RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 172 - Testo della trasmissione di mercoledì 22 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I mali sempre in agguato nel mondo e l’aiuto di Dio Salvatore al centro dell’udienza generale di Benedetto XVI che conferma il prossimo Sinodo per l’Africa, occasione di pace ed evangelizzazione per il continente

 

Rientrato in Vaticano l’arcivescovo Lajolo da un viaggio in Thailandia, Malaysia, Singapore e Brunei

 

IN PRIMO PIANO:

Le ragioni della fede di fronte al dogmatismo della cultura relativistica: presentato ieri a Roma il libro di Papa Ratzinger  “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”

 

La vera libertà è dipendere da Dio: ad agosto il primo Meeting di Rimini senza don Giussani: ce ne parla Emilia Guarnieri

 

Inaugurate a  Roma le Giornate Professionali del Cinema: l’intervento di Rocco Buttiglione

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il Patriarcato di Mosca critica le derive laiciste delle Chiese protestanti

 

“L’autonomia tra Chiesa e Stato non significa ignoranza reciproca”: così i vescovi francesi in un documento pubblicato per i 100 anni  della legge sul regime di laicità

 

India: appello dei vescovi al governo perché ponga fine alle violenze contro i cristiani nel Paese

 

In Zimbabwe nuovo intervento dei vescovi a difesa di quanti sono rimasti senza tetto dopo che il governo ha ordinato la demolizione di alcune baraccopoli

 

Al via sabato la XIX assemblea generale delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo

24 ORE NEL MONDO:

        Aperta stamane a Bruxelles la conferenza internazionale sull’Iraq

 

Sharon e Abu Mazen  non hanno trovato l’accordo sulla sicurezza

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 giugno 2005

 

I MALI SEMPRE IN AGGUATO NEL MONDO E L’AIUTO DI DIO SALVATORE:

AL CENTRO DELL’UDIENZA GENERALE DI BENEDETTO XVI

CHE CONFERMA IL PROSSIMO SINODO PER L’AFRICA,

OCCASIONE DI PACE ED EVANGELIZZAZIONE PER IL CONTINENTE

 

L’immagine di Dio Salvatore al centro dell’udienza generale del Papa, arricchita da attualizzazioni a braccio e da un caloroso momento finale. Almeno 31 mila persone hanno ascoltato la catechesi di Benedetto XVI dopo averlo accolto festosamente durante il suo giro in Piazza San Pietro sulla macchina scoperta. Il Papa ha preso in braccio per un bacio una bimba. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“La vita dell’uomo è circondata dall’agguato dei malvagi che non solo attentano alla sua esistenza ma vogliono distruggere anche tutti i valori umani. Il Signore si erge, però, a tutela del giusto e lo salva”: è il passaggio chiave dell’udienza. Il “dono della liberazione” è il cuore della catechesi. Benedetto XVI, infatti, sceglie di commentare il Salmo 123, un canto di ringraziamento al Dio Salvatore che – spiega - potrebbe essere legato a qualche evento particolare, come la fine dell’esilio babilonese, ma è più probabile che voglia essere “un inno inteso a ringraziare il Signore per gli scampati pericoli e ad implorare da Lui la liberazione da ogni male”. E qui Benedetto XVI aggiunge a braccio poche ma molto significative parole:

 

“In questo senso rimane un Salmo sempre attuale”.

 

In un altro passo del discorso aggiunge: “Vediamo come questi pericoli esistono anche oggi”. Per poi sottolineare, sempre improvvisando, che “anche oggi” il Signore difende il giusto:

 

“Il Signore ci vuole veramente bene, questa è la nostra certezza e la nostra fiducia''.

 

Ricorda le due metafore delle acque travolgenti che minacciano l’uomo e del cacciatore che non dà tregua alle sue prede. E poi richiama alla mente la lettura del Salmo 123 fatta da Sant’Agostino: il vescovo di Ippona pensa ai martiri che trovano conforto in Cristo, dopo essere usciti da questo mondo.

 

E Benedetto XVI, improvvisando, dice:

 

“Sant’Agostino parla dei martiri di tutti i secoli e anche dei nostri secoli”.

 

Nei saluti nelle diverse lingue torna l’immagine di Dio Salvatore. Particolari le parole rivolte ai componenti del Consiglio speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, riuniti in questi giorni presso la Segreteria Generale del Sinodo. A loro ha confermato quanto deciso da Giovanni Paolo II: la convocazione della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. “Nutro grande fiducia – spiega il Papa - che tale Assise segni un ulteriore impulso nel continente africano all’evangelizzazione, al consolidamento e alla crescita della Chiesa e alla promozione della riconciliazione e della pace”. Verso la fine dei saluti un ''grazie” ripetuto ben quattro volte, di fronte ad un lungo applauso che ha interrotto il Papa. Occasione per un ultimo fuori programma:  

 

“Sentiamo non soltanto il calore del sole, ma anche il calore dei cuori, grazie”.

 

Subito dopo, ancora visibilmente contento, il papa saluta una folta  rappresentanza di militari delle varie armi, compresi reparti di paracadutisti della ‘Folgore’ e degli incursori dell’Aeronautica  Militare: “Un pensiero speciale rivolgo poi a voi, cari militari - afferma - che siete presenti così numerosi, augurando a ciascuno di aderire sempre più a Cristo e al suo Vangelo”. E poi esclama: “C’è un’altra pagina!”, accorgendosi che i saluti in lingua italiana non erano finiti. Da riferire, infine, che al termine dell’udienza, salutando in piedi i malati che erano stati fatti accomodare all’ombra del colonnato, il Papa ha ricevuto in dono da una bambina una papalina nuova. 

