RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 184 - Testo della trasmissione di domenica 3 luglio 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Sradicare la povertà, promuovere lo sviluppo dell’Africa: all’Angelus, Benedetto XVI esorta i leader del G8 ad essere solidali con i più poveri del pianeta. Il Papa torna anche a parlare del Compendio del Catechismo e chiede a tutti i fedeli di essere veri testimoni della fede.

 

OGGI IN PRIMO PIANO: 

“Live 8”: la musica unisce milioni di persone in tutto il mondo per la lotta alla povertà, a pochi giorni dall’inizio del G8 in Scozia

 

Il Burundi sogna la democrazia: domani le prime elezioni legislative dall’inizio della guerra civile. Con noi, padre Claudio Marano

 

E’ allarme per i profughi del Rwanda rimpatriati dal territorio burundese. Ce ne parla Cathérine Greysson

 

Libertà religiosa, un diritto negato a milioni di persone: la denuncia dell’associazione “Aiuto alla chiesa che soffre”. Intervista con Antonio Socci e Pierluigi Battista

 

Estate tempo di vacanze, ma anche occasione per promuovere i veri valori della vita: una riflessione di padre Raniero Cantalamessa

 

Le inquietudini del nostro tempo, protagoniste nel kolossal La guerra dei mondi. Intervista con Gianfranco de Turris.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al via nuovo mensile dell’Agenzia Fides per divulgare il Magistero del Santo Padre

 

300 ONG chiedono la fine dell’impunità per Charles Taylor, l’ex capo di Stato liberiano

 

Il 12 luglio inizia in Messico l’Estate Missionaria della Gioventù

 

L’ONU lancia allarme AIDS in Asia

 

L’Abbazia di Montserrat celebra 500 anni di pubblicazioni

 

E’ morto il regista Alberto Lattuada

 

24 ORE NEL MONDO:

Urne aperte in Albania per il rinnovo del Parlamento

 

Rapito in Iraq l’ambasciatore egiziano

 

Il governo israeliano boccia l’ipotesi di rinvio del disimpegno dalla Striscia di Gaza.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 luglio 2005

 

SRADICARE LA POVERTA’, PROMUOVERE LO SVILUPPO DELL’AFRICA:

ALL’ANGELUS, BENEDETTO XVI ESORTA I PAESI DEL G8

AD ESSERE SOLIDALI CON I PIU’ POVERI DEL PIANETA.

IL PAPA TORNA ANCHE A PARLARE DEL

COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

E CHIEDE A TUTTI I FEDELI DI ESSERE VERI TESTIMONI DELLA FEDE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

I Grandi della Terra non trascurino l’Africa: all’Angelus, in una Piazza San Pietro gremita di pellegrini, il pensiero di Benedetto XVI va ai leader del G8, che dal 6 luglio si riuniranno in Scozia. Il Papa chiede loro di impegnarsi davvero per sradicare la povertà dal continente africano. Il Santo Padre si sofferma anche sull’importanza del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, presentato nei giorni scorsi, ed esorta tutti i fedeli a testimoniare integralmente le verità della fede. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Non perdere l’occasione per dare una mano all’Africa, continente troppe volte trascurato. All’angelus domenicale, Benedetto XVI esprime la sua vicinanza alle sofferenze dei popoli africani e mette l’accento sull’importanza del Vertice del G8, al via mercoledì prossimo in Scozia:

 

“Auguro di cuore pieno successo a questa importante riunione, auspicando che essa porti a condividere in solidarietà i costi della riduzione del debito, a mettere in atto misure concrete per lo sradicamento della povertà e a promuovere un autentico sviluppo dell’Africa”.

 

Il Papa si sofferma anche sull’importanza per i fedeli del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nei giorni scorsi. Un “utile e pratico strumento per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo di Salvezza”, lo definisce Benedetto XVI che ricorda come Giovanni Paolo II abbia dato alla redazione di questo documento un impulso determinante:

 

“Nel Compendio, in un ideale dialogo tra maestro e discepolo, viene sintetizzata la più ampia esposizione della fede della Chiesa e della dottrina cattolica contenuta nel Catechismo pubblicato dal mio venerato Predecessore nel 1992”.

 

Esprime così l’auspicio che il Compendio del Catechismo possa favorire il rinnovamento della catechesi e dell’evangelizzazione. Parole corredate da una viva esortazione:

 

“Cari fratelli e sorelle, quanto è necessario che, in quest’inizio del terzo millennio, l’intera comunità cristiana proclami, insegni e testimoni integralmente le verità della fede, della dottrina e della morale cattolica in maniera unanime e concorde”.

 

Nei saluti dopo la recita dell’Angelus, il Papa rivolge un pensiero ai giovani delle diocesi italiane che sono saliti sul monte Adamello per venerare la Croce eretta sulla “Punta Giovanni Paolo II”. A loro dà appuntamento alla GMG di Colonia, in programma fra poco più di un mese. Una curiosità: Piazza San Pietro è stata “invasa” pacificamente da auto e moto d’epoca di Roma.

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 luglio 2005

 

 

“LIVE 8”, GIUSTIZIA PER L’AFRICA: LA MUSICA UNISCE MILIONI

DI PERSONE IN TUTTO IL MONDO PER LA CAUSA DELLA LOTTA

ALLA POVERTA’, A POCHI GIORNI DALL’INIZIO DEL G8 IN SCOZIA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“Live 8”, un evento senza precedenti: dieci città dei 5 continenti si sono unite ieri nel nome della musica per esortare i “potenti della terra” a sradicare la povertà dall’Africa. Una festa di musica e solidarietà che ha visto salire sul palco, da Londra a Johannesburg, le più grandi star del rock mondiale. L’evento, voluto dal cantante Bob Geldof a vent’anni da “Live Aid”, ha per obiettivo l’annullamento del debito dei Paesi poveri da parte dei membri del G8, che - dal 6 all’8 luglio - si riuniranno in Scozia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(musica)

 

WHAT WILL OUR GENERATION BE REMEMBERED FOR? THE INTERNET? YES. ...

