RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
182 - Testo della trasmissione di venerdì 1 luglio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Celebrata
ieri la memoria dei Santi Protomartiri Romani: ce ne parla mons. Mauro Piacenza
Si apre questa sera la 48.ma edizione del Festival dei
due Mondi di Spoleto
CHIESA E SOCIETA’:
Conclusasi ieri a Perugia la 55.ma Settimana
nazionale di aggiornamento pastorale
Pakistan: raid della polizia in un
negozio di libri gestito da suore cattoliche
Si aggrava la crisi umanitaria nell’Africa australe
Stamattina a Roma i funerali del dottor Giovanni
Bosca, già caposervizio del Radiogiornale
Germania: sfiduciato
Schröder. Si va verso elezioni anticipate
Italia: Follini apre il
congresso dell'UDC
10 morti nel Congo
ex-Zaire in scontri tra polizia e manifestanti
1
luglio 2005
INTENSA GIORNATA DI INCONTRI PER BENEDETTO XVI:
IN UDIENZA DAL PAPA IL PRESIDENTE DELL’UNGHERIA, L’ENTE CARITATIVO
PAPAL FOUNDATION, IL CAVALIERE SUPREMO DEI CAVALIERI DI COLOMBO
E IL CARDINALE KASPER DI RITORNO DA MOSCA
- A cura di Alessandro Gisotti -
Giornata ricca di incontri
significativi per Benedetto XVI. Il Papa ha ricevuto questa
mattina in Vaticano il presidente della Repubblica di Ungheria Ferenc Mádl, con la consorte e il seguito.
Quasi una visita di congedo visto che il mandato presidenziale di Ferenc Mádl
scade il prossimo agosto. Il presidente ungherese, cattolico, ha reso omaggio
alla tomba di Giovanni Paolo II. L’Ungheria conta poco più di 10
milioni di abitanti: i cattolici sono circa il 63% della popolazione. Il Paese
è entrato nell’Unione Europea il primo maggio del 2004.
Quindi, il
Pontefice ha ricevuto in udienza il cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
Udienza che avviene ad una settimana dal ritorno del porporato da un viaggio a
Mosca, per continuare il dialogo con il Patriarcato ortodosso
avviato in occasione della solenne inaugurazione del Pontificato di Papa
Benedetto XVI.
Successivamente,
Benedetto XVI ha incontrato l’arcivescovo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo,
arciprete della Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura, di cui ha preso
possesso lo scorso 29 giugno, festività dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, alla
presenza del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano.
La mattinata di Papa Bendetto XVI è proseguita con le
udienze ai membri del Consiglio Esecutivo della “Papal Foundation”, i cardinali
William Henry Keeler, arcivescovo di Baltimora, Theodore Edgar McCarrick,
arcivescovo di Washington e Justin Francis Rigali, arcivescovo di Filadelfia. Fondazione cattolica statunitense,
istituita nel 1990 dallo scomparso arcivescovo di Filadelfia, il cardinale John
Krol, la Papal Foundation si incarica di raccogliere annualmente dei
fondi per sostenere le attività caritative del Pontefice. Finanzia soprattutto
attività in favore di vittime di catastrofi naturali, guerre e malattie come
l’Aids.
Ancora, il Papa ha ricevuto in udienza il professor Carl
A. Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo con la consorte e il
Cappellano Supremo, mons. William Lori, vescovo di Bridgeport. L’ordine dei Cavalieri di Colombo
è stato fondato nel 1882, nello Stato americano del Connecticut, da padre
Michael J. McGivney. I Cavalieri di Colombo si sono sempre distinti per il
proprio sostegno alla Chiesa attraverso programmi di evangelizzazione,
educazione cattolica, impegno civico e aiuto ai bisognosi.
Stasera, infine, il Santo Padre
avrà un colloquio con l’arcivescovo William Joseph Levada, nuovo prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede. Incarico retto dal cardinale Joseph
Ratzinger per 24 anni, prima dell’elezione alla Cattedra di Pietro.
NOMINE
In Thailandia, Benedetto XVI ha
nominato arcivescovo di Thare and Nonseng, mons. Louis Chamniern Santisukniran, finora vescovo di Nakhon Sawan.
In
Francia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della
diocesi di Bayeux e Lisieux, presentata da monsignor Guy Gaucher, dell’Ordine
dei Carmelitani Scalzi, per
sopraggiunti limiti d’età.
Il Papa
ha nominato membro della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli mons.
Wiktor Skworc, vescovo della diocesi polacca di Tarnów.
CRISI D'IDENTITÀ PER L'EUROPA. RILEGGIAMO IL
CARDINALE RATZINGER:
L'EUROPA ODIA SE STESSA. SERVE LA CREATIVITÀ DEI
CRISTIANI
Olanda, Belgio e Spagna sono gli
unici tre Paesi al mondo che hanno legalizzato i matrimoni omosessuali. Tre
Paesi europei. Segno di una crisi di identità del vecchio continente. Di questa
crisi aveva parlato il cardinale Ratzinger il 13 maggio dell’anno scorso in una
Lectio magistralis tenuta a Roma presso
la Biblioteca del Senato italiano. Rileggiamo alcuni brani di quell’intervento.
Ce ne parla Sergio Centofanti:
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L’allora cardinal Ratzinger si
chiedeva: “cos’è la nostra cultura, che è ancora rimasta? La cultura
europea è forse la civiltà della tecnica e del commercio diffusa vittoriosamente
per il mondo intero?” Si ha invece “l’impressione che il mondo di valori
dell’Europa, la sua cultura e la sua fede, ciò su cui si basa la sua identità,
sia giunto alla fine e sia propriamente già uscito di scena; che adesso sia
giunta l’ora dei sistemi di valori di altri mondi, dell’America pre-colombiana,
dell’Islam, della mistica asiatica”.