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Al termine dell’udienza generale, sul sagrato della Basilica Vaticana il Santo Padre ha incontrato: i membri del Consiglio Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi; mons. Pietro Sambi, nunzio apostolico in Israele e in Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina; mons. Bruno Musarò, nunzio apostolico in Guatemala; mons. Mario Roberto Cassari, nunzio apostolico in Costa d’Avorio, Burkina Faso e Niger. Ed ancora: mons. Timothy Broglio, nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, con incarico di delegato apostolico in Porto Rico; mons. André Carrascosa Coso, nunzio apostolico nella  Repubblica del Congo e in Gabon; mons. Franco Follo, Osservatore Permanente presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO).

 

 

LA VITA DELLA CHIESA NEL SUD-EST ASIATICO ED I GRANDI TEMI

DELLA POLITICA INTERNAZIONALE, AL CENTRO DEL VIAGGIO COMPIUTO

DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO IN QUATTRO PAESI DELLA REGIONE

- A cura di Roberta Gisotti -

 

La presenza e la vita della Chiesa cattolica nel Sud-Est asiatico: il filo conduttore del viaggio compiuto dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i rapporti con gli Stati, rientrato oggi a Roma, dopo avere fatto tappa in quattro Paesi della regione: Thailandia, Malaysia, Singapore e Brunei. Un itinerario intenso, durato 21 giorno dall’11 al 22 giugno, costellato di incontri con i vescovi e le comunità ecclesiali, oltre che con le autorità politiche locali, tra cui i ministri degli Esteri di Singapore e Brunei, il viceministro degli Esteri della Malaysia e il Consigliere per gli Affari esteri della Thailandia. In particolare – come ha riferito stamane il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls – durante i colloqui l’arcivescovo Lajolo “ha parlato della situazione dei rapporti bilaterali e di diversi temi di politica internazionale con speciale riferimento alla regione sud-est asiatica”.

 

Tra gli eventi di rilievo la Santa Messa, in suffragio delle vittime dello tsunami, celebrata il 12 giugno nell’isola thailandese di Phuket, e l’inaugurazione di una serie di piccole case costruite dalla Chiesa cattolica per famiglie di pescatori colpite dal maremoto.

 

Ad accompagnare il segretario per i rapporti con gli Stati nel suo viaggio in Asia è stato il rappresentante pontificio nei Paesi visitati, mons. Salvatore Pennacchio, oltre a diverse personalità ecclesiastiche locali.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Un ulteriore impulso nel continente africano all’evangelizzazione, alla riconciliazione, alla pace”: all’udienza generale Benedetto XVI conferma quanto aveva deciso il suo venerato predecessore il 13 novembre 2004 di convocare la II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. 

Sempre in prima l’Iraq: a Bruxelles è in svolgimento la Conferenza internazionale sul Paese mediorientale. Tra i principali temi in agenda la transizione politica, l’economia e la sicurezza.  

 

Nelle vaticane, nel decennale della morte di don Egidio Viganò (settimo successore di San Giovanni Bosco), nell’Anno dell’Eucaristia, pubblichiamo le sue riflessioni poste come introduzione in una “Lettera” ai confratelli.  

 

Nelle estere, l’intervento della Santa Sede alla IV Conferenza ministeriale del Processo di Bologna: un nuovo modello accademico comune in Europa deve fondarsi sulle radici cristiane del continente.

Il comunicato sulla visita dell’arcivescovo Giovanni Lajolo in Thailandia, Malaysia, Singapore e Brunei Darussalam (11-22 giugno).

 

Nella pagina culturale, un articolo di Agnese Pellegrini sul volume “Donne di Palazzo nelle corti europee”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l’articolo dal titolo “Deficit eccessivo per l’Italia, ma riconosciuti sette interventi ‘attenuanti’”: il documento approvato a Bruxelles dal Comitato economico e finanziario dell’Unione Europea.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 giugno 2005

 

LE RAGIONI DELLA FEDE DI FRONTE AL DOGMATISMO DELLA CULTURA RELATIVISTICA: PRESENTATO IERI IL LIBRO DEL PAPA

 

“Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminante e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo”. E’ un passaggio del primo libro di Papa Ratzinger, “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”. Il volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana e dalle edizioni Cantagalli è stato presentato ieri a Roma dal cardinale vicario Camillo Ruini, dal presidente del Senato italiano Marcello Pera e dal giornalista Bruno Vespa.  C’era per noi Paolo Ondarza.

 

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L’eventuale scontro di civiltà, così temuto ai nostri giorni, non riguarda tanto le religioni monoteiste, ma pone in contrasto l’uomo di fede e colui che esclude a priori l’esistenza di Dio. E’ un concetto-chiave del primo libro di Papa Benedetto XVI. Il Pontefice prende per mano il lettore laico e lo invita a non escludere a priori Dio, ma al contrario a comportarsi come se Dio esistesse veramente. Benedetto XVI fa sue le parole di Pascal: “Comincia con la follia della fede e giungerai alla conoscenza”. Solo nel Logos, Cristo morto e Risorto, risiede il significato pieno dell’esistenza. Invece troppo spesso – osserva il Papa – predichiamo un cristianesimo e una teologia che riducono il messaggio di Dio a valori politici ed etici.

