RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 170 - Testo della trasmissione di lunedì 20 giugno 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

Iniziata in Vaticano la visita ad Limina dei vescovi della Papua Nuova Guinea. In udienza da Benedetto XVI anche il presidente della repubblica della Zambia

 

Il cardinale Kasper a Mosca, per “continuare il dialogo con il patriarcato ortodosso avviato in occasione della solenne inaugurazione del pontificato di Papa Benedetto XVI”, come spiega Navarro Valls

 

La prostituzione, oltraggio alla dignità umana: la Chiesa chiamata a difendere con forza i diritti delle donne: così il cardinale Fumio Hamao all’apertura dell’Incontro Internazionale della pastorale per la liberazione delle donne di strada. Con noi il prof. Mario Pollo, padre Ottavio Cantarello e suor Eugenia Bonetti

 

L’Ucraina, la Terra Santa, la formazione dei sacerdoti: al centro della 73.ma sessione semestrale della ROACO, da oggi in vaticano. Ai nostri microfoni don Leo Lemmens

 

IN PRIMO PIANO:

 

In Libano, si consolida la vittoria dello schieramento guidato dal sunnita Saad Hariri. Il commento di Camille Eid

 

“Immagine e mistero il sole il libro il giglio”: mostra dedicata a San Nicola da Tolentino, presso il braccio di Carlo Magno. Ce ne parlano Giovanni Morello e padre Pietro Bellini

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Giornata mondiale del Rifugiato. l’Alto commissariato delle Nazioni Unite diffonde i dati raccolti nel 2004: aumentati i rimpatri

 

In un documento della Conferenza episcopale statunitense le direttive sul ministero dei Laici e nuove norme contro gli abusi sui minori

 

La Chiesa italiana si prepara al convegno nazionale di Verona che si svolgerà ad ottobre del 2006. Tra gli obiettivi, promuovere lo slancio missionario scaturito dal Giubileo del 2000

 

Nella spianata delle moschee, rafforzate le difese anti-terrore. Gli islamici protestano: il nostro luogo di preghiera trasformato in base militare

 

Causa di beatificazione di Giovanni Paolo II: il postulatore invita a segnalare notizie anche attraverso lettere ed e-mail

 

Phan Van Khai primo ministro del Vietnam in visita negli Stati Uniti. Per la prima volta in 30 anni un leader di Hanoi sbarca in America. Organizzazioni umanitarie chiedono più rispetto per i diritti umani e libertà religiosa

 

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 18 morti per due attacchi della guerriglia contro forze di sicurezza irachene

 

Il segretario di Stato americano Condoleeza Rice, in Egitto chiede maggiore democrazia per il Medio Oriente

 

In Iran quasi concluso il nuovo conteggio delle schede dopo le denunce di brogli. Non escluso il rinvio del ballottaggio

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 giugno 2005

 

 

INIZIATA IN VATICANO LA VISITA AD LIMINA

DEI VESCOVI DELLA PAPUA NUOVA GUINEA.

IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI

ANCHE IL PRESIDENTE  DELLA REPUBBLICA DELLA ZAMBIA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

        

Benedetto XVI ha iniziato questa mattina le udienze ad un primo gruppo di nove presuli della Papua Nuova Guinea in visita ad Limina. Il Paese, retto da una monarchia costituzionale, presenta una situazione interna non semplice: la missione della Chiesa è impegnata sul fronte dell’inculturazione del Vangelo e sul progresso sociale dei residenti, in gran parte popolazione rurale. Per un quadro della Papua Nuova Guinea, ascoltiamo la scheda di Alessandro De Carolis:

 

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Settecento lingue e dialetti per appena cinque milioni e mezzo di abitanti, disseminati su un pugno di terre del Pacifico settentrionale. La Papua Nuova Guinea è una terra dai contrasti forti, in cui la Chiesa ha iniziato a mettere radici a metà dell’Ottocento. Un inizio tragico, costato la vita a mons. Epalle, primo ad avviare una missione nelle Isole Salomone nel 1845 ma ucciso l’anno dopo. Al sangue di quel martire si saldarono, nei decenni che seguirono, i risultati pastorali scaturiti dallo spirito d’iniziativa dei Missionari del S. Cuore d’Issodun, poi dei Padri Maristi e quindi dei religiosi delle Missioni Estere di Milano. Finché, nel 1889, il primo Vicariato apostolico viene eretto nella Nuova Guinea Britannica e da quella prima struttura la giovane Chiesa sarà in grado di ordinare nel 1953 i primi due sacerdoti indigeni. Il resto è storia attuale che lambisce la cronaca, con le due visite del pellegrino di pace Giovanni Paolo II nell’84 e nel ’95, quest’ultima sublimata dalla Beatificazione del Servo di Dio To Rot.

 

Oggi, il milione e 300 mila cattolici circa che vive in Papua Nuova Guinea (il 22% della popolazione totale) rappresenta, con le sue 342 chiese e gli oltre mille tra sacerdoti e religiose, un gruppo religioso maggioritario, con percentuali animiste, rispetto agli altri gruppi di protestanti e di seguaci di religioni panteistiche. Del resto, la frammentazione religiosa è lo specchio di quella razziale che vede convivere 300 gruppi etnici tra melanesiani, papuani, negritos, polinesiani e micronesiani, in un Paese dal sottosuolo ricco di giacimenti di rame, oro, argento, e dotato di una terra fertile per molti tipi di coltivazioni. Proprio dallo sfruttamento intensivo di un giacimento di rame, sull’isola di Bougainville, esplose nel 1989 un violento conflitto armato di stampo secessionista: i locali, esclusi dai benefici economici dello sfruttamento e colpiti dai pesanti danni ambientali derivanti dall’estrazione del rame, si coagularono in un movimento che dichiarò l’indipendenza dell’isola nel 1990, andando incontro ad una violenta repressione che attirò l’attenzione di Amnesty international per le gravi violazioni dei diritti umani provocate dallo scontro. Nel 2001, la contesa è stata composta e Bougainville, che ha già ottenuto un’ampia autonomia, avrà la facoltà di indire un referendum sull’indipendenza entro il 2015.

