RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
184 - Testo della trasmissione di domenica 3 luglio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Al via nuovo mensile dell’Agenzia Fides per
divulgare il Magistero del Santo Padre
300
ONG chiedono la fine dell’impunità per
Charles Taylor, l’ex capo di Stato liberiano
Il 12 luglio inizia in Messico l’Estate
Missionaria della Gioventù
L’ONU lancia allarme AIDS in Asia
L’Abbazia di Montserrat
celebra 500 anni di pubblicazioni
E’ morto il regista Alberto
Lattuada
Urne
aperte in Albania per il rinnovo del Parlamento
Rapito
in Iraq l’ambasciatore egiziano
Il
governo israeliano boccia l’ipotesi di rinvio del disimpegno dalla Striscia di
Gaza.
3 luglio 2005
SRADICARE
LA POVERTA’, PROMUOVERE LO SVILUPPO DELL’AFRICA:
ALL’ANGELUS,
BENEDETTO XVI ESORTA I PAESI DEL G8
AD
ESSERE SOLIDALI CON I PIU’ POVERI DEL PIANETA.
IL
PAPA TORNA ANCHE A PARLARE DEL
COMPENDIO
DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
E
CHIEDE A TUTTI I FEDELI DI ESSERE VERI TESTIMONI DELLA FEDE
- Servizio di Alessandro Gisotti -
I
Grandi della Terra non trascurino l’Africa: all’Angelus, in una Piazza San
Pietro gremita di pellegrini, il pensiero di Benedetto XVI va ai leader del G8,
che dal 6 luglio si riuniranno in Scozia. Il Papa chiede loro di impegnarsi
davvero per sradicare la povertà dal continente africano. Il Santo Padre si
sofferma anche sull’importanza del Compendio del Catechismo della Chiesa
Cattolica, presentato nei giorni scorsi, ed esorta tutti i fedeli a testimoniare
integralmente le verità della fede. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Non
perdere l’occasione per dare una mano all’Africa, continente troppe volte trascurato.
All’angelus domenicale, Benedetto XVI esprime la sua vicinanza alle sofferenze
dei popoli africani e mette l’accento sull’importanza del Vertice del G8, al
via mercoledì prossimo in Scozia:
“Auguro di cuore pieno successo a
questa importante riunione, auspicando che essa porti a condividere in
solidarietà i costi della riduzione del debito, a mettere in atto misure
concrete per lo sradicamento della povertà e a promuovere un autentico sviluppo
dell’Africa”.
Il Papa si sofferma anche
sull’importanza per i fedeli del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica,
pubblicato nei giorni scorsi. Un “utile e pratico strumento per l’annuncio di
Cristo e del suo Vangelo di Salvezza”, lo definisce Benedetto XVI che ricorda
come Giovanni Paolo II abbia dato alla redazione di questo documento un impulso
determinante:
“Nel
Compendio, in un ideale dialogo tra maestro e discepolo, viene sintetizzata la
più ampia esposizione della fede della Chiesa e della dottrina cattolica
contenuta nel Catechismo pubblicato dal mio venerato Predecessore nel 1992”.
Esprime così
l’auspicio che il Compendio del Catechismo possa favorire il rinnovamento
della catechesi e dell’evangelizzazione. Parole corredate da una viva
esortazione:
“Cari
fratelli e sorelle, quanto è necessario che, in quest’inizio del terzo
millennio, l’intera comunità cristiana proclami, insegni e testimoni integralmente
le verità della fede, della dottrina e della morale cattolica in maniera
unanime e concorde”.
Nei saluti
dopo la recita dell’Angelus, il Papa rivolge un pensiero ai giovani delle
diocesi italiane che sono saliti sul monte Adamello per venerare la Croce
eretta sulla “Punta Giovanni Paolo II”. A loro dà appuntamento alla GMG di Colonia,
in programma fra poco più di un mese. Una curiosità: Piazza San Pietro è stata
“invasa” pacificamente da auto e moto d’epoca di Roma.
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3 luglio 2005
“LIVE 8”, GIUSTIZIA PER L’AFRICA: LA MUSICA UNISCE
MILIONI
DI PERSONE IN TUTTO IL MONDO PER LA CAUSA DELLA LOTTA
ALLA POVERTA’, A POCHI GIORNI DALL’INIZIO DEL G8 IN SCOZIA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
“Live 8”, un evento senza precedenti: dieci città dei 5 continenti si
sono unite ieri nel nome della musica per esortare i “potenti della terra” a
sradicare la povertà dall’Africa. Una festa di musica e solidarietà che ha
visto salire sul palco, da Londra a Johannesburg, le più grandi star del rock
mondiale. L’evento, voluto dal cantante Bob Geldof a vent’anni
da “Live Aid”, ha per obiettivo l’annullamento del debito dei Paesi poveri da
parte dei membri del G8, che - dal 6 all’8 luglio - si riuniranno in Scozia. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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(musica)
WHAT WILL OUR GENERATION BE
REMEMBERED FOR? THE INTERNET? YES. ...
“Per che cosa sarà ricordata la nostra generazione? Internet, certo. La
guerra al terrorismo? Anche. Ma non sarebbe magnifico se la nostra generazione
fosse ricordata anche per aver consegnato la povertà alla storia?”.
Così Bono, leader del
gruppo U2, ha sintetizzato l’aspirazione di “Live 8” il più grande evento
musicale della storia, che ieri ha unito il mondo intero, da Tokyo a Johannesburg,
attorno ad una causa di umanità: sradicare la povertà dal continente africano.
Dieci città dei 5 continenti hanno ospitato dei megaconcerti, dove per ore le
più grandi rock star degli ultimi 30 anni si sono esibite di fronte a centinaia
di migliaia di persone. Il cantante britannico Bob Geldof, grande promotore
dell’evento, ha esortato i leader dei “Grandi della Terra” a cancellare il
debito dei Paesi poveri e ad impegnarsi concretamente per spezzare le catene
che frustrano le speranze di riscatto dei popoli africani:
WE’VE NEVER BEEN WEALTHIER, WE’VE NEVER BEEN HEALTHIER
...