“Per che cosa sarà ricordata la nostra generazione? Internet, certo. La guerra al terrorismo? Anche. Ma non sarebbe magnifico se la nostra generazione fosse ricordata anche per aver consegnato la povertà alla storia?”.

 

Così Bono, leader del gruppo U2, ha sintetizzato l’aspirazione di “Live 8” il più grande evento musicale della storia, che ieri ha unito il mondo intero, da Tokyo a Johannesburg, attorno ad una causa di umanità: sradicare la povertà dal continente africano. Dieci città dei 5 continenti hanno ospitato dei megaconcerti, dove per ore le più grandi rock star degli ultimi 30 anni si sono esibite di fronte a centinaia di migliaia di persone. Il cantante britannico Bob Geldof, grande promotore dell’evento, ha esortato i leader dei “Grandi della Terra” a cancellare il debito dei Paesi poveri e ad impegnarsi concretamente per spezzare le catene che frustrano le speranze di riscatto dei popoli africani:

 

WE’VE NEVER BEEN WEALTHIER, WE’VE NEVER BEEN HEALTHIER ...

“Non siamo mai stati così ricchi, mai così sani. Sappiamo quanto ci costa, sappiamo cosa fare. Fatelo, fatelo!”

 

Paul McCartney, i Pink Floyd, che per l’Africa si sono riuniti dopo 24 anni, e ancora voci vecchie e nuove da Youssou N’Dour a Robbie Williams hanno riproposto i loro maggiori successi. Ma i cantanti non sono stati gli unici protagonisti del “Live 8”. A Londra, sul palco ad Hyde Park, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha affermato: “Queste sono le Nazioni Unite che si riuniscono in solidarietà con i popoli poveri”. E a Johannesburg, Nelson Mandela, con tutta la forza della sua vita straordinaria, ha sottolineato l’urgenza della lotta alla povertà:

 

THE TASK WILL NOT BE EASY, ...

“L’obiettivo non è facile, ma se non ci proviamo, sarebbe un crimine contro l’umanità”.

 

“Non chiediamo carità, chiediamo giustizia” è stato il leit motif dei concerti, da Roma a Filadelfia. Momenti di grande emozione, scanditi da musica e immagini. Nel concerto londinese, Sting ha cantato mentre su un maxischermo passavano le immagini dei volti dei leader degli 8 Paesi più potenti del pianeta. “We’ll be watching you”, “vi stiamo guardando”, ha intonato Sting a tre giorni dall’inizio del G8 in Scozia. Un vertice, dove i Grandi hanno ricevuto un mandato chiaro a tendere la mano ai più piccoli della Terra.

 

(musica)

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IL BURUNDI SOGNA LA DEMOCRAZIA: DOMANI LE PRIME ELEZIONI

LEGISLATIVE DALL’INIZIO DELLA GUERRA CIVILE

- Intervista con padre Claudio Marano -

 

Un voto storico attende domani il Burundi, di nuovo alle urne dopo le elezioni comunali del 3 giugno scorso. Per la prima volta dalla fine della guerra civile, iniziata nel 1993, il Paese è infatti chiamato a scegliere il nuovo Parlamento. Circa 5.500 caschi blu dell’Onu vigileranno sul voto, che vede ancora una volta favoriti gli ex ribelli delle Forze per la difesa della democrazia. Andrea Sarubbi ne ha parlato con padre Claudio Marano, missionario saveriano a Bujumbura:

 

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R. – Ci sono soprattutto due partiti in lizza, e sono due partiti hutu: il CNDD e il FRODEBU. Questi due partiti si stanno letteralmente scannando tra di loro per riuscire ad arrivare primi, ma normalmente, per quello che si prevede, per come si sono svolte anche le altre elezioni, vincerà il CNDD.

 

D. – Il CNDD che tra l’altro è il partito degli ex ribelli, delle Forze di difesa della democrazia, quindi vuol dire che il Paese sta facendo un cammino verso la pace?

 

R. – In teoria sì, in pratica non lo so. Spesso i responsabili dei vari partiti, dei partiti che sono in lizza, più quelli che sono in minoranza, dicono alla gente: ‘Fate tutto quello che si deve fare pur di arrivare alla vittoria’, quindi sono cose molto pesanti, molto dure.

 

D. – Si dice però che queste elezioni siano ancora sotto la minaccia degli unici ribelli che non hanno firmato la pace, le Forze nazionali di liberazione ...

 

R. – C’era in questi giorni una voce non ufficiale dall’ONU che diceva, appunto, che erano riusciti a mettersi in contatto con questa forza che era pronta ad assicurare che loro non avrebbero fatto nessun gioco di forza per riuscire a portare il voto da una parte o dall’altra. Si sa esattamente, per esempio, che questa forza oltre a aver utilizzato le armi nelle elezioni precedenti di un mese e mezzo fa, ha utilizzato anche la pressione: è andata di casa in casa ad obbligare la gente a votare un partito piuttosto che l’altro.

 

D. – Padre Marano, è la vigilia delle elezioni. Voi missionari, questa notte per che cosa pregherete?

 

R. – Noi pregheremo che si vada ad un’elezione di deputati che eleggano il presidente e così si passi ad un governo, almeno così si sa contro chi protestare e a chi gridare! Perché qui, nel caos generale, non si riesce assolutamente a far forza su nessun problema. E di problemi ce ne sono tanti.