 

In questo quadro politico, con l’economia che dipende sostanzialmente dalla coltivazione che impegna l’80% della popolazione attiva, ma è controllata da industrie straniere, l’impegno evangelizzatore della Chiesa locale deve confrontarsi con una fisionomia sociale di tipo rurale, in cui modernizzazione e aspetti primitivi si fondono senza soluzione di continuità e in cui l’aspetto dell’inculturazione diventa prioritario. Nel luglio 2004, l’Assemblea generale della Chiesa locale ha prodotto un documento in cui la vita familiare, giovani, istruzione e lotta all’AIDS sono tra le priorità. Il presente e il futuro corrono, dunque, su questi binari che già Papa Wojtyla aveva evidenziato nel 2001 con l’Esortazione apostolica Ecclesia in Oceania, la prima ad essere stata spedita da un Pontefice ai destinatari via Internet. Giovanni Paolo II esortava con particolare sollecitudine i vescovi al reperimento delle risorse necessarie alla formazione del clero: sostegno economico - notava - che oggi costituisce “un pesante fardello per molte Diocesi”. E aggiungeva: “Il futuro della Chiesa in Oceania dipende in larga parte proprio da questo, poiché la Chiesa non può funzionare senza sacerdozio sacramentale e non può agire senza buoni sacerdoti”.

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E questa mattina, in udienza da Benedetto XVI si è recato anche il presidente della Repubblica della Zambia, Levy Patrick Mwanawasa, accompagnato dalla consorte e da alcune personalità del Paese. Il Pontefice ha incontrato in privato per pochi minuti il capo di Stato africano e successivamente l’udienza è stata estesa anche al resto del seguito presidenziale.

 

 

IL CARDINALE WALTER KASPER A MOSCA DA OGGI FINO A GIOVEDI’

 

         Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, il cardinale Walter Kasper, sarà a Mosca da oggi fino a giovedì prossimo. Lo fa sapere il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, spiegando che l’obiettivo è “continuare il dialogo con il Patriarcato ortodosso avviato in occasione della solenne inaugurazione del Pontificato di Papa Benedetto XVI”.

 

 

NOMINA

        

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wallis et Futuna (Isole del Pacifico), presentata da mons. Lolesio Fuahea, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Benedetto XVI ha nominato vescovo di Wallis et Futuna (Isole del Pacifico) il padre Ghislain de Rasilly, vicario Provinciale dei Maristi dell’Oceano Pacifico.

 

Il padre Ghislain de Rasilly, è nato il 9 luglio 1943 a Juvardeil, vicino a Chàteauneuf, nella diocesi di Angers (Francia). Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1971, ha ricoperto diversi incarichi prima di essere Superiore Regionale in Nuova Caledonia (2001-2002) e poi, dal 2003, vicario Provinciale dei Maristi dell’Oceano Pacifico, con residenza a Suva.

 

 

LA PROSTITUZIONE E’ OLTRAGGIO ALLA DIGNITA’ UMANA,

LA CHIESA E’ CHIAMATA A DIFENDERE CON FORZA I DIRITTI DELLE DONNE:

COSI’ IL CARDINALE STEPHEN FUMIO HAMAO

ALL’APERTURA DEL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA PASTORALE

 PER LA LIBERAZIONE DELLE DONNE DI STRADA

- Con noi il prof. Mario Pollo, padre Ottavio Cantarello e suor Eugenia Bonetti -

 

Il traffico di esseri umani e la prostituzione sono “un oltraggio alla dignità della donna”, la Chiesa è “chiamata ad assumere la difesa dei diritti delle donne e della sua immagine”. Con queste parole, il cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti ha aperto, stamani, a Palazzo San Calisto, in Roma, il primo Incontro Internazionale promosso dal dicastero vaticano per la liberazione delle donne di strada. La due giorni di lavori rappresenta un’opportunità di riflessione per quanti operano sulla strada in difesa delle vittime del flagello della prostituzione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Non chiudere gli occhi di fronte alla tragedia della prostituzione, delle donne violentate ogni giorno sulle strade di tutto il mondo. E’ un allarme e un grido di dolore al tempo stesso quello che si leva da palazzo San Calisto: ogni anno, la vita di un milione di persone è travolta dall’aberrante traffico degli esseri umani. Solo in Thailandia fra 150 e 200 mila donne finiscono sulla strada, tantissime minorenni. Mezzo milione di donne provenienti dall’Europa orientale sono schiavizzate e costrette a prostituirsi sulle strade della ricca Europa occidentale. Il fenomeno, quanto mai complesso, è stato oggetto di una ricerca del sociologo Mario Pollo, che ha presentato i risultati in una relazione. Ai nostri microfoni, lo studioso indica le cause principali della prostituzione:

 

“La prima causa, che emerge nel 90 per cento delle interviste, del fenomeno della prostituzione è quello della povertà, soprattutto per i Paesi meno ricchi, dove la povertà spesso diventa misera, miseria anche morale. Secondo tra i motivi alla base della prostituzione è quello, ad esempio, di aver subito violenze, sia fisiche che morali, in famiglia, ma anche abbandoni e fughe da casa. Ci sono poi fenomeni come quello della tossicodipendenza, che riguardano non soltanto la ragazza che si prostituisce, ma che spesso coinvolgono familiari; così come quello dell’alcoolismo. Ci sono certamente una serie di fattori. E’ chiaro, allora, che uno dei grandi problemi è quello della prevenzione, come arrivare cioè ad incidere in questi Paesi su questi tipi di cause”.