“L’Europa, proprio in questa ora
del suo massimo successo – continuava -
sembra diventata vuota dall’interno, paralizzata in un certo qual senso
da una crisi del suo sistema circolatorio, una crisi che mette a rischio la sua
vita, affidata per così dire a trapianti, che poi però non possono che
eliminare la sua identità. A questo interiore venir meno delle forze spirituali
portanti corrisponde il fatto che anche etnicamente l’Europa appare sulla via
del congedo”.
“C’è una strana mancanza di
voglia di futuro – leggiamo ancora nel testo di quell’intervento - I figli, che
sono il futuro, vengono visti come una minaccia per il presente; essi ci
portano via qualcosa della nostra vita, così si pensa. Essi non vengono sentiti
come una speranza, bensì come un limite del presente. Il confronto con l’Impero
Romano al tramonto si impone: esso funzionava ancora come grande cornice
storica, ma in pratica viveva già di quelli che dovevano dissolverlo, poiché
esso stesso non aveva più alcuna energia vitale”.
Il cardinale Ratzinger parla di minacce reali ai valori umani: “sia
che noi pensiamo alla clonazione, sia che pensiamo alla conservazione dei feti
umani a scopo di ricerca e di donazione degli organi, sia che pensiamo a tutto
quanto l’ambito della manipolazione genetica - la lenta consunzione della dignità
umana che qui ci minaccia non può venir misconosciuta da nessuno. A ciò si
aggiungono in maniera crescente i traffici di persone umane, le nuove forme di
schiavitù, l’affare dei traffici di organi umani a scopo di trapianti. Sempre
vengono addotte finalità buone, per giustificare quello che non è
giustificabile”.
L’allora prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede parla poi del matrimonio:“l’Europa non
sarebbe più Europa, se questa cellula fondamentale del suo edificio sociale
scomparisse o venisse essenzialmente cambiata”. E riferendosi alle richieste di
legalizzazione dei matrimoni omosessuali afferma che “con questa tendenza si
esce fuori dal complesso della storia morale dell’umanità, che nonostante ogni
diversità di forme giuridiche del matrimonio sapeva tuttavia sempre che questo,
secondo la sua essenza, è la particolare comunione di uomo e donna, che si apre
ai figli e così alla famiglia. Qui non si tratta di discriminazione, bensì
della questione di cos’è la persona umana in quanto uomo e donna e di come
l’essere assieme di uomo e donna può ricevere una forma giuridica. Se da una
parte il loro stare assieme si distacca sempre più da forme giuridiche, se
dall’altra l’unione omosessuale viene vista sempre più come dello stesso rango
del matrimonio, siamo allora davanti ad una dissoluzione dell’immagine
dell’uomo, le cui conseguenze possono solo essere estremamente gravi”.
Poi viene alla questione
religiosa. “Nella nostra società attuale grazie a Dio viene multato chi
disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure.
Viene multato anche chiunque vilipendia il Corano e le convinzioni di fondo
dell’Islam. Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i
cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo,
limitare il quale sarebbe un minacciare o addirittura distruggere la tolleranza
e la libertà in generale”.
“C’è qui – afferma - un odio di
sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di
patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di
comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia
vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in
grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa, per sopravvivere, ha
bisogno di una nuova - certamente critica e umile - accettazione di se stessa,
se essa vuole davvero sopravvivere”.
“Come andranno le cose in Europa
in futuro non lo sappiamo” - concludeva il cardinale Ratzinger: “il destino di
una società dipende sempre da minoranze creative. I cristiani credenti
dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa e contribuire a
che l’Europa riacquisti nuovamente il meglio della sua eredità e sia così a
servizio dell’intera umanità”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iran: si acuisce la tensione con gli Usa; le autorità degli
Stati Uniti invitano i propri concittadini a non recarsi nel Paese arabo.
Sempre in prima un articolo di Giampaolo Mattei dal
titolo "Una testimonianza, una presenza che ci accompagna per
sempre": a tre mesi dalla morte di Giovanni Paolo II.
Nelle
vaticane, una pagina sul tema: "Padre Stanislas Breton, religioso
passionista, filosofo della Croce, testimone della verità".
Una
pagina dedicata alla Biblioteca di san Matteo in san Marco in Lamis, che compie
cent'anni di vita.
Nelle
estere, Iraq: entro due mesi - afferma il Primo Ministro Jaafari - comincerà il
processo contro Saddam Hussein.
Cuba:
inaugurata una statua in memoria di Giovanni Paolo II.
Nella
pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi dal titolo "Alla vigilia
di ampie riforme": riflessioni sulla scuola italiana.
Nelle
pagine italiane, in rilievo i temi della competitività, dell'inflazione e
della pubblica amministrazione.
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1
luglio 2005
LA PREOCCUPAZIONE DEI
VESCOVI SPAGNOLI
DOPO IL SÌ DEL
PARLAMENTO AL MATRIMONIO GAY
- Con noi, mons. Ricardo
Blázquez Pérez -
È particolarmente acceso il dibattito, in Spagna,
dopo l’approvazione della controversa legge sui matrimoni tra coppie
omosessuali da parte del Parlamento. Vibranti le proteste del Foro della
famiglia, che ha chiesto un incontro con il premier Zapatero, ed ha annunciato nuove
manifestazioni, come quella del 18 giugno scorso a Madrid. Ed è grande anche la
preoccupazione della Chiesa per il futuro del Paese. Andrea Sarubbi ha intervistato
mons. Ricardo Blázquez Pérez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza
episcopale spagnola:
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R. - È un
giorno molto triste per noi spagnoli, perché la stabilità matrimoniale è stata
gravemente ferita e perché c’è tutta una gran confusione riguardo al matrimonio
e alla famiglia. Con questa riforma del Codice civile, la struttura
fondamentale del matrimonio è cambiata profondamente… appartiene alla struttura
fondamentale del matrimonio che ci sia un’unione di un uomo e di una donna, per
la reciproca complementarietà e per la trasmissione della vita.