“Non siamo mai stati così
ricchi, mai così sani. Sappiamo quanto ci costa, sappiamo cosa fare. Fatelo,
fatelo!”
Paul
McCartney, i Pink Floyd, che per l’Africa si sono riuniti dopo 24 anni, e
ancora voci vecchie e nuove da Youssou N’Dour a Robbie Williams hanno
riproposto i loro maggiori successi. Ma i cantanti non sono stati gli unici
protagonisti del “Live 8”. A Londra, sul palco ad Hyde Park, il segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan, ha affermato: “Queste sono le Nazioni Unite che
si riuniscono in solidarietà con i popoli poveri”. E a Johannesburg, Nelson
Mandela, con tutta la forza della sua vita straordinaria, ha sottolineato
l’urgenza della lotta alla povertà:
THE TASK WILL NOT BE EASY, ...
“L’obiettivo non è facile, ma se
non ci proviamo, sarebbe un crimine contro l’umanità”.
“Non chiediamo carità, chiediamo
giustizia” è stato il leit motif dei concerti, da Roma a Filadelfia.
Momenti di grande emozione, scanditi da musica e immagini. Nel concerto londinese,
Sting ha cantato mentre su un maxischermo passavano le immagini dei volti dei
leader degli 8 Paesi più potenti del pianeta. “We’ll be watching you”,
“vi stiamo guardando”, ha intonato Sting a tre giorni dall’inizio del G8 in
Scozia. Un vertice, dove i Grandi hanno ricevuto un mandato chiaro a tendere la
mano ai più piccoli della Terra.
(musica)
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IL BURUNDI SOGNA LA
DEMOCRAZIA: DOMANI LE PRIME ELEZIONI
LEGISLATIVE DALL’INIZIO
DELLA GUERRA CIVILE
- Intervista con padre
Claudio Marano -
Un voto storico attende domani
il Burundi, di nuovo alle urne dopo le elezioni comunali del 3 giugno scorso.
Per la prima volta dalla fine della guerra civile, iniziata nel 1993, il Paese
è infatti chiamato a scegliere il nuovo Parlamento. Circa 5.500 caschi blu
dell’Onu vigileranno sul voto, che vede ancora una volta favoriti gli ex
ribelli delle Forze per la difesa della democrazia. Andrea Sarubbi ne ha
parlato con padre Claudio Marano, missionario saveriano a Bujumbura:
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R. – Ci sono soprattutto due
partiti in lizza, e sono due partiti hutu: il CNDD e il FRODEBU. Questi due
partiti si stanno letteralmente scannando tra di loro per riuscire ad arrivare
primi, ma normalmente, per quello che si prevede, per come si sono svolte anche
le altre elezioni, vincerà il CNDD.
D. – Il CNDD che tra l’altro è
il partito degli ex ribelli, delle Forze di difesa della democrazia, quindi
vuol dire che il Paese sta facendo un cammino verso la pace?
R. – In teoria sì, in pratica
non lo so. Spesso i responsabili dei vari partiti, dei partiti che sono in
lizza, più quelli che sono in minoranza, dicono alla gente: ‘Fate tutto quello
che si deve fare pur di arrivare alla vittoria’, quindi sono cose molto
pesanti, molto dure.
D. – Si dice però che queste
elezioni siano ancora sotto la minaccia degli unici ribelli che non hanno
firmato la pace, le Forze nazionali di liberazione ...
R. – C’era in questi giorni una
voce non ufficiale dall’ONU che diceva, appunto, che erano riusciti a mettersi
in contatto con questa forza che era pronta ad assicurare che loro non
avrebbero fatto nessun gioco di forza per riuscire a portare il voto da una
parte o dall’altra. Si sa esattamente, per esempio, che questa forza oltre a
aver utilizzato le armi nelle elezioni precedenti di un mese e mezzo fa, ha
utilizzato anche la pressione: è andata di casa in casa ad obbligare la gente a
votare un partito piuttosto che l’altro.
D. – Padre Marano, è la vigilia
delle elezioni. Voi missionari, questa notte per che cosa pregherete?
R. – Noi pregheremo che si vada
ad un’elezione di deputati che eleggano il presidente e così si passi ad un
governo, almeno così si sa contro chi protestare e a chi gridare! Perché qui,
nel caos generale, non si riesce assolutamente a far forza su nessun problema.
E di problemi ce ne sono tanti.
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MIGLIAIA
DI PROFUGHI RWANDESI RIMPATRIATI CON LA FORZA
DALLE
AUTORITA’ DEL BURUNDI: A LANCIARE L’ALLARME E’ L’ALTO
COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI
- Con
noi, Cathérine Greysson -
Il
Burundi va al voto, intanto sono circa 5 mila i richiedenti asilo rwandesi che,
nei giorni scorsi, sono stati rimpatriati forzatamente dal territorio burundese
perché ritenuti immigrati irregolari. A lanciare l’allarme, l’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui il rimpatrio non
volontario viola la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Ce ne parla Isabella
Piro:
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“I
rwandesi che hanno chiesto asilo politico al Burundi e i burundesi che si sono
rifugiati in Rwanda hanno lasciato il proprio Paese senza valide ragioni e sono
quindi da considerare ‘immigrati irregolari’, non rifugiati”. Così hanno deciso
i governi dei due Stati africani. Ascoltiamo Cathérine Greysson, portavoce
dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati in Burundi:
R. – LES IMMIGRANTS ILLEGAUX ...
I
rifugiati sono stati dichiarati ‘immigrati illegali’, e si è proceduto
all’espulsione di queste persone. Sono stati rimpatriati circa 5 mila rwandesi da
Songhoré, al confine nord del Burundi. Queste persone che avevano chiesto asilo
in territorio burundese sono state poi trasportate nel loro Paese.