 

Il Pontefice dipinge un quadro dell’attuale società europea, dominata da una logica razionalista e scientista e che ha volutamente dimenticato la propria origine cristiana. Un’Europa che annovera come pagina storica fondamentale nella sua genesi solo l’illuminismo e che ha come parametro universale la libertà individuale, misura di tutti gli altri valori. In un tale contesto, Dio non esiste, o nel migliore dei casi la Sua esistenza “non dimostrabile – scrive il Santo Padre – appartiene all’ambito delle scelte soggettive”. “La forza morale in Europa – si legge – non è cresciuta assieme allo sviluppo della scienza, anzi è diminuita”. Un pensiero debole, frutto non tanto della laicità, quanto del laicismo, ovvero l’agnosticismo imposto per legge e che porta in sé una contraddizione: la negazione della libertà tanto predicata.

 

“In Europa – annota Benedetto XVI – si è sviluppata una cultura che costituisce la contraddizione più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose dell’umanità”. Come esempi di tale paradosso, il presidente del Senato italiano Marcello Pera ha ricordato il divieto del velo islamico nelle scuole francesi e il dibattito aperto sulla liceità o meno del crocifisso nelle aule italiane. “I musulmani – scrive Benedetto XVI a proposito della controversa questione delle radici cristiane nel preambolo del Trattato costituzionale europeo – non si sentono minacciati dalle nostre basi morali cristiane, ma dal cinismo di una cultura secolarizzata che nega le proprie basi”.

 

Il libro del Papa è una lunga conversazione con il lettore, articolata in tre saggi, scritti in tempi diversi prima dell’elezione al Soglio pontificio. Tocca vari temi di grande attualità come quello del diritto alla vita in Europa. L’aborto – ha detto il cardinale Ruini nel corso della presentazione del volume – rimane un  piccolo omicidio che porta a fare prevalere il diritto della forza sulla forza del diritto. “L’ambito dei diritti umani – scrive Benedetto XVI è ancora in via di definizione, esistono infatti contraddizioni come quello scaturito “dal contrasto tra la voglia di libertà della donna e il diritto alla vita del nascituro”. Parole infine anche sulla minaccia del terrorismo, definito dal Papa “guerra senza confini e senza fronti”.

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Ma veniamo alla relazione del cardinale Camillo Ruini, che ha presentato il libro del Papa. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

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Il Papa – dice il cardinale Ruini – intende spiegare “le ragioni della fede”. La presunta razionalità dell’illuminismo moderno che ritiene “valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile” pretende “di essere universale, cioè valida per tutti”: diventa così “un nuovo dogmatismo che esclude ogni altra posizione”, che può essere lecita solo se improntata al suo credo relativistico: se tutto cioè è  relativo al soggetto e alla  libertà individuale. In questo contesto, “ogni riferimento a Dio va escluso nella vita pubblica” in una sorta di agnosticismo legalizzato.

 

Invece per Benedetto XVI – continua il porporato – “la questione di Dio è ineludibile”. A confrontarsi ci sono due scelte: la fede e l’ateismo. “L’agnosticismo che sospende il giudizio riguardo a Dio … non è concretamente vivibile, è un programma non realizzabile per la vita umana”. “Nella pratica sono infatti costretto a scegliere tra due alternative: o vivere come se Dio non esistesse, oppure vivere come se Dio esistesse e fosse la realtà decisiva della mia esistenza … Se agisco secondo la prima alternativa, adotto di fatto una posizione atea e non soltanto agnostica; se mi decido invece per la seconda alternativa, adotto una posizione credente”.

 

Secondo Benedetto XVI – continua il cardinale Ruini – il cristianesimo “fin dalle origini ha individuato i propri precursori non tanto nelle altre religioni, quanto nell’antico illuminismo filosofico, nella verità piuttosto che nella tradizione, e si è posto non come religione di Stato bensì come religione della libertà della fede. In seguito, il cristianesimo è certamente diventato anche tradizione e religione di Stato ed è stato merito dell’illuminismo moderno aver riproposto, spesso in polemica con la Chiesa, i valori originari del cristianesimo ed aver ridato alla ragione la sua propria voce. Il significato storico del Concilio Vaticano II sta nell’aver nuovamente evidenziato la profonda corrispondenza tra cristianesimo e illuminismo, cercando di arrivare ad una riconciliazione tra Chiesa e modernità”. E proprio “le ragioni della fede” – conclude il cardinale vicario – sono la forza del cristianesimo: ci fanno vedere che “Cristo crocifisso si è manifestato come amore, e solo come amore ci mostra in concreto la via, il cammino per la piena realizzazione della nostra esistenza”.

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AL CENTRO DEL PROSSIMO MEETING DI RIMINI IL TEMA DELLA LIBERTA’:

PER COMUNIONE E LIBERAZIONE STA EMERGENDO UNA NUOVA CONVERGENZA

TRA LAICI E CATTOLICI, AL DI LA’ DEI VECCHI PREGIUDIZI IDEOLOGICI

- Intervista con Emilia Guarnieri -

 

“La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini”: è tratta da una frase di Don Chisciotte il tema del prossimo Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione dal 21 al 27 agosto, e che è stato presentato ieri in una conferenza stampa a Roma. Sarà il primo Meeting senza il fondatore, don Luigi Giussani, scomparso nel febbraio scorso. Proprio don Giussani diceva che “se l’uomo vuole essere libero…deve dipendere da Dio. E’ la dipendenza da Dio la libertà dell’uomo”. La manifestazione di CL intende superare qualsiasi falso contrasto tra laicità e fede in una nuova convergenza tra laici e cattolici, nella ricerca della libertà nella verità. E secondo Comunione e Liberazione sta emergendo una società civile sempre meno ideologica che vuole capire e ragionare al di là di vecchi pregiudizi. Sul tema della libertà Francesca Fialdini ha intervistato Emilia Guarnieri, presidente del Meeting:

 

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R. – E’ un tema scelto per questo fascino, credo, particolare che la libertà esercita non solo su di noi, ma su tutti gli uomini, perché la libertà è proprio ciò che consente all’uomo di rendersi conto di qual è la grandezza a cui è chiamato, perché è proprio attraverso la libertà che una persona vede che non finisce mai ciò a cui tende, ciò che desidera. La libertà è poi ciò che consente all’uomo di protendersi verso la verità. Se non ci fosse la verità, se non ci fosse qualcosa di certo, la libertà sarebbe puro arbitrio. Quindi, anche questo nesso libertà-verità è un nesso che ci sta particolarmente a cuore. E poi è proprio la libertà ciò che consente agli uomini di mettersi insieme, di essere un popolo.

 

D. – L’eredità di don Giussani è forte anche nella scelta del tema e nel nesso libertà-verità. Cos’è la verità?

 

R. – “Ego sum Veritas”, qualcuno ci ha detto. Don Giussani e Giovanni Paolo II ci hanno fatto vedere e sperimentare nella nostra vita, ma perché lo abbiamo visto nella loro, che è proprio vero.

 

D. – Come calare quest’incontro con la verità in un contesto storico che ci chiama a fare scelte importanti?

 

R. – Certo, più diventa drammatica la circostanza storica nella quale viviamo in Italia – peraltro in tutti i contesti internazionali – e sempre più importante è questa certezza di una verità. Io credo che i cristiani che hanno incontrato la Verità, che hanno incontrato nella persona di Cristo la verità, abbiano proprio il compito, da una parte di testimoniare la verità, e dall’altra parte di testimoniare come è solo da un rapporto con qualcosa che è vero che è possibile costruire, altrimenti l’incertezza, lo scetticismo e l’arbitrio dominerebbero su tutti.  

 

D. – Cosa si aspetta da questo Meeting?

 

R. – Noi dal Meeting ci aspettiamo sempre che succeda qualcosa, cioè che non sia, per dirla con Pavese, “un’alba di un giorno in cui nulla accadrà”. Il Meeting per noi in questi anni è stato veramente un’esperienza reale, cioè un avvenimento, un incontro reale con della gente, un essere cambiati, un trovarsi cambiati, e soprattutto una possibilità di avere ulteriormente verificato quanto la certezza che ci anima sia capace di sfidare il mondo e di incontrarlo. Anche da quest’anno ci aspettiamo questo.

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INAUGURATE IERI A ROMA LE GIORNATE PROFESSIONALI DEL CINEMA

- L’intervento di Rocco Buttiglione -

 

E’ stato il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Rocco Bottiglione, ad inaugurare ieri, all’Auditorium di Via della Conciliazione, le Giornate Professionali del Cinema, che si svolgeranno a Roma fino a domani. Un’occasione importante di incontro e dibattito per discutere del rilancio del cinema. Attesa questa la presenza di Roberto Benigni per presentare una breve anteprima del suo ultimo film, “la tigre e il dragone”. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Il cinema come arte del ventesimo secolo. Il cinema come professione qualificata. Il cinema come industria globale. Bellissime interpretazioni, alte prospettive, interessanti analisi: ma tutto questo non basta a salvare la settima arte dalla crisi, che investe non solo l’Europa, ma molti Paesi del mondo, Stati Uniti compresi. In Italia i dati presentati da Walter Vacchino, Presidente dell’ANEC, sono preoccupanti: nei primi sei mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2004, gli incassi sono diminuiti del 17,84% e gli spettatori del 18%. Le associazioni degli esercenti ed i distributori italiani le hanno presentate al ministro Buttiglione che ha voluto, presenziando all’apertura di queste Giornate, testimoniare così tutta la sua attenzione per il mondo del cinema e della sua funzione, che ha così descritto:

 

“Noi crediamo nella funzione del cinema come autocoscienza della nazione, come momento fondamentale della formazione della cultura di un Paese, come momento nel quale i sogni vengono rielaborati per entrare in rapporto con la realtà e condurre poi gli uomini ad un impegno con la vita più forte, più deciso, più libero, per cambiare la realtà in modo che la realtà possa in qualche modo somigliare al sogno”.

 

Oltre duemila sono gli operatori presenti alla manifestazione, insieme a numerosi produttori, registi, autori, attori ed espositori. Cinque anteprime nazionali in programma – tra cui gli ultimi film di David Cronenberg, Sidney Pollack e Woody Allen –, centinaia di trailer per anticipare la stagione 2006, incontri professionali, un convegno sul rapporto tra cinema e pubblicità ed i premi Biglietti d’Oro agli interpreti e ai film di maggiore successo della passata stagione. Tutto questo per fronteggiare le molte preoccupazioni, per fronteggiare le quali il ministro offre una strategia di lungo periodo e dal respiro europeo:

 

“Ho parlato con il ministro francese per le attività culturali ed anche con il ministro inglese, e, sia pure in modo finora più superficiale, con il ministro tedesco. Noi contiamo, nel corso del semestre di presidenza britannico, di formulare una domanda, una proposta alla presidenza, coinvolgendo alcuni Paesi, sicuramente Italia e Francia, ma ci auguriamo anche altri - probabilmente la Polonia, la Germania, la Spagna – per chiedere una direttiva europea, la quale si occupi del tema del cinema e ci aiuti a costruire e a porre le basi per costruire un’industria europea del cinema, capace di reggere ad armi pari la concorrenza con il cinema americano. E’ evidente che oggi certi film si possono fare solo negli Stati Uniti. Noi dobbiamo creare le condizioni perché si possano fare anche in Europa, perché si possano fare anche in Italia. Ci sono molti ostacoli da superare per creare un mercato unico, interno europeo del cinema, ma io sono convinto che con un progetto di lungo periodo, con buona volontà, con decisione politica, queste cose possano essere fatte”.