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MIGLIAIA DI PROFUGHI RWANDESI RIMPATRIATI CON LA FORZA

DALLE AUTORITA’ DEL BURUNDI: A LANCIARE L’ALLARME E’ L’ALTO

 COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI

- Con noi, Cathérine Greysson -

 

Il Burundi va al voto, intanto sono circa 5 mila i richiedenti asilo rwandesi che, nei giorni scorsi, sono stati rimpatriati forzatamente dal territorio burundese perché ritenuti immigrati irregolari. A lanciare l’allarme, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui il rimpatrio non volontario viola la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Ce ne parla Isabella Piro:

 

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“I rwandesi che hanno chiesto asilo politico al Burundi e i burundesi che si sono rifugiati in Rwanda hanno lasciato il proprio Paese senza valide ragioni e sono quindi da considerare ‘immigrati irregolari’, non rifugiati”. Così hanno deciso i governi dei due Stati africani. Ascoltiamo Cathérine Greysson, portavoce dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati in Burundi:

 

R. – LES IMMIGRANTS ILLEGAUX ...

I rifugiati sono stati dichiarati ‘immigrati illegali’, e si è proceduto all’espulsione di queste persone. Sono stati rimpatriati circa 5 mila rwandesi da Songhoré, al confine nord del Burundi. Queste persone che avevano chiesto asilo in territorio burundese sono state poi trasportate nel loro Paese.

 

D. – Molte di queste persone sono in fuga dai processi popolari per il genocidio del 1994, ma tra di loro ci sono anche donne e bambini, come ricorda la Greysson:

 

R. – CE SONT DES GENS QUI ...

Si tratta di persone che sono arrivate in Burundi, a partire dal marzo scorso, con picchi di affluenza soprattutto ad aprile; sono fuggite dal Rwanda per evitare i processi avviati dai tribunali popolari dopo il genocidio del 1994, ma anche per sfuggire a persecuzioni, intimidazioni e discriminazioni. E’ gente, quindi, che non è protetta dalle convenzioni internazionali che garantiscono i diritti dei rifugiati. Inoltre, la maggior parte di queste persone sono donne e bambini che non hanno nulla a che vedere con gli avvenimenti del 1994.

 

D. – Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha invitato i governi di Rwanda e Burundi ad agire in accordo con il diritto internazionale, mentre l’Alto Commissariato per i rifugiati trova difficoltà ad intervenire:

 

R. – EVIDEMMENT, ON N’A PAS BEAUCOUP DE ...

Effettivamente, non abbiamo molti mezzi a disposizione, sia per accoglierli sia per seguirli una volta tornati in patria. Stiamo comunque cercando di assicurare loro un minimo di assistenza.

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LIBERTA’ RELIGIOSA, UN DIRITTO NEGATO A MILIONI DI PERSONE:

LA DENUNCIA NEL NUOVO RAPPORTO DELL’ASSOCIAZIONE

“AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”

- Con noi, Antonio Socci e Pierluigi Battista -

 

Grande attenzione quest’anno da parte delle istituzioni per l’annuale Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Alla presentazione del monitoraggio sullo stato della libertà religiosa nell’anno 2004, avvenuta nella sala del mappamondo di Montecitorio, ha preso parte il presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Presente anche il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Torniamo dunque al rapporto e all’importanza della diffusione di queste notizie con il servizio di Debora Donnini.

 

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Anche il 2004 è stato testimone di persecuzione e violazioni alla libertà religiosa in tutto il mondo. In Cina, i cattolici sono accusati di non essere buoni cittadini e si contano 19 vescovi sequestrati o impediti nel loro ministero e nove sacerdoti condannati ai lavori forzati. Forte è anche la persecuzione contro il gruppo dei Falung gong, che dal ’99 ad oggi ha subito quasi 1400 uccisioni, spesso dopo torture psicologiche o fisiche. Tra i Paesi islamici, il Pakistan è uno di quelli dove la persecuzione si fa sentire con omicidi, minacce e aggressioni da parte dei fondamentalisti islamici verso comunità cristiane ed ahmadi. Colpisce la legge sulla blasfemia come ci conferma Antonio Socci, direttore della scuola di radiogiornalismo di Perugia, autore di un libro sui cristiani perseguitati.

 

“La legge sulla blasfemia è un orrore che ha già fatto molte vittime innocenti. Si tratta di questo: basta che quattro maschi adulti musulmani testimonino di aver sentito una qualsiasi persona pronunciare frasi, a loro avviso, non rispettose nei confronti del Corano o nei confronti del profeta Maometto e quella persona automaticamente diventa passibile di ergastolo o, addirittura, condanna a morte. Ancora peggio, diventa obiettivo di gruppi di fanatici che provvedono, senza processi, ad eseguire la condanna a morte. Perfino persone che sono state scagionate dai tribunali, hanno dovuto poi scappare per sfuggire ad esecuzioni sommarie. Ci sono alcune piccole storie raccontate sul Pakistan, nel Rapporto. Per esempio, quella di un ragazzo cattolico, studente di economia e commercio in una città a 300 km da Islamabad, che si ferma per bere e viene preso da un gruppo di studenti di una scuola coranica, detenuto per tre giorni dentro la scuola e torturato in ogni modo perché si converta all’Islam. E’ stato raccolto in fin di vita ed è poi morto per le violenze subite. Ha raccontato appunto di aver subito queste torture perché ha rifiutato di convertirsi all’islam”.

   

Dando un veloce sguardo all’Africa salta agli occhi la Nigeria: negli Stati del Nord dove è in vigore la Sharìa, i cristiani sono stati vittime di attacchi e vessazioni. Una parola sulla situazione irachena: oltre alle tensioni fra sunniti e sciiti, una lista di 88 vittime cristiane uccise dall’aprile 2003 è stata fornita dalle organizzazioni assiro-caldee. I gruppi ultrafondamentalisti rivolgono pesanti minacce alla comunità cristiana per provocarne la fuga. Limitazioni alla libertà religiosa anche in quegli Stati che vivono povertà e alta conflittualità sociale come la Colombia o nei Paesi comunisti come Cuba e soprattutto la Corea del nord dove dall’instaurazione del regime, nel 1953, sono scomparsi 300 mila cristiani. Il gruppo più perseguitato appare dunque essere quello dei cristiani, hanno rilevato sia Antonio Socci sia Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, che si è soffermato sulle possibili cause del silenzio o per lo meno dello scarso riconoscimento da parte dei media. Sentiamo lo stesso Pierluigi Battista.