D. –
Molte di queste persone sono in fuga dai processi popolari per il genocidio del
1994, ma tra di loro ci sono anche donne e bambini, come ricorda la Greysson:
R. – CE SONT DES GENS QUI ...
Si
tratta di persone che sono arrivate in Burundi, a partire dal marzo scorso, con
picchi di affluenza soprattutto ad aprile; sono fuggite dal Rwanda per evitare
i processi avviati dai tribunali popolari dopo il genocidio del 1994, ma anche
per sfuggire a persecuzioni, intimidazioni e discriminazioni. E’ gente, quindi,
che non è protetta dalle convenzioni internazionali che garantiscono i diritti
dei rifugiati. Inoltre, la maggior parte di queste persone sono donne e bambini
che non hanno nulla a che vedere con gli avvenimenti del 1994.
D. – Il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha invitato i governi di Rwanda e
Burundi ad agire in accordo con il diritto internazionale, mentre l’Alto
Commissariato per i rifugiati trova difficoltà ad intervenire:
R. – EVIDEMMENT, ON N’A PAS BEAUCOUP DE ...
Effettivamente,
non abbiamo molti mezzi a disposizione, sia per accoglierli sia per seguirli
una volta tornati in patria. Stiamo comunque cercando di assicurare loro un
minimo di assistenza.
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LIBERTA’ RELIGIOSA, UN
DIRITTO NEGATO A MILIONI DI PERSONE:
LA DENUNCIA NEL NUOVO RAPPORTO DELL’ASSOCIAZIONE
“AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”
- Con noi, Antonio Socci e Pierluigi Battista -
Grande attenzione
quest’anno da parte delle istituzioni per l’annuale Rapporto sulla libertà
religiosa nel mondo di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Alla presentazione del
monitoraggio sullo stato della libertà religiosa nell’anno 2004, avvenuta nella
sala del mappamondo di Montecitorio, ha preso parte il presidente della Camera,
Pierferdinando Casini. Presente anche il cardinale Renato Raffaele Martino,
presidente del pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Torniamo
dunque al rapporto e all’importanza della diffusione di queste notizie con il
servizio di Debora Donnini.
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Anche il 2004 è
stato testimone di persecuzione e violazioni alla libertà religiosa in tutto il
mondo. In Cina, i cattolici sono accusati di non essere buoni cittadini e si
contano 19 vescovi sequestrati o impediti nel loro ministero e nove sacerdoti
condannati ai lavori forzati. Forte è anche la persecuzione contro il gruppo
dei Falung gong, che dal ’99 ad oggi ha subito quasi 1400 uccisioni, spesso
dopo torture psicologiche o fisiche. Tra i Paesi islamici, il Pakistan è uno di
quelli dove la persecuzione si fa sentire con omicidi, minacce e aggressioni da
parte dei fondamentalisti islamici verso comunità cristiane ed ahmadi. Colpisce
la legge sulla blasfemia come ci conferma Antonio Socci, direttore della scuola
di radiogiornalismo di Perugia, autore di un libro sui cristiani perseguitati.
“La legge sulla blasfemia è un orrore che ha già
fatto molte vittime innocenti. Si tratta di questo: basta che quattro maschi
adulti musulmani testimonino di aver sentito una qualsiasi persona pronunciare
frasi, a loro avviso, non rispettose nei confronti del Corano o nei confronti
del profeta Maometto e quella persona automaticamente diventa passibile di
ergastolo o, addirittura, condanna a morte. Ancora peggio, diventa obiettivo di
gruppi di fanatici che provvedono, senza processi, ad eseguire la condanna a
morte. Perfino persone che sono state scagionate dai tribunali, hanno dovuto
poi scappare per sfuggire ad esecuzioni sommarie. Ci sono alcune piccole storie
raccontate sul Pakistan, nel Rapporto. Per esempio, quella di un ragazzo
cattolico, studente di economia e commercio in una città a 300 km da Islamabad,
che si ferma per bere e viene preso da un gruppo di studenti di una scuola
coranica, detenuto per tre giorni dentro la scuola e torturato in ogni modo
perché si converta all’Islam. E’ stato raccolto in fin di vita ed è poi morto
per le violenze subite. Ha raccontato appunto di aver subito queste torture
perché ha rifiutato di convertirsi all’islam”.
Dando un veloce sguardo
all’Africa salta agli occhi la Nigeria: negli Stati del Nord dove è in vigore
la Sharìa, i cristiani sono stati vittime di attacchi e vessazioni. Una parola
sulla situazione irachena: oltre alle tensioni fra sunniti e sciiti, una lista
di 88 vittime cristiane uccise dall’aprile 2003 è stata fornita dalle
organizzazioni assiro-caldee. I gruppi ultrafondamentalisti rivolgono pesanti
minacce alla comunità cristiana per provocarne la fuga. Limitazioni alla
libertà religiosa anche in quegli Stati che vivono povertà e alta
conflittualità sociale come la Colombia o nei Paesi comunisti come Cuba e
soprattutto la Corea del nord dove dall’instaurazione del regime, nel 1953,
sono scomparsi 300 mila cristiani. Il gruppo più perseguitato appare dunque
essere quello dei cristiani, hanno rilevato sia Antonio Socci sia Pierluigi
Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, che si è soffermato sulle
possibili cause del silenzio o per lo meno dello scarso riconoscimento da parte
dei media. Sentiamo lo stesso Pierluigi Battista.
“Accanto alle ragioni della pigrizia intellettuale
eccetera, c’è la ragione del non sapere riconoscere culturalmente l’idea che
chi appartiene al mondo cristiano occidentale - come cultura, intendo dire, non
è una collocazione geografica - è difficile riconoscerlo nel ruolo di vittima e
di perseguitato. Di solito lo schema in cui noi ci balocchiamo sempre è quello
secondo il quale i persecutori siamo stati e siamo noi ed i perseguitati sono
gli altri. Quando invece questo schema viene rovesciato, c’è una difficoltà
culturale ad afferrare concettualmente questo rovesciamento”.
