RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
170 - Testo della trasmissione di lunedì 20 giugno 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Iraq almeno 18 morti
per due attacchi della guerriglia contro forze di sicurezza irachene
Il segretario di
Stato americano Condoleeza Rice, in Egitto chiede maggiore democrazia per il
Medio Oriente
In Iran quasi concluso
il nuovo conteggio delle schede dopo le denunce di brogli. Non escluso il
rinvio del ballottaggio
20 giugno 2005
INIZIATA IN VATICANO LA VISITA AD LIMINA
DEI VESCOVI DELLA PAPUA NUOVA GUINEA.
ANCHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DELLA ZAMBIA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Benedetto
XVI ha iniziato questa mattina le udienze ad un primo gruppo di nove presuli
della Papua Nuova Guinea in visita ad
Limina. Il Paese, retto da una monarchia costituzionale, presenta una
situazione interna non semplice: la missione della Chiesa è impegnata sul
fronte dell’inculturazione del Vangelo e sul progresso sociale dei residenti,
in gran parte popolazione rurale. Per un quadro della Papua Nuova Guinea,
ascoltiamo la scheda di Alessandro De Carolis:
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Settecento lingue e dialetti per
appena cinque milioni e mezzo di abitanti, disseminati su un pugno di terre del
Pacifico settentrionale. La Papua Nuova Guinea è una terra dai contrasti forti,
in cui la Chiesa ha iniziato a mettere radici a metà dell’Ottocento. Un inizio
tragico, costato la vita a mons. Epalle, primo ad avviare una missione nelle
Isole Salomone nel 1845 ma ucciso l’anno dopo. Al sangue di quel martire si
saldarono, nei decenni che seguirono, i risultati pastorali scaturiti dallo
spirito d’iniziativa dei Missionari del S. Cuore d’Issodun, poi dei Padri
Maristi e quindi dei religiosi delle Missioni Estere di Milano. Finché, nel
1889, il primo Vicariato apostolico viene eretto nella Nuova Guinea Britannica
e da quella prima struttura la giovane Chiesa sarà in grado di ordinare nel
1953 i primi due sacerdoti indigeni. Il resto è storia attuale che lambisce la
cronaca, con le due visite del pellegrino di pace Giovanni Paolo II nell’84 e
nel ’95, quest’ultima sublimata dalla Beatificazione del Servo di Dio To Rot.
Oggi, il milione e 300 mila
cattolici circa che vive in Papua Nuova Guinea (il 22% della popolazione
totale) rappresenta, con le sue 342 chiese e gli oltre mille tra sacerdoti e religiose,
un gruppo religioso maggioritario, con percentuali animiste, rispetto agli
altri gruppi di protestanti e di seguaci di religioni panteistiche. Del resto,
la frammentazione religiosa è lo specchio di quella razziale che vede convivere
300 gruppi etnici tra melanesiani, papuani, negritos, polinesiani e
micronesiani, in un Paese dal sottosuolo ricco di giacimenti di rame, oro,
argento, e dotato di una terra fertile per molti tipi di coltivazioni. Proprio
dallo sfruttamento intensivo di un giacimento di rame, sull’isola di
Bougainville, esplose nel 1989 un violento conflitto armato di stampo
secessionista: i locali, esclusi dai benefici economici dello sfruttamento e
colpiti dai pesanti danni ambientali derivanti dall’estrazione del rame, si
coagularono in un movimento che dichiarò l’indipendenza dell’isola nel 1990,
andando incontro ad una violenta repressione che attirò l’attenzione di Amnesty
international per le gravi violazioni dei diritti umani provocate dallo
scontro. Nel 2001, la contesa è stata composta e Bougainville, che ha già
ottenuto un’ampia autonomia, avrà la facoltà di indire un referendum
sull’indipendenza entro il 2015.
In questo quadro politico, con
l’economia che dipende sostanzialmente dalla coltivazione che impegna l’80%
della popolazione attiva, ma è controllata da industrie straniere, l’impegno
evangelizzatore della Chiesa locale deve confrontarsi con una fisionomia
sociale di tipo rurale, in cui modernizzazione e aspetti primitivi si fondono
senza soluzione di continuità e in cui l’aspetto dell’inculturazione diventa
prioritario. Nel luglio 2004, l’Assemblea generale della Chiesa locale ha
prodotto un documento in cui la vita familiare, giovani, istruzione e lotta
all’AIDS sono tra le priorità. Il presente e il futuro corrono, dunque, su
questi binari che già Papa Wojtyla aveva evidenziato nel 2001 con l’Esortazione
apostolica Ecclesia in Oceania, la
prima ad essere stata spedita da un Pontefice ai destinatari via Internet.
Giovanni Paolo II esortava con particolare sollecitudine i vescovi al
reperimento delle risorse necessarie alla formazione del clero: sostegno economico
- notava - che oggi costituisce “un pesante fardello per molte Diocesi”. E
aggiungeva: “Il futuro della Chiesa in Oceania dipende in larga parte proprio
da questo, poiché la Chiesa non può funzionare senza sacerdozio sacramentale e
non può agire senza buoni sacerdoti”.
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E questa mattina, in udienza da
Benedetto XVI si è recato anche il presidente della Repubblica della Zambia,
Levy Patrick Mwanawasa, accompagnato dalla consorte e da alcune personalità del
Paese. Il Pontefice ha incontrato in privato per pochi minuti il capo di Stato
africano e successivamente l’udienza è stata estesa anche al resto del seguito
presidenziale.