 

“Accanto alle ragioni della pigrizia intellettuale eccetera, c’è la ragione del non sapere riconoscere culturalmente l’idea che chi appartiene al mondo cristiano occidentale - come cultura, intendo dire, non è una collocazione geografica - è difficile riconoscerlo nel ruolo di vittima e di perseguitato. Di solito lo schema in cui noi ci balocchiamo sempre è quello secondo il quale i persecutori siamo stati e siamo noi ed i perseguitati sono gli altri. Quando invece questo schema viene rovesciato, c’è una difficoltà culturale ad afferrare concettualmente questo rovesciamento”.

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ESTATE TEMPO DI VACANZE, MA ANCHE OCCASIONE PER PROMUOVERE I VERI VALORI DELLA VITA COME LA FAMIGLIA E LA CONTEMPLAZIONE DEL CREATO.

UNA RIFLESSIONE DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA

 

“Le vacanze siano tempo di riposo e comunione con Dio”, ha detto oggi Bendetto XVI rivolgendosi ai pellegrini polacchi riuniti in piazza San Pietro. E questo week-end è stato caratterizzato da grandi partenze in Italia. Tra ieri e oggi, circa otto milioni di persone si sono messe in viaggio per le strade del Belpaese verso le mete del tanto desiderato riposo. Ma come vivere pienamente il periodo delle vacanze? Paolo Ondarza lo ha chiesto a padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

 

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R. – Gesù dice agli Apostoli: “Venite in disparte, risposatevi un po’”. Credo che questo sia un invito, che Gesù fa non solo ai suoi primi discepoli, ma a tutti quanti, anche oggi, a trovare un tempo per “staccare la spina” e riflettere un po’ sulle ragioni per cui si vive. Noi corriamo il rischio, come dicevano i romani, di perdere le ragioni della vita nel vivere.

 

D. – Per “staccare la spina” non basta fermarsi dal lavoro …

 

R. – Le ferie estive hanno una strana attinenza con l’idea dello spirito, dell’anima. E’ strano che in inglese le ferie si chiamino “holidays”, che significa giorni santi. Se abbiamo fede, pensiamo a Dio, alla natura, cerchiamo di elevarci con la contemplazione del mare, dei monti, a Colui che li ha creati. Direi che anche il non credente può trovare un motivo per vivere in maniera più umana, più esistenziale, perché è un tempo in cui si ha più occasione di promuovere i valori veri della vita: stare con i figli, dialogare con la moglie, leggere un buon libro. Io credo che il modo più diretto per rovinare le ferie sia quello di farne un tempo più frenetico del resto dell’anno, passando da discoteche di notte a spiagge rumorosissime di giorno. Penso che il silenzio sia una componente essenziale.

 

D. – Quindi, le ferie possono davvero diventare una occasione di riposo …

 

R. – Sì, è vero, dobbiamo tener conto di tanta gente che deve tirar fuori qualche giorno di ferie così alla spicciolata, qua e là. Un modo da consigliare è quello di sviluppare una certa capacità di contemplazione sia ai monti, sia al mare, sia in campagna. Essere in grado non di volere le cose, come nella vita quotidiana quando corriamo da un supermercato all’altro a vedere cosa ci serve e cosa dobbiamo comprare, ma scoprire la bellezza di guardare alle cose, senza necessariamente volerle possedere. Questo contatto con la natura ha un potere rigenerante sullo spirito dell’uomo. E’ un mistero forse questo. Forse perché la natura, come dice un salmo, parla di Dio: “I cieli narrano la gloria di Dio”. I salmi sono maestri nell’indicarci come da ogni spettacolo della natura ci si possa elevare ad un atteggiamento di contemplazione.

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LE INQUIETUDINI DEL NOSTRO TEMPO, PROTAGONISTE NELL’ULTIMO KOLOSSAL

DI STEVEN SPIELBERG, LA GUERRA DEI MONDI

- Intervista con Gianfranco De Turris -

 

Colpisce, nell’ultimo film di Steven Spielberg, La guerra dei mondi, presentato nelle sale di tutto il mondo mercoledì scorso, il clima cupo e pauroso che accompagna l’arrivo degli alieni sulla terra, preludio alla scomparsa dell’umanità e dell’intera civiltà. Una pellicola spettacolare che racchiude molte inquietudini del nostro tempo. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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(musica)

 

No: non sono più gli ET sorridenti e coccoloni e nemmeno gli affusolati visitatori con la passione per le sette note e pronti a pacifici incontri ravvicinati. Questa volta non è la pace e lo scambio di conoscenze, ma la guerra, la distruzione, l’annientamento del genere umano: è La guerra dei mondi, l’ultimo spettacolare prodotto di Steven Spielberg, tratto dall’omonimo classico della letteratura fantascientifica di Herbert George Wells, scritto nel 1898. Questa volta la battaglia per la sopravvivenza della nostra specie e del nostro futuro è vista attraverso gli occhi di un padre, interpretato da Tom Cruise, e dei suoi due ragazzi. Spaventati a morte, come tutti: c’è, in questo film, il sapore della follia, dell’ignoto, della nostra totale vulnerabilità, nonostante il progresso, la scienza, la tecnica che abbiamo raggiunto. Gli anni inquieti della nostra storia attuale portano dunque l’immaginario collettivo, del quale il grande schermo è il catalizzatore per eccellenza, ad interrogarsi sul futuro e sul diverso, che non appare più amico ma irriducibile nemico. Così Steven Spielberg descrive il suo film:

 

“‘WAR OF THE WORLDS’ IS A VERY SIMPLE STORY. ...