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ESTATE TEMPO DI VACANZE, MA ANCHE OCCASIONE PER
PROMUOVERE I VERI VALORI DELLA VITA COME LA FAMIGLIA E LA CONTEMPLAZIONE DEL
CREATO.
UNA RIFLESSIONE DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA
“Le vacanze siano tempo di
riposo e comunione con Dio”, ha detto oggi Bendetto XVI rivolgendosi ai
pellegrini polacchi riuniti in piazza San Pietro. E questo week-end è stato
caratterizzato da grandi partenze in Italia. Tra ieri e oggi, circa otto
milioni di persone si sono messe in viaggio per le strade del Belpaese verso le
mete del tanto desiderato riposo. Ma come vivere pienamente il periodo delle
vacanze? Paolo Ondarza lo ha chiesto a padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:
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R. – Gesù dice
agli Apostoli: “Venite in disparte, risposatevi un po’”. Credo che questo sia
un invito, che Gesù fa non solo ai suoi primi discepoli, ma a tutti quanti, anche
oggi, a trovare un tempo per “staccare la spina” e riflettere un po’ sulle
ragioni per cui si vive. Noi corriamo il rischio, come dicevano i romani, di
perdere le ragioni della vita nel vivere.
D. – Per “staccare la spina” non
basta fermarsi dal lavoro …
R. – Le ferie estive hanno una
strana attinenza con l’idea dello spirito, dell’anima. E’ strano che in inglese
le ferie si chiamino “holidays”, che significa giorni santi. Se abbiamo fede,
pensiamo a Dio, alla natura, cerchiamo di elevarci con la contemplazione del
mare, dei monti, a Colui che li ha creati. Direi che anche il non credente può
trovare un motivo per vivere in maniera più umana, più esistenziale, perché è
un tempo in cui si ha più occasione di promuovere i valori veri della vita: stare
con i figli, dialogare con la moglie, leggere un buon libro. Io credo che il
modo più diretto per rovinare le ferie sia quello di farne un tempo più
frenetico del resto dell’anno, passando da discoteche di notte a spiagge
rumorosissime di giorno. Penso che il silenzio sia una componente essenziale.
D. – Quindi, le ferie possono
davvero diventare una occasione di riposo …
R. – Sì, è vero, dobbiamo tener
conto di tanta gente che deve tirar fuori qualche giorno di ferie così alla
spicciolata, qua e là. Un modo da consigliare è quello di sviluppare una certa
capacità di contemplazione sia ai monti, sia al mare, sia in campagna. Essere
in grado non di volere le cose, come nella vita quotidiana quando corriamo da
un supermercato all’altro a vedere cosa ci serve e cosa dobbiamo comprare, ma
scoprire la bellezza di guardare alle cose, senza necessariamente volerle
possedere. Questo contatto con la natura ha un potere rigenerante sullo spirito
dell’uomo. E’ un mistero forse questo. Forse perché la natura, come dice un salmo,
parla di Dio: “I cieli narrano la gloria di Dio”. I salmi sono maestri
nell’indicarci come da ogni spettacolo della natura ci si possa elevare ad un
atteggiamento di contemplazione.
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LE INQUIETUDINI DEL
NOSTRO TEMPO, PROTAGONISTE NELL’ULTIMO KOLOSSAL
DI STEVEN SPIELBERG, LA GUERRA DEI MONDI
- Intervista con Gianfranco De Turris -
Colpisce, nell’ultimo film di
Steven Spielberg, La guerra dei mondi, presentato nelle sale di tutto il
mondo mercoledì scorso, il clima cupo e pauroso che accompagna l’arrivo degli
alieni sulla terra, preludio alla scomparsa dell’umanità e dell’intera civiltà.
Una pellicola spettacolare che racchiude molte inquietudini del nostro tempo.
Il servizio di Luca Pellegrini:
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(musica)
No: non sono più gli ET
sorridenti e coccoloni e nemmeno gli affusolati visitatori con la passione per
le sette note e pronti a pacifici incontri ravvicinati. Questa volta non è la pace
e lo scambio di conoscenze, ma la guerra, la distruzione, l’annientamento del genere
umano: è La guerra dei mondi, l’ultimo spettacolare prodotto di Steven
Spielberg, tratto dall’omonimo classico della letteratura fantascientifica di
Herbert George Wells, scritto nel 1898. Questa volta la battaglia per la
sopravvivenza della nostra specie e del nostro futuro è vista attraverso gli
occhi di un padre, interpretato da Tom Cruise, e dei suoi due ragazzi. Spaventati
a morte, come tutti: c’è, in questo film, il sapore della follia, dell’ignoto,
della nostra totale vulnerabilità, nonostante il progresso, la scienza, la
tecnica che abbiamo raggiunto. Gli anni inquieti della nostra storia attuale
portano dunque l’immaginario collettivo, del quale il grande schermo è il
catalizzatore per eccellenza, ad interrogarsi sul futuro e sul diverso, che non
appare più amico ma irriducibile nemico. Così Steven Spielberg descrive il suo
film:
“‘WAR OF THE WORLDS’ IS A VERY SIMPLE STORY. ...
“La Guerra del mondi” è una
storia molto semplice. E’ la storia della sopravvivenza. E’ la storia di un
padre che vuole proteggere i figli; sono gli elementi di fondo della natura
umana contro un evento straordinariamente innaturale che viene a distruggerci.
La storia è molto, molto semplice, è un’odissea che inizia nel New Jersey e
finisce a Boston. La distanza è molto breve, se considera la distanza percorsa
dagli invasori alieni per raggiungerci; e allo stesso tempo, questo viaggio è
un viaggio ‘per sempre’: percorrere cinque miglia ed arrivare salvi alla meta è
un miracolo, nella “Guerra dei Mondi”.