 

Occorre “denunciare le ingiustizie e le violenze perpetrate contro le donne, in qualsiasi luogo e circostanza esse avvengano”. Questo il vibrante appello del cardinale Fumio Hamao, che ha incoraggiato quanti operano sulla strada per liberare le vittime di questo “degradante giogo dello sfruttamento”. La pastorale per la liberazione delle donne di strada è un segno dei tempi. Ne è convinto don Ottavio Cantarello, direttore della comunità “Samuel”:

 

R. - E’ un segno dei tempi, perché anzitutto si tratta di far recuperare dignità alla persona. Preferiamo sempre parlare di donne prostituite piuttosto che donne prostitute. E questo perché la maggior parte delle ragazze sulla strada sono state vittime di tratte, sono vittime di violenza. Da questo punto di vista, credo che il primo lavoro importante, sia sul piano pastorale che sul piano politico, sia quello della protezione sociale; dare cioè la possibilità ad ogni ragazza di ricominciare una vita che si lasci alle spalle una storia di sfruttamento.

 

D. – Può darci qualche testimonianza di donne che hanno finalmente una vita e non una sopravvivenza di sfruttamento?

 

R. – In questi ultimi cinque anni, nelle nostre comunità, almeno 3 mila ragazze hanno abbandonato la strada ed hanno iniziato un recupero. 8 mila sono state contattate su 20 mila che si prostituiscono in strada. Credo che questo lavoro di incontro, di ascolto, di valorizzazione e di promozione della persona sia un primo lavoro importante che si apre poi all’accoglienza, al recupero di una dignità attraverso il lavoro, lo studio, l’istruzione o il recupero anche familiare.

 

Per sanare questa piaga, il problema va tuttavia affrontato con coraggio alla radice. Ai nostri microfoni, la denuncia di suor Eugenia Bonetti, dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali:

 

“Il problema grosso è che dobbiamo lavorare sulla richiesta e di questo purtroppo non se ne parla mai. E’ qui che la pastorale dovrebbe entrare, con i gruppi di giovani, proprio per educare i nostri giovani al senso di rispetto della persona. E non che si arrivi a dire: io pago e quindi posso andare a comprare sesso per la strada. La dignità di una persona non si può pagare. C’è un grande ruolo che ci aspetta, quello di formare ed informare. E’ un problema di chi cerca, in continuazione, sulla strada sesso a pagamento. A qualsiasi costo, a costo anche della vita di queste donne! Quante di queste donne ho conosciuto che purtroppo non ci sono più, perché sono state uccise, si sono ammalate, sono morte. Non so quante persone siano a conoscenza che i trafficanti usano la povertà, la situazione di queste donne per avere dei grandissimi guadagni. Una donna nigeriana per potersi liberare da questa situazione, deve cancellare “debito”, che adesso va da 70.000 agli 80.000 mila euro. E’ qui che la formazione deve entrare. Deve entrare perché dobbiamo capire che nessuno ha il diritto di distruggere la dignità di un’altra persona”.

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L’UCRAINA, LA TERRA SANTA, LA FORMAZIONE DEI SACERDOTI:

 AL CENTRO DELL’ATTENZIONE ALLA 73.MA SESSIONE SEMESTRALE DELLA ROACO

CHE PRENDE IL VIA OGGI IN VATICANO

- Intervista con don Leo Lemmens -

 

         Da oggi in Vaticano la 73.ma assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali. Delle tante problematiche al centro della riunione, ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto, il nuovo segretario dell’organismo, don Leo Lemmens:

 

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R. – Le problematiche che toccheremo sono tre, in sostanza. Prima di tutto l’Ucraina, dove recentemente c’è stata una grande evoluzione sul piano politico ed anche religioso. La Chiesa greco-cattolica si sta sviluppando molto bene. Quindi siamo contenti di parlarne per esaminare l’attuale situazione. Il secondo tema riguarda la Terra Santa, che è sempre al centro dei nostri lavori, ogni anno in questo mese di giugno, perché è la terra da dove viene la nostra fede. La terza tematica, infine, riguarda lo studio e la formazione dei seminaristi, dei sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali, sia qui a Roma che nei loro Paesi.

 

D. –L’Ucraina: come mai è al centro del vostro interesse in questa sessione?

 

R. – La Chiesa cattolica ucraina è una Chiesa bella, grande, con più di 5 milioni di fedeli, che sta crescendo rapidamente, che è concentrata soprattutto nella parte occidentale, ma numerosi cattolici sono sparsi anche in altre regioni del Paese. Penso che i motivi siano due. Prima di tutto c’è stata questa transizione, abbastanza importante, sul piano politico con l’arrivo al potere di Yushenko, che ha portato ad una certa svolta democratica. E’ un fatto che tutte le agenzie presenti vogliono valutare per capirne la vera portata. Secondo, la Chiesa stessa lì ha tanti bisogni perché è rinata dopo la caduta del comunismo e del sistema sovietico. Dunque, anche per le agenzie è un campo molto importante di investimenti. Penso che sia una cosa ottima fare ogni tanto una verifica della situazione, delle necessità più urgenti, ed anche di certe scelte specifiche: penso ad esempio al delicato rapporto tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e le diverse Chiese ortodosse presenti nel Paese. 

 

D. – La Terra Santa è sempre presente all’attenzione della Roaco. Quest’anno specificamente su cosa vi soffermerete, su quali bisogni appunterete la vostra attenzione?

