attuale con
mezzi democratici, lontani anche dal linguaggio della guerra. Il Patriarca ha
ricordato il principio fondamentale della vita consacrata: “Figli miei amate
Cristo attraverso i suoi fratelli poveri, gli emarginati, i malati e gli
invalidi che soffrono di handicap mentali o corporali”. Infine, ha espresso la
speranza di vedere padre Giacomo Haddad innalzato in tempo breve agli onori
degli altari, come Charbel Makhlouf, Santa Rebecca Rayes e santo
Neemtallah Hardini, figli devoti della Chiesa maronita, “perché la Chiesa e la
Patria hanno ancora bisogno di testimoni integri”. (R.A.)
A
LIONE IL PROSSIMO INCONTRO INTERRELIGIOSO DI SANT'EGIDIO.
“IL
CORAGGIO DI UN NUOVO UMANESIMO DI PACE”, IL TITOLO DELLA XIX EDIZIONE
LIONE. = Si svolgerà
a Lione, in Francia, dall'11 al 13 settembre, il prossimo incontro
interreligioso per la pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. L'appuntamento,
ormai divenuto uno dei momenti più significativi del dialogo fra i leader religiosi
del mondo, è giunto alla sua 19esima edizione. L'edizione di quest'anno ha per
titolo “Il coraggio di un nuovo umanesimo di pace”. Molte le personalità che
prenderanno parte alla tre giorni durante i quali cade anche l'anniversario
degli attentati dell'11 settembre. A questa data verrà dedicata una parte importante
delle riflessioni e dei dibattiti che si svolgeranno nella città francese. E'
prevista la partecipazione di diversi esponenti del mondo ebraico e
musulmano, nonché la presenza di numerosi arcivescovi e patriarchi cattolici. Saranno
presenti infine rappresentanti di altre confessioni cristiane e personalità del
mondo della politica e della cultura. (R.A.)
NASCE IL CONSIGLIO DELLE MUNICIPALITÀ ANDINE.
PASSO IMPORTANTE IN PROSPETTIVA DELLA POSSIBILE
CREAZIONE
della “Comunità delle
nazioni sudamericane”
LIMA. =
Un nuovo passo in avanti verso la possibile creazione della
“Comunità delle nazioni sudamericane”. E’ nato, infatti, il “Consiglio
consultivo delle autorità municipali andine”, considerato non solo strumento per una maggiore integrazione
regionale ma soprattutto anello aggiuntivo al cosiddetto “Sistema andino
d’integrazione”. Decine di sindaci e rappresentanti delle città andine, incluse
molte capitali, hanno dato vita in una riunione a Lima, a questo nuovo
organismo al quale prendono parte le municipalità dei cinque Paesi della
Comunità delle nazioni andine: Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela. Il
nuovo Consiglio intende valorizzare il ruolo delle amministrazioni locali nel
promuovere democrazia e sviluppo sul territorio di fronte alle sfide della
globalizzazione e della crescente urbanizzazione delle popolazioni. I sindaci
ora intendono lavorare per avviare legami tra il nuovo organismo e analoghe
strutture regionali come il “Mercociudades” e il Forum consultivo delle
amministrazioni locali dei Paesi Mercosur. (R.A.)