Il
buonismo al quale Spielberg ci aveva abituati ha lasciato il posto
all’inarrestabile, immotivata violenza degli alieni, gli sconosciuti. Abbiamo
chiesto a Gianfranco De Turris, esperto di fantascienza, se si possono leggere
motivazioni contemporanee in questo cambiamento di sensibilità da parte del
regista americano?
La fantascienza sempre è un po’
l’espressione di quello che l’uomo nei vari periodi ha dentro. Lo si può dire
anche di altre forme letterarie, naturalmente; ma la fantascienza, proprio
perché ha la sua dimensione fantastica, pur se si basa teoricamente sulla
scienza, forse può capirle meglio. Sicuramente può essere il sintomo della
paura dell’altro ... però, io non pigerei troppo il tasto su questo. Il romanzo
di Wells, del 1898, si basa su quelle che erano soprattutto le notizie
scientifiche che Wells aveva al suo tempo! Si ricordi che era l’epoca in cui
Schiaparelli individuò i famosi Canali di Marte e in cui, soprattutto,
l’astronomo inglese Percival Lowell, da questa scoperta trasse la conclusione
che su Marte dovesse esistere un tipo di vita ‘intelligente’. Ricordiamo anche
un altro fatto: è il primo romanzo in assoluto che descrive quello che dice il
titolo, cioè la guerra tra due civiltà, una terrestre e l’altra non-terrestre
perché in precedenza alieni ed extraterrestri erano stati descritti, nei
romanzi, ma non sotto questo aspetto intrusivo di invasione.
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3 luglio 2005
“instrumentum pro lectura
magisterii summi pontificis benedicti xvi”.
E’ IL NUOVO MENSILE REALIZZATO DALL’AGENZIA FIDES
PER LA DIVULGAZIONE
DEL MAGISTERO DEL SANTO PADRE NELLE TERRE DI
MISSIONE
ROMA. = Uno strumento per
sostenere spiritualmente i missionari che operano fisicamente lontani dalla
Sede di Pietro, immersi in contesti particolarmente difficili. E’ quanto si
propone il nuovo “Instrumentum
pro
lectura Magisterii Summi Pontificis benedicti XVI”
presentato dall’Agenzia Fides che, mese per mese raccoglie, riorganizza e
propone in chiave di approfondimento quanto pubblicato quotidianamente
dall’agenzia cattolica sul Magistero del Santo Padre. Oltre alla sintesi degli
interventi di Benedetto XVI, raccolti nella sezione “Synthesis Interventum”, l’ “Instrumentum”
evidenzia alcune espressioni del Papa ritenute particolarmente significative e
le raccoglie attorno a temi specifici: i “Verba
Pontificis”. Vengono, quindi, presentati gli interventi di personalità
appartenenti alla Chiesa e al mondo cattolico, ripresi sempre dai lanci
quotidiani dell’Agenzia che si esprimono in relazione ai temi del mese
affrontati dal Papa e raccolti, poi, in “Interventus
Super Quaestiones”. Una quarta sezione, infine, propone testimonianze e
interviste che formano la cornice per aiutare a capire meglio problemi e sfide
della Chiesa nel mondo: le “Quaestiones”.
In questo primo numero dell’ “Instrumentum”,
in primo piano i primi due mesi di Pontificato di Benedetto XVI dove, nella
sezione “Pro Pontefice”, sono raccolte
alcune espressioni augurali per l’inizio del Pontificato. L’“Instrumentum”, quindi, vuole essere un
sostegno all’opera di evangelizzazione dei missionari ma anche per la catechesi,
l’aggiornamento pastorale, la predicazione e l’organizzazione di quanto pubblicato
giorno per giorno dall’Agenzia Fides. (R.A.)
MOBILITAZIONE
DI 300 ONG PER CHIEDERE LA FINE DELL’IMPUNITÀ
PER
CHARLES TAYLOR, L’EX CAPO DI STATO LIBERIANO. E’ STATO PRESENTATO
UN
DOCUMENTO ALL’UNIONE AFRICANA NEL QUALE VIENE CHIESTA LA CONSEGNA
DI
TAYLOR AL TRIBUNALE SPECIALE PER I CRIMINI DELLA SIERRA LEONE
MONROVIA. = “È arrivata l’ora
che l’Unione Africana si unisca alle molte voci locali e internazionali,
istituzionali e civili, che da tempo chiedono la fine dell’impunità per Charles
Taylor”. E’ questa la richiesta espressa da un gruppo composto da oltre 300
organizzazioni non governative e associazioni della società civile africana e
internazionali, che hanno presentato un documento per chiedere all’Unione
Africana di assicurare che l’ex-capo di Stato liberiano, Charles Taylor, venga
consegnato al Tribunale speciale per i crimini della Sierra Leone dove sono
depositati a suo carico 17 capi d’accusa per crimini contro l’umanità. La
richiesta è stata inviata anche
al nigeriano Olusegun Obasanjo,
in qualità di presidente dell’Unione
Africana, perché inserisca il tema nell’agenda dei lavori del vertice che si
terrà la prossima settimana a Sirte, in Libia. Secondo quanto sottolineato nel
documento, la fine dell’impunità per Charles Taylor darà giustizia alle innumerevoli
vittime dell’ex-capo di Stato liberiano e alle loro famiglie. A Taylor vengono
contestate, infatti, le violenze e i soprusi che hanno segnato i suoi 14 anni
di governo liberiano, ma soprattutto il coinvolgimento diretto nel decennale
conflitto sierraleonese svoltosi dal 1991 al 2001, di cui, secondo il Tribunale
di Freetown, è uno dei principali responsabili. Dopo essere stato cacciato
dalla Liberia, dall’estate del 2003 Taylor si trova in esilio in Nigeria.
