RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 171 - Testo della trasmissione di martedì 21 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI dal 18 al 21 agosto sarà a Colonia in Germania, per la XX Giornata Mondiale della Gioventù

 

A settantasette anni, è morto oggi a Manila il cardinale Jaime Sin: per 25 anni ha retto come pastore la Chiesa filippina, difendendola negli anni della dittatura. Il cordoglio del Papa

 

Nuovo appello a riprendere i pellegrinaggi in Terra Santa dall’Assemblea della ROACO in Vaticano:  intervista con padre Pierbattista Pizzaballa

 

Oggi la conclusione del primo incontro internazionale della pastorale per la liberazione delle donne di strada: con noi don Oreste Benzi

 

IN PRIMO PIANO:

“L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”: è il titolo del primo libro di Papa Benedetto XVI, che sarà presentato oggi pomeriggio a Roma dal cardinale Camillo Ruini. Ai nostri microfoni Marcello Pera e don Claudio Rossini

 

Ucciso in Libano un altro esponente politico anti-siriano: intervista con il vescovo Béchara Raï

 

Nuova impennata del prezzo del petrolio: il commento di Alberto Quadrio Curzio

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è svolta stamani a Roma la presentazione del XXVI Meeting per l’amicizia tra i popoli, in programma a Rimini dal 21 al 27 agosto

 

Il dialogo interreligioso e la pastorale nei Paesi musulmani: questi, tra i temi dei lavori del Comitato scientifico di “Oasis”, rivista promossa dal Patriarcato di Venezia

 

Con un pellegrinaggio a Fatima, presieduto dal cardinale Crescenzio Sepe, proseguono le celebrazioni per il 75.mo anniversario della Società missionaria portoghese di Boa Nova

 

Oggi pomeriggio a Roma, la presentazione del libro di mons. Giovanni Antonazzi su “Il palazzo di Propaganda Fide”, storica sede della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli

 

Si celebra oggi la Festa europea della musica

 

24 ORE NEL MONDO:

Medio Oriente: oggi il vertice tra Sharon ed Abu Mazen

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 giugno 2005

 

BENEDETTO XVI DAL 18 AL 21 AGOSTO SARA’ A COLONIA IN GERMANIA,

PER LA XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

 

Il Papa sarà a Colonia, in Germania, dal 18 al 21 agosto per la XX Giornata  Mondiale della Gioventù. E' quanto ha confermato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

**********

La partenza dell’aereo papale dall’aeroporto di Ciampino (Roma) è prevista alle 10.00 di giovedì 18 agosto: due ore dopo l’arrivo all’aeroporto internazionale di Colonia-Bonn. Il 19 agosto Benedetto XVI si recherà in automobile a Bonn che dista pochi chilometri da Colonia e dove tornerà in giornata. La partenza dalla Germania è prevista alle 19.15 di domenica 21 agosto e due ore dopo l’arrivo a Ciampino. Il programma dettagliato del Santo Padre a Colonia sarà pubblicato in seguito. Anche se solo oggi è arrivata la conferma ufficiale del viaggio, il Pontefice già il giorno dopo la sua elezione, durante la Messa nella Cappella Sistina il 20 aprile, aveva dato appuntamento ai giovani a Colonia: “Con voi continuerò a dialogare – aveva detto – ascoltando le vostre attese nell’intento di aiutarvi a incontrare sempre più in profondità il Cristo vivente”.

 

Il tema della XX Giornata Mondiale della Gioventù, scelto da Giovanni Paolo II, si svolge sulle parole dei Magi: “Siamo venuti per adorarlo”. “E’ un tema – ha scritto Papa Wojtyla – che permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l’itinerario dei Magi, le cui reliquie secondo una pia tradizione sono venerate proprio in quella città, e di incontrare, come loro, il Messia di tutte le nazioni”. “Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia – aggiungeva Giovanni Paolo II – i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell’Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore”. “Siate adoratori dell’unico vero Dio – diceva Giovanni Paolo II – riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza!”

**********

 

 

A 77 ANNI, E’ MORTO OGGI A MANILA IL CARDINALE JAIME SIN: PER 25 ANNI HA RETTO

COME PASTORE LA CHIESA FILIPPINA, DIFENDENDOLA NEGLI ANNI DELLA DITTATURA.

IL PAPA: UN NOBILE TESTIMONE DEL VANGELO E UN SIMBOLO DELL’UNITA’ NAZIONALE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Un’“anima nobile” che oggi è entrata “nella gioia e nella pace del Regno eterno”. Benedetto XVI si è unito con un telegramma di cordoglio, indirizzato all’arcivescovo di Manila, Gaudencio B. Rosales, al lutto che ha colpito oggi la Chiesa e la nazione filippina. All’alba di oggi, all’età di 77 anni, è deceduto il cardinale Jaime L. Sin: da tempo, il porporato soffriva per una patologia renale che gli aveva impedito di essere presente all’ultimo Conclave. Ritiratosi nel 2003, aveva retto per 27 anni l’arcidiocesi di Manila nella veste di Primate della Chiesa cattolica delle Filippine, Paese amato e difeso più volte in tempi difficili. Un suo profilo nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

**********

(musica)

 

Forse il suo ultimo, più grande rammarico è stato quello di non poter essere, l’8 aprile scorso, tra quella rossa schiera di porpore in Piazza San Pietro, davanti al feretro e al Vangelo spazzato dal vento sulla bara di Giovanni Paolo II. La malattia che nelle prime ore di questa mattina ha spento, in un ospedale di Manila, l’ultimo respiro del cardinale Jaime L. Sin, gli aveva impedito due mesi e mezzo fa di prendere parte alle esequie di Papa Wojtyla e quindi al Conclave. Le Filippine piangono oggi la scomparsa di un uomo e di un pastore - settantasette anni il prossimo agosto – ammirato, e non solo dai cattolici, per la sua franchezza per il suo coraggio. Per capire lo spessore di una personalità ecclesiale, che ha inciso energicamente nella storia delle Filippine dell’ultimo quarto di secolo, sono sufficienti le parole che il vescovo di Imus, Luis Tagle, pronunciò nel 2003, all’indomani del ritiro del cardinale Sin: “Le sue scarpe sono troppo grandi per essere indossate”.

 

In effetti, nell’abito rosso che Paolo VI gli aveva imposto giovanissimo, appena 48 anni, il cardinale Sin si è trovato a combattere battaglie di libertà entrate nei libri di storia del Paese che in Asia è simbolo forte del cattolicesimo. A irrobustire la sua fede sono già le vicende della sua giovinezza. Nel 1941, mentre il giovane Jaime è uno studente tredicenne del Seminario minore di Jaro, il secondo conflitto mondiale entra di prepotenza nella vita della sua famiglia. Con i suoi genitori, lascia la sua città natale di New Washington e si rifugia sui monti dell’interno. La sosta forzata dura tre anni, durante i quali il giovane studia latino e coltiva la propria vocazione, che riprende slancio dopo la guerra e culmina con l’ordinazione sacerdotale nel 1954. Novello prete, viene spedito dai superiori tra le gente delle montagne che aveva imparato a conoscere: il suo compito è di passare di villaggio in villaggio ad annunciare il Vangelo, a formare la fede dei connazionali, a coltivare le vocazioni. A 39 anni è già vescovo e sono già note la sua vigoria umana e spirituale, che da qualche hanno imparato a servirsi anche della platea radiofonica, così come un domani lo porteranno a fondare Radio Veritas.