IN
CORSO A ROMA “ARTE CONTEMPORANEA PER I RIFUGIATI”:
LA
MOSTRA, PROMOSSA DALL’ALTO COMMISSARIATO DELLA NAZIONI UNITE
PER I
RIFUGIATI, CULMINERÀ IL 6 LUGLIO PROSSIMO CON UN’ASTA DI BENEFICENZA
IN
FAVORE DEI PROFUGHI DELLA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR
ROMA. = 50 opere di grandi artisti contemporanei
sono in mostra a Roma, presso i Musei di San Salvatore in Lauro, per la terza
edizione di “Arte contemporanea per i Rifugiati”(ACNUR). L’iniziativa, che
culminerà il 6 luglio prossimo con un’asta di beneficenza, è promossa dall’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in collaborazione con
Christie’s e Il Cigno Edizioni. I fondi raccolti verranno devoluti in favore
delle popolazioni della regione sudanese del Darfur, dove il conflitto tra le
milizie filogovernative e gruppi ribelli ha provocato dal 2003 l’esodo di circa
2 milioni di persone, di cui oltre 200 mila nel vicino Ciad. La popolazione civile,
oltre a essere stata strappata dalle proprie case, è quotidianamente oggetto di
uccisioni, stupri, saccheggi di bestiame e distruzione dei raccolti. Il
ricavato dell’asta assicurerà la fornitura di tende, per proteggere i rifugiati
sudanesi dalla notevole escursione termica tra il giorno e la notte e dalle piogge
torrenziali, che provocano allagamenti, favorendo la diffusione di colera ed
epatite. Con i proventi della prima edizione, nel 2003, l’ACNUR aveva fornito latte terapeutico a circa 400
mila bambini sotto i 5 anni in Guinea, Repubblica Democratica del Congo,
Tanzania e Zambia. Nel 2004, invece, 80 mila rifugiati sudanesi, ospitati in 4
campi profughi in Etiopia, avevano avuto accesso e disponibilità di acqua. Tra
gli artisti in mostra quest’anno:
Afro Basaldella, Mario Ceroli, Giacomo Manzù, Umberto Mastroianni, Marino
Marini, Mimmo Paladino, Arnaldo Pomodoro e Mimmo Rotella. (R.M.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco e Donika Lafratta -
I primi risultati ufficiali delle elezioni legislative svoltesi
ieri in Albania, danno in vantaggio la coalizione di destra, all’opposizione.
Il leader di questa formazione, l’ex presidente Berisha, si è proclamato
vincitore ma bisognerà attendere questa sera per sapere se i risultati del voto
sanciranno la vittoria dell’opposizione o riconfermeranno al governo i socialisti
del premier Fatos Nano. Un episodio di violenza ha scosso, intanto, la tornata
elettorale: nei pressi di un seggio è stato ucciso ieri un rappresentante del
partito repubblicano. Secondo gli osservatori, il popolo albanese ha comunque
dato una prova di “grande maturità”: alle urne sono andati quasi ill 60 per
cento degli aventi diritto.
Al voto di nuovo in Burundi, dopo le elezioni comunali di un
mese fa. Per la prima volta dalla fine della guerra civile il Paese è chiamato
a scegliere il nuovo Parlamento. Circa 5.500 caschi blu dell’ONU vigilano sul
voto, che vede ancora una volta favoriti gli ex ribelli delle Forze per la
difesa della democrazia. Il nostro servizio:
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Più di tre milioni di burundesi
sono chiamati all’appuntamento con le urne per eleggere il nuovo Parlamento.
Sono le prime legislative a partire dal 1993, anno di inizio della sanguinosa
guerra civile tra la minoranza Tutsi e la maggioranza Hutu che ha provocato almeno
300 mila morti ed oltre un milione di sfollati. Si prevede una vittoria del
partito Hutu delle Forze per la difesa e per la democrazia, ex movimento
ribelle integratosi nella vita politica dopo gli accordi di pace del 2003. I
burundesi hanno già ratificato una Costituzione che assicura ruoli di rilievo anche
alla minoranza Tutsi, al potere negli anni ‘90. Gli accordi tra ribelli e
governo prevedono, inoltre, la ripartizione dei 100 seggi parlamentari: 60
saranno assegnati a deputati Hutu e gli altri 40 a rappresentanti Tutsi. Le
odierne elezioni, precedute la scorsa settimana da scontri tra l’esercito e
forze ribelli costati la vita a 18 persone, fanno crescere i timori di nuovi
disordini. Ma il responsabile della missione ONU in Burundi, Carolyn McAskie, ha
comunque assicurato che non ci saranno violenze. La consultazione si svolge
sotto stretta sorveglianza dei caschi blu delle Nazioni Unite.