“La Guerra del mondi” è una storia molto semplice. E’ la storia della sopravvivenza. E’ la storia di un padre che vuole proteggere i figli; sono gli elementi di fondo della natura umana contro un evento straordinariamente innaturale che viene a distruggerci. La storia è molto, molto semplice, è un’odissea che inizia nel New Jersey e finisce a Boston. La distanza è molto breve, se considera la distanza percorsa dagli invasori alieni per raggiungerci; e allo stesso tempo, questo viaggio è un viaggio ‘per sempre’: percorrere cinque miglia ed arrivare salvi alla meta è un miracolo, nella “Guerra dei Mondi”.

 

Il buonismo al quale Spielberg ci aveva abituati ha lasciato il posto all’inarrestabile, immotivata violenza degli alieni, gli sconosciuti. Abbiamo chiesto a Gianfranco De Turris, esperto di fantascienza, se si possono leggere motivazioni contemporanee in questo cambiamento di sensibilità da parte del regista americano?

 

La fantascienza sempre è un po’ l’espressione di quello che l’uomo nei vari periodi ha dentro. Lo si può dire anche di altre forme letterarie, naturalmente; ma la fantascienza, proprio perché ha la sua dimensione fantastica, pur se si basa teoricamente sulla scienza, forse può capirle meglio. Sicuramente può essere il sintomo della paura dell’altro ... però, io non pigerei troppo il tasto su questo. Il romanzo di Wells, del 1898, si basa su quelle che erano soprattutto le notizie scientifiche che Wells aveva al suo tempo! Si ricordi che era l’epoca in cui Schiaparelli individuò i famosi Canali di Marte e in cui, soprattutto, l’astronomo inglese Percival Lowell, da questa scoperta trasse la conclusione che su Marte dovesse esistere un tipo di vita ‘intelligente’. Ricordiamo anche un altro fatto: è il primo romanzo in assoluto che descrive quello che dice il titolo, cioè la guerra tra due civiltà, una terrestre e l’altra non-terrestre perché in precedenza alieni ed extraterrestri erano stati descritti, nei romanzi, ma non sotto questo aspetto intrusivo di invasione.

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CHIESA E SOCIETA’

3 luglio 2005

 

“instrumentum pro lectura magisterii summi pontificis benedicti xvi”.

E’ IL NUOVO MENSILE REALIZZATO DALL’AGENZIA FIDES PER LA DIVULGAZIONE

DEL MAGISTERO DEL SANTO PADRE NELLE TERRE DI MISSIONE

 

ROMA. = Uno strumento per sostenere spiritualmente i missionari che operano fisicamente lontani dalla Sede di Pietro, immersi in contesti particolarmente difficili. E’ quanto si propone il nuovo “Instrumentum pro lectura Magisterii Summi Pontificis benedicti XVI” presentato dall’Agenzia Fides che, mese per mese raccoglie, riorganizza e propone in chiave di approfondimento quanto pubblicato quotidianamente dall’agenzia cattolica sul Magistero del Santo Padre. Oltre alla sintesi degli interventi di Benedetto XVI, raccolti nella sezione “Synthesis Interventum”, l’ “Instrumentum” evidenzia alcune espressioni del Papa ritenute particolarmente significative e le raccoglie attorno a temi specifici: i “Verba Pontificis”. Vengono, quindi, presentati gli interventi di personalità appartenenti alla Chiesa e al mondo cattolico, ripresi sempre dai lanci quotidiani dell’Agenzia che si esprimono in relazione ai temi del mese affrontati dal Papa e raccolti, poi, in “Interventus Super Quaestiones”. Una quarta sezione, infine, propone testimonianze e interviste che formano la cornice per aiutare a capire meglio problemi e sfide della Chiesa nel mondo: le “Quaestiones”. In questo primo numero dell’ “Instrumentum”, in primo piano i primi due mesi di Pontificato di Benedetto XVI dove, nella sezione “Pro Pontefice”, sono raccolte alcune espressioni augurali per l’inizio del Pontificato. L’“Instrumentum”, quindi, vuole essere un sostegno all’opera di evangelizzazione dei missionari ma anche per la catechesi, l’aggiornamento pastorale, la predicazione e l’organizzazione di quanto pubblicato giorno per giorno dall’Agenzia Fides. (R.A.)

 

 

MOBILITAZIONE DI 300 ONG PER CHIEDERE LA FINE DELL’IMPUNITÀ

PER CHARLES TAYLOR, L’EX CAPO DI STATO LIBERIANO. E’ STATO PRESENTATO

UN DOCUMENTO ALL’UNIONE AFRICANA NEL QUALE VIENE CHIESTA LA CONSEGNA

DI TAYLOR AL TRIBUNALE SPECIALE PER I CRIMINI DELLA SIERRA LEONE

 

MONROVIA. = “È arrivata l’ora che l’Unione Africana si unisca alle molte voci locali e internazionali, istituzionali e civili, che da tempo chiedono la fine dell’impunità per Charles Taylor”. E’ questa la richiesta espressa da un gruppo composto da oltre 300 organizzazioni non governative e associazioni della società civile africana e internazionali, che hanno presentato un documento per chiedere all’Unione Africana di assicurare che l’ex-capo di Stato liberiano, Charles Taylor, venga consegnato al Tribunale speciale per i crimini della Sierra Leone dove sono depositati a suo carico 17 capi d’accusa per crimini contro l’umanità. La richiesta è stata  inviata  anche  al nigeriano  Olusegun Obasanjo, in  qualità di presidente dell’Unione Africana, perché inserisca il tema nell’agenda dei lavori del vertice che si terrà la prossima settimana a Sirte, in Libia. Secondo quanto sottolineato nel documento, la fine dell’impunità per Charles Taylor darà giustizia alle innumerevoli vittime dell’ex-capo di Stato liberiano e alle loro famiglie. A Taylor vengono contestate, infatti, le violenze e i soprusi che hanno segnato i suoi 14 anni di governo liberiano, ma soprattutto il coinvolgimento diretto nel decennale conflitto sierraleonese svoltosi dal 1991 al 2001, di cui, secondo il Tribunale di Freetown, è uno dei principali responsabili. Dopo essere stato cacciato dalla Liberia, dall’estate del 2003 Taylor si trova in esilio in Nigeria. (R.A.)