D. – Quali conseguenze avrà,
secondo Lei, questa legge per la società spagnola?
R. – Ci sono tante conseguenze,
ma in primo luogo confusione sui valori fondamentali di ordine morale. Ad
esempio, per quanto riguarda l’educazione: come devono essere educati i ragazzi
per la maturazione della sessualità? Si può proporre che possano scegliere il
matrimonio con una persona dello stesso sesso o con un'altra persona? È una
gran confusione e mette i genitori e gli educatori in una situazione molto difficile.
D. – Alcuni giuristi hanno parlato
di incostituzionalità...
R. – Infatti, la riforma del
Codice civile implica che non appaiano le parole “uomo” e “donna”, ma
“coniugi”; e neanche “padre” e “madre”, ma “genitori”. È un cambiamento di
parole contro il quale ha protestato anche la Reale Accademia della lingua, e
che nasconde un cambiamento profondo. Sicuramente questa legge è
incostituzionale, ma dovrà stabilirlo il tribunale competente.
D. - Come è conciliabile, dal
punto di vista della Chiesa, il rispetto degli omosessuali con il no al
matrimonio gay?
R. – Coloro i quali hanno una
tendenza omosessuale devono essere rispettati come persone. Anche loro sono
figli di Dio, e non devono essere discriminati. Questo rispetto non implica,
però, il diritto al matrimonio. Si deve distinguere chiaramente l’omofobia, dal
rispetto della condizione strutturale ed istituzionale del matrimonio.
D. – Ci sono altri Paesi - come
Francia e Germania, ad esempio - che hanno affrontato lo stesso problema, però
lo hanno risolto in maniera diversa. Secondo Lei, esisteva anche per la Spagna
un’alternativa a questa legge?
R. – Questa legge divide
profondamente la società. Sarebbe stato possibile - se il legislatore e la
società lo chiedono - riconoscere diritti di carattere fiscale, sociale,
eccetera, a persone che condividono la vita da un certo tempo. In una questione
del genere, noi come Chiesa non entriamo. Ma questa soluzione sarebbe stata
senza dubbio meno grave di quella che si è adottata.
D.- Eccellenza, visto da fuori
sembra molto forte lo scontro attuale in Spagna tra la Chiesa ed il governo.
Lei vede possibilità di dialogo?
R. – Io credo di sì. Questa
situazione non deve impedire che siano chiuse tutte le porte per parlare.
Dobbiamo fare uno sforzo supplementare per ritrovare la serenità e la capacità
di dialogare.
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Il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore
Romano, parla di nuovi “violenti e mirati … attacchi alla famiglia naturale...
fondata sull’unione tra uomo e donna, che continuano a giungere da alcune parti
del mondo” e sottolinea le manifestazioni di protesta annunciate in molte città
spagnole. Per il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio
Consiglio per la Giustizia e la Pace “il matrimonio tra omosessuali è
un’aberrazione dei principi che provengono dalla natura”. Ascoltiamo il
porporato al microfono di Debora Donnini:
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Il matrimonio
esiste tra un uomo e una donna, e questo è quello che noi apprendiamo dalla
natura e dal mondo che ci circonda. Quindi, queste cose – che si chiamino
‘unioni’, che si chiamino in qualsiasi modo – non sono ‘matrimonio’. Non
parliamo dell’adozione di figli: si fa un torto ai bambini che hanno bisogno
del padre e della madre. Quindi, per dare un diritto che non esiste ad altri,
si priva di un diritto fondamentale i bambini: quello di avere un padre e un
madre.
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CELEBRATA IERI LA MEMORIA DEI SANTI PROTOMARTIRI
ROMANI
- Intervista con mons. Mauro Piacenza -
“I nuovi martiri nel XX secolo”. Con una riflessione su questo tema mons.
Mauro Piacenza, presidente della Commissione di Archeologia sacra ha celebrato
ieri nella Basilica capitolina dei Santi Nereo e Achilleo la memoria dei Santi
Protomartiri Romani. Ce ne parla, nel
servizio, Rita Anaclerio.
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“Sotto Nerone, nell’anno 64 d.C., avvenne un incendio... né le funzioni
religiose poterono salvare Nerone dall’infamante accusa di avere egli stesso
ordinato l’incendio. Pertanto, allo scopo di liberarsi da tale imputazione,
egli accusò altri di tale colpa, destinando ad atroci pene coloro che il volgo
chiamava cristiani”
Così ha avuto inizio il martirio del popolo cristiano. Così ieri presso
la Basilica romana dei Santi Nereo e Achilleo, nelle catacombe di Domitilla
sulla via Ardeatina è stata ricordata e celebrata la memoria dei Santi
Protomartiri Romani. Ma quale è il significato nella tradizione cristiana del
martirio? Mons. Mauro Piacenza, presidente della Commissione per l’Archeologia
sacra:
“Per martirio intendiamo la coerenza e andrebbero educate le persone fino
a questo punto nel senso del martirio della coerenza, incarnare la parola di
Cristo che è diametralmente opposta allo spirito del mondo”.
Ancora oggi, il martirio purtroppo non ha perso di attualità. Mons. Mauro
Piacenza:
“I martiri del secolo appena passato sono in numero strabocchevole, oltre
a tutti gli altri: sono i martiri delle ideologie che hanno caratterizzato tragicamente
il secolo scorso. Oggi troviamo altri tipi di ideologie. Sono le ideologie
della irenicità, del relativismo, che distruggono il concetto stesso di
oggettività del vero e quindi della oggettività della parola di Cristo, anzi di
Cristo”.
Un messaggio, quindi, quello dei Protomartiri Romani ancora attuale.
Mons. Mauro Piacenza:
“Il sentimento, il convincimento della propria appartenenza a Cristo e
non al mondo è funzionale alla salvezza del mondo, per portare la libertà e
tutti quei beni che poi si compendiano nella salvezza”.