 

R. – Ascolteremo prima di tutto un rapporto, tanto da parte del nunzio che da parte del Custode, sulla situazione attuale della Chiesa e del territorio in Terra Santa. Noi tutti sappiamo che c’è anche lì un cambiamento politico. Dopo tanti anni si comincia di nuovo a sperare in un vero processo di pace e dunque c’è da elaborare un lavoro che favorisca la pace. La riconciliazione tra tutte le persone e le comunità che vivono in questo Paese sarà al centro delle nostre discussioni.

 

D. – La formazione dei sacerdoti, altro punto all’attenzione della ROACO in questa sessione di giugno. Di quali sacerdoti e in che senso vi occuperete della loro formazione?

 

R. – Si tratta, in realtà, dei seminaristi, dei sacerdoti ed anche dei religiosi di tutte le Chiese orientali. Qui a Roma ce ne sono 500, che si stanno formando nei diversi collegi che appartengono alla Congregazione per le Chiese orientali. E’ una bella presenza, massiccia che ci fa ben sperare per il futuro delle loro Chiese, perché essi saranno i loro quadri futuri. Quindi bisogna domandarsi se stiamo lavorando bene e quali sono le sfide, per fare una valutazione nostra. D’altra parte, c’è anche la sfida della formazione nei vari Paesi, dove la situazione è molto diversa. Ci sono Paesi dove si è dovuto ricostruire un sistema di formazione, come la Romania, l’Ucraina, reduci dal sistema comunista. A distanza di 15 anni cercheremo di vedere a che punto siamo e di individuare quali sono le urgenze da finanziare. In altri Paesi, invece, come l’India e altri Paesi del Medio Oriente, il Libano, esiste un sistema di formazione da tanti anni, ma che necessita di essere valutato. Poi ci sono situazioni nuove, come quella dell’Iraq, dopo la caduta di Saddam Hussein, ma anche tutti i disordini e la violenza attuali. E, quindi, dobbiamo vedere come possiamo aiutare la Chiesa irachena a formare i suoi futuri sacerdoti.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Nessuno è straniero nella Chiesa": Anno dell'Eucaristia, l'Angelus recitato da Benedetto XVI alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato. 

 

Nelle vaticane, l'omelia dell'arcivescovo Jozef Michalik, presidente della Conferenza episcopale polacca, in occasione della beatificazione, a Varsavia, di tre sacerdoti polacchi.

 

Nelle estere, per la rubrica dell'"Atlante geopolitico" un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "L'UNHCR ricorda il coraggio dei rifugiati".

Spagna: grande manifestazione a Madrid in favore della famiglia.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello sull'opera di Jean-Paul Sartre, di cui ricorre il centenario della nascita.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'articolo sul coro di critiche al "no" della Lega all'Europa; a Pontida torna Bossi ed è subito polemica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 giugno 2005

 

 

DOPO L’ULTIMO TURNO DELLE LEGISLATIVE DI IERI IN LIBANO, LA VITTORIA VA ALLO SCHIERAMENTO GUIDATO DAL SUNNITA SAAD HARIRI

- Intervista con Camille Eid -

 

In Libano il leader dell’alleanza anti siriana, il sunnita Saad Hariri, ha proclamato oggi la sua vittoria nel decisivo round elettorale di ieri. Con una schiacciante affermazione, il fronte guidato dal figlio dell’ex premier libanese assassinato a febbraio si è aggiudicato la quarta e ultima tornata delle legislative. Nel computo totale del voto, lo schieramento di Hariri ottiene la maggioranza assoluta nel Parlamento di Beirut con 72 seggi su 128. A questo punto, quale sarà il futuro politico del Paese, che in pochi mesi si è sganciato dall’occupazione siriana? Risponde, al microfono di Giancarlo La Vella, il giornalista libanese Camille Eid, collaboratore del quotidiano “Avvenire”:

 

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R. – Il fronte anti-siriano esce vittorioso dalle tornate elettorali, ma esce anche diviso: quello che univa le varie componenti dell’opposizione era questa lotta per la fine della tutela siriana. Ma adesso questa unione si è rotta ed il fronte del generale Aoun è sceso in campo talvolta contro le altre formazioni. Si presentano, comunque, nuove problematiche che il Libano deve affrontare, perché la risoluzione 559, che ha permesso l’uscita delle truppe siriane, prevede anche il disarmo della milizia degli Hezbollah e delle organizzazioni palestinesi. Ma il Libano esita a prendere delle decisioni in questo senso. Appare restio soprattutto il fronte che fa capo ad Hariri e a Jumblatt. Il nuovo governo libanese, che sarà sicuramente composto da queste due formazioni, incontrerà serie difficoltà nell’affrontare il disarmo dei gruppi fondamentalisti.

 

D. – Il Libano è un Paese che dovrà ancora faticare molto per entrare definitivamente con i propri passi nella comunità internazionale.

 

R. –L’assistenza degli Stati Uniti e della Francia, in particolare, si fa sentire. Era scontato comunque che il passaggio da una trentina di anni di tutela siriana ad un’autonomia completa non fosse possibile. Quindi, stiamo vivendo una fase transitoria che è positiva, perché il Libano ha ripreso a camminare con i propri piedi. Ci saranno delle difficoltà, ci saranno degli ostacoli, ma non era comunque previsto che nel giro di un mese o due si passasse da una situazione di occupazione ad una di indipendenza.