IL CARDINALE WALTER KASPER A MOSCA DA OGGI FINO A GIOVEDI’
Il
presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani,
il cardinale Walter Kasper, sarà a Mosca da oggi fino a giovedì prossimo. Lo fa
sapere il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls,
spiegando che l’obiettivo è “continuare il dialogo con il Patriarcato ortodosso
avviato in occasione della solenne inaugurazione del Pontificato di Papa Benedetto
XVI”.
NOMINA
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wallis et Futuna (Isole del
Pacifico), presentata da mons. Lolesio Fuahea, in conformità al can. 401 § 1
del Codice di Diritto Canonico. Benedetto XVI ha nominato vescovo di Wallis et
Futuna (Isole del Pacifico) il padre Ghislain de Rasilly, vicario Provinciale
dei Maristi dell’Oceano Pacifico.
Il padre Ghislain de Rasilly, è
nato il 9 luglio 1943 a Juvardeil, vicino a Chàteauneuf, nella diocesi di
Angers (Francia). Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1971, ha ricoperto
diversi incarichi prima di essere Superiore Regionale in Nuova Caledonia
(2001-2002) e poi, dal 2003, vicario Provinciale dei Maristi dell’Oceano
Pacifico, con residenza a Suva.
LA
PROSTITUZIONE E’ OLTRAGGIO ALLA DIGNITA’ UMANA,
LA
CHIESA E’ CHIAMATA A DIFENDERE CON FORZA I DIRITTI DELLE DONNE:
COSI’
IL CARDINALE STEPHEN FUMIO HAMAO
ALL’APERTURA
DEL PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA PASTORALE
PER LA LIBERAZIONE DELLE DONNE DI STRADA
- Con
noi il prof. Mario Pollo, padre Ottavio Cantarello e suor Eugenia Bonetti -
Il
traffico di esseri umani e la prostituzione sono “un oltraggio alla dignità
della donna”, la Chiesa è “chiamata ad assumere la difesa dei diritti delle donne
e della sua immagine”. Con queste parole, il cardinale Stephen Fumio Hamao,
presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti ha aperto,
stamani, a Palazzo San Calisto, in Roma, il primo Incontro Internazionale
promosso dal dicastero vaticano per la liberazione delle donne di strada. La
due giorni di lavori rappresenta un’opportunità di riflessione per quanti operano
sulla strada in difesa delle vittime del flagello della prostituzione. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Non
chiudere gli occhi di fronte alla tragedia della prostituzione, delle donne violentate
ogni giorno sulle strade di tutto il mondo. E’ un allarme e un grido di dolore
al tempo stesso quello che si leva da palazzo San Calisto: ogni anno, la vita
di un milione di persone è travolta dall’aberrante traffico degli esseri umani.
Solo in Thailandia fra 150 e 200 mila donne finiscono sulla strada, tantissime
minorenni. Mezzo milione di donne provenienti dall’Europa orientale sono
schiavizzate e costrette a prostituirsi sulle strade della ricca Europa
occidentale. Il fenomeno, quanto mai complesso, è stato oggetto di una ricerca
del sociologo Mario Pollo, che ha presentato i risultati in una relazione. Ai
nostri microfoni, lo studioso indica le cause principali della prostituzione:
“La
prima causa, che emerge nel 90 per cento delle interviste, del fenomeno della
prostituzione è quello della povertà, soprattutto per i Paesi meno ricchi, dove
la povertà spesso diventa misera, miseria anche morale. Secondo tra i motivi alla
base della prostituzione è quello, ad esempio, di aver subito violenze, sia
fisiche che morali, in famiglia, ma anche abbandoni e fughe da casa. Ci sono
poi fenomeni come quello della tossicodipendenza, che riguardano non soltanto
la ragazza che si prostituisce, ma che spesso coinvolgono familiari; così come
quello dell’alcoolismo. Ci sono certamente una serie di fattori. E’ chiaro,
allora, che uno dei grandi problemi è quello della prevenzione, come arrivare
cioè ad incidere in questi Paesi su questi tipi di cause”.
Occorre
“denunciare le ingiustizie e le violenze perpetrate contro le donne, in
qualsiasi luogo e circostanza esse avvengano”. Questo il vibrante appello del
cardinale Fumio Hamao, che ha incoraggiato quanti operano sulla strada per liberare
le vittime di questo “degradante giogo dello sfruttamento”. La pastorale per la
liberazione delle donne di strada è un segno dei tempi. Ne è convinto don
Ottavio Cantarello, direttore della comunità “Samuel”:
R. - E’ un segno dei tempi,
perché anzitutto si tratta di far recuperare dignità alla persona. Preferiamo
sempre parlare di donne prostituite piuttosto che donne prostitute. E questo
perché la maggior parte delle ragazze sulla strada sono state vittime di
tratte, sono vittime di violenza. Da questo punto di vista, credo che il primo
lavoro importante, sia sul piano pastorale che sul piano politico, sia quello
della protezione sociale; dare cioè la possibilità ad ogni ragazza di
ricominciare una vita che si lasci alle spalle una storia di sfruttamento.
D. – Può darci qualche
testimonianza di donne che hanno finalmente una vita e non una sopravvivenza di
sfruttamento?
R. – In questi ultimi cinque
anni, nelle nostre comunità, almeno 3 mila ragazze hanno abbandonato la strada
ed hanno iniziato un recupero. 8 mila sono state contattate su 20 mila che si
prostituiscono in strada. Credo che questo lavoro di incontro, di ascolto, di valorizzazione
e di promozione della persona sia un primo lavoro importante che si apre poi
all’accoglienza, al recupero di una dignità attraverso il lavoro, lo studio,
l’istruzione o il recupero anche familiare.
Per
sanare questa piaga, il problema va tuttavia affrontato con coraggio alla radice.