 

Nel ’74, mons. Sin diventa arcivescovo di Manila. L’approdo nella capitale lo porta a confrontarsi da vicino con il regime dittatoriale di Ferdinando Marcos. Sono anni di guida pastorale senza compromessi né timori reverenziali. La gente impara ad amare quel vescovo forte, dal sorriso aperto. E quando quel vescovo, nel 1986, esorta la popolazione a rovesciarsi in massa nella grande arteria stradale chiamata ESDA, nei pressi di un Santuario mariano, per erigere una barriera umana a protezione dei 300 soldati ribellatisi alla dittatura, la gente lo segue, impugnando le armi della preghiera e della disobbedienza civile. La “Rivoluzione del Rosario” la definiscono, ed è la rivoluzione vittoriosa: Marcos lascia il Paese e sale al potere la cattolica Cory Aquino. Quindici anni dopo, sorte analoga tocca al presidente Joseph Estrada, fascinoso attore prestato alla politica e finito in carcere per corruzione. Quando la situazione istituzionale si fa insostenibile, il cardinale Sin convoca una nuova sollevazione popolare. E anche la seconda “Rivoluzione del Rosario” finisce come la prima, con le dimissioni del presidente. In questa altalena di avvenimenti, ecco, come pochi anni prima del Giubileo, il porporato scomparso guardava al presente e al futuro delle Filippine, in un’intervista alla nostra emittente:

 

R. – I THINK THAT A TIME MUST COME …

Penso debba arrivare un tempo in cui questo Paese progredirà. E la domanda che si pone oggi è: “Perché parliamo di progresso economico? Che cosa ha a che vedere con l’idea che la Chiesa ha del progresso?”. Anche se stiamo progredendo economicamente, non dobbiamo mettere da parte il lato spirituale delle persone. Mentre l’economia si sviluppa, non dobbiamo dimenticare i poveri. Perché i ricchi diventano più ricchi, i poveri diventano più poveri e questo tipo di progresso economico non è davvero per il bene dell’intera nazione.

 

“Senza di lui non ci sarebbe stata una democrazia nelle Filippine”, disse a suo tempo la presidente Cory Aquino. In questa frase c’è tutta la gratitudine per il cardinale Sin, un sentimento condiviso dalla stragrande maggioranza della nazione. “L’eredità del cardinale Sin – ha affermato oggi mons. Cruz all’agenzia AsiaNews – non viene lasciata solo alla Chiesa delle Filippine, ma a tutta la nazione. Io credo che il suo ricordo sarà immortale, perché l’opera che ha compiuto durante la sua vita ha fatto in modo che egli divenisse parte integrante della società di questo Paese. D’altronde, ha salvato le Filippine dalla distruzione”.

 

(musica)

**********

 

Un “gigante della Chiesa cattolica” lo ha definito il cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell. E in ogni campo della sua attività – da quello pastorale a quello civile – il cardinale Sin ha dato dunque prova di qualità non comuni, fino a lasciare dietro di sé un ricordo incancellabile per il suo Paese. Lo conferma, da Manila, il missionario del PIME, padre Gianni Re, intervistato da Roberto Piermarini:

 

**********

R. – Ha rappresentato un grande punto di riferimento, soprattutto in momenti di difficoltà, e penso che verrà ricordato come uno degli eroi nazionali nelle Filippine, proprio per il contributo che ha dato a questo Paese e alla democrazia delle Filippine.

 

D. – Dal punto di vista cristiano, che contributo ha portato alle Filippine il cardinale Sin?

 

R. – Innanzitutto, bisogna ricordare che lui è sempre stato visto come il Primate di questa Nazione che è l’unica nazione del continente asiatico a maggioranza cattolica cristiana. Tutte le volte che lui ha avuto modo di parlare, o che comunque diceva qualcosa o pubblicava lettere o documenti, tutti, tutti, ma proprio tutti, dai vescovi ai laici, ai politici, tutti lo ascoltavano con molta attenzione e prendevano in considerazione tutto quello che lui diceva. Poi, naturalmente, ha contribuito anche alla crescita della Chiesa filippina, ed anche a darle coraggio, soprattutto in alcuni momenti di difficoltà.

 

D. – Come veniva considerato, in particolare dai musulmani?

 

R. – Io penso che loro avessero rispetto del cardinal Sin; anche una buona dose di ammirazione per tutto quello che ha fatto e anche per la capacità che aveva di cercare il dialogo con loro. Comunque, non ho mai sentito commenti negativi da parte di autorità o anche da parte di gruppi musulmani.

**********

 

Con la morte del cardinale Jaime L. Sin, il Collegio cardinalizio risulta ora composto di 181 cardinali, dei quali 115 elettori e 66 non elettori.

 

 

RINUNCE E NOMINE

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Miami mons. John Gerard Noonan, del clero della medesima arcidiocesi, presidente-rettore del Saint John Vianney College Seminary a Miami, assegnandogli la sede titolare vescovile di Bonusta.

 

Sempre negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Reno, presentata da mons. Phillip Francis Straling, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Ancora negli USA, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Grand Rapids mons. Walter Allison Hurley, finora vescovo titolare di Cunavia ed ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit.

Il Santo Padre ha nominato direttore di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano il prof. Giovanni Rocchi e vice direttore della medesima direzione il dott. Franco Berti.

 Benedetto XVI ha nominato inoltre Cappellano del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano mons. Giulio Viviani, Cerimoniere Pontificio.

 

NUOVO APPELLO A RIPRENDERE I PELLEGRINAGGI IN TERRA SANTA

DALL’ASSEMBLEA DELLA ROACO IN VATICANO

- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa -

 

E’ in corso in Vaticano l’Assemblea della ROACO, un organismo che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese orientali cattoliche e che è inserita da una trentina d’anni nella Congregazione per le Chiese Orientali. Al centro dei lavori la situazione della comunità cattolica in Ucraina e Terra Santa. Partecipa all’Assemblea anche il Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa. Giovanni Peduto gli ha chiesto se sta facendo progressi il processo di pace nella terra in cui è nato Gesù:

 

**********

R. – La situazione è in lento, ma graduale cambiamento in senso positivo. L’atmosfera è sicuramente positiva. Il cammino per la pace è un cammino molto lungo, sofferto e doloroso e richiederà molto tempo, diverse generazioni. Però è un cammino che penso sia avviato e, questa volta, spero sia avviato in maniera seria.

 

D. – Come vive la piccola ma significativa comunità cattolica?

 

R. – Noi cattolici siamo pochissimi. Tutti i cristiani, cattolici e non cattolici, sono meno del 2 per cento. Quindi, può immaginare le difficoltà, soprattutto in rapporto al mondo ebraico e al mondo islamico. Tuttavia, è sicuramente una piccola minoranza, ma molto convinta, molto radicata e fondata in Terra Santa.