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CHIESA E SOCIETA’

22 giugno 2005

 

 

“SULL’ATTEGGIAMENTO DELLA CHIESA ORTODOSSA VERSO I NON ORTODOSSI

E LE ORGANIZZAZIONI INTERCONFESSIONALI”: È IL TITOLO DEL DOCUMENTO

DIFFUSO IERI DAL PATRIARCATO DI MOSCA SULLO STATO DEL DIALOGO

CON LE ALTRE CONFESSIONI CRISTIANE

- A cura di Roberta Moretti -

 

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MOSCA. = Preoccupazione per le derive laiciste che si registrano “in una parte significativa del mondo protestante” e rifiuto di ogni “sincretismo religioso”: sono questi, in sintesi, i “paletti” posti dal Patriarcato di Mosca al dialogo con le altre confessioni cristiane e con le organizzazioni interconfessionali. Lo si legge in un documento in lingua inglese diffuso ieri nella capitale russa, dal titolo: “Sull’atteggiamento della Chiesa ortodossa verso i non ortodossi e le organizzazioni interconfessionali”. Come riferito dall’agenzia Sir, il testo è uno dei 4 documenti a cui ha lavorato il Santo Sinodo nell’aprile scorso, in relazione ai rapporti tra il Patriarcato di Mosca con la Chiesa ortodossa all’estero. Lo scritto è stato reso noto proprio mentre il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese si trovano nella capitale russa per una serie di colloqui con rappresentanti del Patriarcato. “Una significativa parte del mondo protestante – si legge nel testo – ha stretto un patto con l’umanesimo liberale, perdendo sempre più il suo legame con la tradizione della Santa Chiesa e cambiando le norme stabilite dalla moralità e dagli insegnamenti dogmatici”. “Simili derive – è precisato – suscitano una profonda preoccupazione e hanno portato la Chiesa ortodossa a ripensare la sua relazione con diverse confessioni e organizzazioni inter-confessionali”. Il Patriarcato chiede allora di “trovare una soluzione al problema nel prossimo futuro” e - nominando espressamente il Consiglio mondiale delle Chiese - afferma che “una condizione” per una partecipazione della Chiesa ortodossa russa all’organismo ecumenico è “l’esclusione del sincretismo religioso”. “La Chiesa ortodossa – si legge nel documento – esclude ogni possibilità di comunione liturgica con i non-ortodossi. In particolare, ritiene impossibile per gli ortodossi partecipare ad azioni liturgiche connesse con i cosiddetti servizi religiosi ecumenici o inter-confessionali”. “Ciononostante – continua il testo – la possibilità di cooperazione con i non-ortodossi non è esclusa, per esempio, nell’aiuto agli emarginati e in difesa degli innocenti, in azioni contro l’immoralità e partecipando ai progetti di solidarietà ed educativi”. Il dialogo “rimane necessario” per “superare pregiudizi e sfatare false opinioni”. Tuttavia, secondo il Patriarcato di Mosca “non è necessario sminuire od oscurare le differenze tra l’ortodossia e le altre confessioni”.

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“L’AUTONOMIA TRA CHIESA E STATO NON SIGNIFICA IGNORANZA RECIPROCA”:

COSI’, LA CONFERENZA EPISCOPALE FRANCESE, IN UN DOCUMENTO PUBBLICATO

IN OCCASIONE DEI 100 ANNI DALLA PROMULGAZIONE NEL PAESE

DELLA LEGGE SULLA LAICITÀ

 

PARIGI. = A cento anni dalla promulgazione in Francia della legge sulla separazione tra Stato e Chiesa, i vescovi del Paese, riuniti in Assemblea plenaria dal 13 al 15 giugno scorsi, hanno pubblicato una Dichiarazione sulla questione. La Conferenza episcopale ritiene che “non occorra cambiare la legge del 1905”, perché la laicità che emerge dal testo permette “un equilibrio soddisfacente nelle relazioni tra lo Stato e le organizzazioni religiose”. “Il regime di laicità – scrivono i vescovi – è legato alla non confessionalità dello Stato e alla sua non competenza in materia di fede religiosa e di organizzazione interna alle comunità religiosa”. Tuttavia, “questa autonomia  non significa ignoranza reciproca”: non è detto, infatti, che “lo Stato di diritto debba essere necessariamente indipendente dall’etica, in quanto esso è al servizio dei diritti dell’uomo, così come la Chiesa non esce dalla sua responsabilità quando interpella i poteri pubblici affinché l’essere umano e i diritti della persona siano rispettati”. “Questo concetto di laicità – proseguono i vescovi francesi – si distingue da alcune interpretazioni ‘radicali’ del termine che rivelano un approccio negativo verso il fenomeno religioso e la volontà di relegare l’influenza sociale delle religioni al solo contesto privato”. “Rifiutando ogni atteggiamento settario”, la Chiesa francese “desidera contribuire a mantenere vivi i valori religiosi, morali, spirituali che fanno parte del patrimonio della Francia e hanno contribuito alla sua identità”. “Essa intende così partecipare nei diversi campi del vivere sociale – si legge, a conclusione del documento – nella solidarietà, nella cultura, nella vita della città, nel campo della sanità, dell’educazione, della politica e del sostegno alle famiglie”. (R.M.)