Ai nostri microfoni, la denuncia di suor Eugenia Bonetti, dell’Unione Internazionale
delle Superiori Generali:
“Il
problema grosso è che dobbiamo lavorare sulla richiesta e di questo purtroppo
non se ne parla mai. E’ qui che la pastorale dovrebbe entrare, con i gruppi di
giovani, proprio per educare i nostri giovani al senso di rispetto della
persona. E non che si arrivi a dire: io pago e quindi posso andare a comprare
sesso per la strada. La dignità di una persona non si può pagare. C’è un grande
ruolo che ci aspetta, quello di formare ed informare. E’ un problema di chi
cerca, in continuazione, sulla strada sesso a pagamento. A qualsiasi costo, a
costo anche della vita di queste donne! Quante di queste donne ho conosciuto
che purtroppo non ci sono più, perché sono state uccise, si sono ammalate, sono
morte. Non so quante persone siano a conoscenza che i trafficanti usano la
povertà, la situazione di queste donne per avere dei grandissimi guadagni. Una
donna nigeriana per potersi liberare da questa situazione, deve cancellare
“debito”, che adesso va da 70.000 agli 80.000 mila euro. E’ qui che la
formazione deve entrare. Deve entrare perché dobbiamo capire che nessuno ha il
diritto di distruggere la dignità di un’altra persona”.
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L’UCRAINA, LA TERRA SANTA, LA
FORMAZIONE DEI SACERDOTI:
AL CENTRO
DELL’ATTENZIONE ALLA 73.MA SESSIONE SEMESTRALE DELLA ROACO
CHE PRENDE IL VIA OGGI IN VATICANO
- Intervista con don Leo Lemmens -
Da
oggi in Vaticano la 73.ma assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle
Opere di Aiuto alle Chiese Orientali. Delle tante problematiche al centro della
riunione, ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto, il nuovo segretario
dell’organismo, don Leo Lemmens:
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R. – Le problematiche che
toccheremo sono tre, in sostanza. Prima di tutto l’Ucraina, dove recentemente
c’è stata una grande evoluzione sul piano politico ed anche religioso. La
Chiesa greco-cattolica si sta sviluppando molto bene. Quindi siamo contenti di
parlarne per esaminare l’attuale situazione. Il secondo tema riguarda la Terra
Santa, che è sempre al centro dei nostri lavori, ogni anno in questo mese di
giugno, perché è la terra da dove viene la nostra fede. La terza tematica,
infine, riguarda lo studio e la formazione dei seminaristi, dei sacerdoti delle
Chiese cattoliche orientali, sia qui a Roma che nei loro Paesi.
D. –L’Ucraina: come mai è al
centro del vostro interesse in questa sessione?
R. – La Chiesa cattolica ucraina
è una Chiesa bella, grande, con più di 5 milioni di fedeli, che sta crescendo
rapidamente, che è concentrata soprattutto nella parte occidentale, ma numerosi
cattolici sono sparsi anche in altre regioni del Paese. Penso che i motivi
siano due. Prima di tutto c’è stata questa transizione, abbastanza importante,
sul piano politico con l’arrivo al potere di Yushenko, che ha portato ad una
certa svolta democratica. E’ un fatto che tutte le agenzie presenti vogliono
valutare per capirne la vera portata. Secondo, la Chiesa stessa lì ha tanti
bisogni perché è rinata dopo la caduta del comunismo e del sistema sovietico.
Dunque, anche per le agenzie è un campo molto importante di investimenti. Penso
che sia una cosa ottima fare ogni tanto una verifica della situazione, delle necessità
più urgenti, ed anche di certe scelte specifiche: penso ad esempio al delicato
rapporto tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e le diverse Chiese ortodosse
presenti nel Paese.
D. – La Terra Santa è sempre
presente all’attenzione della Roaco. Quest’anno specificamente su cosa vi
soffermerete, su quali bisogni appunterete la vostra attenzione?
R. – Ascolteremo prima di tutto
un rapporto, tanto da parte del nunzio che da parte del Custode, sulla
situazione attuale della Chiesa e del territorio in Terra Santa. Noi tutti sappiamo
che c’è anche lì un cambiamento politico. Dopo tanti anni si comincia di nuovo
a sperare in un vero processo di pace e dunque c’è da elaborare un lavoro che
favorisca la pace. La riconciliazione tra tutte le persone e le comunità che
vivono in questo Paese sarà al centro delle nostre discussioni.
D. – La formazione dei
sacerdoti, altro punto all’attenzione della ROACO in questa sessione di giugno.
Di quali sacerdoti e in che senso vi occuperete della loro formazione?
R. – Si tratta, in realtà, dei
seminaristi, dei sacerdoti ed anche dei religiosi di tutte le Chiese orientali.
Qui a Roma ce ne sono 500, che si stanno formando nei diversi collegi che
appartengono alla Congregazione per le Chiese orientali. E’ una bella presenza,
massiccia che ci fa ben sperare per il futuro delle loro Chiese, perché essi
saranno i loro quadri futuri. Quindi bisogna domandarsi se stiamo lavorando
bene e quali sono le sfide, per fare una valutazione nostra. D’altra parte, c’è
anche la sfida della formazione nei vari Paesi, dove la situazione è molto
diversa. Ci sono Paesi dove si è dovuto ricostruire un sistema di formazione,
come la Romania, l’Ucraina, reduci dal sistema comunista. A distanza di 15 anni
cercheremo di vedere a che punto siamo e di individuare quali sono le urgenze
da finanziare. In altri Paesi, invece, come l’India e altri Paesi del Medio
Oriente, il Libano, esiste un sistema di formazione da tanti anni, ma che
necessita di essere valutato. Poi ci sono situazioni nuove, come quella
dell’Iraq, dopo la caduta di Saddam Hussein, ma anche tutti i disordini e la
violenza attuali. E, quindi, dobbiamo vedere come possiamo aiutare la Chiesa
irachena a formare i suoi futuri sacerdoti.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Nessuno è straniero nella Chiesa": Anno
dell'Eucaristia, l'Angelus recitato da Benedetto XVI alla vigilia della
Giornata Mondiale del Rifugiato.