 

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“IMMAGINE E MISTERO IL SOLE IL LIBRO IL GIGLIO”:

 UNA MOSTRA DEDICATA A SAN NICOLA DA TOLENTINO,

IN OCCASIONE DEL VII CENTENARIO DELLA MORTE,

 E APERTA FINO AL 20 OTTOBRE PRESSO IL BRACCIO DI CARLO MAGNO

- Con noi Giovanni Morello e Padre Pietro Bellini -

 

“Immagine e mistero il sole il libro il giglio”: è il titolo della mostra dedicata a san Nicola da Tolentino in occasione del VII centenario della morte. L’esposizione, che resterà aperta fino al 20 ottobre presso il Braccio di Carlo Magno, in Vaticano, si colloca all’interno di un ciclo di iniziative promosse dal santuario del celebre taumaturgo agostiniano. Attraverso un percorso di novanta opere, tra dipinti, sculture, miniature e stampe viene raccontata l’immagine e la fortuna del Santo durante i secoli. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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(musica)

 

Emaciato, sofferente, uomo di grandi penitenze, così è stato rappresentato sempre San Nicola di Tolentino. Questa mostra ci fa vedere un San Nicola diverso, mistico e severo nelle opere di Piero della Francesca, ma anche caritatevole e umano come lo possiamo ammirare nelle tre tavolette dipinte da un Raffaello ancora acerbo. E poi ancora rappresentazioni di miracoli e visioni mistiche del santo eseguite da maestri marchigiani. Giovanni Morello direttore artistico del Braccio di Carlo Magno:

 

“La mostra segue alcune piste di ricerca. Una è sugli attributi iconografici del Santo e quindi presenta la figura del Santo sempre ripreso con l’abito degli Agostiniani e con i suoi tre elementi che danno poi il titolo alla mostra: il giglio, il sole e il libro. Il giglio rappresenta il senso della purezza; il libro è il riferimento all’Ordine Agostiniano, un ordine dotto; il sole è la visione che il Santo ebbe nel vedere nell’ostia consacrata il volto del Salvatore. C’è poi una seconda sezione dedicata ai miracoli del Santo, grande taumaturgo. Infine, la terza sezione è quella dedicata alla glorificazione del Santo in vari momenti. Si tratta di opere soprattutto del ‘500-‘600 e quindi nel momento delle visioni dell’estasi”.

 

La figura di San Nicola da Tolentino ancor oggi è oggetto di grande culto soprattutto nelle Marche. Padre Pietro Bellini, priore provinciale degli Agostiniani d’Italia:

 

“San Nicola è oggi ricordato come un Santo della carità, un Santo che va incontro alle necessità degli altri. In questo c’è un bellissimo ponte tra quello che oggi è l’impegno della solidarietà, l’impegno sociale che ogni cristiano ha verso i più poveri ed i più bisognosi, con quello che faceva San Nicola, che nella sua vita riuscì ad aiutare tutti i poveri di Tolentino. Mise in atto una piccola organizzazione, con l’aiuto delle sue devote, per trovare soldi, pane e tutto ciò che poteva essere necessario alle famiglie povere”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

20 giugno 2005

 

 

GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO. L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE DIFFONDE I DATI RACCOLTI NEL 2004: AUMENTATI I RIMPATRI

- A cura di Roberta Moretti -

 

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GINEVRA. = Nel 2004, il numero complessivo dei rifugiati nel mondo è diminuito del 4 per cento, scendendo a quota 9,2 milioni, la cifra più bassa da quasi 25 anni: è quanto emerge dal rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), pubblicato ieri a Ginevra. Oggi è la Giornata mondiale del rifugiato, sul tema: “Il coraggio di essere rifugiato”. La diminuzione è attribuita soprattutto “a un livello di rimpatri volontari senza precedenti”: degli oltre 5 milioni di rifugiati rientrati in patria dalla fine del 2001, 1,5 milioni lo hanno fatto nel 2004, con un incremento di 400 mila unità rispetto al 2003. Di questi, 940 mila sono rientrati in Afghanistan e 194 mila in Iraq. E la situazione è positiva anche nel continente africano, che ha visto rientrare 90 mila rifugiati in Angola, altrettanti in Burundi, 57 mila in Liberia, 26 mila in Sierra Leone, 18 mila in Somalia, 14 mila in Ruanda e 13.800 nella Repubblica Democratica del Congo. E, nel mondo, sono 27 i Paesi che nel corso dell’anno hanno visto rimpatriare più di mille persone. Tuttavia, dal rapporto di 90 pagine emerge anche che il numero di persone di competenza dell’Agenzia delle Nazioni Unite è aumentato da 17 a 19,2 milioni, a causa della crescita degli sfollati interni, degli apolidi e di altre categorie di migranti forzati. Un aumento dovuto soprattutto alla nuova responsabilità di assistere 660 mila dei quasi 2 milioni di sfollati della regione sudanese del Darfur e all’incremento del numero di sfollati in Colombia di 240 mila unità, toccando quota 2 milioni. Per quanto riguarda, infine, la classifica dei Paesi d’Asilo, in testa rimangono l’Iran, che ospita attualmente 1.046.000 persone, e il Pakistan, con 961 mila unità. Seguono in graduatoria, Germania, Tanzania e Stati   Uniti. (R.M.)

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IN UN DOCUMENTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE STATUNITENSE LE DIRETTIVE

SUL MINISTERO DEI LAICI E NUOVE NORME CONTRO GLI ABUSI SUI MINORI

 

NEW YORK. = Una dichiarazione contro la pena di morte, una giornata di preghiera nazionale per le vocazioni, un documento sul ministero dei laici e la conferma delle nuove regole per garantire che gli abusi del passato contro i più giovani non si ripetono. Sono alcuni dei temi che hanno caratterizzato il vertice semiannuale della Conferenza episcopale americana, che si è svolto durante il fine settimana a Chicago. I vescovi hanno notato che tra i cattolici cresce l’opposizione alla pena capitale e quindi hanno iniziato a discutere un documento contro le esecuzioni da approvare al prossimo appuntamento di novembre. Un altro testo che verrà considerato nella riunione autunnale è quello intitolato “Collaboratori nella vigna” dedicato al ruolo dei laici. Oggi negli Stati Uniti circa 30 mila fedeli aiutano sacerdoti e vescovi nella loro attività pastorale e il documento avrà la scopo di riconoscere e facilitare il loro ruolo, favorendo la formazione e rivedendo le linee guida per l’autorizzazione ufficiale a coadiuvare i ministri ordinati. Nello stesso tempo i vescovi designeranno una giornata nazionale di preghiera per le vocazioni. La Conferenza episcopale ha confermato anche la politica adottata negli anni scorsi, dopo la polemica per le molestie sessuali verso i minori. Il provvedimento ribadisce che i sacerdoti riconosciuti colpevoli di simili atti non potranno tornare all’attività pastorale. (P. M.)