(R.A.)
AL
VIA IL 12 LUGLIO IN MESSICO L’ESTATE MISSIONARIA DELLA GIOVENTÚ:
MOLTE, LE INIZIATIVE IN TUTTO IL
PAESE PER PERMETTERE AI GIOVANI DI VIVERE
LA FORTE ESPERIENZA DELLA
MISSIONE
CITTÁ DEL MESSICO. = Sono ormai prossimi gli
appuntamenti che contraddistingueranno l’Estate Missionaria dei giovani
messicani. Si tratta del XXIII Corso di
animazione e spiritualità missionaria e dei Campi missionari, in programma
dal 12 luglio all’11 agosto. Organizzati dalle Pontificie Opere Missionarie del
Messico e dalla Lega missionaria giovanile nazionale, i campi si prefiggono
l’obiettivo di far vivere ai giovani una forte esperienza missionaria in
contesti particolarmente impervi, a stretto contatto con la povertà e con le
difficoltà determinate da condizioni strutturali, geografiche e climatiche.
Possono partecipare all’iniziativa giovani maggiorenni animati da un forte spirito
di servizio, capaci di adattarsi e di lavorare in gruppo. E’ gradita, inoltre,
un’esperienza missionaria in ambito parrocchiale o diocesano; l’aver
partecipato ai laboratori di formazione durante l’anno; essere preparati nella
catechesi e nell’animazione delle celebrazioni. Oltre a queste iniziative, ogni
anno si svolgono anche numerosi campi missionari parrocchiali e diocesani che
coinvolgono un gran numero di giovani. Padre Carlos Navarrete, assessore
nazionale della Lega missionaria giovanile, in una nota inviata all’Agenzia
Fides, rileva che “uno dei frutti che Cristo missionario regala ogni anno ai
150 gruppi della Gioventù Missionaria messicana, è che da questi gruppi
sbocciano circa 25 vocazioni per diversi carismi: per la vita sacerdotale, per la
vita consacrata missionaria attiva e contemplativa, per il laicato missionario”.
(D.L.)
ALLARME AIDS IN ASIA. SECONDO
L’ONU, L’INDIA RISCHIA DI DIVENTARE IN 10 ANNI
IL
PRIMO PAESE PER NUMERO DI CONTAGI
NEW
DELHI. = La minaccia dell’Aids incombe sull'Asia, dove vi sono oltre otto
milioni di persone affette dal virus HIV, di cui più di cinque nella sola
India. L'allarme è stato lanciato dal direttore di UNAIDS, l’organismo delle
Nazioni Unite contro l’epidemia dell’AIDS, Peter Piot. Secondo il direttore i
numeri attuali sono destinati a raddoppiarsi entro i prossimi cinque anni, a
meno che non si realizzi con rapidità un programma di prevenzione in tutto il
continente asiatico. La situazione dell'India è quella che desta maggiori
preoccupazioni: attualmente il Paese segue solo il Sudafrica per numero di infetti
ma, secondo le previsioni dell’UNAIDS, potrebbe divenire, entro il 2015, il
Paese con il maggior numero di contagiati al mondo. Una situazione dunque ben
più drammatica che in Cina, dove, secondo quanto riportato dal governo di
Pechino, ci sono 840.000 malati. Promiscuità e ignoranza sono i vettori
principali dell'AIDS che continua a decimare la popolazione indiana e “fa molti
più morti dello tsunami”, denuncia
Narjima Rao, attivista di un' associazione di New Delhi per la lotta
all'AIDS la quale, tra l’altro, accusa il mondo occidentale di “indifferenza
che solo in occasione dello tsunami ha
mostrato attenzione ai problemi del subcontinente”. (R.A.)
L’Abbazia
di Montserrat celebra 500 anni di pubblicazioni.
IL
SUO ABATE, Josep
Maria Soler, RICORDA IL RUOLO FONDAMENTALE
SVOLTO DAI BENEDETTINI PER LA DIFFUSIONE DELLA DEVOZIONE ALLA MADONNA NERA
MONTSERRAT.
= “Montserrat può essere incluso nella lunga catena di monasteri benedettini
che, nel corso dei secoli, hanno configurato l’identità cristiana, umana e
culturale dell’Europa”. E’ quanto sottolineato all’agenzia Zenit dall’abate benedettino
di Montserrat, Josep Maria Soler, in occasione delle celebrazioni per il quinto
centenario delle pubblicazioni del celebre monastero catalano. Le Pubblicazioni
dell’Abbazia di Montserrat (PAMSA), inoltre, hanno pubblicato un volume
commemorativo, preparato un’esposizione di papiri e manoscritti di libri sacri
e inaugurato una mostra sulla Bibbia nel Mediterraneo dal titolo “Il libro
sacro nelle grandi religioni del Mediterraneo”. L’abate Soler ha sottolineato
l’attiva presenza di Montserrat “nel mondo della cultura, tra i quali bisogna
sottolineare quello musicale attraverso il coro di voci bianche, quello artistico
attraverso il Museo, con le sue collezioni di pittura dell’Antico Oriente e di
oreficeria religiosa e quello editoriale attraverso la casa editrice
“Publicacions de l’Abadía” di Montserrat. Il monastero di Montserrat è uno dei
santuari mariani più conosciuti nel sud del continente europeo e, come ha
ricordato l’abate, “la presenza dei ‘monaci neri’ di Montserrat in molti punti
dell’Europa centrale per vari secoli, oltre a diffondere la devozione alla
Madonna Nera, ha contribuito alla diffusione dell’ideale benedettino e dei
valori che lo accompagnano, senza dimenticare ciò che questa esperienza
significava per i rapporti esterni e per il senso di unità europea”. (R.A.)