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SI APRE QUESTA SERA LA 48.MA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEI DUE MONDI DI SPOLETO. FINO AL 17 LUGLIO CONCERTI, LIRICA, BALLETTO E TEATRO
ALL’INSEGNA DELLA SCOPERTA
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La musica è sempre più regina al Festival dei Due Mondi di Spoleto, con le ultime “Sorprese e scoperte” internazionali collezionate durante l’anno e portate in scena dal direttore Francis Menotti, che ha ricevuto la magica bacchetta di rabdomante artistico dal padre 'fondatore' Giancarlo. L’anziano patron, che ama presentarsi come ''un giovane compositore” in piena salute ed energia, a dispetto dei prossimi 94 anni, è ancora il regista occulto e il talent scout, a cominciare dal cantante tedesco Max Raab, che inaugura stasera accompagnato dalla Palast Orchester. Ma l’apertura 'ufficiale' sarà domani, con la scenografia monumentale e ormai stereotipa di Piazza Duomo, l'immagine-simbolo della città, dove il 26nne direttore finlandese Mikko Franck dirigerà l’Orchestre National de Belgique per Beethoven e il pianista Jean-Yves Thibaudet nel Primo Concerto di Tchaikosky. E poi ancora musica: due intense settimane di concerti jazz, classici e récital, sino al tripudio finale in piazza con l'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, diretta da Yuri Temirkanov, impegnata nella 'Ouverture 1812' di Tchaikovsky e nelle 'Danze sinfoniche' di Rachmaninof.
Per la lirica, ridimensionato il programma che anni fa prevedeva due o tre produzioni: al Caio Melisso (dal 12 luglio) sara' in scena una rara opera di George Friedrich Haendel, 'Ferdinando re di Castiglia', diretta dallo specialista Alan Curtis, alla guida del 'Complesso barocco', regia di Jacob Peters-Messer.
Ricco il cartellone della danza all’Anfiteatro Romano: per la prima volta in Italia l’ 'Interplay Dance Theater', formato da alcuni ballerini dell'Opera di Vienna;arriva poi la 'Elisa Monte Dance' (7 luglio), mentre a piazza Duomo si svolgerà il tradizionale 'Dance Gala' (8-9-10 luglio) con étoile dei Teatri internazionali.
La scelta per la prosa è raffinata e inconsueta: 'Medea Melodram', un recital di Andrea Jonasson, che parte in italiano, parte in tedesco, interpreterà le liriche di Rainer Maria Rilke, accompagnata dallo Jess Trio Wien. E poi la serie dei 'Grandi processi', dove giudici (Nordio, Caselli), principi del foro (Pecorella, Pisapia, Volo) e uomini politici (De Michelis, Frattini) di oggi dibattono sulla innocenza o colpevolezza dei grandi di ieri (Freud, Beccaria, Antigone, Arafat). Presidente dell'insolito tribunale il neo consigliere Rai Sandro Curzi.
Non mancheranno le marionette dei Fratelli Colla, una presenza fissa a Spoleto da anni; una mostra di Demetrios Psillos, artista di origine cipriota, che firma il manifesto del festival; e una esposizione dedicata a Bruno Rubeo, scenografo italiano molto noto a Hollywood, che ha firmato le scene di 'Il mercante di Venezia' e ha ottenuto una nomination all'Oscar per il film 'A spasso con Dasy'.
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1
luglio 2005
“LA
PARROCCHIA SIA SCUOLA DI PROFEZIA”: COSÌ, MONS. DOMENICO SIGALINI,
VESCOVO DI PALESTRINA E DIRETTORE DEL CENTRO DI
ORIENTAMENTO PASTORALE
ITALIANO, IERI A PERUGIA, AL TERMINE DELLA 55.MA
SETTIMANA NAZIONALE
DI AGGIORNAMENTO
PASTORALE
- A cura di Roberta Moretti -
PERUGIA. = “E’ finito il tempo
di stare in difesa o in apnea. A noi spetta di offrire lo slancio dell’utopia,
incalzando la politica oltre la difesa dei nostri interessi, per il bene di tutti,
anche spirituale”: è un vero e proprio programma per la Chiesa italiana, quello
lanciato ieri a Perugia da mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e
presidente del COP, il Centro di orientamento pastorale italiano. L’occasione è
stata la chiusura della 55.ma Settimana nazionale di aggiornamento pastorale,
quest’anno sul tema: “Costruire comunità profetiche di speranza. A quarant’anni
dalla Gaudium et Spes”. “E’ comunità
profetica – spiega il presule – quella parrocchia che scruta tutti i segnali di
speranza che Dio semina nella vita delle persone, del territorio, della cultura
e del mondo”. Mons. Sigalini mette in guardia da “un Cristianesimo a semaforo
rosso, costituito di divieti”, “moralismi” e “anatemi”. “La parrocchia –
aggiunge – scava invece nella profondità anche delle domande inespresse,
aiutando le persone a dare un nome al proprio dolore, perché rinasca
consapevolezza del futuro”. Terreno prioritario dell’impegno pastorale resta
allora la politica e il sociale, “traducendo l’esperienza del Risorto con più
coraggio nelle istituzioni”. “La politica – sostiene il presule - sta
diventando l’arte di raggiungere interessi comuni e non ideali comuni, cerca
con cautela il possibile e demonizza i progetti” e “se cerca una mediazione, lo
fa con la tecnica del bilanciamento di forze”. “Lo spazio civile – aggiunge – è
invece un luogo dove le speranze dei singoli acquistano forma universale, nel
confronto faticoso delle posizioni”. C’è bisogno, allora, di parrocchie non
autoreferenziali, ma inserite “nella vita del territorio, nelle sue dinamiche,
le sue politiche”. In questo senso, è fondamentale il ruolo delle associazioni
ecclesiali, “indicate a creare luoghi di relazionalità”, e del laicato, non
inteso come “somma di incaricati parrocchiali”, ma come “esperienza di popolo”,
che necessita, a sua volta, di “un nuovo modello di prete, che sa lavorare per
la comunione”, dialogando. Mons. Sigalini invita poi le parrocchie a “non
disprezzare la fede dei semplici”, aiutandoli, attraverso liturgie capaci di
dare speranza, a non rifugiarsi in soluzioni rapide, talora magiche. Infine, un
richiamo forte all’incontro con i non credenti, come “spazio di verità della
speranza cristiana”, “perché la vita, nella sua completa espressività, è fatta
di dialogo, di sentimenti, di accoglienza, di ricerca comune, di accettazione
della persona”.