 

D. – Sono ripresi i pellegrinaggi?

 

R. – I pellegrinaggi stanno riprendendo. Ancora non siamo tornati alla normalità, al periodo precedente all’Intifada. Penso, però, che il trend sia positivo e credo che nel giro di un anno o due torneremo alla normalità. Me lo auguro.

 

D. – Ci sono pericoli per i pellegrini?

 

R. – La ringrazio per la domanda. Questa è l’occasione per dire e ribadire a coloro che ancora pensano che ci sia un pericolo per la sicurezza, che il pellegrinaggio in Terra Santa è assolutamente, totalmente, definitivamente sicuro e libero da qualsiasi rischio.

 

D. – E cosa può dirci riguardo ai rapporti tra cristiani da un lato e musulmani ed ebrei dall’altro?

 

R. – I rapporti in Terra Santa con le due grandi religioni monoteiste sono quotidiani, ma anche difficili. Noi non dobbiamo discutere dei grandi principi teologici, perché viviamo insieme. Sono, dunque, rapporti di vicinato, dove si mettono insieme le ricchezze dell’uno e dell’altro, ma anche le difficoltà, i pregiudizi storici. E’ perciò un rapporto sempre molto difficile, ma anche molto avvincente e affascinante.

 

D. – A suo parere cosa può fare la comunità internazionale per favorire la pace in Terra Santa?

 

R. – Innanzitutto, deve mantenere sempre una presenza, anche attraverso i mezzi di comunicazione, attiva e partecipe di quello che accade in Terra Santa; agevolare i pellegrinaggi soprattutto e poi fare pressione a livello politico, a livello internazionale, perché le due parti siamo stimolate ad incontrarsi e a superare gli ostacoli che certamente avranno lungo il loro cammino.

**********

 

 

OGGI LA CONCLUSIONE DEL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE

DELLA PASTORALE PER LA LIBERAZIONE DELLE DONNE DI STRADA

- Intervista con don Oreste Benzi -

 

Oggi in Italia le donne sfruttate attraverso la prostituzione provengono per il 50 per cento dall’Africa e per il resto arrivano dall’Europa dell’Est. Moltissime tra loro sono minorenni. Il fenomeno può essere affrontato attraverso le forze già impegnate in prima linea e con iniziative ecclesiali volte ad aiutare pastoralmente le donne in condizione di difficoltà. Questo lo scopo del Primo Incontro Internazionale della pastorale per la liberazione delle donne di strada, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in corso da ieri a Roma e che si concluderà questo pomeriggio. Il servizio di Francesca Smacchia.

 

********** 

Ogni anno un milione di persone vivono il dramma della prostituzione, dello sfruttamento, del traffico di esseri umani e del turismo sessuale. I bambini, e soprattutto le donne, sono le vittime principali. In Italia si calcolano circa 40 mila donne sulla strada, di cui 4 mila sono minorenni e la maggior parte extra europee. “Ma nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare. Chi tace sulle ingiustizie ne è complice”: queste le parole di don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, intervenuto oggi al primo incontro internazionale per definire una pastorale per la liberazione delle donne di strada. Tra le molteplici cause del fenomeno della prostituzione basterebbero solo tre parole: povertà, ignoranza e solitudine. Il fenomeno va tuttavia affrontato, mediante una sinergia delle forze dell’ordine e soprattutto con un impegno pastorale della Chiesa, attraverso iniziative che riguardano l’accoglienza, l’assistenza e il recupero sociale delle donne, come sottolinea don Oreste Benzi, nel tema da lui dibattuto per una pastorale della redenzione e della liberazione:

 

R. – Prima di tutto i cristiani devono prendere coscienza della loro grande responsabilità, in forza della fede che hanno: attualmente questo è limitato ad alcuni settori della Chiesa e non invece fatto da tutta la Chiesa. Per questo continua questa terribile schiavitù. La Chiesa se si rende consapevole, sia di quello che ci viene detto dalla parola di Dio, sia di quello che ci viene detto dalla parola dei nostri maestri, i nostri vescovi e il Papa, prima di tutto, dovrebbe essere un fuoco acceso che riscalda queste creature e le porta via. Ciò non avviene. Perciò, la più grande responsabilità l’abbiamo noi.

 

D. – Quali sono le linee guida della pastorale?

 

R. – Bisogna scegliere di cancellare la prostituzione schiavizzata e poi di illuminare coloro che fossero eventualmente libere. La realtà attuale è che non esiste più prostituzione libera. Il parroco, i movimenti ecclesiali, sono loro le punte avanzate per una liberazione di queste creature.

 

La via fondamentale da seguire è, dunque, il risveglio della coscienza cristiana, rileva don Benzi. E se le battaglie per sconfiggere questa piaga sono ancora troppe, è comunque fondamentale difendere i diritti delle donne, vittime di questo dramma, e dare loro la possibilità di sperare in un futuro migliore.

**********

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il vertice USA-UE: da Washington un incoraggiamento ad un'Europa politicamente fragile.

Sempre in prima, il telegramma di cordoglio del Santo Padre per la morte del cardinale Jaime Sin. All’interno, la dettagliata biografia del compianto porporato.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

 

Nelle estere, Medio Oriente: attesa per il vertice tra Sharon ed Abu Mazen.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Massimiliano Porzia dal titolo “Il motore a scoppio di padre Barsanti, l’invenzione che ha ‘spianato’ le vie del mondo”: risalgono al 1853 i primi esperimenti condotti dal sacerdote e da Felice Matteucci.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Danilo Veneruso dal titolo “La tragedia della società civile nella Germania devastata dalle bombe”: due volumi di Jorg Friedrich e di Frederick Taylor sulla seconda guerra mondiale.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano un articolo sull’invito del capo dello Stato a contrastare le spinte antieuropeiste.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

21 giugno 2005

 

 

“L’EUROPA DI BENEDETTO NELLA CRISI DELLE CULTURE”: E’ IL TITOLO

DEL PRIMO LIBRO DI BENEDETTO XVI, PRESENTATO OGGI POMERIGGIO

A ROMA DAL CARDINALE CAMILLO RUINI.

AI NOSTRI MICROFONI IL PRESIDENTE DEL SENATO ITALIANO, MARCELLO PERA,

AUTORE DELLA PREFAZIONE DEL VOLUME E DON CLAUDIO ROSSINI,

DIRETTORE DELLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA

 

“L’Europa ha sviluppato una cultura che, in un modo sconosciuto prima d’ora all’umanità, esclude Dio dalla coscienza pubblica”: è uno dei passaggi de “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”, il primo libro di Benedetto XVI, che verrà presentato oggi pomeriggio a Roma dal cardinale vicario, Camillo Ruini e dal presidente del Senato italiano, Marcello Pera, con il giornalista Bruno Vespa come moderatore. Il volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana e dalle Edizioni Cantagalli è stato scritto da Papa Joseph Ratzinger prima della elezione alla Cattedra di Pietro. Già nel titolo è evidente il “taglio” delle riflessioni proposte dal Pontefice. Ce ne parla don Claudio Rossini, direttore della Libreria Editrice Vaticana, intervistato dal Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – E’ un titolo che va a spaziare, va a far sintesi di tutta la storia del cristianesimo. Guardando Benedetto andiamo ai primi secoli della storia del cristianesimo, al formarsi dell’Europa in quanto entità culturale, entità storica e storicamente a se stante. Di qui ci porta poi nel mondo della cultura, del senso, del significato, di quello che unifica la vita dell’uomo, dell’umanità!