 

 

LA CHIESA ITALIANA SI PREPARA AL CONVEGNO NAZIONALE DI VERONA

CHE SI SVOLGERA’ AD OTTOBRE DEL 2006. TRA GLI OBIETTIVI, PROMUOVERE

LO SLANCIO MISSIONARIO SCATURITO DAL GIUBILEO DEL 2000

 

CITTA' DEL VATICANO. = “Dare nuovo impulso allo slancio missionario scaturito dal Grande Giubileo del 2000”: è quanto si propone il convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006. Lo sottolinea il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato preparatorio nella presentazione del documento che illustra le linee dell’evento. Venticinque pagine che descrivono una sorta di programma pastorale per la Chiesa italiana. “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”, è il tema del Convegno Ecclesiale che punta sul ruolo dei cristiani nel contesto della realtà storica, sociale e culturale in cui vivono e operano. “Gli interrogativi sono molteplici e complessi” - si legge nella nota che prepara all’evento - “Cosa comunica il Vangelo alla vita dei cristiani? Come Gesù Cristo può rigenerare questo vissuto, soprattutto nella sua dimensione quotidiana? In che modo può essere plasmata una nuova prospettiva antropologica nell'epoca della complessità? Quali forme e modalità possono caratterizzare la presenza dei cristiani in questo momento storico nel nostro Paese?”. Per rispondere a questi interrogativi é scritto nella sintesi del documento preparatorio diffusa dalla Cei occorre fare riferimento a tre prospettive che fanno da sfondo al Convegno: la prima è quella della “missionarietà, cioè del bisogno di risvegliare una coscienza missionaria, della necessità di ritrovare da parte dell'intera comunità ecclesiale un anelito nuovo all'annuncio del Vangelo. La seconda è quella della ''cultura'', intesa come capacità della Chiesa di offrire agli uomini e alle donne di oggi un orizzonte di senso, di essere con la sua stessa esistenza un punto di riferimento credibile per chi cerca una risposta alle esigenze complesse e multiformi che segnano la vita. La terza è quella della “spiritualità”, una spiritualità moderna e pasquale, anche e specialmente laicale, caratterizzata dall'impegno nel mondo e dalla simpatia per il mondo come via di santificazione, prospettata già a conclusione del Convegno Ecclesiale di Palermo. (T.C.)

 

 

NELLA SPIANATA DELLE MOSCHEE, RAFFORZATE LE DIFESE ANTI-TERRORE.

 GLI ISLAMICI PROTESTANO: IL NOSTRO LUOGO DI PREGHIERA

TRASFORMATO IN BASE MILITARE

 

GERUSALEMME. = Nel tentativo di prevenire possibili attentati da parte di estremisti ebrei di destra, decisi ad impedire con tutti i mezzi il prossimo ritiro dalla Striscia di Gaza, i responsabili israeliani alla sicurezza hanno installato sofisticate apparecchiature di sorveglianza attorno alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, terzo luogo per l'Islam. Lo scopo è impedire la penetrazione di terroristi attraverso  tunnel alla base delle moschee, la scalata delle mura perimetrali, spari da zone elevate all'interno della Spianata. Sono stati installati sistemi di controllo termici, in grado di funzionare in ogni clima e capaci di distinguere movimenti anche a centinaia di metri ed inoltre telecamere a raggi infrarossi. Forte la reazione dei responsabili islamici palestinesi che vedono il luogo di preghiera trasformato in un’installazione militare e lamentano la violazione della santità della moschea al-Aqsa. (T.C.)

 

 

CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II:

IL POSTULATORE INVITA A SEGNALARE NOTIZIE

ANCHE ATTRAVERSO LETTERE ED E-MAIL

 

ROMA. = Il postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, il sacerdote polacco Slawomir Oder della diocesi di Torun, ha rivolto un invito a quanti vogliono contribuire alla raccolta della documentazione per l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità di Karl Wojtyla, ad inviare lettere, mail o anche contributi economici. Per raccontare grazie ricevute o segnalare notizie è possibile scrivere alla postulazione della causa, presso il Vicariato di Roma, Piazza San Giovanni in Laterano 6a, 00184, oppure utilizzare la posta elettronica, postulazione.giovannipaoloII@vicariatusurbis.org, o ancora consultare il sito www.vicariatusurbis.org. Fino ad ora sono 635 le posizioni sotto esame a cominciare dai primi scritti del compianto pontefice dai quali emerge la grande sollecitudine per la Chiesa universale, la persona umana, il ruolo dei laici nella Chiesa e la santità nella vita del cristiano. (T.C.)

 

 

Phan Van Khai, primo ministro del Vietnam, in visita negli Stati Uniti.