SONO 6275, PER UN TOTALE DI 710 MILIONI DI EURO,
GLI INTERVENTI CARITATIVI
EFFETTUATI
DAL 1990 AL 2004 DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA TRAMITE
I FONDI
DELL’OTTO PER MILLE: È QUANTO È EMERSO STAMANI A ROMA,
ALLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME “DALLA PAROLA ALLE
OPERE. 15 ANNI
DI TESTIMONIANZA DEL VANGELO DELLA CARITÀ NEL
TERZO MONDO”
ROMA. = Sono 6275, per un totale
di 710 milioni di euro, gli interventi caritativi effettuati nel mondo dal 1990
al 2004 dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) tramite l’utilizzo dei fondi
dell’Otto per mille. Il dato è emerso stamani a Roma, alla presentazione del volume
“Dalla Parola alle opere. 15 anni di testimonianza del Vangelo della Carità nel
Terzo Mondo”, pubblicato dal Comitato della CEI per gli interventi caritativi
nel Terzo Mondo. Nel continente africano il numero di azioni è pari a 2314, in
quello latino-americano a 2132, in Asia a 1380, in Europa a 146, in Medio
Oriente a 176, in Oceania a 21, mentre sono 106 gli interventi sovrannazionali.
Si tratta soprattutto di progetti di alfabetizzazione, formazione professionale
in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico cooperativo e delle
comunicazioni sociali. Molti, anche gli interventi di ricostruzione in aree colpite
da emergenze umanitarie. “I Paesi più poveri – sottolinea mons. Piergiuseppe Vacchelli,
sottosegretario della CEI e presidente del Comitato – vanno trattati come
soggetti, come persone: costruirne il futuro per noi ha significato predisporre
loro la strada per il riscatto e l’autopromozione umana”. (R.M.)
RAID DELLA POLIZIA PAKISTANA IN UN NEGOZIO DI LIBRI GESTITO
DA SUORE
CATTOLICHE IN SEGUITO ALLA PUBBLICAZIONE DI UN ARTICOLO IN CUI SI
ACCUSAVANO INGIUSTAMENTENTE I CRISITIANI DI VENDERE MATERIALE BLASFEMO. DURA LA
REAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA LOCALE, CHE CHIEDE ALLA STAMPA
MAGGIORI CONTROLLI PRIMA DELLA PUBBLICAZIONE DI QUALSIASI NOTIZIA
- A cura di Donika Lafratta -
KARACHI. = Chiusi e bloccati per più di 24 ore nella piccola
libreria dove prestavano il loro servizio. Intimiditi e umiliati dal duro
interrogatorio degli inquirenti. Provati dall’improvviso intervento delle forze
dell’ordine. Sconcertante avventura quella vissuta da alcune suore della
Congregazione delle Figlie di san Paolo e da uno dei commessi impiegato nella
libreria cristiana di Saddar, in Pakistan. Secondo quanto riferito all’agenzia
AsiaNews da mons. Evarist Pinto, arcivescovo di Karachi, lo scorso 13 giugno la
polizia pakistana avrebbe fatto irruzione nella libreria iniziando a perquisire
e confiscare materiale audio e video. L’intervento delle forze dell’ordine
sarebbe giunto subito dopo la pubblicazione di un articolo che accusava i
cristiani di vendere materiale audio e video sulla vita dei Profeti in alcuni
mercati pubblici. Duri i commenti e le reazioni di alcuni religiosi musulmani
che, alla notizia, hanno chiesto l’apertura di un caso di blasfemia. “La
pubblicazione di notizie infondate su un piccolo giornale in lingua urdu – ha
commentato con rammarico mons. Pinto –
ha profondamente ferito i sentimenti dei cristiani pakistani e
reca danno alla causa di dialogo e solidarietà tra cristiani e musulmani nel
Paese”. “La questione è grave e molto seria – ha proseguito il presule –e verrà
discussa con il ministro degli Interni”. In un comunicato ufficiale, inoltre,
l’arcidiocesi di Karachi ha duramente condannato l’incursione della polizia e
le false accuse mosse contro la libreria delle Figlie di San Paolo e ha
invitato i religiosi musulmani a incontrarsi con al controparte cristiana per
discutere del problema. Secondo il comunicato, l’articolo conterrebbe distorsioni
della realtà “fatte per mettere in cattiva luce la comunità cristiana locale.”
SI AGGRAVA LA CRISI UMANITARIA NELL’AFRICA
AUSTRALE, CON 5 MILIONI DI NUOVI
BISOGNOSI
DI ASSISTENZA ALIMENTARE: LO HA DICHIARATO IERI
AL
CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU JAMES MORRIS,
DIRETTORE
DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE
HARARE. = A causa della siccità,
sarebbe salito di 5 milioni in mezzo anno, passando da 3,5 a 8,3, il numero
delle persone bisognose di assistenza alimentare nell’Africa australe: lo ha
dichiarato ieri al Consiglio di Sicurezza dell’ONU l’indiano James Morris,
direttore del Programma alimentare mondiale (PAM). “Una miscela letale di
AIDS/SIDA, siccità ricorrente e gestione governativa inefficiente – ha
affermato – sta erodendo la stabilità politica e sociale di questa parte del
continente: è qui che affrontiamo oggi la più grande crisi umanitaria”. Morris
si è però rifiutato di assecondare la polemica, sollevata dall’ambasciatore
inglese all’ONU, Emyr Jones Party, circa l’emergenza alimentare scaturita
dell’operazione di polizia disposta dal governo dello Zimbabwe in alcune
baraccopoli alla periferia della capitale, Harare. Proteste si sono levate da
più parti a causa del successivo numero di sfollati e senza tetto, valutato da
un minimo di 120 mila fino a un milione. Per quel che riguarda in particolare
la fornitura di aiuti alimentari ad Harare, relativa a 4 milioni di persone,
Morris non ha anzi esitato a precisare che tutto sta procedendo secondo le
effettive necessità della gente e ha aggiunto: “Noi siamo stati in grado di
svolgere il nostro lavoro, che consiste nello sfamare gli affamati e assistere
chi ha bisogno: lasciamo le questioni politiche agli altri”. Unione Africana e
altri Paesi del continente avevano già chiesto alla comunità internazionale di
“non interferire” nelle vicende interne dello Zimbabwe ed erano stati per
questo a loro volta criticati. (R.M.)