Nelle
vaticane, l'omelia dell'arcivescovo Jozef Michalik, presidente della Conferenza
episcopale polacca, in occasione della beatificazione, a Varsavia, di tre
sacerdoti polacchi.
Nelle estere, per la rubrica dell'"Atlante
geopolitico" un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "L'UNHCR
ricorda il coraggio dei rifugiati".
Spagna:
grande manifestazione a Madrid in favore della famiglia.
Nella
pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello sull'opera di Jean-Paul Sartre,
di cui ricorre il centenario della nascita.
Nelle
pagine italiane, in primo piano l'articolo sul coro di critiche al
"no" della Lega all'Europa; a Pontida torna Bossi ed è subito
polemica.
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20
giugno 2005
DOPO
L’ULTIMO TURNO DELLE LEGISLATIVE DI IERI IN LIBANO, LA VITTORIA VA ALLO
SCHIERAMENTO GUIDATO DAL SUNNITA SAAD HARIRI
-
Intervista con Camille Eid -
In Libano il leader
dell’alleanza anti siriana, il sunnita Saad Hariri, ha proclamato oggi la sua
vittoria nel decisivo round elettorale di ieri. Con una schiacciante
affermazione, il fronte guidato dal figlio dell’ex premier libanese assassinato
a febbraio si è aggiudicato la quarta e ultima tornata delle legislative. Nel
computo totale del voto, lo schieramento di Hariri ottiene la maggioranza assoluta
nel Parlamento di Beirut con 72 seggi su 128. A questo punto, quale sarà il futuro
politico del Paese, che in pochi mesi si è sganciato dall’occupazione siriana?
Risponde, al microfono di Giancarlo La Vella, il giornalista libanese Camille
Eid, collaboratore del quotidiano “Avvenire”:
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R. – Il fronte anti-siriano esce vittorioso dalle tornate
elettorali, ma esce anche diviso: quello che univa le varie componenti
dell’opposizione era questa lotta per la fine della tutela siriana. Ma adesso
questa unione si è rotta ed il fronte del generale Aoun è sceso in campo
talvolta contro le altre formazioni. Si presentano, comunque, nuove problematiche
che il Libano deve affrontare, perché la risoluzione 559, che ha permesso
l’uscita delle truppe siriane, prevede anche il disarmo della milizia degli
Hezbollah e delle organizzazioni palestinesi. Ma il Libano esita a prendere
delle decisioni in questo senso. Appare restio soprattutto il fronte che fa capo
ad Hariri e a Jumblatt. Il nuovo governo libanese, che sarà sicuramente
composto da queste due formazioni, incontrerà serie difficoltà nell’affrontare
il disarmo dei gruppi fondamentalisti.
D. – Il Libano è un Paese che
dovrà ancora faticare molto per entrare definitivamente con i propri passi
nella comunità internazionale.
R. –L’assistenza degli Stati
Uniti e della Francia, in particolare, si fa sentire. Era scontato comunque che
il passaggio da una trentina di anni di tutela siriana ad un’autonomia completa
non fosse possibile. Quindi, stiamo vivendo una fase transitoria che è positiva,
perché il Libano ha ripreso a camminare con i propri piedi. Ci saranno delle difficoltà,
ci saranno degli ostacoli, ma non era comunque previsto che nel giro di un mese
o due si passasse da una situazione di occupazione ad una di indipendenza.
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“IMMAGINE E MISTERO IL SOLE IL LIBRO IL GIGLIO”:
UNA MOSTRA
DEDICATA A SAN NICOLA DA TOLENTINO,
IN OCCASIONE DEL VII CENTENARIO DELLA MORTE,
E APERTA FINO
AL 20 OTTOBRE PRESSO IL BRACCIO DI CARLO MAGNO
- Con noi Giovanni Morello e Padre Pietro Bellini
-
“Immagine e mistero il sole il
libro il giglio”: è il titolo della mostra dedicata a san Nicola da Tolentino
in occasione del VII centenario della morte. L’esposizione, che resterà aperta
fino al 20 ottobre presso il Braccio di Carlo Magno, in Vaticano, si colloca
all’interno di un ciclo di iniziative promosse dal santuario del celebre
taumaturgo agostiniano. Attraverso un percorso di novanta opere, tra dipinti,
sculture, miniature e stampe viene raccontata l’immagine e la fortuna del Santo
durante i secoli. Il servizio di Marina Tomarro:
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(musica)
Emaciato,
sofferente, uomo di grandi penitenze, così è stato rappresentato sempre San
Nicola di Tolentino. Questa mostra ci fa vedere un San Nicola diverso, mistico
e severo nelle opere di Piero della Francesca, ma anche caritatevole e umano
come lo possiamo ammirare nelle tre tavolette dipinte da un Raffaello ancora
acerbo. E poi ancora rappresentazioni di miracoli e visioni mistiche del santo
eseguite da maestri marchigiani. Giovanni Morello direttore artistico del
Braccio di Carlo Magno:
“La
mostra segue alcune piste di ricerca. Una è sugli attributi iconografici del
Santo e quindi presenta la figura del Santo sempre ripreso con l’abito degli
Agostiniani e con i suoi tre elementi che danno poi il titolo alla mostra: il
giglio, il sole e il libro. Il giglio rappresenta il senso della purezza; il
libro è il riferimento all’Ordine Agostiniano, un ordine dotto; il sole è la
visione che il Santo ebbe nel vedere nell’ostia consacrata il volto del Salvatore.