 

 

AL VIA IL 12 LUGLIO IN MESSICO L’ESTATE MISSIONARIA DELLA GIOVENTÚ:

MOLTE, LE INIZIATIVE IN TUTTO IL PAESE PER PERMETTERE AI GIOVANI DI VIVERE

LA FORTE ESPERIENZA DELLA MISSIONE

 

CITTÁ DEL MESSICO. = Sono ormai prossimi gli appuntamenti che contraddistingueranno l’Estate Missionaria dei giovani messicani. Si tratta del XXIII Corso di animazione e spiritualità missionaria e dei Campi missionari, in programma dal 12 luglio all’11 agosto. Organizzati dalle Pontificie Opere Missionarie del Messico e dalla Lega missionaria giovanile nazionale, i campi si prefiggono l’obiettivo di far vivere ai giovani una forte esperienza missionaria in contesti particolarmente impervi, a stretto contatto con la povertà e con le difficoltà determinate da condizioni strutturali, geografiche e climatiche. Possono partecipare all’iniziativa giovani maggiorenni animati da un forte spirito di servizio, capaci di adattarsi e di lavorare in gruppo. E’ gradita, inoltre, un’esperienza missionaria in ambito parrocchiale o diocesano; l’aver partecipato ai laboratori di formazione durante l’anno; essere preparati nella catechesi e nell’animazione delle celebrazioni. Oltre a queste iniziative, ogni anno si svolgono anche numerosi campi missionari parrocchiali e diocesani che coinvolgono un gran numero di giovani. Padre Carlos Navarrete, assessore nazionale della Lega missionaria giovanile, in una nota inviata all’Agenzia Fides, rileva che “uno dei frutti che Cristo missionario regala ogni anno ai 150 gruppi della Gioventù Missionaria messicana, è che da questi gruppi sbocciano circa 25 vocazioni per diversi carismi: per la vita sacerdotale, per la vita consacrata missionaria attiva e contemplativa, per il laicato missionario”. (D.L.)

 

 

ALLARME AIDS IN ASIA. SECONDO L’ONU, L’INDIA RISCHIA DI DIVENTARE IN 10 ANNI

IL PRIMO PAESE PER NUMERO DI CONTAGI

 

NEW DELHI. = La minaccia dell’Aids incombe sull'Asia, dove vi sono oltre otto milioni di persone affette dal virus HIV, di cui più di cinque nella sola India. L'allarme è stato lanciato dal direttore di UNAIDS, l’organismo delle Nazioni Unite contro l’epidemia dell’AIDS, Peter Piot. Secondo il direttore i numeri attuali sono destinati a raddoppiarsi entro i prossimi cinque anni, a meno che non si realizzi con rapidità un programma di prevenzione in tutto il continente asiatico. La situazione dell'India è quella che desta maggiori preoccupazioni: attualmente il Paese segue solo il Sudafrica per numero di infetti ma, secondo le previsioni dell’UNAIDS, potrebbe divenire, entro il 2015, il Paese con il maggior numero di contagiati al mondo. Una situazione dunque ben più drammatica che in Cina, dove, secondo quanto riportato dal governo di Pechino, ci sono 840.000 malati. Promiscuità e ignoranza sono i vettori principali dell'AIDS che continua a decimare la popolazione indiana e “fa molti più morti dello tsunami”, denuncia  Narjima Rao, attivista di un' associazione di New Delhi per la lotta all'AIDS la quale, tra l’altro, accusa il mondo occidentale di “indifferenza che solo in occasione  dello tsunami ha mostrato attenzione ai problemi del subcontinente”. (R.A.)

 

 

L’Abbazia di Montserrat celebra 500 anni di pubblicazioni.

IL SUO ABATE, Josep Maria Soler, RICORDA IL RUOLO FONDAMENTALE SVOLTO DAI BENEDETTINI PER LA DIFFUSIONE DELLA DEVOZIONE ALLA MADONNA NERA

 

MONTSERRAT. = “Montserrat può essere incluso nella lunga catena di monasteri benedettini che, nel corso dei secoli, hanno configurato l’identità cristiana, umana e culturale dell’Europa”. E’ quanto sottolineato all’agenzia Zenit dall’abate benedettino di Montserrat, Josep Maria Soler, in occasione delle celebrazioni per il quinto centenario delle pubblicazioni del celebre monastero catalano. Le Pubblicazioni dell’Abbazia di Montserrat (PAMSA), inoltre, hanno pubblicato un volume commemorativo, preparato un’esposizione di papiri e manoscritti di libri sacri e inaugurato una mostra sulla Bibbia nel Mediterraneo dal titolo “Il libro sacro nelle grandi religioni del Mediterraneo”. L’abate Soler ha sottolineato l’attiva presenza di Montserrat “nel mondo della cultura, tra i quali bisogna sottolineare quello musicale attraverso il coro di voci bianche, quello artistico attraverso il Museo, con le sue collezioni di pittura dell’Antico Oriente e di oreficeria religiosa e quello editoriale attraverso la casa editrice “Publicacions de l’Abadía” di Montserrat. Il monastero di Montserrat è uno dei santuari mariani più conosciuti nel sud del continente europeo e, come ha ricordato l’abate, “la presenza dei ‘monaci neri’ di Montserrat in molti punti dell’Europa centrale per vari secoli, oltre a diffondere la devozione alla Madonna Nera, ha contribuito alla diffusione dell’ideale benedettino e dei valori che lo accompagnano, senza dimenticare ciò che questa esperienza significava per i rapporti esterni e per il senso di unità europea”. (R.A.)