STAMATTINA A ROMA I FUNERALI DEL DOTTOR GIOVANNI
BOSCA,
GIA’ CAPOSERVIZIO DEL RADIOGIORNALE
- A cura di padre Federico Lombardi -
ROMA. = Si sono svolte questa
mattina nella parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio a Roma le esequie del
dott. Giovanni Bosca, già redattore e caposervizio del Radiogiornale della
Radio Vaticana. Il dott. Bosca era mancato domenica scorsa in seguito ai traumi
riportati per l’investimento da parte di una motocicletta davanti alla sua
abitazione. Aveva 78 anni. Piemontese di origine, compiuti studi di lettere,
filosofia e giornalismo, nel 1956 aveva iniziato il suo servizio alla Radio
Vaticana come redattore sotto la guida dei padri Farusi e Pappalardo. Capo
servizio del Radiogiornale – la principale trasmissione informativa della Radio
Vaticana - dal 1981 al 1988, aveva poi guidato il Servizio di Documentazione
fino al 1992, anno del pensionamento. Per alcuni anni aveva anche collaborato
con il Centro Televisivo Vaticano per l’archiviazione dei materiali registrati.
Attivamente inserito in vari modi nella vita della comunità parrocchiale
insieme alla sua famiglia, lascia in tutti coloro che lo hanno conosciuto, a
cominciare dai numerosi colleghi della Radio Vaticana, un ottimo ricordo di sé,
della sua affabilità e del suo fattivo impegno professionale ed ecclesiale.
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1
luglio 2005
- A cura di Eugenio Bonanata e Donika Lafratta -
Come da lui auspicato,
il cancelliere tedesco, Gerhard Schröder, è stato bocciato nel voto di fiducia
chiesto stamani al parlamento. Dei 600 deputati presenti, 151 hanno votato la
fiducia, 148 - fra cui molti della maggioranza rosso-verde - si sono astenuti e
altri 296 dell’opposizione hanno votato contro. Oggi stesso Schröder chiederà
al presidente Köhler di sciogliere il parlamento e di andare alle urne. Il
presidente avrà 21 giorni di tempo per prendere una decisione. Il nostro
servizio:
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Nelle dichiarazioni al
parlamento prima della votazione, il cancelliere ha spiegato come dopo le
sconfitte alle elezioni regionali gli era venuta a mancare “la fiducia
duratura” per portare avanti l’opera di governo e garantire stabilità. Köhler
ha precisato, inoltre, come la “fiducia duratura” che gli è venuta a mancare
non è una categoria morale ma politica”. Una sottolineatura diretta a quanti
sollevavano dubbi di costituzionalità sulla sua decisione visto che la
coalizione rosso-verde, in termini di numeri, aveva ancora la maggioranza per
governare fino alla fine della legislatura. Schroeder ha poi collegato la sua
decisione al processo di riforme sociali avviato dal suo governo definito
''unico nelle sue conseguenze” nella storia del Paese.
Inoltre, secondo indiscrezioni
dell’agenzia DPA, Schröder avrebbe legato la sua decisione, oltre che
all'opposizione, anche al suo partito. Avrebbe detto, infatti, che dopo le
ultime sconfitte alle elezioni regionali non ha avuto più la certezza della
fiducia del partito. Quanto all’opposizione l’accusa è quella di bloccare con
la sua maggioranza al Bundesrat, la camera delle regioni, tutte le leggi del
governo. Un quadro questo che secondo Schroeder sostiene l’ingovernabilità del
Paese. Il cancelliere ha annunciato infine che intende con piena convinzione
ripresentarsi a chiedere agli elettori di dare il loro consenso al suo progetto
con il voto anticipato a settembre. Adesso tutta l'attenzione e' rivolta al
presidente Köhler al quale ultimo spetta la decisione se sciogliere o meno il
parlamento e indire elezioni anticipate.
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L’elezione
alla presidenza dell’Iran di Mahmoud Ahmadinejad fa tornare alta la tensione
tra Stati Uniti e Teheran. A 26 anni dalla rivoluzione islamica di Khomeini,
sei ex ostaggi americani hanno affermato di riconoscere il nuovo capo dello
Stato iraniano fra coloro che li tennero prigionieri per 444 giorni
nell’ambasciata statunitense a Teheran. Il servizio è di Andrea Sarubbi:
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“WHEN YOU ARE IN A LIFE-THREATENING ENVIRONMENT, ...”
Quando sei minacciato di morte,
non dimentichi il volto di chi ti minaccia: ti rimane scolpito nella memoria. Non
ha dubbi Navy Donald Shaker, ex ostaggio, ora capitano dei marines, e neppure
Charles Scott, attualmente colonnello in pensione. “Una volta – racconta –
Ahmadinejad entrò nella nostra cella e cominciò a rimproverare le guardie che
volevano farci prendere un po’ d’aria. Disse che saremmo usciti di lì solo al
momento delle nostre esecuzioni”. Molti dei 55 ostaggi, in verità, non
ricordano, ma le testimonianze raccolte – ha detto ieri Bush – sollevano
comunque tanti interrogativi. Seann McCormack, portavoce del Dipartimento di
Stato americano, chiede lumi a Teheran. “Il governo iraniano – afferma – ha
obbligo di fare chiarezza sulla questione che è stata sollevata”.