 

D. – La prefazione del libro è del presidente del Senato, Marcello Pera. Si vede ancora una volta la capacità dialogica del cardinale Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI, con gli intellettuali anche non cattolici, con il mondo laico…

 

R. – Questo penso che potrà essere una delle cifre per comprendere questo inizio del Pontificato e poi anche questo impegno forte e questa missione di incontrare, di dialogare, di portare la freschezza, la perenne novità del Vangelo nel mondo di oggi, nella cultura di oggi, discutendo e ragionando con gli esponenti della cultura.

 

D. – I libri di Papa Wojityla sono stati spesso, anche a livello internazionale, dei veri e propri bestseller. Cosa vi aspettate da questo libro come attenzione da parte del pubblico, evidentemente non solo dei cattolici?

 

R. – I libri di Papa Giovanni Paolo II sono ancora oggi dei bestseller! Da questo punto di osservazione che è la Libreria Editrice Vaticana, vediamo come siamo ancora assediati da richieste che vengono dagli angoli più disparati del mondo. Ieri, ad esempio, ho ricevuto la prima versione di “Memorie e Identità” in lingua turca; poi ancora, il “Trittico Romano” sta raccogliendo altre traduzioni con il quale abbiamo già abbondantemente superato quota 30 lingue. E questo solo per dire come Giovanni Paolo II sia attualmente ancora agli onori della cronaca dal punto di vista editoriale. Adesso ci troviamo davanti al Papa Benedetto XVI che con il suo bagaglio di scritti, di testi composti già in passato, si ripresenta alla ribalta dell’editoria mondiale e da qui stiamo effettivamente vedendo quanto interesse, quanta attenzione – anche in ambienti in cui fino ad oggi era non vorrei dire osteggiato, ma non incontrava tanta facilità per essere presente, vuoi per quanto riguarda lingue, vuoi per quanto riguarda contesti culturali – c’è questa grandissima esplosione di interesse nei confronti del suo pensiero e dei suoi scritti.

**********

 

Nella presentazione del volume, il presidente del Senato, Marcello Pera, scrive: “Dovremmo capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via e l’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio fosse dato”. Intervistato da Luca Collodi, Marcello Pera si sofferma sui temi forti del libro di Papa Ratzinger:

 

**********

R. – Mi sento particolarmente onorato di questo confronto intellettuale che adesso avviene a distanza e sono molto lieto di aver scritto questa prefazione a questo nuovo libro del Papa. Per me è anche una grande emozione intellettuale.

 

D. - Secondo lei, l’Europa pensata dall’allora cardinale Ratzinger oggi Benedetto XVI può essere accettata dai politici attuali che guidano l’Europa?

 

R. – Credo che i laici non dovrebbero avere timore di questo richiamo, di questa offerta di dialogo e di disponibilità che il cardinale Ratzinger aveva fatto. Noi dovremmo superare il timore di diventare clericali. Ciò che si sente poi in giro, ciò di cui sono accusati alcuni laici che invece si mostrano disponibili al confronto e al dialogo. Questa è una sfida che i laici devono accettare. Questo richiamo che ha fatto il Papa deve essere accolto. Dall’altro lato, tuttavia, esiste un problema simmetrico: questo fenomeno nuovo di risveglio e di fede religiosa, magari minoritario, ma certamente presente - l’abbiamo visto – questo fenomeno nuovo dei laici che non si convertono, ma che rimanendo laici sono sempre più interessati ad avere un rapporto proficuo, culturale con i cristiani e con i credenti, pone un problema alla stessa Chiesa cattolica. Pone, infatti, il problema del suo modo di essere in quanto istituzione dentro la società civile, probabilmente la chiama più verso la società che non verso l’istituzione. Dobbiamo superare alcuni steccati passati, per cui i laici diventano laicisti e i credenti diventavano invece clericali.

 

D. – Noi stiamo leggendo sulla stampa molte analisi sulla crisi dell’Europa, ma forse ne manca una. Vorrei chiedere a lei, presidente Pera, un suo parere: l’Europa senza anima è naturalmente destinata ad un tracollo?

 

R. – Se continua ad essere senza anima, a mio avviso è destinata ad una crisi. Guardi, anche la circostanza che l’anima identitaria rischia di emergere e provoca il fatto che l’Europa oggi sia senza confini. La Turchia è Europa o non è Europa? Queste sono discussioni che spesso mostrano come ci sia una non chiara coscienza dell’identità europea e perciò sia possibile anche introdurre dentro l’Europa qualunque altro Paese che geograficamente le appartenga o le sia limitrofo.

 

D. – De Gasperi ricordava che non si può concepire un’Europa senza tener conto del cristianesimo, ignorando il suo insegnamento fraterno, sociale, umanitario. I nodi stanno venendo al pettine?

 

R. - Direi di sì. Siamo stati troppo corrivi con un’idea di Europa ospitale a qualunque cultura e priva invece di una propria forza identitaria. De Gasperi era ovviamente un credente, un cattolico, ma era anche un uomo di stato laico. Sapeva quindi perfettamente – lo diceva e lo scrisse anche – che l’Europa non si poteva ridurre ad un’unica cultura, fosse anche quella cristiana. Ma sia De Gasperi, sia Schumann, avevano la consapevolezza che i principali valori che caratterizzano la terra europea e che dopo l’Europa hanno caratterizzato una gran parte della terra americana, erano di origine cristiana.

**********

 

 

IL LIBANO TRA SPERANZE DI RINNOVAMENTO

E PAURE DI UNA NUOVA GUERRA CIVILE

- Intervista con il vescovo Béchara Raï -

 

Appena il tempo di terminare lo scrutinio delle elezioni legislative, vinte dall’opposizione, ed il Libano si ritrova nel mirino delle violenze. L’esponente antisiriano Georges Hawi, veterano del Partito comunista, è stato ucciso stamattina a Beirut da una bomba piazzata sotto la sua automobile. La polizia ha arrestato cinque sospetti, tutti di nazionalità siriana: si conferma dunque l’ipotesi di un tentativo di destabilizzazione. Al microfono di Andrea Sarubbi, mons. Béchara Raï, vescovo di Jbeil dei maroniti:

 

**********

R. – Mi spiace. E’ vero che Israele ha liquidato il Libano, così come i siriani. Ma è anche vero che l’opinione pubblica non si meraviglia, perché lo Stato libanese non è ancora – se possiamo dire – purificato da tutti questi agenti. Adesso tocca proprio ai libanesi il compito di impegnarsi per costruire la loro politica e la loro democrazia.

 

D. – Saad Hariri ha già esposto il suo programma ed ha parlato di grandi riforme?

 

R. – Tutti dicono che c’è bisogno di riforme e che il Paese ha bisogno di essere riformato. La cosa migliore sarebbe quella di applicare la Costituzione del ’90, che finora non poteva essere applicata, perché non vi era una sovranità del Paese. Quello che ci rincresce è che le elezioni legislative si sono tenute sulla base della legge del 2000, che però è iniqua ed ingiusta. La prima riforma che dovrebbe essere fatta è quella elettorale, che sia più giusta per le rappresentanza e per le elezioni.