LUTTO NEL MONDO DEL CINEMA. E’ MORTO IL NOTO
REGISTA E SCENEGGIATORE
ALBERTO LATTUADA
ROMA. = Lutto nel mondo del
cinema. E’ morto questa mattina nella sua casa di campagna non lontano da Roma
il noto regista e sceneggiatore Alberto Lattuada, da tempo malato. Nato a
Milano nel 1914 Lattuada, sempre aperto alle
influenze del cinema europeo e al senso di spettacolarità proprio di quello
americano, era uno dei maggiori esponenti del neorealismo italiano. Tra i suoi
film più conosciuti si ricordano “Il bandito”, interpretato
da Amedeo Nazzari, ed il
malinconico “Luci del varietà”
del 1951. I funerali, secondo quanto hanno riferito i familiari, si
svolgeranno con ogni probabilità martedì prossimo a Roma nella chiesa degli
Artisti di Piazza del Popolo. (R.A.)
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- A cura di Eugenio Bonanata -
Urne aperte dalle 7:00 di
stamani in Albania, dove 2,8 milioni di
elettori sono chiamati a scegliere i 140 membri del parlamento. Circa 400 osservatori
internazionali controllano la regolarità del voto che, a parte la temporanea sospensione
delle operazioni dovuta a piccoli scontri isolati fra membri delle commissioni
elettorali, si stanno svolgendo finora in un clima di sostanziale calma. A contendersi
il primato sono i due tradizionali rivali, il primo ministro in carica Fatos
Nano e l’ex presidente Sali Berisha, avversari ed unici protagonisti degli
ultimi quattordici anni di vita democratica del Paese. I primi risultati ufficiali
sono attesi per domani. Ma che cosa si aspettano gli albanesi da queste elezioni?
Al microfono di Giancarlo La Vella, risponde Davide Djudjaj, responsabile del
Programma albanese:
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R. – Si aspettano finalmente
elezioni serene, tranquille, nel rispetto di quelle norme democratiche e che si
svolgano senza manipolazioni. Un voto che dia al Paese il governo che gli
stessi cittadini vogliono. Quindi, anzitutto c’è una grande attesa per una
prova di democrazia vera. I cittadini finalmente vogliono un governo che cominci
ad occuparsi e preoccuparsi delle questioni che riguardano il Paese, problematiche
che loro quotidianamente affrontano con tante difficoltà!
D. – C’è grande speranza anche
da parte della Chiesa locale, in queste consultazioni?
R. – Direi che la Chiesa
cattolica continua ad essere impegnata in prima linea anche nel sociale. Un
mese fa ha lanciato un appello forte ai cittadini perché adoperino bene il proprio
voto a quel partito, a quei candidati che davvero possano avviare un cambiamento
profondo della società e del Paese; ed ai politici, che finalmente non guardino
ai propri interessi ma soprattutto incomincino a ricostruire la società. Un
invito forte da parte dei vescovi, soprattutto perché vengano combattute tutte
le piaghe sociali: diffusione della droga, prostituzione, immigrazione
clandestina, disoccupazione, criminalità organizzata sempre in crescita ...
Quindi, un forte invito ai politici a guardare al bene comune. Per bene comune
i vescovi intendono che le ricchezze vengano distribuite in maniera equa,
perché in Albania negli ultimi anni c’è stato un divario sempre maggiore tra i
ricchi ed i poveri, il cui numero è in continuo aumento.
D. – Che cosa è rimasto del
conflitto avvenuto nel 1997? Com’è l’Albania di oggi?
R. – Il conflitto del 1997
purtroppo è rimasto, nel senso che sia il partito socialista sia quello
democratico guidato da Berisha continuano ad accusarsi a vicenda per quel
trauma sociale, quella guerra civile che ci fu e che è stata un colpo duro per
la società albanese, per l’apparato statale, per le riforme ... ci sono le
tracce, ancora, ma la speranza è quella che, appunto, il prossimo governo
cominci a mettere mano alla ricostruzione della società.
D. – La leadership albanese come
guarda all’inserimento dell’Albania nella comunità internazionale?
R. –
Certamente, il governo finora ha tentato di allacciare, di coltivare i rapporti
con la comunità internazionale, soprattutto da una parte con la Santa Sede e
qui, devo dire, che quest’anno il governo dell’Albania ha approvato una bozza
di accordo tra la Santa Sede e Tirana riguardo alla Chiesa cattolica. Invece,
per quanto concerne i rapporti con gli altri Stati, l’Albania non è mai stata –
come dire – ‘coerente’, non ha mai coltivato i rapporti in maniera costante, facendo
ovviamente allontanare gli investitori. Per cui, una delle esigenze che i cittadini
pongono al futuro governo è proprio di avere una cura particolare ai rapporti
con Italia e Grecia, ma anche con la comunità europea affinché gli investitori
si convincano che l’Albania è un Paese stabile, sicuro, dove potere investire così
da dare una mano all’economia, all’industria, quindi aprire speranze e così anche
aiutare ad arginare quella piaga che si chiama ‘emigrazione clandestina’.
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L’ambasciatore egiziano in Iraq, Ihab al
Sherif, è stato sequestrato oggi da un commando di uomini armati nella parte
occidentale di Baghdad. Fonti del ministero degli Interni iracheno specificano
che il sequestro è avvenuto sabato notte mentre il diplomatico si trovava nella
sua residenza, nel quartiere di Mansour. Intanto, ieri, a conclusione di una
giornata costata la vita ad un trentina di persone, un comunicato dell’esercito
americano ha reso noto l’arresto, condotto dalle forze di sicurezza irachene il
21 giugno scorso, di un medico specializzato nel sequestro e negli
interrogatori degli ostaggi stranieri.