LUTTO NEL MONDO DEL CINEMA. E’ MORTO IL NOTO REGISTA E SCENEGGIATORE

ALBERTO LATTUADA

 

ROMA. = Lutto nel mondo del cinema. E’ morto questa mattina nella sua casa di campagna non lontano da Roma il noto regista e sceneggiatore Alberto Lattuada, da tempo malato. Nato a Milano nel 1914 Lattuada, sempre aperto alle influenze del cinema europeo e al senso di spettacolarità proprio di quello americano, era uno dei maggiori esponenti del neorealismo italiano. Tra i suoi film più conosciuti si ricordano Il bandito”, interpretato da Amedeo Nazzari, ed il malinconico “Luci del varietà” del 1951. I funerali, secondo quanto hanno riferito i familiari, si svolgeranno con ogni probabilità martedì prossimo a Roma nella chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo. (R.A.)

 

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24 ORE NEL MONDO

3 luglio 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

 

Urne aperte dalle 7:00 di stamani in Albania, dove  2,8 milioni di elettori sono chiamati a scegliere i 140 membri del parlamento. Circa 400 osservatori internazionali controllano la regolarità del voto che, a parte la temporanea sospensione delle operazioni dovuta a piccoli scontri isolati fra membri delle commissioni elettorali, si stanno svolgendo finora in un clima di sostanziale calma. A contendersi il primato sono i due tradizionali rivali, il primo ministro in carica Fatos Nano e l’ex presidente Sali Berisha, avversari ed unici protagonisti degli ultimi quattordici anni di vita democratica del Paese. I primi risultati ufficiali sono attesi per domani. Ma che cosa si aspettano gli albanesi da queste elezioni? Al microfono di Giancarlo La Vella, risponde Davide Djudjaj, responsabile del Programma albanese:

 

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R. – Si aspettano finalmente elezioni serene, tranquille, nel rispetto di quelle norme democratiche e che si svolgano senza manipolazioni. Un voto che dia al Paese il governo che gli stessi cittadini vogliono. Quindi, anzitutto c’è una grande attesa per una prova di democrazia vera. I cittadini finalmente vogliono un governo che cominci ad occuparsi e preoccuparsi delle questioni che riguardano il Paese, problematiche che loro quotidianamente affrontano con tante difficoltà!

 

D. – C’è grande speranza anche da parte della Chiesa locale, in queste consultazioni?

 

R. – Direi che la Chiesa cattolica continua ad essere impegnata in prima linea anche nel sociale. Un mese fa ha lanciato un appello forte ai cittadini perché adoperino bene il proprio voto a quel partito, a quei candidati che davvero possano avviare un cambiamento profondo della società e del Paese; ed ai politici, che finalmente non guardino ai propri interessi ma soprattutto incomincino a ricostruire la società. Un invito forte da parte dei vescovi, soprattutto perché vengano combattute tutte le piaghe sociali: diffusione della droga, prostituzione, immigrazione clandestina, disoccupazione, criminalità organizzata sempre in crescita ... Quindi, un forte invito ai politici a guardare al bene comune. Per bene comune i vescovi intendono che le ricchezze vengano distribuite in maniera equa, perché in Albania negli ultimi anni c’è stato un divario sempre maggiore tra i ricchi ed i poveri, il cui numero è in continuo aumento.

 

D. – Che cosa è rimasto del conflitto avvenuto nel 1997? Com’è l’Albania di oggi?

 

R. – Il conflitto del 1997 purtroppo è rimasto, nel senso che sia il partito socialista sia quello democratico guidato da Berisha continuano ad accusarsi a vicenda per quel trauma sociale, quella guerra civile che ci fu e che è stata un colpo duro per la società albanese, per l’apparato statale, per le riforme ... ci sono le tracce, ancora, ma la speranza è quella che, appunto, il prossimo governo cominci a mettere mano alla ricostruzione della società.

 

D. – La leadership albanese come guarda all’inserimento dell’Albania nella comunità internazionale?

 

R. – Certamente, il governo finora ha tentato di allacciare, di coltivare i rapporti con la comunità internazionale, soprattutto da una parte con la Santa Sede e qui, devo dire, che quest’anno il governo dell’Albania ha approvato una bozza di accordo tra la Santa Sede e Tirana riguardo alla Chiesa cattolica. Invece, per quanto concerne i rapporti con gli altri Stati, l’Albania non è mai stata – come dire – ‘coerente’, non ha mai coltivato i rapporti in maniera costante, facendo ovviamente allontanare gli investitori. Per cui, una delle esigenze che i cittadini pongono al futuro governo è proprio di avere una cura particolare ai rapporti con Italia e Grecia, ma anche con la comunità europea affinché gli investitori si convincano che l’Albania è un Paese stabile, sicuro, dove potere investire così da dare una mano all’economia, all’industria, quindi aprire speranze e così anche aiutare ad arginare quella piaga che si chiama ‘emigrazione clandestina’.

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L’ambasciatore egiziano in Iraq, Ihab al Sherif, è stato sequestrato oggi da un commando di uomini armati nella parte occidentale di Baghdad. Fonti del ministero degli Interni iracheno specificano che il sequestro è avvenuto sabato notte mentre il diplomatico si trovava nella sua residenza, nel quartiere di Mansour. Intanto, ieri, a conclusione di una giornata costata la vita ad un trentina di persone, un comunicato dell’esercito americano ha reso noto l’arresto, condotto dalle forze di sicurezza irachene il 21 giugno scorso, di un medico specializzato nel sequestro e negli interrogatori degli ostaggi stranieri.