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Si apre oggi a Sirte,
in Libia, il vertice dei capi di Stato e di governo di una ventina dei 53 Paesi
dell’Unione Africana (UA). La riunione è stata organizzata dal leader libico,
Gheddafi, per discutere dei conflitti ancora presenti nel Continente, delle
iniziative tese a cancellare il debito dei Paesi poveri e per sollecitare la creazione
di due seggi permanenti dell’ONU in rappresentanza dell’Africa. Il segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha ribadito la responsabilità di ogni
nazione di proteggere le popolazioni dal genocidio, dai crimini di guerra e
dalle pulizie etniche. Annan ha anche criticato l’indifferenza e la lentezza
della comunità internazionale nel dare una risposta concreta alla crisi del Darfur,
in Sudan.
Ancora
violenze in Iraq. Uno degli esponenti del principale partito politico sciita
del Paese è stato ucciso a Baghdad, mentre l’esplosione di una bomba ha causato
nella capitale la morte di tre civili. Continua a crescere, inoltre, l’ansia
per la sorte del diplomatico egiziano, Ihab al Sherif, sequestrato sabato scorso nella
capitale irachena. Il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Aboul Gheit, ha
lanciato stamani un appello per la sua liberazione. “Ci aspettiamo che
venga trattato bene”, ha detto il ministro precisando che il sequestro non è
ancora stato rivendicato. Al Sherif è il primo ambasciatore in Iraq nominato da
un Paese arabo dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.
In Afghanistan, un bombardamento
dell’aviazione americana contro una presunta base di talebani nell’est del
Paese ha provocato la morte di almeno 17 civili. Lo hanno riferito fonti locali
precisando che l’attacco è avvenuto la scorsa settimana. Tra le vittime ci sono
anche donne e bambini.
È morto in uno scontro a fuoco con le forze di
sicurezza saudite Younis Mohammad Ibrahim al Hayari, uno dei principali
esponenti di Al Qaeda. Il marocchino figurava in cima a una lista di 36
super-ricercati affiliati alla rete terroristica di Bin Laden. Dal 2003
l’Arabia Saudita ha condotto diverse operazioni militari contro i militanti di
Al Qaeda.
Un ufficiale dei servizi di sicurezza e due soldati siriani
hanno perso la vita in una serie di scontri con alcuni integralisti. Nelle
sparatorie, avvenute alla periferia di Damasco e al confine con il Libano, è
morto anche un militante integralista e decine di persone sono rimaste ferite.
In Scozia proseguono le manifestazioni di protesta
contro il summit dei G8, che si terrà venerdì prossimo ad Edimburgo: almeno 200
persone hanno aderito al blocco della base navale di Faslane per protestare
contro il nucleare. Ieri, intanto, si è tenuto a Kaliningrad, in
Russia, un incontro tra il presidente russo Putin, il capo dello Stato francese
Chirac ed il cancelliere tedesco Schröder per favorire intese in campo ecologico. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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“Abbiamo avuto discussioni difficili”, ha ammesso il presidente
francese Chirac, “ma sembra che ci orienteremo verso un accordo”. Sul problema
del riscaldamento del pianeta, le posizioni di Russia, Germania e Francia sono
uniche e sembrano avere scalfito il ‘no’ americano a Kyoto. Il tedesco Schröder
ha poi annunciato che entro il 2010 i membri dell’Unione Europea dovranno
versare ai Paesi poveri lo 0,5 per cento del loro PIL, una percentuale che
salirà a 0,7 per cento entro il 2015. Putin è uno dei sostenitori
dell’iniziativa. La troika ha anche discusso dell’Iraq. “Dimentichiamo le divisioni
passate”, ha detto il capo del Cremlino che il prossimo anno ospiterà il G8.
Futuro tema del club: “La sicurezza energetica”. Da questo pre-vertice giunge
anche un messaggio di riconciliazione continentale. Kaliningrad, ieri tedesca,
oggi russa, può esserne il simbolo.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Il primo ministro britannico, Tony Blair, ha incontrato a
Singapore il premier del Paese asiatico, Lee Hsien Loong. I temi affrontati
durante il colloquio sono stati lo sviluppo internazionale e la lotta al
terrorismo. A Singapore si terrà mercoledì prossimo la riunione del Comitato
olimpico internazionale per designare la città sede dei Giochi olimpici del
2012. In lizza sono Londra, Parigi, Mosca, New York e Madrid. Il premier spagnolo, Jose Luís Rodríguez Zapatero, ha
detto che si recherà nello Stato asiatico per sostenere la candidatura di
Madrid.