 

D. – Mons. Rai abbiamo visto l’opposizione presentarsi divisa a queste elezioni. Secondo lei, ora ci sono speranze che i tre schieramenti e cioè Hariri, Jumblatt e il generale Aoun si mettano d’accordo?

 

R. – Possono mettersi d’accordo, ma rispetto alla mentalità europea ed occidentale, la nostra mentalità non sostiene che l’opposizione non è nel senso che avete voi. Per il momento nessuno sa cosa vuol dire opposizione: opposizione a chi? Opposizione con chi? Nella nostra mentalità si fa opposizione quando, ad esempio, non gli viene dato il posto che riteneva gli spettasse: allora fa opposizione; se gli viene ridato, torna alleato e leale. Quindi non sappiamo veramente chi è leale e chi è nell’opposizione.

 

D. – Il generale Aoun è stato criticato in queste ultime settimane: lo hanno anche definito filosiriano. Secondo lei sono accuse che hanno un fondamento di verità?

 

R. – Non possiamo dire che sia filosiriano. Anzi è stato tenuto fuori dai siriani; è stato sempre contro i siriani. C’è però da dire che per noi fare campagna elettorale significa anche distruggere la fama dell’avversario e non cercare di opporsi al proprio avversario presentando un proprio programma. Ritengo che queste accuse siano, comunque, infondate.

**********

 

 

IN LIEVE FLESSIONE IL PREZZO DEL PETROLIO, DOPO CHE HA RAGGIUNTO

IL RECORD DI 60 DOLLARI AL BARILE

- Intervista con il prof. Alberto Quadrio Curzio -

 

Il prezzo del petrolio è in flessione negli scambi elettronici a new York, con una quotazione al di sotto dei 59 dollari, a 58,76 dollari. Ieri in chiusura sempre a New York il prezzo del greggio con consegna luglio era arrivato all'ennesimo record storico di 59,37 dollari. Il ribasso registrato oggi nell'after-hours è il primo da cinque sedute a questa parte. La flessione viene messa in relazione con la possibilità che l'OPEC incrementi lteriormente, di altri 500mila barili giornalieri, la produzione. Resta la tendenza all’impennata del prezzo del petrolio. Per capirne le ragioni, Fausta Speranza ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio:

 

**********

R. – La domanda proveniente dalla Cina di fatto sta alterando il bilancio di prezzo e di quantità su scala mondiale. Non siamo più in una situazione congiunturale, ma in un cambiamento strutturale, conseguenza della crescita così forte della Cina stessa. La seconda osservazione, più relativa all’Europa e che mi induce a confermare una grande valutazione positiva dell’euro, che protegge l’Italia, essendo una valuta relativamente forte, da questo formidabile incremento del prezzo del petrolio. Se non avessimo l’euro, con la vecchia lira avremmo una bolletta petrolifera devastante nel nostro Paese. La terza considerazione riguarda, poi, le prospettive di lungo periodo. Ci avviamo chiaramente ad un periodo di alti prezzi del petrolio, con scarsezza relativa a questa fonte energetica, ragion per cui è necessario pensare ad altre fonti energetiche nonché al risparmio del petrolio medesimo o altrimenti la crescita mondiale o lo sviluppo che è più importante della crescita avrà delle ripercussioni significative.

 

D. – Prof. Quadrio Curzio è vero che qualcuno si aspettava dalla guerra in Iraq la prospettiva di un prezzo più basso del petrolio?

 

R. – E’ vero. Ma questo non si è verificato, perché la guerra irachena non si è risolta nei tempi brevi come taluno prefigurava e quindi la produzione energetica e petrolifera di quel Paese non è certamente ai livelli massimi, a regime. La seconda osservazione, è quanto dicevo poc’anzi, che non si era messa in conto, è il fattore Cina che preme molto sulla domanda mondiale e premerà sempre di più. Anche la Cina ha reso noto nei giorni scorsi che è pronta a pagare il petrolio tanto quanto costerà: 70-80, senza problemi.

 

D. – Ma nelle prossime mosse sulla scacchiera internazionale, che riguardano il Medio Oriente, secondo lei avrà una ripercussione questo prezzo così alto del petrolio?

 

R. – E’ possibile che dal punto di vista strettamente petrolifero, i Paesi più dotati di capacità produttiva aumentino la loro offerta. Non ho, però, l’impressione che questo basterà a calmierare il prezzo. Quanto poi ai riflessi strategici o di stabilità interna dei Paesi petroliferi, non sono in grado di valutare se un prezzo del petrolio così alto e quindi così attraente per i produttori possa creare maggiore instabilità o maggiore stabilità. Certamente tutte le situazioni nuove, come questa, non lasciano la situazione come prima e tendono a cambiarla. Io spero che la cambino in meglio, ma non possono escludere che la cambino in peggio.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

21 giugno 2005

 

SI E’ SVOLTA STAMANI A ROMA LA PRESENTAZIONE DEL XXVI MEETING PER L’AMICIZIA TRA I POPOLI, IN PROGRAMMA A RIMINI DAL 21 AL 27 AGOSTO, SUL TEMA: “LA LIBERTA’ E’ IL BENE PIU’ GRANDE CHE I CIELI ABBIANO DONATO AGLI UOMINI”

- A cura di Francesca Fialdini -

 

ROMA. = “La libertà è a rischio”: con questa affermazione si è aperta stamani a Roma la presentazione del prossimo Meeting di Comunione e Liberazione. Tra gli ospiti intervenuti, il presidente della Compagnia delle Opere, Raffaello Vignali, che ha sottolineato come il Meeting non voglia proporre un concetto di libertà da contrapporre ad altri, ma mettere a tema l’esperienza stessa della libertà, di resistere, di lavorare, di costruire, per essere attori di sviluppo e di carità. Giorgio  Israel, giornalista e docente di matematica all’Università La Sapienza di Roma, anticipando l’ambito in cui interverrà anche a Rimini, ha sottolineato invece come il rapporto tra scienza, etica e libertà sia ancora oggi troppo trascurato. “Non deve essere ritenuto scandaloso – ha detto – proporre oggi alla società di porre dei limiti e dei confini, soprattutto all’ambito tecnico scientifico”. Riproporre oggi la libertà, infatti, quale dimensione che permette all’uomo di aprirsi alla verità è argomento irrinunciabile”, ha fatto eco la presidente nazionale del Meeting, Emilia Guarnirei, che ha concluso: “La discriminante oggi non è quella fra laici e cattolici o fra cattolici e non credenti, ma tra uomini liberi e coloro che non lo sono. 