 

 

MAGGIORE PROTEZIONE E IMMEDIATE CONTROMISURE PER PORRE FINE ALLA VIOLENZA CONTRO I CRISTIANI IN INDIA: E’ QUANTO CHIEDONO I VESCOVI CATTOLICI

DEL PAESE IN UN COMUNICATO UFFICIALE RIVOLTO AL GOVERNO CENTRALE

E AI SINGOLI STATI INDIANI

- A cura di Donika Lafratta -

 

NEW DEHLI. = Dopo i ripetuti attacchi subiti nell’ultimo mese dalla comunità cristiana in India, la Conferenza episcopale del Paese ha esortato il governo centrale e i singoli Stati ad adottare immediate contromisure. Lo ha fatto con un comunicato ufficiale inviato sabato scorso all’agenzia Fides, chiedendo maggiore protezione e provvedimenti adeguati nei confronti degli esecutori. Nel documento i vescovi ricordano i cinque gravi attacchi sferrati nell’ultimo mese contro i cristiani nel Paese: la profanazione della chiesa della Santa Trinità e del Santuario del Bambino Gesù in Madhya Pradesh; i due conventi attaccati a Bettiah in Bihar; l’attacco alle Suore della carità di Nazareth nella diocesi di Bhagalpur e l’aggressione a 3 missionari protestanti americani da parte di un gruppo di 50 persone a Mumbai. “Questi episodi di violenza contro la Chiesa ci preoccupano enormemente”, si legge nel testo dell’episcopato indiano. “I luoghi di culto e le persone consacrate – continua il comunicato – sono sempre state rispettate in questo Paese ed è deplorevole che queste nobili abitudini si stiano perdendo nella nostra società contemporanea”.  Alla luce dell’accaduto, i presuli ribadiscono come “i governi eletti democraticamente debbano agire per proteggere l’integrità e la sicurezza dei loro cittadini e come gli organismi incaricati di far rispettare la legge abbiano il dovere di verificare che si faccia giustizia in tutti i settori della società”. Gli episodi di violenza che hanno colpito la minoranza cristiana sono stati attributi per la maggior parte alle milizie civili del “Corpo nazionale dei volontari”, una fra le organizzazioni integraliste che promuovono l’ideologia nazionalista dell’Induismo.

 

 

IN ZIMBABWE “UN NUMERO INCALCOLABILE DI UOMINI, DONNE E BAMBINI CONTINUA A DORMIRE ALL’ARIA APERTA ED È PROSSIMO AL CONGELAMENTO”: È LA DENUNCIA DEI VESCOVI DEL PAESE, CHE IN UNA LETTERA PASTORALE CONDANNANO L’OPERAZIONE DEL GOVERNO DI DEMOLIRE LE BARACCHE NELLE MAGGIORI CITTA’ DELLO STATO AFRICANO

 

HARARE. = Con una lettera pastorale intitolata “Il pianto dei poveri”, i vescovi cattolici dello Zimbabwe hanno condannato duramente gli abusi commessi nel Paese dalle forze dell’ordine il 19 maggio scorso, durante l’operazione “Murambatsvina” (“Restaurare l’ordine”). L’iniziativa, avviata dal governo locale con il pretesto di liberare le città dal mercato nero e dagli abusi edilizi, ha portato alla demolizione delle baracche dei quartieri periferici delle principali città del Paese, lasciando senza tetto 200 mila persone. “Un numero incalcolabile di uomini, donne con neonati, bambini in età scolare, vecchi e malati, continua a dormire all’aria aperta ed è prossimo al congelamento”, scrivono i vescovi, aggiungendo: “La pretesa di giustificare l’operazione con motivi di ordine pubblico è totalmente infondata di fronte ai mezzi crudeli e inumani che sono stati usati per portarla a termine”. “Tutti desideriamo il rispetto dell’ordine – si legge nel testo – ma prima di procedere all’operazione di demolizione e di blocco del commercio illegale, occorreva provvedere alloggi e fonti alternative di guadagno. Condanniamo la grave ingiustizia arrecata ai poveri”. I vescovi ricordano che tutto l’insegnamento della Chiesa, non solo è rivolto al rispetto della dignità umana, ma pone al centro i poveri. Per fare chiarezza sugli abusi commessi, nei giorni scorsi il segretario generale della Nazioni Unite, Kofi Annan, ha nominato la tanzaniana, Anna Kajumolo Tibaijuka, Inviato speciale nel Paese. (R.M.)

 

 

AL VIA SABATO LA XIX ASSEMBLEA GENERALE DELLE SUORE ADORATRICI DEL SANGUE

DI CRISTO. L’INCONTRO, NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA DELLA FONDATRICE,

SANTA MARIA DE MATTIAS, SI CONCLUDERA’ IL 28 LUGLIO PROSSIMO

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Si svolgerà a Roma da sabato prossimo fino al 28 luglio la XIX Assemblea generale delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, che comprenderà pure l’elezione della nuova Superiora generale e del Consiglio, che avranno il compito di accompagnare l’Istituto nei prossimi sei anni. L’Assemblea servirà soprattutto alla riorganizzazione della Congregazione per garantirle una maggiore vitalità ed efficacia apostolica. Presenti ormai nei cinque continenti, le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, fondate nel 1834 in Acuto, provincia di Frosinone, da Santa Maria De Mattias, sono oggi 1800, alle quali si aggiungono 26 novizie. Le Case sono 290, di cui 114 in Italia. Il loro scopo è riflettere la carità di Cristo che ha dato il suo sangue per noi, e rivalutare l’Eucaristia come fonte della vera passione di Cristo per l’umanità.             