 

Fonti occidentali ammettono che civili potrebbero essere rimasti uccisi in Afghanistan nel bombardamento di un villaggio dove si ritiene si nascondessero dei taleban. A riportarlo, oggi, è la Bbc on line. Il raid, compiuto da caccia bombardieri americani, è avvenuto nella provincia di Kunar venerdì scorso, ma se ne è avuta notizia ieri. Fonti afghane parlano di 25 morti tra le persone che si trovavano nei due edifici colpiti dalle bombe, nel villaggio di Chechal. Il raid è stato confermato dal comando americano che, specificando come l’obiettivo fosse un “complesso” utilizzato dagli insorti, sottolinea che è stata avviata un’inchiesta sull’accaduto. Si ritiene che negli ultimi tre mesi almeno 500 sospetti taleban siano stati uccisi nel sud e nell’est dell’Afghanistan, le zone dove la guerriglia è più forte, in operazioni condotte dagli americani. Operazioni ritenute necessarie anche in previsione di una crescita delle azioni di guerriglia nell’approssimarsi delle elezioni parlamentari, previste per settembre.

 

Il governo israeliano ha respinto oggi a grande maggioranza la proposta, presentata dal ministro dell’Agricoltura Israel Katz, di rinviare a novembre l’operazione di ritiro dei coloni dalla striscia di Gaza. Il ritiro, pertanto, dovrà cominciare entro un mese e mezzo. A favore della proposta, patrocinata dagli elementi più nazionalisti del governo, si è schierato anche Benjamin Netanyahu, ex primo ministro e attualmente ministro delle Finanze, grande avversario del primo ministro Ariel Sharon all'interno del partito di maggioranza relativa. Dal canto suo il vice premier, Shimon Peres, prima di entrare nella seduta del governo, ha avvertito che i ministri laburisti potrebbero dimettersi se la proposta di Katz, che sarà esaminata mercoledì anche dalla Knesset, fosse accolta.

 

Tre attentati dinamitardi hanno avuto luogo ieri a Pristina, capoluogo del Kosovo, tuttavia, senza provocare vittime. Le esplosioni sono avvenute davanti alla sede della missione ONU, del Parlamento kosovaro e della sede locale dell’Organizzazione europea per la ricostruzione e lo sviluppo (OCSE), che si trovano nel raggio di 500 metri. Il primo ministro del Kosovo, Bajram Kosumi, ha definito “molto inquietanti” gli episodi, per i quali non è stata avanzata alcuna rivendicazione.

 

A Riad, un presunto esponente dell’organizzazione al Qaeda in Arabia Saudita, un marocchino di nome Younes Mohammed Ibrahim al Hayari, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia, in cui sono hanno perso la vita diversi sospetti terroristi. 

 

E a Riad è giunto ieri sera Tony Blair per una visita lampo in Arabia Saudita, il maggiore produttore di petrolio del mondo, a pochi giorni dal vertice del G8 in Scozia. Il premier britannico, che ha avuto ieri sera un colloquio di 90 minuti con il leader saudita, il principe Abdullah, ha chiesto il sostegno del Paese arabo per un suo pacchetto di proposte a favore dei palestinesi, che spera sia approvato la prossima settimana dai leader del G8.

 

Almeno 19 minatori sono rimasti uccisi per un’esplosione avvenuta una miniera di carbone nella provincia di Shanxi, nel nord-ovest della Cina. Secondo l’agenzia ufficiale Nuova Cina, altri quattro minatori erano riusciti a riguadagnare la superficie da soli, mentre altri 11 sono stati salvati dai soccorsi. Il carbone soddisfa il 70% del fabbisogno energetico della Cina, tuttavia incidenti del genere sono quasi all’ordine del giorno nel Paese, anche per la scarsa attenzione prestata alla sicurezza.

 

Il presidente francese Jacques Chirac ha affermato che al vertice del G8 in programma la settimana prossima in Scozia è possibile un accordo sui mutamenti climatici. “Abbiamo avuto discussioni difficili e sembra che ci stiamo orientando verso un accordo”, ha specificato il capo dello Stato francese in una conferenza stampa a Svetlogorsk, nella regione russa di Kaliningrad, in occasione di un incontro informale con il presidente russo Putin e il cancelliere tedesco Schroeder. Il presidente francese, in particolare, ha sempre insistito sulla necessità di dare piena applicazione al Protocollo di Kyoto, che gli Stati Uniti si rifiutano di ratificare. Secondo la stampa britannica, tuttavia, il presidente Bush potrebbe accettare una soluzione di compromesso e riconoscere che il problema esiste e va affrontato.

 

In Giappone, una colonna di vapore di 1000 metri si è alzata dal mare nei pressi di un’isola a sud del Pacifico, a causa dell’eruzione di un vulcano sottomarino. La guardia costiera ha subito mandato un aereo nei pressi di Iwojima, situata a 1400 chilometri a sud di Tokyo, dopo essere stata allertata da un membro della stazione militare dell’isola.

 

In Italia, Marco Follini, al termine del secondo congresso nazionale del UDC, è stato acclamato segretario del partito. “Abbiamo avuto diverse critiche –ha commentato – ma le critiche sono il sale della democrazia”. L'unica critica che però il segretario rifiuta con sdegno “è quella che noi avremmo messo nel conto la sconfitta elettorale”. Casini, nel suo intervento, ha spiegato che non si può volere “uno Stato senza Dio” e, ricordando il fallimento del referendum, ha detto che non è stata “una grande affermazione clericale”, ma di temi che appassionano come quello della difesa della vita e “non devono dividere” come vuole “un certo laicismo e radicalismo”.

 

“Un’eventuale divisione la vivrei come una sconfitta”. Così, il vice premier Gianfranco Fini durante la sua replica all’assemblea nazionale di Alleanza Nazionale. Intanto, Gianni Alemanno e Francesco Storace, capofila di Destra Sociale, si sarebbero pronunciati per votare contro la mozione di fiducia a Fini. In assemblea molti altri interventi sono stati contro il voto di fiducia a Fini.

 

 

 

 

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