 

 

IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E LA PASTORALE NEI PAESI DEL MONDO MUSULMANO:

TRA I TEMI DEI LAVORI DEL COMITATO SCIENTIFICO DI “OASIS”,

RIVISTA PROMOSSA DAL PATRIARCATO DI VENEZIA

- A cura di Fabrizio Mastrofini -

 

VENEZIA. = Il dialogo interreligioso, ma soprattutto il dialogo con l’Islam, si sviluppa a partire da una rete capillare di rapporti. Lo ha ribadito ieri il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, aprendo i lavori del Comitato scientifico della rivista OASIS e del Centro Internazionale di studi e ricerche, che alla rivista fa riferimento.  Per due giorni, con le conclusioni di stamattina, si sono confrontati una trentina di esperti, arcivescovi, vescovi, religiosi, docenti universitari, impegnati a vario livello nel dialogo interreligioso e nella pastorale nei Paesi del mondo musulmano, dove la Chiesa vive una situazione di minoranza. Nel suo intervento introduttivo, il cardinale Scola ha ribadito che occorre evitare quel dialogo che conduce solo alla difesa delle proprie posizioni e che, alla lunga, porta allo scontro. Il porporato ha messo in guardia anche dal rischio di un’integrazione generica e benevola, basata su una certa indifferenza di fronte alla realtà. La richiesta, dunque, è di analizzare come le comunità cristiane vivano nelle situazioni storiche in cui si trovano ad essere minoranza, ma questo anche per sensibilizzare le Chiese occidentali che a volte sono poche disposte a condividere e a considerare tali difficoltà. Per superarle occorre ricordare che per la visione cristiana il singolo si inserisce nel processo storico in quanto parte di una comunità. Dunque, tutto si gioca nella dinamica comunitaria. E su questa base di riflessione si sono innestate allora le diverse esperienze di Chiese che, seppure minoranza nel mondo musulmano, non rinunciano a far sentire la loro voce e la loro opera, rilevando prima di tutto che l’Islam è un universo eterogeneo, che l’Occidente troppo semplicemente considera in maniera unitaria ed univoca. Per questo, ad esempio, padre Francis Magnis Suseno, gesuita, che vive e lavora in Indonesia, ha descritto la tendenza all’apertura, ma anche i movimenti di promozione del ruolo della donna e la scarsa presa dei gruppi fondamentalisti a livello politico come caratteristiche della realtà indonesiana, poco conosciuta in Occidente. Soprattutto, ha evidenziato che la spinta mai esaurita del dialogo indicata dal Concilio Vaticano II, è ancora oggi un grande aiuto. E ancora, mons. Anthony Lobo, arcivescovo di Islamabad, in Pakistan, ha detto che nel lavorare insieme con persone di altre fedi per migliorare le strutture socio-politiche ed economiche ancora feudali, si aprono spazi nuovi. Il dialogo prosegue, nell’ambito della rivista OASIS e del Centro internazionale voluto dal cardinale Scola, in base all’intuizione che idee come reciprocità, tolleranza e integrazione siano troppo occidentali, insufficienti forse di fronte ad una situazione complessa in cui occorre esporsi in prima persona, perché il dialogo si deve basare sulla testimonianza, sull’incontro, sul mettersi in gioco in vista della “vita buona” dei popoli e per il bene della Chiesa, come suggeriva la presentazione del primo numero di OASIS, da parte del cardinale Scola.

 

CON UN PELLEGRINAGGIO A FATIMA, PRESIEDUTO DAL CARDINALE CRESCENZIO SEPE, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,

PROSEGUONO LE CELEBRAZIONI PER IL 75.MO ANNIVERSARIO

DELLA SOCIETA’ MISSIONARIA PORTOGHESE DI BOA NOVA

 

FATIMA. = E’ stato il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a presiedere, sabato e domenica scorsi a Fatima, il pellegrinaggio dei membri della Società missionaria portoghese di Boa Nova (SMBN). Scopo dell’iniziativa, festeggiare il 75.mo anniversario della fondazione dell’Istituto. Le varie celebrazioni per la ricorrenza, a partire dal 3 ottobre scorso, sono state preparate nell’arco di 2 anni, attraverso una serie di incontri sui temi: “Il Vangelo fa la differenza” e “Guai a me se non evangelizzassi!”. Lo slogan scelto per l’anniversario è “75 anni di missione con Lui”. “Vogliamo che sia una verità nelle nostre vite”, l’ha detto all’agenzia Fides padre Antonio Couto, superiore generale della Società, aggiungendo: “È una constatazione, una realtà, ma è anche un programma, una sfida, una provocazione per noi”. Inoltre, dato che la ricorrenza ha coinciso interamente con l’Anno dell'Eucaristia, indetto da Giovanni Paolo II, “abbiamo cercato un autentico rinnovamento del nostro spirito eucaristico”, ha concluso. La Società missionaria di Boa Nova, fondata nel 1930, fu eretta come Istituto clericale di Diritto Pontificio il 24 ottobre 1932 da papa Pio XI. Sin dall’inizio, i due fondamenti principali dell’organizzazione sono stati il marcato carattere missionario ad gentes e il carisma diocesano. (R.M.)

 

 

OGGI POMERIGGIO A ROMA, LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

DI MONS. GIOVANNI ANTONAZZI SU “IL PALAZZO DI PROPAGANDA FIDE”

- A cura di Giovanni Peduto -

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Viene presentato oggi, martedì 21 giugno, alle ore 17, presso i locali del Palazzo di Propaganda Fide, il volume di Giovanni Antonazzi dal titolo: “Il Palazzo di Propaganda Fide”. Durante l’incontro prenderanno la parola il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il ministro per i Beni Culturali, Rocco Buttiglione; il direttore dei Musei Vaticani, Pietro Buranelli; l’editore, Stefano De Luca. Sarà presente anche mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, e l’autore del libro, mons. Giovanni Antonazzi. Il Palazzo di Propaganda è, tra gli edifici monumentali di Roma, uno dei più noti e importanti sia per il suo valore artistico, sia perché sede, fin dal seicento, della Congregazione di Propaganda Fide. L’autore, che per anni ha svolto in questa sede la sua attività, ha ricostruito dettagliatamente la storia dell’edificio, dalla sua costruzione, in oltre venti anni, alle successive vicende. La ricostruzione storica è stata condotta con estremo rigore sui documenti dell’Archivio di Propaganda. Attraverso la lettura delle carte è stato possibile seguire la travagliata storia dei successivi interventi sull’edificio di Gian Lorenzo Bernini prima, e in seguito di Francesco Borromini, e ordinare con esattezza le circostanze che determinarono la realizzazione del Palazzo. Nell’esame di tali circostanze, più e meglio che nell’interpretazione degli studiosi, si trova, molte volte, la spiegazione delle soluzioni architettoniche adottate. Arricchiscono il volume i disegni del Borromini conservati alla Biblioteca Albertina di Vienna e da questa gentilmente concessi per la pubblicazione. L’autore del libro, mons. Giovanni Antonazzi, laureato in filosofia e in diritto canonico, dopo aver ricoperto diversi incarichi a Viterbo, presso il Pontificio Seminario Regionale, e a Roma, nel Collegio Urbano, è stato segretario amministrativo della allora “Sacra Congregazione de Propaganda Fide”. Nel campo delle ricerche storiche ha pubblicato importanti opere ed ha collaborato con l’“Osservatore Romano” pubblicando articoli raccolti in tre volumi.