C’è poi una seconda sezione dedicata ai miracoli del Santo, grande taumaturgo.
Infine, la terza sezione è quella dedicata alla glorificazione del Santo in
vari momenti. Si tratta di opere soprattutto del ‘500-‘600 e quindi nel momento
delle visioni dell’estasi”.
La figura di San Nicola da
Tolentino ancor oggi è oggetto di grande culto soprattutto nelle Marche. Padre
Pietro Bellini, priore provinciale degli Agostiniani d’Italia:
“San Nicola è oggi ricordato come un Santo della carità, un Santo che va
incontro alle necessità degli altri. In questo c’è un bellissimo ponte tra
quello che oggi è l’impegno della solidarietà, l’impegno sociale che ogni
cristiano ha verso i più poveri ed i più bisognosi, con quello che faceva San
Nicola, che nella sua vita riuscì ad aiutare tutti i poveri di Tolentino. Mise
in atto una piccola organizzazione, con l’aiuto delle sue devote, per trovare
soldi, pane e tutto ciò che poteva essere necessario alle famiglie povere”.
(musica)
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20
giugno 2005
GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO.
L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE DIFFONDE I DATI
RACCOLTI NEL 2004: AUMENTATI I RIMPATRI
- A cura di Roberta Moretti -
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GINEVRA. = Nel 2004, il numero
complessivo dei rifugiati nel mondo è diminuito del 4 per cento, scendendo a
quota 9,2 milioni, la cifra più bassa da quasi 25 anni: è quanto emerge dal
rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(UNHCR), pubblicato ieri a Ginevra. Oggi è la Giornata mondiale del rifugiato,
sul tema: “Il coraggio di essere rifugiato”. La diminuzione è attribuita
soprattutto “a un livello di rimpatri volontari senza precedenti”: degli oltre
5 milioni di rifugiati rientrati in patria dalla fine del 2001, 1,5 milioni lo
hanno fatto nel 2004, con un incremento di 400 mila unità rispetto al 2003. Di
questi, 940 mila sono rientrati in Afghanistan e 194 mila in Iraq. E la situazione
è positiva anche nel continente africano, che ha visto rientrare 90 mila
rifugiati in Angola, altrettanti in Burundi, 57 mila in Liberia, 26 mila in
Sierra Leone, 18 mila in Somalia, 14 mila in Ruanda e 13.800 nella Repubblica
Democratica del Congo. E, nel mondo, sono 27 i Paesi che nel corso dell’anno
hanno visto rimpatriare più di mille persone. Tuttavia, dal rapporto di 90
pagine emerge anche che il numero di persone di competenza dell’Agenzia delle
Nazioni Unite è aumentato da 17 a 19,2 milioni, a causa della crescita degli
sfollati interni, degli apolidi e di altre categorie di migranti forzati. Un aumento
dovuto soprattutto alla nuova responsabilità di assistere 660 mila dei quasi 2
milioni di sfollati della regione sudanese del Darfur e all’incremento del
numero di sfollati in Colombia di 240 mila unità, toccando quota 2 milioni. Per
quanto riguarda, infine, la classifica dei Paesi d’Asilo, in testa rimangono
l’Iran, che ospita attualmente 1.046.000 persone, e il Pakistan, con 961 mila
unità. Seguono in graduatoria, Germania, Tanzania e Stati Uniti. (R.M.)
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IN UN DOCUMENTO DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE STATUNITENSE LE DIRETTIVE
SUL MINISTERO
DEI LAICI E NUOVE NORME CONTRO GLI ABUSI SUI MINORI
NEW
YORK. = Una dichiarazione contro la pena di morte, una giornata di preghiera nazionale
per le vocazioni, un documento sul ministero dei laici e la conferma delle
nuove regole per garantire che gli abusi del passato contro i più giovani non
si ripetono. Sono alcuni dei temi che hanno caratterizzato il vertice
semiannuale della Conferenza episcopale americana, che si è svolto durante il
fine settimana a Chicago. I vescovi hanno notato che tra i cattolici cresce
l’opposizione alla pena capitale e quindi hanno iniziato a discutere un
documento contro le esecuzioni da approvare al prossimo appuntamento di novembre.
Un altro testo che verrà considerato nella riunione autunnale è quello
intitolato “Collaboratori nella vigna” dedicato al ruolo dei laici. Oggi negli
Stati Uniti circa 30 mila fedeli aiutano sacerdoti e vescovi nella loro
attività pastorale e il documento avrà la scopo di riconoscere e facilitare il
loro ruolo, favorendo la formazione e rivedendo le linee guida per
l’autorizzazione ufficiale a coadiuvare i ministri ordinati. Nello stesso tempo
i vescovi designeranno una giornata nazionale di preghiera per le vocazioni. La
Conferenza episcopale ha confermato anche la politica adottata negli anni
scorsi, dopo la polemica per le molestie sessuali verso i minori. Il
provvedimento ribadisce che i sacerdoti riconosciuti colpevoli di simili atti
non potranno tornare all’attività pastorale. (P. M.)