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 giugno 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Donika Lafratta -

 

Si è aperta questa mattina a Bruxelles la Conferenza internazionale sull’Iraq, organizzata dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. La riunione, alla quale partecipano le delegazioni di 80 Paesi, è stata convocata per fissare le priorità per l’Iraq nei prossimi mesi e riaffermare il sostegno della comunità internazionale al governo di Baghdad. Nel Paese arabo, intanto, è stato rilasciato un ostaggio filippino. Il nostro servizio:

 

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Dopo l’apertura dei lavori, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha sottolineato come i problemi del Paese arabo richiedano soluzioni politiche. “L’Iraq – ha detto Annan - deve unirsi nella preparazione della nuova Costituzione, in un processo che sia inclusivo e trasparente, rispondendo alle richieste di tutti i costituenti”. L’Unione Europea può dare un grande contributo alla stesura della Costituzione irachena, ha aggiunto il ministro degli Esteri tedesco, Joshka Fischer, che ha anche analizzato le differenze tra il processo volto a creare in Europa un trattato tra 25 Stati sovrani e gli sforzi tesi ad alimentare in Iraq “un consenso nazionale”. Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha poi spiegato che il governo di Baghdad non porterà da solo il fardello delle responsabilità”. “L’esecutivo iracheno – ha precisato - deve migliorare la sicurezza, liberalizzare l’economia e aprire lo spazio politico a tutte le componenti della società”. Il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, ha evidenziato, inoltre, come la comunità internazionale, profondamente divisa prima e durante le azioni militari, si trovi ora unita per sostenere attivamente la costruzione di un Iraq democratico, pacifico e prospero”. Ma il premier iracheno, Al Jaafari, ha fatto notare che contro il terrorismo le sole parole di condanna non bastano più, occorrono fatti: “chiediamo ai Paesi donatori - ha affermato - di onorare le promesse finanziarie fatte durante la conferenza di Madrid”. Sul versante dei sequestri, si deve registrare, infine, una buona notizia: è stato rilasciato un ostaggio filippino rapito dalla guerriglia lo scorso mese di novembre.

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In Afghanistan, almeno 40 sospetti taleban sono rimasti uccisi nella provincia meridionale di Zabul durante una sanguinosa battaglia, durata più di 11 ore, tra militanti islamici e truppe governative appoggiate dall’aviazione americana. Lo hanno reso noto fonti militari statunitensi precisando che gli scontri, costati la vita anche ad un poliziotto afghano, sono avvenuti ieri dopo un attacco dei ribelli contro soldati americani. Sempre ieri, altri 32 guerriglieri integralisti sono morti nella provincia di Kandahar in seguito a scontri con le forze governative. In questa stessa area, nel distretto di Mian Nisheen, un gruppo di insorti ha sequestrato, mercoledì scorso, 31 poliziotti. I sequestratori, che hanno già assassinato 8 agenti, minacciano di uccidere gli altri ostaggi.

 

In Iran, la capitale Teheran è stata teatro, la scorsa notte, di nuovi scontri che hanno coinvolto circa 300 persone, giovani sostenitori dei due candidati al ballottaggio: l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani e il sindaco della capitale, Mahmoud Ahmadinejad.

 

Tensione stamani nei Territori. Un miliziano delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa ha sparato alcuni colpi all’arrivo del premier palestinese Abu Ala nel campo profughi di Balata, nel nord della Cisgiordania. L’azione, che fortunatamente non ha provocato danni a persone o cose, giunge dopo l’incontro di ieri a Gerusalemme tra il premier israeliano, Ariel Sharon ed il presidente palestinese, Abu Mazen. Tra i molteplici temi affrontati, quello relativo alla sicurezza si è rivelato il più controverso. Il servizio di Graziano Motta:

 

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L’incontro si è svolto per due ore nella residenza del primo ministro a Gerusalemme. E’ stata una vera riunione di lavoro nella quale tanti problemi sono stati affrontati. Sharon ha compiuto alcuni gesti definiti di buona volontà verso Abu Mazen: tra questi, il passaggio entro 15 giorni, delle città di Betlemme e di Kalkilia sotto il controllo dell’Autorità palestinese, la concessione di permessi di lavoro in Israele a 26 mila pendolari e a 13 mila commercianti della Striscia di Gaza. Ma sono da rimarcare anche la revoca dei divieti alla costruzione del porto di Gaza e alla riapertura dell’aeroporto internazionale, l’eliminazione di altri posti di blocco in Cisgiordania e la prosecuzione dei colloqui per la liberazione di altri detenuti. Ma la condizione posta è che la calma regni ovunque. Il colloquio si è acceso sul tema della sicurezza. Sharon ha alzato i toni. Abu Mazen ha cercato di assicurare il massimo impegno delle sue forze di polizia, ma anche l’opzione di un dialogo politico con Hamas e la Jihad.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Grave incidente ferroviario in Israele. Secondo le prime ricostruzioni, un treno di nove vagoni proveniente da Haifa si è scontrato ieri con un camion carico di materiale per costruzione che ostruiva i binari a 20 chilometri a nord di Beer Sheba. Secondo un ultimo bilancio sono 8 i morti e 200 i feriti.