 

 

PROMUOVERE, FAR CONOSCERE, CONDIVIDERE E APPREZZARE LA STRAORDINARIA

VARIETA’ DEL PANORAMA MUSICALE IN EUROPA: CON QUESTI SCOPI,

SI CELEBRA OGGI LA FESTA EUROPEA DELLA MUSICA

 

ROMA. = Dare dignità a tutti i generi musicali; favorire l’incontro tra musicisti e garantirne la visibilità; promuovere concerti gratuiti, secondo un’ideale democratico dell’arte: sono questi gli obiettivi dell’odierna Festa europea della musica, nata in Francia nel 1982. Le manifestazioni, che dal 1995 hanno assunto un carattere europeo, hanno la loro collocazione ideale nelle strade, nelle piazze, nei giardini pubblici, nei parchi, nei cortili e nei chiostri. Ma la Festa è anche un’occasione per aprire eccezionalmente alla musica luoghi diversi, come musei, ospedali, carceri, edifici pubblici. In questo contesto si inserisce il concerto “San Luigi Gonzaga”, in programma questa sera a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana. L’iniziativa è dedicata all’ex alunno del Collegio Romano e protettore dei giovani studenti, di cui oggi si celebra la Solennità. Il concerto, con opere di Mozart, Chopin, Brahms, Scarlatti e Grieg, sarà eseguito al pianoforte dal maestro Fabrizio Romano. (R.M.)

=======ooo=======

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

21 giugno 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Nuova ondata di violenza in Iraq, nel giorno in cui si apre a Bruxelles  la Conferenza Internazionale sul Paese del Golfo sempre più preda della guerriglia.  Ottanta Paesi e diverse organizzazioni internazionali si riuniscono fino a domani per discutere con i rappresentanti del governo iracheno la strategia che questo intende adottare per la ricostruzione e l’affermazione dello Stato di Diritto nel Paese. Questa mattina un’autobomba è esplosa nella città di Halabiya, nel Kurdistan iracheno, uccidendo il capo delle forze di sicurezza locali e tre delle sue guardie del corpo. Altri cinque soldati iracheni sono stati uccisi in due attentati suicidi nella regione settentrionale di al-Toz ed un soldato americano è morto per la deflagrazione di un ordigno nell’ovest del Paese. E anche Baghdad è stato teatro di violenze: quindici sono le vittime di un attacco sferrato questa mattina contro un commissariato di polizia.

 

C’è grande attesa per il vertice di questo pomeriggio a Gerusalemme tra il premier israeliano, Ariel Sharon, e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Tra gli spinosi temi da affrontare: la coordinazione del ritiro israeliano da Gaza, la liberazione dei prigionieri palestinesi, la costruzione del muro di separazione in Cisgiordania e la neutralizzazione dei gruppi armati dell’Intifada. Intanto, la tensione resta ancora alta nella regione. Dopo i sanguinosi fatti di ieri, la scorsa notte, le truppe israeliane hanno arrestato, in diverse località della Cisgiordania, cinquanta presunti militanti della Jihad islamica. E una decina di razzi e di colpi di mortaio sono esplosi su diverse colonie ebraiche della Striscia di Gaza.

 

Con la visita a Riad, in Arabia Saudita, si conclude la missione diplomatica del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in Medio Oriente. La Rice incontra quest’oggi il principe ereditario Abdallah ben Abdel Aziz e il capo della diplomazia saudita, Saud al-Faysal. Il clima, intorno a questi colloqui, è particolarmente teso. Diversi contrasti minano, infatti, da qualche tempo la relazione tra i due Paesi. Parlando ieri all'università del Cairo, il segretario di Stato americano ha, tra l'altro, condannato le dure sentenze emesse contro tre riformatori, imputati di incitamento al dissenso per aver richiesto alcune riforme costituzionali. “Un prezzo troppo alto da pagare per l’esercizio dei propri diritti fondamentali”, ha affermato Rice. E c’è comunque tensione nel Paese. Questa mattina le forze di sicurezza nazionale hanno ucciso due sospetti fondamentalisti ritenuti responsabili dell'omicidio di un poliziotto compiuto sabato scorso alla Mecca. 

 

“Gli Stati Uniti vogliono un’Europa solida, per continuare a lavorare insieme”. Ricevendo ieri a Washington i vertici dell’Unione europea, il presidente americano Bush ha manifestato solidarietà per il difficile momento attraversato dai Venticinque. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

**********

Il presidente Bush, parlando dopo il vertice di ieri alla Casa Bianca con i leader di Bruxelles, ha voluto rassicurare gli alleati e chiarire che non condivide le posizioni di chi celebra la bocciatura della nuova Costituzione continentale e il mancato accordo sul bilancio dell’Unione. Bush ha ricevuto il leader di turno della UE, il primo ministro lussemburghese Junker, il capo della Commissione europea Barroso e il responsabile della politica estera Solana. Al termine dell’incontro ha dichiarato che le due sponde dell’Atlantico condividono valori universali unificanti. Ha ammesso gli attriti avvenuti sulla guerra in Iraq, ma ha aggiunto che la conferenza per la ricostruzione del Paese, in programma domani a Bruxelles, dimostra la volontà da parte di tutti di superarli. Il presidente ha elogiato anche la mediazione europea per impedire all’Iran di costruire armi nucleari, ha ribadito la volontà di far nascere lo Stato palestinese vicino ad Israele ed il comune interesse a spingere la Cina a rispettare le regole del commercio globale. Junker ha risposto che l’Europa non è in ginocchio e che i problemi interni non fermeranno il suo ruolo internazionale e il rilancio delle relazioni con gli Stati Uniti, cominciato in particolare dopo il viaggio compiuto da Bush a febbraio. Barroso ha aggiunto che, quando USA e UE collaborano, tutto il mondo ne trae vantaggio.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

********** 

 

In Europa, intanto, prosegue il dibattito politico sul futuro dell’Unione. Ieri, alla Camera dei Comuni, il premier britannico Blair ha denunciato lo scollamento fra governanti e cittadini ed ha invocato cambiamenti in tempi rapidi, a cominciare dal bilancio comunitario.

 

Prosegue in Iran il confronto post-elettorale tra conservatori e riformisti, sconfitti alle presidenziali di domenica. Venerdì ci sarà il ballottaggio tra il conservatore moderato, Rafsanjani, ex presidente, e l’ultraconservatore Ahmadinejad, sindaco di Teheran. Lo sconfitto Karrubi, erede del presidente uscente, il riformista Khatami, ha accusato di brogli gli avversari, ma non è riuscito a far rinviare il voto. Ieri il Consiglio dei Guardiani, dopo un conteggio parziale dei voti, ha confermato la regolarità della consultazione. Sullo scontro politico che sta avvenendo in Iran sentiamo Alberto Negri, inviato speciale a Teheran de “Il Sole 24 Ore:

 

**********

R. – Questo scontro che avviene oggi in Iran ha due livelli di interpretazione. Visto dall’alto, è uno scontro tra la Guida Suprema della rivoluzione e Rafsanjani, candidato alla presidenza che ha fatto suoi alcuni degli slogan riformisti, ma che non sembra essere gradito alla Guida Suprema della Repubblica islamica. Visto dal basso, questo scontro è caratterizzato dal ritorno dei pasdaran, le guardie della rivoluzione, e da quella parte della società più legata alla Repubblica islamica. Una parte che si appoggia non solo alle milizie ma a tutto un sistema economico e di assistenza sociale che in qualche modo si è ramificato nella società.