Fonti occidentali ammettono che
civili potrebbero essere rimasti uccisi in Afghanistan nel bombardamento di un
villaggio dove si ritiene si nascondessero dei taleban. A riportarlo, oggi, è
la Bbc on line. Il raid, compiuto da caccia bombardieri americani, è avvenuto
nella provincia di Kunar venerdì scorso, ma se ne è avuta notizia ieri. Fonti
afghane parlano di 25 morti tra le persone che si trovavano nei due edifici
colpiti dalle bombe, nel villaggio di Chechal. Il raid è stato confermato dal
comando americano che, specificando come l’obiettivo fosse un “complesso”
utilizzato dagli insorti, sottolinea che è stata avviata un’inchiesta
sull’accaduto. Si ritiene che negli ultimi tre mesi almeno 500 sospetti taleban
siano stati uccisi nel sud e nell’est dell’Afghanistan, le zone dove la
guerriglia è più forte, in operazioni condotte dagli americani. Operazioni
ritenute necessarie anche in previsione di una crescita delle azioni di
guerriglia nell’approssimarsi delle elezioni parlamentari, previste per
settembre.
Il governo israeliano ha
respinto oggi a grande maggioranza la proposta, presentata dal ministro
dell’Agricoltura Israel Katz, di rinviare a novembre l’operazione di ritiro dei
coloni dalla striscia di Gaza. Il ritiro, pertanto, dovrà cominciare entro un
mese e mezzo. A favore della proposta, patrocinata dagli elementi più nazionalisti
del governo, si è schierato anche Benjamin Netanyahu, ex primo ministro e
attualmente ministro delle Finanze, grande avversario del primo ministro Ariel
Sharon all'interno del partito di maggioranza relativa. Dal
canto suo il vice premier, Shimon Peres, prima di entrare nella seduta del
governo, ha avvertito che i ministri laburisti potrebbero dimettersi se la
proposta di Katz, che sarà esaminata mercoledì anche dalla Knesset, fosse
accolta.
Tre
attentati dinamitardi hanno avuto luogo ieri a Pristina, capoluogo del Kosovo,
tuttavia, senza provocare vittime. Le esplosioni sono avvenute davanti alla
sede della missione ONU, del Parlamento kosovaro e della sede locale dell’Organizzazione
europea per la ricostruzione e lo sviluppo (OCSE), che si trovano nel raggio di
500 metri. Il primo ministro del Kosovo, Bajram Kosumi, ha definito “molto
inquietanti” gli episodi, per i quali non è stata avanzata alcuna rivendicazione.
A Riad, un presunto esponente
dell’organizzazione al Qaeda in Arabia Saudita, un marocchino di nome Younes
Mohammed Ibrahim al Hayari, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la
polizia, in cui sono hanno perso la vita diversi sospetti terroristi.
E a Riad è giunto ieri sera Tony
Blair per una visita lampo in Arabia Saudita, il maggiore produttore di
petrolio del mondo, a pochi giorni dal vertice del G8 in Scozia. Il premier
britannico, che ha avuto ieri sera un colloquio di 90 minuti con il leader
saudita, il principe Abdullah, ha chiesto il sostegno del Paese arabo per un
suo pacchetto di proposte a favore dei palestinesi, che spera sia approvato la
prossima settimana dai leader del G8.
Almeno 19 minatori sono rimasti
uccisi per un’esplosione avvenuta una miniera di carbone nella provincia di
Shanxi, nel nord-ovest della Cina. Secondo l’agenzia ufficiale Nuova Cina,
altri quattro minatori erano riusciti a riguadagnare la superficie da soli, mentre
altri 11 sono stati salvati dai soccorsi. Il carbone soddisfa il 70% del
fabbisogno energetico della Cina, tuttavia incidenti del genere sono quasi
all’ordine del giorno nel Paese, anche per la scarsa attenzione prestata alla sicurezza.
Il presidente francese Jacques
Chirac ha affermato che al vertice del G8 in programma la settimana prossima in
Scozia è possibile un accordo sui mutamenti climatici. “Abbiamo avuto
discussioni difficili e sembra che ci stiamo orientando verso un accordo”, ha
specificato il capo dello Stato francese in una conferenza stampa a Svetlogorsk,
nella regione russa di Kaliningrad, in occasione di un incontro informale con
il presidente russo Putin e il cancelliere tedesco Schroeder. Il presidente
francese, in particolare, ha sempre insistito sulla necessità di dare piena
applicazione al Protocollo di Kyoto, che gli Stati Uniti si rifiutano di ratificare.
Secondo la stampa britannica, tuttavia, il presidente Bush potrebbe accettare
una soluzione di compromesso e riconoscere che il problema esiste e va affrontato.
In Giappone, una colonna di
vapore di 1000 metri si è alzata dal mare nei pressi di un’isola a sud del
Pacifico, a causa dell’eruzione di un vulcano sottomarino. La guardia costiera
ha subito mandato un aereo nei pressi di Iwojima, situata a 1400 chilometri a
sud di Tokyo, dopo essere stata allertata da un membro della stazione militare
dell’isola.
In Italia, Marco Follini, al termine del secondo congresso
nazionale del UDC, è stato acclamato segretario del partito. “Abbiamo avuto
diverse critiche –ha commentato – ma le critiche sono il sale della
democrazia”. L'unica critica che però il segretario rifiuta con sdegno “è
quella che noi avremmo messo nel conto la sconfitta elettorale”. Casini, nel
suo intervento, ha spiegato che non si può volere “uno Stato senza Dio” e,
ricordando il fallimento del referendum, ha detto che non è stata “una grande
affermazione clericale”, ma di temi che appassionano come quello della difesa
della vita e “non devono dividere” come vuole “un certo laicismo e
radicalismo”.
“Un’eventuale divisione la vivrei come una sconfitta”. Così,
il vice premier Gianfranco Fini durante la sua replica all’assemblea nazionale
di Alleanza Nazionale. Intanto, Gianni Alemanno e Francesco Storace,
capofila di Destra Sociale, si sarebbero pronunciati per votare contro la
mozione di fiducia a Fini. In assemblea molti altri interventi sono stati
contro il voto di fiducia a Fini.
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