LA CHIESA ITALIANA SI
PREPARA AL CONVEGNO NAZIONALE DI VERONA
CHE SI SVOLGERA’ AD OTTOBRE DEL 2006. TRA GLI OBIETTIVI, PROMUOVERE
LO SLANCIO MISSIONARIO
SCATURITO DAL GIUBILEO DEL 2000
CITTA'
DEL VATICANO. = “Dare nuovo impulso allo slancio missionario scaturito dal
Grande Giubileo del 2000”: è quanto si propone il convegno ecclesiale nazionale
che si terrà a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006. Lo sottolinea il cardinale
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano e presidente del Comitato
preparatorio nella presentazione del documento che illustra le linee
dell’evento. Venticinque pagine che descrivono una sorta di programma pastorale
per la Chiesa italiana. “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”, è il
tema del Convegno Ecclesiale che punta sul ruolo dei cristiani nel contesto
della realtà storica, sociale e culturale in cui vivono e operano. “Gli
interrogativi sono molteplici e complessi” - si legge nella nota che prepara
all’evento - “Cosa comunica il Vangelo alla vita dei cristiani? Come Gesù
Cristo può rigenerare questo vissuto, soprattutto nella sua dimensione
quotidiana? In che modo può essere plasmata una nuova prospettiva antropologica
nell'epoca della complessità? Quali forme e modalità possono caratterizzare la
presenza dei cristiani in questo momento storico nel nostro Paese?”. Per
rispondere a questi interrogativi é scritto nella sintesi del documento
preparatorio diffusa dalla Cei occorre fare riferimento a tre prospettive che
fanno da sfondo al Convegno: la prima è quella della “missionarietà, cioè del
bisogno di risvegliare una coscienza missionaria, della necessità di ritrovare
da parte dell'intera comunità ecclesiale un anelito nuovo all'annuncio del
Vangelo. La seconda è quella della ''cultura'', intesa come capacità della
Chiesa di offrire agli uomini e alle donne di oggi un orizzonte di senso, di
essere con la sua stessa esistenza un punto di riferimento credibile per chi
cerca una risposta alle esigenze complesse e multiformi che segnano la vita. La
terza è quella della “spiritualità”, una spiritualità moderna e pasquale, anche
e specialmente laicale, caratterizzata dall'impegno nel mondo e dalla simpatia
per il mondo come via di santificazione, prospettata già a conclusione del
Convegno Ecclesiale di Palermo. (T.C.)
NELLA
SPIANATA DELLE MOSCHEE, RAFFORZATE LE DIFESE
ANTI-TERRORE.
GLI ISLAMICI PROTESTANO: IL NOSTRO LUOGO DI
PREGHIERA
TRASFORMATO
IN BASE MILITARE
GERUSALEMME.
= Nel tentativo di prevenire possibili attentati da parte di estremisti ebrei
di destra, decisi ad impedire con tutti i mezzi il prossimo ritiro dalla
Striscia di Gaza, i responsabili israeliani alla sicurezza hanno installato
sofisticate apparecchiature di sorveglianza attorno alla Spianata delle Moschee
di Gerusalemme, terzo luogo per l'Islam. Lo scopo è impedire la penetrazione di
terroristi attraverso tunnel alla base
delle moschee, la scalata delle mura perimetrali, spari da zone elevate
all'interno della Spianata. Sono stati installati sistemi di controllo termici,
in grado di funzionare in ogni clima e capaci di distinguere movimenti anche a
centinaia di metri ed inoltre telecamere a raggi infrarossi. Forte la reazione
dei responsabili islamici palestinesi che vedono il luogo di preghiera trasformato
in un’installazione militare e lamentano la violazione della santità della
moschea al-Aqsa. (T.C.)
CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI
GIOVANNI PAOLO II:
IL POSTULATORE
INVITA A SEGNALARE NOTIZIE
ANCHE ATTRAVERSO LETTERE ED
E-MAIL
ROMA. =
Il postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, il sacerdote
polacco Slawomir Oder della diocesi di Torun, ha rivolto un invito a quanti
vogliono contribuire alla raccolta della documentazione per l’inchiesta diocesana
sulla vita, le virtù e la fama di santità di Karl Wojtyla, ad inviare lettere,
mail o anche contributi economici. Per raccontare grazie ricevute o segnalare
notizie è possibile scrivere alla postulazione della causa, presso il Vicariato
di Roma, Piazza San Giovanni in Laterano 6a, 00184, oppure utilizzare la posta
elettronica, postulazione.giovannipaoloII@vicariatusurbis.org,
o ancora consultare il sito www.vicariatusurbis.org.
Fino ad ora sono 635 le posizioni sotto esame a cominciare dai primi scritti
del compianto pontefice dai quali emerge la grande sollecitudine per la Chiesa
universale, la persona umana, il ruolo dei laici nella Chiesa e la santità
nella vita del cristiano. (T.C.)
Phan Van Khai, primo ministro del
Vietnam, in visita negli Stati Uniti.
PER la prima
volta in 30 anni un leader di Hanoi sbarca in America.
organizzazioni umanitarie chiedono
più rispetto
per i diritti umani e libertà religiosa
SEATTLE. = Per la
prima volta in 30 anni un leader di Hanoi visita gli Stati Uniti. Phan Van
Khai, primo ministro del Vietnam, è atterrato questa mattina a Seattle.
L’appuntamento politico più importante è l’incontro martedì mattina con il
presidente George Bush, ma in agenda sono previsti anche colloqui per
accrescere la cooperazione economica e militare. Diverse organizzazioni
internazionali hanno chiesto che il dialogo fra Washington e Hanoi si focalizzi
anche sui diritti umani e sulla libertà religiosa. Davanti all’albergo che
ospita il primo ministro si è radunata una folla, composta in prevalenza da
esuli vietnamiti, per protestare contro l’oppressione dei diritti umani da
parte del governo di Hanoi. L’ organizzazione internazionale Human Rights
Watch (Hrw) ha chiesto al presidente Bush di “spingere con forza il
governo di Hanoi a migliorare la buia situazione dei diritti umani in Vietnam”.