 

D. – Si può dire definitivamente tramontata l’epoca di un Iran che si avvicinava progressivamente all’Occidente?

 

R. – Direi che siamo in una fase di transizione difficile, complicata ed anche molto ambigua. Le riforme di Khatami sono fallite dal punto di vista politico ed hanno provocato molta delusione tra gli iraniani, causando anche un assenteismo alle urne che potrebbe essere significativo anche nel ballottaggio tra Rafsanjani e il candidato conservatore Ahmadinejad, ma è pur vero che gli otto anni di presidenza di Khatami hanno aperto spazi di libertà individuale nella società, che sarebbe adesso difficile cancellare. Diciamo che in Iran si sta verificando una sorta di operazione di ingegneria sociale: da una parte, resistono le istituzioni della Repubblica Islamica, che verranno applicate soprattutto ad una parte della società più tradizionalista e conservatrice; dall’altra, ci sarà una minoranza iraniana più occidentalizzata cui saranno lasciati, appunto, degli spazi.

**********

 

Ritenuto colpevole di aver voluto rovesciare l’ordine costituzionale in Turchia, l’integralista islamico turco Metin Kaplan, detto ‘il Califfo di Colonia’, è stato condannato all’ergastolo questa mattina da una Corte d’assise di Istanbul. Kaplan, residente in Germania per molti anni, era alla guida di un’organizzazione integralista, l’Unione delle Comunità islamiche finalizzata, al rovesciamento del regime di Ankara, messa al bando nel 2001. Espulso dalla Germania lo scorso ottobre, il processo a suo carico era cominciato in dicembre.

 

Il premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero ha ricevuto alla Moncloa Jose' Alcaraz leader dell'Associazione vittime del terrorismo (Avt) che nelle  scorse settimane aveva guidato una grande manifestazione contro la volontà del governo di aprire una trattativa con l'Eta. Alcaraz ha annunciato che ribadirà a Zapatero il ''netto rifiuto'' della Avt per qualsiasi trattativa con l'organizzazione armata basca, ritenendo che si tratterebbe di  ''un tradimento dei morti''. Zapatero aveva invitato Alcaraz e altre associazioni delle vittime all'indomani della manifestazione con l'obiettivo di spiegar loro bene il senso della sua strategia, cioè l'intenzione di aprire un dialogo con l'Eta se quest'ultima rinuncerà alle armi.

 

Si è svolto in maniera trasparente e democratica il primo turno delle elezioni presidenziali in Guinea Bissau. E’ quanto hanno riportato gli osservatori delle organizzazioni internazionali dispiegate nel Paese africano. Oltre 538mila elettori sono stati chiamati a scegliere tra 13 candidati e secondo gli osservatori la partecipazione al voto è stata massiccia. Il secondo turno delle elezioni avrà luogo tre settimane dopo la proclamazione ufficiale dei risultati del primo turno, previsti entro una decina di giorni.

 

Il governo cinese ha nominato Donald Tsang capo dell'esecutivo della regione speciale di Hong Kong. Secondo il decreto firmato dal primo ministro Wen Jiabao, Tsang assume oggi stesso l'incarico, che scadrà il 30 giugno del 2007. Tsang, uno stimato burocrate di 60 anni, è stato eletto giovedì scorso dalla commissione elettorale di Hong Kong. Tsang era l'unico candidato alla carica: nessuno dei suoi due rivali aveva infatti ottenuto il minimo degli impegni di voto previsti dalla Costituzione tra i componenti del Collegio Elettorale deputato alla scelta del capo dell'esecutivo. Il Collegio è composto da 800 ''grandi elettori'' scelti da Pechino. Donald Tsang gode di una vasta popolarità nell'ex-colonia britannica ma secondo gli osservatori è improbabile che durante il suo mandato vengano compiuti i decisi passi avanti verso una piena democrazia richiesti da gran parte dei cittadini di Hong Kong. Tsang è il secondo capo dell'esecutivo della regione speciale e succede all'impopolare Tung Chee-hwa, che si è dimesso in marzo invocando ragioni di salute.

 

Il presidente cinese Hu Jintao prenderà parte a una riunione tra i Paesi industrializzati del G8 e alcuni importanti Paesi in via di sviluppo. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Liu  Jianchao.  Alla riunione, che si terrà nella seconda settimana di luglio nel Regno Unito, prenderanno parte anche i rappresentanti di Brasile, Messico, India e Sud Africa. Il vertice, chiamato anche il ''G8+5'', si svolgerà nell'ambito di una delle cosiddette 'sessioni di solidarietà’ dell'organizzazione dei Paesi più industrializzati. 

 

Nuova fiammata di violenza a Grozny dove almeno 10 granate sono state lanciate stamattina dalla guerriglia islamico-separatista cecena contro uno degli edifici del governo locale fedele all'autorità federale russa. Gli ordigni hanno colpito un ufficio del ministero per i servizi pubblici, attualmente in restauro, senza provocare vittime. Nelle stesse ore, intanto, la polizia locale ha annunciato di aver arrestato a Grozny due uomini accusati di aver cercato di rapire una ragazza di 17 anni e sospettati di essere 'reclutatori' di potenziali terroriste suicide.  La situazione generale in Cecenia resta comunque instabile. L'ultimo focolaio di tensione riguarda un villaggio vicino al confine amministrativo con il Daghestan (altra regione autonoma russa del Caucaso settentrionale), dove da diversi giorni si segnalano frizioni tra la locale comunità etnica cecena e quella daghestana, tradizionalmente rivali.

 

In Messico l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN) ha dichiarato lo stato di ‘allerta rossa’ in tutti i territori controllati dalla guerriglia. In un documento fatto pervenire oggi alla stampa nazionale, il movimento ha anche annunciato non meglio precisate ‘azioni imminenti e l’evacuazione di alcune comunità indigene’. Il gruppo ribelle zapatista, costituito nel 1994, da anni lotta contro il governo per l’affermazione dei diritti delle popolazioni indigene.

 

In Thailandia, tre giovani musulmani sono stati uccisi mentre pregavano, in una casa di Pattani, nel sud del Paese, da sconosciuti che hanno fatto irruzione, armi in pugno, e aperto il fuoco contro di loro: una delle vittime aveva ancora il Corano in mano. ''Chiunque ci tradisca o collabori con il nostro nemico sarà  severamente punito'', recita un volantino lasciato sul luogo della sparatoria. ''Noi lottiamo in nome di Allah e per la  liberazione di Pattani'', si legge ancora in riferimento all'antico sultanato di Pattani che fu annesso alla Thailandia, Paese a maggioranza buddista circa un secolo fa, e che è scosso periodicamente da sommosse secessioniste. Dunque, la polizia sospetta che gli aggressori siano estremisti islamici che hanno voluto punire correligionari considerati collaborazionisti.

 

=======ooo=======