In Italia con la
rielezione a segretario di Marco Follini, si è concluso ieri il secondo Congresso
nazionale dell’UDC. L’ultima giornata della riunione dei centristi della
maggioranza è stata caratterizzata dall’intervento del presidente della Camera
Casini. E si è chiusa anche l’assemblea di Alleanza nazionale, che ha confermato
la fiducia al presidente Fini al termine di un franco confronto interno. Il
servizio è di Giampiero Guadagni:
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Il partito unico del
centrodestra si farà, ma difficilmente sarà pronto per le elezioni politiche
del prossimo anno. E’ forse questo il dato politico più rilevante del fine
settimana di serrato dibattito al congresso UDC e all’assemblea nazionale di
AN. A sostenere il partito nuovo, progettato da Berlusconi, si sono schierati
il vicepremier Fini e il presidente della Camera Casini, che si sono dovuti
confrontare con le forti perplessità presenti all'interno dei loro partiti.
Casini, in particolare, ha parlato della necessità del partito nazionale dei
moderati che deve aprirsi a laici e cattolici ed essere animato da valori
cristiani. E, a proposito, Casini ha risposto a chi lo ha attaccato per aver
propugnato l'astensione al recente referendum sulla procreazione assistita: in
discussione - ha detto - non è la laicità dello Stato, ma un certo laicismo che
vuole uno Stato senza Dio e senza religione. Casini ha poi bocciato le leggi
spagnole volute da Zapatero su matrimoni e adozioni da parte di coppie gay. C’è
chi legge nell'intervento del presidente della Camera una autoinvestitura di
fatto alla guida del partito dei moderati, nel caso Berlusconi decidesse il
passo indietro. Casini - va detto - ha difeso la leadership dell’attuale
premier anche dalle critiche del segretario Follini: senza di lui - ha
sottolineato - non esisterebbe la casa delle libertà. Più o meno quello che ha
sostenuto Gianfranco Fini all'assemblea di Alleanza nazionale. Ma Fini ieri ha
dovuto soprattutto ricomporre l'unità del suo partito, soprattutto dopo le
polemiche sul referendum. Fini – ricordiamo - aveva definito diseducativo
l'invito all'astensione fatto proprio dalla maggior parte dei suoi dirigenti.
Alla fine, nel documento comune che ha evitato la spaccatura, AN chiede tra
l'altro di non modificare la legge 40.
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Almeno sei persone sono morte in
Romania e altre quattro in Bulgaria per le violente tempeste che hanno colpito
i due Paesi nelle ultime 24 ore. Secondo le autorità, le piogge hanno provocato
ingenti danni a case e ad infrastrutture. Nella regione rumena di Olt, la più
colpita dal maltempo, sono state evacuate circa 500 persone.
Urne aperte oggi nelle
Isole Mauritius per il rinnovo del Parlamento. Circa 800 mila persone sono
chiamate all’appuntamento con le urne per scegliere i nuovi membri
dell’Assemblea nazionale e per decidere il futuro del governo del premier
Berenger. L’esecutivo è stato fortemente criticato dall’opposizione per gli
scarsi interventi realizzati a sostegno dell’economia soprattutto dopo la
tragedia dello Tsunami. Mauritius ha conosciuto, infatti, un forte aumento
della disoccupazione e dell’inflazione. I primi risultati sono attesi per oggi
pomeriggio.
In Australia
è crollato all’improvviso, sotto gli occhi dei turisti, uno dei dodici monoliti
calcarei situati al largo della costa sud-orientale di Melbourne. I monoliti,
conosciuti con il nome di “dodici Apostoli”, sono fra le principali attrazioni
turistiche australiane. Il blocco calcareo di 50 metri si è disintegrato
precipitando in mare a causa del processo di erosione.
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