Secondo la Hrw, “grazie all’inserimento del Vietnam nella lista Usa 2004
dei Paesi di particolare preoccupazione, Hanoi ha rilasciato un buon numero di
prigionieri politici: ora deve fare di più”. Il governo di Hanoi è noto per
l’isolamento in cui obbliga i grandi scrittori del Paese o gli ex membri del
Partito Comunista che denunciano la corruzione del regime. Centinaia i
dissidenti incarcerati con l’accusa di aver compiuto “atti criminali” solo per
aver pubblicamente richiesto riforme democratiche o per aver usato Internet
come mezzo di diffusione per proposte di una reale libertà religiosa e civile.
Fra i primi obiettivi di Hanoi, vi sono le minoranze cristiane Montagnard nelle
regioni centro-nord del Paese; i mennoniti; i caodaoisti; i buddisti Hoa Hao; i
membri della Chiesa unificata buddista del Vietnam. Anche la Chiesa cattolica
subisce un forte controllo nelle nomine episcopali, nei programmi pastorali,
nella gestione dei seminari (candidati, insegnanti, pubblicazioni). (T.C.)
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- A cura di Amadeo Lomonaco -
In Iraq almeno 18 persone sono
morte in seguito a nuovi attacchi della guerriglia: nel nord del Paese,
estremisti islamici hanno assaltato una stazione delle forze dell’ordine e a
Baghdad un gruppo di guerriglieri ha attaccato un commissariato di polizia. Le
azioni terroristiche seguono l’attentato suicida condotto ieri sera contro un
ristorante e costato la vita a 23 persone. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Nella città curda di Erbil un
kamikaze, vestito da poliziotto, si è lanciato con un’autobomba contro un campo
di arruolamento della polizia stradale. Qualcuno è riuscito a scappare ma molte
reclute sono state investite dall’esplosione ed almeno 13 persone sono rimaste
uccise per la deflagrazione. Le vittime non avevano indosso nessun documento di
riconoscimento ed i feriti, oltre 100, sono stati trasportati in quattro
diversi ospedali. “Erbil - ha
dichiarato il governatore della città curda - è la capitale del Kurdistan
autonomo dove vengono prese le decisioni e per questo è obiettivo di
attentati”. Un grave episodio di violenza è avvenuto anche a Baghdad, dove un
gruppo di guerriglieri ha attaccato una stazione di polizia. La sparatoria tra
gli agenti e i ribelli è stata interrotta da una forte esplosione che ha causato la morte di 5
poliziotti. Secondo alcuni testimoni, nell’assalto al commissariato sarebbe
morto anche un bambino di otto mesi. Oltre alle forze dell’ordine, le azioni
della guerriglia continuano a prendere di mira anche i civili: due iracheni
sono stati uccisi ieri sera a Latifiyah, cittadina a sud della capitale.
L’unica nota positiva in questa drammatica e consueta scia di violenze è il
rilascio di sei civili, rapiti e poi liberati stamani, a Baghdad, da una banda
di ribelli.
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In Iran non si
spengono le polemiche, dopo le contestate elezioni di venerdì scorso. Tanto da
mettere in discussione il secondo turno, che dalla Rivoluzione islamica del
1979 non era mai stato necessario per scegliere il nuovo presidente. Sentiamo Andrea
Sarubbi:
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Le proiezioni, i
colpi di scena nel conteggio, le proteste. Ed ora diventa possibile il rinvio
del ballottaggio, che potrebbe non tenersi più venerdì prossimo. La sfida in programma
sarebbe tra due conservatori, l’ex presidente Rafsanjani ed il sindaco di
Teheran, Ahmadinejad, che ha preceduto di pochi voti i riformisti Karrubi e
Moin. Ma proprio quei voti, contestatissimi, sono da stamattina sotto esame: il
Consiglio dei Guardiani della rivoluzione ha infatti deciso di procedere ad un
riconteggio, scegliendo 100 urne campione: quaranta nelle circoscrizioni di
Teheran, altre venti ciascuna per le città di Qom, di Isfahan e di Mashhad.
Ufficialmente, “per avere un risultato più accurato”. In pratica, perché l’eco
delle proteste ha già varcato i confini del Paese: l’avvocato Shirin Ebadi, Nobel
per la pace, ha annunciato di voler boicottare il secondo turno e come lei
anche i candidati sconfitti. Uno di loro, Karrubi, ha denunciato per iscritto
la presenza di brogli, e la pubblicazione della sua lettera è costata oggi la
chiusura temporanea a due giornali riformisti, ‘Eqbal’ e ‘Aftab-e Yazd’. Solo
la pubblicazione del nuovo conteggio, attesa fra poco, tiene accese le ultime
speranze di democrazia.
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Si
riaccende la tensione in Afghanistan dove questa mattina tredici persone sono
rimaste uccise durante una serie di scontri a fuoco nel distretto di Washer
nella provincia meridionale di Helmand. E anche ieri è stata una giornata di
sangue. Oltre venti le vittime del raid aereo
compiuto dalle forze americane nella stessa provincia di Helmand. L'attacco è
stato effettuato in risposta a un agguato di un gruppo di ribelli contro un
convoglio della coalizione. Intanto i guerriglieri Taleban hanno dichiarato di
aver ucciso otto dei 31 poliziotti che tengono in ostaggio nella provincia sud-orientale di Kandahar.
Democrazia per il Medio Oriente. È quanto chiede il
segretario di Stato americano Condoleeza Rice al presidente egiziano Mubarak.