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Nella provincia sunnita
di Al Anbar, nell’ovest dell’Iraq sono stati arrestati 13 sospetti terroristi
in un operazione congiunta tra Marines statunitensi e militari iracheni contro
la guerriglia. Il processo contro Saddam Hussein, intanto, potrebbe iniziare
entro un paio di mesi. Lo ha riferito il primo ministro iracheno al-Jafaari, nel
corso di una visita in Kuwait.
In Afghanistan, due giovani sono morti per l’esplosione di
un ordigno di fabbricazione artigianale in una scuola nella provincia di Khost.
L’attentato, non ancora rivendicato, è stato perpetrato in una zona vicina alla
frontiera con il Pakistan, roccaforte dei gruppi ribelli taleban. Secondo
quanto riferito dalla polizia locale, gli attacchi alle strutture scolastiche sono
molto frequenti nel sud del Paese. Intanto un nuovo agguato è stato sferrato
ieri contro una pattuglia americana nella provincia di Helmand. Nello scontro a
fuoco ha perso la vita uno dei ribelli.
Almeno dieci soldati sono morti e sette sono
rimasti feriti per un attentato sferrato questa mattina contro una pattuglia di
militari russi a Majachkalá, nella Repubblica del Daghestan. Secondo quanto
riferito dalla polizia locale, una bomba sarebbe esplosa al passaggio del
convoglio militare. Il Daghestan, Paese ai confini con la Cecenia, è stato a
più riprese teatro di sanguinose azioni terroristiche.
Un viaggio alla ricerca di convergenze economiche in campo
petrolifero, degli armamenti e commerciale. Questo in sintesi lo scopo della
visita in Russia e Kazhakstan del presidente cinese Hu Jintao iniziata ieri. Ce
ne parla Giuseppe D’Amato:
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Al Cremlino, anche una firma di
una dichiarazione sull’ordine internazionale del XXI secolo, come Pechino e
Mosca vedono il futuro del mondo. Il volume del commercio bilaterale è
raddoppiato nel 2004, il governo ... prevede che triplicherà entro il 2010: un
risultato davvero lusinghiero. Il capitolo armamenti è una voce assai
significativa: Pechino è il primo acquirente di Mosca, con due miliardi di
dollari annui. Il Cremlino ha però puntato il suo nuovo oleodotto dalla Siberia
verso il Giappone, e non verso la Cina. Pechino, dal canto suo, ha investito
ingenti capitali nell’edilizia a San Pietroburgo ed in altri settori
dell’economia russa. Rimane aperto il problema dell’immigrazione illegale nella
Russia orientale: l’annosa questione della demarcazione delle frontiere è stata
però risolta, ma serve controllarle meglio.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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La polizia
turca ha fermato, uccidendolo, un uomo ritenuto un terrorista kamikaze pronto a
fare esplodere una bomba. E’ accaduto davanti al Ministero della Giustizia
turco ad Ankara, secondo quanto riferito dalla rete televisiva NTV che ha
mostrato la scena dell'uccisione.
L’esercito israeliano ha
riaperto, questa mattina, gli ingressi alle colonie ebraiche della Striscia di
Gaza, chiusi ieri in seguito agli scontri con centinaia di militanti di estrema
destra giunti per impedire il ritiro dagli insediamenti. Le autorità militari hanno tuttavia vietato che vengano
introdotti nell’area materiali che possano essere utilizzati per disturbare o
impedire l’attuazione del piano di ritiro, che inizierà a metà agosto. Intanto,
il comando militare israeliano ha definitivamente smentito la notizia del
presunto sequestro di due soldati, annunciato ieri da un gruppo armato
palestinese.
Unione
Europea: il parlamento di Cipro ha ratificato ieri la
costituzione europea. Cipro è l’undicesimo Paese che adotta il testo
costituzionale definito ieri dal presidente della Commissione Europea, Barroso,
la “migliore costituzione possibile, capace di mettere tutti d’accordo”. Ed
oggi inizia per la Gran Bretagna il turno semestrale di presidenza dell’Unione
Europea, dopo il semestre lussemburghese. Sulla presidenza del primo ministro
del Lussemburgo, Juncker, ascoltiamo il corrispondente del “Sole 24 Ore” a
Bruxelles, Adriana Cerretelli. L’intervista è di Salvatore Sabatino:
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R. – Il premier
lussemburghese è riuscito a concludere la riforma del Patto di stabilità, che
era una delle grandi sfide di questo semestre; non è riuscito, invece, a
chiudere sul bilancio della nuova Unione, ovvero sul rifinanziamento per il
periodo 2007-2013. Detto questo, il semestre lussemburghese è stato segnato da
una svolta – direi – epocale nella storia dell’Europa: il “no” al referendum
sulla ratifica della Costituzione in Francia e in Olanda ha aperto una crisi.
D. – Il
semestre che si apre non sarà comunque facile da gestire per un’Unione alle
prese con tanti problemi economici ed istituzionali. Ma quali saranno, nello
specifico, i punti su cui Blair dovrà puntare?
R. – Blair, nel discorso che ha
fatto qualche giorno fa al Parlamento europeo, ha detto chiaramente che intende
modernizzare l’Europa, spingendo per quelle riforme economiche e strutturali
che l’Europa ha già lanciato con il cosiddetto ‘processo di Lisbona’ nel 2000,
ma che finora non ha realizzato. Blair è tornato a dare la sveglia a questa
Europa dicendo che “non c’è più tempo da perdere”. La globalizzazione incalza e
se non si cambia – ha affermato – sarà molto difficile affrontare le nuove
sfide.