 

In Libano dopo le elezioni, vinte dal fronte antisiriano di Saad Hariri, è tornata la violenza. E’ di ieri l’attentato in cui ha perso la vita l’ex leader comunista antisiriano, George Hawi. In serata almeno 4 mila persone si sono riunite nel centro di Beirut per condannare l'assassinio e chiedere che venga fatta giustizia. Non si sa ancora chi vi sia dietro il grave episodio di sangue, ma gli Stati Uniti, senza mezzi termini, hanno puntato il dito contro ambienti vicini alla Siria che, dopo 30 anni, ha dovuto rinunciare alla sua egemonia sul Libano. Ma quale clima si respira nel Paese alla vigilia del varo del nuovo governo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale e analista politico del Corriere della Sera:

 

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R. – Questo è un clima che fa capire che forse, con una certa superficialità, è stato annunciato il trionfo della democrazia. In Libano le cose sono molto più complicate: se nei numeri l’ex opposizione antisiriana ha vinto le elezioni, nella sostanza possiamo dire che ha ottenuto un voto prevalentemente emotivo. Io non so se, dopo l’emozione, ci sarà la possibilità di trasferire questo voto in azione politica. Allo stato attuale delle cose, ritengo che sia abbastanza difficile.

 

D. – A questo punto Saad Hariri che tipo di governo dovrà creare per risolvere, in tempi brevi, i problemi esistenti?

 

R. – Saad Hariri non ha ancora l’esperienza e non immaginava certo di poter diventare primo ministro, ma, soprattutto, non è neanche sicuro che lo diventi. Proprio questa sua inesperienza potrebbe, infatti, spingere il fronte che lo ha sostenuto ad accettare un governo ponte, in attesa poi di diventare, ma solo successivamente, il primo ministro. Ecco perché ci sono più domande che risposte in questo momento.

 

D. – C’è il rischio che le fazioni estremiste di quella che è diventata la nuova opposizione, cioé il fronte filosiriano, possano scegliere una risposta violenta?

 

R. – Non credo che il fronte filosiriano abbia la necessità di ricorrere a sistemi violenti. Credo, piuttosto, che ci possa essere un tentativo quanto meno di conciliazione. Bisognerà ora vedere se l’ex opposizione, dopo questo successo, sarà in grado di consolidare se stessa. E visto che le scelte che dovrà fare il Libano sono delle scelte importanti, bisogna vedere se anche all’interno del fronte filosiriano in fondo si possano trovare elementi non tanto per un governo di unità nazionale, ma per costituire un governo abbastanza trasversale, che possa in qualche misura fare uscire il Paese dalla crisi.

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Il presidente della Commissione UE, Josè Manuel Barroso, ha detto che è urgente trovare un accordo sul bilancio perché c’è “un rischio di paralisi se non sarà presa al più presto una decisione”. Barroso ha anche aggiunto che per raggiungere gli obiettivi prefissati, la Commissione è pronta a lavorare a stretto contatto con la Gran Bretagna.

 

La Polonia ha deciso di rinviare, a data da definirsi, il referendum per la ratifica  della  Costituzione  europea.  Lo  ha  annunciato ieri il presidente polacco

Aleksander Kwasnieski. La decisione probabilmente va collegata alla bocciatura della Costituzione europea in Francia e in Olanda. Nel vertice della settimana scorsa, i capi di Stato e di governo dell’Unione europea avevano deciso di congelare la situazione e di estendere fino alla metà del 2007 il termine per completare il processo di ratifica del testo costituzionale nei 25 Stati membri.

 

Trenta anni dopo la fine della guerra in Vietnam è stato ricevuto ieri, alla casa Bianca, il premier vietnamita Phan Van Khai. Durante l’incontro, il presidente statunitense, George Bush, ha annunciato che visiterà il Paese asiatico nel 2006. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Proprio in questa settimana gli americani e i vietnamiti hanno vissuto con sentimenti diversi il 30.mo anniversario della caduta di Saigon, ma ormai da dieci anni i due Paesi hanno ristabilito le relazioni diplomatiche e hanno scambi commerciali per oltre sei miliardi di dollari all’anno. Bush ha dichiarato di sostenere la richiesta di Hanoi di entrare nella WTO alla prossima riunione ministeriale che si svolgerà in dicembre ad Hong Kong. Il presidente ha annunciato anche l’intenzione di visitare il Vietnam, quando l’anno prossimo ospiterà il vertice annuale dell’APEC, il Forum per la cooperazione economica tra i Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico. Durante l’incontro fra i due leader, fuori dalla Casa Bianca sono avvenute dimostrazioni degli oppositori che accusano il governo di Phan Van Khai di violare i diritti umani e di limitare la libertà di religione. Bush ha detto di avere apprezzato gli sforzi compiuti da Hanoi in questi settori negli ultimi anni, come il permesso per l’apertura di chiese, ma ha sollecitato anche altri progressi.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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L’ex capo del Klux Klan, l’80.enne Edgar Ray Killen, è stato riconosciuto colpevole di aver organizzato il triplice assassinio, il 21 giugno 1964, di tre militanti del movimento dei diritti civili. Killen era già stato processato e assolto nel 1967 da reati legati a questa vicenda. I tre attivisti vennero uccisi da membri del Klux Klan poco dopo essere stati arrestati e poi rilasciati dalla polizia.

 

Con circa il 78 per cento dei voti a favore è stata approvata, in Ciad, la modifica del testo costituzionale che autorizza l’attuale presidente, Idriss Deby, ad iniziare il suo terzo mandato presidenziale nel 2006. I cittadini del Paese africano sono stati chiamati al voto referendario lo scorso 6 giugno. La notizia del risultato è stata resa nota ieri sera dalla Commissione elettorale nazionale indipendente.

 

 

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