Intanto, nella ragione si registrano nuovi episodi di violenza e c’è grande
attesa per il vertice di domani tra il premier israeliano Ariel Sharon ed il
presidente dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen. Il servizio di Donika Lafratta:
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Prosegue la visita del
segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in Medio Oriente. Dopo gli
incontri dei giorni scorsi con il premier israeliano, Ariel Sharon, ed il presidente
dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, la Rice è arrivata oggi a Sharm
El Sheikh per incontrare il presidente egiziano Hosni Mubarak. Durante il
colloquio di questa mattina, la Rice ha ribadito la necessità di indire
elezioni libere e di attuare riforme democratiche in Egitto. Nella regione,
intanto, c’è grande attesa per il Vertice di domani tra il primo ministro
israeliano ed il presidente palestinese. I due si incontreranno a Gerusalemme
per definire le condizioni del ritiro dei coloni ebrei dalla striscia di Gaza,
previsto per il prossimo mese di agosto. E grande
interesse ha destato ieri la visita, nella città Santa, dei ministri degli Esteri
di Egitto e Cina. Con il primo, gli israeliani hanno discusso degli aspetti pratici
del ritiro da Gaza e, in particolare, del futuro controllo sulla zona tra il
Sinai egiziano e la Striscia. Con il ministro cinese, invece, è stato
affrontato il tema della cooperazione militare bilaterale, un argomento che ha
particolarmente irritato gli Stati Uniti. Nei Territori, intanto, non si
arresta l’ondata di violenze: un civile israeliano è rimasto ucciso,
stamani, per un attacco di militanti
palestinesi nei pressi di Jenin. Al
valico di Karni, soldati israeliani hanno ucciso, inoltre, un giovane palestinese. Un attentato kamikaze,
infine, è stato sventato al valico di Erez dove una donna cercava di passare la
frontiera indossando una cintura esplosiva.
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Il referendum sulla Costituzione dell’Unione Europea in
Lussemburgo si terrà il 10 luglio. Lo hanno deciso i cinque partiti del
Parlamento del Granducato. Quella del Lussemburgo sarà la prima consultazione
popolare dopo il voto di Francia e Olanda dove hanno raggiunto la maggioranza i
‘no’. Nei giorni scorsi, il premier Jean Claude Juncker, ha dichiarato che nel
caso di un’eventuale vittoria del “no” al referendum sarebbe pronto a dimettersi.
Auguri da tutto il mondo per la
leader dell’opposizione al regime militare birmano e Nobel per la Pace Aung San
Suu Kyi, che ieri ha compiuto 60 anni. Le sono giunti nella sua residenza a
Rangoon, dove si trova agli arresti domiciliari, dai leader di tutto il mondo,
dai rifugiati birmani in Bangladesh e da gruppi dei diritti umani in Europa, che
hanno organizzato cortei e concerti. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Gli auguri ad Aung San Suu Kyi
sono arrivati da tutto il mondo, dai rifugiati birmani in Bangladesh ai gruppi
dei diritti umani in Europa, che hanno organizzato cortei e concerti, sino a
Condoleeza Rice che ha elogiato la dissidente birmana, premio Nobel per la
pace, per la sua battaglia non violenta contro la brutale repressione della
giunta militare. La segretaria di Stato americana ha paragonato il regime
tirannico del Myanmar, al potere da 40 anni, a quello di Cuba, Bielorussia e
Zimbabwe. Ad un certo punto, ieri, erano circolate voci su una sua imminente
liberazione, poi però smentite. Aung Sang Suu Kyi continua a rimanere agli
arresti domiciliari nella sua casa in riva al lago, dove è stata relegata due
anni fa. Non può ricevere visite, telefonate o lettere. Nella capitale Rangoon
circa 500 dimostranti del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia,
sono scese in piazza con cartelli e magliette, che raffiguravano la Suu Kyi,
assieme al Mahatma Gandhi. La polizia ha arrestato e poi rilasciato una decina
di loro, mentre pregavano alla pagoda più famosa della città. In un’altra
simbolica cerimonia di auguri sono state lanciate dieci colombe, 60 palloncini,
per ricordare gli anni compiuti da Suu Kyi, che è stata privata della sua
libertà per nove degli ultimi 16 anni. Sotto il giogo della giunta birmana non
c’è solo Suu Kyi. Secondo Amnesty International, nelle carceri del Myanmar si
trovano 3500 prigionieri di coscienza, arrestati solo per aver scritto poesie e
articoli o per avere tenuto manifestazioni pacifiche.
Per
la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Nuovi episodi di violenza in
Nepal. La scorsa notte centinaia di guerriglieri maoisti hanno invaso la città
di Diktel, situata sulle colline del Nepal orientale a 400 km dalla capitale
Kathmandu. Nella sparatoria sono rimasti uccisi cinque poliziotti e due
ribelli. Nel corso dell’incursione, i maoisti sono anche riusciti a liberare
più di 60 detenuti.
Si è
concluso a Seul il vertice tra il presidente sudcoreano, Roh Moo-Hyun, ed il
primo ministro giapponese Junichiro Koizumi. Sulla questione dei libri di
storia e delle relative polemiche scatenate dal revisionismo giapponese, i due
Paesi hanno deciso di continuare a valutare le rispettive posizioni. “Sono
convinto - ha commentato il premier Koizumi -che riusciremo ad arrivare a una
soluzione e a superare i problemi legati al passato”.
La
Corea del Nord è pronta a rinunciare a tutti i suoi missili in cambio
dell’apertura di relazioni diplomatiche
con gli Stati Uniti. Lo ha detto il leader Kim Jong Il, la scorsa settimana a
Pyongyang, al termine dei colloqui con il ministro sudcoreano della Difesa,
Chung Dong Young. Lo ha rivelato un funzionario del governo sudcoreano rendendo
noto il contenuto della relazione di Chung al suo governo.
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