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Nel Palalottomatica di Roma si è
aperto il secondo congresso dell’UDC. Oltre ai 1913 delegati di partito, hanno
partecipato all’evento anche il premier Berlusconi e i sottosegretari alla
presidenza del Consiglio, Letta e Bonaiuti. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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Il leader dell’UDC ha aperto il
secondo congresso del partito promettendo che “non sarà l'ultimo”. Follini ha
anche sottolineato le radici democristiane. “In questi anni - ha detto -
abbiamo tenuto alta la bandiera di una forza democratica cristiana che non ha
accettato di consegnarsi alla sinistra nè di rassegnarsi all’idea di un
centrodestra visto come una forza radicale di massa o come un partito azienda.
Il leader dell’UDC ha poi fatto un bilancio sul governo. “Tiene l’occupazione
grazie alla Legge Biagi, ma gli altri indicatori segnalano molte difficoltà”,
ha precisato. Ci troviamo alle prese con un’Italia stanca e pessimista, ha
aggiunto Follini, ammettendo che “una soluzione dietro l’angolo non esiste”.
“Non si cura l’economia con l’ideologia e con la comunicazione”, ha osservato.
Follini ha poi indicato la ricetta per uscire da questo momento difficile.
“Bisogna dare una scossa - ha detto - spostando risorse sulla parte di economia
e organizzazione sociale che contiene più futuro: ricerca innovazione,
formazione”.
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È scontro diplomatico tra
Washington e Roma sul caso dell’imam di Milano, Abu Omar, rapito dalla Cia in
territorio italiano nel febbraio del 2003. Nei confronti dell’esponente islamico
stava indagando la magistratura italiana per terrorismo. I vertici di governo,
che hanno convocato per oggi l’ambasciatore statunitense, hanno seccamente
smentito qualsiasi coinvolgimento nella vicenda.
Dopo oltre 15 mesi dagli
attentati di Madrid, che hanno causato 192 morti e centinaia di feriti, il
parlamento spagnolo ha approvato ieri le conclusioni politiche della Commissione
di inchiesta sull’11 marzo. Il rapporto della Commissione sostiene che il governo
di Jose Maria Aznar sottovalutò la minaccia terroristica e manipolò, per scopi
elettorali, i dati ricevuti dalla polizia. Nei giorni successivi alla strage,
il governo ipotizzò il coinvolgimento dell’ETA e sottovalutò la pista del terrorismo
islamico.
Una delegazione
dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa si recherà in Albania per
seguire le elezioni politiche del 3 luglio prossimo. I parlamentari incontreranno
i leader dei partiti, il presidente della commissione elettorale centrale,
giornalisti e dirigenti delle ONG. Il giorno del voto seguiranno le operazioni
nelle sezioni nella capitale e in altre città del Paese. Un rapporto preparato
dalla delegazione pre-elettorale del Consiglio d’Europa, recatasi in Albania un
mese fa segnala che, allo stato attuale, ci sono le principali condizioni per
lo svolgimento di elezioni democratiche.
Ad una settimana
dall’inizio del G8, il summit degli 8 Paesi più industrializzati al mondo che
si svolgerà in Scozia, il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha
proposto al Congresso americano di stanziare 1 miliardo e 200 milioni di dollari
per combattere la malaria in Africa. La proposta è parte di una gamma
d'iniziative per affrontare i problemi del Continente africano, che saranno al
centro del vertice scozzese.
La Repubblica Democratica del
Congo, Paese in cerca di una normalizzazione democratica e di un vero processo
di sviluppo, ha vissuto nuovi momenti di tensione: diverse manifestazioni
promosse dall’opposizione per protestare contro l’attuale governo provvisorio sono
state represse nel sangue. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Nella Repubblica democratica del
Congo, uno dei Paesi più estesi del Continente africano, le manifestazioni
organizzate ieri dall’opposizione per protestare contro il rinvio delle elezioni
e la proroga concessa alle istituzioni transitorie, hanno avuto un drammatico
epilogo: l’intervento della polizia ha causato la morte di almeno 10 persone,
tra le quali un bambino. Le elezioni si sarebbero dovute tenere ieri, nel
giorno del 45.mo anniversario dell’indipendenza del Paese africano dal Belgio,
ma il Parlamento di Kinshasa le ha rinviate al 20 marzo del 2006. L’altro
fattore di tensione è dovuto al prolungamento del periodo di transizione
iniziato nel 2003 dopo gli accordi di pace siglati nel 2002 a Pretoria tra il
governo e i gruppi ribelli.
L’attuale instabilità è frutto
di una storia tormentata: nel 1997 termina la trentennale dittatura di Mobutu e
sale al potere Laurent Desiré Kabila,
padre dell’attuale presidente congoloese. Ma nel 1998 inizia una sanguinosa
guerra tra ribelli di etnia Tutsi fiancheggiati da soldati ruandesi, e le forze
di Kabila, appoggiate dagli eserciti di Angola, Namibia e Zimbabwe. Sul suolo
congolese si contrappongono, quindi, gli eserciti di sei Paesi ed il conflitto,
definito la “prima guerra mondiale africana”, provoca la morte di almeno 350
mila persone. Sono inoltre 2 milioni e mezzo le vittime causate da malattie e
carestie, determinate dal conflitto. Dopo il processo di pace e gli accordi di
Pretoria viene formato, il 30 giugno del 2003, un governo provvisorio. Ma negli
ultimi due anni la situazione del Paese non ha fatto registrare progressi: per
gli oltre 56 milioni di abitanti la speranza di vita è di circa 50 anni e i
morti per il virus dell’AIDS sono ogni anno almeno 100 mila. Analizzando lo
scenario socio politico congolese, i presuli della Conferenza episcopale dello
Stato africano hanno individuato in un documento, pubblicato recentemente,
diversi nodi critici: tra questi, la lentezza del processo di disarmo degli ex
ribelli, la mancanza di fiducia della popolazione verso il governo e la dilagante
cultura dell’impunità.
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