PER la prima volta in 30 anni un leader di Hanoi sbarca in America.

organizzazioni umanitarie chiedono

più rispetto per i diritti umani e libertà religiosa

 

SEATTLE. = Per la prima volta in 30 anni un leader di Hanoi visita gli Stati Uniti. Phan Van Khai, primo ministro del Vietnam, è atterrato questa mattina a Seattle. L’appuntamento politico più importante è l’incontro martedì mattina con il presidente George Bush, ma in agenda sono previsti anche colloqui per accrescere la cooperazione economica e militare. Diverse organizzazioni internazionali hanno chiesto che il dialogo fra Washington e Hanoi si focalizzi anche sui diritti umani e sulla libertà religiosa. Davanti all’albergo che ospita il primo ministro si è radunata una folla, composta in prevalenza da esuli vietnamiti, per protestare contro l’oppressione dei diritti umani da parte del governo di Hanoi. L’ organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto al presidente Bush di “spingere con forza il governo di Hanoi a migliorare la buia situazione dei diritti umani in Vietnam”. Secondo la Hrw, “grazie all’inserimento del Vietnam nella lista Usa 2004 dei Paesi di particolare preoccupazione, Hanoi ha rilasciato un buon numero di prigionieri politici: ora deve fare di più”. Il governo di Hanoi è noto per l’isolamento in cui obbliga i grandi scrittori del Paese o gli ex membri del Partito Comunista che denunciano la corruzione del regime. Centinaia i dissidenti incarcerati con l’accusa di aver compiuto “atti criminali” solo per aver pubblicamente richiesto riforme democratiche o per aver usato Internet come mezzo di diffusione per proposte di una reale libertà religiosa e civile. Fra i primi obiettivi di Hanoi, vi sono le minoranze cristiane Montagnard nelle regioni centro-nord del Paese; i mennoniti; i caodaoisti; i buddisti Hoa Hao; i membri della Chiesa unificata buddista del Vietnam. Anche la Chiesa cattolica subisce un forte controllo nelle nomine episcopali, nei programmi pastorali, nella gestione dei seminari (candidati, insegnanti, pubblicazioni). (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 giugno 2005

 

- A cura di Amadeo Lomonaco -

 

In Iraq almeno 18 persone sono morte in seguito a nuovi attacchi della guerriglia: nel nord del Paese, estremisti islamici hanno assaltato una stazione delle forze dell’ordine e a Baghdad un gruppo di guerriglieri ha attaccato un commissariato di polizia. Le azioni terroristiche seguono l’attentato suicida condotto ieri sera contro un ristorante e costato la vita a 23 persone. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Nella città curda di Erbil un kamikaze, vestito da poliziotto, si è lanciato con un’autobomba contro un campo di arruolamento della polizia stradale. Qualcuno è riuscito a scappare ma molte reclute sono state investite dall’esplosione ed almeno 13 persone sono rimaste uccise per la deflagrazione. Le vittime non avevano indosso nessun documento di riconoscimento ed i feriti, oltre 100, sono stati trasportati in quattro diversi       ospedali. “Erbil - ha dichiarato il governatore della città curda - è la capitale del Kurdistan autonomo dove vengono prese le decisioni e per questo è obiettivo di attentati”. Un grave episodio di violenza è avvenuto anche a Baghdad, dove un gruppo di guerriglieri ha attaccato una stazione di polizia. La sparatoria tra gli agenti e i ribelli è stata interrotta da una forte    esplosione che ha causato la morte di 5 poliziotti. Secondo alcuni testimoni, nell’assalto al commissariato sarebbe morto anche un bambino di otto mesi. Oltre alle forze dell’ordine, le azioni della guerriglia continuano a prendere di mira anche i civili: due iracheni sono stati uccisi ieri sera a Latifiyah, cittadina a sud della capitale. L’unica nota positiva in questa drammatica e consueta scia di violenze è il rilascio di sei civili, rapiti e poi liberati stamani, a Baghdad, da una banda di ribelli.

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In Iran non si spengono le polemiche, dopo le contestate elezioni di venerdì scorso. Tanto da mettere in discussione il secondo turno, che dalla Rivoluzione islamica del 1979 non era mai stato necessario per scegliere il nuovo presidente. Sentiamo Andrea Sarubbi:

 

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Le proiezioni, i colpi di scena nel conteggio, le proteste. Ed ora diventa possibile il rinvio del ballottaggio, che potrebbe non tenersi più venerdì prossimo. La sfida in programma sarebbe tra due conservatori, l’ex presidente Rafsanjani ed il sindaco di Teheran, Ahmadinejad, che ha preceduto di pochi voti i riformisti Karrubi e Moin. Ma proprio quei voti, contestatissimi, sono da stamattina sotto esame: il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione ha infatti deciso di procedere ad un riconteggio, scegliendo 100 urne campione: quaranta nelle circoscrizioni di Teheran, altre venti ciascuna per le città di Qom, di Isfahan e di Mashhad. Ufficialmente, “per avere un risultato più accurato”. In pratica, perché l’eco delle proteste ha già varcato i confini del Paese: l’avvocato Shirin Ebadi, Nobel per la pace, ha annunciato di voler boicottare il secondo turno e come lei anche i candidati sconfitti. Uno di loro, Karrubi, ha denunciato per iscritto la presenza di brogli, e la pubblicazione della sua lettera è costata oggi la chiusura temporanea a due giornali riformisti, ‘Eqbal’ e ‘Aftab-e Yazd’. Solo la pubblicazione del nuovo conteggio, attesa fra poco, tiene accese le ultime speranze di democrazia.

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Si riaccende la tensione in Afghanistan dove questa mattina tredici persone sono rimaste uccise durante una serie di scontri a fuoco nel distretto di Washer nella provincia meridionale di Helmand. E anche ieri è stata una giornata di sangue. Oltre venti le vittime del raid aereo compiuto dalle forze americane nella stessa provincia di Helmand. L'attacco è stato effettuato in risposta a un agguato di un gruppo di ribelli contro un convoglio della coalizione. Intanto i guerriglieri Taleban hanno dichiarato di aver ucciso otto dei 31 poliziotti che tengono in      ostaggio nella provincia sud-orientale di Kandahar.

 

Democrazia per il Medio Oriente. È quanto chiede il segretario di Stato americano Condoleeza Rice al presidente egiziano Mubarak. Intanto, nella ragione si registrano nuovi episodi di violenza e c’è grande attesa per il vertice di domani tra il premier israeliano Ariel Sharon ed il presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen. Il servizio di Donika Lafratta:

 

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Prosegue la visita del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in Medio Oriente. Dopo gli incontri dei giorni scorsi con il premier israeliano, Ariel Sharon, ed il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, la Rice è arrivata oggi a Sharm El Sheikh per incontrare il presidente egiziano Hosni Mubarak. Durante il colloquio di questa mattina, la Rice ha ribadito la necessità di indire elezioni libere e di attuare riforme democratiche in Egitto. Nella regione, intanto, c’è grande attesa per il Vertice di domani tra il primo ministro israeliano ed il presidente palestinese. I due si incontreranno a Gerusalemme per definire le condizioni del ritiro dei coloni ebrei dalla striscia di Gaza, previsto per il prossimo mese di agosto. E grande interesse ha destato ieri la visita, nella città Santa, dei ministri degli Esteri di Egitto e Cina. Con il primo, gli israeliani hanno discusso degli aspetti pratici del ritiro da Gaza e, in particolare, del futuro controllo sulla zona tra il Sinai egiziano e la Striscia. Con il ministro cinese, invece, è stato affrontato il tema della cooperazione militare bilaterale, un argomento che ha particolarmente irritato gli Stati Uniti. Nei Territori, intanto, non si arresta l’ondata di violenze: un civile israeliano è rimasto ucciso, stamani,  per un attacco di militanti palestinesi  nei pressi di Jenin. Al valico di Karni, soldati israeliani hanno ucciso, inoltre, un giovane palestinese. Un attentato kamikaze, infine, è stato sventato al valico di Erez dove una donna cercava di passare la frontiera indossando una cintura esplosiva.

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Il referendum sulla Costituzione dell’Unione Europea in Lussemburgo si terrà il 10 luglio. Lo hanno deciso i cinque partiti del Parlamento del Granducato. Quella del Lussemburgo sarà la prima consultazione popolare dopo il voto di Francia e Olanda dove hanno raggiunto la maggioranza i ‘no’. Nei giorni scorsi, il premier Jean Claude Juncker, ha dichiarato che nel caso di un’eventuale vittoria del “no” al referendum sarebbe pronto a dimettersi.

 

Auguri da tutto il mondo per la leader dell’opposizione al regime militare birmano e Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, che ieri ha compiuto 60 anni. Le sono giunti nella sua residenza a Rangoon, dove si trova agli arresti domiciliari, dai leader di tutto il mondo, dai rifugiati birmani in Bangladesh e da gruppi dei diritti umani in Europa, che hanno organizzato cortei e concerti. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Gli auguri ad Aung San Suu Kyi sono arrivati da tutto il mondo, dai rifugiati birmani in Bangladesh ai gruppi dei diritti umani in Europa, che hanno organizzato cortei e concerti, sino a Condoleeza Rice che ha elogiato la dissidente birmana, premio Nobel per la pace, per la sua battaglia non violenta contro la brutale repressione della giunta militare. La segretaria di Stato americana ha paragonato il regime tirannico del Myanmar, al potere da 40 anni, a quello di Cuba, Bielorussia e Zimbabwe. Ad un certo punto, ieri, erano circolate voci su una sua imminente liberazione, poi però smentite. Aung Sang Suu Kyi continua a rimanere agli arresti domiciliari nella sua casa in riva al lago, dove è stata relegata due anni fa. Non può ricevere visite, telefonate o lettere. Nella capitale Rangoon circa 500 dimostranti del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, sono scese in piazza con cartelli e magliette, che raffiguravano la Suu Kyi, assieme al Mahatma Gandhi. La polizia ha arrestato e poi rilasciato una decina di loro, mentre pregavano alla pagoda più famosa della città. In un’altra simbolica cerimonia di auguri sono state lanciate dieci colombe, 60 palloncini, per ricordare gli anni compiuti da Suu Kyi, che è stata privata della sua libertà per nove degli ultimi 16 anni. Sotto il giogo della giunta birmana non c’è solo Suu Kyi. Secondo Amnesty International, nelle carceri del Myanmar si trovano 3500 prigionieri di coscienza, arrestati solo per aver scritto poesie e articoli o per avere tenuto manifestazioni pacifiche.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Nuovi episodi di violenza in Nepal. La scorsa notte centinaia di guerriglieri maoisti hanno invaso la città di Diktel, situata sulle colline del Nepal orientale a 400 km dalla capitale Kathmandu. Nella sparatoria sono rimasti uccisi cinque poliziotti e due ribelli. Nel corso dell’incursione, i maoisti sono anche riusciti a liberare più di 60 detenuti.

 

Si è concluso a Seul il vertice tra il presidente sudcoreano, Roh Moo-Hyun, ed il primo ministro giapponese Junichiro Koizumi. Sulla questione dei libri di storia e delle relative polemiche scatenate dal revisionismo giapponese, i due Paesi hanno deciso di continuare a valutare le rispettive posizioni. “Sono convinto - ha commentato il premier Koizumi -che riusciremo ad arrivare a una soluzione e a superare i problemi legati al passato”.

 

La Corea del Nord è pronta a rinunciare a tutti i suoi missili in cambio dell’apertura di  relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Lo ha detto il leader Kim Jong Il, la scorsa settimana a Pyongyang, al termine dei colloqui con il ministro sudcoreano della Difesa, Chung Dong Young. Lo ha rivelato un funzionario del governo sudcoreano rendendo noto il contenuto della relazione di Chung al suo governo.

 

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